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FONDAMENTI DI GEOTECNICA

23/09/2021

Lo scopo nostro è quello di individuare il materiale dal punto di vista meccanico. Questa dipenda dalla
natura e dallo stato in cui si trova. Differenza tra natura e stato del materiale molto importante. I depositi di
terreno si dividono in naturale, ossia formati in seguito a processi geologici che ne determinano le
caratteristiche. Artificiali invece formatisi in seguito ad apposita posa in opera da parte dell’uomo. Come
abbiamo detto che il terreno è un materiale naturale prodotto dalla natura nel corso della sua storia
geologica, e abbiamo la possibilità di modificarlo e migliorarlo. Il terreno viene identificato, quindi
identifichiamo proprietà, sono prove che si fanno in laboratorio e sono molto semplici; poi vengono
classificati in base alle proprietà. La natura del terreno è legata alla mineralogia ossia di cosa sono fatte le
particelle, forma e dimensioni delle particelle solide della terra. Noi individuiamo il terreno in base alla sua
parte solida; tutte queste sono proprietà descrittive, non cambiano in base a dove si trovano. Ciò che
cambia è lo stato, ad esempio lo stato di addensamento, lo stesso terreno, le stesse particelle possono
essere in uno stato sciolto o possono essere molto addensate. La risposta meccanica dipende dal suo stato
di addensamento, oltre che alla natura. Gli stati di addensamento sono rilevanti per le terre a grana grossa.
Molto importati sono anche gli stati di consistenza, riferiti alle terre a grana fine. Il modo in cui queste
particelle si mettono insieme è ciò che noi chiamiamo struttura. Lo stato tensionale cambia, ad esempio se
prendo il terreno a 2 m o il terreno a 20 m; quindi, la risposta meccanica si basa anche sullo stato
tensionale. Terre e rocce insieme costituiscono la crosta terreste ossia il terreno, introduciamo il concetto
di coesione, quindi materiale che sta assieme. La terra viene chiamata anche roccia sciolta, non bisogna
confondere la terra con il terreno. Nella roccia vediamo delle fessure, che in meccanica si chiamano giunti,
tipicamente il materiale è molto resistente, quindi, la resistenza complessiva è la resistenza che si sviluppa
nei giunti. Roccia più giunti viene chiamato ammasso roccioso, di questo si parla in meccanica delle rocce,
non riguarda noi. Nel caso di terre non ci sono giunti, infatti i meccanismi sono leggermente diversi. Noi ci
occupiamo della crosta terrestre. Il processo di genesi è molto importante, tutto ciò che può avvenire nella
parte più superficiale della crosta terrestre. Le terre con cui noi abbiamo a che fare hanno origine da
processi di alterazione e disgregazione delle rocce. Nel tempo il materiale si accumula, aumentano le
tensioni, andando in profondità aumenta anche la temperatura, arrivando a quella che noi chiamiamo
roccia sedimentaria. L’ambiente di deposizione è importante? Si, perché influisce sulla struttura. Gli
ambienti possono essere glaciale, lacustre e marino e desertico.

La laguna è un ambiente misto. Una volta depositati il materiale tende a costiparsi, ossia a compattarsi e
anche a cementarsi, ossia fenomeni di diagenesi. Le particelle di rocce sono costituite da frammenti di
rocce, minerali o frammenti di minerali più resistenti, come il quarzo, è il componente principale delle
sabbie e delle ghiaie. Le particelle più fini sono di materiale argilloso, sono silico-alluminati idrati. I terreni in
natura non sono tutto quarzo o tutto materiale argilloso, troverò un po’ di tutto, magari ci sarà anche del
contenuto organico che proviene dalla natura viva come le piante. Ad esempio, al delta del fiume
troveremo quasi tutto contenuto organico. Dal punto di vista meccanico la torba è molto scadente. Le
dimensioni delle particelle interessano diversi ordini di grandezza: consideriamo blocchi o ciottoli con grani
di diametro maggiori o uguali di 60 mm; tra i 2 e i 60 mm la chiamiamo ghiaia; tra 0.06 e 2 mm chiamiamo
sabbia; tra 0,002 e 0,06 mm chiamiamo limo; in fine minore di 0,002 mm chiamiamo argilla. Le terre a
grana fine sono argilla e limo, le altri sono a grana grossa. L’insieme delle particelle è formato da diverse
forme, particelle più arrotondate, meno arrotondate, questo dipende da come sono state trasportate o
dove si sono depositate. Vediamo anche che queste particelle possono essere messe assieme in modo
diverso, ci sono configurazioni variabili. Ancora di più vale per le particelle argillosa perché la loro forma è
quanto mai diversa, sono di forma lamellare, sono molto sottili.

Parliamo di proprietà legate alla loro natura, quindi parliamo di composizione mineralogica, come sono
fatte? Arrotondate, lamellari, ecc. le più comuni costituenti della crosta terrestre sono silicio con quasi il
60%, ossia la componente principale del quarzo; il 15% sono gli alluminati. Esistono 92 elementi chimici, ma
circa il 99% della crosta terrestre è costituito solo da 11 ossidi e il 75% da soli due ossidi, silicio e alluminio.
Anche nelle particelle argillosa noi ci troviamo la silice, l’alluminio ha unità ottaedrica. Il materiale argilloso
più comune è la caolinite, deriva dal Giappone, essa è fatta da una serie di pacchetti di silice e alluminio, lo
spessore di ogni singolo pacchetto è molto piccolo e non visibile ad occhio nudo. Il caolino ha un
comportamento meno argilloso fra tutti; un minerale argilloso che è simile al caolino ma ha un
comportamento completamente diverso è la montmorillonite, ha solo una diversa conformazione. La
particella di argilla ha una carica elettrica prevalentemente negativa, queste particelle si porteranno dietro
le particelle d’acqua, esse sono parte integrante. Questo ci serve per capire i diversi comportamenti tra
caolino e montmorillonite. Abbiamo detto che le particelle possono disporsi in diversi modi e questo
dipende dall’ambiente chimico di deposizione. In acqua salmastra, ossia salata, ricca di ioni, si formano dei
pacchetti; in acqua dolce si ha una configurazione dispersa.
LA STRUTTURA INFLUENZA LA RISPOSTA MECCANICA. Argille sensitive= quick clay, sono tipici nei paesi
nordici.

Ogni singola particella è governata da forze di volume, condizionate dalla forma dei grani, dalla
distribuzione granulometrica e dal grado di addensamento. Poi ci sono le forze di superficie che agiscono
lungo la superficie, dipendono dalla composizione mineralogica, dall’ambiente chimico e da quanta acqua è
presente nel terreno. La superficie specifica è il rapporto tra l’area della superficie e massa delle particelle.
Più diminuisco la superficie della particella più aumento la superficie specifica, proporzionalmente.

Un pezzo di terreno può essere considerato un sistema multifase costituito da fase solida, liquida, e
gassosa. Quando diciamo volume di terreno o peso di terreno, è di tutto del terreno non solo delle
particelle. L’aria ha un peso trascurabile, quindi considero il peso dell’acqua e delle particelle solide. L’aria e
l’acqua sono presenti nei vuoti. Prima distinzione da fare: volume dei liquidi e volume dei solidi, poi volume
dei vuoti. Porosità (n): volume dei vuoti diviso il vuoto totale, è adimensionale. Per dire la stessa cosa in
geotecnica usiamo l’indice dei vuoti e. qui cambia solo il denominatore. Grado di saturazione: è ancora un
rapporto tra volumi, volume dei vuoti e volume dell’acqua, cioè stiamo facendo un confronto all’interno dei
vuoti; si esprime in percentuale. Noi andremo a vedere terreni con due soli fasi. Contenuto d’acqua: peso
dell’acqua e peso delle particelle solide, sempre espresso in percentuale; questa grandezza non è
necessariamente compresa tra 0 a 100. Volume specifico: volume totale rispetto al volume delle particelle
solide.

27/09/2021

Si può passare da una grandezza all’altra. Ci sono altre grandezze, rapporti ma non grandezze omogene:
peso dell’unità di volume, espresso con gamma, peso del terreno totale diviso il suo volume totale; è
opportuno vedere se ci sono casi specifici. Gamma d, riferito al terreno secco, rapporto tra peso e volume,
ma qui abbiamo solo il peso delle particelle solide. Gamma sat, riferito a terreno saturo, particelle solide e
acqua diviso il volume totale. A parità di volume il gamma può variare perché può essere presente o meno
l’acqua. Gamma è compreso tra gamma d e gamma sat. 9,81 kN è il peso dell’acqua. Il peso delle particelle
solide diviso il volume di esse esprime il gamma dei soli grani. Peso specifico dei grani, rapporto tra il peso
dei singoli grani e gamma w che serve a rendere adimensionale quello che c’è sopra. Il gamma s dei
materiali inorganici è più o meno costante, se ci sono materiali organici come la torba, il valore si abbassa di
molto. La torba è un materiale assestante. Se abbiamo n ricaviamo e, e viceversa. n= 50 % vuol dire che
avrò numero dei vuoti 1. Il contenuto naturale di acqua= w. Esistono relazioni che legano le diverse
proprietà appena viste. -sicuramente gamma d è più piccolo di un gamma s. S è il grado di saturazione; per
un materiale saturo, un materiale che ha tanta acqua vuol dire che ha molti vuoti. Come faccio a togliere
l’acqua dal terreno? Lo faccio essiccare, evapora l’acqua, poi lo metto in forno, almeno per 24 h, c’è una
procedura standardizzata. Il peso specifico si calcola con uno strumento chiamato picnometro, cilindro di
vetro, lo faccio solo sulle terre con particelle minori di 2 mm. La differenza di pesata tra wt e wp è il peso
delle particelle che in un caso ci sono nell’altro no.

Iniziamo a parlare della distribuzione granulometrica: qual è la dimensione dei grani? Si fa una procedura
indiretta, per calcolare la distribuzione granulometrica, ossia la distribuzione percentuale sul peso del
terreno secco. Ho due modalità per ricavarla: la vagliatura, usare dei setacci, ossia maglie forate; oppure
quando abbiamo a che fare con particelle molto fini, si usano dei metodi indiretti sui tempi di
sedimentazione. Per i grani grossi si fa l’analisi per setacciatura, avrò dei setacci via via decrescendo, quindi,
vado a separare per classi granulometriche il terreno. Il vaglio più fine ha delle maglie finissime ed è l’ultimo
e si chiama vaglio 200, 75 millesimi dimensione dei vagli. I risultati vengono riportati su una curva
granulometrica, in ascissa abbiamo il diametro in scala logaritmica, parto da diametri maggiori e vado a
diametri minori, in ordinata ho la percentuale di passante, una scala naturale; questo è un diagramma
semilogaritmico. Il logaritmo altera la curva, non i dati. Se ad esempio prendo il valore 40, devo vedere che
è compreso tra 1 e 01, quindi 0,42 mm. Tutto ciò che viene trattenuto al vaglio 200 è un materiale a grana
grossa, tutto ciò che passa è a grana fine. Leggiamo in corrispondenza a 200 che il 45% è passato e il 55% è
stato trattenuto. I punti che vediamo non sono setacci perché non esistono setacci più piccoli di 200, quindi
si ottengono con la sedimentazione. Sedimentazione: leggo l’altezza di affondamento del bulbo ad intervalli
di tempo regolare, ci vuole poi una taratura. Altezza di affondamento: come ho ottenuto i punti visti prima
nel diagramma. È chiaro che la seconda parte della curva è meno precisa rispetto alla prima. Introduco dei
parametri geometrici che mi descrivono la forma della curva, coef di curvatura e coef di uniformità.

30/09/2021

Limiti di Atterberg: sono dei contenuti di acqua, w è il peso dell’acqua rispetto al peso delle particelle
solide, c’è un contenuto naturale d’acqua è una proprietà di stato, ossia quanta acqua ha in sito. Questi
limiti sono dei contenuti d’acqua e sono proprietà della natura del materiale perché non hanno a che fare
con lo stato in cui il terreno si trova. Sia se il terreno in sito sia secco o ricco d’acqua, questi limiti
dipendono dalla natura, in particolare dalla sua composizione mineralogica. Il valore di questi limiti riflette
la natura del materiale. In laboratorio come facciamo ad indentificare il passaggio da uno stato ad un altro?
Si è standardizzata una procedura, è stata introdotta da casa grande. ciò che vediamo in foto si chiama
cucchiaio di casa grande. il cucchiaio viene agganciato alla manovella così da poterlo alzare e
continuamente sbatte sul basamento in basso. Si prende il materiale si spalma sul cucchiaio, passa da uno
stato plastico ad uno liquido; si fa un solco praticato con un utensile, è come un pendio in miniatura, se
rimane in piedi vuol dire che non siamo proprio allo stato fluido, se sbatto il cucchiaio più volte il solco
tende a chiudersi. Quando si chiude per 13 mm si interrompe il tutto, così abbiamo misurato il n di colpi
necessari per richiudere il nostro solco. E se il solco non si chiude? Vuol dire che il contenuto d’acqua della
miscela è basso, sono lontano dal limite liquido, quindi io aggiungo acqua. Bisogna fare 3 determinazioni, si
mettono sul grafico semilogaritmico, in ascissa ci sono i numeri di colpi, poi di ogni tentativo mettiamo il
contenuto di acqua e numero di colpi sul grafico. È tutto standardizzato. Proprio per come è la
determinazione, c’è un valore convenzionale non esatto, quindi non utilizziamo cifre decimali. Limite
plastico: fino a quando riesco a lavorare il materiale sono nello stato plastico, questo limite è anch’esso
convenzionalmente determinato. Quando vediamo che il materiale inizia a fessurarsi siamo al limite. Il
campo in cui il terreno si mantiene plastico è abbastanza ampio, possiamo introdurre un parametro molto
semplice, ossia l’indice plastico che è la differenza tra due contenuti d’acqua e si esprime in percentuale. Se
ho un indice plastico molto elevato vuol dire che il terreno è molto argilloso.

