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CAPITOLO 1
ORIGINE E STRUTTURA DEI TERRENI
1.1 Origine dei terreni
I terreni derivano dai processi di alterazione fisica e chimica delle rocce. I processi di alterazione di natura fisica o meccanica producono una disgregazione delle rocce in frammenti di dimensioni ridotte. Questi processi sono legati a fenomeni di erosione delle acque, allazione di agenti atmosferici (gelo, variazioni termiche), allazione delle piante,
degli animali, delluomo. I processi di alterazione di natura chimica o organica decompongono invece i minerali che costituiscono le rocce in particelle di natura colloidale, che
costituiscono poi la frazione prevalente dei materiali fini. Questi processi sono legati a fenomeni di ossidazione, riduzione ed altre reazioni chimiche generate dagli acidi presenti
nellacqua o prodotti dai batteri.
I frammenti di roccia (cio le particelle, i granuli) derivanti da questi processi di alterazione vengono poi trasportati (pi o meno lontano) e successivamente depositati dal vento, dallacqua e dai ghiacciai; durante la fase di trasporto possono subire ulteriori processi
di disgregazione meccanica o di alterazione chimica.
Nella Figura 1.1 riportata una rappresentazione semplificata del ciclo di formazione delle rocce e dei terreni.
Se durante le fasi di formazione, trasporto e deposizione intervengono solo processi fisici,
le particelle di terreno avranno la stessa composizione delle rocce di origine; se si hanno
anche trasformazioni chimiche si formano altri materiali. Lesempio pi importante in
ambito geotecnico sono i minerali argillosi, tra i quali i pi noti sono caolinite, illite e
montmorillonite.
Le dimensioni delle particelle, che costituiscono il risultato finale di tutti questi fenomeni,
sono molto varie, comprendendo frammenti di roccia, minerali e frammenti di minerali.
Figura 1.1 - Rappresentazione semplificata del ciclo di formazione delle rocce e dei terreni
1-1
Capitolo 1
microstruttura
macrostruttura
megastruttura
Quando si parla di caratteri microstrutturali ci si riferisce alla forma e alle dimensioni dei
grani e ai legami esistenti tra le particelle; i caratteri macrostrutturali sono invece quelli
osservabili su una porzione di terreno di dimensioni limitate (ad esempio un campione di
laboratorio) e sono costituiti da fessure, intercalazioni, inclusioni di materiale organico,
ecc..; i caratteri megastrutturali sono infine quelli evidenziabili a grande scala, come ad
esempio giunti, discontinuit, faglie.
Per ora ci limiteremo ad analizzare linfluenza dei caratteri microstrutturali sul comportamento dei terreni. In particolare, se pensiamo al terreno come ad un aggregato di particelle solide e acqua interstiziale, possiamo facilmente immaginare che in questa miscela
esistano due tipi di interazione:
Sulla superficie esterna di ogni granulo esistono infatti delle cariche elettriche che lo portano ad interagire con gli altri granuli e con lacqua interstiziale. Quindi, se la superficie
esterna piccola in relazione alla massa, anche le azioni superficiali sono modeste e
quindi prevalgono le interazioni di tipo meccanico (in tal caso si parla di granuli inerti),
se la superficie grande anche le azioni superficiali, e quindi le interazioni di tipo chimico, possono diventare importanti, addirittura pi importanti di quelle di volume (in questo
caso si parla di granuli attivi).
Di conseguenza, lelemento distintivo tra la prevalenza delle forze di volume o delle forze
di superficie legato essenzialmente alla geometria dei granuli, ovvero alla superficie riferita allunit di massa, che si definisce superficie specifica:
Ssp =
S
S
=
M V
(Eq. 1.1)
1-2
Capitolo 1
dalla forma e dalle dimensioni delle particelle, come possibile dedurre dalla definizione
(Eq. 1.1) 1.
Valori tipici della dimensione media e della superficie specifica di sabbie e argille sono
riportati in Tabella 1.
La conseguenza di quanto detto sopra che nei materiali come le sabbie linterazione tra i
granuli esclusivamente di tipo meccanico, mentre nelle argille le azioni sono quasi
esclusivamente di tipo chimico-fisico.
Tabella 1. Dimensione media e superficie specifica di sabbie e argille
Dimensione media
Superficie specifica
[mm]
[m /g]
2 mm
210
10-6
fino a 840
65 200
(0.1 4) x 10-3
10 20
-4
Dunque, una prima distinzione tra i vari tipi di terreno pu essere fatta in base alle dimensioni e alla forma delle particelle che li costituiscono, perch questo un elemento che ne
differenzia notevolmente il comportamento. Dimensioni e forma delle particelle dipendono dai minerali costituenti.
Si distinguono cos, in primo luogo, i terreni a grana grossa (ghiaie e sabbie) e forma
sub-sferica, o comunque compatta, dai terreni a grana fine (limi e argille) e forma appiattita o lamellare, nei quali i singoli grani non sono visibili a occhio nudo.
I terreni naturali consistono generalmente in una miscela di pi tipi di terreno appartenenti
alle due categorie suddette, a cui pu aggiungersi talvolta del materiale organico.
Analizzando un poco pi in dettaglio le caratteristiche delle due grandi categorie di terreni
che abbiamo appena definito, si pu affermare che i terreni a grana grossa sono generalmente costituiti da frammenti di roccia o, nel caso delle particelle pi piccole, da singoli
minerali o da frammenti di minerali (ovviamente minerali sufficientemente resistenti e
stabili dal punto di vista chimico, come ad esempio quarzo, feldspati, mica, ecc..).
I materiali meno resistenti danno origine a terreni con grani pi arrotondati, quelli pi resistenti a granuli pi irregolari.
Il comportamento dei terreni a grana grossa dipende soprattutto:
dalle dimensioni
In particolare, nellipotesi di forma sferica, alla quale si avvicinano ad esempio i grani di una sabbia:
S=D2, V=D3/6, quindi Ssp=6/D. Nellipotesi di parallelepipedo appiattito, forma simile a quella del12 2 2
le particelle di argilla, di dimensioni BxLxh: S=2LB + 2Bh + 2Lh, V=BLh; quindi Ssp = + + e
h B L
se laltezza h molto minore delle altre due dimensioni, S 2 . In conclusione, la Ssp aumenta al dimisp
h
nuire delle dimensioni e con lappiattimento delle particelle
1-3
Capitolo 1
ANGOLARE
ARROTONDATA
Nel caso dei terreni a grana fine, le informazioni relative alla distribuzione e
alle caratteristiche granulometriche sono meno significative. I terreni a grana
fine sono aggregati di particelle colloidali di forma lamella-re, che risultano
dalla combinazione di molecole (o unit elementari). Le unit elementari sono rappresentate da tetraedri (con atomo di silicio al centro e ossigeno ai
vertici) o ottaedri (con atomi di alluminio o magnesio al centro e ossidrili
ai vertici) (Figura 1.5) che si combinano tra loro per formare reticoli piani
(pacchetti elementari). Successive
combinazioni diverse di pacchetti elementari danno origine alle particelle di
argilla.
SUBANGOLARE
SUBARROTONDATA
1-4
Capitolo 1
b)
a)
= sil icio
b)
a)
= ossigeno
= ossidrili
= alluminio, magnesio
Figura 1.5 Struttura delle particelle colloidali: unit elementari tetraedriche e ottaedriche (a) e
loro combinazione in pacchetti elementari (b).
Questa caratteristica le porta a stabilire legami molto forti con le molecole dacqua che,
essendo dipolari (poich, com noto, i due atomi di idrogeno, che hanno carica positiva,
non sono disposti simmetricamente rispetto allatomo di ossigeno, carico negativamente),
sono attratte elettricamente verso la superficie delle particelle di argilla.
Lacqua che si trova immediatamente a contatto con le particelle diventa perci parte integrante della loro struttura ed definita acqua adsorbita (Figura 1.6). Allontanandosi
dalla superficie delle particelle i legami diventano via via pi deboli, finch lacqua asAc qua a dsorb ita
sume le caratteristiche di acH H
O
qua libera o acqua interstiziale (Figura 1.7). da notare
che lo spessore di acqua adsorbita approssimativamente lo stesso per tutti i minerali
Cristallo di m ontmorillonite (100x1 nm)
argillosi, ma a causa delle difC ristallo di caolinite (1000x100nm)
ferenti dimensioni delle particelle, il comportamento meccanico dellinsieme risulta
Figura 1.6 Spessore dellacqua adsorbita per differenti mimolto diverso.
+
nerali argillosi
Capitolo 1
no ad aggregarsi in strutture pi chiuse; al contrario, in un ambiente povero di ioni positivi (p. es. in acqua dolce) tenderanno a prevalere le forze di repulsione e si avranno strutture pi aperte (o disperse).
A conclusione di quanto sopra detto, va anche evidenziato che, mentre nei terreni a grana
grossa i grani sono necessariamente a contatto tra loro e formano un vero e proprio scheletro solido, nei terreni a grana fine le particelle possono anche essere non in diretto contatto tra loro, pur conservando il materiale caratteristiche di continuit.
PARTICELLA
molecole dacqua
ANDAMENTO DELLA FORZA DI ATTRAZIONE
TRA PARTICELLA
PARTICELLAEEMOLECOLE
MOLECOLE
TRA
DDACQUA
ACQUA
10
15
20
25
30
35
acqua
acqua
pellicolare
adsorbita
acqua di ritenzione
acqua
gravifica
Capitolo 1
b)
Gas
VG V
V
PW
Acqua
VW
PS
Particelle
solide
VS
Figura 1.8 Rappresentazione del terreno come materiale multifase (a) e relazione tra le fasi (b)
In particolare si definiscono:
n (%) =
1. porosit:
V
v 100
V
(Eq. 1.2)
e=
Vv
Vs
(Eq. 1.3)
3. volume specifico:
v=
V
Vs
(Eq. 1.4)
Tra le tre grandezze sopra definite, pi comodo utilizzare v ed e rispetto ad n perch, per
i primi due, al variare del volume dei vuoti, varia solo il numeratore del rapporto. Comunque n, e e v esprimono lo stesso concetto e sono biunivocamente legate tra loro:
e=
v = 1+ e;
4. grado di saturazione:
S r (%) =
(n / 100)
1 (n / 100)
Vw
100
Vv
(Eq. 1.5)
w (%) =
5. contenuto dacqua:
1-7
Pw
100
Ps
(Eq. 1.6)
Capitolo 1
s =
Ps
Vs
(Eq. 1.7)
P
V
(Eq. 1.8)
d =
Ps
V
(Eq. 1.9)
P
(ovvero
per S r = 0)
V
sat =
9. peso di volume saturo:
P
V
(Eq. 1.10)
(per Sr = 100 %)
' = sat w
(Eq. 1.11)
dove w il peso specifico dellacqua (9.81 kN/m3). Il peso di volume pu assumere valori compresi tra d, peso di volume secco (per Sr = 0%) e sat, peso di volume saturo (per
Sr =100%).
Spesso si utilizza la grandezza adimensionale Gs = s/w (gravit specifica), che rappresenta il peso specifico dei costituenti solidi normalizzato rispetto al peso specifico
dellacqua.
Si osservi che mentre le grandezze n (porosit) ed Sr (grado di saturazione) hanno, espresse in %, un campo di esistenza compreso tra 0 e 100, il contenuto dacqua, w, pu assumere valori anche superiori a 100%.
D r (%) =
e max e
100
e max e min
(Eq. 1.12)
dove e lindice dei vuoti allo stato naturale, emax ed emin sono rispettivamente gli indici
dei vuoti corrispondenti al minimo e al massimo stato di addensamento convenzionali, determinati sperimentalmente mediante una procedura standard.
La densit relativa rappresenta un parametro importante per i terreni a grana grossa in
quanto permette di definirne lo stato di addensamento; pu variare tra 0 e 100%, e la differenza che compare al denominatore una caratteristica del terreno, mentre il numeratore dipende dallo stato in cui il terreno si trova. Con un mezzo ideale costituito da particelle sferiche di ugual diametro si ha un assetto che corrisponde al massimo indice dei vuoti
(reticolo cubico, Figura 1.9a) e un assetto che corrisponde al minimo (reticolo tetraedrico,
Figura 1.9b).
1-8
Capitolo 1
b)
d(kN/m3)
(kN/m3)
GHIAIA
25-40
0.3-0.7
14-21
18-23
SABBIA
25-50
0.3-1.0
13-18
16-21
LIMO
35-50
0.5-1.0
13-19
16-21
ARGILLA
30-70
0.4-2.3
7-18
14-21
TORBA
75-95
3.0-19.0
1-5
10-13
Tabella 1.3. Valori tipici del peso specifico dei costituenti solidi di alcuni materiali
s(kN/m3)
SABBIA QUARZOSA
26
LIMI
26.3-26.7
ARGILLE
23.9-28.6
23
BENTONITE
w=
Pw
P P2
100 = 1
100
Ps
P2 T
1-9
Capitolo 1
Valori tipici di w variano tra il 20% al 30% (massimo) per un terreno sabbioso, tra il 10%
e il 15% per argille molto dure, tra il 70% e l80% per argille molli, anche se, teoricamente, come gi osservato, pu assumere valori superiori al 100%.
Tra le propriet sopra definite, quelle che risultano indipendenti dalla storia tensionale e
dalle condizioni ambientali che caratterizzano il terreno allo stato naturale, vengono dette
propriet indici.
Tra le propriet indici possono essere annoverate anche la granulometria e i limiti di Atterberg, che verranno definite nei paragrafi seguenti.
1-10
Capitolo 1
4.76
3.36
2.38
10
2.00
12
1.68
16
1.19
20
0.840
30
0.590
40
0.420
k =1
PT
100
[mm]
Pdi =
PT Pk
1-11
Capitolo 1
lente inferiore a quelle sedimentate. Utilizzando questi dati cos possibile completare la
curva granulometrica.
In pratica quella che si ottiene una curva cumulativa.
La forma della curva indicativa della distribuzione granulometrica: pi la curva distesa, pi la granulometria assortita. Landamento della curva viene descritto sinteticamente mediante due parametri (che, come vedremo pi avanti, vengono impiegati per classificare i terreni). Indicando con Dx il diametro corrispondente allx % di materiale passante
(Figura 1.10), si definiscono:
U=
coefficiente di uniformit:
D 60
D10
(Eq. 1.13)
C=
coefficiente di curvatura:
2
D 30
D 60 D10
(Eq. 1.14)
CONTENUTO DACQUA
DIMINUZIONE DEL
Nei terreni argillosi si osserva infatti una variazione dello stato fisico, al variare del contenuto dacqua. In particolare, se il contenuto dacqua di una sospensione argillosa densa
ridotto gradualmente, la miscela acqua-argilla passa dallo stato liquido, ad uno stato
plastico (dove il materiale acquisisce sufficiente rigidezza
miscela fluida
w
da deformarsi in maniera conterra-acqua
LIQUIDO
tinua), ad uno stato semisolido
LIMITE LIQUIDO, wL
PLASTICO
(in cui il materiale comincia a
LIMITE PLASTICO, wP
presentare fessurazioni) e infiSEMISOLIDO
ne ad uno stato solido (in cui il
LIMITE DI RITIRO, wS
terreno non subisce ulteriori
SOLIDO
terreno secco
diminuzioni di volume al diminuire
del
contenuto
dacqua). Poich il contenuto
dacqua corrispondente al passaggio da uno stato allaltro
Figura 1.11 Stati fisici del terreno e limiti di Atterberg
varia da un tipo di argilla da un
1-12
Capitolo 1
altro, la conoscenza di questi valori pu essere utile nella classificazione ed identificazione dei terreni a grana fine. Tuttavia il passaggio da uno stato allaltro non istantaneo, ma
avviene gradualmente allinter-no di un range di valori del contenuto dacqua. Sono stati
perci stabiliti dei criteri convenzionali (Atterberg, 1911) per individuare le condizioni di
passaggio tra i vari stati di consistenza. I contenuti dac-qua corrispondenti alle condizioni
di passaggio, convenzionali, tra i vari stati, sono definiti limiti di Atterberg e variano, in
generale, da un tipo di argilla ad un altro.
Lo schema relativo ai 4 possibili stati fisici e i corrispondenti limiti di Atterberg sono riportati in Figura 1.11 Si individuano, in particolare, il limite liquido (o di liquidit), wL,
nel passaggio tra lo stato liquido e lo stato plastico, il limite plastico (o di plasticit), wp,
tra lo stato plastico e lo stato semisolido (o solido con ritiro), il limite di ritiro, tra lo stato
semisolido e lo stato solido (o solido senza ritiro), ws.
Ciascuno dei 3 limiti pu essere determinato in laboratorio mediante unopportuna procedura standardizzata.
1.5.1 Determinazione del limite liquido
Il limite liquido, wL, si determina in laboratorio con il cucchiaio di Casagrande (Figura
1.12a). Un prefissato volume di terreno, prelevato dal passante al setaccio n. 40
(0.42mm), viene mescolato con acqua distillata fino ad ottenere una pastella omogenea.
a)
Utensile
Allinizio
Cucchiaio
Al termine
10 mm
Base
8 mm
2 mm
b)
49
48 w
L
47
46
25
10
20 30 4050
Numero di colpi
I valori del contenuto d'acqua in funzione del numero di colpi vengono poi riportati in un diagramma semilogaritmico, Figura
1.12b, e interpolati linearmente: il contenuto dacqua corrispondente a 25 colpi rappresenta convenzionalmente il limite liquido, wL.
1-13
Capitolo 1
volume
Il limite di ritiro, wS, che ha un interesse molto limitato per le applicazioni in ingegneria
civile e non viene di norma determinato, il contenuto dacqua al di sotto del quale una
ulteriore perdita di acqua da parte del terreno non comporta nessuna variazione di volume. Pertanto, a differenza degli altri due limiti,
non un valore convenzionale, legato alla
procedura di determinazione, ma ha un preciso
significato fisico. Si determina in laboratorio
su un provino indisturbato che viene essiccato
per passi successivi, misurando ad ogni passaggio il volume e il contenuto dacqua. I vawS
lori del volume vengono riportati in un grafico
contenuto dacqua
in funzione del contenuto dacqua (Figura
1.14) e wS definito come il contenuto
dacqua corrispondente al punto di intersezio- Figura 1.14 Determinazione sperimentale
ne tra le tangenti alla parte iniziale e finale del- del limite di ritiro
la curva ottenuta interpolando i punti sperimentali.
(Eq. 1.15)
Tale indice dipende dalla percentuale e dal tipo di argilla e dalla natura dei cationi adsorbiti. Per ogni materiale, lindice di plasticit cresce linearmente in funzione della percentuale di argilla presente, con pendenza diversa in relazione al tipo di minerali argillosi
presenti (Figura 1.15). La pendenza di questa retta definita indice di attivit:
1-14
Capitolo 1
Ia =
IP
CF
(Eq. 1.16)
IP
Attivi
IL =
Ia= 1.25
Normalmente Ia= 0.75
attivi
Inattivi
CF
w wP
IP
(Eq. 1.17)
e lindice di consistenza
IC =
wL w
IP
= 1 IL
(Eq. 1.18)
Lindice di consistenza, oltre ad indicare lo stato fisico in cui si trova il terreno, fornisce
informazioni qualitative sulle sue caratteristiche meccaniche: allaumentare di IC aumenta
la resistenza al taglio del terreno e si riduce la sua compressibilit (da notare anche
lanalogia tra IC per terreni a grana fine e Dr per i terreni a grana grossa).
Una suddivisione dei terreni basata sui valori dellindice di plasticit e dellindice di consistenza riportata nelle Tabelle 1.5 e 1.6 rispettivamente, mentre nella Tabella 1.7 sono
riportati i valori tipici di wL, wP e IP dei principali minerali argillosi.
Tabella 1.5 - Suddivisione dei terreni basata sui valori dellindice di plasticit
TERRENO
IP
NON PLASTICO
0-5
POCO PLASTICO
5 - 15
PLASTICO
15 - 40
MOLTO PLASTICO
> 40
1-15
Capitolo 1
Tabella 1.6 - Suddivisione dei terreni basata sui valori dellindice di consistenza
CONSISTENZA
IC
FLUIDA
<0
FLUIDO-PLASTICA
0 0.25
MOLLE-PLASTICA
0.25 0.50
PLASTICA
0.50 0.75
SOLIDO-PLASTICA
0.75 - 1
>1
wL (%)
wP (%)
IP (%)
MONTMORILLONITE
300-700
55-100
200-650
ILLITE
95-120
45-60
50-65
CAOLINITE
40-60
30-40
10-25
Capitolo 1
Ghiaia
Sabbia
Limo
Argilla
MIT
0.06
0.002
AASHO
0.075
0.002
AGI
0.02
0.002
mm
mm
mm
Essendo i terreni una miscela di grani di diverse dimensioni, una volta determinate le frazioni in peso relative a ciascuna classe, il materiale pu essere identificato utilizzando i
termini delle varie classi come sostantivi o aggettivi, nel modo seguente:
I termine: nome della frazione granulometrica prevalente,
II termine: nomi delle eventuali frazioni maggiori del 25%, precedute dal prefisso con,
III termine: nomi delle eventuali frazioni comprese tra il 15% e il 25%, con il suffisso
oso,
IV termine: nomi delle eventuali frazioni minori del 15%, con il suffisso oso, precedute
dal prefisso debolmente.
Se ad esempio da unanalisi granulometrica risulta che un terreno costituito dal 60% di
limo, dal 30% di sabbia e dal 10% di argilla, esso verr denominato limo con sabbia debolmente argilloso.
Una classificazione che tiene conto solo della granulometria non tuttavia sufficiente nel
caso di limi e argille, il cui comportamento legato soprattutto alla composizione mineralogica.
Per questo tipo di terreni si pu ricorrere ad esempio al sistema di classificazione proposto da Casagrande (1948). Tale sistema basato sui limiti di Atterberg ed riassunto in
un diagramma (noto come Carta di plasticit di Casagrande) (Figura 1.16) nel quale si
individuano sei zone, e quindi sei classi di terreno, in funzione del limite liquido (riportato in ascissa) e dellindice di plasticit (riportato in ordinata). La suddivisione rappresentata dalla retta A di equazione:
IP = 0.73 (wL-20)
(Eq. 1.19)
Capitolo 1
wL = 50 %
60
40
4
20
wL = 30 %
In particolare, i due sistemi pi comunemente utilizzati e che verranno brevemente descritti nel seguito sono il sistema USCS e il sistema HRB (AASHTO, CNR_UNI 10006).
w
3(
0 .7 A
=
P I N EA
LI
3
2
1
60
80
20
40
Limite di liquidit, w L (%)
grande
1-18
Capitolo 1
1) se essa risulta minore del 5% allora si considera solo lassorti-mento del materiale sulla base dei valori del coefficiente di uniformit, U, e di curvatura, C (se U>4 e
1<C<3, per le ghiaie o U>6 e 1<C<3, per le sabbie, allora il materiale si considera
ben gradato e come secondo simbolo si adotta W, altrimenti si considera poco gradato
e si adotta il simbolo P);
2) se essa risulta maggiore del 12% allora viene classificata, dopo averne misurato i limiti di Atterberg (sul passante al setaccio N. 40), con riferimento ad una carta di plasticit derivata da quella di Casagrande con alcune modifiche (Figura 1.18), come limo
(M) o argilla (C), che verr utilizzato come secondo simbolo;
3) se essa compresa tra il 5 e il 12% allora verr classificata sia la granulometria della
frazione grossolana (ben assortita, W, o poco assortita, P) secondo il criterio mostrato
al punto 1) sia la componente fine (M o C) secondo il criterio indicato al punto 2), ottenendo cos un doppio simbolo (ad es. SW-SM).
I terreni a grana fine vengono classificati
per mezzo della Carta di plasticit di Casagrande modificata di Figura 1.18.
1.7.2 Sistema HRB
Proposto dalla Highway Research Board
(1942) e successivamente revisionato dalla
American Association of State Highway and
Trasportation Office (e riportato con qualche modifica anche nelle norme CNR-UNI)
un sistema di classificazione che viene utilizzato principalmente nel campo delle costruzioni stradali, o comunque per terreni
utilizzati come materiali da costruzione.
e quando disponibili si considerano anche i valori del limite liquido e dellindice di plasticit determinati sul passante al setaccio N. 40.
Per i limi e le argille la classificazione viene fatta solo sulla base dei valori misurati del
limite liquido e dellindice di plasticit.
1-19
Capitolo 1
Il sistema prevede che, per i terreni che contengono unalta percentuale di materiale fine,
venga anche valutato un indice sintetico, detto indice di gruppo, definito come:
I = 0.2 a + 0.005 ac + 0.01 bd,
dove:
a = percentuale passante al setaccio 200 maggiore del 35% e minore del 75%, espressa
come numero intero compreso tra 0 e 40,
b = percentuale passante al setaccio 200 maggiore del 15% e minore del 55%, espressa
come numero intero compreso tra 0 e 40,
c = valore del limite liquido maggiore di 40 e minore di 60, espresso come numero intero
compreso tra 0 e 20,
d = valore dellindice di plasticit maggiore di 10 e minore di 30, espresso come numero
intero compreso tra 0 e 20.
Valori minori dei limiti inferiori significano a, b, c, o d uguali a zero; valori maggiori dei
limiti superiori significano a o b uguali a 40, c o d uguali a 20.
Quando un terreno rientra in pi categorie viene attribuito a quella corrispondente ai limiti
pi restrittivi.
Materiali granulari
Limi-Argille
(passante al setaccio N.200 35%) (passante al setaccio N.200 35%)
A-1
A-2
A-6 A-7
A-4 A-5
A-3
A-7-5*
A-1-a A-1-b
A-2-4 A-2-5 A-2-6 A-2-7
A-7-6
Classificazione generale:
Classificazione di gruppo:
Analisi granulometrica:
% passante al setaccio:
- N.10 (2mm)
- N.40 (0.12 mm)
- N.200 (0.074 mm)
50
30
15
51
10
35
35
35
35
36
36
36
36
Non
plastico
40
10
41
10
40
11
41
11
40
10
41
10
40
11
41
11
12
16
20
50
25
Limiti di Atterberg
Ghiaia (pietrame)
con sabbia
Sabbia
Ghiaia e sabbia
limosa o argillosa
Da eccellente a buono
A-7-5; Se IP wL 30
Da buono a scarso
A-7-6
1-20
Limi
Argille
Capitolo 2
COSTIPAMENTO
CAPITOLO 2
COSTIPAMENTO
In alcune applicazioni ingegneristiche, pu manifestarsi talvolta la necessit di migliorare
le caratteristiche del terreno, sia nelle sue condizioni naturali in sito, sia quando esso
impiegato come materiale da costruzione (p. esempio per dighe, rilevati, terrapieni, ecc..).
Le tecniche di miglioramento del terreno possono essere di vario tipo, in particolare esistono:
-
il contenuto dacqua, w,
lenergia di costipamento.
In sito possono essere usate diverse tecniche di costipamento, in relazione alla natura del
terreno da porre in opera ed eventualmente alla tipologia dei mezzi di cantiere disponibili.
In laboratorio queste possono essere riprodotte attraverso differenti tipi di prova nelle
quali il terreno viene disposto in un recipiente metallico di forma cilindrica, a strati successivi, che vengono via via compattati.
In particolare, esistono quattro differenti tecniche di costipamento e quindi di tipi di prova:
2-1
Capitolo 2
COSTIPAMENTO
1. prove statiche, in cui il terreno sottoposto ad una pressione costante per un certo periodo di tempo mediante un pistone con area uguale a quella del recipiente;
2. prove kneading (to knead = massaggiare), nelle quali il terreno sottoposto a intervalli regolari ad una compressione mediante un pistone che trasmette una pressione
nota;
3. prove per vibrazione, in cui il recipiente in cui contenuto il terreno viene fatto vibrare con appositi macchinari;
4. prove dinamiche o di urto, nelle quali il terreno compattato con un pestello meccanico a caduta libera;
Le prime due tecniche vengono impiegate per terreni prevalentemente fini, le altre due
per terreni prevalentemente a grana grossa. Tra le quattro sopra menzionate, le pi usate
sono quelle dellultimo tipo, di cui fanno parte le prove Proctor.
2-2
Capitolo 2
COSTIPAMENTO
Pestello
Guida
Collare rimovibile
Cilindro metallico
P PS + PW PS PW PS
=
=
+
= d + w d = d (1 + w )
V
V
V V PS
(Eq. 2.1)
Quindi:
d =
1+ w
(Eq. 2.2)
Tipo di
prova
Standard
AASHO
Modificata
AASHO
Dimensioni
del pestello
Numero
Peso degli strati
Numero
colpi per
strato
Altezza Energia di
caduta costipamento
pestello
[kg cm/cm3]
[cm]
[cm]
[cm]
[cm3]
[mm]
[kg]
10.16
11.7
945
50.8
2.5
25
30.5
6.05
10.16
11.7
945
50.8
4.54
25
45.7
27.5
2-3
Capitolo 2
COSTIPAMENTO
%
00
e1
ion
az
tur
Sa
%
90
d [kN/m ]
2-4
Capitolo 2
COSTIPAMENTO
Questo significa che per contenuti dacqua inferiori alloptimum un aumento dellenergia
di costipamento risulta pi efficace in quanto riesce ad incrementare la densit secca (cosa
che pu non accadere per contenuti dacqua superiori alloptimum).
%
00
e1
ion
az
tur
Sa %
90
Energia
crescente
Infatti:
Linea dei punti
di optimum
w [%]
d =
PS PS / VS
S
=
=
= S
V V / VS VS VV 1 + e
+
VS VS
(Eq. 2.3)
e=
VV VW PS PW
1
=
= w S
VS
VS PS PW
W
(Eq. 2.4)
quindi:
d =
S
1+ w
S
W
(Eq. 2.5)
e=
VV
V
P P
1
1
= W S W = w S
W
VS S r VS PS PW S r
(Eq. 2.6)
quindi:
d =
S Sr
Sr + w
S
W
(Eq. 2.7)
2-5
Capitolo 2
COSTIPAMENTO
2.2
1
2
linea di
saturazione
2.0
1.8
1.6
5
1.4
10
20
30
Figura 2.4 Curva ottenute per differenti tipi di terreno a parit di energia di costipamento
2-6
Capitolo 2
COSTIPAMENTO
2-7
Capitolo 2
COSTIPAMENTO
In genere i risultati ottenuti dal costipamento in sito vengono controllati e confrontati con
quelli delle prove Proctor (standard o modificata) eseguite in laboratorio. La densit secca
(o il peso di volume del secco) ottenuta dal costipamento in sito deve essere generalmente
una percentuale prefissata (almeno l85% 90%) di quella ottenuta in laboratorio. Per determinare la densit secca (o il peso di volume del secco) in sito, il procedimento articolato nelle seguenti fasi:
1. viene scavata una porzione di
terreno e determinato il peso
P e il contenuto dacqua w;
a)
piastra con fo ro
cono
b)
valvola
In alternativa a questi metodi pu essere utilizzato anche quello del nucleodensimetro, che
consente una misura della densit e del contenuto dacqua con procedimento non distruttivo ed basato sulla misura dellassorbimento di radiazioni nucleari.
2-8
Capitolo 3
CAPITOLO 3
STATI DI TENSIONE NEL TERRENO
Essendo il terreno un materiale multifase, il suo comportamento meccanico (compressibilit, resistenza), in seguito allapplicazione di un sistema di sollecitazioni esterne o, pi in
generale, ad una variazione delle condizioni esistenti, dipende dallinterazione tra le diverse fasi. Lo studio di questa interazione, che rappresenta un problema estremamente
complesso, pu essere affrontato, in linea teorica, seguendo due tipi di approccio:
il primo consiste nellanalizzare il comportamento della singola particella, in relazione alle particelle circostanti ed al fluido interstiziale, e nel determinare la risposta di
un elemento di terreno a partire dalla modellazione del comportamento di un insieme
di particelle;
il secondo basato su una trattazione di tipo pi integrale, che prescinde dalle vicende dei singoli grani e analizza il comportamento globale del mezzo.
Capitolo 3
neutral stress u and it has its seat exclusively in the solid phase of the soil. This
fraction of the total principal stress will be
called the effective principal stress.
All measurable effects of a change of
stress, such compression, distortion and a
change of shearing resistance, are exclusively due to changes in the effective
stresses.
Si osservi che:
Terzaghi non attribuisce alcun significato fisico alle tensioni principali efficaci, ma le
definisce semplicemente come differenza tra tensioni principali totali e pressione interstiziale;
il principio delle tensioni efficaci una relazione di carattere empirico (come si desume dal fatto che Terzaghi precisa che Ogni effetto misurabile.....), sebbene sia stato finora sempre confermato dallevidenza sperimentale.
condizione necessaria e sufficiente affinch si verifichi una variazione di stato tensionale efficace che la struttura del terreno si deformi, la deformazione pu essere volumetrica, di taglio o entrambe.
3- 2
Capitolo 3
Se indichiamo con:
67
At
(Eq. 3.1)
Dividendo tutto per At e indicando con = (Ft,v /At), la tensione verticale totale media
sulla superficie considerata, per lequilibrio in direzione verticale si ha:
= Fi,v/At + u (1 Ac/At).
(Eq. 3.2)
Posto Fi,v/At = , tensione efficace, e tenuto conto che larea dei contatti intergranulari
trascurabile rispetto allarea totale (Ac<< At), si ottiene infine:
= + u
(Eq. 3.3)
A titolo di esempio, consideriamo due diversi mezzi granulari: una sabbia omogenea, per la quale si pu
ragionevolmente assumere un valore molto piccolo di Ac/At ( = 0.01) e un insieme di pallini di piombo, per
i quali il valore del rapporto Ac/At maggiore e vale approssimativamente 0.3 (in quanto a parit di dimensioni, forma e tensione totale agente su di essi, la deformabilit risulta pi grande per i pallini di piombo con
un conseguente aumento dellarea di contatto tra le particelle). Assumiamo inoltre, per entrambi i mezzi
granulari: = 100kPa e u = 50kPa, e quindi per il principio delle tensioni efficaci = u = 50kPa. Per la
sabbia si ha: Fi,v/At = - u (1 Ac/At) =100 50(1 0.01) = 50.5 kPa e la pressione verticale media
di contatto interparticellare molto elevata e vale: Fi,v/AC = ( Fi,v/AT)(AT / AC) = 50.5/0.01 = 5050 kPa.
Per i pallini di piombo invece si ha: Fi,v/At = - u (1 Ac/At) =100 50(1 0.3) = 65 kPa e la pressione verticale media di contatto interparticellare molto meno elevata e vale: Fi,v/AC = ( Fi,v/AT)(AT /
AC) = 65/0.3 = 216.7 kPa.
3- 3
Capitolo 3
Per capire meglio il principio delle tensioni efficaci, consideriamo un recipiente contenente della sabbia immersa in acqua (Figura 3.2a), in modo che il livello dellacqua sia coincidente con quello della sabbia (tutti i pori tra i grani sono pieni dacqua, il terreno saturo).
Se immaginiamo di aggiungere sopra la sabbia uno strato di pallini di piombo (Figura
3.2b), si avr un incremento di pressioni totali, , e un conseguente abbassamento, h,
del livello superiore della sabbia. In questo caso, i pallini trasmettono le sollecitazioni direttamente allo scheletro solido, la pressione dellacqua allinterno dei pori (pressione interstiziale) non cambia, lincremento di tensione efficace pari a quello di tensione totale
( = ); la variazione delle tensioni efficaci produce degli effetti sul comportamento
meccanico del terreno e induce dei cedimenti.
Se invece immaginiamo di innalzare il livello dellacqua (Figura 3.2c), nel recipiente contenente sabbia e acqua, si avr un incremento di pressione totale dovuto unicamente ad un
incremento del carico idrostatico, che produce in ciascun punto un analogo incremento
della pressione interstiziale. In questo caso = u e = 0; non avendo variazioni
delle tensioni efficaci non si hanno n effetti sul comportamento meccanico del terreno n
cedimenti.
Pallini di piombo
(a)
(b)
(c)
Figura 3.2 Effetti della variazione delle tensioni totali sulle tensioni efficaci: (a) condizione iniziale; (b-c) Eguale incremento di tensione totale, , testimoniato dalla medesima variazione di
peso registrata dalla bilancia; (b) = , u = 0 produce leffetto misurabile del cedimento
h; (c) = u, = 0 non si ha alcun effetto misurabile
Capitolo 3
A tal fine necessario prima stimare le variazioni dello stato di sollecitazione indotto dalla perturbazione nel terreno, e poi applicare la legge costitutiva, ovvero le relazioni che
permettono di stimare, date le variazioni di tensione, le conseguenti deformazioni, immediate e/o ritardate, del terreno. Poich quasi mai il terreno pu essere assimilato ad un
mezzo elastico lineare, le deformazioni indotte dalla variazione di stato tensionale dipendono anche dallo stato tensionale iniziale del terreno, ovvero precedente alla perturbazione, e dalla storia tensionale e deformativa che il terreno ha subito fino a quel momento.
Perci molto importante stimare lo stato tensionale dovuto al peso proprio del terreno
(tensioni geostatiche), che di norma corrisponde allo stato tensionale iniziale.
La conoscenza dello stato tensionale iniziale in sito dunque un punto di partenza fondamentale per la soluzione di qualunque problema di natura geotecnica.
In assenza di carichi esterni applicati, le tensioni iniziali in sito sono rappresentate dalle
tensioni geostatiche (o litostatiche), ovvero dalle tensioni presenti nel terreno allo stato
naturale, indotte dal peso proprio.
Tali tensioni sono legate a molti fattori ed in particolare a:
natura del terreno (caratteristiche granulometriche e mineralogiche, stato di addensamento o di consistenza, omogeneit, isotropia),
storia tensionale (con il termine storia tensionale si intende comunemente la sequenza di tensioni, in termini di entit e durata, che hanno interessato il deposito
dallinizio della sua formazione alle condizioni attuali),
dx dy dz +
dx dy dz + zx dx dy dz + dPx = 0
y
z
x
zy
y
xy
dx dy dz +
dx dy dz +
dx dy dz + dPy = 0
x
z
y
yz
xz
z
dx
dy
dz
+
dx
dy
dz
+
dx dy dz + dPz = 0
z
x
y
xy = yx
zx = xz
=
yz
zy
(Eq. 3.4)
Nella Meccanica dei Terreni sono assunte positive le tensioni normali di compressione e le tensioni tangenziali che producono rotazioni orarie rispetto a un punto esterno al piano di giacitura (ovvero che danno
origine ad una coppia antioraria).
3- 5
Capitolo 3
z
y
zx
zy
yz
xz
xy
yx
uniformit orizzontale delle propriet del terreno (quindi terreno omogeneo od eventualmente stratificato, con disposizione orizzontale degli strati),
zw
h
h
dP
v +
z
v
dz
z
3- 6
Capitolo 3
v
=
(Eq. 3.5)
v = (z)dz
(Eq. 3.6)
Vale la pena evidenziare che le tensioni litostatiche vengono spesso indicate con il simbolo 0 a pedice, per sottolineare che si tratta di condizioni iniziali (di partenza per il problema geotecnico di interesse).
Se il deposito omogeneo ( costante con la profondit) e v = 0 per z = 0 (assenza di carichi verticali sul piano di campagna) e la superficie piezometrica coincide col piano di
campagna (zw = 0) si ha, dallequazione (3.6):
vo = z
(Eq. 3.7)
vo = i i zi
(Eq. 3.8)
Nel caso in cui la superficie piezometrica sia al di sopra del piano di campagna ad una distanza H, allora la
tensione verticale totale data da: vo = z + w H, mentre nel caso in cui sia al di sotto del piano di campagna ad una profondit zw, allora la tensione verticale totale : vo = sat ( z - zw) + zw, dove rappresenta il peso di volume del terreno al di sopra della falda (in genere parzialmente saturo a causa di fenomeni di
risalita capillare) e d < < sat.
3- 7
Capitolo 3
che il valore della pressione dellacqua nei pori, ossia il valore della pressione interstiziale, u, in modo da poter applicare lequazione del principio delle pressioni efficaci (3.3).
In condizioni di falda in quiete, la pressione dellacqua, u, pu essere ricavata una volta
nota la posizione della superficie piezometrica, che per definizione il luogo dei punti in
cui la pressione dellacqua uguale alla pressione atmosferica, ua (in pratica la pressione
dellacqua u pu essere rilevata utilizzando varie tecniche di misura che verranno descritte in uno dei capitoli seguenti).
Poich convenzionalmente si assume ua = 0, si ha, allinterno di un deposito reale, u >0
sotto la superficie piezometrica e u < 0 sopra (specie per terreni coesivi per la presenza di
fenomeni di risalita capillare). Essendo la determinazione dei valori u < 0 molto incerta, si
soliti assumere u = 0 al di sopra della superficie piezometrica, commettendo consapevolmente un errore che, nella maggior parte dei casi a favore della sicurezza.
In ciascun punto al di sotto della superficie piezometrica, e in assenza di moto di filtrazione, la pressione dellacqua, uguale in tutte le direzioni, pari al valore idrostatico4, ovvero:
u = w z
(Eq. 3.9)
essendo z la profondit del punto considerato rispetto alla superficie piezometrica. Pertanto, avendo assunto un sistema di riferimento con lasse z verticale discendente e origine
sul piano campagna, se la superficie piezometrica si trova a profondit zw, il valore della
pressione interstiziale a profondit z pari a:
u=0
per z < zw
u = w (z-zw)
per z zw
(Eq. 3.10)
vo = vo - u = vo = i i zi
vo = vo - u =
i i zi w(z-zw)
per z < zw
(Eq. 3.11)
per z zw
Infatti nella maggior parte dei casi i vuoti nei terreni sono fra loro comunicanti e quindi sotto falda sono
saturi dacqua. In alcuni casi ci non vero: ad esempio in alcuni terreni di origine vulcanica, come i terreni
di Sarno.
3- 8
Capitolo 3
(analogamente a quanto accade per v), anche dalla storia tensionale del deposito.
Per meglio comprendere linfluenza della storia tensionale del deposito sul valore della
tensione orizzontale, si faccia riferimento ad un caso di sedimentazione in ambiente lacustre su unarea molto estesa in direzione orizzontale.
La tensione verticale totale nel punto P (Figura 3.5a), in corrispondenza del piano di campagna, inizialmente uguale alla pressione interstiziale, quindi la tensione efficace verticale risulta nulla. Durante la deposizione, dopo un certo periodo di tempo, il terreno nel
punto P si trova ad una certa profondit z dal piano di campagna, e una volta raggiunto
lequilibrio sotto lazione del peso del terreno sovrastante, si osserva che la pressione interstiziale rimasta immutata, mentre per effetto del peso del terreno sovrastante, aumentata la tensione verticale totale e con essa, per il principio delle tensioni efficaci, anche la tensione efficace verticale, v(A).
Il terreno in tale punto ha subito una compressione assiale (z) senza deformazioni laterali
(x = y = 0), per ragioni di simmetria, essendo il deposito infinitamente esteso in direzione orizzontale. Quindi risulta che la deformazione volumetrica, v, legata alla variazione
di altezza H e dellindice dei vuoti e del terreno dalla seguente relazione:
H
H0
v = 1 + 2 + 3 = z =
(Eq. 3.12)
dove6:
v =
e
V ( Vv 0 + Vs ) ( Vv 1 + Vs ) Vv 0 / Vs Vv 1 / Vs e 0 e 1
=
=
=
=
Vv 0 / Vs + Vs / Vs
1 + e0
1 + e0
V0
Vv 0 + Vs
(Eq. 3.13)
(Eq. 3.14)
a)
b)
e
A
B
(C)
(B)
(A)
v (log)
Figura 3.5 - Sedimentazione in ambiente lacustre (a) e linea di compressione vergine (b)
Il segno negativo evidenzia che nella Meccanica dei Terreni vengono considerate positive le diminuzioni
di volume e di lunghezza.
6
Si assume che il volume dei solidi Vs rimanga costante nellipotesi di incompressibilit dei grani.
3- 9
Capitolo 3
Tale fenomeno di deformazione monodimensionale verr ripreso ed approfondito nel Capitolo 7 e pu essere descritto riportando su un grafico in scala semilogaritmica la tensione efficace verticale nel punto P considerato e lindice dei vuoti corrispondente, raggiunto
al procedere della deposizione del materiale. I valori si dispongono su una retta detta linea di compressione vergine (linea ABC in Figura 3.5b).
In queste condizioni di deformazioni orizzontali impedite dovute alla particolare geometria e simmetria del deposito, lincremento delle tensioni efficaci orizzontali sempre
proporzionale al corrispondente incremento delle tensioni efficaci verticali, secondo un
coefficiente detto coefficiente di spinta a riposo (a riposo significa in assenza di deformazioni laterali) e, considerando che per v = 0, h = 0, vale la seguente relazione:
Ko =
ho
vo
(Eq. 3.15)
In particolare durante la fase di deposizione del materiale, tale coefficiente rimane costante al variare della tensione efficace verticale raggiunta e dipende solo dalla natura del terreno. In una situazione di questo genere, in cui la tensione efficace verticale geostatica,
v0, coincide con la tensione efficace verticale massima sopportata dal deposito in quel
punto durante la sua storia, si parla di terreno normalconsolidato (o normalmente consolidato, indicato con il simbolo NC).
Supponiamo ora che alla fase di sedimentazione segua una fase di erosione (Figura 3.6a),
e conseguentemente il deposito nel punto P, raggiunta la situazione rappresentata dal punto C in Figura 3.5b, subisca uno scarico tensionale con riduzione della tensione efficace
verticale, fino al valore v(D), e conseguente incremento dellindice dei vuoti. Riportando i valori di tensione efficace verticale raggiunti in funzione dellindice dei vuoti (Figura
3.6b) si osserva che lo scarico non avviene sulla stessa linea di compressione vergine
(corrispondente alla fase di sedimentazione), ma su una retta di pendenza notevolmente
inferiore (linea di scarico), dove a parit di tensione efficace verticale raggiunta, il terreno presenta, rispetto alla fase di sedimentazione, una struttura pi stabile, caratterizzata da
una maggiore resistenza al taglio e da una minore compressibilit (fenomeno di preconsolidazione).
In una situazione di questo genere in cui la tensione efficace verticale massima subita dal
deposito nel punto considerato, v(C), detta pressione di preconsolidazione ed indicata
con p, maggiore della tensione efficace verticale geostatica, il terreno si definisce sovraconsolidato (indicato con il simbolo OC) e lentit della sovraconsolidazione, legata
allampiezza dello scarico e quindi al valore della tensione efficace verticale raggiunta,
v(D), rappresentata dal grado di sovraconsolidazione, OCR (OverConsolidation
Ratio):
OCR =
(Eq. 3.16)
v 0
Nel caso in cui la sovraconsolidazione sia di origine meccanica (dovuta cio a fenomeni di erosione o di
innalzamento del livello di falda) il grado di sovraconsolidazione risulta massimo in prossimit della superficie del deposito e tende allunit allaumentare della profondit.
3-10
Capitolo 3
a)
b)
(E)
(C)
(D)
v (log)
Figura 3.6 - Fase di erosione e sedimentazione (a) e linea di scarico e ricarico (b)
Il coefficiente Ko, pu essere valutato a partire dai risultati di alcune prove in sito (che
vedremo nei capitoli seguenti). Frequentemente viene stimato per mezzo di relazioni empiriche a partire da parametri di pi semplice determinazione (p. es. dalla densit relativa
per i terreni a grana grossa o dallindice di plasticit per terreni a grana fine).
Ko per i terreni normalconsolidati
(solitamente indicato col simbolo
Ko(NC)) varia generalmente tra 0.4
e 0.8; in genere si hanno valori pi
bassi per terreni granulari, pi alti
per limi e argille.
Per terreni coesivi NC, le relazioni
empiriche esistenti in letteratura
legano generalmente Ko a Ip, con
Ko linearmente crescente con Ip.
Un esempio riportato in Figura
3.7.
Indisturbato
Disturbato o ricostituito in laboratorio
Indice di plasticit, Ip
3-11
Capitolo 3
In generale, per tutti i tipi di terreno, viene spesso utilizzata la seguente relazione di Jaky semplificata:
Ko 1- sin
(Eq. 3.17)
(Eq. 3.18)
ho = Kovo
(Eq. 3.19)
3-12
Capitolo 3
h0 a)
0
K0(OC)
e Ricarico (OC)
b) Ricarico (OC)
D
K0(NC)
K0(OC)
C
D
B
A
Scarico (OC)
Scarico (OC)
K0(NC)
Carico (NC)
Carico (NC)
v0
v0
Figura 3.10 Stati di tensione (a) e variazione del coefficiente di spinta a riposo (b) in un deposito di terreno omogeneo, durante la fase di sedimentazione (carico), la fase di successiva erosione
(scarico) e nuova sedimentazione (ricarico).
Dal valore della pressione orizzontale efficace possibile poi ricavare il valore della pressione orizzontale totale, sfruttando di nuovo la formulazione del principio delle pressioni
efficaci e sommando il valore di u (gi calcolato, essendo, come sottolineato in precedenza, la pressione dellacqua un tensore sferico, isotropo) a ho, ovvero:
ho = ho + u
(Eq. 3.20)
possibile definire completamente lo stato tensionale geostatico allinterno di un deposito, che normalmente coincide con lo stato tensionale iniziale, la cui conoscenza , come
gi osservato, un punto di partenza indispensabile per la soluzione di qualunque problema
geotecnico.
v1 = sat (z z w1 ) + z w1
per z < z w1
per z z w1
u 1 = w (z z w1 ) per z z w1
Capitolo 3
per z < z w1
' v1 = z
' v1 = sat (z z w1 ) + z w1 w (z z w1 )
= ( )(z z ) + z = ' (z z ) + z
per z z w1
sat
w
w1
w1
w1
w1
Supponendo che la falda si abbassi ad un livello zw2 > zw1, landamento delle tensioni totali, delle pressioni interstiziali e delle tensioni efficaci risulta cos modificato (Figura
3.11 b):
per z < z w 2
v 2 = z
v 2 = sat (z z w 2 ) + z w 2 per z z w 2
per z < z w 2
u 2 = 0
u 2 = w (z z w 2 ) per z z w 2
' v 2 = z
' v 2 = ' (z z w 2 ) + z w 2
per z < z w 2
per z z w 2
Supponendo che il peso di volume del terreno sopra falda sia lo stesso per le due condizioni esaminate, la variazione corrispondente delle pressioni totali efficaci e interstiziali
data da:
v = v 2 v1 = 0
v = v 2 v1 = ( sat ) (z w1 z)
= = ( ) (z z )
v2
v1
sat
w1
w2
v
u = u 2 u 1 = 0
u = u 2 u 1 = w (z w1 z)
u = u u = (z z )
2
1
w
w1
w2
per z < z w1
per z w1 < z < z w 2
per z z w 2
per z < z w1
per z w1 < z < z w 2
per z z w 2
per z < z w1
per z w1 < z < z w 2
per z z w 2
v
p.c
zw1
(a)
zw2
(a )
(b)
(b)
( b)
( a)
(a)
(b)
Figura 3.11 Effetto dellabbassamento della falda, al di sotto del piano di campagna, sulle
tensioni efficaci
3-14
Capitolo 3
Dalle relazioni precedenti si osserva che, essendo zw2 > zw1 e sat > > , le tensioni totali
e le pressioni interstiziali, tranne che nello strato al di sopra del livello di falda iniziale
dove rimangono invariate, diminuiscono. La variazione, di entit differente nei due casi,
costante con la profondit al di sotto del livello finale della falda. Le tensioni efficaci, invece, al di sotto del livello di falda iniziale, aumentano provocando nel terreno un incremento della resistenza al taglio ed una compressione che ne determina un cedimento.
b) Supponiamo ora che la variazione del livello di falda avvenga al di sopra del piano di
campagna (Figura 3.12), cio che la falda si abbassi da una quota h1 rispetto al piano di
campagna ad una quota h2 < h1, mantenendosi sempre al disopra del piano di campagna.
Landamento delle tensioni totali, efficaci e delle pressioni interstiziali allinterno del deposito, prima (Figura 3.12a) e dopo labbassamento (Figura 3.12b), risulta il seguente:
v1 = sat z + w h 1
u 1 = w (z + h 1 )
' v1 = ' z
v 2 = sat z + w h 2
u 2 = w (z + h 2 )
' v 2 = ' z
Quindi la variazione corrispondente delle pressioni totali efficaci e interstiziali pari a :
v = v 2 v1 = w (h 2 h 1 )
u = u 2 u 1 = w (h 2 h 1 )
' v = ' v 2 ' v1 = 0
(a)
(b)
h1
h2
v
p.c
(a)
(b)
(a)
(b)
(a)=(b)
z
Figura 3.12 Effetto dellabbassamento della falda, al di sopra del piano di campagna, sulle tensioni efficaci
3-15
Capitolo 3
Da cui si osserva che la diminuzione delle tensioni totali sempre uguale alla variazione
delle pressioni interstiziali e, a parte il primo tratto compreso tra la quota iniziale e finale
della falda dove cresce linearmente con la profondit, sempre costante. Conseguentemente la variazione delle tensioni efficaci sempre nulla, ci significa che labbassamento della falda in questo caso provoca una diminuzione delle tensioni totali che si
scarica interamente sul campo fluido e non modifica il regime delle tensioni efficaci e
quindi la resistenza al taglio del terreno.
3-16
Capitolo 4
CAPITOLO 4
IDRAULICA DEI TERRENI
Nellaffrontare la maggior parte dei problemi di Ingegneria Geotecnica non si pu prescindere dalla presenza dellacqua nel terreno.
Lacqua che viene direttamente a contatto con la superficie del terreno, o raccolta da fiumi e laghi, tende ad infiltrarsi nel sottosuolo per effetto della gravit e, se si eccettua una
percentuale trascurabile che si accumula allinterno di cavit sotterranee, la maggior parte
di essa va a riempire, parzialmente o completamente, i vuoti presenti nel terreno e le fessure degli ammassi rocciosi.
In particolare, nel caso di depositi di terreno, si possono distinguere, al variare della profondit, zone a differente grado di saturazione e in cui lacqua presente nei vuoti si trova
in condizioni diverse. Partendo dalla superficie del piano campagna e procedendo verso il
basso, si possono generalmente individuare (Figura 4.1).
un secondo strato, detto di ritenzione, in cui lacqua presente costituita principalmente da una parte significativa dellacqua di infiltrazione che rimane aderente ai
grani ed praticamente immobile ed detta acqua di ritenzione, che comprende
lacqua adsorbita e lacqua pellicolare (Figura 1.7).
un terzo strato, denominato strato della frangia capillare, caratterizzato prevalentemente dalla presenza di acqua capillare, quella che, per effetto delle tensioni superficiali, rimane sospesa allinterno dei vuoti, vincendo la forza di gravit.
Al di sotto di queste tre zone, che insieme costituiscono la cosiddetta zona vadosa, si trova la zona di falda (o acquifero).
Il grado di saturazione delle diverse zone dipende principalmente dalle caratteristiche
granulometriche e fisiche del deposito, da fattori climatici e ambientali. Fatta eccezione
per alcune categorie molto particolari di materiali, i vuoti presenti nel terreno sono comunicanti tra loro e costituiscono un reticolo continuo, cosicch, generalmente, la zona di
falda completamente satura; la zona vadosa satura in prossimit della falda per spessori variabili da pochi centimetri per le ghiaie a decine di metri per le argille e generalmente
ha un grado di saturazione decrescente salendo verso il piano campagna. La pressione
dellacqua nella zona vadosa inferiore a quella atmosferica (per cui la pressione interstiziale risulta negativa avendo assunto convenzionalmente, come ricordato nel capitolo 3, la
pressione atmosferica uguale a zero).
Inoltre, in relazione alla loro permeabilit i diversi tipi di terreno possono consentire pi o
meno agevolmente il flusso dellacqua, perci la presenza di strati a differente permeabilit pu determinare nel sottosuolo la presenza di diversi tipi di falda. In particolare, si possono individuare (Figura 4.2) le tre condizioni di:
falda freatica
4-1
Capitolo 4
falda sospesa
falda artesiana
Acqua sospesa
Zona vadosa
Zona di evapotraspirazione
Zona di ritenzione
Acqua di falda
Zona di falda
Frangia capillare
Falda
Falda sospesa
Falda freatica
4-2
Capitolo 4
La falda freatica delimitata inferiormente da uno strato che non permette il flusso
dellacqua (o comunque in quantit e velocit trascurabili) ed delimitata superiormente
da una superficie, detta superficie freatica, in corrispondenza della quale lacqua si trova
a pressione atmosferica, come si trovasse in un serbatoio aperto.
Immaginando di inserire un tubo verticale aperto alle estremit (piezometro) allinterno di
una falda freatica, ovvero di perforare un pozzo, si osserva che il livello statico raggiunto
dallacqua nel tubo (detto livello piezometrico) uguale a quello della superficie freatica.
Analoghe considerazioni possono essere fatte riguardo alla falda sospesa, che rispetto alla
precedente, risulta delimitata inferiormente da uno strato di estensione molto pi limitata.
Si ha una falda artesiana quando lacqua di una falda freatica viene incanalata tra due strati impermeabili. In questo caso lacqua racchiusa nello strato permeabile (che ne permette
agevolmente il flusso) si comporta come se si trovasse entro una tubazione in pressione,
ossia ha una pressione maggiore di quella atmosferica. Immaginando di inserire un piezometro fino a raggiungere la falda artesiana, si osserva un livello piezometrico maggiore
di quello della superficie che delimita superiormente la falda.
In generale, lacqua presente nel terreno pu trovarsi in condizioni di quiete o di moto, sia
allo stato naturale sia in seguito a perturbazioni del suo stato di equilibrio.
Nel caso in cui si trovi in condizioni di moto, il flusso pu essere stazionario (o permanente) oppure non stazionario (o vario), a seconda che i parametri del moto risultino costanti o variabili nel tempo.
Nel moto stazionario la quantit di acqua che entra in un elemento di terreno pari alla
quantit di acqua che esce dallo stesso elemento (filtrazione in regime permanente). Nel
moto vario la quantit di acqua entrante in un elemento di terreno diversa da quella uscente (filtrazione in regime vario). Se il terreno saturo, la differenza tra le due quantit
pu produrre il fenomeno della consolidazione (con riduzione dellindice dei vuoti, o del
rigonfiamento, con aumento dellindice dei vuoti.
Il vettore che caratterizza il moto dellacqua pu essere scomposto in una o pi direzioni
nello spazio, definendo condizioni di flusso mono-, bi-, o tri-dimensionali. Generalmente,
nella maggior parte dei casi pratici, si fa riferimento ai primi due tipi.
altezza geometrica, z, la distanza verticale del punto considerato da un piano orizzontale di riferimento arbitrario (z = 0),
altezza di pressione, u/w, laltezza di risalita dellacqua rispetto al punto considerato, per effetto della sua pressione, u
4-3
Capitolo 4
altezza di velocit, v2/2g, lenergia dovuta alla velocit, v, delle particelle del fluido
(essendo g laccelerazione di gravit).
u v2
+
w 2g
(Eq. 4.1)
h =z+
u
w
(Eq. 4.2)
i=
h
L
(Eq. 4.3)
Capitolo 4
(Eq. 4.4)
(Eq. 4.5)
v x = k x
(Eq. 4.6)
Nelle relazioni precedenti, v una velocit apparente, perch la velocit reale, vr,
dellacqua nei pori maggiore, in quanto, come evidenzia la Figura 4.4a, larea della sezione attraversata effettivamente dallacqua (area dei vuoti, Av) minore dellarea della
sezione A. Quindi se Q la portata misurata, essa pu essere espressa come
v Av
Q = v A = v r A v da cui, osservando che
=
= n , segue:
vr
A
(Eq. 4.7)
v = nvr.
opportuno inoltre osservare che anche il percorso di filtrazione finora considerato, pari
alla lunghezza L del campione (Figura 4.3), in realt apparente, essendo quello reale sicuramente maggiore, come mostrato in Figura 4.4b.
4-5
Capitolo 4
a)
b)
Porzione di tubo
di flusso idealizzato
4-6
Capitolo 4
Anche il grado di saturazione influenza sensibilmente la permeabilit; in particolare, sebbene non si possa stabilire una relazione univoca tra le due grandezze, si pu osservare
che la permeabilit cresce al crescere del grado di saturazione (Figura 4.5).
Tabella 4.1. Valori tipici del coefficiente di permeabilit dei terreni
TIPO DI TERRENO
k (m/s)
Ghiaia pulita
10 - 1
-2
-5
-2
-6
-4
-9
-5
-8
-6
10 - 10
10 - 10
10 - 10
Limo
10 - 10
< 10
-9
-8
10 - 10
10
-12
- 10
-4
-10
Consideriamo un deposito di terreno costituito da n strati orizzontali saturi (Figura 4.6) e indichiamo con:
kh1, kh2, . . . . . .khn i coefficienti di permeabilit in direzione orizzontale dei vari strati
Figura 4.5 Variazione del coefficiente di permeabilit col grado di saturazione per una sabbia
H1, H2, . . . . . Hn
H = Hi
kH
kV
Capitolo 4
kh2, H2
q1
q2
kn, Hn
qn
kh1, H1
a)
q
k v1 , H 1
k v2 , H 2
v2 = kh2 i,
vn = khn i
mentre la portata di filtrazione per ogni strato pari
al prodotto della velocit
di filtrazione per il corrispondente spessore:
k v, H n
q
b)
Figura 4.6: Filtrazione parallela (a) e perpendicolare
(b) ai piani di stratificazione
q1 = v1 H1,
q2 = v2 H2,
qn = vn Hn
La portata di filtrazione totale, Q, data dalla somma delle portate dei singoli strati, data
anche dal prodotto della velocit media, v, per lo spessore totale del deposito:
Q = qi = v H
(Eq. 4.8)
dove, in accordo con la legge di Darcy, la velocit media di filtrazione, v, il prodotto del
coefficiente di permeabilit medio, kH, per il gradiente idraulico, i, ovvero v = kH i.
Sostituendo questa espressione nellequazione (4.8) ed esplicitando i vari termini si ottiene infine lespressione del coefficiente di permeabilit medio in direzione orizzontale:
kH =
v qi
=
=
i
H i
Hi
H i
hi
Hi
(Eq. 4.9)
Capitolo 4
abilit medio in direzione verticale, kV, per il gradiente idraulico medio, im, dato dalla
perdita di carico totale (h) diviso il percorso di filtrazione (H):
v = kV im = kV (h / H)
(Eq. 4.10)
H
v
= v i
k vi
k vi
(Eq. 4.11)
H
H
k i
vi
(Eq. 4.12)
In presenza di terreni stratificati, il valore medio del coefficiente di permeabilit fortemente condizionato dalla direzione del moto di filtrazione. Per filtrazione verticale (o pi
esattamente ortogonale alla giacitura degli strati) il valore medio molto prossimo al valore minore, ovvero al coefficiente di permeabilit degli strati a grana fine, mentre per filtrazione orizzontale (o pi esattamente parallela alla giacitura degli strati) il valore medio
molto prossimo al valore maggiore, ovvero al coefficiente di permeabilit degli strati a
grana grossa.
z
dy
dx
dz
y
x
q ex = w v x dy dz
v
q ux = w v x + x dx dy dz
x
(Eq. 4.13)
Capitolo 4
(q
ex
+ q ey + q ez ) (q ux + q uy + q uz ) =
Pw
t
(Eq. 4.14)
(Eq. 4.15)
2 h k h
kx 2 + x
+
x x
x
k
P
h
y h
w + ky 2 +
+ dx dy dz = w
y y
t
y
2
+ k z h2 + k z h
z z
z
(Eq. 4.16)
(Eq. 4.17)
P
2h
2h
2h
w k x 2 + k y 2 + k z 2 dx dy dz = w
t
x
y
z
(Eq. 4.18)
Per definizione di: contenuto in acqua, w = Pw/Ps, indice dei vuoti, e = Vv/Vs, e grado di
saturazione, Sr = Vw/Vv, si pu scrivere:
Pw = w Ps = w Vw = w Vv S r = w Vs e S r
(Eq. 4.19)
(Eq. 4.20)
4 -10
Capitolo 4
(Eq. 4.21)
1 S r
2h
2h
e
2h
k x 2 + k y 2 + k z 2 =
e
+ Sr
t
x
y
z 1 + e t
(Eq. 4.22)
e = costante
Sr = costante
Consolidazione o rigonfiamento
e = variabile
Sr = costante=1
Drenaggio o imbibizione
e = costante
Sr = variabile
e = variabile
Sr = variabile
Ulteriori semplificazioni si hanno nel caso di isotropia completa (kx = ky = kz = k), e nel
caso di flusso mono-direzionale o bi-direzionale.
4.4.1 Filtrazione permanente in un mezzo omogeneo, isotropo e incompressibile
Nel caso di filtrazione permanente (e = cost, Sr = cost.) in un mezzo omogeneo, idraulicamente isotropo (kx = ky = kz = k) e incompressibile (w=cost, s=cost), lequazione generale del flusso si semplifica nellequazione di Laplace:
2h 2h 2h
2 + 2 + 2 = 0
y
z
x
(Eq. 4.23)
(Eq. 4.24)
In passato si ricorreva spesso a modelli idraulici e a modelli elettrici basati sullanalogia fra le leggi
dellidraulica dei terreni e le leggi dellelettrotecnica.
4 -11
Capitolo 4
Campo
le d
i fl
us s
o
Linee equipotenziali
h-
Ca
na
Noto il carico idraulico totale dissipato, h, e scelto il numero N dei dislivelli di carico ih
draulico tra due linee equipotenziali successive h = , dalla condizione che i campi
N
siano approssimativamente quadrati, a b , essendo a la distanza media fra le linee
di flusso e b la distanza media fra le linee equipotenziali del campo, si ottiene il numero
N1 di canali di flusso.
Il gradiente idraulico in un campo :
i=
h
b
(Eq. 4.25)
4 -12
Capitolo 4
la velocit di filtrazione :
v = k i = k
kh
h
=
b N b
(Eq. 4.26)
k h a k h
N b
N
(Eq. 4.27)
e la portata totale :
Q = N1 q = k h
N1
N
(Eq. 4.28)
le superfici impermeabili sono linee di flusso (ad esempio la superficie di uno strato
di argilla, o la superficie verticale di un diaframma impermeabile, etc..),
le superfici a contatto con lacqua libera sono linee equipotenziali, poich in tutti i loro punti vale la relazione: h = z + u/w = cost.
A titolo di esempio si consideri il problema rappresentato in Figura 4.9a, dove un diaframma stato infisso, per una lunghezza L = 6.0 m, in uno strato di terreno, di spessore
H = 8.6 m e coefficiente di permeabilit k = 5 10-4 m/s, delimitato inferiormente da uno
strato di terreno impermeabile. Laltezza di falda, rispetto al piano di campagna, , a monte del diaframma, Hw1, di 4.5 m, mentre a valle, Hw2, stata ridotta, mediante pompaggio,
a 0.5 m.
Il primo passo per la costruzione della rete idrodinamica consiste nel definire le condizioni al contorno:
le superfici BE e CE che rappresentano rispettivamente il lato a monte ed il lato a valle del diaframma e la superficie FG, che delimita lo strato di terreno impermeabile,
sono linee di flusso, in quanto impermeabili.
Poich le condizioni al contorno della regione interessata dal flusso sono note a priori, si
parla di moto confinato.