Limite di ritiro: nell’asse delle ascisse abbiamo il contenuto d’acqua, in corrispondenza dei passaggi
passiamo da uno stato all’altro, se parto da uno stato liquido, inizio a togliere acqua e arrivo a wl e da lì
entro nello stato plastico, se continuo a togliere acqua vedo che il volume diminuisce linearmente. A parità
di particelle solide, sto riducendo i vuoti, tanto è l’acqua che tolgo tanto è il volume che diminuisce. Questo
succede per tutto lo stato plastico. Poi vediamo che la linea inizia a cambiare e vediamo una curva più o
meno del limite wp e si esaurisce al limite di ritiro. La sabbia non è plastica quindi non si possono
determinare i limiti di plasticità. L’indice plastico può essere alto se c’è argilla, ma dipende anche dalla
tipologia dell’argilla. L’indice di attività è l’indice plastico diviso la percentuale in peso delle particelle di
terreno con diametro minore di 0,002 mm; è un numero puro adimensionale. Ho un indice plastico, voglio
capire se è plastico perché ho molta argilla e se i minerali sono attivi o meno, voglio capire la natura dei
materiali argillosi. La caolinite è un’argilla ma non si comporta come tale perché è molto poco attiva; la
montmorillonite invece è molto attiva, infatti non avrò mai un terreno tutto montmorillonite. Questo indice
quindi ci qualifica la natura dei minerali argillosi presenti, e la sua attività corrisponde al comportamento
argilloso. Fino a qui abbiamo parlato della natura dei materiali. Adesso introduciamo l’indice di consistenza,
è una proprietà di stato, infatti, al suo interno c’è il contenuto naturale d’acqua. Il valore wn viene
rapportato a wl e all’indice di plasticità. Con questi valori passo da una consistenza fluida ad una semisolida.
Un indice di consistenza negativo ci indica che il materiale è liquido, questo succede quando wn è maggiore
di wl.

Carta di plasticità: Casa grande ha individuato una retta che ha come equazione 0,73(wl-20), questa retta
separa di fatto i materiali plastici dai materiali che sono prevalentemente limosi. Vediamo che ha diviso in
sei parti, al di sopra della retta ho le argille, al di sotto ho i limi che mi daranno un indice di plasticità basso.
Quindi con questo grafico, usato solo per terreni a grana fine, vedo la natura del mio terreno. Vediamo che
per i limi non usiamo il termine plasticità ma compressibilità. Questo ci indica che queste sono
strettamente legate alla risposta meccanica del materiale.

Nei terreni a grana grossa è significativo il grado di addensamento, il corrispondente tra lo stato di
consistenza e il grado di addensamento o meglio la densità relativa. Dobbiamo dire qual è il grado di
addensamento rispetto ai limiti, ancora proprietà della natura, è espresso attraverso l’indice dei vuoti.
Avremo quindi indice dei vuoti max e min, max corrisponde al minor grado di addensamento, min
corrisponde al massimo grado di addensamento. Per sapere qual è il max addensamenti si fanno delle
procedure di cui non entriamo nel dettaglio. e sta per indice dei vuoti nel suo stato iniziale quindi possiamo
indicarlo con un pedice 0. Lo stato del materiale è determinato anche dallo stato tensionale in sito.

Classificazione dei terreni: hanno lo scopo di collocare in una determinata classe un campione, uso
grandezze di natura. Quali sono le grandezze di natura? Distinguiamo la grana grossa dalla grana fine. Per
questi ultimi non mi interessa la granulometria, ma mi interessano i suoi limiti, che appunto riflettono la
composizione mineralogica. Ogni paese ha fatto la sua classifica. Il sistema che si usa è l’USCS,
generalmente conosciuto a livello mondiale. Se ho terreni a grana grossa faccio un’ulteriore divisione,
ghiaie e sabbie, per quelli a grana fine abbiamo limi inorganici, argille inorganiche, terreni organici. W e P
significa che ho una ghiaia o sabbia pulita, in particolare W significa che è ben distribuito, P invece è un
materiale poco distribuito. GM è una ghiaia limosa, GC è una ghiaia argillosa. La stessa cosa vale per le
sabbie. Basta una piccola percentuale (12%) di grana fine per dire che è importante nel comportamento del
terreno anche di più della percentuale del peso. Per caratterizzare i terreni a grana fine dobbiamo prendere
il limite liquido. L sta per low, H sta per higt.

07/10/2021

STATO TENSIONE INIZIALE E STORIA TENSIONALE

Entriamo nel vivo in quello che è la meccanica delle terre. Estendere i concetti della meccanica del continuo
a quello che è il nostro materiale. Vediamo cosa comporta l’applicazione dei concetti della meccanica del
continuo ad un materiale che continuo non è. Quindi vediamo le conseguenze e quali sono gli accorgimenti
che introduciamo per estendere i concetti al materiale terreno.

Si introduce il concetto di corpo solido, insieme di punti materiali, è un modello matematico che
immaginiamo possa rappresentare un materiale. Può assumere differenti configurazioni, se non cambia
forma si parla di corpo rigido, in caso contrario parliamo di solido deformabile. Il continuo è un modello,
non vi sono dubbi che il terreno sia un materiale deformabile, ma al tempo stesso ci saranno dei casi in cui
posso trascurare le deformazioni, ma mi interessa se si sposta e di quanto si sposta. In certi casi potrò
adottare il modello di materiale rigido perché mi concentro sugli spostamenti e non sulle deformazioni.
Dobbiamo associare le tensioni alle deformazioni; lo stato deformativo è rappresentato da un tensore
doppio simmetrico.

Cambiando le direzioni cambiano le componenti, è importante ricordare che esistono 3 direzioni ortogonali
le une dalle altre che si chiamano direzioni principali, per questo motivo vengono individuate da numeri, 1,
2 e 3. I piani ortogonali a queste direzioni si chiamano piani principali, la risultante delle tensioni su quel
piano è solo normale. Esistono sempre e ne sono solo 3, lungo i quali le tensioni tangenziali sono nulle.

Un fluido non è in grado di resistere alle tensioni tangenziali, resiste solo a tensioni di tipo isotropo, ecco
perché si chiama stato di tensione idrostatico.

Il piano zy è indeformato, ma in situazione di simmetria. La condizione di assialsimmetrica la utilizzeremo in


laboratorio e mi consente di diminuire le incognite.

I circoli di Mohr sono molto utili nella meccanica delle terre, servono per rappresentare lo stato di tensione
in un punto. Rappresentare in un piano la complessità di un tensore. Le sigma sono tutte le tensioni
normali, ossia quelle normali ad una giacitura. Le tau sono ortogonali alla giacitura. Sono variabili. In un
punto lo stato tensionale è rappresentato da un circolo, è un luogo geometrico, tutti e soli gli stati
tensionali che appartengono alle giaciture passanti per il punto sono rappresentati in quel circolo. Ogni
punto del circolo ha infinite giaciture, quindi al variare della giacitura cambia la coppia sigma e tau ma lo
stato tensionale non cambia. Per sapere la giacitura ho bisogno del polo, ed è il punto che mi consente di
trovare la direzione della giacitura, congiungo P con il punto A e trovo l’angolo alpha.

Tensioni geostatiche o litostatiche sono tensioni in equilibrio generate dalla presenza del terreno stesso.

In geotecnica le positive sono verso il basso. 1 è la profondità unitaria (slide 11) per garantire la simmetria e
l’equilibrio è che le tau siano uguali a 0. Se un sovraccarico è esteso uniformemente lo tratto come un
terreno. L’acqua all’interno dei pori è molto simile all’acqua in un bacino. Sotto quindi abbiamo sia terreno
che acqua, il terreno pesa gamma saturo, l’acqua pesa gamma w. Se mi metto ad una profondità z, la
pressione esercitata dall’acqua è pari a gamma w per z. in geotecnica la pressione dell’acqua si indica con u,
chiamata anche pressione interstiziale. La presenza del terreno non cambia la pressione dell’acqua. A livello
del piano di falda u è uguale a 0, dove agisce la pressione atmosferica, quindi è una pressione relativa. Il
nostro problema è che il terreno è saturo: prendiamo la situazione nel caso a (slide 14), il piano campagna
coincide con il piano di falda. In questo caso z coincide con zw.

Il principio degli sforzi efficaci è il principio fondamentale della geotecnica.

11/10/2021

Tensioni indotte nel terreno dalla presenza del terreno stesso. Slide (14). Abbiamo due livelli tensionali, uno
legato all’acqua e l’altro in cui il livello tensionale è indotto dal peso del terreno sovrastante, questo è il
caso a. Nel caso b invece, la pressione del punto u è pari al peso della colonna di acqua che sta sopra
rispetto alla linea di falda, che è sopra il piano campagna; esiste anche una pressione totale dovuta a tutto il
peso che sta sopra, c’è gamma saturo ma anche acqua. Nel caso c, la falda è al di sotto del piano campagna,
nel caso della u ancora una volta è la colonna d’acqua sovrastante, la sigma z sarà dato dalla colonna di
terreno sovrastante che fino alla linea di falda pesa gamma satura, invece sopra la linea di falda ha un peso
diverso perché il terreno non è saturo. Quindi noi sappiamo calcolare u e la tensione indotta dal terreno.
Abbiamo il problema di avere due tensioni: applichiamo al terreno le formule della meccanica del continuo,
il nostro mezzo continuo quale sarà?
Principio degli sforzi efficaci: siccome il terreno è fatto da più fasi, noi sovrapponiamo più mezzi continui.
Nella realtà i due materiali sono di fatto interconnessi, in un sistema fisico c’è sia un mezzo continuo solido
che uno liquido, questa è la peculiarità. Devo stabilire una relazione tra questi mezzi continui. Applichiamo
ai terreni i concetti di tensione e deformazione. Il principio delle tensioni efficaci è il principio che lega i
mezzi continui ed è stato introdotto da Terzaghi, da questo nasce la geotecnica moderna. Stiamo parlando
di un modello fisico. L’acqua è un fluido, quindi è in grado di sopportare solo tensioni idrostatiche, nel piano
di Mohr sarà semplicemente un punto. I circoli sono tutti collassati in un unico punto. Al variare della
giacitura la tensione è rappresentata sempre da quel punto. Se consideriamo le particelle, la fase solida è in
grado di sopportare tensioni tangenziali, rappresentiamo il circolo max delle tensioni tangenziali. Il principio
degli sforzi efficaci si esprime come sigma’ = sigma – u. in realtà il principio non è esattamente questo,
questo è solo un’introduzione di qualcosa che è nuovo, ossia sigma’. u= pressione dell’acqua interstiziale, è
uno scalare, è una tensione isotropa. La sigma è un sistema di tensioni, come anche sigma’. il significato
delle tensioni efficaci è la tensione che si trasmettono tra di loro, ma in realtà queste tensioni non esistono
perché non esiste un mezzo continuo. Sono importanti perché la definizione del principio introdotto da
Terzaghi si basa proprio sulle tensioni efficaci, la risposta del terreno dipendono proprio da esse. Dal
momento in cui non c’è acqua allora le tensioni efficaci coincidono con quelle totali. Tanto maggiore è la
catena tanto maggiore è la forza (disegno in basso slide 17). Se la u non è nota non è nota neanche la
tensione efficace, e di conseguenza non sappiamo la risposta del materiale.

Le ps sono molto maggiori rispetto alle tensioni efficaci, queste ultime riguardano tutta l’area. Le tensioni
efficaci avranno un proprio circolo di Mohr che si ricava dall’equazione. Prendiamo il nostro elemento di
terreno e consideriamo che all’interno ci siano delle pressioni interstiziali. Le pressioni dell’acqua sono
uguali in tutte le direzioni. Nel caso delle tau sono sempre efficaci quindi non c’è bisogno dell’apice, nelle
sigma è importante invece mettere l’apice se mi riferisco alle sigma efficaci. Se conosco il circolo delle
tensioni totali e conosco le u, posso calcolare il circolo delle tensioni efficaci, traslando il circolo verso
sinistra se le u sono positive, verso destra se le u sono negative (slide19). I circoli sono sempre delle stesse
dimensioni; perché il terreno non guarda solo la tau max ma anche la posizione nel piano di Mohr. Questi
sono due piani di Mohr sovrapposti. Perché si chiamano pressioni neutre? Sono neutre rispetto al livello
delle tensioni tangenziali. Quindi per calcolare lo stato tensionale verticale geostatico efficace utilizzo il
principio delle tensioni efficaci. Gamma’ lo chiamo peso dell’unità di volume del terreno immerso o
alleggerito; peso totale del terreno meno gamma dell’acqua. Dal caso a al caso b la pressione totale è
diversa, ma la pressione efficace no, è la stessa. Il principio delle tensioni efficaci è sempre vero.

La tangente dell’angolo corrisponde al peso del volume. Vedere bene la reg riferita a slide 21.

Gamma 1 è più pesante di gamma 2 perché ha una pendenza maggiore.

18/10/2021

Condizioni di scarico monodimensionale: c’è una curva dove si collocano tutti i comportamenti tra sforzi e
deformazioni nell’ambito dei primi carichi, è anche detto carico vergine. La risposta del terreno non è una
risposta elastica, quindi, non c’è univocità tra tensione e deformazione; dobbiamo conoscere la storia
tensionale del terreno. Il punto B1 corrisponde anche al massimo stato tensionale della sua storia. B2 e B3
sono punti in cui c’è scarico. In base al terreno vado in B2 o in B3; così come la pendenza dipende dal tipo di
terreno. I parametri vanno determinati in laboratorio proprio perché la terra è un materiale naturale; il
comportamento di un terreno è tipicamente quello raffigurato nel grafico (slide 26). Se scarico, il terreno
non recupera, non c’è campo elastico. Da B fino ad A sono in campo elastico (diagramma a destra). È un
parametro significativo, attraverso questo rapporto abbiamo la storia tensionale, ovviamente non di tutti
cicli, abbiamo una semplificazione considerando la massima tensione verticale efficace, e anche perché
stiamo parlando di condizioni monodimensionali. La realtà non è sempre monodimensionale, ma con
questo parametro OCR possiamo considerare mono, bi e tridimensionale. Se questo parametro è uguale a 1
abbiamo deposito normalconsolidato; se è maggiore è sovraconsolidato.