In genere si assume come quota di riferimento per il calcolo del carico piezometrico il livello di falda a valle, da cui risulta che il carico piezometrico h1 = 0 in corrispondenza
della superficie equipotenziale CD (la quota geometrica -0.5 m e laltezza di pressione
4 -13
Capitolo 4
Diaframma
= 4. 5 m
w1
B C
h 2 = 4.0 m
w2
Piano di
riferimento
= 0.5 m
h1 = 0. 0 m
L = 6.0 m
H = 8.6 m
(a)
B C
E
G
(b)
Tubo
piezometrico
H = 4.5 m
w1
up
w
h p = 3.3 m
Piano di
riferimento
= 0.5 m
W2
12
nd = 0
11
10
2
9
0 1
2 3
7 6 5 4
10 m
(c)
Figura 4.9 Costruzione di una rete idrodinamica: a) sezione; b) tentativo di prova; c) rete finale
4 -14
Capitolo 4
flusso tracciata interseca la superficie impermeabile FG e per eliminare tale incoerenza si itera la procedura descritta ai punti precedenti fino a che lultima linea di flusso
tracciata ricada sopra la superficie FG (riducendo la dimensione dei quadrangoli),
come mostrato in Figura 4.9c.
Le aree comprese tra lultima linea di flusso tracciata e la superficie impermeabile FG
non sono quadrate (canale di flusso non completo) ma il rapporto tra la lunghezza e la
larghezza deve essere allincirca lo stesso per tutte le aree.
Per tracciare correttamente una rete idrodinamica con questa procedura opportuno utilizzare un numero limitato di linee di flusso (generalmente 4 o 5 canali di flusso).
Nellesempio riportato il numero di canali di flusso che stato ottenuto N1 = 4.3 e il
numero di campi delimitati dalle linee equipotenziali, N, 12, con un rapporto N1/N =
0.36 e una perdita di carico tra due linee equipotenziali successive pari a:
h = (h2 h1)/N = 0.33 m.
Numerate le linee equipotenziali da valle verso monte con lindice nd (che varia tra 0 e
12), il carico piezometrico corrispondente a ciascuna linee pari a nd h.
La portata di filtrazione per ogni canale di flusso (Eq. 4.27):
q = k h = 1.65 10-4 (m3/s)/m
e la portata di filtrazione per unit di lunghezza del diaframma pari a (Eq. 4.28):
q = N1 q = 7.1 10-4 (m3/s)/m.
La rete idrodinamica permette di calcolare in ogni punto il carico piezometrico ed il gradiente idraulico. Ad esempio, con riferimento ad un generico punto P (Figura 4.9c), appartenente alla superficie equipotenziale indicata con nd = 10 e ad una distanza a = -zP =
4.3m, dal livello di falda a valle del diaframma, il corrispondente valore del carico piezometrico
hp = nd h = 100.33 = 3.3 m = zp + up/w = -a + up/w
da cui, posto w = 10 kN/m3, si ricava il valore della pressione interstiziale:
up = w (hp (-a)) = w (hp +a) = 10 (3.3+4.3) =76 kPa
Il gradiente idraulico nel campo dato da (Eq.4.25):
iP = h/b = 0.33/2= 0.165
dove b 2 la distanza media tra le linee equipotenziali 10 e 11, e 10 e 9, ricavata graficamente in Figura 4.9c. Ovviamente tale valore, e con esso la velocit di filtrazione, varia tra un massimo corrispondente al campo di dimensione minima ed un minimo corrispondente al campo di dimensione massima.
4.4.3 Filtrazione al confine tra terreni a differente permeabilit
Capitolo 4
h
a , deve restare costante. Se passando da un terreno ad un
b
a
deve aumentare, ovvero
altro il coefficiente di permeabilit k diminuisce, il rapporto
b
deve crescere la larghezza del canale di flusso e diminuire la distanza fra due linee equipotenziali, e viceversa. La legge con cui si modificano le dimensioni dei campi indicata
In Figura 4.10.
flusso, q = k i a = k
Se tutte le condizioni al contorno in cui avviene il moto di filtrazione non sono note a
priori, si parla di moto di filtrazione non confinato. In tal caso il problema molto pi
complesso in quanto necessario procedere contemporaneamente alla determinazione
delle condizioni al contorno mancanti e alla risoluzione dellequazione di Laplace. Situazioni di questo tipo si verificano ad esempio nello studio dei moti di filtrazione allinterno
di argini fluviali o dei corpi di dighe in terra; in questi casi la superficie che delimita superiormente lacqua in moto di filtrazione a pressione atmosferica (coincide con la superficie freatica), la sua localizzazione non nota e pu essere determinata con costruzioni
grafiche.
4.4.5 Terreni anisotropi
Quanto detto finora si riferisce a terreni con eguale coefficiente di permeabilit in tutte le
direzioni (isotropi dal punto di vista della permeabilit). Spesso i terreni naturali ed anche
i terreni messi in opera con costipamento sono anisotropi, ovvero hanno coefficiente di
permeabilit diverso in direzione orizzontale e in direzione verticale. Per utilizzare le regole di costruzione grafica del reticolo idrodinamico sopra esposte occorre disegnare la
sezione della struttura interessata dal moto di filtrazione in una scala orizzontale alterata,
kv
moltiplicando le distanze orizzontali per la quantit:
. Poich in genere kh > kv tale
kh
a
k1
k2<k1
c
k1
k2>k1
c
a/b = 1
c/d = tan /tan = k2/k1
Figura 4.10: Filtrazione tra terreni a differente permeabilit
4 -16
Capitolo 4
(Eq. 4.29)
dove C una costante compresa tra 100 e 150 se k espresso in cm/s e D10 in cm.
Figura 4.11 Correlazione tra il coefficiente di permeabilit, k, la densit relativa, Dr e il coefficiente di uniformit, U (Prugh, 1959)
3
Si pu giustificare lequazione (4.29) osservando che la permeabilit di un terreno influenzata maggiormente dalla frazione fine, che tende a riempire i vuoti, e quindi dal D10.
4 -17
Capitolo 4
La prova con permeametro a carico costante eseguita generalmente su campioni di terreno a grana grossa (ghiaie e sabbie pulite), compattati a diversi valori di densit relativa,
in modo da ottenere una relazione tra la permeabilit e lindice dei vuoti del terreno esaminato. La permeabilit in sito viene poi stimata a partire dal valore dellindice dei vuoti
ritenuto pi rappresentativo del terreno naturale.
Lo schema del permeametro a carico costante quello indicato in Figura 4.12. Per
lesecuzione della prova viene immessa acqua nel recipiente che contiene il terreno, mantenendo costante (realizzando degli sfioratori) la differenza di carico, h, esistente tra le estremit del campione, ossia il livello dellacqua nei due recipienti.
La quantit di acqua raccolta in un certo intervallo di tempo, t, pari a C = Qt, essendo Q la portata immessa.
Poich il moto stazionario, con velocit pari a v, risulta C = v At. Supponendo inoltre
valida la legge di Darcy (4.4) e che la perdita di carico si realizzi interamente allinterno
del campione di terreno, si ha:
C = k i A t = k
h
A t
L
(Eq. 4.30)
dove A larea della sezione trasversale del campione. Dallequazione (4.30) si ricava il
valore di:
k=
CL
h A t
(Eq. 4.31)
4 -18
Capitolo 4
\Tabella 4.2 Condizioni di drenaggio, tipi di terreno e metodi per la determinazione della permeabilit
k
10-1
10-2
10-3
10-4
10-5
10-6
10-7
10-8
10-9
10-10
10-11
(m/s)
GRADO DI
alto
medio
basso
PERMEABILIT
buono
DRENAGGIO
TIPO DI
TERRENO
ghiaia pulita
molto
impermeabile
basso
povero
praticamente
impermeabile
sabbia pulita
sabbia fine,
terreni impermeabili
e miscele di
limi organici e
argille omogenee
sabbia e ghiaia
inorganici,
pulita
miscele
dagli agenti
di sabbia, limo
atmosferici
e argilla,
depositi di
argilla
stratificati
terreni impermeabili
modificati dagli
effetti della
vegetazione e del
tempo
Prova in foro di sondaggio
(misura locale; delicata esecuzione)
Prova di pompaggio
MISURA DIRETTA DI K
delicata
esecuzione
significativa
esecuzione:
non significativa
delicata esecuzione:
molto poco significativa
Piezometro
Pressiometro
STIMA INDIRETTA DI K
Piezocono
(misura locale; delicata esecuzione)
Determinazione
Determinazione
dai risultati
4 -19
Capitolo 4
h
L
Se la permeabilit del terreno presumibilmente inferiore a 10-5 m/s, la portata e quindi la quantit di acqua raccolta
(almeno in tempi ragionevolmente brevi) piccola ed difficile misurarla accuratamente con una prova a carico costante.
Si eseguono in questo caso prove con permeametro a carico variabile, in cui la quantit di
acqua che fluisce attraverso il campione determinata attraverso la misura della riduzione
dellaltezza di carico, h, in un tubo di piccolo diametro collegato al recipiente che contiene il campione (Figura 4.13).
Trascurando la compressibilit dellacqua, si suppone che, per il principio di conservazione della massa, la quantit di acqua che scorre nel tubicino sia pari a quella che attraversa
il campione.
Se il livello dellacqua si abbassa di una quantit dh nel tempo dt, la quantit di acqua che
scorre nel tubicino nel tempo dt pari a -adh (il segno meno perch il livello dellacqua
diminuisce), uguale a quella che attraversa il campione v Adt. Supponendo valih
da la legge di Darcy (4.4) e che la perdita
di carico si realizzi interamente allinh
terno del campione di terreno, si ha:
h
0
kiAdt = -a dh
ovvero
a
h
A dt = a dh .
L
1
A 1
a dh = k dt
L to
h1 h
a ln
ho
A
= k (t 1 t o )
h1
L
da cui:
4 -20
Capitolo 4
k=
h
h
aL
aL
ln o = 2.3
log10 o
A (t 1 t o ) h 1
A (t 1 t o )
h1
(Eq. 4.32)
Per quanto riguarda la determinazione di k a partire dai risultati della prova edometrica si
rimanda al Capitolo 7, in cui viene descritta la prova e definito il coefficiente di permeabilit in funzione di uno dei parametri che si determinano mediante tale prova.
Si tratta di prove speditive, di facile esecuzione, che, per contro, hanno un campo di utilizzo limitato, in quanto forniscono misure del coefficiente di permeabilit limitate agli
strati pi superficiali e si eseguono in genere su terreni che costituiscono opere di terra
durante la loro costruzione, aventi permeabilit maggiori di 10-6 m/s, e posti sopra falda.
Il pozzetto uno scavo di forma circolare o quadrata. La dimensione della sezione in
pianta legata al diametro massimo presente nella granulometria; in particolare il diametro, d, (o il lato, b) del pozzetto deve risultare maggiore di 1015 volte il diametro massimo presente nella granulometria.
La distanza del fondo del pozzetto dalla falda, H, deve essere pari ad almeno 7 volte
laltezza media (hm o h) dellacqua nel pozzetto durante la prova, che a sua volta deve risultare maggiore di d/4, per pozzetto circolare (o b/4, per pozzetto a base quadrata).
Lo schema della prova rappresentato in Figura 4.14.
Esistono due tipi di prova:
- a carico costante
- a carico variabile
Nel primo caso viene immessa nel pozzetto una portata dacqua costante q, tale che a regime il livello dacqua sia costante; nel secondo caso, dopo avere riempito il pozzetto,
viene registrato labbassamento del livello dellacqua nel tempo.
In relazione alla forma del pozzetto e al tipo di prova, vengono impiegate formule semiempiriche, valide nellipotesi di terreno omogeneo e isotropo, con k > 10-6 m/s.
4 -21
Capitolo 4
hm > d/4
H > 7 hm
q
1
d hm
(Eq. 4.33)
k=
d h1 h 2 1
32 t 2 t 1 h m
(Eq. 4.34)
k=
b2
1
h
27 m + 3
b
h1 h 2
t 2 t1
1+ 2
hm
b
h
27 m + 3
b
(Eq. 4.35)
(Eq. 4.36)
Nelle Equazioni da (4.33) a (4.36), h1 e h2 sono le altezze dellacqua nel pozzetto rispettivamente agli istanti t1 e t2, e hm = (h1 + h2)/2 laltezza media.
4.7.2 Prove in foro di sondaggio
Le prove in foro di sondaggio possono essere eseguite a varie profondit durante la perforazione, oppure a fine foro, sul tratto terminale e forniscono generalmente un valore puntuale della permeabilit, limitatamente alla verticale esplorata e alle profondit considerate. Le pareti del foro devono essere rivestite con una tubazione fino alla profondit a cui si
vuole effettuare la misura di permeabilit (Figura 4.15a). Nei terreni che tendono a franare o a rifluire il tratto di prova viene riempito di materiale filtrante e isolato mediante un
tampone impermeabile (Figura 4.15b). Il filtro deve avere una granulometria opportuna,
in modo da non influenzare il flusso allinterno del materiale di cui si vuole determinare
la permeabilit.
4 -22
Capitolo 4
b)
a)
Rivestimento esterno
Tubazione interna
h2 h1
h2
h1
Tubo di rivestimento
Tampone impermeabile
Filtro
Figura 4.15 Schema della prova di immissione in foro di sondaggio, a carico variabile o costante, senza filtro (a) e con filtro (b)
Capitolo 4
Nelle prove a carico costante viene misurata, a regime, la portata, emunta o immessa, Q,
necessaria a mantenere costante il livello dellacqua nel foro. Il coefficiente di permeabilit viene ricavato mediante la seguente relazione:
k=
Q
[m/s]
Fh
(Eq. 4.37)
dove Q [m3/s] la portata, h [m] il livello dellacqua nel foro (rispetto alla base del foro
se la prova eseguita sopra falda, oppure rispetto al livello di falda se la prova eseguita
sotto falda) ed F [m] un fattore di forma, dipendente dalla forma e dalla geometria della
sezione filtrante ed riportato in Tabella 4.3 in relazione alle geometrie rappresentate in
Figura 4.16.
Tabella 4.3 Espressioni del coefficiente di forma F per differenti geometrie della sezione filtrante (per lo schema geometrico vedi Figura 4.16)
Geometria della sezione
Coefficiente di forma F
2 D
2D
2.75 D
2D
8 L kh
1 +
D k' v
2.75 D
11 L k
1 + h
D k' v
3 L
2
3L
3L
ln
+ 1 +
D
D
3 L
2
L
L
ln 1.5 + 1 + 1.5
D
D
4 -24
2 L
r
ln 0
r
Capitolo 4
D/2
D
D
D
L
kv
kv
D
r
L
Figura 4.16 Geometrie del fattore di forma per il calcolo del fattore di forma F
Le prove di risalita a carico variabile vengono effettuate prelevando acqua dal foro in
modo da abbassarne il livello di una quantit nota e misurando la velocit di risalita; nelle
prove di abbassamento viene immessa acqua nel foro in modo da alzarne il livello di una
4 -25
Capitolo 4
h
A
ln 1 [m/s]
F (t 2 t 1 )
h2
(Eq. 4.38)
dove A [m2] larea di base del foro, h1 e h2 sono le altezze agli istanti t1 e t2 rispetto al
livello della falda o a fondo foro (se si tratta di prove di abbassamento condotte sopra il
livello di falda), F [m] il fattore di forma precedentemente definito (Tabella 4.3).
Una stima pi attendibile del valore del coefficiente di permeabilit pu essere eseguita
determinando la media geometrica dei valori ricavati con prove di risalita (kr) e di abbassamento (ka), ovvero k = k r k a . Infatti, durante le prove di abbassamento, la frazione
pi fine del materiale tende ad essere spinta verso il fondo del foro e la spinta idrodinamica tende a comprimere il terreno, facendone diminuire la permeabilit; al contrario, durante le prove di risalita, la frazione pi fine del materiale tende ad essere asportata
dallacqua e la spinta idrodinamica tende a decomprimere il terreno, facendone aumentare
la permeabilit.
Se la permeabilit orizzontale del terreno diversa da quella verticale (a causa
dellorientamento dei grani nella fase di deposizione il coefficiente di permeabilit orizzontale, kH, risulta generalmente maggiore, anche di un ordine di grandezza, del coefficiente di permeabilit verticale, kV), il coefficiente k ottenuto da prove in foro di sondaggio tende a rappresentare il coefficiente di permeabilit verticale, kV, tanto pi ridotta la
lunghezza del tratto filtrante L (Figura 4.16-8) rispetto al diametro del foro, D, fino alla
situazione limite di sezione piana, L=0 (Figura 4.16-4). Mentre per valori di L/D sufficientemente grandi (L/D 1.2) si assume che il coefficiente di permeabilit misurato sia
quello orizzontale, kH. Per situazioni intermedie (0 L/D 1.2) si assume che venga misurato un coefficiente di permeabilit medio k medio = k H k V .
Le prove di pompaggio vengono eseguite in terreni con permeabilit medio-alta, al di sotto del livello di falda. Consistono nellabbassare il livello della falda allinterno di un
pozzo, opportunamente realizzato, e nel rilevare in corrispondenza di un certo numero di
verticali, strumentate con piezometri, labbassamento una volta raggiunto un regime di
flusso stazionario (Figura 4.17). Nella fase di emungimento la velocit di abbassamento
del livello diminuisce allaumentare del volume di terreno interessato dal flusso, fino ad
un valore prossimo alla stabilizzazione (regime pseudo-stazionario) se la falda non alimentata e si stabilizza se la falda alimentata. Il raggio di influenza tanto maggiore
quanto maggiore la permeabilit.
Per una corretta interpretazione della prova necessario conoscere con buona approssimazione la stratigrafia, lestensione dellacquifero e le condizioni iniziali della falda, che
quindi vanno preventivamente ricavati mediante apposite indagini in sito.
4 -26
Capitolo 4
b)
Piezometri di controllo
Pozzo
h
r
Acquifero confinato
Linee di flusso
c)
Pompa sommersa
Superfici equipotenziali
Piezometri di controllo
Pozzo
r
h
Linee di flusso
Pompa sommersa
Superfici equipotenziali
Figura 4.17 Disposizione in pianta del pozzo e dei piezometri (a) e schema della prova di pompaggio in acquifero confinato (b) e non confinato (c)
4 -27
Capitolo 4
Per la realizzazione del pozzo viene disposto allinterno del foro un tubo finestrato, con
area delle aperture maggiore del 10% dellarea laterale. Nel tratto di terreno da investigare, lintercapedine tra tubo e terreno riempita con un filtro di ghiaietto e sabbia con una
opportuna granulometria; nel tratto sovrastante, per evitare linfiltrazione di acque esterne, lintercapedine riempita con materiale impermeabilizzante (generalmente argilla o
bentonite).
Il tipo di piezometri viene scelto in relazione al tipo di terreno; devono essere in numero
non inferiore a tre, disposti secondo allineamenti passanti per il pozzo (almeno due allineamenti di cui uno parallelo alla direzione di moto della falda) come mostrato in Figura
4.17a.
La distanza tra i piezometri aumenta con legge esponenziale: il primo di ogni allineamento viene posto a qualche metro dal pozzo, lultimo al limite della zona di influenza
(50200 m a seconda della permeabilit del deposito).
Come gi detto, la prova viene eseguita prelevando acqua dal pozzo mediante un sistema
di pompaggio e misurando il livello piezometrico nel pozzo e nei piezometri fino a che
non si raggiunge una stabilizzazione. Le letture vengono eseguite a intervalli di tempo via
via crescenti (2 min. nelle prime due ore, 5 min. nelle 4 ore successive, 1015 min. per il
resto della prova, che dura mediamente 2436 ore e anche di pi per terreni a bassa permeabilit).
Le prove di emungimento vengono interpretate tenendo presente che:
-
nel caso di acquifero confinato (falda artesiana) le linee di flusso sono orizzontali e le
superfici equipotenziali sono cilindri concentrici rispetto al pozzo (Figura 4.17b);
nel caso di acquifero non confinato (falda freatica) le linee di flusso (e le superfici equipotenziali) sono curve. In questo caso deve essere posta particolare attenzione alla
profondit di installazione dei piezometri, poich laltezza di risalita dellacqua (o
comunque la pressione misurata) corrisponde alla pressione interstiziale della superficie equipotenziale passante per il punto di misura. (Figura 4.17c).
Soluzioni semplificate forniscono lespressione del coefficiente di permeabilit rispettivamente per il caso di acquifero confinato (Figura 4.17b) e non confinato (Figura 4.17c):
r
ln( 2 )
r1
Q
k=
2 b ( h 2 h 1 )
(Eq. 4.39)
r
ln( 2 )
r
Q
k= 2 1 2
(h 2 h 1 )
(Eq. 4.40)
Il valore della permeabilit ricavato con questo tipo di prova un valore medio relativo al
volume di terreno interessato dal cono di depressione.
4 -28
Capitolo 4
A
h1
h2
B
h
O 0
w 1
P
Q
(h + h )
w
b)
u
A
h1
h2
w 1
O 0
u
zi
w(h1+ h2 - h)
Q
1
w
w
u = w(h1+z)
B
c)
A
h1
h2
O 0
w 1
u
w z i
(h + h + h)
z = z u = satz + (Eq.
wh1 - w(h1+z) = z 4.43)
(Eq. 4.42)
essendo = sat -w
d) filtrazione discendente. Se il
livello dellacqua nel serbatoio
mantenuto pi basso di quello
nel recipiente che contiene il
campione, di una altezza h, si
Figura 4.18 Esempio di assenza di filtrazione (a), filtrazione discendente (b) e ascendente (c) in un campione
ha una differenza di carico codi sabbia saturo
stante che provoca un moto di
filtrazione dal recipiente che
z
w w
4 -29
Capitolo 4
(Eq. 4.44)
La pressione dellacqua nel punto O, allestremit superiore del campione, per z=0,
governata dalla quota del pelo libero nel recipiente e vale uz=0 = w h1, mentre
allestremit inferiore, per z=h2, governata dalla quota del pelo libero nel serbatoio
e vale uz=h2 = w (h2+h1-h). La pressione dellacqua allinterno del campione varia linearmente con la profondit e, nel punto P, alla generica profondit z, vale u = w
(h1+z) w (h/h2)z. Il rapporto h/h2 , per definizione, il gradiente idraulico, per cui si
pu scrivere che nel punto P a profondit z la pressione interstiziale vale:
u = w (h1+z) w i z
e la pressione efficace:
z = z u = sat z + w h1 w (h1+z) +w i z = (sat w) z w i z = z + w i z
Ovvero, rispetto al caso precedente di assenza di filtrazione, la filtrazione verticale
discendente ha prodotto una riduzione della pressione interstiziale, w i z, ed un eguale aumento di pressione efficace. Il termine w i z la pressione di filtrazione.
Allo stesso risultato si perviene ragionando in termini di carico piezometrico come
descritto nel seguito.
Supponendo che la perdita di carico, h, tra i punti A e B appartenenti alle due superfici libere, avvenga interamente nel campione, e che vari linearmente al suo interno,
h
la perdita di carico nel tratto OP pari a
z = iz .
h2
Quindi h 0 h P = h 1 ( z +
u = (z + h 1 ) w
u
u
h
) = (z + h 1 )
=
z , da cui:
w
w h2
h
z w = (z + h 1 ) w i z w
h2
(Eq. 4.45)
(Eq. 4.46)
4 -30
Capitolo 4
z = satz + wh1
(Eq. 4.47)
La pressione dellacqua nel punto O, allestremit superiore del campione, per z=0,
governata dalla quota del pelo libero nel recipiente e vale uz=0 = w h1, mentre
allestremit inferiore, per z=h2, governata dalla quota del pelo libero nel serbatoio
e vale uz=h2 = w (h2+h1+h). La pressione dellacqua allinterno del campione varia linearmente con la profondit e, nel punto P, alla generica profondit z, vale u = w
(h1+z) +w (h/h2)z. Il rapporto h/h2 , per definizione, il gradiente idraulico, per cui si
pu scrivere che nel punto P a profondit z la pressione interstiziale vale:
u = w (h1+z) +w i z
e la pressione efficace:
z = z u = sat z + w h1 w (h1+z) - w i z = (sat w) z w i z = z - w i z
Ovvero, rispetto al caso precedente di assenza di filtrazione, la filtrazione verticale
ascendente ha prodotto una aumento della pressione interstiziale, w i z, ed un eguale
riduzione di pressione efficace. Il termine w i z la pressione di filtrazione.
Allo stesso risultato si perviene ragionando in termini di carico piezometrico come
descritto nel seguito.
Supponendo che la perdita di carico h, tra i punti B e A appartenenti alle due superfici libere, avvenga interamente nel campione, e che vari linearmente al suo interno,
h
z = iz .
nel tratto PO, la perdita di carico pari a
h2
Quindi h P h 0 = (z +
u = (z + h 1 ) w +
u
w
) h1 =
u
h
(z + h 1 ) =
z , da cui:
w
h2
h
z w = (z + h 1 ) w + i z w
h2
(Eq. 4.48)
(Eq. 4.49)
Le osservazioni precedenti evidenziano che in presenza di filtrazione, in un punto a profondit z, la pressione dellacqua varia di una quantit pari izw, che rappresenta la componente idrodinamica della pressione interstiziale (pressione di filtrazione). Di conseguenza la pressione efficace varia della stessa quantit; nel caso di filtrazione discendente
la pressione efficace aumenta, mentre nel caso di filtrazione ascendente la pressione efficace diminuisce rispetto al casi di assenza di filtrazione. In particolare, la pressione effettiva in presenza di filtrazione ascendente data da z = z - izw e si annulla quando il
gradiente idraulico pari a
ic= /w
(Eq. 4.50)
Capitolo 4
In questa condizione, se il terreno privo legami coesivi, si annullano le forze intergranulari, si annulla la resistenza del terreno e le particelle solide possono essere trasportate
dallacqua in movimento, dando origine ad un fenomeno progressivo di erosione che conduce al collasso della struttura del terreno. Tale fenomeno noto come instabilit idrodinamica (o sifonamento) ed quello che pu manifestarsi ad esempio nel caso di uno scavo sorretto da un diaframma. (Figura 4.19). da notare che essendo w, il valore di ic
prossimo allunit.
Si definisce fattore di sicurezza globale nei confronti del sifonamento il rapporto tra il
gradiente idraulico critico e quello che si ha in esercizio (definito gradiente di efflusso,
iE), ossia:
FS = ic/iE
(Eq. 4.51)
p.c.
iE = H/(H+2D)
Per determinare un valore del gradiente di efflusso pi aderente alla realt si pu ricorrere
a diagrammi disponibili in letteratura per vari casi pratici ricorrenti (Figura 4.20).
A titolo di esempio, con lo schema di Figura 4.20, per h/D = 2 e d/D = 1 si ha ie 0.53.
La stima, approssimata per eccesso, ottenuta dallEquazione (4.52) :
ie =
2
h
h/D
=
=
= 0.66
d + 2D d / D + 2 1 + 2
Capitolo 4
a)
0.53
b/D
c)
Gradiente di efflusso iE
Gradiente di efflusso iE
b)
h/D
h/D
Figura 4.20 Gradiente di efflusso, iE, nel caso di uno scavo in un mezzo di spessore infinito (a),
nel caso di uno scavo nastriforme in un mezzo di spessore infinito (b), nel caso di una trincea
drenante in un mezzo di spessore limitato (c)
In prima approssimazione, cautelativamente, si assume che il valore della sovrapressione al piede del diaframma sia costante per una larghezza D/2 e pari ad w Hc, dove Hc si ricava dallEq.(4.52):
ie = H/(H+2D) =Hc/D
e quindi:
p.c.
D/2
H
E
p.c
Hc = (H D)/(H+2D).
La forza totale di filtrazione che tenD
D
de a sollevare il cuneo data da Sw =
HcwD/2; quando questa uguaglia il
peso efficace del cuneo (peso totale
A
del cuneo meno spinta di Archimede), dato da W = D D/2, si rag H
w
c
giungono le condizioni limite di instabilit.
Figura 4.21 Distribuzione delle sovrapressioni al
Il fattore di sicurezza globale nei piede di un diaframma in un mezzo di spessore infinito
confronti del sollevamento del fondo
scavo definito come rapporto tra il peso efficace del cuneo e la forza di filtrazione che
tende a sollevarlo, ossia:
4 -33
Capitolo 4
FS =
W'
'D D / 2
'D
=
=
Sw w H c D / 2 w H c
(Eq. 4.53)
( da osservare che in pratica il rapporto Hc/D rappresenta il gradiente di efflusso nel tratto infisso, e che quindi lEq. 4.53 corrisponde allEq. 4.51).
Talvolta, nel caso di terreno omogeneo, viene assunto cautelativamente Hc= H/2, invece
che Hc= HD/(H+2D), come risulterebbe, sempre in maniera approssimata, dallo schema
di Figura 4.21.
Per incrementare il valore di FS si possono adottare le seguenti soluzioni:
-
disporre sul fondo dello scavo in adiacenza al diaframma un filtro costituito da materiale di grossa pezzatura in modo da incrementare le tensioni efficaci. In questo caso
FS =
'D 2 / 2 + W
w Hc D / 2
(Eq. 4.54)
D
w Hw
(Eq. 4.55)
p.c.
Sabbia
H
Argilla NC
Sabbia
Figura 4.22 - Scavo realizzato in un terreno a grana fine, sovrastante uno strato a permeabilit
molto pi elevata
4 -34
Capitolo 4
4 -35
Capitolo 4
4.10 Verifiche di sicurezza nei confronti degli stati limite di tipo idraulico secondo le Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14/01/08)
La progettazione geotecnica eseguita in conformit alle Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14 gennaio 2008) (NTC-08) si basa sul metodo degli stati limite e
sullimpiego dei coefficienti di sicurezza parziali. Nel metodo degli stati limite, che possono essere ultimi (SLU) o di esercizio (SLE), vi sono tre categorie di coefficienti parziali, da applicare rispettivamente alle azioni o agli effetti delle azioni (A), alle caratteristiche dei materiali (M) e alle resistenze (R). Essi possono assumere valori diversi ed essere
diversamente raggruppati e combinati tra loro in funzione del tipo e delle finalit delle verifiche nei diversi stati limite considerati.
Gli stati limite ultimi di tipo idraulico sono riconducibili ai seguenti due, denominati rispettivamente:
UPL (da Uplift) che comportano la perdita di equilibrio della struttura o del terreno a
causa della sottospinta dellacqua (fenomeni di galleggiamento di strutture interrate, come
parcheggi sotterranei, stazioni metropolitane, etc.. o di sollevamento del fondo scavo), e
HYD (da Hydrodinamic conditions) in cui si verifica erosione e sifonamento del terreno
a causa di moti di filtrazione dal basso verso lalto con gradiente idraulico tale da produrre lannullamento delle tensioni efficaci.
Gli schemi di rottura delle Figure 4.19, 4.20 e 4.21 sono del tipo HYD, mentre lo schema
di Figura 4.22 del tipo UPL.
Secondo le NTC-08:
Per la stabilit al sollevamento deve risultare che il valore di progetto dellazione instabilizzante Vinst,d, combinazione di azioni permanenti (Ginst,d) e variabili (Qinst,d), sia non
maggiore della combinazione dei valori di progetto delle azioni stabilizzanti (Gstb,d) e delle resistenze (Rd):
dove
Vinst,d Gstb,d + Rd
(6.2.4)
(6.2.5)
Coefficiente parziale
F (o E)
EFFETTO
Favorevole
G1
Sfavorevole
Favorevole
G2
Sfavorevole
Favorevole
Qi
Sfavorevole
4 -36
SOLLEVAMENTO
(UPL)
0.9
1.1
0.0
1.5
0.0
1.5
Capitolo 4
I valori dei coefficienti parziali relativi ai parametri geotecnici sono indicati nella seguente Tabella 6.2.II delle NTC08
Tabella 6.2.II Coefficienti parziali per i parametri geotecnici del terreno
PARAMETRO
COEFFICIENTE
PARZIALE
( M1 )
( M2 )
tan k
1.0
1.25
Coesione efficace
ck
1.0
1.25
cuk
cu
1.0
1.4
1.0
1.0
Tangente dellangolo
di resistenza al taglio
Hw
T
Pw
Hi
He
Pv
dati geometrici:
He = 3,5 m
Hi = 2,8 m
Hw = 2,5 m
Be = 5 m
Bi = 4 m
Le = 10 m
Li = 9 m
c.a. = 25 kN/m3
w. = 10 kN/m3
4 -37
Capitolo 4
k = 32
Area di base: Ab = Be Le = 10 x 5 = 50 m2
Area delle pareti: As = 2 He (Be + Le) = 2 x 3,5 x (5 + 10) = 105 m2
Valori di progetto delle propriet geotecniche
(si applicano i coefficienti di sicurezza parziali di Tabella 6.2.II colonna M2)
- peso di volume saturo della sabbia:
sat,d = sat,k / 1.0 = 18 kN/m3
- angolo di resistenza al taglio:
d = arctan(tank /1,25) = 26,56
Peso della vasca:
Pv = c.a. (Be Le He Bi Li Hi) = 25 x (5 x 10 x 3,5 4 x 9 x 2,8) = 1855 kN
Peso dellacqua contenuta nella vasca: Pw = w Bi Li Hw = 10 x 4 x 9 x 2,5 = 900 kN
Sottospinta idraulica: U = w He Ab = 10 x 3,5 x 50 = 1750 kN
Forza di attrito di progetto sulle pareti della vasca:
T = m,d As
m,d = Kd tand vm
Kd = 1 send = 1 sen(26,56) = 0,553
d = 0,75 d = 0,75 x 26,56 = 19,92
tand = tan(19,92) = 0,362
vm = He / 2 = (18 10) x 3,5 / 2 = 14 kPa
m,d = Kd tand vm = 0,553 x 0,362 x 14 = 2,80 kPa
T = m,d As = 2,80 x 105 = 294,5 kN
Valori di progetto delle azioni instabilizzanti
(si applicano i coefficienti di sicurezza parziali di Tabella 6.2.III)
Ginst,d = U G1 = 1750 x 1,1 = 1925 kN
Qinst,d (assente)
Vinst,d = Ginst,d = 1925 kN
Valori di progetto delle azioni stabilizzanti
(si applicano i coefficienti di sicurezza parziali di Tabella 6.2.III)
Gstb,d = Pv G1 = 1855 x 0,9 = 1669,5 kN
Qstb,d = Pw Qi = 900 x 0 = 0 kN
Valori di progetto delle azioni resistenti
Rd = T = 294,5 kN
Gstb,d + Rd = 1669,5 + 294,5 = 1964 kN > Vinst,d = 1925 kN
Verifica soddisfatta.