W ci ricorda che la variazione degli indici di vuoti sono anche variazioni in contenuto d’acqua. Stiamo
schiacciando un materiale e buttiamo fuori l’acqua, e quando scarico il terreno, nei vuoti rientra l’acqua e
quindi aumenta il contenuto d’acqua. Il grafico a destra ci mostra un andamento verticale da x’ a x’’, questo
è dovuto al fatto che il terreno ha anche una natura viscosa, ossia comportamento meccanico di
deformazione a tensioni applicate costanti; continua a deformarsi con il tempo, creep. La deformazione di
creep è una deformazione che nei terreni non possiamo trascurare. I terreni con materiale organico hanno
una risposta di tipo viscoso più forte. La conseguenza è: con il passare del tempo il terreno tende a
comprimersi ugualmente, in questo grafico vedo quanto si deforma non quanto tempo è passato; stiamo
parlando di migliaia di anni. Questo viola il principio delle tensioni efficaci, ma questo principio non vale per
una risposta viscosa del materiale. Quindi come considero il punto x’’? la massima tensione è la stessa del
punto x’. Come si comporta il terreno in x’’? se lo carichiamo vediamo un comportamento come se fosse
stato già caricato, anche se nella realtà lui non è mai arrivato a quello stato tensionale. Tensione di quasi
sovraconsolidazione, sigma’p. quindi se volessimo calcolare OCR di x’’ vediamo che ha la stessa risposta.
Aging=invecchiamento

Vediamo l’ultimo effetto dello stato tensionale. K è un coefficiente di spinta, se c’è lo 0 si chiama
coefficiente di spinta a riposo; vedremo che esiste anche k piccolo e sono due cose differenti. Come si fa a
calcolare la tensione orizzontale? Si ricorre a formule empiriche, come quella di Jaky. Le tensioni verticali
saranno le tensioni principali massime e quelle orizzontali saranno le tensioni principali minime. Alpha è un
parametro empirico che vale 0,45 - 0,55 a seconda dei terreni. K0 dipende da OCR, esso cresce al crescere
di OCR; la crescita è meno che lineare, ma cresce. Ad un certo punto può diventare anche maggiore di uno,
questo significa che le tensioni verticali diventano orizzontali e viceversa. vediamo nel piano di Mohr, lo
stato tensionale in un punto in parte lo conosco, ma conosco solo un punto, conosco le tensioni verticali ma
non quelle orizzontali. C’è un caso particolare in cui coincidono, e vediamo che il circolo collassa in un
punto, il K0 in questo caso vale 1; stato tensionale isotropo o anche idrostatico. Nel caso sia maggiore di
uno vediamo il circolo C, in cui le tensioni orizzontali sono maggiori di quelle verticali. Ci sono infiniti circoli
che mi rappresentano lo stato tensionale, ma limitati dalla resistenza. Devo conoscere OCR. La resistenza
del materiale dipende anche da sigma’. non basta guardare le tau massime, bisogna vedere anche la
resistenza limite.

L’ACQUA NELLE TERRE

I vuoti interstiziali sono interconnessi, quindi l’acqua si può spostare attraverso i pori, e si genere quello che
è un moto dell’acqua, chiamato moto di infiltrazione. Quando parliamo del moto dell’acqua parliamo
dell’energia dell’acqua. Restiamo adesso sull’importanza dell’acqua anche da ferma; influisce sulle tensioni
efficaci. Parliamo di falde, la linea di falda è quella dove la pressione dell’acqua u è uguale a 0. Questo è il
nostro pelo libero o la tavola d’acqua, sotto c’è la falda, dove i pori del terreno sono pieni d’acqua. Nella
realtà vediamo che sopra la falda c’è ancora acqua, chiamata acqua sospesa. Sopra il piano campagna
arriva acqua e si infiltra nel terreno, è soggetta anche a evaporazione. Tra piano campagna e falda in realtà
c’è acqua. Nella fascia di acqua sospesa il grado di saturazione può variare da 0 a 100 nel tempo in base alle
stagioni. Acquifero: strato che porta acqua. Lo distinguiamo in confinato e non confinato. Il tetto è uno
strato superiore impermeabile, nel tetto la u sarà maggiore, ecco perché si chiama falda in pressione.

Capillarità. Il fatto che il mare è piatto è perché esiste tensione superficiale. Se inserisco un tubicino in un
bicchiere d’acqua, l’acqua risale di hc (chiamata frangia capillare) perché si forma un menisco. Lungo tutta
la circonferenza del tubicino c’è una forza che tira su l’acqua. L’altezza della risalita dell’acqua dipende dalla
tensione superficiale, ed è inversamente proporzionale ad r. qual è il valore della pressione all’interno del
tubicino? Se uC è negativo allora uA è uguale a 0. Nella frangia capillare la pressione è negativa. La presenza
della u negativa non è irrilevanti perché va ad incidere sulle pressioni efficaci. La sabbia della battigia è più
resistente perché appunto dipende del livello delle pressioni efficaci che è maggiore a causa della
capillarità. L’onda cancella la risalita capillare, si annulla la tensione efficace e il castello di sabbia crolla.

21/10/2021

Il moto di infiltrazione è comunque un moto dell’acqua che si muove filtrando attraverso i terreni, segue le
regole che abbiamo visto la volta scorsa, l’energia per unità di peso del fluido diventa un carico è somma di
tre componenti e sono tutte lunghezze. Il piano di riferimento è arbitrario, nel nostro caso l’abbiamo preso
in basso (slide 7), conta il carico di pressione ossia la pressione dell’acqua, varia in funzione della sua
posizione; il carico piezometrico è la somma del carico di posizione e quello di pressione. Il terzo termine è
l’energia cinetica. Il tubo piezometrico trasforma l’energia di pressione in un’altezza di colonna d’acqua
corrispondente, il carico di pressione che c’è in A è pari alla pressione che vado a leggere nel tubo. Quello
che conta è l’energia potenziale. Possiamo trascurare l’energia cinetica perché è piccola rispetto agli altri
due termini. Ci sono delle importanti perdite di carico, il carico piezometrico. L’energia del fluido in un
mezzo poroso è rappresentata solo dal carico piezometrico. Se vogliamo conoscere l’energia associata ad
un punto basta mettere un piezometro e misuriamo l’acqua di risalita nel piezometro. Quindi abbiamo un
passaggio da H a h. All’interno della condotta c’è un mezzo poroso, quindi, qui abbiamo l’acqua che si
muove con velocità bassa permeando attraverso i pori. Possiamo fare un bilancio dell’energia, energia nel
punto A e energia nel punto B. c’è una differenza tra questi due punti, il moto andando da A a B dissipa
l’energia, è relativamente facile calcolare la dissipazione di energia. Ci deve essere questa differenza di
carico perché se non ci fosse, l’acqua sarebbe ferma. Vediamo un vettore velocità che ci indica che l’acqua
va da A a B. l’acqua si muove sempre se e solo se c’è una differenza di carico, va dai punti di carico
piezometrico maggiore a quelli inferiore. Se immaginiamo un bacino e prendiamo due punti, A più in
superficie e B più in fondo, B avrà una pressione maggiore, il carico piezometrico è uguale per tutti e due, è
fermo. Possiamo introdurre una grandezza, il gradiente idraulico, è la differenza di carico piezometrico tra
due punti, carico non assoluto ma rispetto alla loro distanza; perdita di carico diviso la distanza, quindi
misurata lungo il percorso. È adimensionale, ma è comunque energia potenziale, non è un coefficiente. Se il
gradiente idraulico è 0 vuol dire che non c’è perdita di carico e quindi l’acqua è ferma. Introduciamo la
legge che regola la velocità del flusso all’interno di un mezzo poroso, legge di Darcy. È una legge che non si
dimostra. È una legge che descrive un fenomeno, si può verificare la validità di questa legge in laboratorio,
è una legge empirica. In mezzo poroso H e h coincidono. Maggiore è la perdita di carico più veloce va il
flusso, maggiore è il gradiente idraulico maggiore è la velocità. questa legge vale per tutti i terreni che
abbiamo introdotto. k minuscolo è il coefficiente di permeabilità (attenzione a non confonderlo con K),
questo viene chiamato anche coefficiente di Darcy. Questo coefficiente è quello che caratterizza il fluido.
Velocità apparente: riferita al mezzo continuo equivalente, ma nella realtà fisica l’acqua si muove
attraverso i pori e non attraverso le particelle, quella reale sarà leggermente maggiore; la velocità si ricava
non si misura. Unità di misura del coefficiente di permeabilità: quella della velocità. Esprime una resistenza
al flusso, esprime la facilità o meno che ha l’acqua a filtrare quel terreno con quel fluido. Dipende
essenzialmente dalla dimensione dei grani perché è legata alle dimensioni delle particelle mi aspetto che
l’argilla abbia un k minore rispetto a quello della sabbia. È una proprietà del materiale ma anche del fluido.
Per separare le due cose introduciamo il coefficiente di permeabilità intrinseca. Il coefficiente di Darcy
cambia perché cambiano le proprietà del fluido. Il coefficiente di permeabilità varia di ordini di grandezza in
base al terreno. 10^-1 m/s ghiaie. La velocità delle argille è bassissima ma non è nulla. Non esiste un mezzo
poroso impermeabile, ma l’argilla è praticamente impermeabile. Il moto di infiltrazione mi cambia le u e lo
stato tensionale. Ha una permeabilità complessiva grandissima nel quadrato rosso grande (slide 9), la
permeabilità è molto difficile da misurare in laboratorio perché il campione potrebbe non essere
rappresentativo. La permeabilità va misurata in sito così ho sia il terreno che le fessure, solo che è più
costoso. 11 ordini di grandezza è come passare dal diametro di una mela al diametro del nostro sistema
solare. Se volessimo misurare k in laboratorio utilizziamo un permeametro, misura la permeabilità. C’è uno
a carico costante e uno a carico variabile. È uno strumento molto semplice, si realizzano due serbatoi in
comunicazione tra loro, all’interno del serbatoio di sinistra mettiamo il nostro campione di sabbia, e poi
faccio in modo che l’acqua si muova dall’alto verso il basso. Serbatoio di monte con carico piezometrico più
alto, e di valle; la differenza di carico tra monte e valle è costante. L’acqua che ha percorso tutto il tratto lo
raccolgo in un recipiente, il volume è data dalla portata per il tempo; quella stessa portata è anche quella
che attraversa il terreno. La velocità all’interno del terreno si muove a velocità k*i. quindi posso misurare la
portata o con la legge di Darcy o con il volume raccolto. Nella relazione che vediamo l’unica grandezza
sconosciuta è proprio la portata. Come faccio a dire che i è h/L, perché sappiamo che è il carico dissipato
diviso la lunghezza dove si è dissipato. (Le perdite di carico sono decisamente trascurabili rispetto alle
perdite di carico dove c’è il terreno)?. Questa prova va bene solo se dobbiamo misurare un valore di k alto.

A carico variabile: abbiamo un serbatoio e un tubo che ha una sezione trasversale decisamente più piccola,
se riempio con dell’acqua il tubicino di destra ecco che sto realizzando una differenza di carico tra monte e
valle, e in virtù di questo carico l’acqua inizierà a muoversi, quindi cambia il livello di monte. All’istante t1 il
carico che genera moto di infiltrazione diventa h1. il carico è variabile. Il carico diventa funzione del tempo,
il volume è esattamente dato dall’altezza del tubicino per la sezione dello stesso. La portata che esce dal
campione è l’acqua che è transitata dal campione quindi, la velocità per l’area trasversale del campione.
Prima h era costante adesso è funzione del tempo. La portata che entra viene da monte, area del
piezometro per la velocità. La portata entrante deve essere uguale alla portata uscente. L’unica incognita è
k, e in questo caso il carico è funzione del tempo, scritto come differenziale.

Posso misurare il k solo di terreni a grana grossa essenzialmente.

Per il momento ci riferiamo a casi stazionari. Vediamo se la presenza di un eventuale moto di infiltrazione
cambia lo stato tensionale (slide 10’’). In condizioni idrostatiche la pressione efficace è gamma’*L. Vediamo
un caso in cui c’è un moto di infiltrazione (slide 11): siamo in condizioni monodimensionali. Caso 1: sopra ad
A c’è solo acqua, quindi il carico piezometrico in A è esattamente quello di monte perché non abbiamo
perdite di carico. posso leggere direttamente il carico di pressione. Le tensioni totali sono uguali a prima
perché il peso non cambia se l’acqua si muove. In B conosco il carico piezometrico ed è proprio letto dal
livello di valle, e il carico di pressione è la differenza tra hb e zb. La pressione totale in B è sempre data dal
peso che sta sopra; anche qui vediamo che è uguale al caso 0 sempre per lo stesso motivo. Le tensioni
efficaci, se c’è un moto di infiltrazione dall’alto verso il basso, sono maggiori. Tanto maggiore è il
componente idraulico tanto grande è la componente aggiuntiva. (vedere le due foto sul cel).

Vediamo il caso 2: flusso ascendente, il serbatoio alzato a destra. Il resto è uguale. In A non cambia niente,
in B vediamo una variazione (vedere foto). La tensione totale è sempre uguale, cambia uB. Il termine
aggiuntivo non cambia, cambia il segno. Possiamo scrivere una formula generale che vale per tutti e tre i
casi, sigma’= (gamma’ +- gammaw*i)*z. Gammaw*i: contributo aggiuntivo alle pressioni efficaci dovuto al
moto di infiltrazione e ha direzione e verso del moto di filtrazione; si chiama pressione di infiltrazione. In
realtà è una forza di volume dimensionalmente. Quando l’acqua si muove dall’alto verso il basso
aumentano le tensioni efficaci. Ci sono casi in cui il valore nella parentesi è uguale a 0, quindi le tensioni
efficaci si annullano, questo quando i= gamma’/gammaw; questo viene chiamato gradiente idraulico
critico.