Riprendendo lo schema della Figura 4.22, che si riferisce al pericolo di sollevamento del
fondo di uno scavo realizzato in un terreno a grana fine, sovrastante uno strato a permeabilit molto pi elevata, nel tempo che intercorre tra la realizzazione dello scavo e
linstaurarsi del moto di filtrazione, lapplicazione delle NTC 08 e quindi dei coefficienti
di sicurezza parziali di Tabella 6.2.III, comporta semplicemente di attribuire al coefficiente di sicurezza globale FS di Eq. 4.55 il valore minimo: FSmin = 1,1 / 0,9 = 1,22
Infatti:
4 -38
Capitolo 4
Vinst,d Gstab,d + Rd
ovvero
FS = D / w Hw 1,1/0,9 = 1,22
ne segue:
(6.2.6)
Tabella 6.2.IV Coefficienti parziali sulle azioni per le verifiche nei confronti di stati limite di sifonamento
CARICHI
Coefficiente parziale
F (o E)
EFFETTO
Favorevole
Permanenti
G1
Sfavorevole
Favorevole
G2
Sfavorevole
Favorevole
Variabili
Qi
Sfavorevole
Acqua
h
dw
Acqua
Sabbia
u
Figura 4.24 Schema per la verifica al sifonamento
4 -39
SIFONAMENTO
(HYD)
0.9
1.3
0.0
1.5
0.0
1.5
Capitolo 4
4 -40
Capitolo 5
MODELLI REOLOGICI
CAPITOLO 5
MODELLI REOLOGICI
La reologia la scienza che studia landamento delle deformazioni nella materia sotto
leffetto dellapplicazione di un sistema di sollecitazioni. Uno degli obiettivi principali di
questa disciplina quello di caratterizzare il comportamento meccanico dei materiali mediante la definizione di modelli matematici che stabiliscano dei legami tra tensioni, deformazioni e tempo (detti legami costitutivi).
Anche nella meccanica dei terreni si ricorre generalmente allimpiego di modelli, ovvero
di schemi pi o meno semplificati, per linterpretazione di fenomeni fisici complessi e per
la previsione del comportamento dei vari mezzi in seguito allapplicazione di un sistema
di sollecitazioni. Un aspetto importante da sottolineare che un modello reologico non
legato solo al tipo di materiale, ma anche e soprattutto al fenomeno fisico che lo interessa;
per questo motivo la scelta del tipo di modello strettamente dipendente oltre che dal tipo
di materiale, da quello dellapplicazione ingegneristica considerata.
Tra i modelli classici, quelli di maggiore interesse nellambito della meccanica dei terreni sono:
-
il modello elastico
il modello plastico
il modello viscoso
(Eq. 5.1)
Capitolo 5
MODELLI REOLOGICI
F = Ks
A
s
F = f(s)
(b)
F=Ks
(Eq. 5.2)
(a)
K
1
s
lanalisi della diffusione delle
tensioni nel terreno;
Figura 5.2. Comportamento elastico lineare (a) e non
il calcolo delle strutture di fondazione.
lineare (b)
Capitolo 5
MODELLI REOLOGICI
pure progredire con aumento della forza applicata (linea (b) di Figura 5.4) o diminuzione della forza applicata (linea (c) di Figura
5.4).
F
H > 0 (b)
1
B
H = 0 (a)
F*
F*
H < 0 (c)
sp
La relazione tra lo spostamento plastico, dsp, e laliquota di forza che eccede F*, dF*, del
tipo:
ds p =
1 *
dF
H
(Eq. 5.3)
dove H, detto coefficiente di incrudimento, sar uguale a zero per mezzo plastico perfetto, positivo per mezzo incrudente positivamente, negativo per mezzo incrudente negativamente.
Nelle applicazioni geotecniche lipotesi di comportamento plastico assunta nella trattazione dei problemi di stabilit, per i quali si fa riferimento alle condizioni di equilibrio limite (capacit portante delle fondazioni, stabilit dei pendii, delle opere di sostegno, ecc..)
5 -3
Capitolo 5
MODELLI REOLOGICI
F = f(s)
F
F = f(s)
(a)
F=s
(b)
A
s
viscoso
F = s
con = costante, si parla di mezzo viscoso perfetto o newtoniano, con viscosit del
mezzo.
5 -4
Capitolo 5
MODELLI REOLOGICI
Nel primo caso lo spostamento risultante la somma dei singoli spostamenti e la forza
la stessa per tutti i componenti; nel secondo caso la forza la somma delle forze nei singoli componenti mentre lo spostamento lo stesso.
Tra le possibili combinazioni verranno esaminate nel seguito:
(Eq. 5.6)
s = se = sv
(Eq. 5.7)
e
Sostituendo ad F e F le rispettiK
ve espressioni in funzione s ed s
si ottiene:
.
F = Ks + s
(Eq. 5.8)
tK
F
s( t ) = o (1 e ) = s e (1 e Trit )
K
(Eq. 5.9)
s e Trit
se
La derivata dellEq. 5.9 : s( t ) =
e
e per t = 0 risulta: s( t = 0) =
Trit
Trit
5 -5
Capitolo 5
MODELLI REOLOGICI
s
se
Tr i t
t1
F0
F
Figura 5.9 Andamento nel tempo degli spostamenti
nel modello di Kelvin-Terzaghi
(Eq. 5.10)
essendo dse e dsp gli incrementi di spostamento che competono rispettivamente alla molla
e al pattino.
Essendo dse = k dF*, con k pari allinverso della costante elastica del mezzo, K, si avr:
dsp =ds dse = (k)dF*
(Eq. 5.11)
(Eq. 5.12)
5 -6
Capitolo 5
MODELLI REOLOGICI
A
s
ds
ds ds e
dF*
F*
k
O
sp
se
s
Figura 5.11 Comportamento di un mezzo elasto-plastico incrudente
5 -7
Capitolo 6
CAPITOLO 6
PRESSIONI DI CONTATTO E DIFFUSIONE DELLE TENSIONI
IN UN SEMISPAZIO ELASTICO
6.1 Pressioni di contatto
Una fondazione superficiale trasmette al terreno il carico proveniente dalla struttura in elevazione. Le pressioni mutue allintradosso della fondazione sono dette pressioni di
contatto. La distribuzione delle pressioni di contatto dipende dallentit e distribuzione
del carico allestradosso della fondazione, dalla rigidezza della struttura di fondazione e
dalla rigidezza del terreno di fondazione.
In Figura 6.1 sono qualitativamente rappresentati gli effetti della rigidezza della struttura
di fondazione e della rigidezza del terreno di appoggio sulla distribuzione della pressione
di contatto per fondazioni soggette ad un carico uniforme.
Se la fondazione priva di rigidezza, ovvero non resistente a flessione, la distribuzione
delle pressioni di contatto necessariamente eguale alla distribuzione del carico applicato, e la sua deformata si adatta ai cedimenti del terreno. Se il terreno di appoggio ha eguale rigidezza sotto ogni punto della fondazione (argilla), il cedimento massimo in mezzeria e minimo al bordo, ovvero la deformata ha concavit verso lalto. Se invece il terreno
di appoggio ha rigidezza crescente con la pressione di confinamento (sabbia), il cedimento minimo in mezzeria e massimo al bordo, ovvero la deformata ha concavit verso il
basso (Figura 6.1a). Lo schema di fondazione priva di rigidezza si applica, ad esempio,
alle fondazioni dei rilevati.
a) fondazioni
b) fondazioni
c) fondazioni
flessibili
rigide
semi-rigide
schema
W min
min
Wmax
su argilla
q min
q max
q m in
Wmax
q max
Wmin
su sabbia
p
p
p
W max
q max
Wmin
p
q min
Wmax
q max
Figura 6.1: Pressioni di contatto e cedimenti per fondazioni superficiali su terreno omogeneo
soggette a carico verticale uniforme
6 -1
Capitolo 6
per fondazioni di rigidezza infinita, eguale alla distribuzione per carico uniforme di
pari risultante,
Ai soli fini del calcolo strutturale delle fondazioni, per la stima della distribuzione delle pressioni di contatto, si fa spesso riferimento al modello di Winkler, argomento che esula dal presente corso.
6 -2
Capitolo 6
un substrato roccioso (bedrock) di rigidezza molto superiore a quella degli strati sovrastanti2;
2. anche nel caso di terreno omogeneo, la rigidezza dei terreni reali non costante ma
cresce con la profondit3;
3. i terreni reali non sono isotropi. Il rapporto tra i moduli di deformazione in direzione
verticale ed orizzontale, Ev/Eh, di norma maggiore di uno per terreni normalmente
consolidati e debolmente sovraconsolidati, mentre minore di uno per terreni fortemente sovraconsolidati;
4. lipotesi di elasticit lineare pu essere accolta solo per argille sovraconsolidate e sabbie addensate limitatamente a valori molto bassi di tensione, ma non accettabile per
tutti gli altri casi4.
La non corrispondenza fra le ipotesi del modello e la realt fisica, porta a risultati generalmente inaccettabili in termini di deformazioni calcolate, ma accettabili limitatamente
alla stima delle tensioni verticali. Pertanto, con una procedura teoricamente non corretta
ma praticamente efficace e molto comune in ingegneria geotecnica, si utilizzano modelli
diversi (leggi costitutive diverse) per risolvere aspetti diversi dello stesso problema. Ad
esempio, per una stessa fondazione superficiale, si utilizza il modello rigidoperfettamente plastico per il calcolo della capacit portante, il modello continuo elastico
lineare per la stima delle tensioni verticali indotte in condizioni di esercizio, il modello
edometrico per il calcolo dei cedimenti e del decorso dei cedimenti nel tempo, il modello
di Winkler per il calcolo delle sollecitazioni nella struttura di fondazione, etc...
6.2.1
Tensioni indotte da un carico verticale concentrato in superficie (problema di
Boussinesq)
Il matematico francese Boussinesq, nel 1885, forn la soluzione analitica del problema
capostipite di tutte le successive soluzioni elastiche: tensioni e deformazioni indotte da
una forza applicata ortogonalmente sulla superficie di un semispazio ideale, continuo,
omogeneo, isotropo, elastico lineare e privo di peso.
Con riferimento allo schema di Figura 6.2 le tensioni indotte in un generico punto di tale
semispazio, valgono (in coordinate cilindriche)5:
Esistono soluzioni elastiche che considerano il terreno stratificato e/o il bedrock. La presenza di un bedrock porta a valori della tensione verticale indotta superiori a quelli del semispazio omogeneo.
3
Esistono soluzioni elastiche che considerano il modulo di Young linearmente crescente con la profondit.
Tali soluzioni portano a valori della tensione verticale indotta superiori a quelli del semispazio omogeneo.
4
Per carichi concentrati lipotesi di elasticit lineare conduce a valori infiniti della tensione in corrispondenza del carico. Non esiste un materiale reale capace di resistere a tensioni infinite. (E daltra parte anche i
carichi concentrati sono solo unastrazione matematica).
5
Con riferimento ad un caso reale, quindi ad un terreno dotato di peso, le tensioni ottenute dalla soluzione
di Boussinesq (e per i casi di seguito considerati) vanno sommate alle tensioni geostatiche preesistenti.
6 -3
Capitolo 6
z =
3 P z3
2 R5
r =
R
z
P
2R2
Eq. (6.1)
3 r 2 z (1 2 ) R
+
(R + z )
R3
(1 2 ) P z
2R
R
R (R + z )
3 P z2 r
rz =
2 R5
Eq.(6.2)
Eq. (6.3)
Eq. (6.4)
dove R2 = r2+z2
z
6.2.2
Con riferimento allo schema di Figura 6.5, le tensioni indotte da un carico verticale distribuito su una linea retta in superficie sono fornite dalle equazioni (6.5), (6.6), (6.7) e (6.8)
(in coordinate cartesiane ed assumendo lasse y orientato secondo la direzione della linea
di carico):
6 -4
Capitolo 6
z (kPa)
12
Z = 2m
Z = 5m
Z = 10m
z (m)
z (kPa)
10
15
r = 0m
r = 2m
r = 5m
0
-10
-5
20
10
r (m)
2 P' z 3
z =
R4
R
z
y
z
x =
2 P' z x 2
4
(Eq. 6.6)
y =
2 P'
z
2
(Eq. 6.7)
xy =
2 P' x z 2
4
(Eq. 6.8)
(Eq. 6.5)
6 -5
Capitolo 6
6.2.3
Con riferimento allo schema di Figura 6.6, le tensioni indotte da una pressione verticale
uniforme su una striscia indefinita sono fornite dalle equazioni (6.9), (6.10), (6.11) e
(6.12) (in coordinate cartesiane ed assumendo lasse y orientato secondo la direzione della
striscia di carico).
B
z =
q
[ + sen cos( + 2 )]
(Eq. 6.9)
x =
q
[ sen cos( + 2 )]
(Eq. 6.10)
y =
2q
(Eq. 6.11)
xy =
q
sen sen ( + 2 )
(Eq. 6.12)
q
x
x
z
y
z
6.2.4
Con riferimento allo schema di Figura 6.7, le tensioni indotte da una pressione verticale
triangolare su una striscia indefinita sono fornite dalle equazioni (6.13), (6.14) e (6.15) (in
coordinate cartesiane ed assumendo lasse y orientato secondo la direzione della striscia
di carico):
z =
q x
1
sen 2
B
2
(Eq. 6.13)
R 12 1
q x
z
x = ln 2 + sen 2
B R2 2
B
xz =
q
z
1 + cos 2 2
2
B
(Eq. 6.14)
(Eq. 6.15)
6 -6
Capitolo 6
dove q il valore massimo del carico per unit di superficie, e sono espressi in radianti, negativo per punti sotto larea caricata.
B
R2
z
y
z
6.2.5
definita
Tensione verticale indotta da una pressione verticale trapezia su una striscia in-
2a'
q
x
2a
z
Figura 6.8 - Pressione trapezia su striscia indefinita
6 -7
Capitolo 6
Se interessa conoscere la tensione verticale in asse al rilevato, con riferimento allo schema ed ai simboli di Figura 6.8, pu essere utilizzata, pi semplicemente, la seguente equazione:
z ( x =0 ) =
6.2.6
2q
a
a '
a arctan a ' arctan
(a a ')
z
z
Eq. (6.16)
Con riferimento allo schema di carico di Figura 6.9, le tensioni verticali indotte in asse
allarea caricata possono essere calcolate con la seguente equazione:
z (r =0 )
= q 1
1
R
1 +
z
(Eq. 6.17)
mentre per la stima il delle tensioni indotte in corrispondenza di altre verticali si pu fare
riferimento alla Tabella 6.1 ed alle curve rappresentate in Figura 6.10.
2R
z/q
0,25
0,5
0,75
2
z/R
r/R=0
r/R=0,5
r/R=1
r/R=2
6 -8
Capitolo 6
sterne (r > R) la pressione di contatto zero, e che in corrispondenza delle verticali sul
bordo (r = R) la pressione di contatto pari alla met della pressione q.
6.2.7
La soluzione relativa al caso di unarea rettangolare uniformemente caricata molto importante, non solo perch molte fondazioni hanno forma rettangolare, ma anche perch,
sfruttando il principio di sovrapposizione degli effetti, permette di calcolare lo stato tensionale indotto da una pressione uniforme agente su unarea scomponibile in rettangoli.
Con riferimento allo schema di Figura 6.11, le tensioni indotte dal carico in un punto sulla
verticale per uno spigolo O dellarea caricata, posto:
Tabella 6.1: Variazione della tensione
verticale indotta da una pressione su
area circolare per differenti verticali
(dati relativi alla Figura 6.10)
r/R
0,5
B
q
z / q
z/R
1,000
1,000
0,500
0,000
0,1
0,999
0,995
0,481
0,000
0,2
0,992
0,977
0,464
0,001
0,3
0,976
0,941
0,447
0,003
0,4
0,948
0,894
0,430
0,006
0,5
0,910
0,840
0,412
0,010
0,6
0,863
0,780
0,395
0,016
0,7
0,811
0,718
0,378
0,022
0,8
0,758
0,664
0,362
0,028
0,9
0,700
0,612
0,346
0,035
0,646
0,565
0,329
0,041
1,2
0,546
0,480
0,298
0,052
1,4
0,461
0,408
0,268
0,061
1,6
0,390
0,351
0,241
0,067
1,8
0,332
0,303
0,217
0,071
0,284
0,262
0,195
0,073
2,2
0,245
0,228
0,176
0,073
2,4
0,213
0,201
0,158
0,073
2,6
0,186
0,178
0,142
0,071
2,8
0,164
0,158
0,131
0,069
0,146
0,141
0,119
0,067
0,086
0,082
0,077
0,052
R 3 = (L2 + B 2 + z 2 )
0,057
0,054
0,052
0,041
valgono:
B
L
R3
R2
R1
x
y
z
R 1 = (L2 + z 2 )
0,5
R 2 = (B 2 + z 2 )
0,5
0,5
6 -9
Capitolo 6
z =
LB LBz 1
1
q
+
2 + 2
arctan
2
R3
z R3
R 1 R 2
Eq. (6.18)
x =
LB LBz
q
2
arctan
z
R
3
R1 R 3
Eq. (6.19)
y =
LB LBz
q
2
arctan
2
z R3 R2 R3
Eq. (6.20)
zx =
q B
B z2
2 R 2 R1 R 3
Eq. (6.21)
Volendo conoscere lo stato tensionale in un punto del semispazio alla profondit z, sulla
verticale di un punto M non coincidente con lo spigolo O del rettangolo, si procede per
sovrapposizione di effetti di aree di carico rettangolari, nel modo seguente (Figura 6.12):
a) M interno ad ABCD; le tensioni risultano dalla somma delle tensioni indotte in M dalle
4 aree (1), (2), (3) e (4), ciascuna con vertice in M:
Eq. (6.22)
b) M esterno ad ABCD; le tensioni risultano dalla somma algebrica delle tensioni indotte
da rettangoli opportunamente scelti, sempre con vertice in M:
zM ( ABCD) = zM ( AB'MC ') zM ( BB'MD '') zM ( CD 'MC ') + zM ( DD 'MD '')
Eq. (6.23)
Pu essere talvolta utile valutare anche i cedimenti elastici. Lequazione per il calcolo del
cedimento in corrispondenza dello spigolo O dellarea flessibile di carico uniforme q, di
forma rettangolare BxL su un semispazio continuo, elastico lineare, omogeneo e isotropo,
avente modulo di Young E, e coefficiente di Poisson , la seguente:
caso a)
caso b)
A
1
B'
D'
C'
D''
M
3
6 -10
Capitolo 6
posto = L/B
w=
1 + 1 + 2
q B 1 2
ln + 1 + 2 + ln
Eq. (6.24)
LEq. 6.24 permette di calcolare il cedimento elastico in qualunque punto della superficie,
per sovrapposizione degli effetti, con procedura analoga a quella sopra descritta per il calcolo delle tensioni verticali.
6 -11
Capitolo 7
CAPITOLO 7
COMPRESSIBILIT E CONSOLIDAZIONE EDOMETRICA
La risultante delle deformazioni verticali che si manifestano in un terreno comunemente
indicata con il termine cedimento e di tale grandezza, nella pratica ingegneristica, interessa di solito conoscere sia lentit sia levoluzione nel tempo.
I principali meccanismi che contribuiscono allo sviluppo dei cedimenti sono:
compressione e inflessione delle particelle di terreno per incremento delle tensioni di
contatto (tale fenomeno produce deformazioni in gran parte reversibili, ovvero elastiche);
scorrimento relativo dei grani indotto dalle forze di taglio intergranulari (tale fenomeno produce deformazioni in gran parte irreversibili, ovvero plastiche);
frantumazione dei grani in presenza di elevati livelli tensionali (le conseguenti deformazioni sono irreversibili);
variazione della distanza tra le particelle dei minerali argillosi, dovuta a fenomeni di
interazione elettrochimica (le conseguenti deformazioni sono in parte reversibili e in
parte irreversibili in relazione alle caratteristiche del legame di interazione);
compressione e deformazione dello strato di acqua adsorbita (le conseguenti deformazioni sono in gran parte reversibili, ovvero elastiche);
In definitiva, le deformazioni (e quindi i cedimenti) conseguono direttamente alla:
1. compressione delle particelle solide (incluso lo strato di acqua adsorbita);
2. compressione dellaria e/o dellacqua allinterno dei vuoti;
3. espulsione dellaria e/o dellacqua dai vuoti.
Per i valori di pressione che interessano nella maggior parte dei casi pratici, la deformabilit delle particelle solide trascurabile. Inoltre, se il terreno saturo, come spesso accade
per i terreni a grana fine, anche la compressibilit del fluido interstiziale (acqua e/o miscela aria-acqua) pu essere trascurata, essendo trascurabile la quantit di aria presente e
lacqua praticamente incompressibile. Pertanto, il cedimento nei terreni dovuto prevalentemente al terzo termine ed in particolare allespulsione dellacqua dai vuoti1.
Via via che lacqua viene espulsa dai pori, le particelle di terreno si assestano in una configurazione pi stabile e con meno vuoti, con conseguente diminuzione di volume.
Il processo di espulsione dellacqua dai vuoti un fenomeno dipendente dal tempo (ovvero dal coefficiente di permeabilit del terreno), lentit della variazione di volume legata
alla rigidezza dello scheletro solido.
1
I cedimenti possono essere anche dovuti a costipamento, ovvero allespulsione di aria da un terreno non
saturo come conseguenza dellapplicazione di energia di costipamento (vedi capitolo 2), a deformazioni di
taglio a volume costante, che si verificano nei terreni saturi e poco permeabili in condizioni non drenate
allatto stesso di applicazione dellincremento delle tensioni, o a deformazioni volumetriche a pressione efficace costante, ovvero a creep (viscosit).
7 -1
Capitolo 7
b)
e
A
C
(D)
(E)
(B)
(C)
(A)
B
E
D
v (log)
Figura 7.1 - Sedimentazione in ambiente lacustre con pi cicli di carico e scarico (a) e variazione
dellindice dei vuoti con la pressione verticale efficace (b): AB: compressione vergine, BC:
decompressione, CB: ricompressione, BD: compressione vergine, DE: decompressione.
7 -2
Capitolo 7
Per effetto dellincremento di tensioni efficaci, il terreno subisce deformazioni volumetriche, V, le quali, non essendo possibili deformazioni orizzontali, sono eguali alle deformazioni verticali (assiali), a, ovvero:
v =
V H
=
= a
V0
H0
(Eq. 7.1)
V
e
H
=
=
V0 1 + e 0 H 0
(Eq. 7.2)
avendo indicato con e0 lindice dei vuoti iniziale dellelemento di terreno considerato.
Rappresentando in un diagramma lindice dei vuoti del terreno in funzione della pressione
verticale efficace, riportata in scala logaritmica, nel caso in cui il deposito sia soggetto a
pi cicli di carico e scarico, ad esempio sedimentazione (A-B), seguita da erosione (B-C),
di nuovo sedimentazione (C-D), fino a superare lo strato eroso, poi di nuovo erosione (DE), si ottiene landamento qualitativo rappresentato nel grafico di Figura 7.1b.
In particolare, trascurando il piccolo ciclo di isteresi formato dai tratti BC (scarico) e CB
(ricarico), si pu osservare che:
- nelle fasi di primo carico (compressione vergine, tratti AB e BD) il comportamento deformativo del terreno elasto-plastico, poich nella successiva fase di scarico solo una
parte delle variazioni di indice dei vuoti (e quindi delle deformazioni) viene recuperata;
- i tratti di primo carico appartengono alla stessa retta;
- nelle fasi di scarico e ricarico (tratti BC, CB e DE) il comportamento deformativo elastico ma non elastico-lineare (il grafico di Figura 7.1b in scala semilogaritmica);
- sia in fase di carico vergine che in fase di scarico e ricarico, essendo la relazione e-v
rappresentata da una retta in scala semilogaritmica, per ottenere un assegnato decremento dellindice dei vuoti, e, occorre applicare un incremento di tensione verticale
efficace v tanto maggiore quanto pi alto il valore di tensione iniziale, ovvero la
rigidezza del terreno cresce progressivamente con la tensione applicata.
La massima pressione verticale efficace sopportata dallelemento di terreno considerato
detta pressione di consolidazione (o di preconsolidazione), p (ad esempio, nel caso di
Figura 7.1 la pressione di consolidazione rappresentata dallascissa del punto D del grafico. Quando lelemento di terreno si trova in un punto appartenente alla retta ABD,
soggetto ad una pressione verticale efficace che non ha mai subito nel corso della sua sto7 -3
Capitolo 7
ria precedente, ovvero soggetto alla pressione di consolidazione; nei tratti BC e DE invece soggetto ad una pressione verticale efficace minore di quella di consolidazione.
Un terreno il cui punto rappresentativo si trova sulla curva edometrica di carico vergine
(ABD) si dice normalmente consolidato (o normalconsolidato) (NC), mentre un terreno
il cui punto rappresentativo si trova su una delle curve edometriche di scarico-ricarico
(BC, CB, DE) si dice sovraconsolidato (OC).
Il rapporto tra la pressione di consolidazione, p, e la pressione verticale efficace agente,
vo, detto, come gi anticipato nel Capitolo 3, grado di sovraconsolidazione:
OCR =
p
vo
In conclusione, si pu affermare che in condizioni edometriche (e non solo, come vedremo pi avanti) il comportamento del terreno segue, con buona approssimazione, un modello elastico non lineare plastico ad incrudimento positivo (vedi Capitolo 5).
La pressione di consolidazione rappresenta la soglia elastica (o di snervamento) del materiale. Per valori di tensione inferiori alla pressione di consolidazione (terreno OC) il comportamento elastico non lineare. Se un terreno NC viene compresso la pressione di consolidazione, ovvero la soglia elastica aumenta di valore (incrudimento positivo).
La compressibilit dei terreni viene studiata in laboratorio mediante la prova edometrica, i cui risultati sono comunemente utilizzati per calcolare le deformazioni (e i cedimenti) conseguenti allapplicazione di carichi verticali in terreni a grana fine, come verr illustrato pi in dettaglio nei paragrafi seguenti e nel Capitolo 16 (cedimenti di fondazioni
superficiali).
Capitolo 7
I valori della deformazione assiale e/o dellindice dei vuoti corrispondenti al termine del
processo di consolidazione primaria per ciascun gradino di carico3 (o pi spesso, per comodit ma commettendo un errore, corrispondenti al termine delle 24h di permanenza del
carico di ogni gradino), vengono diagrammati in funzione della corrispondente pressione
N
4N
. Collegando fra loro i punti sperimentali si diverticale media efficace, 'v = =
A D2
segnano le curve di compressibilit edometrica.
N
Capitello
Anello edometrico
Cella edometrica
Pietre porose
H0
D
La consolidazione primaria distinta dalla consolidazione secondaria dovuta a fenomeni viscosi (Par. 7.9).
Le altezze del provino corrispondenti allinizio e alla fine del processo di consolidazione primaria, per ciascun gradino di carico, si determinano mediante opportune procedure descritte nei Paragrafi 7.7.1 e 7.7.2.
7 -5
Capitolo 7
0.7
0
1
3
4
0.6
5
5
10
0.5
6
11
7
0.4
15
10
9
0.3
0.01
0.1
8
1
20
10
Si osservi che i punti sperimentali hanno passo costante in ascissa. Essendo la scala delle ascisse logaritmica, ci significa che gli incrementi di carico sono applicati con progressione geometrica. Nella fase di
scarico il numero di punti sperimentali minore (in genere la met). Il primo gradino di carico generalmente pari a 25 kPa, lultimo gradino deve essere tale da superare abbondantemente la pressione di preconsolidazione (68 c)
5
Poich il disturbo da campionamento inevitabile, specie per i terreni normalmente consolidati, nessuna
prova di laboratorio pu riprodurre esattamente le condizioni in sito.
6
Per ridurre il disturbo prodotto dal fustellamento lanello ha un bordo tagliente con parete interna verticale
(vedi Figura 7.2).
7 -6
Capitolo 7
ni edometriche che tuttavia segue ad uno scarico (non rappresentato nel grafico) non edometrico. Perci il primo tratto non rettilineo, e comunque non ha pendenza eguale a
quella del ramo di scarico.
Il secondo tratto della curva (punti 2-5) marcatamente curvilineo e comprende il valore
della pressione di consolidazione in sito, la cui determinazione sperimentale viene di
norma eseguita con la costruzione grafica di Casagrande, descritta nel seguito.
Il terzo tratto della curva di carico (punti 5-8) corrisponde ad una compressione edometrica vergine o di primo carico.
Il grafico di Figura 7.3 viene utilizzato per stimare i parametri di compressibilit.
A tal fine, la curva sperimentale di compressione edometrica e-v, in scala semilogaritmica (Figura 7.3), viene approssimata, per le applicazioni pratiche, con tratti rettilinei a
differente pendenza7 (Figura 7.4); il tratto di ginocchio a pendenza crescente sostituito
con un punto angolare (punto A),
corrispondente alla pressione di cone
solidazione, p. La pendenza del
Cr
tratto iniziale detta indice di riA
compressione
, Cr, e non molto si1
gnificativo per i motivi sopradetti.
La pendenza del tratto successivo al
ginocchio, ovvero alla pressione di
Cc
consolidazione, detta indice di
compressione, Cc. La pendenza nel
1
tratto di scarico tensionale detta
indice di rigonfiamento, Cs8.
Cs
'pc
1
'v (log)
(Eq. 7.3)
Per determinare la pressione di preconsolidazione sono state proposte varie procedure, tra
cui la pi comunemente utilizzata quella di Casagrande, che prevede i seguenti passi
(Figura 7.5):
1. si determina il punto di massima curvatura (M) del grafico semilogaritmico e - 'v
2. si tracciano per M la retta tangente alla curva (t), la retta orizzontale (o), e la retta bisettrice (b) dell'angolo formato da t ed o
e
.
log10 'v
Sarebbe buona norma fare eseguire in laboratorio un intero ciclo di scarico-ricarico e determinare lindice
di rigonfiamento come pendenza dellasse del ciclo di isteresi.
7 -7
Capitolo 7
3. l'intersezione di b con la retta corrispondente al tratto terminale della curva di primo carico individua la pressione di
preconsolidazione.
e
p,min
p,max
S
o
M
R
b
t
il primo rappresentato
dallascissa del punto di
intersezione tra la retta di
ricompressione e quella di
compressione
vergine
(punto S);
v (log)
La qualit del campione costituisce il requisito pi importante per una affidabile determinazione delle pendenze e della p. del deposito in esame (nel punto di prelievo del
campione).
Il disturbo tende infatti a distruggere in parte o in tutto la
e0
struttura del terreno e le informazioni in essa contenute
Curva di compressione (in particolare la memoria
in sito
dello stato tensionale), rendendo meno pronunciato il
passaggio dal tratto di ricomProvino ricostituito
pressione a quello di compressione, e alterando le penProvino disturbato
denze rispetto alla curva in
Provino indisturbato
sito.
Per
migliorare
0.4 e 0
B
linterpretazione della prova
si pu ricorrere alle costrulog v
zioni
di
Schmertmann
Figura 7.6 Effetto del disturbo sulla curva di compressibilit (1955).In Figura 7.6 sono
mostrate le curve di compresedometrica
v0v0(=(=
c )p)
7 -8
Capitolo 7
sione edometrica di tre provini della stessa argilla con differente grado di disturbo e la
curva di compressione in sito.
stato osservato che, indipendentemente dal grado di disturbo le tre curve convergono in
un punto che corrisponde ad un indice dei vuoti pari al 40% del valore iniziale. pertanto
ragionevole assumere che anche la curva che si riferisce alle condizioni in sito passi da
quel punto. Schmertmann (1955) ha proposto di definire la curva di compressione in sito
nel modo seguente:
per terreno NC (Figura 7.7):
1.
si determina lindice dei vuoti naturale del provino in sito, e0, (in base al contenuto
naturale in acqua, wn, ed al peso specifico dei costituenti solidi, s,) e si prolunga la
curva sperimentale di compressione fino ad un valore dellindice dei vuoti pari al
40% del valore naturale (punto B);
2.
3.
4.
si traccia la retta AB che corrisponde alla migliore stima della curva di compressibilit in sito.
Curva in sito
corretta
Curva
sperimentale
0.4 e 0
e0
e0
B
v0 (= c )
Curva in sito
corretta
A
E
D
C
Curva
sperimentale
(fase di ricarico)
log 0.4 e
0
B
v0
log
7 -9
Capitolo 7
2.
si determina lindice dei vuoti naturale del provino in sito, e0, e si prolunga la curva
sperimentale di compressione fino ad un valore dellindice dei vuoti pari al 40% del
valore naturale (punto B);
3.
4.
5.
6.
si traccia dal punto A una retta di pendenza Cs fino al punto E avente ascissa p (AE);
7.
8.
la spezzata AEB corrisponde alla migliore stima della curva di compressibilit in sito
a
'v
[F-1 L2]
(Eq. 7.4)
0.7
1
2
0.6
3
4
5
0.5
6
11
0.4
10
9
0.3
0.00
0.50
8
1.00
1.50
2.00
2.50
3.00
3.50
Figura 7.9: Risultati della prova di Figura 7.5 rappresentati in scala naturale
7 -10
Capitolo 7
'v
1
=
m v a
[F L-2]
(Eq. 7.5)
il coefficiente di compressibilit:
av =
e
'v
[F-1 L2]
(Eq. 7.6)
e valgono le relazioni:
mv =
av
1
=
1 + eo M
M = 2,3
(1 + e 0 )
Cc
(Eq. 7.7)
'v
(Eq. 7.8)
Valori orientativi di M, in funzione di Ic, per terreni coesivi sono riportati in Tabella 7.1.