25/10/2021 ESERCITAZIONE 1

28/10/2021

Il moto di infiltrazione porta con sé una forza di infiltrazione igammaw, dal punto di vista dimensionale è
una forza fratto volume ma spesso viene vista come una pressione, che incide sulle pressioni efficaci. La
formula scritta l’altra volta di sigma’ vale per casi monodimensionali. Caso del moto di infiltrazione dal
basso verso l’alto, segno -: le tensioni efficaci si riducono (ultimo rigo della lezione precedente).
La resistenza al taglio viene espressa da un criterio in cui vediamo che dipende proporzionalmente da
sigma’. se sigma primo si annulla anche le tau si annullano. Tipicamente in condizioni idrostatiche le
tensioni efficaci aumentano. se avessimo un peso sulla sabbia in A e man mano alziamo il gradiente
vedremmo che il peso sprofonda, perché annulla il peso della sabbia. Ecco perché è pericoloso questo
fenomeno che avviene in corrispondenza del gradiente critico, chiamato sifonamento, sand boiling; le
tensioni efficaci si annullano. Fenomeno del fontanazzo è drammatico, è un problema che nasce dai
gradienti idraulici, si formano delle cavità, corrode il terreno e se io avessi un’infrastruttura sopra
crollerebbe. È una situazione frequente lungo il fiume Po, se collassasse sarebbe un disastro.

Moti di infiltrazione nel caso bidimensionale. La nostra variabile in gioco è il carico piezometrico, perché è
l’energia del flusso in movimento, esso ha dentro di sé il carico di posizione e di pressione. Quindi h sarà
una variabile che dipende da x e da z. in caso non stazionario dipenderebbe anche dal tempo. Andiamo a
ricavare un’equazione in grado di scrivere il moto di un fluido attraverso un mezzo poroso. Possiamo
considerare il mezzo poroso con le stesse leggi dell’idraulica, l’unica differenza è che noi utilizziamo la legge
di Darcy e non di Stocks. Consideriamo un elemento infinitesimo, terreno omogeneo ossia che in ogni
punto del terreno ho le stesse proprietà, k è lo stesso; isotropo ossia che si comporta allo stesso modo in
tutte e tre le direzioni. Dal punto di vista idraulico il terreno non è isotropo, ma qui lo consideriamo tale. Il
volume di acqua che entra è la stesso di quello che esce. Cambia il modo in cui posso esplicitare le mie
velocità, perché qui la velocità viene espressa con la legge di Darcy. Devx/dex = Variazione di carico
idraulico rispetto al percorso x; abbiamo verso positivo quando abbiamo una riduzione di h, metto un
segno meno nella formula di Darcy (slide 13). K perché abbiamo fatto l’ipotesi di mezzo isotropo. Lungo z si
scrive allo stesso modo. Otteniamo l’equazione di Laplace considerando l’equazione di continuità in cui
sostituisco con la legge di Darcy. Se risolvo l’equazione differenziale conosco h in ogni punto e quindi il
carico in ogni punto. Ovviamente per risolverla devo avere le condizioni al contorno. Dobbiamo introdurre
delle funzioni, potenziale e di flusso. phi viene chiamata funzione potenziale, la sua derivata rispetto a x è
uguale alla velocità in direzione x e uguale in direzione z. abbiamo la funzione di Laplace espressa in phi. Se
conosco h e k conosco phi. Troveremo la soluzione per via grafica, dove individua delle linee in cui la
funzione carico idraulico è costante. La funzione psi viene introdotta perchè il flusso è irrotazionale,
geometricamente ha una condizione, rotore del vettore velocità v è 0. Psi sarà sempre funzioni delle
variabili geometriche x e z. vediamo che le derivate sono invertite; infatti, se io vado a sostituire ottengo
un’altra equazione di laplace nella funzione psi. Il significato fisico è che la funzione di flusso esprime
proprio la direzione del flusso. la funzione di flusso è ortogonale alla funzione potenziale. Due linee di flussi
definiscono un canale di flusso. quando abbiamo un moto di infiltrazione dobbiamo ragionare come nella
foto sul cel, bisogna togliere z. andando da A a B avrò dissipato deltaH lungo la distanza che c’è tra A e B
distanza deltas (slide 15’). Noi finora non abbiamo parlato di k, le linee non dipendono da k. Se
consideriamo la portata entra in gioco k, ed è linearmente proporzionale alla portata, ma non per tracciare
il reticolo di flusso. il gradiente idraulico è deltah/deltas, quindi io lo conosco ed è riferito a quel punto; se
mi sposto su un'altra maglia avrò un altro gradiente idraulico. esso cambia da punto a punto, dipende da
deltah e deltas. Se considero deltaH complessivo posso costruire il moto reticolare di flusso in modo che i
deltah siano costanti. Se costruisco una maglia quadrata ho il vantaggio di semplificare deltaL e deltas
perché sono uguali in questo caso. il rapporto tra Nf e Nh deve essere costante. Nel reticolo di infiltrazione
bisogna definire il dominio, devo fissare una linea di riferimento arbitraria per definire ha, in questo caso
(slide 15’’) abbiamo k basso sopra e k alto sotto, l’acqua si muoverà dove k è alto. La linea sopra e sotto
sono contorni, A è un contorno, B è un contorno, non ci sono contorni laterali. Quelle rosse sono linee di
flusso, da monte l’acqua va a valle, il flusso lì è costante, le linee gialle sono le linee equipotenziali e faccio
in modo che siano ortogonali a quelle rosse; quindi, vediamo che il reticolo è già tracciato. Si parta dal
contorno in cui si conoscono le condizioni al contorno. La linea che passa per A è una linea equipotenziale
dove il carico idraulico è ha, così anche la linea che passa per b; si parte proprio da lì perché si conoscono le
condizioni. La velocità sarà tangente alla traversa. Quanti sono i salti? 7. I canali di flusso sono 3 che
nascono dalla costruzione del reticolo dei flussi. All’esame in generale non dobbiamo tracciare un reticolo
dei flussi, ma dobbiamo saperlo interpretare.

04/11/2021

La linea tratteggiata è una linea di flusso, Vn è uguale a 0 proprio perché il contorno è impermeabile, quindi

è una linea di flusso. Dobbiamo definire dove sono i contorni.


Definire il dominio di integrazione, quindi la geometria, poi bisogna definire le condizioni al contorno per
tracciare il reticolo di flusso. progressivamente possiamo tracciare le linee di flusso e quelle equipotenziali,
queste sono ortogonali una rispetto all’altra. Se mi metto in un punto conosco il flusso e il valore
potenziale, e i valori sono esatti date le ipotesi iniziali, nella realtà non sono esatti. Raffittire tutto il mio
reticolare di flusso. non c’è un preciso numero di linee, più ne facciamo più ho precisione. La traversa
fluviale in questo caso ha dei denti, sono dei diaframmi, cioè elementi in calcestruzzo infissi nel terreno, si

mettono per aumentare il corso di infiltrazione.


Ricordiamo che il gradiente idraulico è deltaH/deltaL, esso dipende dalla lunghezza del percorso, dalla linea
di flusso minima in modo da determinare il gradiente massimo, indicato con m che indica medio non max;
Non esiste un unico gradiente, cambia da punto a punto, e con il reticolo siamo in grado di calcolare il
gradiente in ogni punto. Il percorso minimo, ad esempio, nella prima traversa è certamente la linea
tratteggiata. Quindi i medio è = deltaH/deltaLm. Più è grande il gradiente idraulico più mi avvicino a quello
critico, non posso permettermi dei gradienti idraulici molto elevati, lo scopo dei diaframmi è proprio quello
di ridurre i gradienti idraulici aumentando il corso di filtrazione. È un vantaggio partire da un gradiente
idraulico basso. Il gradiente idraulico locale può essere molto grande rispetto a quello medio, in questi casi
posso superare il gradiente critico e quindi giungere a fenomeni visti la scorsa volta come il sand boiling.
Troveremo sempre una traversa con un diaframma a valle. Vediamo ora un’opera tipicamente geotecnica
dove c’è il problema del moto di infiltrazione, la paratia, ossia un diaframma, si inserisce prima di scavare
che si infila nel terreno; viene immorsato nel terreno, quindi, avrà una lunghezza maggiore rispetto a

deltaH, questo allungamento mi dà stabilità. Questa è una delle opere più complesse
da fare. Il nocciolo del progetto è conoscere i valori delle spinte che ci sono a monte e a valle dell’opera,
vedremo alla fine del corso dei metodi per calcolarle. In questo momento immaginiamo che l’opera sia
stata fatta sottofalda, togliendo il terreno mi ritrovo l’acqua; quindi, metterò una pompa per tirar fuori
l’acqua, man mano che scavo tolgo l’acqua, e quando arrivo al fondo creo un dislivello deltaH, quindi i livelli
piezometrici sono differenti. Il moto di infiltrazione va da monte a valle e devo conoscere le conseguenze di
questo moto. Il primo problema è quello delle tensioni efficaci perché sono dipendenti dal moto di
infiltrazione e non dipendono da k. Se cambiano le tensioni efficaci cambiano anche le spinte. Il secondo
problema è la portata, devo sapere quanta acqua passa intorno la paratia, anche per dimensionare la
pompa, questo dipende da k. L’acqua gira intorno alla paratia perché ipotizzo che la paratia sia in
calcestruzzo e che sia quindi impermeabile, è importante che sia impermeabile nella realtà. Dobbiamo
costruire il reticolo. Le condizioni al contorno sono: le due linee equipotenziali di monte e valle, poi
abbiamo la lunghezza minima e quindi abbiamo il gradiente idraulico medio. Queste le conosco senza
costruire il reticolo. Per il reticolo parto dalle linee equipotenziali che devono essere ortogonali alle linee di
flusso. aggiungiamo una condizione al contorno, condizione di simmetria, l’asse di simmetria può essere
considerata come una linea di flusso; quindi, vuol dire che le linee di flusso vanno parallele e quindi per
simmetria anche dall’altro lato sono parallele.

Ogni salto equipotenziale calo di 1 metro. Nh=11, deltah=H/Nh. Se la paratia è allungata di 10 m ottengo
hM= 29. Considerando anche dalla fine della paratia alla linea di riferimento di 8 m. hv= 18 m. il carico
piezometrico è costante sulle linee di flusso e lo conosco. Questo reticolo ci dà la pressione dell’acqua in
ogni punto. Quali sono le tensioni efficaci?

l’acqua del piezometro deve essere più


bassa rispetto a quella nel livello di monte. Rispetto a quello di valle sarà più alto. Nf posso ricavare sempre
dal disegno, nel nostro disegno è 4, e quindi posso calcolare Q perché h lo so, H anche e Nh anche. Posso

calcolare il gradiente nel punto A.

Verifica al sollevamento del fondo scavo: il moto di infiltrazione può generare non solo un fenomeno locale
ma anche un sollevamento globale; la verifica che andiamo a fare sarà globale. Prendiamo in esame un
volume di terreno che è immerso, con peso w= gamma’*D*D/2*1. A questo peso si oppone il moto di
infiltrazione, e queste riducono il peso del terreno fino anche ad annullarlo; quindi, faccio una verifica al
sollevamento del fondo scavo. La formula di Terzaghi prevede di confrontare le forze a favore della stabilità
contro quelle a sfavore. Gammaw*hc è una pressione, in particolare una sovrapressione. Le sovrapressioni
le vediamo immediatamente dal piezometro, il valore hc non è costante perché ci sono diverse linee
equipotenziali; conosciamo i carichi piezometrici, e calcolo hc. Il numeratore deve essere almeno due volte
e mezzo maggiore del denominatore perché FS>2,5. I moti di infiltrazione possono essere confinati o non
confinati. Confinato: sono note le condizioni al contorno. Un caso particolare di moto non confinato è la
diga in terra, abbiamo un livello di monte e uno di valle, questo genera un moto di infiltrazione che passa
anche all’interno perché non è impermeabile come la paratia. In rosso abbiamo le linee equipotenziali, la
linea di flusso più superficiale in giallo è caratterizzata da un valore delle pressioni atmosferiche, e la u di

questa linea è uguale a 0. deltah deve essere uguale a deltaz, questa è una
condizione che ci consente di risolvere il problema. Questo tutto in regime stazionario.

Regime transitorio: entra in gioca la variabile tempo sia nelle condizioni al contorno sia nella soluzione del
problema. Abbiamo un problema di regime transitorio, vediamo prima però la prova edometrica. È una
prova di laboratorio, introduciamo gli aspetti meccanici del terreno, è una prova tipica di geotecnica. La
caratteristica essenziale è che impedisco l’espansione, cosa che ad esempio nel calcestruzzo non avviene.
Lo impediamo perché vogliamo riportarci alle condizioni monodimensionali, cioè quelle in cui abbiamo un
piano campagna orizzontale infinitamente esteso, prendiamo un elementino di terreno e lo schiacciamo,
questo terreno tende ad abbassarsi e a espandersi, in questa situazione però il terreno non può espandere
perché è impedito dal terreno adiacente, questo sempre perché siamo in condizioni monodimensionali. Se
carichiamo un terreno saturo questo genera un gradiente e un moto di infiltrazione, ecco perché si genera
un flusso dell’acqua oltre alle deformazioni. La compressibilità: applico un carico e il terreno si comprime,
quanto si comprime il terreno sotto azione. Posso ricavare anche la storia tensionale del terreno con questa
prova. Consolidazione: è quello che succede quando carico il terreno, il gradiente fa in modo che l’acqua
tenda ad uscire per diminuire di volume. Si fa su terreni a grana fine perché i parametri consolidativi sono
più importanti, il secondo motivo è perché non riesco a prendere campioni a grana fine che non siano
indisturbati.

08/11/2021

Il provino di terreno ha un’altezza intorno ai 2 cm, e un diametro min di 50 mm, è importante mantenere
costante è il rapporto tra diametro e altezza; deve essere più largo che alto. Dobbiamo immaginare che le

deformazioni siano uniformi. Il terreno è confinato da un anello rigido, quello in blu,


serve ad impedire le deformazioni laterali, serve a riprodurre le condizioni in sito ossia monodimensionali. Il
provino del terreno sopra e sotto è a contatto con due pietre porose circolari, di materiale sintetico di una
elevata permeabilità rispetto al provino di terreno. Quando applico il carico, schiaccio anche l’acqua e
quindi essa andrà in pressione e si genererà un gradiente tra l’interno e l’esterno. Vene quindi messo tutto
in una scatola edometrica in cui c’è dell’acqua che ha lo stesso livello del provino, nel momento in cui
applico un carico l’acqua tenderà ad uscire; quindi, si genera un moto di infiltrazione, diretto o su o giù,
verso le pietre porose che favoriscono l’uscita dell’acqua. Sappiamo qual è l’incremento sul provino e
andiamo a misurare i movimenti verticali del mio provino. Misuro anche i tempi, misuro i cedimenti nel
tempo, attraverso un micrometro. deltaH dipende dal tempo. H1=H0-deltaH. Il carico lo applichiamo con
dei pesi, vediamo un telaio che insiste sul provino. La tensione è data dal peso diviso l’area. Come si svolge
effettivamente una prova edometrica?

si applica una sequenza di carichi, applico una tensione di 10 kPa, 20, 40, 80, 160… Progressione
geometrica: incremento di carico rispetto al carico agente è uguale a 1. Una prova edometrica non dura
meno di 10 giorni. Epsilon= deltaH/H0; La variazione di altezza è pari alla variazione di volume, questo vale
solo perché siamo in condizioni monodimensionali. deltaH è strettamente legato al moto di infiltrazione, se
consento all’acqua di uscire, il volume del terreno diminuisce. Con la variazione di volume misuro la
variazione di acqua che entra e che esce. Il moto di infiltrazione non è istantaneo, l’acqua esce lentamente
perché dipende dalla permeabilità k. Questo è il fenomeno della consolidazione, ossia che il cedimento
avviene nel tempo a causa del moto di infiltrazione. Le particelle non si riducono, non escono dal terreno.

Quando abbiamo una riduzione di volume è una riduzione


positiva, a questa corrisponde una variazione dell’indice di vuoti negativa. Per interpretare cosa succede in
una prova edometrica lo si fa attraverso un modello analogico, analogico perché lavora in analogia con ciò
che avviene nella realtà. Tra un piatto e l’altro c’è dell’acqua, questa potrebbe passare attraverso pistoni
forati. Le molle rappresentano la compressibilità del terreno, molle rigide mi rappresentano un terreno
rigido ad esempio. La presenza contemporanea dell’acqua è la caratteristica fondamentale da tenere in
considerazione. Immaginiamo che le valvole siano chiuse, quindi l’acqua non può passare, ne entrare ne
uscire; se applico una pressione unitaria p come fa il pistone a comprimere l’acqua? L’acqua non è
comprimibile, metto in pressione il fluido ma le molle non si comprimono. Di quanto va in pressione? Se
leggo i piezometri vedo che tutti vanno su, di un’altezza pari a p/gammaw, l’acqua sale. Se non apriamo le
valvole non succede niente, mettiamo solo in pressione l’acqua. Nel momento in cui apro le valcole, l’acqua
esce, quindi, c’è un gradiente idraulico ossia h1 che mi genera una differenza di pressione; il pistone inizia
ad abbassarsi, quindi le molle iniziano a comprimersi, man mano che l’acqua esce la sua pressione si riduce.
Si genera un gradiente idraulico tra la prima camera e la seconda (modello analogico). La sovrapressione
termina e l’acqua torna alla pressione iniziale. Le linee che uniscono i livelli piezometrici sono isocrone. Le
tensioni efficaci all’inizio nel terreno rimangono invariate. Le pressioni all’esterno sono costanti. Sono le
tensioni efficaci che si mettono in equilibrio con le pressioni applicate. La presenza dell’acqua ritarda
l’equilibrio finale. Le aperture ai pistoni rappresentano la permeabilità del nostro terreno, e quelle aperture
sono molto piccole. Il tempo non può essere trascurata, e questo è lungo quando la permeabilità è molto
bassa. La scala dei tempi dipende dalla permeabilità, influenza anche la risposta meccanica. Riassumendo:
Quanto cede? Dipende dalla rigidezza delle molle e dalla compressibilità. In quanto tempo? Dipende dalle
dimensioni di aperture e dalla permeabilità, e dai parametri di consolidazione. Le tensioni totali sono
costanti, i cedimenti variano nel tempo. Il tempo è in scala logaritmica, i cedimenti in scala naturale; ho un
punto di flesso in cui cambia la curvatura; nella scala logaritmica il cedimento diventa lineare ma non si
annulla mai, questo perché il terreno ha un comportamento viscoso; parliamo quindi di consolidazione
secondaria proprio per il comportamento viscoso del terreno.

Individuiamo i parametri di compressibilità, ossia quanto cede il terreno, ipotizzando che al termine delle
24h la consolidazione sia finita. Posso costruire il grafico sforzo deformazioni, 4 grafici posso ottenere e
hanno lo stesso andamento della storia tensionale fatta all’inizio del corso. Un grafico pendente significa
che il terreno è più compressibile. Se devo evidenziare OCR devo usare la scala semilogaritmica.

11/11/2021

Posso ricavare il parametro prendendo due incrementi tensionali e vado a linearizzare, ottengo una certa

pendenza . Al crescere del livello tensionale il terreno diventa sempre meno


compressibile. Questo sempre perché siamo in condizioni monodimensionali. L’indice di compressibilità è
di fatto la pendenza della nostra curva. Ed, d ci indica che siamo in condizioni edometriche. M o Ed sono
una rigidezza del terreno in condizioni monodimensionali, risultano essere l’inverso del coefficiente di
compressibilità. Le tensioni sono rappresentate in scala lineare. In geotecnica rappresentiamo i dati in scala
semilogaritmica, perché la curva che avevamo prima diventa composta da due tratti rettilinei, AB e BC con
due pendenze costanti; ecco che posso definire dei parametri di compressibilità e li chiamo in maniera

diversa a seconda del punto in cui mi trovo . Possiamo definire una terza pendenza,
nel tratto di scarico, e quindi possiamo definire un altro indice che si chiama indice di rigonfiamento. Se
notiamo cr cc e cs sono sempre gli stessi parametri, do solo un nome diverso perché sono riferiti a tre tratti
diversi. Deltalogsigma’v= logsigma’1-logsigma’0 => log(sigma’v1/sigma’v0)

Questi indici non hanno dimensioni proprio perché ho scelto una scala semilogaritmica. Se consideriamo il
4 piano che avevamo visto, abbiamo una tensione logaritmica positiva verso destra, la curva è più o meno
analoga a quella precedente, i parametri sono gli stessi ma li definiamo in modo diverso, ossia rapporto. Il
carico max che raggiungo è la mia tensione di pre-consolidazione e corrisponde al cambio di pendenza. In D
la tensione di pre-consolidazione è la stessa che ho in C ossia corrispondente alla max. faremo degli esercizi
sul cedimento di consolidazione.

Abbiamo un terreno che di fatto si deforma molto poco e quindi trascuriamo il contributo dei cedimenti del
substrato roccioso, sopra però c’è un terreno di spessore H0, applico sul terreno un sovraccarico e
immaginiamo che il carico sia esteso indefinitamente. Possiamo utilizzare le formule che stiamo vedendo
adesso ossia che utilizzano la compressibilità edometrica. Quando applico il carico, di quanto cede il
terreno? Ci sarà un abbassamento di deltaH dovuta al carico, e quindi la domanda tipica negli esercizi sarà
deltaH. Devo determinare l’entità di un cedimento. Devo applicare la definizione dei parametri di
compressibilità. Prendiamo il caso 1 con argilla NC ossia normalmente consolidata; con OCR=1 e
sigma’p=sigma’v0. Il punto iniziale dista dal punto finale di una distanza epsilonv;
deltaepsilonv=deltaH/H0=cR*deltalogsigma’v.

. Cr ci viene fornito sempre dal prof. Nella mia formula


devo metteresigma’v0 come valore medio, corrispondente al valore che si trova in mezzeria del mio strato.
Questa formula vale solo per l’argilla NC. Se OCR è >1 considero argilla OC, in questo caso

sigma’p>sigma’v0. Mi muovo solo sul tratto di ricompressione. . La formula notiamo


che è la stessa, perché mi muovo sempre su una retta. Sbagliare il coefficiente è un grave errore. Se la
tensione finale rimane inferiore a sigma’p vuol dire che siamo nel caso 1; se è maggiore siamo nel caso 2. La

formula generale è . I casi di prima sono casi particolari.

CONSOLIDAZIONE MONODIMENSIONALE

Se riportiamo in un grafico in cui nell’ascissa il tempo e nell’ordinata il cedimento, e prendiamo i dati di una
colonna di una prova edometrica, quindi graficare l’andamento dei cedimenti nel tempo per un assegnato
carico. il carico non cambia, i cedimenti progrediscono nel tempo perché avviene un processo di
consolidazione. Il vantaggio di questo grafico è di vedere chiaramente un cambio di curvatura, esisterà un
punto, un punto di flesso in cui la tangente è univocamente definita. Nel tratto di finale il grafico diventa
rettilineo, cosa che nella realtà in scala naturale non avviene. Per tempi molti lunghi quindi la
consolidazione è lineare in scala logaritmica. Non c’è un asintoto orizzontale, non c’è velocità nulla; questa
è una caratteristica della consolidazione secondaria, ossia la deformazione per creep. Quindi la
consolidazione secondaria è dovuta al tempo, e le tensioni efficaci verticali sono costanti. Nella primaria
invece sono costanti le tensioni efficaci totali. Si preferisce chiamare compressione secondaria anziché
consolidazione. La primaria è quella che segue immediatamente all’applicazione di un carico, ed è quella
che, come notiamo nel grafico, è maggiore della secondaria. Per rispondere alla mia domanda ho bisogno
sia dei parametri della consolidazione primaria e secondaria.

TEORIA DELLA CONSOLIDAZIONE MONODIMENSIONALE. Terzaghi ha sviluppato questa teoria in condizioni


monodimensionali quindi considerando solo la direzione verticale. Questo semplifica notevolmente la
trattazione analitica senza perdere di vista i concetti. Questa teoria ci consente di arrivare a determinare il
parametro di consolidazione primaria che per il momento non abbiamo definito. Ci sono altre ipotesi che
consentono di arrivare al risultato finale come quelle elencate nella slide 1 del pacchetto 5b. l’acqua è
incomprimibile; possiamo scriver l’equazione del moto dell’acqua l’acqua è incomprimibile.
Qu-qe=deVol/de t. il terreno può variare di volume solo se l’acqua entra o esce; il fenomeno non è più un
fenomeno stazionario, ma un fenomeno in moto vario perché è dipendente dal tempo.

questa teoria si può sviluppare in tre dimensioni, ma


siccome Terzaghi si mette in condizioni monodimensionali, non andremo a considerare i primi due membri
dell’equazione scritta in alto questa teoria si può sviluppare in tre dimensioni, ma siccome Terzaghi si
mette in condizioni monodimensionali, non andremo a considerare i primi due membri dell’equazione

scritta in alto . Lavagna per intero . Andiamo a


sviluppare la derivata del volume rispetto al tempo. Dobbiamo vedere bene i segni, infatti devo mettere il
segno meno a Vs* de e/de t.

questa evidenziata è la compressibilità dv con il segno meno

in realtà. Arriviamo a . Ora la variazione di sigma’v nel


tempo può essere scritta come secondo il principio delle tensioni efficaci :

. Introducendo l’ultima ipotesi non variamo il carico esterno quindi il


termine desigmav/de t si annulla. L’equazione diventa:

. Equazione della consolidazione


monodimensionale di Terzaghi. Note le condizioni al contorno posso valutare ue in ogni istante del mio
dominio. La consolidazione dipende dalla permeabilità e compressibilità.
questo nuovo coefficiente deriva dalla prova edometrica, e ha come dimensioni:
(L/T)/(F/L^3)*(l^2/F); quindi semplificando ottengo L^2/T= m^2/s.

11/11/2021 INTEGRAZIONE DELLA LEZIONE

La compressibilità risponde alla domanda di quanto varia il volume del terreno; poi c’è il problema della
consolidazione che abbiamo descritto in funzione della legge di Terzaghi; e poi la seconda domanda è in
quanto tempo. La risposta alla prima domanda dobbiamo conoscere qual è la risposta del terreno, una
risposta di tipo meccanico, in base alla sollecitazione. Le tensioni efficaci le mettiamo nell’asse delle ascisse,
in ordinata mettiamo l’indice dei vuoti quindi alla variazione di volume; questo grafico è in condizioni
monodimensionali. La curva che tracciamo sarà una curva su sforzo deformazioni, e la sua pendenza sarà il
nostro parametro, ossia la compressibilità, ossia l’inverso della rigidezza. Tanto più è rigido tanto meno si

deforma. Qui è una compressibilità perché gli assi sono invertiti. . Prendo due punti sulla
curva, poi vado a linearizzare e la pendenza di quel tratto linearizzato è il mio coefficiente di
compressibilità. Se la risposta è non lineare vediamo che la pendenza è diversa. L’indice di compressibilità
dipende dal livello tensionale e in particolare osserviamo che al crescere del livello tensionale la

compressibilità si riduce. Questo perché siamo in condizioni confinate. . questi parametri


sono parametri di compressibilità edometrica. Se prendo la pendenza della curva di scarico, vediamo che
essa è molto più bassa, quindi la compressibilità è molto è più bassa in scarico, quindi cambia anche se sono
in carico o in scarico. Tutto questo nasce dal fatto che il terreno non ha una risposta lineare e non elastica.

. C’è il segno meno perché abbiamo un parametro positivo a fronte di una riduzione
dell’indice dei vuoti. Se faccio l’inverso di una compressibilità ottengo una rigidezza, infatti vediamo che
l’inverso di Mv è una rigidezza, in realtà non è il modulo di Young visto nell’acciaio perché noi qui siamo in
condizioni monodimensionali. Ci vuole sempre il pedice d per ricordare la condizione edometrica. Quindi
detto in altre parole, Mv e Ed sono una rigidezza del terreno in condizioni edometriche e risultano essere
proprio l’inverso del coefficiente di compressibilità.