Tabella 7.1 - Valori orientativi di M per terreni coesivi (nel campo dei valori di v pi frequenti
per i problemi di ingegneria geotecnica)
Ic
0-0,5
0,5-0,75
0,75-1
>1
M (MPa)
0,2-4
4-12
12-30
30-60
(Eq. 7.9)
Ho
e
1 + eo
(Eq. 7.10)
7 -11
Capitolo 7
v0
+
v
v0
( , e )
v0 0
C
c
1
(log)
v
Figura 7.10 Schema per il calcolo del cedimento di consolidazione primaria di uno strato di
terreno coesivo
dove Ho laltezza iniziale dello strato, eo lindice dei vuoti iniziale e e la variazione
dellindice dei vuoti, conseguente allapplicazione del carico, che pu essere ricavata dai
risultati della prova edometrica.
Facendo riferimento al grafico e-logv si pu infatti osservare che nel caso pi generale
di terreno sovraconsolidato (assumendo Cr = Cs):
e = C s log
'c
'vo + v
+
C
log
c
'vo
'c
(Eq. 7.11)
da cui consegue:
H =
'
' +
Ho
[C s log ' c + C c log vo ' v ]
1 + eo
vo
c
(Eq. 7.12)
'vo + v
'vo
(Eq. 7.13)
e quindi:
H =
' + v
Ho
[C s log vo '
]
1 + eo
vo
(Eq. 7.14)
'vo + v
'vo
(Eq. 7.15)
7 -12
Capitolo 7
e quindi
H =
' + v
Ho
[C c log vo '
]
1 + eo
vo
(Eq. 7.16)
In alternativa ai parametri Cc e Cs, si pu fare riferimento al coefficiente di compressibilit di volume mv, o al modulo edometrico M, o al coefficiente di compressibilit av:
H = H o v m v = H o
v
Ho
=
v a v
M
1 + e0
(Eq. 7.17)
tenendo conto del fatto che tali parametri dipendono dal livello di tensione e quindi vanno
scelti opportunamente in funzione dell'intervallo tensionale significativo per il problema
in esame.
Nella pratica, soprattutto in presenza di strati di elevato spessore e non omogenei, opportuno per una stima migliore del cedimento, suddividere lo strato in pi sottostrati, eventualmente differenziando i parametri di compressibilit del terreno (laddove siano disponibili un certo numero di prove edometriche eseguite su provini estratti a differenti
profondit). Il cedimento complessivo dello strato risulta essere cos espresso:
'
' +
H oi
[C si log ' ci + C ci log voi ' vi ]
voi
ci
i =1 1 + e oi
n
H =
(Eq. 7.18)
oppure:
n
i =1
i =1
H = (H oi vi m vi ) = (
H oi
vi a vi )
1 + e oi
(Eq. 7.19)
qLB
(L + z ) (B + z )
(Eq. 7.20)
7 -13
Capitolo 7
Impronta di carico
z
1
vi
z/2
z/2
L+z
Figura 7.11 Schema semplificato per il calcolo della diffusione delle tensioni
Nelle Eq. 7.17 e 7.18 il valore dellincremento di pressione verticale, vi, riferito alla
mezzeria di ciascun sottostrato.
7.4 Consolidazione
Come gi evidenziato nei paragrafi precedenti, lapplicazione di un sistema di sollecitazioni induce nel terreno un sistema di distorsioni (cambiamenti di forma) e/o di deformazioni (variazioni di volume).
Essendo i terreni mezzi particellari costituiti da grani solidi e vuoti, con i grani solidi praticamente incompressibili, ogni variazione di volume di un elemento di terreno corrisponde ad una variazione del volume dei vuoti. Inoltre, se il terreno saturo, ovvero se tutti i
vuoti sono riempiti dacqua, essendo lacqua praticamente incompressibile, una variazione di volume comporta un moto di filtrazione dellacqua interstiziale: in allontanamento
dallelemento di terreno se il volume si riduce, in entrata nellelemento se il volume aumenta.
Il processo di espulsione dellacqua dai pori avviene quando, per effetto del carico applicato, si genera, allinterno di un certo volume di terreno, un campo di sovrapressioni interstiziali, u, variabile da punto a punto. La conseguente differenza di carico idraulico,
rispetto alle condizioni di equilibrio, provoca linstaurarsi di un flusso dellacqua in regime transitorio dai punti a energia maggiore verso i punti a energia minore, e in particolare
verso lesterno della zona interessata dallincremento delle pressioni interstiziali (Figura
7.12).
7 -14
Capitolo 7
u + u
0
v=p
7 -15
Nella sabbia, molto permeabile, si manifestano (quasi) immediatamente deformazioni verticali (e volumetriche), con il relativo cedimento del piano campagna:
lincremento di tensione totale determina
(quasi immediatamente) un eguale incremento della tensione efficace (sopportata
dallo scheletro solido), mentre lacqua in
eccesso filtra rapidamente in direzione
verticale e la pressione interstiziale (praticamente) non varia. I grani si deformano e
si addensano con riduzione dei vuoti, e
Capitolo 7
(Eq. 7.21)
in cui si indicato con K la costante elastica della molla. Il manometro registra una progressiva diminuzione della pressione dellacqua nel tempo.
Al tempo t = t7 il processo si esaurisce. La molla sostiene per intero il carico Q, la sovrapressione dellacqua si interamente dissipata.
Quanto appena descritto rappresenta in maniera semplificata ci che accade in un terreno
coesivo durante il processo di consolidazione edometrica: inizialmente il sovraccarico applicato sopportato quasi esclusivamente dallacqua interstiziale. Gradualmente lacqua
viene espulsa dai pori, con filtrazione verticale, e il carico viene trasferito allo scheletro
solido che si comprime, con conseguente aumento delle pressioni effettive. Alla fine del
processo di consolidazione tutte le sovrapressioni interstiziali si sono dissipate e il sovraccarico totale applicato interamente sopportato dallo scheletro solido (cio interamente equilibrato da un incremento delle pressioni verticali efficaci).
10
Si osservi che la prova edometrica riproduce quasi esattamente le condizioni di carico e di vincolo descritte e rappresentate in Figura 7.13.
7 -16
Capitolo 7
Chiuso
Valvola
Aperto
Pressione
0
W i
Q (t )
Sovraccarico
M i
Q (t )
Tempo
7
Un altro, pi completo modello meccanico, utile a introdurre la teoria della consolidazione edometrica quello proposto da Terzaghi e rappresentato in Figura 7.15. Esso consiste
in un recipiente cilindrico contenente una serie di pistoni forati, eguali fra loro, separati da
molle di eguale rigidezza, e riempito dacqua. Ciascuna zona di interpiano in cui risulta
suddiviso il recipiente tramite i pistoni collegata ad un tubo aperto per la misura del carico piezometrico. Applicando un incremento di pressione (rispetto alla pressione esistente in condizioni di equilibrio) si osserva che questo istantaneamente sopportato
dallacqua. Laltezza di risalita dellacqua in tutti i piezometri nellistante di applicazione
del carico (t=0) data da /w. La differenza di carico idraulico innesca una filtrazione
verticale ascendente verso la superficie a pressione atmosferica. Col passare del tempo la
pressione dellacqua nelle varie zone si riduce gradualmente, ed entrano in compressione
le molle, a partire dalla parte pi alta del recipiente. Al generico istante di tempo t in un
dato interpiano, la pressione dellacqua e laltezza dinterpiano saranno inferiori rispetto a
quelle dellinterpiano sottostante. Il processo continua finch, dopo un tempo relativamente lungo, la sovrapressione dellacqua in tutte le zone si sar interamente dissipata e la
distanza di interpiano sar eguale (la pressione interstiziale assume il valore esistente prima dellapplicazione del sovraccarico in condizioni di equilibrio, i dischi si saranno
avvicinati della quantit corrispondente alla pressione sopportata dalle molle).
7 -17
Capitolo 7
E
A
w
/w
u
w
e
2h
2h
2h
1 S r
k x 2 + k y 2 + k z 2 =
+ Sr
e
t
x
y
z 1 + e t
7 -18
(Eq. 4.22)
Capitolo 7
2h
1 e
=
2
1 + e o t
z
Posto
(Eq. 7.22)
e
e '
= ' v e ricordando la definizione del coefficiente di compressibilit:
t v t
av =
e
'v
(Eq. 7.23)
av
t
z 2
(Eq. 7.24)
(u p + u e )
(Eq. 7.25
z 2 w z 2
(Eq. 7.26)
t
t
t
(Eq. 7.27)
p
0
zw
z
Argilla
2H
isocrona allistante t = 0
zw
Profondit
Sabbia
up (z)
ue (z,t)
u(z,t)
u0
Zw + 2H
Sabbia
Figura 7.16. Distribuzione delle pressioni neutre con la profondit durante il processo di consolidazione in condizioni edometriche
7 -19
Capitolo 7
(Eq. 7.28)
(Eq. 7.29)
Il termine:
k (1 + e o )
k
=
= cv
w av
w mv
[L2/T]
(Eq. 7.30)
2 u e u e
=
t
z 2
(Eq. 7.31)
dove u e = u e (z, t ) rappresenta, come gi detto, il valore delleccesso di pressione interstiziale nel punto a quota z, e al tempo t dallistante di applicazione del carico.
Vengono definite le due variabili adimensionali:
Z=
z
H
Tv =
(Eq. 7.32)
cv t
(chiamato fattore di tempo)
H2
(Eq. 7.33)
con H altezza di drenaggio, pari cio al massimo percorso che una particella dacqua deve
compiere per uscire dallo strato (nel caso di strato doppiamente drenato pari alla met
dellaltezza dello strato, nel caso di strato drenato da un lato solo pari allo spessore
dellintero strato).
7 -20
Capitolo 7
(Eq. 7.34)
superfici superiore e inferiore perfettamente drenanti (per z=0 e z=2H ue= 0, t0) la
soluzione risulta esprimibile in serie di Taylor come:
u e ( Z, Tv ) =
dove: M =
m =
2
2u o
(sin MZ)e M Tv
m =0 M
(Eq. 7.35)
(2m + 1) .
2
Tale soluzione, che permette (per ogni z e t) di calcolare u e (z, t ) noto cv, si trova usualmente diagrammata in termini di grado di consolidazione Uz, definito come rapporto tra la
sovrapressione dissipata al tempo t e la sovrapressione iniziale uo, cio:
Uz =
u o u e ( z, t )
u ( z, t )
= 1 e
uo
uo
(Eq. 7.36)
Capitolo 7
A(Tv )
At = Area totale del grafico
Z= z/H
Grado di consolidazione, Uz
Figura 7.17 Grado di consolidazione Uz in funzione del fattore di tempo, Tv, e di z/H (Taylor,
1948)
Il grado di consolidazione medio dellintero strato in termini di sovrapressione interstiziali, corrispondente ad un certo fattore di tempo, Tv, ossia ad un certo istante, t, dato da:
U=
1 2 H u 0 u e (z , t)
dz
2H 0
u0
(Eq. 7.37)
(Eq. 7.38)
1
2H f
2H
(z, t) dz ==
0
s( t )
sf
(Eq. 7.39)
ed questa linformazione che generalmente interessa nei casi pratici (interessa conoscere
laliquota del cedimento totale che si realizzata dopo un certo tempo dallapplicazione
del carico).
Si pu osservare che nei grafici Uz-Tv, il valore di Um corrispondente ad un certo tempo
adimensionalizzato Tv, rappresenta il rapporto tra larea, A(t), compresa tra la linea Uz=0
e la relativa curva di Tv e larea totale del grafico, At, (quella compresa tra le linee Uz=0 e
7 -22
Capitolo 7
Uz=1). Ad esempio in Figura 7.17 il rapporto tra larea tratteggiata e larea totale del grafico rappresenta il grado di consolidazione medio corrispondente ad un fattore di tempo
Tv = 0.05.
Le soluzioni del grado di consolidazione medio Um in funzione del fattore di tempo Tv si
trovano diagrammate o tabulate per diversi andamenti dellisocrona iniziale (costante,
triangolare, etc.). In tabella 7.2 e in Figura 7.18 sono riportate le soluzioni relative al caso
di isocrona iniziale costante con la profondit (con ascissa in scala lineare e logaritmica).
Esistono anche espressioni analitiche che forniscono una stima approssimata della soluzione per il caso di isocrona iniziale costante con la profondit, ad esempio:
Um = 6
Tv
Tv + 0.5
3
; Tv = 3
0.5 U m
1 Um
(Brinch-Hansen)
Tv
2
; Tv = U m
per U m 60%
4
Tv = 1.781 0.933 log(100 U m (%)) per U m > 60%
Um = 2
4 Tv
(Eq. 7.40)
(Terzaghi)
(Eq. 7.41)
0.5
2
Um
4
Um =
; Tv =
5.6 0.357
2.8 0.179
4 Tv
1 Um
1 +
(Eq. 7.42)
(Sivaram & Swamee)
Tabella 7.2. Valori tabulati della soluzione dellequazione Um = f(Tv) per il caso di isocrona iniziale costante con la profondit
10
20
30
40
50
70
90
95
Tv
0.0077
0.0314
0.0707
0.126
0.196
0.403
0.848
1.129
Um
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
0
0.2
0.4
0.6
Fattore di tempo, Tv
0.8
1.2
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
0.001
0.01
0.1
Fattore di tempo, Tv
Figura 7.18 - Diagrammi della soluzione dellequazione Um = f(Tv) per il caso di isocrona iniziale costante con la profondit, con ascissa in scala lineare (a) e logaritmica (b)
Capitolo 7
c t
s( t )
proporzionale al cedimento s(t) e Tv = v 2 prosf
H
porzionale al tempo t. I fattori di scala sono caratteristici dei diversi terreni e devono essere determinati sperimentalmente. In particolare occorre determinare il cedimento di
consolidazione edometrica finale, sf, la lunghezza del percorso di drenaggio H, e il coefficiente di consolidazione, cv.
In realt le ipotesi alla base della teoria non sono ben verificate per i terreni reali, come
discuteremo in seguito, ma laccordo fra le curve adimensionali teoriche e quelle sperimentali accettabile per gradi di consolidazione non superiori al 60%.
A questo punto opportuno conoscere come si pu determinare il coefficiente di consolidazione, cv, (parte essenziale del fattore di scala) lunico parametro che nella soluzione
dellequazione della consolidazione tiene conto delle propriet del terreno. Per la sua determinazione si utilizzano i risultati della prova edometrica.
Metodo di Casagrande
Si applica al grafico tempo (log)-altezza del provino (Figura 7.19a), nel quale si assume
di poter distinguere un primo tratto, AB, corrispondente al processo di consolidazione edometrica primaria, e un secondo tratto lineare, BD, corrispondente alle deformazioni viscose (la consolidazione secondaria di cui parleremo in seguito).
11
Normalmente vengono prese misure di abbassamento a intervalli di tempo via via crescenti (10, 20,
30, 1, 2, 5, 10 etc..)
7 -24
Capitolo 7
2H
2 Hi
2H
2 Hi
2 H90
2 Hf
2 Hf
t=0
a)
b)
Figura 7.19 Andamento dellaltezza del provino (2H) durante la consolidazione edometrica in
funzione del logaritmo del tempo (a) e della radice quadrata del tempo (b)
Ovviamente tale suddivisione del tutto arbitraria, in quanto unaliquota del cedimento
viscoso si sovrappone al cedimento di consolidazione primaria nel tratto iniziale della
curva, mentre nel tratto finale, oltre al cedimento di consolidazione secondaria sar presente anche una componente (seppure trascurabile) del cedimento di consolidazione primaria.
Come gi detto, per poter interpretare il fenomeno reale mediante il modello teorico di
Terzaghi, occorre sovrapporre e far coincidere la curva teorica adimensionale Um=f(Tv)
con la curva sperimentale, allo scopo di determinare i fattori di scala.
Il primo passo del metodo consiste nellindividuare, mediante una procedura convenzionale, le altezze del provino corrispondenti allistante iniziale e alla fine del processo di
consolidazione primaria.
Lorigine (zero corretto) delle deformazioni pu essere ricavata osservando che la relazione tra grado di consolidazione medio, Um, e fattore di tempo, Tv, (e quindi la relazione
tra cedimenti e tempo), per valori di Um < 60% (Eq. 7.41), con buona approssimazione
una parabola ad asse orizzontale. Il tempo risulta cio proporzionale al quadrato del cedimento, ossia, considerati due istanti, t1 e t2, e i relativi cedimenti, S(t1) e S(t2) (tali che
Um <60%), vale la relazione:
S( t 1 )
=
S( t 2 )
t1
(Eq. 7.43)
t2
Di conseguenza, scelto un tempo t1 sufficientemente piccolo e assunto t2 = 4t1, risulta dalla (7.41) che S(t2) = 2 S(t1); quindi, con riferimento alla Figura 7.19a, se il segmento PR
misura il cedimento allistante t1 (dove P, che rappresenta lorigine delle deformazioni,
incognito), il segmento PT, che misura il cedimento allistante t2 , dovr essere il doppio
di PR. Di conseguenza ribaltando il segmento RT rispetto al punto R si trova il punto P e
7 -25
Capitolo 7
quindi, sullasse delle ordinate, laltezza 2Hi, corrispondente allinizio della consolidazione primaria (Um = 0%)12.
Laltezza del provino al termine del processo di consolidazione primaria (Um= 100%),
2Hf, invece ottenuto, sempre con riferimento alla Figura 7.19a, dallintersezione della
retta CD, relativa al tratto finale della curva, con la retta EB tangente alla curva nel punto
di flesso F.
Mediante la relazione:
2H50 = (2Hi + 2Hf)/2
(Eq. 7.44)
si determina quindi laltezza corrispondente alla met del processo di consolidazione, ovvero laltezza media di drenaggio H50.
Dalle tabelle (o tramite le relazioni) che forniscono Um in funzione di Tv, si ricava poi il
fattore di tempo adimensionale che corrisponde ad un grado di consolidazione medio del
50% (ad esempio dalla relazione di Terzaghi si ottiene Tv = 0.197).
Sostituendo i valori sopra determinati nella definizione del fattore di tempo Tv (Eq. 7.33),
possibile infine ricavare il coefficiente di consolidazione verticale, cv, tramite la seguente relazione:
cv =
7.7.2
2
H 50
0.197
t 50
(Eq. 7.45)
Metodo di Taylor
Il metodo di Taylor viene applicato facendo riferimento al diagramma t-altezza del provino (Figura 7.19b), in cui si nota che i punti sperimentali nel tratto iniziale della curva si
allineano approssimativamente lungo una retta (essendo, come gi osservato, il tempo
proporzionale al quadrato del cedimento per valori di Um < 60%). Lautore della procedura ha inoltre evidenziato che l'ascissa, t90, corrispondente al 90% del cedimento di consolidazione primaria, 290, pari a 1.15 volte il valore dellascissa corrispondente alla stessa ordinata sulla retta interpolante i dati sperimentali. Quindi, una volta diagrammati gli
spostamenti in funzione di t e tracciata la retta interpolante i punti iniziali (corrispondenti a Um < 60%), si disegna la retta con ascisse incrementate del 15% rispetto a quella interpolante; dall'intersezione di questultima con la curva sperimentale, punto C, si ricava
t90, ossia la radice del tempo corrispondente al 90% della consolidazione primaria e,
proiettato sullasse delle ordinate, laltezza 2H90 corrispondente.
In questo caso, laltezza di inizio consolidazione 2Hi determinata prolungando la retta
interpolante fino ad incontrare lasse delle ordinate, punto O, e laltezza corrispondente
alla fine del processo di consolidazione data da:
12
La procedura necessaria perch lasse delle ascisse in scala logaritmica e quindi non contiene il tempo
t=0. Inoltre per i primi gradini di carico si possono avere abbassamenti per assestamento della piastra di carico e, se il provino non completamente saturo, una deformazione istantanea per compressione ed espulsione delle bolle daria eventualmente presenti allinterno del provino.
7 -26
Capitolo 7
2H f = 2Hi +
9
(2H f 2H i )
10
(Eq.7.46)
(Eq. 7.47)
Capitolo 7
Per potere comunque utilizzare la soluzione di Terzaghi, si ipotizza che il terreno abbia un
comportamento lineare e permeabilit costante nellambito di ogni gradino di carico, e
che le deformazioni viscose abbiano inizio solo quando la consolidazione edometrica in
gran parte esaurita.
Per ogni gradino di carico, sfruttando solo la parte iniziale della curva sperimentale allo
scopo di escludere le deformazioni viscose, si possono determinare i corrispondenti valori
di cv, av, e k, e utilizzare nelle applicazioni i valori di tali propriet determinati per la
pressione iniziale e lincremento di pressione pi prossimi a quelli reali. Se le ipotesi di
Terzaghi fossero verificate, si otterrebbero gli stessi valori di cv, av, e k per tutti i gradini
di carico, poich tali grandezze sarebbero indipendenti dalla pressione.
e
log t
(Eq. 7.48)
Terreno
C/Cc
0,05 0,01
0,04 0,01
Sabbie
da 0,015 a 0,03
Come osservato nel Paragrafo 7.2 le curve di compressibilit edometrica nei piani elogv, e-v, e a-v si ottengono in genere collegando i punti sperimentali ricavati dalle
misure effettuate al termine del periodo di applicazione di ciascun incremento di carico
(di solito 24h). Sarebbe quindi pi corretto depurare gli abbassamenti misurati dalla componente viscosa, in sostanza utilizzando come altezza finale del provino laltezza 2Hf corrispondente al 100% di consolidazione edometrica. Lerrore che si commette non comunque particolarmente rilevante.
7 -28
Capitolo 8
CAPITOLO 8
ANCORA SULLA CONSOLIDAZIONE
8.1 Introduzione
Nel capitolo 7 stata illustrata la teoria della consolidazione monodimensionale di Terzaghi, che permette di stimare il tempo necessario alla dissipazione delle sovrapressioni interstiziali, e quindi al verificarsi dei cedimenti di consolidazione, nellipotesi di strati orizzontali di terreno saturo e omogeneo, e di incremento della pressione verticale totale
istantaneo, uniforme e infinitamente esteso. Tali condizioni di carico si verificano in pratica quando lo spessore dello strato che consolida piccolo rispetto allestensione
dellarea di carico, come ad esempio in seguito alla messa in opera di un riporto strutturale di altezza costante e grandi dimensioni planimetriche, oppure in seguito ad un abbassamento generalizzato e uniforme del livello di falda. Consolidazione monodimensionale
vuol dire filtrazione e deformazioni solo in direzione verticale, e quindi assenza di cedimenti in condizioni non drenate, ovvero allistante di applicazione del carico.
In questo capitolo ci proponiamo di considerare condizioni di carico pi generali e realistiche e le tecniche utilizzate, nella pratica professionale, per accelerare il processo di
consolidazione.
Se il carico applicato distribuito su una striscia di larghezza B e di lunghezza indefinita,
lo stato di deformazione piano, la filtrazione avviene in due dimensioni, il bacino dei
cedimenti cilindrico, sono possibili deformazioni di taglio e quindi vi sono cedimenti
anche a volume costante, in condizioni non drenate. Se il carico applicato distribuito su
unarea di dimensioni ridotte e confrontabili, ad esempio unarea circolare, quadrata o rettangolare, lo stato di deformazione, la filtrazione e il bacino dei cedimenti sono tridimensionali, sono possibili deformazioni di taglio e quindi vi sono cedimenti anche a volume
costante, in condizioni non drenate.
La durata del processo di consolidazione dipende quindi anche dalla forma e dalle dimensioni dellarea di carico. A titolo di esempio, in Figura 8.1 sono messe a confronto le curve che indicano il tempo necessario perch si realizzi l80% della consolidazione per tre
differenti condizioni di carico e quindi di drenaggio (area di carico infinita filtrazione
monodimensionale, striscia di carico filtrazione bidimensionale, area di carico circolare filtrazione tridimensionale) e per differenti dimensioni dellarea di carico, al variare
dello spessore dello strato che consolida (per cv = 1 m2/anno).
La stima dei tempi di consolidazione mediante la teoria monodimensionale di Terzaghi
non solo quasi sempre in eccesso, poich sono trascurati gli effetti della forma e delle dimensioni dellarea di carico, ma anche molto incerta, molto pi incerta, ad esempio, di
quanto non sia la stima dellentit del cedimento di consolidazione edometrica. Se infatti
lo strato di argilla che consolida intercalato da sottili livelli continui di sabbia, la cui
presenza pu sfuggire allindagine geotecnica, il cedimento sostanzialmente invariato,
ma i tempi di consolidazione possono essere fortemente ridotti. Viceversa se una sottile e
piccola lente di sabbia intercettata nellindagine geotecnica e falsamente interpretata
8 -1
Capitolo 8
Striscia di carico
B
1-D
2-D
Area di carico
circolare
D
3-D
Figura 8.1. Effetto sui tempi di consolidazione della forma e delle dimensioni dellarea di carico
(Um = 80%; cv = 1 m2/anno)
Capitolo 8
Si suppone che il carico totale sia applicato in modo linearmente variabile nel tempo. In
generale potr esservi una prima fase di lavoro che prevede uno scavo di sbancamento, e
quindi una riduzione delle tensioni, seguita dalla costruzione e quindi da un incremento
delle tensioni fino al valore massimo, al termine del periodo di costruzione, che poi si
mantiene costante (Figura 8.2).
Durante la fase di scavo possono avvenire dei rigonfiamenti, che potrebbero anche essere
stimati ma che di norma hanno poco interesse poich lo scavo sar portato fino alla profondit di progetto. In genere si assume che il processo di consolidazione abbia inizio al
tempo t1, che corrisponde al ripristino dello stato tensionale iniziale, quando cio il carico
totale applicato compensa il peso del terreno scavato.
Sbancamento
Esercizio
Carico
Costruzione
t1
tempo
t2
1/2 t 2
1/2 t
t
t2
tempo
Cedimento
E
C
D
B
Il procedimento grafico
per tracciare la curva corretta tempo cedimenti
il seguente (Figura 8.2):
1. si disegna la curva istantanea tempo cedimenti a partire dal
tempo t = t1, assunto
come origine dei tempi, come se il carico totale fosse stato applicato per intero e in
modo istantaneo;
curva
corretta
3. per determinare la prima parte della curva corretta si procede come segue:
a) si sceglie un generico istante di tempo t < t2;
b) si determina il cedimento sulla curva istantanea per il tempo t/2 (punto C);
c) si disegna una retta orizzontale da C fino al punto D, corrispondente al tempo t2;
d) si uniscono con una retta i punti O (origine degli assi) e D;
8 -3
Capitolo 8
e) si assume che il punto E appartenente alla retta OD, con ascissa t, sia un punto della
curva corretta tempo cedimenti;
f) si ripete la costruzione per diversi valori di t, e si collegano i punti E ottenuti con
una curva.
p
ps
pf
t s t1
ss
sf
sfs
s
Figura 8.3: Accelerazione del processo di consolidazione
mediante precarico
'v 0 + p f
CC
sf = H0
log
'
1 + e0
v0
(Eq. 8.1)
t
H2
(Eq. 8.2)
Di norma il contratto dappalto fissa i termini di consegna dellopera da realizzare. Supponiamo ad esempio che si debba consegnare un rilevato stradale, finito, entro una certa data. La pavimentazione deve essere
realizzata a cedimenti assoluti e differenziali esauriti, pena la formazione di avvallamenti e la continua rottura del manto stradale durante lesercizio.
8 -4
Capitolo 8
processo di consolidazione si pu decidere di applicare un sovraccarico temporaneo di intensit ps per un periodo di tempo ts. Molto spesso ts (ovviamente minore di t1) condizionato dai tempi necessari per le lavorazioni, e quindi un dato di progetto, mentre
lincognita lintensit del precarico ps. Introducendo nellequazione:
Tv =
cv t
H2
(Eq. 8.3)
il tempo ts, si determina il valore del fattore di tempo Tv e quindi il corrispondente valore
del grado di consolidazione medio Um al tempo ts, che pari sia al rapporto ss/sf che al
rapporto sf/sfs. Noto il valore di Um pertanto possibile calcolare il cedimento finale di
consolidazione edometrica sfs che si avrebbe sotto il carico applicato di intensit (pf + ps):
sfs = sf/Um
(Eq. 8.4)
Applicando in modo inverso lequazione per in calcolo del cedimento edometrico si determina lintensit del carico (pf + ps) (e quindi lintensit di ps) che, mantenuto in essere
per un tempo ts, produce il cedimento sf:
(p f + p s ) =
'
v0
Hsfs (1+Ce0 )
10 0 c 1
(Eq. 8.5)
t=
Tv
H2
cv
(Eq. 8.6)
Inserendo dreni verticali nel terreno si permette allacqua di filtrare anche in direzione orizzontale fino al dreno pi vicino, ovvero si riduce la lunghezza del percorso di drenaggio, si sfrutta la maggiore permeabilit del terreno in direzione orizzontale, si fa avvenire
un processo di consolidazione tridimensionale, ottenendo in tal modo una molto pi rapida dissipazione delle sovrapressioni neutre e quindi una forte accelerazione dei tempi di
consolidazione (Figura 8.4).
8 -5
Capitolo 8
In passato i dreni
rilevato
verticali erano realizzati con pali di
sabbia, infissi o trivellati, di diametro
dw= 0,20,5 m e inargilla molle
terasse 1,56,0 m,
dreni verticali
talvolta rivestiti con
una calza di juta o
di geosintetico. Oggi pi frequentemente si utilizzano
sabbia
dreni prefabbricati
di tipo diverso (di
Figura 8.4: Schema di impiego dei dreni verticali
cartone, con anima
in plastica e guaina
di cartone, di geotessile, di corda), messi in opera a percussione o per infissione lenta di un mandrino.
strato drenante
dw =
dw
2 (a + b )
(Eq. 8.7)
Per il dimensionamento del sistema di dreni verticali occorre considerare la consolidazione radiale. Con riferimento
allo schema di Figura 8.5, si considera un cilindro di terreno con superficie esterna impermeabile e un dreno centrale.
Le ipotesi sono le stesse della teoria della consolidazione
edometrica di Terzaghi, a parte la direzione del flusso:
1. terreno omogeneo,
r
1 u
2 u e u e
=
c h e +
2
r
r
8 -6
(Eq. 8.8)
Capitolo 8
in cui
ch =
kh
mv w
(Eq. 8.9)
ch t
d e2
(Eq. 8.10)
e il grado di consolidazione radiale medio, Ur, che rappresenta il rapporto tra il cedimento di consolidazione radiale al tempo t e il cedimento di consolidazione totale, e che pu
essere calcolato con la seguente equazione approssimata (Figura 8.6):
U r (%) =
s( t )
8 Tr
100 = 1 exp
sf
F
100
(Eq. 8.11)
F = ln(n ) 0,75
in cui n =
de
il rapporto tra il diametro del cilindro, de, e il diametro del dreno, dw.
dw
Il diametro equivalente del cilindro di terreno che drena, de, assunto pari al diametro del
cerchio di area eguale allarea di influenza del dreno, per cui:
per disposizione a quinconce, con maglia triangolare equilatera di lato s (Figura 8.7a):
de =
6
3
s 1,05 s
(Eq. 8.12)
de =
4
s 1,13 s
(Eq. 8.13)
Il grado di consolidazione medio complessivo, U, in un processo combinato di consolidazione verticale e radiale, si determina con la seguente equazione (Carrillo, 1942):
U (%) = 100
1
(100 U v ) (100 U r )
100
(Eq. 8.14)
in cui si sono indicati con Uv(%) e con Ur(%) rispettivamente i gradi di consolidazione
medi dei processi di filtrazione verticale e radiale.
Leq. 8.14 si applica per un dato valore del tempo t, cui corrispondono due differenti valori di Tv e di Tr, e quindi due differenti valori di Uv e di Ur.
8 -7
Capitolo 8
0.01
0.1
20
40
60
n=5
n=10
80
n=40
n=100
a)
b)
100
8 -8
Capitolo 9
CAPITOLO 9
RESISTENZA AL TAGLIO DEI TERRENI
9.1 Introduzione
Per le verifiche di resistenza delle opere geotecniche necessario valutare quali sono gli
stati di tensione massimi sopportabili dal terreno in condizioni di incipiente rottura.
La resistenza al taglio di un terreno in una direzione la massima tensione tangenziale, f,
che pu essere applicata alla struttura del terreno, in quella direzione, prima che si verifichi la rottura, ovvero quella condizione in cui le deformazioni sono inaccettabilmente
elevate.
La rottura pu essere improvvisa e definitiva, con perdita totale di resistenza (come avviene generalmente per gli ammassi rocciosi), oppure pu avere luogo dopo grandi deformazioni plastiche, senza completa perdita di resistenza, come si verifica spesso nei terreni.
Nella Meccanica dei Terreni si parla di resistenza al taglio, perch in tali materiali, a causa della loro natura particellare, le deformazioni (e la rottura) avvengono principalmente
per scorrimento relativo fra i grani.
In linea teorica, se per lanalisi delle condizioni di equilibrio e di rottura dei terreni si utilizzasse un modello discreto, costituito da un insieme di particelle a contatto, si dovrebbero valutare le azioni mutue intergranulari (normali e tangenziali alle superfici di contatto)
e confrontarle con i valori limite di equilibrio. Tale approccio, allo stato attuale e per i terreni reali, non praticabile.
Per la soluzione dei problemi di meccanica del terreno tuttavia possibile, in virt del
principio delle tensioni efficaci, riferirsi al terreno saturo (mezzo particellare con gli spazi
fra le particelle riempiti da acqua) come alla sovrapposizione nello stesso spazio di due
mezzi continui: un continuo solido corrispondente alle particelle di terreno, ed un continuo fluido, corrispondente allacqua che occupa i vuoti interparticellari. In tal modo
possibile applicare anche ai terreni i ben pi familiari concetti della meccanica dei mezzi
continui solidi e della meccanica dei mezzi continui fluidi.
Le tensioni che interessano il continuo solido sono le tensioni efficaci, definite dalla differenza tra le tensioni totali e le pressioni interstiziali:
' = u
(Eq. 9.1)
A queste, in base al principio delle tensioni efficaci, legata la resistenza al taglio dei terreni.