La curva che avevamo prima diventa composta di due tratti rettilinei, AB e BC, con due pendenze che a
questo punto nel tratto di interesse diventano costanti, quindi, posso definire dei parametri di
compressibilità ancora come pendenza ma li chiamo in maniera diversa a seconda del punto in cui mi trovo.
Possiamo definire un terzo parametro che si chiama indice di rigonfiamento. Se vediamo la definizione di
questi parametri è sempre la stessa. INTEGRAZIONE DELLA PRIMA PARTE DELLA LEZIONE.

15/11/2021

L’equazione trovata la scorsa volta traduce matematicamente quello che avviene all’interno di un materiale
nel quale vengono indotte delle sovrapressioni interstiziali. Le u in realtà sono ue ossia pressioni in eccesso.
L’unica cosa che varia nel tempo è la u con e. h ci da i valori delle pressioni, i gradienti idraulici. Le u
complessivamente condizionano quelle che sono le tensioni efficaci, quindi se cambiano le u cambiano
anche le tensioni efficaci. Risolvere questa equazione vuol dire integrarla, quindi dobbiamo porre le
condizioni al contorno, iniziali e finali. L’equazione dal punto di vista matematico è compatta, ed è analoga
ad altre equazioni incontrate che essenzialmente esprimono la diffusione di una certa grandezza. Ad
esempio, in campo termico esprime la diffusione del calore, quindi avremo la temperatura e un coefficiente
termico del materiale all’interno del quale si diffonde il calore. Sono formalmente analoghi, quindi
possiamo pensare ad un’equazione che esprime diffusione idraulica. Quando le condizioni non sono
monodimensionali ovviamente nella realtà dovremmo tenerne conto. Possiamo integrare quindi
l’equazione. NB.: Terzaghi scrive u ma intende ue. La soluzione dipende dalle condizioni di drenaggio, dalla
distribuzione iniziale delle sovrapressioni interstiziali iniziali e dalle condizioni al contorno. Immaginiamo
che ci sia un terreno argilloso soggetto ad un carico esterno uniformemente distribuito, quindi, si mantiene
costante durante il processo di consolidazione. Il dominio di integrazione è h0, limitato sopra e sotto. Devo
conoscere cosa succede alle ue ai due contorni. Se il drenaggio è consentito, come nelle pietre porose, o
sabbia, essa ha un k molto elevato rispetto all’argilla, le sovrapressioni spariscono subito, quindi cambia la
scala temporale. Possiamo dire che la ue è uguale a 0 perché viene generata e immediatamente dissipata.
Possiamo porre come condizione al contorno che la ue sia 0 anche al contorno; uguale a 0 qualunque siano
i pesi. Naturalmente devo conoscere anche le sovrapressioni interstiziali all’inizio, quindi anche all’interno;
qui devo partire da una condizione iniziale. Al tempo iniziale quindi avremo le u0, ma non dobbiamo
considerarle come pressioni idrostatiche, non perché non ci sono ma perché non ci interessano, ma
considerarle come sovrapressione iniziale. Quindi u0=sovrapressione iniziale.

l’entità della sovrapressione è esattamente pari al carico applicato.


Cosa succede all’interno? Come variano le ue all’interno dello strato? Questo è quello che ci spiega
Terzaghi. Dobbiamo conoscere l’altezza dello stato, le condizioni al contorno, il grafico a t=0; quindi ogni
volta dobbiamo integrare l’equazione. La cosa furba è che Terzaghi ha già risolto una soluzione in termini
adimensionali, quindi, l’equazione la trasforma in variabile adimensionali, quelle raffigurate nella slide in
basso, z e t; poi c’è ue che è funzione di z e t. quindi abbiamo tre variabili. Z può essere reso adimensionale
dividendola per H, questo serve per ottenere un’equazione in variabili adimensionali che posso integrare
una volta per tutte. H0 è l’altezza dello strato, H invece è il percorso di drenaggio. A me interessa il max
percorso di infiltrazione, quindi saranno le particelle in mezzo. H=H0/z.

.
Tv si chiama fattore di tempo, quel fattore che rende adimensionale la variabile tempo che è dimensionale.

.
All’interno dell’argilla le sovrapressioni rimangono intrappolate. Tutte le curve sono l’andamento delle
sovrapressioni all’interno dello strato in un certo istante. Curve a tempo costante. All’istante finale trono
alla situazione iniziale, trovo l’equilibrio. nell’argilla sono aumentate le tensioni efficaci per equilibrare il
carico applicato. Le isocrone sono l’andamento delle u rispetto al tempo, la pendenza ci esprime il
gradiente idraulico del moto di infiltrazione all’interno dello strato. Gradiente idraulico nullo perché non c’è
moto di infiltrazione attraverso lo strato che è impermeabile. Notiamo che il risultato è un’espressione non
molto banale. Noi usiamo la soluzione fornita in forma grafica. Quello che raffiguriamo sono le variabili

adimensionali, NB: non è d ma noi lo chiamiamo H .


Molto dipende da cv, ma le isocrone valgono sempre qualsiasi sia il valore di cv e le condizioni al contorno.

Se prendiamo un punto, 1,5 vuol dire che se io leggo il punto leggo 5, ossia sono al 50% della

consolidazione, , però nello stesso istante vado in mezzeria e vedo che non sono
neanche al 25%; se vado in basso vedo che sono quasi al 100%. È più lenta in mezzeria e più rapida ai
contorni. Mi interessa sapere complessivamente quello strato a che livello è di consolidazione. Devo
definire un grado di consolidazione medio che non a caso si chiama un, dove integro la mia variabile ue, la
integro tra 0 e 2H. il grado di consolidazione medio è l’integrale delle nostre u lungo tutta l’altezza, e sotto
devo integrare la u0. Mi elimino di fatto la variabile z, quindi il grado di consolidazione medio sarà funzione
solo del tempo. La teoria di Terzaghi ha un asintoto. Nella realtà i cedimenti non finiscono mai perché si
innesta la consolidazione secondaria. Il tempo finale dipende da me, quindi ad esempio tra 50 anni quale
sarà il cedimento. Quando comincia la consolidazione secondaria? Comincia subito però per comodità noi
diciamo che prima c’è la primaria e dopo la secondaria. Possiamo graficamente tracciare la tangente del
punto di flesso quella al tratto rettilineo finale, al punto delle due tangenti è la fine della consolidazione

primaria, la chiamiamo T100 . Nei nostri esercizi il T100 sarebbe T95.


Faremo degli esercizi.
Si può avere anche un’isocrona triangolare, ma si ha ancora drenaggio sopra e sotto allora è ancora caso a.

. Come si fa ad avere un’isocrona triangolare?

, l’isocrona è . Questo fenomeno avviene senza


carico. il pompaggio del sottosuolo crea la subsidenza del terreno.

COMPORTAMENTO MECCANICO DELLE TRRE: RESISTENZA E RIGIDEZZA

Se non sono più in condizioni monodimensionali, cambieranno i parametri, ma prima ancora cambierà
anche il nostro incremento tensionale. Il carico è puntiforme. Quando mi trovo ad una certa distanza r e ad
una profondità z, quanto vale sigmav? In linea generale sarà di meno. Come si fa ad individuare quant’è? Si
può calcolare nell’ipotesi di terreno elastico, abbiamo detto che il terreno non lo è, ma nella realtà si è visto
che il solo incremento tensionale è un calcolo accettabile. Se il carico ha una sua geometria finita dobbiamo
usare queste formule e calcolare la tensione a quella determinata profondità.

18/11/2021

ESERCIZI con tutor.

25/11/2021

La resistenza del terreno è una resistenza a taglio, ossia resistente alle tensioni taglianti. Il limite è una
curva, una retta, una superficie, che rappresenta un confine tra gli stati in equilibrio che sono possibili,
ammissibili. Il piano di Mohr ha un certo tau limite, un valore ti tau che prescinde dai valori di sigma. ora il
nostro problema è trovare un criterio di questo tipo. Il problema è individuare il tipo di resistenza, è una
retta? È una curva? Bisogna individuarla. Come resiste il terreno alle tensioni di taglio? Qual è il criterio di
resistenza del terreno?

L’altro aspetto è l’analisi delle tensioni efficaci. Quindi noi andiamo a considerare le sigma’, quindi il criterio
dovrà essere espresso come le tau funzione di sigma’. questo è un primo aspetto fondamentale. Vedremo
che faremo un’analisi in termini di tensioni totali, quindi andremo contro il principio delle tensioni efficaci.
Questo lo vedremo più in là. il criterio che useremo è quello di Mohr-Coulomb, ed è l’espressione della
funzione “tau funzione di sigma’”. le verifiche di sicurezza dipendono dalla resistenza a taglio del terreno.
Le particelle scorrono le une sulle altre grazie all’attrito. La resistenza a taglio proviene principalmente
dall’attrito delle particelle. N è la direzione normale che spinge
sull’interfaccia. La forza di attrito è tanto maggiore tanto quanto è la forza normale. Quindi la forza di
attrito dipende sia dalle caratteristiche della superficie che da N, e questa può cambiare, dipende dalle
condizioni di stato. Sempre ragionando sul blocco rigido la relazione è . Vogliamo
riportare le forze orizzontali in funzioni delle forze normali. La retta è il criterio di rottura, ed è la funzione

di sigma’. . La tau limite dipende


dall’angolo phi, ma dipende anche dal valore di sigma’, ossia lo stato tensionale, e sappiamo che questo
cambia da punto a punto. Se avessimo un terreno omogeneo, quindi caratterizzato da un angolo phi,
avremo la resistenza a taglio che cambia da punto a punto perché cambia lo stato tensionale. Quindi avere
una retta o una curva è una differenza sostanziale. Abbiamo un problema: prima F e N erano una coppia,
adesso abbiamo i circoli di mohr, quindi, come facciamo a dire quando il terreno si rompe? Qual è la
situazione al limite dell’equilibrio? sarà il circolo che risulta tangente alla retta. Ci sarà una sola giacitura in
cui il terreno è al limite della rottura. Assumeremo che il terreno al limite della rottura quando il circolo
diventa tangente alla retta. Quindi associamo all’equazione il criterio di tangenza del circolo di mohr.

. Partiamo dall’espressione di coulomb . Se


volessimo riportare sul piano di mohr l’equazione di questa retta sarebbe:

. Coulomb scrive tensioni totali perché non erano state ancora scoperte le tensioni
efficaci; con terzaghi scriviamo questo principio in criteri di tensioni efficaci. Quindi scriveremo sigma’
nell’equazione. C e phi infatti li scriviamo come c’ e phi’ per ricordarci che lavoriamo con tensioni efficaci.
Su sigma 1 e sigma 3 non c’è rottura, sono le tensioni principali del circolo di rottura. La rottura si ha
soltanto su un piano, dove agisce la tauf di rottura. . L’attrito è la
componente fondamentale della resistenza a taglio del terreno, ma non c’è solo attrito, ci possono essere
altre cose ed è il motivo per cui non lo chiamiamo angolo di attrito ma angolo di resistenza a taglio. Dove la
retta passa per l’asse delle tau c’è la coesione. Questa coesione ci può essere o non essere, per esempio
nelle sabbie il contributo c’ è nullo. Non è detto che ci sia, e rappresenta la resistenza in assenza di tensioni
normali. Il fatto che la retta sia inclinata, il terreno si rompe dove c’è tau/sigma. la resistenza a trazione è
nulla nei materiali in cui la coesione è nulla. Quello che caratterizza il mio materiale sono i parametri c’ e
phi’, in particolare phi’ ossia l’inclinazione della mia retta. Phi dipende dalla densità relativa. Quindi non
solo i parametri dipendono dal tipo di materiale, ma anche dal suo stato di addensamento, quindi dalle
proprietà di stato del materiale. Si fanno prove di laboratorio per determinare c e phi, non sono valori
tabellati perché stiamo parlando di un materiale naturale e non artificiale. Adesso parleremo di prove di
laboratorio fatte per determinare la resistenza a taglio del terreno, in particolare ne vedremo due.

Prova di taglio diretta: , vogliamo quindi determinare la resistenza dove sono i puntini blu.
La scatola di taglio è divisa in due, le due metà consentono di fare lo scorrimento schematizzato. Quindi si
applica la forza N. dopo si fanno scorrere le due parti di terreno. Nella prima fase si applica N, nella seconda
fase si applica T mantenendo N costante. Il grafico si ottiene nella fase 2, ossia nella fase di taglio, e si parte
da tensione nulla; poi si inizia a far traslare le due parti una rispetto all’altra, e il terreno si oppone a questo
scorrimento. Prima di cominciare la fase di taglio si separano le due parti della scatola di taglio. Se aumento
N sullo stesso tipo di provino, vediamo che abbiamo valori di tau diversi e crescenti con N.

. Ci sono dei limiti: il primo è che la scatola di taglio è così,

quindi l’area non è costante; il secondo è che le sigma e le tau non sono
uniformemente distribuite, infatti sono valori medi ma non valori esatti; il terzo limite è che ho le tensioni

sul piano e non posso disegnare i circoli ; il quarto limite è che non posso
controllare le condizioni di drenaggio. Applico delle tensioni totali, come faccio ad essere sicuro che siano
anche tensioni efficaci? Ho bisogno che le deltau man mano che si sviluppano si devono dissipare. Quindi si
fa una prova lenta in modo che sia una prova drenata, in modo che se ci sono deltau queste si dissipano.
Solo in condizioni drenate posso dire che le sigma sono uguali alle sigma’. se faccio una prova rapida rischio
di finire in tensioni normali e non efficaci.