Capitolo 9
principale maggiore (che agisce sul piano principale maggiore 1) indicata con 1, la
tensione principale intermedia (che agisce sul piano principale intermedio 2) indicata
con 2, la tensione principale minore (che agisce sul piano principale minore 3) indicata con 3 (Figura 9.1).
In particolari condizioni di simme
1
tria due, o anche tutte e tre, le tensioni principali possono assumere
2
lo stesso valore. Il caso in cui le tre
2
tensioni principali hanno eguale va3
lore detto di tensione isotropa: in
condizioni di tensione isotropa tutti
i piani della stella sono principali e
3
O
1
tutte le direzioni. Quando due delle
tre tensioni principali sono uguali
= 3 + ( 1 3 ) cos
2
9-2
(Eq. 9.2)
Capitolo 9
a)
b)
Piano
dl
Figura 9.2 - Tensioni indotte dalle due tensioni principali, 1 e 3, su un piano inclinato di rispetto a 1.
a)
2
Mohr), le equazioni (9.2) rappre
X
B
O
A
C
E
sentano un cerchio di raggio R =
(1 3)/2 e centro C[(1 +
3
3)/2; 0], detto cerchio di Mohr,
polo
rispettivamente alle tensioni
E
X
principali minore, 3, e maggioB
O
A
C
re, 1, e poi tracciare il cerchio di
3
diametro AB. Tale cerchio il
luogo degli stati di tensione di
1
tutti i piani del fascio. Sul cerchio
di Mohr utile definire il concetto di polo o origine dei piani,
Figura 9.3 Cerchio di Mohr (a) e polo (b)
come il punto tale che qualunque
retta uscente da esso interseca il
cerchio in un punto le cui coordinate rappresentano lo stato tensionale agente sul piano
che ha per traccia la retta considerata.
9-3
Capitolo 9
in base al quale la tensione tangenziale limite di rottura in un generico punto P di una superficie di scorrimento potenziale interna al terreno dato dalla somma di due termini: il
primo, detto coesione c, indipendente dalla tensione efficace normale alla superficie
agente in quel punto, ed il secondo ad essa proporzionale attraverso un coefficiente
dattrito tan. Langolo detto angolo di resistenza al taglio.
Nel piano di Mohr lequazione (9.4) rappresenta una retta (Figura 9.4), detta retta inviluppo di rottura, che separa gli stati tensionali possibili da quelli privi di significato fisico
in quanto incompatibili con la resistenza del materiale. Nel piano , lo stato di tensione (che per semplicit di esposizione considereremo piano) nel punto P, corrispondente
alla rottura, sar rappresentato da un cerchio di Mohr tangente allinviluppo di rottura
(Figura 9.4). Un cerchio di Mohr tutto al di sotto della retta inviluppo di rottura indica invece che la condizione di rottura non raggiunta su nessuno dei piani passanti per il punto considerato, mentre non sono fisicamente possibili le situazioni in cui il cerchio di
Mohr interseca linviluppo di rottura. Si osservi che in base alle propriet dei cerchi di
Mohr risulta nota la rotazione del piano di rottura per P (ovvero del piano su cui agiscono
9-4
Capitolo 9
f = /4+/2
inviluppo di rottura
2f
F
O A
3,f
n,f
1,f
la tensione efficace
normale n,f e la tensione tangenziale f)
rispetto ai piani principali per P (ovvero
rispetto a quei piani su
cui agiscono solo tensioni normali e le tensioni tangenziali sono
zero).
In particolare langolo
fra il piano di rottura
ed il piano su cui agisce la tensione principale maggiore 1,f
pari a (/4 + /2)1.
Infatti, con riferimento alla Figura 9.4, si considerino i valori degli angoli del triangolo
FDC:
DFC = ,
FDC = /2,
FCD = 2f
Poich la somma degli angoli di un triangolo , ne risulta: f = /2 + /4
8.3.1 Osservazioni sullinviluppo di rottura
In relazione a quanto esposto nei pa
ragrafi precedenti opportuno evidenziare che:
Si osservi inoltre che la tensione f non il valore massimo della tensione tangenziale nel punto P, la quale
1
invece pari al raggio del cerchio di Mohr: max = 1' 3' , associata ad una tensione normale che
2
1
pari al valore medio delle tensioni principali maggiore e minore: m' = 1' + 3' ed agisce su un piano
2
ruotato di /4 rispetto al piano su cui agisce la tensione principale maggiore 1,f e quindi di /2 rispetto al
piano di rottura.
9-5
Capitolo 9
In alcuni casi semplici tali variazioni sono note. Abbiamo visto ad esempio che in condizioni di carico edometrico (compressione con espansione laterale impedita) allistante di applicazione dellincremento di
tensione verticale totale corrisponde, nei terreni saturi, un eguale incremento di pressione neutra, mentre la
tensione efficace rimane invariata e non si manifesta alcuna deformazione (n volumetrica n di taglio).
9-6
Capitolo 9
b)
c)
u/w
1
3
u/w
ub /w
3
3
ua /w
1 3
0
Figura 9.6 - a) Stato iniziale; b) incremento istantaneo dello stato di tensione; c) scomposizione
9-7
Capitolo 9
Ne risulta che lincremento di pressione interstiziale u pu essere calcolato, noti i parametri B ed , con la relazione:
u = B 3 + A ( 1 3 )
(Eq. 9.8)
ovvero, avendo posto A = /B, con la relazione:
u = B [ 3 + A ( 1 3 )]
(Eq. 9.9)
I parametri B, A (e ) sono detti parametri delle pressioni interstiziali o coefficienti di
Skempton e possono essere determinati in laboratorio con prove triassiali consolidate non
drenate (Paragrafo 9.7.2).
9.41 Il coefficiente B
Coefficiente B di Skempton
9.4.2 Il coefficiente A
Se lelemento di terreno saturo, come abbiamo visto risulta B = 1, per cui i parametri A
e =AB coincidono. Per un dato terreno, il loro valore non unico, come per il parametro B, ma dipende dallo stato tensionale iniziale e dallincremento di tensione deviatorica.
9-8
Capitolo 9
Il valore assunto dal parametro A in condizioni di rottura indicato con Af, che pertanto
rappresenta il rapporto tra lincremento di pressione interstiziale in condizioni non drenate
a rottura, uf, e il corrispondente valore dellincremento di tensione deviatorica totale
(1 3)f.
Il valore di Af dipende da numerosi fattori, il principale dei quali la storia tensionale,
ovvero il grado di sovraconsolidazione OCR. Per le argille normalmente consolidate
(OCR = 1) Af ha valori usualmente compresi tra 0,5 e 1, mentre per le argille fortemente
sovraconsolidate (OCR > 4) Af assume valori negativi.
Coefficiente Af di Skempton
1.0
In Figura 9.8 mostrata una tipica variazione di Af con OCR per unargilla.
importante notare il significato fisico
di A, e riflettere sulle sue conseguenze
0.5
nel comportamento meccanico delle
opere geotecniche: un valore positivo
di A significa che la pressione interstiziale nel terreno cresce con la tensione
0
deviatorica totale, mentre al contrario
se A negativo la pressione interstiziale decresce. Occorre tuttavia sottolineare il fatto che i valori di Af, generalmen-0.5
te riportati in letteratura e nei rapporti
3 4
1
6 8 10
2
20
geotecnici di laboratorio, non possono
Grado di sovraconsolidazione, OCR
essere utilizzati per valutare gli incrementi di pressione interstiziale in con- Figura 9.8 Tipica variazione del coefficiente Af di
dizioni di esercizio, poich si riferisco- Skempton con il grado di sovraconsolidazione OCR
no a condizioni di tensione differenti.
Capitolo 9
Esistono molte apparecchiature e prove di laboratorio per la determinazione della resistenza al taglio dei terreni. In questa sede esamineremo soltanto le pi semplici e diffuse:
la prova di taglio diretto e le prove triassiali standard.
Capitolo 9
tezza del provino. La velocit di scorrimento deve essere sufficientemente bassa da non
indurre sovrapressioni interstiziali. A tal fine la velocit pu essere scelta in modo inversamente proporzionale al tempo di consolidazione della prima fase. A titolo puramente
indicativo, le velocit di scorrimento sono dellordine di 2 10-2 mm/s per terreni sabbiosi e
di 10-4 mm/s per i terreni a grana fine.
La prova va continuata fino alla chiara individuazione della forza resistente di picco Tf
(Figura 9.10.a) o fino ad uno spostamento pari al 20% del lato del provino, quando non si
possa individuare chiaramente un valore di picco della resistenza.
a)
b)
3f
2f
3n
2n
1f
1n
c
Spostamento,
1n
2n
3n
Figura 9.10 - Determinazione della resistenza a rottura, f (a) e dei parametri di resistenza al taglio (b) da prova di taglio diretto.
In realt larea su cui distribuisce la forza resistente di picco Tf a rottura sar inferiore a quella iniziale A
per effetto dello scorrimento relativo delle due parti del provino.
9-11
Capitolo 9
Se la prova condotta a velocit troppo elevate per consentire il drenaggio si ottiene una
sovrastima di c e una sottostima di . Lesecuzione di prove di taglio diretto rapide non
drenate fortemente sconsigliata, poich la rapidit della prova non comunque sufficiente a garantire lassenza di drenaggio ed i risultati non sono interpretabili n in termini
di tensioni efficaci n in termini di tensioni totali.
Capitolo 9
Il provino risulta idraulicamente isolato dallacqua interna alla cella di perspex, ma in collegamento idraulico con lesterno, poich sia il basamento che la piastra di carico sono attraversati da condotti collegati con sottili e flessibili tubi di drenaggio. La carta filtro disposta sulla superficie laterale del provino ha la funzione di facilitare il flusso dellacqua
dal provino allesterno. I tubi di drenaggio possono essere anche utilizzati per mettere in
pressione lacqua contenuta nel provino (contropressione interstiziale o back pressure), o
possono essere chiusi e collegati a strumenti di misura della pressione dellacqua.
Il tetto della cella attraversato da unasta verticale scorrevole (pistone di carico, Figura
9.11) che pu trasmettere un carico assiale al provino attraverso la piastra di carico.
In definitiva con lapparecchio triassiale standard possibile:
esercitare una pressione totale isotropa sul provino mediante lacqua contenuta nella
cella;
o
fare avvenire e controllare la consolidazione isotropa del provino misurandone le
variazioni di volume, corrispondenti alla quantit di acqua espulsa o assorbita attraverso i tubi di drenaggio;
o
deformare assialmente il provino a velocit costante fino ed oltre la rottura misurando la forza assiale di reazione corrispondente;
o
misurare il volume di acqua espulso o assorbito dal provino durante la compressione assiale a drenaggi aperti;
o
controllare le deformazioni assiali del provino, determinate dalla velocit di avanzamento prescelta della pressa, durante la compressione assiale;
o
misurare la pressione dellacqua nei condotti di drenaggio (che si suppone eguale
alla pressione interstiziale uniforme nei pori del provino) quando la compressione,
isotropa o assiale, avviene a drenaggi chiusi,
o
mettere in pressione lacqua nei condotti di drenaggio, e quindi creare una eguale
pressione interstiziale nel provino.
o
Teoricamente la pressione di cella e la back pressure dovrebbero essere eguali, in modo da non produrre
variazioni di tensione efficace. In pratica si applica una pressione di cella lievemente maggiore della contropressione interstiziale per evitare che si accumuli acqua fra la membrana e la superficie laterale del provino.
9-13
Capitolo 9
il coefficiente B, risulta pari ad 1, il provino saturo (in pratica si ritiene sufficiente B >
0.95), se invece risulta B < 0.95 il provino non saturo. Pertanto, per favorire la saturazione, si incrementano della stessa quantit i valori di pressione di cella e di contropressione interstiziale (in modo da mantenere costante la pressione efficace di consolidazione), e si ripete la verifica dellavvenuta saturazione eseguendo una nuova misura di B.
Capitolo 9
a)
a r
(a r ) 3f
3c
(a r ) 2f
2c
(a r ) 1f
1c
b)
v
Figura 9.13 - Risultati di prove TxCID: a) diagrammi a (a r); b) diagrammi a - v
dunque possibile seguire levoluzione nel tempo del cerchio di Mohr corrispondente allo stato tensionale del provino fino ed oltre la rottura (Figura 9.14).
r = c = 3f
f
1f
La prova deve essere eseguita su almeno tre provini a differenti pressioni di consolidazione.
9-15
Capitolo 9
I cerchi di Mohr a rottura dei tre provini sono tangenti alla retta di equazione:
f = c'+( u ) tan ' = c'+ ' tan '
(Eq. 9.11)
che rappresenta, per il campo di tensioni indagato, la resistenza al taglio del terreno (Figura 9.15).
c
O
Figura 9.15 Determinazione dei parametri di resistenza al taglio da prove triassiali TxCID e
TxCIU
Lesecuzione della prova TxCID richiede un tempo tanto maggiore quanto minore la
permeabilit del terreno, ed pertanto generalmente riservata a terreni sabbiosi o comunque abbastanza permeabili.
9.7.2 Prova triassiale consolidata isotropicamente non drenata (TxCIU)
Anche questa prova, una volta eseguita la saturazione, si svolge in due fasi, la prima delle
quali identica a quella della prova TxCID.
Al termine della prima fase, e quindi a consolidazione avvenuta (ad una pressione di consolidazione, c, pari alla differenza fra la pressione di cella, c, e la contropressione interstiziale, u0), vengono chiusi i drenaggi isolando idraulicamente il provino che, essendo
saturo, non subir ulteriori variazioni di volume.
Nella seconda fase, a drenaggi chiusi e collegati a trasduttori che misurano la pressione
dellacqua nei condotti di drenaggio e quindi nei pori del provino, si fa avanzare il pistone
a velocit costante, anche relativamente elevata.
Durante la seconda fase controllata la variazione nel tempo dellaltezza del provino, e
sono misurate:
- la forza assiale esercitata dal pistone,
- la variazione di pressione interstiziale allinterno del provino.
Tali misure permettono di calcolare, al variare del tempo fino ed oltre la rottura del provino:
- la deformazione assiale media, a,
- la tensione assiale media, a, (e quindi anche la tensione deviatorica media, a r =
a r, essendo r la pressione radiale),
- il coefficiente A di Skempton.
I risultati della prova sono di norma rappresentati in grafici a - (a r), e a v (Figura
9.16).
9-16
Capitolo 9
a)
a r
(a r ) 3f
3c
(a r ) 2f
2c
(a r ) 1f
1c
b)
u
Figura 9.16 - Risultati di prove TxCIU: a) diagrammi a (a r); b) diagrammi a - u
In questo tipo di prova, durante la fase di compressione assiale la pressione di cella c rimane costante (e quindi anche la pressione radiale totale r = c), mentre la pressione interstiziale u, inizialmente pari a u0, varia. Di conseguenza variano sia la tensione efficace
assiale media, a = a u, che corrisponde alla tensione efficace principale maggiore
(a = 1), sia la pressione radiale efficace, r = c u, che corrisponde alla tensione
efficace principale minore (r = 3), ed possibile seguire levoluzione nel tempo del
cerchio di Mohr corrispondente allo stato tensionale del provino fino ed oltre la rottura,
sia in termini di tensioni totali che in termini di tensioni efficaci.
Infatti, se si rappresentano i cerchi a rottura sul piano di Mohr in termini di tensioni totali
e si traslano di una quantit pari alla pressione interstiziale misurata a rottura, uf, si ottengono i cerchi corrispondenti in termini di tensioni efficaci (Figura 9.17).
La prova viene eseguita su almeno tre provini a differenti pressioni di consolidazione.
La retta inviluppo dei cerchi di Mohr a rottura dei tre provini, in termini di tensioni efficaci, che consente di ricavare i parametri c e , ha equazione (9.11) e rappresenta, per il
campo di tensioni indagato, la resistenza al taglio del terreno (Figura 9.15).
9-17
Capitolo 9
3f
3f
1f
1f
drenata cu (Figura
9.17).
uf
Poich i tre provini
vengono consolidati
sotto tre diversi valori Figura 9.17 - Evoluzione dei cerchi di Mohr durante la prova TxCIU
di pressione, c, risultano diversi tra loro anche i valori di cu.
Se il terreno normalmente consolidato si ha c = 0 in termini di tensioni efficaci, mentre
c
in termini di tensioni totali il rapporto u' costante.
f
c
Per un dato terreno e a parit di pressioni di consolidazione, i risultati delle prove TxCIU,
interpretati in termini di tensioni efficaci, sono sostanzialmente analoghi ai risultati delle
prove TxCID. Pertanto esse sono generalmente riservate a terreni argillosi o comunque
poco permeabili, per i quali lesecuzione di prove TxCID richiederebbe tempi molto lunghi.
9.7.3 Prova triassiale non consolidata non drenata (TxUU)
consigliabile che anche questa prova sia eseguita previa saturazione dei provini, sebbene spesso ci non avvenga. Anchessa si svolge in due fasi.
Nella prima fase, dopo avere chiuso i drenaggi, il provino sottoposto a compressione isotropa portando in pressione il fluido di cella al valore assegnato di pressione totale c.
Se il provino saturo, e quindi il coefficiente B di Skempton pari ad 1, il volume del
provino non varia e lincremento della pressione di cella (totale) comporta un uguale aumento della pressione interstiziale, mentre le tensioni efficaci non subiscono variazioni e
quindi non varia la pressione efficace, c.
Nella seconda fase, a drenaggi ancora chiusi, si fa avanzare la pressa su cui si trova la cella triassiale a velocit costante, anche piuttosto elevata.
Durante la seconda fase controllata la variazione nel tempo dellaltezza del provino, ed
misurata la forza assiale esercitata sul provino, mentre di norma non misurato
lincremento di pressione interstiziale.
Tali misure permettono di calcolare, al variare del tempo, fino ed oltre la rottura del provino:
- la deformazione assiale media, a,
- la tensione assiale media, a, (e quindi anche la tensione deviatorica media, a r =
a r, essendo r la pressione radiale).
9-18
Capitolo 9
1f
1f
3f
3f
delle tensioni totali avranno lo stesso diametro e
uf
quindi saranno inviluppati
da una retta orizzontale di Figura 9.18 Risultati di prove TxUU su provini saturati e a difequazione (Figura 9.18):
ferenti pressioni totali di cella (c)i
f
= cu
(Eq. 9.12)
Se si misurasse la pressione interstiziale a rottura per i tre provini e si traslassero i cerchi
di Mohr di una quantit pari alla pressione interstiziale misurata a rottura per ciascuno di
essi, si otterrebbero cerchi coincidenti in termini di tensioni efficaci.
Le prove TxUU sono di norma eseguite su provini ricavati da campioni indisturbati di
terreno a grana fine, e la resistenza al taglio in condizione non drenate, cu, che si ricava
dalle prove dipendente, a parit di terreno, dalla pressione efficace di consolidazione in
sito.
Occorre tuttavia tenere presente che durante le operazioni di prelievo, trasporto, estrazione dalla fustella, formazione dei provini, il terreno subisce comunque un disturbo ineliminabile.
In particolare, anche se il campione fosse prelevato con la massima cura, non fisicamente possibile ripristinare in laboratorio contemporaneamente lo stato tensionale e deformativo del campione in sito.
Si consideri infatti lo stato di tensione di un elemento di argilla satura in sito, le tensioni
geostatiche, nelle solite ipotesi assialsimmetriche, sono:
v 0 = v' 0 + u 0
(Eq. 9.13)
h 0 = h' 0 + u 0 = K 0 v' 0 + u 0
(Eq. 9.15)
9-19
Capitolo 9
(Eq. 9.16)
[(
= v' 0 [K 0 ( 1 A ) + A] u0
Dunque la pressione interstiziale u dopo lestrazione vale:
u = u 0 + u = v' 0 [K 0 (1 A) + A] < 0
) (
)]
(Eq. 9.17)
(Eq. 9.18)
Il valore del parametro A (che varia con la deformazione) quello che corrisponde al termine del processo di estrazione ed differente dal valore a rottura Af.
Dopo l'estrazione lo stato tensionale del campione molto variato:
- le pressioni totali sono nulle,
- le pressioni efficaci sono isotrope e pari a:
(Eq. 9.19)
m' = v' 0
(1 + 2 K 0 )
(Eq. 9.20)
Capitolo 9
9-21
Capitolo 9
I principali vantaggi della prova consistono nella sua rapidit e semplicit di esecuzione, e
quindi nel suo basso costo.
9-22
Capitolo 9
Langolo di resistenza residuo pu essere determinato in laboratorio con prove di taglio diretto con pi cicli di carico e scarico, poich la semplice corsa della scatola di taglio non sufficiente a produrre grandi
spostamenti.
9-23
Capitolo 9
I principali fattori che influenzano, in misura quantitativamente diversa, langolo di resistenza al taglio di picco dei terreni sabbiosi sono:
- la densit,
- la forma e la rugosit dei grani,
- la dimensione media dei grani,
- la distribuzione granulometrica.
Orientativamente il peso relativo dei fattori sopraelencati sul valore dellangolo di resistenza di picco di un terreno incoerente indicato in Tabella 9.1.
Tabella 9.1: Peso relativo dei fattori che influenzano il valore dellangolo di resistenza al taglio
di picco di un terreno a grana grossa
= 36 + 1 + 2 + 3 + 4
sciolta
Densit
1
media
densa
spigolo vivi
Forma e rugosit dei grani
2
media
arrotondati
molto arrotondati
sabbia
Dimensione dei grani
3
ghiaia fine
ghiaia grossa
uniforme
Distribuzione granulometrica
4
media
distesa
- 6
0
+ 6
+ 1
0
- 3
- 5
0
+ 1
+ 2
- 3
0
+ 3
Capitolo 9
Ic < 0.5 e coesione efficace c = 0. La curva tensioni-deformazioni presenta un andamento monotono con un graduale aumento della resistenza mobilizzata fino a stabilizzarsi su
un valore massimo che rimane pressoch costante anche per grandi deformazioni, analogo
a quello mostrato in Figura 9.13, dove il valore massimo della resistenza raggiunto cresce
al crescere della pressione efficace di confinamento.
Langolo di resistenza al
taglio inferiore a
quello dei terreni a grana
grossa e dipende dai minerali argillosi costituenti
e quindi dal contenuto in
argilla, CF, e dallindice
di plasticit, IP (Figura
9.24).
I terreni a grana fine sovraconsolidati presentano
Figura 9.24 Dipendenza dellangolo di resistenza al taglio delle di norma indice di consistenza, Ic > 0,5, coesione
argille dallindice di plasticit
efficace c > 0.
La curva tensioni-deformazioni presenta un massimo accentuato, corrispondente alla condizione di rottura, e un valore residuo, per grandi deformazioni. A parit di pressione efficace di confinamento la resistenza al taglio di picco dei terreni a grana fine cresce con il
grado di sovraconsolidazione; a parit del grado di sovraconsolidazione e per lo stesso tipo di terreno, la resistenza al taglio di picco cresce al crescere della pressione efficace di
confinamento, mentre il picco nella curva sforzi-deformazioni risulta sempre meno accentuato fino ad ottenere un andamento monotono, tipico di terreni normalconsolidati.
Langolo di resistenza al taglio residuo indipendente dalla storia dello stato tensionale, e
quindi dal grado di sovraconsolidazione, OCR.
9-25
Capitolo 10
TERRENI INSATURI
CAPITOLO 10
TERRENI INSATURI
10.1 Richiami
Nel Capitolo 1 abbiamo visto che:
- I terreni sono mezzi particellari costituiti da una fase solida (le particelle minerali), da
una fase liquida (generalmente acqua, ma talvolta anche altri liquidi) e da una fase gassosa (generalmente aria e vapor dacqua ma talvolta anche altri gas).
- Le molecole dacqua possono essere libere di muoversi nei vuoti interparticellari (acqua interstiziale) oppure essere aderenti alla superficie delle particelle solide di terreno
a causa di legami elettrochimici (acqua adsorbita).
- In un deposito di terreno naturale, sede di falda freatica, si riconoscono zone a differente grado di saturazione. In particolare, procedendo dal piano campagna verso il basso, si distingue la zona vadosa, sopra falda, che a sua volta si suddivide in zona di evapotraspirazione, zona di ritenzione e frangia capillare, e la zona sotto falda. Se i vuoti
nel terreno sono fra loro comunicanti (come avviene quasi sempre), il terreno nella zona sotto falda saturo dacqua, mentre quello nella zona vadosa pu essere saturo, parzialmente saturo o secco.
- La pressione dellacqua sotto la falda freatica superiore alla pressione atmosferica,
mentre sopra il livello di falda inferiore alla pressione atmosferica.
10.2 Capillarit
Se lacqua nel terreno fosse soggetta
alla sola forza di gravit, il terreno soprastante il livello di falda sarebbe
completamente asciutto, salvo per
lacqua adsorbita e per lacqua di percolazione delle precipitazioni atmosferiche, mentre in realt esso saturo fino ad una certa altezza al di sopra del
livello di falda e parzialmente saturo
nel tratto superiore.
Per comprendere le cause di tale fenomeno utile introdurre il concetto di
capillarit.
Se si immerge lestremit di un tubo di
vetro di piccolo diametro nellacqua, si
pu osservare che lacqua risale nel
tubo fino ad unaltezza che dipende Figura 10.1: Risalita capillare in un tubo di vetro
dal diametro del tubo, e che la superfi10 - 1
Capitolo 10
TERRENI INSATURI
cie di separazione fra lacqua e laria nel tubo concava (Figura 10.1).
La superficie di separazione aria-acqua, a causa di forze di attrazione molecolare, si comporta come una membrana elastica in uno stato uniforme di tensione, soggetta a differenti
pressioni dalla parte del liquido e dalla parte del gas.
La colonna dacqua di altezza hc, detta altezza di risalita capillare, come sostenuta dalla
membrana (menisco) tesa sulla parete del tubo capillare.
Indicando con T [FL-1] il valore della tensione superficiale della membrana, con
langolo di contatto del menisco con la parete verticale del tubo, e con r il raggio del tubo
capillare, per lequilibrio in direzione verticale, si ha:
hc =
2T
cos
rw
(Eq. 10.1)
La pressione dellacqua nei punti 1 e 2
(Figura 10.1) pari alla pressione atmosferica, convenzionalmente assunta
pari a zero, mentre nel tubo capillare la
pressione dellacqua negativa (ovvero inferiore alla pressione atmosferica),
varia linearmente con laltezza e nel
punto 3 assume il valore minimo uw = hc w. La forma concava del menisco,
ovvero della superficie di separazione
acqua-aria, dovuta al fatto che la
pressione atmosferica dellaria, ua,
superiore alla pressione dellacqua, uw,
e quindi gonfia la membrana
La componente verticale T cos della
tensione superficiale determina uno
stato di compressione assiale nel tubo
di vetro, la componente radiale
Tsen determina uno stato di compressione circonferenziale (Figura
10.2).
Con riferimento alla Figura 10.3 il caso
(a) mostra la risalita capillare allinterno di un tubo di vetro pulito.
Capitolo 10
TERRENI INSATURI
lare (r1 > r) limiti laltezza di risalita hc; al contrario nel caso (d) il processo di svuotamento controllato dal raggio r del tubo e non da quello r1 del bulbo.
Essiccamento
Imbibizione
hc =
CS
e D10
(Eq. 10.2)
in cui e lindice dei vuoti, D10 il diametro efficace (in cm) e CS una costante empirica
dipendente dalla forma dei grani e dalle impurit delle superfici, il cui valore compreso
tra 0,1 e 0,5 cm2. Valori indicativi dellaltezza di risalita capillare sono riportati in Tabella
10.1.
In un terreno parzialmente saturo sono possibili tre differenti condizioni di saturazione:
a) condizione di saturazione a isole daria, caratteristica di gradi di saturazione elevati
(Sr > 85%), in cui la fase gassosa non continua ma presente in forma di bolle daria;
b) condizione di saturazione a pendolo, caratteristica di gradi di saturazione molto bassi,
in cui la fase liquida non continua ma presente solo nei menischi in corrispondenza
dei contatti interparticellari; in tale condizione lacqua nelle zone di contatto fra i grani
forma menischi in modo analogo a quanto avviene in un tubo capillare, producendo
uno stato di compressione fra i grani (Figura 10.2).
10 - 3
Capitolo 10
TERRENI INSATURI
Terreno
Ghiaia
D10
(mm)
hc
(m)
0,82
0,05
0,11
0,80
0,03
1,60
0,02
2,40
Limo
0,006
3,60
Argilla
0,001
>10,0
Sabbia
10.3 Suzione
I mezzi fluidi, acqua e aria, essendo privi di resistenza al taglio, sono caratterizzati da uno
stato di tensione sferico.
Come gi detto, in un terreno parzialmente saturo, a causa della tensione superficiale, la
pressione dellacqua nei pori (uw) risulta sempre inferiore alla pressione dellaria nei pori
(ua). La differenza tra la pressione dellaria, che in condizioni naturali pari alla pressione
atmosferica, e la pressione dellacqua nei pori detta suzione di matrice:
s = (ua uw)
(Eq. 10.3)
dove:
uw < ua < 0, da cui s > 0
e posto ua = 0, risulta s = uw
Un terreno non saturo posto a contatto con acqua libera e pura a pressione atmosferica
tende a richiamare acqua per effetto della suzione totale, .
La suzione totale, , ha due componenti: la prima componente la suzione di matrice, s,
di cui si gi detto, associata al fenomeno della capillarit, la seconda componente la
suzione osmotica, , dovuta alla presenza di sali disciolti nellacqua interstiziale e quindi
alla differenza di potenziale elettro-chimico tra lacqua interstiziale e lacqua libera:
=s+
(Eq. 10.4)
la suzione totale, , la pressione negativa (ovvero inferiore alla pressione atmosferica) cui deve essere soggetta lacqua pura in modo da essere in equilibrio, attraverso
10 - 4
Capitolo 10
TERRENI INSATURI
una membrana semipermeabile (permeabile cio alle sole molecole dacqua ma non ai
sali) con lacqua interstiziale;
-
la suzione di matrice, s, la pressione negativa cui deve essere soggetta una soluzione
acquosa identica in composizione allacqua interstiziale, in modo da essere in equilibrio, attraverso una membrana permeabile con lacqua interstiziale;
la suzione osmotica, , la pressione negativa cui deve essere soggetta lacqua pura
in modo da essere in equilibrio, attraverso una membrana semipermeabile con una soluzione acquosa identica in composizione allacqua interstiziale.
Flusso per
suzione totale,
Flusso per
suzione di matrice, S
Membrana
semipermeabile
Acqua
pura
Terreno insaturo,
acqua con sali
Flusso per
suzione osmotica,
Membrana
semipermeabile
Acqua
con sali
Membrana
semipermeabile
Acqua
pura
Terreno insaturo,
acqua con sali
La suzione osmotica presente sia nei terreni saturi che nei terreni parzialmente saturi, e
varia con il contenuto salino dellacqua, ad esempio come conseguenza di una contaminazione chimica, producendo effetti in termini di deformazioni volumetriche e di variazioni
di resistenza al taglio
Suzione totale
Suzione di matrice
Suzione osmotica
Suzione di matrice + osmotica
Suzione (kPa)
In Figura 10.5 sono messe a confronto le variazioni di suzione totale, , suzione di matrice, s, e suzioContenuto dacqua, w (%)
ne osmotica, , con il contenuto in
acqua, w, di unargilla: si osserva
che rimane pressoch costante al
Figura 10.5 - Misure della suzione totale, osmotica e di
variare di w, e quindi per un asse- matrice su un argilla compatta
10 - 5
Capitolo 10
TERRENI INSATURI
Figura 10.6 Modalit di installazione di un tensiometro: per profondit fino a 1.5 m (A) e maggiori di 1.5 m (B)
Il metodo semplice, ma il campo di misura della suzione limitato a circa 80-90 kPa
dalla possibilit di cavitazione dellacqua nel tensiometro.
Esistono diverse tecniche di misura della pressione negativa dellacqua (manometri acqua-mercurio, trasduttori elettrici di pressione, etc..), poich in generale gli strumenti di
maggiore sensibilit hanno tempi di risposta pi lunghi.
Pw
100
Ps
Vw
= Sr n
V
10 - 6
Capitolo 10
TERRENI INSATURI
Vw
100
Vv
Nella seconda parte, detta di transizione (transition zone), al crescere della suzione la
quantit dacqua nel terreno si riduce sensibilmente e la fase liquida diviene discontinua.
Nella terza parte infine, detta residua di non saturazione (residual zone of unsaturation), a
grandi incrementi di suzione corrispondono piccole riduzioni della quantit dacqua nel
terreno. Il valore della suzione corrispondente al passaggio dalla seconda alla terza parte
della curva, ovvero alla quantit dacqua residua, indicato con il simbolo r.
Aria
Valore di entrata
dellaria
Particelle
Aria
Acqua
Suzione (kPa)
stato osservato che, indipendentemente dallampiezza delle tre zone, tutti i terreni tendono ad un grado di saturazione zero per valore di suzione pari a circa 106 kPa (Figura
10.8).
10 - 7
TERRENI INSATURI
Capitolo 10
Suzione (kPa)
Figura 10.8 Curve di ritenzione idrica per 4 differenti tipi di terreno
La forma della curva di ritenzione dipende dalla dimensione dei pori e quindi dalla composizione granulometrica e dallo stato di addensamento del terreno.
I terreni a grana grossa (sabbie e ghiaie), che hanno pori interconnessi e di grandi dimensioni, sono caratterizzati da bassi valori di b e r, e da una curva ripida nella zona di
transizione. I terreni a grana fine (argille), le cui particelle hanno elevata superficie specifica e quindi forti legami elettro-chimici con le molecole dacqua, sono caratterizzati da
alti valore della suzione di entrata dellaria, b, e da una minore pendenza della curva di
ritenzione nella zona di transizione. Inoltre, per i terreni argillosi, spesso non definibile
la quantit dacqua residua, e quindi il valore di r.