Prova triassiale: ha la caratteristica principale di non essere una prova triassiale. Per come è fatta è biassiale
in realtà. Questa ha il vantaggio di superare tutte le limitazioni elencate nel taglio diretto. Questo provino è
più alto che largo. Il provino è confinato da una membrana impermeabile, di rigidezza nulla, di solito in
lattice, la colloco dove c’è una pietra porosa, quindi consente la fuoriuscita dell’acqua. L’acqua esce dalla
connessione per il drenaggio inferiore oppure esce dall’alto dalla connessione per il drenaggio superiore.
L’acqua deve uscire perché una volta sollecitato, si generano deltau; la differenza è che ho due valvole che
io posso chiudere e quindi impedire all’acqua di uscire, quindi mi impediscono il drenaggio. Sto facendo la
prova quindi in condizione non drenanti. Il provino è cilindrico e viene inserito in una scatola, quella che si
chiama cella triassiale, e poi viene chiusa da una piastra metallica. Si crea una cavità tra provino e cilindro
che poi io riempio di acqua. E attraverso una connessione per l’alimentazione della pressione di cella,

connetto il passaggio al rubinetto. . Se metto in pressione il fluido, metto in


pressione tutto il circuito di acqua, quindi l’acqua viene messa in pressione e questa pressione viene
trasmessa anche al provino. Mi aumenta lo stato tensionale isotropo all’interno del provino. Io sono sicuro
che l’acqua trasmette solo tensioni normali e quindi vuol dire che all’inizio ciò che applico sono solo
tensioni normali. Quindi i piani verticali sono piani principali dove agiscono solo tensioni normali. Anche il
piano orizzontale è un piano principali. Quindi adesso conosco le tensioni principali. Sigma1 e sigma3 sono
note, una orizzontale e una verticale. Poi posso variare la sigma1 dalla sigma3, perché posso applicare
attraverso il pistone un carico N, questo è applicato solo alle facce orizzontali. Sigmaa quindi è di fatto una

sigma assiale. . Possiamo controllare le due sigma, 1 e 3, in modo


indipendente, quindi posso applicare uno stato tensionale qualunque e quindi definire circoli di Mohr.

Vediamo quali sono le modalità di prova. Abbiamo ancora una volta le stesse due fasi, una di
consolidazione e una di taglio, che però avvengono in modo diverso. Fase 1: si trasmette al provino una
compressione isotropa attraverso il fluido di cella. Quando applico la prima fase mi muovo praticamente
solo sull’asse delle sigma, applico praticamente un circolo che è un punto. Posso incrementare la pressione
del fluido, quindi posso aumentare lo stato tensionale. In questa fase se ho il rubinetto aperto l’acqua esce
quindi è drenato. Oppure posso tenerlo chiuso e le deltau rimangono dentro il terreno. Nel primo caso si
dice che la prova è consolidata, nel secondo si dice non consolidata. La differenza tra la prova del
calcestruzzo e questa è che io quando schiaccio il cubetto intorno ho aria, qui invece abbiamo una cella in
cui posso cambiare la pressione. . Man mano che schiaccio il provino, la sigma aumenta e
quindi ottengo dei circoli. Ad un certo punto il terreno si rompe. Quindi ottengo tre circoli a rottura, e sono
diversi perché sono partito da tre diversi stati tensionali.

Noi abbiamo visto che abbiamo due fasi, consolidazione e taglio. In entrambi le fasi posso controllare il
drenaggio. Posso fare quattro tipologie di prove, manca una nelle slide ossia la prova U D, questa non ha

senso perché non mi da quello che voglio ottenere; quindi, di fatto faccio tre prove triassiali.

. La prova di taglio diretto posso fare solo la prova C D; triassiale posso fare C U è U U.

29/11/2021

Continuiamo con gli aspetti delle prove di laboratorio per la verifica di resistenza a taglio. Vedremo nel
dettaglio ogni singola prova elencate la volta scorsa. Perché si fanno queste diverse prove? Cerchiamo di
mettere assieme le varie cose viste in questo corso. Come otteniamo i parametri di resistenza al taglio? La
conoscenza delle u nel terreno è molto importante anche perché ci consente di conoscere le tensioni
efficaci e quindi ci permette di applicare la prova di resistenza.

Nessuno mi viete ad utilizzare la formula di Coulomb, con le tensioni totali; dovrei utilizzare questo perché
se non conosco le tensioni efficaci devo utilizzare quelle totali. I parametri li chiameremo cu e phiu.

. la u vuol dire undraint. Partiamo descrivendo le prove triassiali.

CD: quella che noi abbiamo chiamato consolidata drenata, rubinetti sempre aperti sia nella prima che nella
seconda fase. Analizziamo la prima e la seconda fase. Vediamo le caratteristiche del provino in termini di
tensioni totali, sovrapposizioni neutre e tensioni efficaci. Le sovrappressioni neutre dipendono dalle
condizioni al contorno; le tensioni efficaci sono facili da calcolare perché in questo caso sono uguali a quelle
totali. Nella seconda fase inizio ad avere un provino non più isotropo, quindi i circoli di mohr iniziano ad
avere delle dimensioni. Il circolo rosso in alto a destra è il circolo a rottura. In una prova di taglio diretto
invece non posso tracciare il mio circolo di rottura. Tra le prove cambia il valore di cella e quindi ottengo tre
circoli diversi a parità di parametri perché il terreno è sempre lo stesso per i tre provini; cambia il livello
tensionale. Avendo i tre circoli posso tracciare la retta tangente ai circoli, può essere anche che non sia
tangente a tutti e tre.
CU: la prima fase è uguale a quella precedente, la seconda invece quando schiaccio il mio provino lo faccio
con i rubinetti chiusi, ossia in condizioni non drenate. Le delta u diverse da zero sono quelle che rimangono
intrappolate nel mio provino. In questa prova le tensioni efficaci le posso conoscere perché misuro le delta

u. , in particolare alle delta u devo aggiungere f


perché sono a rottura. In questo caso abbiamo tre coppie di cerchi, è un errore fare uno sviluppo ai cerchi
neri ossia quelli delle tensioni totali. Perché ho due prove? La prima ho sempre rubinetti aperti come il caso
delle sabbie. Nel caso delle argille si fa una prova CU perché è molto più veloce.

UU: la prima u significa non consolidata. Questa prova rappresenta quello che avviene nell’immediato, in
breve termine detto in geotecnica. La seconda fase di taglio, ormai ho i rubinetti chiusi. In questo caso la
retta è orizzontale, quindi privo di attrito. Allora è sufficiente chiudere i rubinetti? No ovviamente. La
risposta è che in questo piano abbiamo uno sviluppo con tensioni totali. Non ho aumentato la resistenza a
taglio, vale il criterio di tresca, la tau limite è costante. Penso di aver fatto tre però in realtà ne ho fatta una
sola. Se non conosco tensioni efficaci, in sito non posso misurarle; conoscere le delta u in condizioni
undraint è praticamente impossibile. Quindi questi parametri che ottengo sono fittizi, non sono parametri
del terreno. Phiu=0 vale per tutti i terreni, non è una caratteristica del terreno.

Adesso parliamo dei parametri dei terreni. Quando diciamo che il terreno arriva a rottura, non tutto il
terreno che si rompe contemporaneamente, ma le deformazioni si concentrano lungo le bande di taglio.
Quando vado a tagliare il provino, il volume complessivo si riduce. Nel caso b invece il volume aumenta.
Riduzione di epsilon v in geotecnica significa aumento di volume.

02/12/2021

Stiamo parliamo di resistenza a taglio, in particolare all’analisi in tensioni efficaci. Noi abbiamo introdotto lo
stato critico, dicendo che i terreni raggiungono una resistenza al taglio che ad un certo punto è costante,
così come un volume costante; in riferimento allo stato addensato più o meno pronunciato, quindi con
riferimento a grana grossa. Questi concetti di stato critico e comportamento incrudente, sono applicabili
anche alle terre a grana fine, rivestono una validità generale. Questo stato critico è una condizione
indipendente dalle condizioni iniziali, riferito ad un determinato momento tensionale di confinamento.
L’indice dei vuoti critico dipende dal livello tensionale, diminuisce all’aumentare del livello tensionale, è una
proprietà di stato. Abbiamo individuato sul piano e sigma’ lo stato critico rappresentato da una curva,
chiamata CSL, quindi, il valore dell’indice dei vuoti diminuisce all’aumentare del livello tensionale. Per cui
tutti i terreni soggetti a deformazione di taglio tendono a questo stato critico

. I punti che si trovano alla destra sono considerati terreni allo


stato sciolto, arrivano allo stato critico o con una riduzione del volume o riduzione di tensioni efficaci; a
sinistra sono terreni addensati, portati a rottura perché c’è un aumento dell’indice dei vuoti o aumento
delle tensioni efficaci. Questo stato critico rappresenta il comportamento del terreno indipendentemente
dalle sue condizioni iniziali. Il comportamento di un materiale che tende a dilatare, ossia un materiale
denso, manifesta una zona di resistenza di picco. Perché un terreno addensato fornisce una resistenza di
picco maggiore? Perché questo terreno per rompere deve manifestare deformazioni di tipo volumetrico
negative, quindi aumento di volume. Angolo di dilatanza è l’angolo che c’è in condizioni di def volumetriche
negative. Se l’aumento di volume non c’è, l’angolo di dilatanza è nullo e quindi phi’m coincide con phi’cs.
Questo angolo dipende dal livello delle deformazioni. Nel grafico che vediamo, abbiamo la resistenza a

taglio rispetto alle deformazioni . Il rapporto tau sigma’ è l’inclinazione della retta
limite. Per un terreno addensato sappiamo che parte dall’origine degli assi, abbiamo una crescita
monotona, si arriva ad un picco di resistenza, fino ad arrivare ad una costanza. Sotto riportiamo le
variazioni di volume; Parto da variazioni nulle, il terreno tende a contrarre, ad un certo punto si ha
un’inversione di tendenza, e alla fine di questa curva il terreno risulta aver manifestato un aumento di
volume quindi resistenza negativa. Dal punto di vista geometrico la dilatanza è rappresentata dalla
tangente alla curva nel grafico sottostante. Possiamo vedere che ci sono due punti in cui la tangente è
orizzontale, ossia la dilatanza è nulla, questi due punti sono il punto A e C; infatti siamo nello stato critico, C
sta per critico. Il punto A è solo un punto raggiunto a dilatanza nulla, e vediamo sopra che corrisponde al
punto c come resistenza al taglio. Nel grafico sovrastante il punto A è un punto di passaggio. psi è la
massima dilatanza e corrisponde alla resistenza massima raggiunta dal terreno. C’è una stretta correlazione
tra resistenza al taglio e variazioni volumetriche. La resistenza a taglio del terreno è fornita dall’attrito tra le
particelle, resistenza allo stato critico; ma un terreno può raggiungere una resistenza maggiore quando si
trova in uno stato di addensamento elevato, con il contributo di phi’. Possiamo rappresentare questo anche
sul piano di mohr. L’inviluppo di rottura passa per l’origine e vuol dire che l’attrito è nullo. Perché
l’inviluppo è curvilineo? Perché dentro phi’ c’è anche la dilatanza, ed essa è max quando ho bassi livelli
tensionali. Un terreno molto confinato fa fatica ad espandersi. Phi’ non è un valore costante.

Le terre a grana fine non sono diverse per i ragionamenti che abbiamo fatto adesso, quindi, i concetti di
dilatanza e stato critico valgono anche per queste terre, ma dobbiamo tenere presente che la permeabilità
è molto bassa. I parametri posso ricavarli o dalle prove CD o dalle prove CU. I risultati però non sono gli
stessi, perché nel primo caso ho una risposta drenata nella fase di taglio, nella prova CU è non drenata.
Vediamo i risultati delle prove triassiali CD: abbiamo un comportamento duplice in un piano tensioni
tangenziali deformazioni di taglio, come prima. L’argilla NC manifesta una curva che cresce fino ad un
valore asintotico quindi comportamento incrudente. L’argilla OC, molto consolidata, arriva ad un picco di
resistenza, poi ad un decadimento, fino a raggiungere un valore comune con l’argilla NC, e corrisponde allo
stato critico. Le due argille sono state sottoposte alla medesima tensione di cella, in termini di resistenza al
taglio la risposta è diversa ma tendono ad un valore comune. L’argilla NC tenderà a diminuire di volume, la
OC inizialmente comincia a contrarsi, inverte la propria tendenza e sviluppa una dilatanza, ossia variazioni

volumetriche negative. . Possiamo ripetere gli stessi ragionamenti fatti con terre a grana
grossa. L’effetto di OCR sulla deformazione volumetrica, al crescere del grado di sovra consolidazione
abbiamo un aumento della deltaV, al crescere di OCR il comportamento del terreno diventa sempre più
dilatante. se facciamo una prova CU, ossia che nella seconda fase è non drenata, mi aspetto che diminuisca
di volume. Però siccome la seconda fase è non drenata, impedisco al terreno di variare di volume; allora la
risposta del terreno è questa raffigurata, , dove ad una curva corrispondente cambia la deltau
ossia la pressione dell’acqua all’interno del terreno. Essa cresce al crescere delle tensioni, fino a portarsi ad
un valore asintotico in corrispondenza dello stato critico. Si sviluppano delle deltau positive, quindi c’è un
gradiente dall’interno verso l’esterno. Se facessi una prova CU su argille OC, il terreno vorrebbe dilatare ma
io ho chiuso i rubinetti; inizialmente deltau è positiva, poi inverte la pendenza, e passa a valore nullo e

diventano deltau negative, Quindi abbiamo capito che lo sviluppo delle deltau è l’altra
faccia della deformazione volumetrica. Nella prova DC drenata le deltau sono nulle però si hanno variazioni
di volume; nella prova CU le variazioni di volume sono nulle però si hanno delle deltau, e saranno negative
in un’argilla molto consolidata. Quindi abbiamo un’analogia tra variazioni di volume e deltau. Al crescere di
OCR ho un comportamento progressivamente dalle NC alle OC. Vediamo cosa succede sul piano di mohr.
Per le NC ci aspettiamo un inviluppo corrispondente a quello delle sabbie sciolte, e l’inviluppo ottenuto da
prove CD è uguale a quello ottenuto in prove CU. Il contributo della coesione è praticamente trascurabile.
per terreni con elevato valore di OCR abbiamo un inviluppo curvilineo sul piano tau sigma’; è lo stesso nel

caso delle sabbie dense , inviluppo in cui la coesione è diversa da 0, infatti l’inviluppo
intercetta l’asse delle tau ad un valore diverso da 0. Chiamiamo coesione vera perché la vogliamo
distinguere dalla coesione intercetta; quello che si fa è interpolare linearmente i risultati, ma l’inviluppo che
otteniamo non è quello vero. Si rischia di sovradimensionare l’opera, è molto importante scegliere i
parametri ottimali senza essere eccessivi, e considerando la vera risposta del materiale con cui abbiamo a
che fare.