Per la formulazione matematica delle curve di ritenzione idrica spesso utilizzato il contenuto in acqua volumetrico normalizzato:
r
s r
(Eq. 10.5)
in cui
s il contenuto in acqua volumetrico corrispondente al terreno saturo, e
r il contenuto in acqua volumetrico residuo.
Se si assume r = 0, risulta = Sr.
Fra le numerose equazioni proposte per la modellazione delle curve di ritenzione idrica, le
due seguenti richiedono la definizione di un solo parametro:
a) Equazione di Brooks e Corey (1964):
10 - 8
Capitolo 10
TERRENI INSATURI
=
b
per
=1
per
1
b
(Eq. 10.6)
<1
b
il parametro un indice di distribuzione della dimensione dei pori con valori generalmente compresi tra 0,2 e 2.
b) Equazione di Van Genuchten semplificata (1978):
1
= 1 +
(Eq. 10.7)
Le due curve principali delimitano i possibili stati del terreno. I percorsi da una allaltra
delle curve principali (scanning curves) sono pressoch reversibili.
Contenuto daria
residuo
Curva principale
di essiccamento
Curva principale
di imbibizione
Valore di entrata
dellaria
Suzione (kPa)
Figura 10.9 Curve principali di essiccamento e di imbibizione per un argilla in termini di grado
di saturazione
10 - 9
Capitolo 10
TERRENI INSATURI
u w v2
+
w 2g
(Eq. 10.8)
A
Tensiometro
zB
zA
uw/w ( > 0)
B
Piezometro
uw/w ( < 0)
hA
hB
z =0
Nei terreni non saturi, come nei terreni saturi, vale la legge di Darcy, ma il coefficiente di
permeabilit fortemente dipendente dalla suzione:
v = k ( ) i
k ( ) = k s k r ( )
(Eq. 10.9)
in cui:
ks il coefficiente di permeabilit (allacqua) del terreno saturo, e
kr() la conducibilit idraulica relativa, adimensionale, con valori compresi tra 0 e 1.
Alcune delle equazioni proposte per descrivere analiticamente la variazione della conducibilit idraulica relativa con la suzione o con il contenuto volumetrico in acqua sono le
seguenti:
a) modello esponenziale (Gardner, 1958)
k r ( ) = exp(a )
(Eq. 10.10)
in cui a un coefficiente con valori compresi tra 0,002cm-1 (terreni a grana fine) e
0,05cm-1 (terreni a grana grossa);
10 - 10
Capitolo 10
TERRENI INSATURI
k r ( ) =
1 + a ( )
(Eq. 10.11)
(Eq. 10.12)
1 m
1 1
(Eq. 10.13)
Nelle Figure 10.11a e 10.11b sono rappresentate le curve sperimentali di variazione del
contenuto volumetrico in acqua e del coefficiente di permeabilit con la suzione per tre
differenti terreni.
b)
a)
Figura 10.11 - Curve sperimentali di variazione del contenuto volumetrico in acqua (a) e del coefficiente di permeabilit (b) con la suzione per tre differenti terreni.
(Eq. 10.14)
10 - 11
Capitolo 10
TERRENI INSATURI
in cui:
ua
uw
parametro che assume il valore 1 per terreno saturo e il valore 0 per terreno secco.
Secondo tale approccio, la resistenza al taglio di terreni non saturi pu essere determinata,
come per i terreni saturi, sulla base di due parametri di resistenza al taglio efficace, c e
, e di una unica variabile di tensione, , nel modo seguente:
f = c'+[( u a ) + (u a u w )] tan '
(Eq. 10.15)
(u u w )
= a
(u a u w )b
per
(u a u w ) (u a u w )b
per
(u a u w ) > (u a u w )b
0 , 55
(Eq. 10.16)
in cui (ua uw)b corrisponde al valore della suzione di matrice per il quale si iniziano a
formare bolle daria nel terreno (air entry value).
Un diverso approccio quello di Fredlund e Rahardjo (1993), secondo il quale la resistenza al taglio dei terreni non saturi funzione di tre parametri di resistenza e di due variabili di tensione, nel modo seguente:
f = c ' + ( u a ) tan ' + (u a u w ) tan b
(Eq. 10.17)
in cui b langolo di resistenza al taglio per variazione di suzione di matrice, (ua uw),
inferiore allangolo di resistenza al taglio, , associato alla variazione di tensione normale netta ( ua).
La resistenza al taglio non varia linearmente con la suzione, ovvero langolo b non costante ma decresce al crescere della suzione. La determinazione sperimentale dell(Eq.
10.17) richiede lesecuzione di prove di laboratorio sofisticate, costose, inusuali e molto
lunghe, specie per terreni a grana fine il cui coefficiente di permeabilit molto basso.
Inoltre la variabilit di tanb con la suzione richiede che le prove siano eseguite nel campo di tensione atteso in sito. Pertanto, per evitare la determinazione sperimentale diretta,
sono state proposte relazioni empiriche per la stima indiretta di tanb.
berg e Sllfors proposero di stimare il valore di tanb per limi e sabbie insature nel modo seguente:
tan b = S r tan '
(Eq. 10.18)
10 - 12
Capitolo 10
TERRENI INSATURI
(Eq. 10.19)
Su
zio
ne
di
ma
t ri
ce
, (u
-u
(ua -uw )f tg
c
-ua
Figura 10.12 Criterio di rottura di Mohr-Coulomb generalizzato per i terreni non saturi
Lintersezione del piano di inviluppo a rottura con il piano (ua uw) , una curva rappresentata in Figura 10.13 (la curva una retta se si assume tanb = cost) di equazione:
c = c ' + (u a u w ) tan b
(Eq. 10.20)
c = c+ (ua -uw )f tg
c3
c2
c1
(ua -uw )f 2 tg
(ua -u w )f 1
(ua -uw )f 2
(ua -uw )f 3
Figura 10.13 Intersezione del piano di inviluppo a rottura con il piano (ua uw)
10 - 13
Capitolo 11
CAPITOLO 11
STATO CRITICO E MODELLO CAM-CLAY MODIFICATO
11.1 Percorsi tensionali (stress paths)
11.1.1 Percorsi tensionali efficaci (ESP) e totali (TSP) nei piani s-t e s-t
Lo stato tensionale in un punto di un mezzo continuo solido in condizioni assialsimmetriche, come stato mostrato nel Capitolo 9, rappresentato nel piano di Mohr (, ) da un
cerchio avente il centro sullasse delle ascisse (Figura 11.1a). Se si considera un sistema
piano di assi cartesiani in cui lasse delle ascisse il parametro di tensione:
s=
(1 + 3 )
(Eq. 11.1)
t=
(1 3 )
(Eq. 11.2)
al cerchio nel piano di Mohr corrisponde biunivocamente un punto A nel nuovo sistema
di riferimento (Figura 11.1b). Sovrapponendo i due sistemi di riferimento il punto A coincide con il vertice del cerchio di Mohr. Il vantaggio di tale rappresentazione consiste nel
fatto che possibile, mediante una linea continua nel piano s-t, rappresentare una successione continua di stati tensionali, ovvero un percorso tensionale. Il vertice del cerchio di
Mohr sta al percorso tensionale come un fotogramma sta ad un filmato.
Nel caso dei terreni i percorsi tensionali possono essere definiti con riferimento sia alle
tensioni totali (TSP = Total Stess Path) sia alle tensioni efficaci (ESP = Effective Stress
Path).
Applicando il principio delle tensioni efficaci si ha:
s = s + u
t = t
(Eq. 11.3)
Capitolo 11
b)
t
Percorso tensionale
( - )/2
1
( + )/2
1
s
( + )/2
Figura 11.1: Corrispondenza fra i cerchi di Mohr e i punti nel piano s-t
Capitolo 11
t=
(1 K 0 )
s'
(1 + K 0 )
(Eq. 11.4)
k 0 = arctg[(1-K0 )/(1+K0 )]
P
TS
Capitolo 11
isotropa iniziale rispettivamente totale ed efficace rappresenta la contropressione interstiziale BP. Per un provino normalmente consolidato (Figura 11.5a) la pressione interstiziale cresce durante la compressione ed il percorso ESP si allontana curvando
progressivamente verso sinistra dal segmento rettilineo e inclinato a 45 parallelo al
percorso TSP (sovrappressione interstiziale sempre positiva e crescente).
Per un provino fortemente sovraconsolidato (Figura 11.5b) la pressione interstiziale
durante la compressione inizialmente cresce e poi decresce, fino a valori inferiori a
quello iniziale, il percorso ESP curvilineo si svolge inizialmente a sinistra e poi a destra del segmento rettilineo e inclinato a 45 parallelo al percorso TSP.
a)
b)
t
C
C C
C
u
ESP
B.P.
B.P.
ES
P
P
TS
P
TS 45
45
B
s,s
s,s
Figura 11.5 Percorsi tensionali nei piani s-t e s-t per compressione non drenata: a) terreno normalmente consolidato; b) terreno fortemente sovraconsolidato.
11.1.2 Percorsi tensionali efficaci (ESP) e totali (TSP) nei piani p-q e p-q
I percorsi tensionali che utilizzano i parametri di tensione s, s e t sopra introdotti hanno il
vantaggio di essere immediatamente comprensibili, poich facile collegare ad un generico punto del percorso tensionale il corrispondente cerchio di Mohr e, anche mentalmente, visualizzarlo. Tuttavia i parametri s, s e t non hanno un preciso significato fisico. Esistono altri modi, meno intuitivi ma pi corretti, per rappresentare i percorsi tensionali assialsimmetrici. In particolare nel seguito saranno utilizzati i parametri invarianti di tensione:
tensione media totale:
1 + 2 3
3
(Eq. 11.5)
1' + 2 3'
= pu
3
(Eq. 11.6)
(Eq. 11.7)
p=
1
(1 + 2 + 3 )
3
1
2
2
2
q=
(1 2 ) + ( 2 3 ) + (3 1 )
2
p=
0,5
11 4
Capitolo 11
p =s
t
3
(Eq. 11.8)
p' = s'
t
3
(Eq. 11.9)
q = 2t
(Eq. 11.10)
s=p+
q
6
(Eq. 11.11)
s' = p'+
q
6
(Eq. 11.12)
t=
q
2
(Eq. 11.13)
per cui tutto quanto stato detto con riferimento ai piani s-t ed s-t pu essere trasferito e
tradotto nei corrispondenti piani p-q e p-q.
In generale (Figura 11.6) a incrementi delle tensioni principali maggiore e minore rispettivamente pari a 1 e a 2=3:
nel piano s-t corrisponde un segmento
di percorso tensionale di lunghezza:
L s t =
+
2
2
1
2
3
, t
L s-t
(Eq. 11.14)
O
e pendenza:
tan s t =
s-t
, s
1
s
1 3
1 + 3
(Eq. 11.15)
(Eq. 11.16)
e pendenza:
tan p q =
3 (1 3 )
1 + 2 3
(Eq. 11.17)
e quindi in particolare:
per compressione isotropa (1 = 3 = ):
nel piano s - t :
L s t =
tans-t = 0
(Eq. 11.18)
nel piano p - q :
L p q =
tanp-q = 0
(Eq. 11.19)
Capitolo 11
nel piano s - t :
L s t =
nel piano p - q :
L p q =
2
10
3
tans-t = 1
(Eq. 11.20)
tanp-q = 3
(Eq. 11.21)
H
H0
(Eq. 11.22)
deformazione radiale: r = 3 =
D
D0
(Eq. 11.23)
V
V0
(Eq. 11.24)
2
2
( a r ) = (1 3 )
3
3
(Eq. 11.25)
deformazione volumetrica: v = a + 2 r = 1 + 2 3 =
deformazione deviatorica o distorsione: s =
La deformazione deviatorica definita nel modo sopra scritto affinch valga la relazione:
1' d1 + '2 d 2 + 3' d 3 = p'd v + q d s
11 6
(Eq. 11.26)
Capitolo 11
Come parametro indicativo dello stato di addensamento del terreno verr utilizzato il volume specifico, v, che per definizione il rapporto tra il volume totale di un elemento di
terreno, V, e il volume occupato dalle particelle solide, VS.
Risulta pertanto per definizione:
v=
V
= (1 + e)
VS
(Eq. 11.27)
e
d v =
de
dv
=
1 + e0
v0
(Eq. 11.28)
p
v
(Eq. 11.29)
Il parametro il valore dellordinata (volume specifico) del punto sulla NCL che ha per
ascissa p=1 (e quindi ln(p) = 0) e dipende dal sistema di unit di misura adottato. Il parametro la pendenza della NCL ed adimensionale.
11 7
Capitolo 11
La retta BCB una delle infinite, possibili linee di scarico e ricarico (URL), ed ha equazione:
v = v ln(p' )
(Eq. 11.30)
q=0
( )
v = ( ) ln p 'c
(Eq. 11.31)
v
p 'c = exp
a)
b)
v
N
A
C
-
C - 1
1
B
D
ln p
pc
p (ln)
Figura 11.8 - Curva sperimentale (a) e curva schematizzata (b) del percorso di carico di compressione (e decompressione) isotropa drenata nel piano semilogaritmico ln p-v
p 'c
p '0
(Eq. 11.33)
1 + 2 K OC
0
OCR
1 + 2 K 0NC
(Eq. 11.34)
Il risultato sperimentale di un percorso di carico isotropo in condizioni drenate con pi cicli di scarico-ricarico a pressione di consolidazione crescente pu essere schematicamente
rappresentato come in Figura 11.9: i segmenti corrispondenti a ciascun ciclo di scarico11 8
Capitolo 11
N
A
v
C1
1
C2
C3
-
1
-
B1
1
-
B2
-
B3
1
d. la pressione media efficace di
consolidazione isotropa, pc,
la soglia di tensione oltre la
quale si manifestano deformazioni plastiche (irreversibip(ln)
1
pc 1 pc 2
pc 3
li), ovvero la tensione di
snervamento;
Figura 11.9 - Schematizzazione di un percorso di carico
isotropo drenato con pi cicli di scarico-ricarico a
e. lincrudimento positivo poipressione di consolidazione crescente
ch la deformazione plastica
avviene a pressione di consolidazione crescente.
(Eq. 11.35)
La pressione efficace equivalente non varia nei percorsi tensionali non drenati, che avvengono a volume costante, mentre varia nei percorsi tensionali drenati, durante i quali si
hanno deformazioni volumetriche.
11 9
Capitolo 11
b)
a)
v
qA
-
L
C
N
vA
pA
pA
p(ln)
eA
peA
vA
v
L
C
N
Figura 11.10 - Definizione di pressione efficace equivalente nel piano lnp-v e nello spazio p-v-q
2 = 3 = 0; v = 1
'2 = 3' = K 0 1'
(Eq. 11.36)
1'
p' = (1 + 2 K 0 ); q = 1' (1 K 0 )
3
Se il terreno normalmente consolidato, K0 costante e il percorso tensionale nel piano pq rettilineo, passa per lorigine degli assi, ed ha equazione, (linea K0) (Figura 11.11 a):
q = p'
3 (1 K 0 )
(1 + 2 K 0 )
(Eq. 11.37)
In Figura 11.11 b mostrato landamento della linea K0 al variare di K0 da cui si pu osservare che non potendo essere K0 < 0 (altrimenti si avrebbe una tensione 3 < 0 e quindi
di trazione), dalla Eq. 11.37 la retta che delimita gli stati tensionali possibili per il terreno
sul piano p-q ha equazione: q = 3 p.
Nel piano p-v il percorso tensionale del tutto simile a quello della compressione isotropa e, analogamente ad esso, pu essere schematizzato nel piano semilogaritmico con tratti
rettilinei definiti dalle seguenti equazioni (Figura 11.12):
per la linea di compressione edometrica vergine:
v = N 0 ln p'
(Eq. 11.38)
(Eq. 11.39)
11 10
Capitolo 11
aK
b)
K0 = 0
Li
ne
a)
0 < K0 < 1
3
3 (1 K 0 )
(1 + 2 K0 )
(Compressione isotropa)
K0 = 1
p
K0 > 1
Figura 11.11 - Traccia della linea K0 nel piano p-q per un terreno normalmente consolidato
N
N0
A
vK0
-
C - 1
1
B
CL
aN K 0
ne e a
n
Li
Li
Il parametro vK0 biunivocamente riferito alla pressione di consolidazione edop(ln) metrica pc,edo (ascissa del punto B di Fi1
p
c,edo
gura 11.12), dalle seguenti relazioni ottenute imponendo lappartenenza del
Figura 11.12 - Traccia della linea K0 nel piano punto B sia alla linea K0 che alla linea di
lnp-v per un terreno N.C. e di una linea di scari- scarico-ricarico in condizioni edometrico-ricarico in condizioni edometriche
che:
Nel Capitolo 7 abbiamo visto come i risultati della prova edometrica siano abitualmente
rappresentati nel piano log v-e, e che in tale piano la pendenza della linea di compres-
v K 0 = 0 ( ) ln p 'c ,edo
(Eq. 11.40)
0 v K0
p 'c,edo = exp
(Eq. 11.41)
sione edometrica vergine sia lindice di compressione Cc e la pendenza delle linee di scarico sia lindice di rigonfiamento Cs. Valgono dunque le relazioni:
11 11
Capitolo 11
C c = ln 10 = 2,303
(Eq. 11.42a)
e (solo approssimativamente poich durante lo scarico varia OCR e dunque varia K0):
C s = ln 10 = 2,303
(Eq. 11.42b)
A differenza della linea di consolidazione normale (NCL) che si sviluppa sul piano q = 0,
la linea K0 si sviluppa nello spazio a tre dimensioni p-q-v (Figura 11.13).
q
Linea K0
3 (1 K 0 )
(1 + 2 K 0 )
Linea NCL
v
Figura 11.13 - Rappresentazione delle linee NCL e K0 nello spazio p-q-v
11.2.5 Compressione triassiale drenata di argilla N.C. (prova TxCID) e linea di stato
critico (CSL)
q=
a
a + b a
(Eq. 11.43)
Il volume decresce progressivamente fino ad un valore minimo, poi si mantiene circa costante (Figura 11.14). Il percorso tensionale corrispondente alla fase di compressione assiale, AB, ha come proiezione sul piano p-q un segmento rettilineo con pendenza 3:1, dal
punto A di coordinate (pc - 0) al punto B, corrispondente alla condizione di rottura, di
11 12
Capitolo 11
coordinate (pf - qf), e nel piano p-v ha origine nel punto A sulla linea NCL e termina nel
punto B sottostante la linea NCL.
Infatti durante la fase di compressione risulta che 3 = r = c = cost e quindi q =
(1 3) = 1 e p = (1 + 23)/3 = 1/3 e quindi:
1 '
q
=
=3
p' 1 ' / 3
(Eq. 11.44)
a) q
b) q
B
qf
A 1
pf
pc
c)
p
Figura 11.14 - Percorsi tensionali di compressione drenata su un provino di argilla N.C.
Se tre provini della stessa argilla isotropicamente consolidati a pressioni diverse sono portati a rottura in condizioni drenate si ottengono i risultati mostrati in Figura 11.15. Si osserva in particolare che:
o
la deformazione volumetrica durante la compressione assiale varia in modo pressoch eguale per i tre provini, aumentando lievemente al crescere della pressione di
consolidazione;
i punti B rappresentativi dello stato finale dei tre provini giacciono su una linea, detta di Stato Critico (CSL), la cui equazione :
q f = M p 'f
(Eq. 11.45)
v f = ln p 'f
11 13
Capitolo 11
a) q
B3
qf 3
CS
b) q
B3
B2
qf 2
B2
B1
B1
qf 1
L
M
A A2 A3
pc 1 pc 2 pc 3
A = A2 = A3
1
c)
B1 = B = B3
NC
CS L
L
A2
vf 1
vf 2
vf 3
A3
B1
B2
pf 1
B3
pf 2 pf 3
Figura 11.15 - Risultati di prove TxCID su provini della stessa argilla N.C. consolidati a pressioni diverse
(Eq. 11.46)
1' = 'a
(Eq. 11.47)
q f = 1' 3'
) = (
f
+ 2
p 'f =
3
'
1
'
3
'
a
'r
+ 2 'r
=
3
f
'
a
(Eq. 11.48)
11 14
Capitolo 11
e ricordando che :
1' 1 + sen 'cs
' =
'
3 f 1 sen cs
(Eq. 11.49)
si ha:
'
'
q f 3 a r
=
p 'f
'a + 2 'r
M = Mc =
1 + sen cs
1
3
3 'a / 'r 1 f
1 sen cs
=
=
=
'a / 'r + 2 f
1 + sen cs
+ 2
1 sen cs
)
)
(Eq. 11.50)
sen 'cs =
3 Mc
6 + Mc
(Eq. 11.51)
Se invece il provino portato a rottura per estensione assiale, ovvero aumentando la tensione efficace di confinamento a tensione efficace assiale costante, la tensione principale
minore la tensione assiale e le tensioni principali intermedia e maggiore, coincidenti,
sono la tensione radiale:
(Eq. 11.52)
3' = 'a
quindi:
q f = 1' 3'
) = (
f
2 +
p 'f =
3
'
1
M = Me =
sen 'cs =
'
3
'
r
'a
2 'r + 'a
=
3
f
'
'
q f 3 r a
=
p 'f
'a + 2 'r
)
)
f
f
(Eq. 11.53)
6 sen 'cs
3 + sen 'cs
3 Me
6 Me
(Eq. 11.54)
(Eq. 11.55)
11 15
Capitolo 11
CS
q
1
L (a)
Mc
p
1
Me
CS
L
(b)
Figura 11.16 Linea di stato critico nel piano p-
In Figura 11.17 sono rappresentate le li- q in caso di rottura per compressione assiale e di
rottura per estensione assiale
nee NCL e CSL.
q
CSL
1
M
NCL
v
Figura 11.17 Rappresentazione delle linee NCL e CSL (indicata convenzionalmente con una doppia linea) nello spazio p-q-v
Il percorso tensionale nello spazio p-q-v durante la fase di compressione drenata si svolge su un piano, detto piano drenato, rappresentato in Figura 11.18.
11 16
Capitolo 11
q
CSL
B Piano drenato
B
1
3
A
NCL
v
Figura 11.18 - Piano drenato e percorso tensionale efficace di una prova TxCID nello spazio p-q-v
11.2.6 Compressione triassiale non drenata di argilla N.C. (prova TxCIU) e superficie di
Roscoe
La prova di compressione triassiale consolidata non drenata standard consiste di due fasi:
la prima di compressione e di consolidazione isotropa, la seconda di compressione assiale
in condizioni non drenate a pressione di confinamento costante. In questultima fase, al
crescere della deformazione assiale a (la prova condotta a deformazione assiale controllata) il volume del provino (saturo) non varia, la tensione deviatorica q e la pressione interstiziale crescono progressivamente fino alla condizione di stato critico.
In Figura 11.19 sono rappresentati i risultati di una prova TxCIU su un provino di argilla
satura N.C. portato a rottura in presenza di una contro pressione interstiziale iniziale (BP
= u0).
In Figura 11.20 sono mostrati i risultati che si possono ottenere da una serie di tre prove
TxCIU su provini della stessa argilla satura N.C. consolidati a pressioni diverse.
11 17
Capitolo 11
uf
a) q
uf
b) q
B
u0
B
TSP
ESP
qf
3
1
A
pc pf
A
pf p
c
c)
p,p
u0
v
B
NCL
Figura 11.19 - Percorsi tensionali di compressione non drenata su un provino di argilla satura
N.C.
CS
b) q
qf 2
B2
qf 1
B1
uf 3
B3
uf 2
B2
B1
uf 1
B1
uf 2
uf 3
B2
B3
c)
B1
A2
A3
A3
p,p
v0 1
B2
uf 1
A1 A1 A2
A1 = A2 = A3
B3
B3
ESP 3
qf 3
L
M
TSP
a) q
v0 2
v0 3
A1
B1
A2
B2
A3
NC L
B3
C SL
pf 1
pf 2
pf 3
Figura 11.20 - Risultati di prove TxCIU su provini della stessa argilla satura N.C. consolidati a
pressioni diverse
11 18
Capitolo 11
la tensione deviatorica q cresce progressivamente con la deformazione assiale a fino ad un valore massimo qf e poi si mantiene circa costante,
i punti rappresentativi dello stato tensionale efficace iniziale (A) sono sulla linea di
consolidazione normale (NCL),
i punti rappresentativi della condizione di rottura (B) sono sulla linea di stato critico (CSL).
Il percorso tensionale nello spazio p-q-v durante la fase di compressione non drenata si
svolge su un piano parallelo al piano p-q, detto piano non drenato, rappresentato in Figura 11.21.
q
B
Piano non drenato
CSL
ESP
A
NCL
v
Figura 11.21 - Piano non drenato e percorso tensionale efficace di una prova TxCIU
In una prova triassiale non drenata su un provino saturo non si hanno variazioni di volume. Pertanto il volume specifico iniziale v0 anche il volume specifico a rottura:
v 0 = v f = ln p 'f
(Eq. 11.56)
ovvero:
11 19
Capitolo 11
v0
p 'f = exp
(Eq. 11.57)
e
v0
q f = p 'f = exp
(Eq. 11.58)
La resistenza al taglio in condizioni non drenate dei terreni a grana fine, cu, che, come abbiamo visto nel Capitolo 9, viene utilizzata per le verifiche di stabilit in termini di tensioni totali pari alla met della tensione deviatorica a rottura, dunque:
cu =
qf
v0
= exp
2
2
(Eq. 11.59)
Per un dato terreno i parametri , e sono costanti, quindi cu dipende soltanto dal volume specifico v0. Per un terreno saturo :
v = 1+ e = 1+ Gs w
(Eq. 11.60)
dunque la resistenza al taglio in condizioni non drenate, cu, di una stessa argilla satura dipende unicamente dal suo contenuto in acqua w.
Tutti i percorsi tensionali efficaci, di prove drenate e non drenate, che dalla linea di consolidazione normale (NCL) pervengono alla linea di stato critico (CSL) giacciono su una
superficie nello spazio p-q-v, detta Superficie di Roscoe, che limita il dominio degli stati
tensionali possibili (Figura 11.22).
Tale affermazione pu essere visualizzata normalizzando i percorsi tensionali drenati e
non drenati dalla NCL alla CSL di provini saturi normalconsolidati rispetto alla pressione
efficace equivalente, che rimane costante nei percorsi non drenati, ed invece variabile in
quelli drenati. In tal modo nel piano p/pe-q/pe tutti i percorsi coincidono in ununica
curva che rappresenta la Superficie di Roscoe normalizzata (Figura 11.23).
11 20
Capitolo 11
q
Superficie di Roscoe
CSL
NCL
v
Figura 11.22 - Superficie di Roscoe
q/pe
CSL
Superficie di Roscoe normalizzata
NCL
p/pe
Figura 11.23 - Superficie di Roscoe normalizzata
11 21
Capitolo 11
d
no al valore q = qcs, e un flesso v nel punto B che corrisponde a q = qf.
d a max
La proiezione del percorso tensionale efficace (ABC) nel piano p-q ha pendenza 3:1.
Nel tratto AB fino alla rottura il percorso ascendente, nel tratto BC discendente.
b)
a) q
q
B
qf
qc s
qf
qc s
ESP
B
C=D
3
A 1
p0
c)
d)
pf
C
B
A
a
D
vC
vB
v
vDA
C
A
p0
pf
pc
11 22
Capitolo 11
Nel piano p-v il punto A rappresentativo dello stato iniziale si trova su una curva di scarico-ricarico. La proiezione del percorso tensionale efficace (ABC) nel piano p-v ha tangente orizzontale nei punti C e D.
Se tre provini della stessa argilla satura con differenti rapporti di sovraconsolidazione isotropa sono portati a rottura in condizioni drenate si ottengono i risultati mostrati in Figura
11.25. Si osserva in particolare che:
o
se il punto rappresentativo dello stato iniziale del provino nel piano p'-v sotto la
CSL (punto A1), esso fortemente sovraconsolidato (provino n. 1),
un provino fortemente sovraconsolidato ha un deviatore a rottura (qf) molto maggiore del deviatore allo stato critico (qcs), e manifesta un comportamento dilatante
(aumento di volume),
se il punto rappresentativo dello stato iniziale del provino nel piano p'-v sotto la
NCL ma sopra la CSL, esso debolmente sovraconsolidato (provino n. 2),
un provino debolmente sovraconsolidato ha un deviatore a rottura (qf) poco maggiore o eguale al deviatore allo stato critico (qcs), e manifesta un comportamento contraente (diminuzione di volume),
se il punto rappresentativo dello stato iniziale del provino nel piano p'-v sulla
NCL, esso normalmente consolidato (provino n. 3),
un provino normalmente consolidato ha un deviatore a rottura (qf) eguale al deviatore allo stato critico (qcs), e manifesta un comportamento contraente (diminuzione di
volume),
i punti rappresentativi delle condizioni di rottura (B) di provini con eguale pressione
di preconsolidazione (punti A sulla stessa linea di scarico-ricarico) giacciono su una
retta (linea inviluppo a rottura) distinta dalla CSL relativamente ai provini sovraconsolidati (punti B1 e B2), e sulla CSL per il provino normal-consolidato (punto B3),
qf = q + m pf '
(Eq. 11.61)
Tale retta, che rappresenta il luogo dei punti di rottura per le argille sovraconsolidate, corrisponde nello spazio p-q-v ad una superficie piana detta Superficie di Hvorslev.
Nel Capitolo 9 abbiamo visto che linviluppo a rottura in termini di tensioni efficaci per
unargilla sovraconsolidata ha equazione:
f = c'+ 'n tan '
(Eq. 11.62)
1
1' 3'
2
' + 3'
= 1
2
11 23
(Eq. 11.63)
Capitolo 11
a) q
qf = (1 3)f
L
CS
M
1
B3
e
Linea di inviluppo
a rottura
pf = (1 + 23)f / 3,
si ottiene sostituendo:
( ) = q + m (
'
1
'
1
'
3 f
+ 2 3'
3
3 + 2m
3q
+
3m 3m
C1
A1
b)
3'
) = (
f
'
1
D1
A2
B
A1 D 1
1 A
2
URL
e quindi:
1' f = 3' f
A3
C1
(Eq. 11.63a)
B2
B1
B2
1 + sin '
cos '
+ 2c '
1 sin '
1 sin '
(Eq. 11.63b)
Eguagliando la (11.63a) e la
(11.63b) si ottiene:
A3
NC
L
CS
L
B3
p0 1
p0 2
pc
Figura 11.25 - Risultati di prove TxCID su provini della stessa argilla con differenti rapporti di sovraconsolidazione isotropa e linee di inviluppo a rottura
3 + 2m 1 + sin '
=
3 m 1 sin '
inviluppo di rottura
(Eq. 11.63c)
R
c
O
3q
2c' cos '
=
3 m 1 sin '
c ctg
(Eq. 11.63d)
(1 +3 )/2
m=
6 sin '
3 sin '
(Eq. 11.63e)
Capitolo 11
q=
(Eq. 11.63f)
(Eq. 11.64)
Imponendo la condizione che i terreni non possano sostenere tensioni di trazione ( 3' 0 )
si ha che per 3 = 0, q = 1 3 = 1 e p = (1 + 23)/3 = 1/3, cio q = 3 p. Si deduce che la linea inviluppo a rottura, come mostrato anche in Figura 11.11 b, limitata a
sinistra dalla retta di equazione:
q = 3 p'
(Eq. 11.65)
11.2.8 Compressione triassiale non drenata di argilla O.C. (prova TxCIU) e superficie di
Hvorslev.
Se un provino di argilla satura isotropicamente consolidato, poi isotropicamente decompresso in condizioni drenate in modo da divenire fortemente sovraconsolidato, e infine
sottoposto a compressione non drenata, mostra un comportamento tensionale e deformativo durante la fase di compressione del tipo di quello descritto in Figura 11.27.
Si osserva che la curva a-q monotona (non presenta un picco), lincremento di pressione interstiziale u inizialmente positivo, poi diviene negativo (comportamento duale
della curva a-v della prova TxCID).
Se tre provini della stessa argilla satura con differenti rapporti di sovraconsolidazione isotropa sono portati a rottura in condizioni non drenate si ottengono i risultati mostrati in
Figura 11.28.
In Figura 11.29 sono messi a confronto i percorsi tensionali efficaci di due provini della
stessa argilla egualmente sovraconsolidati e sottoposti a rottura in condizioni drenate e
non drenate. Si pu osservare che la tensione deviatorica a rottura per il provino non drenato nettamente maggiore.
In Figura 11.30 sono invece messi a confronto i percorsi tensionali efficaci di tre provini
della stessa argilla con differente rapporto di sovra consolidazione isotropa ed eguale volume specifico iniziale portati a rottura in condizioni non drenate. Si pu osservare che i
percorsi si svolgono sullo stesso piano v = cost e pervengono allo stesso punto della linea
di stato critico.
11 25
Capitolo 11
a) q
b) q
qc s
qc s
u0
uf
uf
B B
TSP
ESP
c)
A
p0
d)
u
3
1
A
p0
p,p
NC
L
ESP
v0
B UR
L
p0
pf
pc
Linea di inviluppo
a rottura
B
B2 3
L
CS
M
B1
m
q
A1
A2
A3
p,p
b)
v
CL L
N CS
URL
A1
B1
B2
A2
B3
OCR1 = pc /p0 1 = 6
A3
p0 1
p0 2
pc
Figura 11.28 - Risultati di prove TxCIU su provini della stessa argilla con differenti rapporti di
sovraconsolidazione isotropa e linee di inviluppo a rottura
11 26
Capitolo 11
b)
a) q
L
CS
M
qc s u
qf u
q
qcf s
1
F
E
B
B
C
C D
1
A
p0
c)
p,p
C
v0
D B
E
A C
p0
URL NCL
CSL
pc
Figura 11.29 - Confronto fra i percorsi tensionali efficaci di due provini della stessa argilla egualmente sovraconsolidati e sottoposti a rottura in condizioni drenate (TxCID) e non drenate
(TxCIU)
a) q
L
CS
M
A1
b)
A2
A3
v
CL
N CSL
A2
A1 C B
A3
Figura 11.30 - Percorsi tensionali efficaci di tre provini della stessa argilla con differente rapporto di sovra consolidazione isotropa ed eguale volume specifico iniziale portati a rottura in
condizioni non drenate
In Figura 11.31a sono rappresentate nello spazio p-q-v le tre superfici (di Roscoe, di
Hvorslev e il piano limite di rottura per trazione) che assieme formano la Superficie di
Stato, la quale delimita il volume degli stati di tensione possibili.