Consideriamo la resistenza residua, tipica dei terreni argillosi, è una resistenza che si sviluppa sempre in
termini di tensioni efficaci, a grandi deformazioni, raggiunge una tensione inferiore al valore critico.

Non siamo in grado sempre di avere direttamente tensioni efficaci a causa dello sviluppo delle deltau e
quindi dobbiamo ricorrere ad un’analisi in termini di tensioni totali. Su o cu non è caratteristica del
materiale, quindi cambia perché cambia il livello tensionale nel terreno. nel piano di mohr cambiando

l’indice dei vuoti cambia anche la dimensione del circolo e quindi la su . Possiamo
ricavare i parametri con prove UU in cui la nostra intercetta è la su. Su cresce linearmente con il livello

tensionale, quindi il rapporto tra su e livello tensionale è una costante .


Questo vale solo per terreni NC. Quindi in questi casi si determina il valore della costante e sappiamo che al
crescere del livello tensionale cresce anche la resistenza al taglio non drenata del terreno.

Per i terreni OC si adotta questo criterio ed è un criterio molto approssimato

. Dobbiamo ricordarci che anche i terreni sabbiosi saturi in condizioni non


drenate, possono avere perdita di resistenza e si ha la rottura per liquefazione.

06/12/2021

INDAGINI GEOTECNICHE

Servono per indagare il terreno, conoscerlo, e assegnare i parametri corretti al materiale che non
consociamo. Possiamo o migliorare il materiale con metodi di consolidamento dei terreni, o si può
cambiare il progetto della nostra opera. Nella peggior delle ipotesi bisogna rinunciare all’opera oppure a
quella posizione prevista. La conoscenza del materiale terreno è il primo aspetto di un progetto. La scelta
della fondazione dipende anche dal tipo di terreno. monitoraggio della risposta della nostra opera, è un
insieme di sensori che forniscono la risposta dell’opera; questo monitoraggio lo posso mettere in atto
anche in corso d’opera. C’è questa necessità perché il volume di terreno interessato da un’opera è molto
più rispetto al campione che io vado ad analizzare. I parametri dobbiamo ricavarli interpretando le prove di
laboratorio e anche prove in sito. Partiamo quindi dalla progettazione geotecnica, parliamo di normativa,
NTC, norme tecniche per le costruzioni, il capitolo 6 parla di progettazione geotecnica. L’eurocodice della
progettazione geotecnica è EC 7. Sulle indagini facciamo il modello geotecnico, ossia gli schemi in cui
vengono rappresentati i materiali all’interno di quel terreno, ad esempio, quanta sabbia, quanta argilla ecc.
poi il progetto prevede la descrizione delle fasi, poi le verifiche della sicurezza e delle prestazioni ossia ULS
e SLS. Il modello geotecnico deve avere la stratigrafia di dettaglio, terreno A e B hanno parametri diversi.
Un altro aspetto importante è la condizione di falda, perché molto importante è l’acqua, e naturalmente
capire la storia tensionale e lo stato tensionale attuale, gamma e k0. Le caratteristiche di permeabilità, ossia
k, formula di Darcy. Anche il modello può cambiare a seconda delle finalità. AGI, associazione geotecnica
italiana. Si fanno delle prove in sito, con metodi molto più semplici rispetto a quelle di laboratorio, ha molti
vantaggi rispetto a quelle di laboratorio. Posso misurare la resistenza all’avanzamento di continuo. Nelle
prove in sito non riesco a conoscere lo stato tensionali. Prove in sito e di laboratorio vanno viste come
complementari. In questo corso vedremo soprattutto le prove penetrometriche. Ad esempio, non
potremmo fare delle prove emungimento nelle argille. È importante scegliere il metodo di perforazione
giusto. Nelle cassette catalogatrici si mette il materiale estratto dal sondaggio, in questo caso posso fare
un’analisi granulometrica, ma non posso fare prove meccaniche. Q1 è la qualità più bassa, Q5 più alta. Una
prova triassiale posso farla solo su campione indisturbato Q5. Per vedere il contenuto d’acqua naturale ho
bisogno di un campione Q3. Nelle sabbie riesco ad avere massimo un campione Q3, la capillarità mi
permette questo, infatti, sottofalda riesco ad avere un campione massimo Q2. Vediamo due prove
penetrometriche, una dinamica e una statica.

Dinamica: dall’alto si fanno delle battiture per spingere il campionatore nel terreno, maggiore è il numero
di colpi maggiore è la resistenza offerta dal terreno. c’è una profondità prefissata, 45 cm, quello che cambia
è il numero di colpi. Questi 45 cm li divido in tre, misuro il numero di colpi per i primi 15, secondi 15 e per i
terzi 15. La risposta alla penetrazione in realtà è l’infissione a 30 cm. Qui faccio la prova, e quando tiro su il
campionatore esso tira su anche il terreno. per ricavare la resistenza si usano abachi empirici, queste prove
si possono fare in realtà solo su sabbie, e si ottiene la densità. Sappiamo che phi dipende dalla densità,
quindi attraverso la densità e questo grafico possiamo ricavare phi, ovviamente approssimato,

. Non sostituisce ovviamente una prova triassiale.

Statiche: sono tra le prove maggiormente utilizzate, ho un maggior controllo. L’avanzamento non è per
battitura. È autoperforante, infissione a pressione nel terreno. è un camion zavorrato, 20 T, si impone una
velocità.

Il manicotto di frizione misura l’attrito laterale lungo le pareti. Si misura la resistenza alla punta e la
resistenza di attrito laterale, due cose indipendenti grazie alla punta di Begemann, metodo a “lombrico”.
Quella più utilizzata è quella elettrica, formato da una cella che misura la resistenza di punta e una la
resistenza di attrito laterale. Un altro molto utilizzato è il piezocono, misura qc, fs e u.

CPT 22: convegno internazionale a bologna per le prove penetrometriche. Giugno 2022.

09/12/2021

In realtà la prova è pseudostatica, non proprio statica. La punta contiene al suo interno delle celle di carico
per la resistenza di punta e resistenza di attrito laterale; ci sono vari possibili grafici, ad esempio nel grafico
b la qc è più alta rispetto agli altri grafici, questo viene attribuito alla sabbia. La sabbia è più resistente
dell’argilla in situazioni drenate. L’argilla nel breve termine in condizioni non drenate manifesta una
resistenza a taglio non drenata, su. 2 cm al secondo, è una velocità elevata, in 50 s fa 1 m, in questi 50 s la
prova è non drenata. In realtà nella sabbia quelle u si dissipano. Nelle sabbie reagisce un phi’ in condizioni
drenate, nelle argille si mobilita una resistenza al taglio, su, non drenata. La sabbia mi darà una resistenza
all’avanzamento maggiore rispetto a quella dell’argilla. Guardando il grafico d, una resistenza media
potrebbe essere una sabbia mediamente densa o sciolta sovraconsolidata; in generale possiamo dire che la
sabbia ha una resistenza maggiore della sabbia, ma ci sono anche delle argille molto consolidate che mi
danno una qc alta. La sola qc ci da un’idea della resistenza del materiale ma non ci dice qual è il materiale.
In questa prova misuro anche l’attrito laterale, e nel piezocono ho un filtro e ho una misura della u, ossia la
pressione dell’acqua man mano che avanza. Mettendo insieme queste informazioni possiamo misurare ad
esempio le u sviluppate in una argilla. In qualche modo queste grandezze che misuro sono legate ai
parametri del terreno, che mi servono per il mio modello geotecnico. Questa è l’interpretazione di una
prova. (slide 10) Risultati di una prova con piezocono, mi da, in funzione della profondità, u, fs e qc. La linea
tratteggiata è l’andamento delle pressioni idrostatiche, ossia quelle che ci sono nel terreno a causa della
presenza di una falda. La prima parte del grafico è un terreno drenante, una sabbia. La colonna stratigrafica
a lato nasce dall’interpretazione della prova penetrometrica. Verso i 12 m di profondità la u cresce, vuol
dire che sono in un materiale che sviluppa delle u e quindi non drenante, tipicamente quindi argilla. Il
grafico della u quidni è un eccellente indicatore della granulometria, della permeabilità del nostro terreno.
naturalmente ci sono terreni intermedi, terreni argillosi che sviluppano delau negative.per le prove CPTM
non misuro la u, ma in maniera empirica con degli abachi calcolando Rf, ossia il rapporto di frizione, ossia
l’attrito laterale diviso la qc (slide 11). Ad una certa profondità misuriamo un valore di Rf e diciamo che sia
4, abbiamo misurato una qc di 2, quindi abbiamo un punto nell’abaco, il punto mi cade nella zona in cui ci
sono le argille sabbiose e limose. Ogni misura mi da un punto. Questo è chiaramente un abaco empirico. È
stato introdotto nel 1978 da Schmertmann. Si è visto che questi dati, qc e Rf, sono quelli che ci consentono
di individuare la stratigrafia del terreno, e sono affidabili. Questo è stato introdotto per le prove
meccaniche, ma noi utilizziamo il piezocono; quindi in base a questo sono stati introdotti altri abachi, molto
utilizzata è la carta di Robertson, solo per prove con punta elettrica. In ordinata c’è ancora una resistenza di
punta ma normalizzata, Q. sigmav0 e sigma’vo, rispettivamente tensione litostatica totale, tensione
efficace. In ascissa ho il rapporto di frizione normalizzato. Sostanzialmente non è diverso concettualmente
dal grafico precedente. Ci ritroviamo un abaco in cui il tipo di materiale è stato scritto nella legenda. Questo
grafico è logaritmico. Quando vado a 1000 è diverso da 10. Tra 7 e 2 trovo tutti gli altri numeri. Non ci dice
solo la stratigrafia ma mi da qualche informazione su quello che è il comportamento del nostro terreno; si
chiamano anche SBT. In questo grafico noi non usiamo la u, allora Robertson ha messo un altro abaco,
(slide 12), in ascissa ho il rapporto della pressione neutra, deltau= u-u0, delta u che si sviluppa perché il
materiale non drena. I terreni più permeabili si allineano a Bq=0. Ho la possibilità di avere dei Bq negativi,
ossia deltau<0, quindi u<u0, sviluppo delta u negative. sappiamo che i materiali che sviluppano deltau
negative sono le argille sovraconsolidate. Infatti, vediamo che più grande è OCR più vado a valori negativi.
La conclusione è che queste prove sono veloci, utili, ma sono tutte correlazioni, il terreno non lo vedo in
faccia; torniamo al fatto che le prove di laboratorio sono prove complementari alle indagini geotecniche. Da
queste prove possiamo ricavare delle informazioni in più. Angolo resistenza al taglio, phi’. Questi grafici
(slide 12’’), mi permettono di ottenere anche phi’ e la resistenza del materiale. Questo vale per terreni a
grana grossa.

Mettiamo insieme una compressibilità con una resistenza; sfrutto il fatto che un terreno resistente è anche
più rigido. Questa relazione è molto approssimata perché come sappiamo non possiamo mettere
compressibilità con resistenza. Ci accorgiamo che è approssimata perché nella formula c’è 2-4. Piuttosto
che niente è giusto, ma non bisogna far affidamento. Quando ho bisogno di conoscere la compressibilità
precisa non posso affidarmi a questa relazione.

I terreni a grana fine: qui non ho phi’, ma ottenga la resistenza al taglio “su”, ossia quella non drenata. Kt
dipende dal terreno. abbiamo un coefficiente maggiore di correlazione, 8,25 ovviamente anche questo è
approssimato anche se illusorio. Quindi non c’è una formula più giusta di un’altra.

Bisogna aiutarsi con l’esperienza.

Il monitoraggio serve per verificare le ipotesi di progetto, ed eventualmente modificarle in corso d’opera.

Monitoraggio: con i piezometri. Quelli più semplici sono a tubo aperto; c’è la realizzazione di un tampone
permeabile, per interrompere la comunicazione tra un livello e l’altro, tra A e B ad esempio (slide 14’’).

Se facciamo un buco nell’argilla, per riempire il piezometro ci vorrebbe un tempo di risposta maggiore,
quindi non posso utilizzare un piezometro a tubo aperto, ma viene utilizzata una cella piezometrica.

Una misura sbagliata è peggio di una non misura.

Inclinometri: si usano nella misura della stabilità dei pendii ad esempio; misura gli spostamenti orizzontali
nel terreno. ogni curva rappresenta la deformata del terreno con la profondità.

SPINTE DELLE TERRE

Dobbiamo tenere presente quello che è lo schema perfettamente elastico o plastico. Le prime due figure
fanno riferimento al comportamento meccanico di un terreno; gli altri sono esempi al contorno. Anche la
fondazione avrà una risposta, come il terreno. schematizziamo il terreno in maniera diversa, guardando la
resistenza o la rigidezza a seconda del problema che vogliamo risolvere.

Ragioniamo sul limite di rottura quando parliamo di stato di equilibrio limite plastico.

Tutti i cerchi sono possibili? No. C’è un solo circolo tangente alla retta, fissato sigma’v0 e limite di rottura.
L’equilibrio quindi è staticamente determinato. In realtà ci sono due circoli che rappresentano l’equilibrio
limite.
13/12/2021

Cerchiamo di determinare i valori delle tensioni attive e passive. Partiamo dall’equilibrio limite inferiore.

. . L’ultima relazione vale per tutti i circoli di Mhor

tangenti all’inviluppo. Si può esprimere anche nella funzione variabile phi’/2 . Nel caso
dell’equilibrio limite inferiore, la sigma’3 è la nostra sigma’ha; la sigma’1 è la nostra sigma’0. Nel caso
dell’equilibrio limite superiore, la sigma’3 è la nostra sigma’v0; e la sigma’1 è la nostra sigma’hp.

. . Andamento della tensione attiva con la profondità

. Ka è minore di 1. .
L’andamento delle tensioni orizzontali è importante perché tenderanno a generare una spinta, e se
avessimo un muro di sostegno bisogna considerare la spinta delle tensioni orizzontali.

Il ragionamento per l’equilibrio limite superiore è analogo. .


. Finire la lezione.

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