11 27
Capitolo 11
Anche per la superficie di Hvorslev e per il piano limite di trazione, come per la superficie di Roscoe, si pu dare una rappresentazione normalizzata nel piano p/pe-q/pe (Figura 11.31b). In particolare la superficie di Hvorslev normalizzata una retta di equazione:
p'
q
= g + h '
'
pe
pe
(Eq. 11.66)
ovvero:
q = g p 'e + h p'
(Eq. 11.67)
(Eq. 11.68)
(Eq. 11.69)
CSL
v = ln p'
si ottiene il valore della costante g:
p'
g = (M h ) '
pe
e quindi lespressione analitica della superficie di Hvorslev:
v
q = (M h ) exp
+ h p'
(Eq. 11.71)
(Eq. 11.72)
DallEq. (11.72) si desume che la resistenza al taglio di unargilla sovra-consolidata satura somma di due termini i quali, oltre ad essere funzione delle costanti materiali (, h,
, ) sono:
o il termine, h p' , proporzionale alla pressione efficace media e corrispondente alla resistenza per attrito;
v
o il termine, (M h ) exp
, dipendente dal volume specifico (ovvero dallindice
dei vuoti, ovvero dal contenuto in acqua) e corrispondente alla resistenza per coesione.
11 28
Capitolo 11
q
CSL
Superficie di Roscoe
p
Superficie di Hvorslev
v
b)
q/pe
CSL
Superficie di Hvorslev
Superficie di Roscoe
h
1
NCL
p/pe
Figura 11.31 - Rappresentazione assonometria (a) e normalizzata (b) della Superficie di Stato
Si definisce parete elastica (o dominio elastico) nello spazio p-q-v una superficie cilindrica avente come direttrice una linea di scarico-ricarico e come generatrice una retta parallela all'asse q, limitata dalla superficie di stato (Figura 11.32).
Un punto appartenente ad una parete elastica pu muoversi liberamente su di essa provocando solo deformazioni elastiche.
11 29
Capitolo 11
Un punto appartenente ad una parete elastica pu spostarsi su un'altra parete elastica solo
raggiungendo prima la superficie limite e muovendosi anche su di essa. Nel percorso sulla
superficie limite si producono deformazioni plastiche (Figura 11.33).
q
q
CSL
CSL
Superficie di Roscoe
Superficie di Hvorslev
p
C
B
Parete
elastica
B
A
URL
NCL
NCL
Alla luce di quanto detto, tenuto conto che il percorso tensionale efficace (ESP) di una
prova di compressione triassiale non drenata (TxCIU) si svolge interamente sul piano non
drenato (v = cost), nel caso di provino isotropicamente sovraconsolidato, il cui punto rappresentativo iniziale quindi situato su una linea di scarico-ricarico appartenente ad una
parete elastica, la parte iniziale (elastica) del percorso il segmento intersezione fra il
piano non drenato e la parete elastica (Figura 11.34).
Tale segmento nel piano p-q verticale, e quindi, non variando p, non variano i parametri elastici (K, G) ed il comportamento elastico lineare.
Analogamente, tenuto conto che il percorso tensionale efficace (ESP) di una prova di
compressione triassiale drenata (TxCID) si svolge interamente sul piano drenato
q
= 3 ), nel caso di provino isotropicamente sovraconsolidato, il cui punto rappresenta(
p'
tivo iniziale quindi situato su una linea di scarico-ricarico appartenente ad una parete elastica, la parte iniziale (elastica) del percorso il segmento intersezione fra il piano drenato e la parete elastica (Figura 11.35). Tale segmento nel piano p-q ha pendenza 3:1, e
quindi, variando p variano i parametri elastici (K, G) ed il comportamento elastico non
lineare.
11 30
Capitolo 11
q
q
CSL
Piano non drenato
CSL
Piano drenato
C
1
3
p
B
A
Parete elastica
A
Parete elastica
NCL
NCL
URL
URL
q2
(Eq. 11.72)
F = (p') p'p + 2 = 0
M
Lasse maggiore dellellisse corrisponde alla pressione di preconsolidazione pc, lasse
p'
minore vale M c (Figura 11.36).
2
2
'
c
Capitolo 11
b)
CSL
a) q
qf
qf
ESP
3
C 1
C
B
B
A
c)
d)
v
v
NCL
CSL
A
A
B
E
F
vf
p0
pc pf
Figura 11.37 - Risultati previsti dal modello CCM di una prova TxCID su un provino di argilla
debolmente sovraconsolidato
11 32
Capitolo 11
b)
CSL
a) q
q
qf
TSP
qf
C
B
A
c)
u0
B
3
1
D
p,p
d)
v
NCL
CSL
vA = vf
C A B D
pf p pc
0
Figura 11.38 - Risultati previsti dal modello CCM di una prova TxCIU su un provino di argilla
debolmente sovraconsolidato
b)
CSL
a) q
ESP
qf
qc s
B F
3
1
A
C
F
c)
d)
v
NCL
CSL
F
A B
C
D
B
p0
pc /2
pc
A
F
Figura 11.39 - Risultati previsti dal modello CCM di una prova TxCID su un provino di argilla
fortemente sovraconsolidato
11 33
Capitolo 11
Con riferimento alla Figura 11.40, ovvero al comportamento previsto dal modello per una
compressione non drenata di un provino di argilla satura fortemente sovraconsolidato, si
osserva che il percorso tensionale efficace fino al raggiungimento della curva di plasticizzazione, ovvero fino al valore di picco qf della tensione deviatorica verticale (elasticolineare). Dunque sostituendo nellequazione di F a p il valore di pressione media efficace
iniziale p0 si ha:
(p )
' 2
0
q f2
p p + 2 = 0
M
'
0
'
c
(Eq. 11.73)
a) q
per R 0 > 2
b)
CSL
q
C
ESP
q
qcf s
c)
B
F
3
1
(Eq. 11.74)
uf
B
F
u c s
B
F
TSP
p,p
u0
d)
v
NCL
CSL
A C B
F
D
uc s
p0
pc /2
pc
A
uf
B
F
Figura 11.40 - Risultati previsti dal modello CCM di una prova TxCIU su un provino di argilla
fortemente sovraconsolidato
Capitolo 11
d v = d ev + d pv
(Eq. 11.75)
(Eq. 11.76)
La curva di plasticizzazione iniziale lellisse che ha per asse maggiore il segmento OD. Il
provino venga poi sottoposto a
compressione assiale drenata
(TxCID).
Il suo ESP inizia nel punto A ed
rettilineo con pendenza 3:1.
Fino a quando il percorso tensionale non raggiunge il punto
B, e quindi interno alla curva
di plasticizzazione iniziale, il
comportamento elastico. Dal
punto B il terreno inizia ad avere deformazioni elasto-plastiche.
a)
q, s
d
p
p
CSL
d s
C
p
d v
ESP
3
A
O
p, v
pc
p0
NCL
b)
CSL
A
B
Consideriamo lincremento di
C
tensione corrispondente al tratto
E
F
BC dellESP. Esso produce
p
unespansione della superficie
di plasticizzazione come mo- Figura 11.41 - Determinazione delle deformazioni plastiche
strato nella Figura 11.41a.
La variazione (negativa) di volume specifico totale del provino per tale incremento di tensione vale, con riferimento alla Figura 11.41b, vale:
v = ( v C v B ) = ( v C v E ) + ( v E v D ) + ( v D v B )
(Eq. 11.77)
in cui
p'
v C v E = ln 'E
pC
(Eq. 11.78)
p'
v E v D = ln D'
pE
(Eq. 11.79)
p'
v D v B = ln 'B
pD
(Eq. 11.80)
11 35
Capitolo 11
La pressione pE la pressione efficace media di consolidazione della superficie di plasticizzazione espansa. Per passare dallincremento di volume specifico allincremento di deformazione volumetrica si utilizza la relazione: v = - v/v0.
Lincremento di deformazione volumetrica elastica pu essere calcolato con la relazione:
d ev =
p'
K'
(Eq. 11.81)
p 'm v 0
(Eq. 11.82)
(Eq. 11.83)
(Eq. 11.84)
Le deformazioni deviatoriche
Per determinare le deformazioni deviatoriche si fa lipotesi che, per un generico incremento di tensione (dp, dq), lincremento di deformazione plastica d p sia un vettore con
direzione normale alla curva del potenziale plastico, e che questultima coincida con la
curva di plasticizzazione F (ipotesi di normalit legge di flusso associata) (Figura
11.41).
Per determinare la direzione normale alla curva di plasticizzazione si differenzia
lequazione della curva di plasticizzazione F (Eq. 11.72) rispetto alle variabili p e q:
dF = 2 p'dp' p 'c dp'+2 q
dq
=0
M2
(Eq. 11.85)
p ' 2 p' M 2
dq
= c
dp'
2q
(Eq. 11.86)
dp'
2q
=
dq
2 p' p 'c M 2
(Eq. 11.87)
Lincremento di deformazione plastica totale d p ha due componenti: lincremento di deformazione volumetrica plastica d pv di cui abbiamo detto come calcolare il valore, e
11 36
Capitolo 11
lincremento di deformazione deviatorica plastica d sp . Il rapporto fra la componente deviatorica e la componente volumetrica la direzione del vettore incremento di deformazione plastica totale, ovvero la direzione normale alla curva di plasticizzazione, dunque:
2q
dp' d Sp
= p = 2
dq d v M (2p'p 'c )
da cui
d sp =
2q
d pv
'
M 2p' p c
2
(Eq. 11.88)
dq
3G
(Eq. 11.89)
Per quanto gi detto il valore di G da utilizzare quello che corrisponde al valore medio
di p ed dato dallequazione:
G=
3 p 'm v 0 (1 2 )
2 (1 + )
(Eq. 11.90)
11 37
Capitolo 13
CAPITOLO 13
SPINTA DELLE TERRE
La determinazione della spinta esercitata dal terreno contro unopera di sostegno un
problema classico di ingegneria geotecnica che, ancora oggi, nonostante lenorme ampliamento delle conoscenze, viene affrontato utilizzando due teorie storiche, opportunamente modificate e integrate alla luce del principio delle tensioni efficaci: la teoria di
Rankine (1857) e la teoria di Coulomb (1776). Entrambi i metodi assumono superfici di
scorrimento piane, ma per effetto dellattrito fra la parete e il terreno, le reali superfici di
scorrimento sono in parte curvilinee, ed risultati che si ottengono applicando i metodi
classici, specie per le condizioni di spinta passiva (resistente) sono spesso non cautelativi.
pertanto opportuno riferirsi, almeno per il calcolo della spinta passiva, al metodo di Caquot e Krisel (1948) che il pi noto e applicato metodo fra quelli che assumono superfici di scorrimento curvilinee.
v0 = Z
h0 = K 0 v0
Per la stima del coefficiente di spinta a riposo, K0, sono state proposte diverse equazioni empiriche, come
gi visto nel Capitolo 3, le pi note e utilizzate delle quali sono:
13 1
Capitolo 13
(Eq. 13.1)
Cerchio O
Supponiamo ora di inserire, a sinistra e a destra del punto A, due pare ti verticali ideali, cio tali da non
v0
h0
modificare lo stato tensionale nel
terreno (Figura 13.3). Alla generica
profondit z, sui due lati di ciascuna
Figura 13.2 Stato tensionale geostatico nel punto A
parete, si esercita la tensione orizzontale efficace 'h0 = K0 z.
La spinta orizzontale S0 (risultante delle tensioni orizzontali efficaci) presente sui due lati
di ciascuna parete, dal piano di campagna fino ad una generica profondit H, vale:
H
S0 = 'h 0 dz =
0
1
H2 K0
2
(Eq. 13.2)
Z0 =
'
h0
z dz
S0
(Eq. 13.3)
2
H
3
K 0 ( NC) (1 sen')
13 2
Capitolo 13
che corrisponde alla profondit del baricentro dellarea triangolare del diagramma di pressione orizzontale di altezza H e base K0 H.
Supponiamo ora di allontanare gradualmente le due pareti (Figura 13.4). Nel punto A
permangono condizioni di simmetria, per cui le tensioni verticale ed orizzontali sono ancora principali. La tensione verticale v0 = Z non varia, mentre la tensione orizzontale
efficace si riduce progressivamente.
h0
h0
Z 0 = 2/3 H
v0
ha
S0
K 0 H
K 0 H
Il cerchio di Mohr, rappresentativo dello stato tensionale in A, si modifica di conseguenza: la tensione principale maggiore 1 = v0 rimane costante, mentre la tensione principale minore 3 si riduce progressivamente dal valore iniziale h0 al valore minimo compatibile con lequilibrio, ha, detta tensione limite attiva, che corrisponde alla tensione
principale minore del cerchio di Mohr tangente alla retta di inviluppo a rottura (Figura
13.5).
Il raggio del cerchio di Mohr dello
/4+/2
stato di tensione limite attiva
R = (v0-ha), ed il centro ad
una distanza dallorigine
OC = (v0+ha).
Considerando il triangolo rettangolo
OFC (Figura 13.5), si ha:
R = FC = OC sen'
1
1
'v 0 'ha = 'v 0 + 'ha sen'
2
2
'ha (1 + sen' ) = 'v 0 (1 sen' )
'ha =
Cerchio A
Cerchio O
ha
h0
v0
1 sen' '
'
v 0 = tan 2 'v 0
1 + sen'
4 2
13 3
Capitolo 13
Il rapporto:
KA =
1 sen'
'
= tan 2
1 + sen'
4 2
(Eq. 13.4)
(Eq. 13.5)
La tensione tangenziale critica, il cui valore f lordinata del punto F di tangenza del
cerchio di Mohr con la retta di inviluppo a rottura, agisce su un piano che forma un ango '
lo di + con la direzione orizzontale (Figura 13.5). In condizioni di rottura per rag4 2
giungimento dello stato di equilibrio limite inferiore (spinta attiva), il terreno inizia a
scorrere lungo questi piani (Figura 13.6).
v0
/4+/2
/4+/2
Z
ha
S A = 'hA dz =
0
1
H2 KA
2
ha
(Eq.
13.6)
2
H = Z0
3
(Eq. 13.7)
Z A= 2/3 H
H
SA
KA H
Figura 13.7 Diagramma delle tensioni efficaci orizzontali in condizione di spinta attiva
13 4
Capitolo 13
Se si suppone ora di avvicinare le due pareti verticali ideali, alla destra ed alla sinistra del
punto A, la tensione verticale efficace non subisce variazioni mentre quella orizzontale
progressivamente cresce fino al valore massimo compatibile con il criterio di rottura di
Mohr-Coulomb (Figura 13.8).
In tali condizioni la tensione verticale
efficace, corrisponde alla tensione
principale minore, v0 = 3, e quella
orizzontale, detta tensione limite passiva, hp, alla tensione principale maggiore, hp = 1 (Figura 13.9).
hp
v0
A
1 + sen' '
'
v 0 = tan 2 + 'v 0
1 sen'
4 2
'hp =
(Eq. 13.8)
Il rapporto:
KP =
1 + sen'
' 1
= tan 2 + =
1 sen'
4 2 KA
(Eq. 13.9)
detto coefficiente di spinta passiva.
Le tensioni tangenziali critiche agi-
scono su piani che formano un ango '
lo di con la direzione oriz4 2
/4-/2
f
Cerchio P
Cerchio O
zontale (Figura 13.9). In condizioni
di rottura per raggiungimento dello
stato di equilibrio limite superiore
O
C
h0
v0 C
hp
(spinta passiva), il terreno inizia a
scorrere lungo questi piani (Figura Figura 13.9 Stato tensionale passivo (limite superiore)
13.10).
La spinta orizzontale SP presente sui lati interni di ciascuna parete ideale dal piano di
campagna fino ad una generica profondit H (Figura 13.11), vale:
H
S P = 'hP dZ =
0
1
H2 KP
2
(Eq. 13.10)
Poich anche in questo caso il diagramma di pressione orizzontale triangolare la profondit ZP della retta di applicazione di SP, vale:
ZP =
2
H = Z0
3
(Eq. 13.11)
13 5
Capitolo 13
I coefficienti di spinta attiva, KA, e passiva, KP, rappresentano i valori limite, rispettivamente inferiore e superiore, del rapporto tra le tensioni efficaci orizzontale e verticale:
KA
'h
'v 0
KP
(Eq. 13.12)
In particolare il valore del coefficiente di spinta a riposo, K0, compreso tra il valore di
KA e quello di KP.2
v0
/4 - /2
/4 - /2
hp
hp
Z P= 2/3 H
A
SP
KP H
Figura 13.11 Diagramma delle tensioni efficaci orizzontali in condizione di spinta passiva
Utilizzando per la stima di K0 le equazioni empiriche viste in precedenza si pu constatare che i valori di
K0 sono molto pi prossimi al limite inferiore KA che al limite superiore KP.
A titolo di esempio per = 30 si stima: KA = 0,333; K0 = 0,5; KP = 3
13 6
Capitolo 13
13.1.1 Osservazioni sperimentali sulleffetto del movimento della parete sul diagramma
di pressione orizzontale
La distribuzione delle pressioni orizzontali dipende dal movimento della parete.
In Figura 13.12 sono qualitativamente
mostrati i diagrammi di pressione orizzontale contro una parete rigida in funzione del movimento della parete. Inoltre, stato sperimentalmente osservato
(Tabella 13.1 e Figura 13.13) che le deformazioni di espansione necessarie per
far decadere la pressione orizzontale dal
valore h0, che corrisponde allo stato
indeformato, al valore limite inferiore
ha, sono piccole, e comunque molto
inferiori alle deformazioni di compressione necessarie per far elevare la pressione orizzontale dal valore h0, al valore limite superiore hp. Pertanto
buona norma riferirsi allangolo di resistenza al taglio di picco per il calcolo
della spinta attiva, ed allangolo di resistenza al taglio a volume costante (ovvero per grandi deformazioni) per il calcolo della spinta passiva.
13.1.2 Effetto dellinclinazione
superficie del deposito
Passiva
Kp
Attiva
Passiva
Kp
Pressione orizzontale
Pressione orizzontale
Passiva
Attiva
KaK0
Pressione orizzontale
Attiva
della
Capitolo 13
Rotazione Y / H
Compressione
(Stato attivo)
(Stato passivo)
Incoerente denso
0,001
0,020
Incoerente sciolto
0,004
0,060
Coesivo consistente
0,010
0,020
Coesivo molle
0,020
0,040
Nel piano di Mohr il punto Q di coordinate n rappresenta la tensione agente sul piano di base del concio, alla
profondit Z inclinato dellangolo rispetto allorizzontale. Il punto Q appartiene ad una retta di equazione =
tan (Figura 13.15).
Il segmento OQ = Z cos = v0 rappresenta la tensione verticale sul piano
alla base del concio.
Decompressione
Sabbia densa
Sabbia sciolta
Kp
Stato attivo
Ka
Stato passivo
K0
Sabbia sciolta
Sabbia compatta
Sabbia densa
Capitolo 13
S
S
W
Q
= Z sencos
n = Z cos
Figura 13.14 Condizione di equilibrio in Figura 13.15 Stato di tensione sul piano alla base
un semispazio omogeneo, incoerente e a- del concio
sciutto delimitato da una superficie piana e
inclinata
Cerchio P
Cerchio A
A
O
Q
B
Le spinte attiva, SA, e passiva, SP, sono le forze limite di equilibrio agenti su una parete
verticale e inclinate dellangolo rispetto allorizzontale, corrispondenti alle rispettive aree dei diagrammi di pressione.
Si consideri il cerchio A:
'a = OA = OB AB
OQ = Z cos = OB + BQ = OB + AB
OB AB
'a =
Z cos
OB + AB
OB = OC cos
AC = EC = R = OC sen'
BC = OC sen
AB = AC 2 BC 2 =
= OC sen' 2 sen 2
Capitolo 13
2
2
Z cos =
Z cos
Da cui:
'a = K A ' v 0
(Eq. 13.13)
essendo:
KA
cos
=
cos +
(Eq. 13.14)
La spinta attiva, dal piano di campagna fino alla profondit Z, data da:
S A = cos
Z2
KA
2
(Eq. 13.15)
(Eq. 13.16)
essendo:
cos + cos 2 cos ' 2
KP =
cos cos 2 cos ' 2
(Eq. 13.17)
Z2
KP
2
(Eq. 13.18)
13 10
(Eq. 13.19)
Capitolo 13
F
R
c
O
c
tan
1 + 3
2
Le relazioni che legano le tensioni principali per uno stato tensionale di equilibrio limite sono le
seguenti (Figura 13.17):
'
'
1' = 3' tan 2 + + 2 c' tan +
4 2
4 2
(Eq. 13.21)
'
'
3' = 1' tan 2 2 c' tan
4 2
4 2
(Eq. 13.22)
(Eq. 13.23)
Poich il terreno non ha resistenza a trazione, lequazione soprascritta valida per Z > Zc,
essendo Zc la profondit critica per la quale risulta ha = 0:
Zc =
2 c'
(Eq. 13.24)
KA
(Eq. 13.25)
Nella fascia di spessore Zc il terreno sar interessato da fessure verticali di trazione che possono riempirsi
di acqua, ad esempio per la pioggia. Si tiene conto di tale possibilit considerando, per il calcolo della spinta, anche un triangolo di pressione idrostatica di altezza Zc e base w Zc.
13 11
Capitolo 13
S P ( Z) = S P ,1 + S P , 2 = 2 c' K P Z +
Z(S P ) =
S P ,1
1
Z2 K P
2
(Eq. 13.26)
Z
2
+ SP,2 Z
2
3
S P ( Z)
(Eq. 13.27)
2 c K a
2 c K p
ZC =
2/3 (Z - Z C )
2c
SW
Ka
Z/2
2/3 Z
w c
SP,1
SP,2
SA
(Z)
(Z)
ha
hp
Figura 13.18 Diagramma di spinta attiva in Figura 13.19 Diagramma di spinta passiva in
un terreno dotato di coesione e attrito
un terreno dotato di coesione e attrito
v0
h,p
h,a
determinare la spinta attiva e passiva bisogna applicare il criterio di
rottura di Mohr-Coulomb (Eq.
13.20) in termini di tensioni totali
Figura 13.20 Stati pensionali limite attivo e passivo
( = 0, c = cu) e le tensioni limite per un terreno coesivo in condizioni non drenate
attiva e passiva diventano rispettivamente (Figura 13.20):
f
ha = v 0 2c u
(Eq. 13.28)
hp = v 0 + 2c u
(Eq. 13.29)
13 12
Capitolo 13
ha
H1
H2
(Z
i-1
Hi
ha
i-1
hp
(Z
hp
i-1
SA,i
SP,,i
(Z )
i+1
ha
(Z )
hp
La tensione verticale agente al tetto dello strato i-esimo, alla profondit Zi-1, vale:
i 1
'v 0 ( Z i 1 ) = j H j
(Eq. 13.30)
j=1
La tensione verticale agente alla base dello strato i-esimo, alla profondit Zi, vale:
'v 0 ( Z i ) = 'v 0 ( Z i 1 ) + i H i
(Eq. 13.31)
Hi,
base minore
e base maggiore
se i valori di ha(Zi-1) e di ha(Zi), calcolati con le formule precedenti, risultano entrambi minori di zero lo strato non esercita alcuna spinta,
13 13
Capitolo 13
se il valore di ha(Zi-1), calcolato con la formula precedente, risulta minore di zero per
il calcolo della spinta si considera il diagramma di pressione positiva triangolare4 (ovvero si assume ha(Zi-1) = 0).
Hi,
base minore
e base maggiore
2.
3.
4.
5.
Per determinare il valore della spinta attiva, PA, limite inferiore dellequilibrio, supponiamo di traslare gradualmente la parete verso lesterno fino a produrre la rottura del terreno. La rottura si manifesta, nellipotesi di Coulomb, con il distacco di un cuneo di terreno ABC che scorre verso lesterno e verso il basso su una superficie di rottura piana e inclinata di un angolo sullorizzontale, incognito (Figura 13.22). Il cuneo ABC trasla nella posizione ABC.
In condizioni di equilibrio limite le forze che agiscono sul cuneo, rappresentate nel poligono delle forze di Figura 13.23, sono:
- il peso proprio W =
1
H 2 cot , che agisce in direzione verticale,
2
In entrambi i casi, nelle zone non compresse in direzione orizzontale si dovr tenere conto della spinta esercitata dallacqua di percolazione.
13 14
Capitolo 13
- e la spinta attiva PA, che agisce in direzione orizzontale per lipotesi di assenza di attrito tra parete e terreno.
H
tan
C
PA
PA
R
R
Per lequilibrio :
PA = W tan( ' ) =
1
H 2 cot tan ( ') = f ()
2
(Eq. 13.32)
Per determinare il valore di che corrisponde alla condizione di equilibrio limite attivo,
crit, e quindi PA, occorre fare la ricerca di massimo5 della funzione f(), che pu essere
P
condotta per via grafica o numerica, imponendo la condizione: A = 0 .
'
+
4 2
(Eq. 13.33)
1
' 1
H 2 tan 2 = H 2 K A
2
4 2 2
(Eq. 13.34)
Si tratta di una ricerca di massimo (e non di minimo) della funzione f(), poich si ricerca il valore di
corrispondente al cuneo critico, ovvero al cuneo che richiede il valore pi alto di PA per lequilibrio limite
inferiore. Se si immagina, partendo ad esempio dalla condizione a riposo, di ridurre progressivamente la
forza P, quando si perviene al valore PA si manifesta la rottura con la formazione del cuneo inclinato
dellangolo crit sullorizzontale.
13 15
Capitolo 13
co di un cuneo di terreno ABC che scorre verso linterno e verso lalto su una superficie
di rottura piana e inclinata di un angolo sullorizzontale, incognito (Figura 13.24). Il
cuneo ABC trasla nella posizione ABC.
In condizioni di equilibrio limite le forze che agiscono sul cuneo, rappresentate nel poligono delle forze di Figura 13.25, sono:
H
tan
B
W
H
PP
PP
A
A
il peso proprio W =
1
H 2 cot , che agisce in direzione verticale,
2
- e la spinta attiva PP, che agisce in direzione orizzontale per lipotesi di assenza di attrito tra parete e terreno.
Per lequilibrio :
PP = W tan( + ' ) =
1
H 2 cot tan ( + ') = f ()
2
(Eq. 13.35)
Per determinare il valore di che corrisponde alla condizione di equilibrio limite passivo,
crit, e quindi Pp, occorre fare la ricerca di minimo della funzione f(), che pu essere
P
condotta per via grafica o numerica, imponendo la condizione: P = 0 .
'
4 2
(Eq. 13.36)
13 16
Capitolo 13
PP =
1
' 1
H 2 tan 2 + = H 2 K P
2
4 2 2
(Eq. 13.37)
PA
PP
Figura 13.27 Cuneo di spinta passiva di Coulomb (terrapieno e parete inclinati, presenza di attrito tra terreno e muro, terreno incoerente)
13 17
Capitolo 13
PA =
1
H2 KA
2
KA =
(Eq. 13.38)
cos 2 (' )
cos( + ) cos( )
(Eq. 13.39)
1
H2 KP
2
KP =
(Eq. 13.40)
cos 2 ('+ )
cos( ) cos( )
(Eq. 13.41)
fessure di trazione nella fascia superiore di terreno (per la condizione di spinta attiva)6.
La soluzione pu essere ricercata per via grafica, con la costruzione di Culmann rappresentata in Figura 13.29, o numerica.
Per lo spessore della zona di trazione si assume:
c
2 c' 1 + a
c'
Zc =
KA
(Eq. 13.42)
Come gi detto, nelle fessure di trazione pu infiltrarsi acqua di percolazione, per cui opportuno considerare anche la conseguente spinta idrostatica aggiuntiva.
13 18
Capitolo 13
PA
Zc
W
C
Ca F
Ca
PA
C = c BC
CA= ca BC
Figura 13.28 Cuneo di spinta attiva di Coulomb (terrapieno e parete inclinati,presenza di attrito tra terreno e muro, terreno coesivo)e poligono delle forze
Zc
Linea di Culmann
Ca
C
Poligono delle forze
(su una sezione)
Capitolo 13
a)
C
A A
/4 - /2
b)
A A
/2+
/4 + /2
/2 -
H/3
B
PP
PA
H/3
B
Figura 13.30 Effetto dellattrito parete-terreno sulla forma della superficie di scorrimento, nel
caso di spinta passiva (a) e attiva (b)
+
La soluzione fu ottenuta per via numerica da Caquot e Krisel (1948) accoppiando le teorie di Rankine e di Boussinesq, ed riportata in grafici e tabelle
in termini di coefficienti di spinta al
variare degli angoli di resistenza al ta+
+
glio , di attrito parete-terreno , di
inclinazione della parete rispetto alla
verticale , e di inclinazione del piano
che delimita il terrapieno rispetto
allorizzontale , con la convenzione Figura 13.31 Convenzione sui segni delle variabisui segni indicata in Figura 13.31.
li angolari nelle Tabelle di Caquot and Krisel
13.3.1 Dipendenza di KA e KP dallangolo
Il valore di non pu superare il valore di , poich in tal caso si formerebbe una pellicola di terreno solidale alla parete e lo scorrimento avverrebbe internamente al terreno
con coefficiente di attrito tan. I coefficienti di spinta KA e KP crescono con continuit da
= + a = -. Il segno di dipende, come abbiamo detto, dal movimento verticale relativo fra la parete e il terreno. In generale:
-
in condizioni di spinta attiva, il terreno si abbassa rispetto alla parete e risulta compreso tra + e 0,
in condizioni di spinta passiva, il terreno sale rispetto alla parete e risulta compreso
tra 0 e -.
Capitolo 13
||
30
20
10
KA
0,31
0,30
0,30
0,33
KP
6,56
5,25
4,02
3,00
Il valore dei coefficienti di spinta sia attiva che passiva cresce con , poich aumenta il
volume di terreno coinvolto nella rottura. A titolo di esempio in Tabella 13.3 sono riportati i valori di KA e di KP al variare di per = 30, = 0, = in condizioni di spinta
attiva e = - in condizioni di spinta passiva. Si osservi che il caso = + = 30 in condizioni di spinta attiva ( = ) corrisponde al caso particolare dellequilibrio limite inferiore di Rankine, poich la spinta PA risulta parallela alla superficie libera e, analogamente, in condizioni di spinta passiva ( = -) corrisponde al caso particolare dellequilibrio
limite superiore di Rankine.
Tabella 13.3 - Soluzione di Caquot e Krisel: Coefficienti di spinta KA e KP al variare di per
=30, = 0, = + in condizioni di spinta attiva e = - in condizioni di spinta passiva.
-30
-18
+18
+30
KA
0,232
0,257
0,308
0,409
0,866
KP
0,84
2,85
6,56
11,8
16,1
naturale declivio.
In condizioni di spinta passiva, il coefficiente KP cresce molto rapidamente quando
'
, corrispondente allinclinazione dei piani di
2
scorrimento di Rankine, al valore = , che corrisponde ad una fondazione superficiale. A titolo di esempio, in Tabella 13.4 sono riportati i valori dei coefficienti di spinta KA
e KP al variare di per = 0, = 30, = + in condizioni di spinta attiva e = - in
condizioni di spinta passiva.
In Tabella 13.5 sono riportati i valori dei coefficienti di spinta KA (prima riga) e KP (seconda riga) al variare dellangolo di resistenza al taglio ' e del rapporto / per terrapieno orizzontale ( = 0) e parete verticale ( = 0). Come gi detto, nella maggior parte dei
casi pratici, si assume che il rapporto / sia positivo in condizioni di spinta attiva e ne13 21
Capitolo 13
60
45
30
15
-15
-30
-45
-60
-90
KA
0,5
0,412
0,308
0,203
0,109
0,039
KP
0,8
1,65
2,80
4,4
6,56
9,5
13,6
19,2
27
52
10
15
20
25
30
35
40
45
50
=1
'
0,81
0,65
0,53
0,44
0,37
0,31
0,26
0,22
0,19
0,16
1,26
1,66
2,20
3,04
4,26
6,56
10,7
18,2
35,0
75,0
2
=
' 3
0,81
0,66
0,54
0,44
0,36
0,30
0,25
0,20
0,16
0,13
1,24
1,59
2,06
2,72
3,61
5,25
8,00
12,8
21,0
41,0
1
=
' 3
0,82
0,67
0,56
0,45
0,37
0,30
0,25
0,20
0,16
0,13
1,22
1,52
1,89
2,38
3,03
4,02
5,55
8,10
12,0
19,0
=0
'
0,84
0,70
0,59
0,49
0,41
0,33
0,27
0,22
0,17
0,13
1,19
1,42
1,70
2,04
2,46
3,00
3,70
4,60
5,80
7,50
Capitolo 13
Inoltre, come gi fatto osservare, poich le deformazioni necessarie per mobilitare la spinta passiva sono molto grandi, il valore di progetto dellangolo di resistenza al taglio non ,
come nel caso di spinta attiva, il valore di picco, ma piuttosto il valore critico, a volume
costante.
1 (Zw + 2Z)
3
Sw
per
Z < Zw
w (Z-Zw)
u ( Z) = w ( Z Z w )
per
Z Zw
S w ( Z) =
1
2
w (Z Z w )
2
(Eq. 13.43)
1
1
Z(S w ) = Z ( Z Z w ) = (2 Z + Z w )
3
3
(Eq. 13.44)
Le tensioni verticali efficaci, per il principio delle tensioni efficaci, si ottengono sottraendo le tensioni interstiziali alle tensioni verticali totali.
13 23
Capitolo 13
h = (h + k j),
il percorso di filtrazione
L = (h + d j) + (d k) = (h + 2d j k),
il gradiente idraulico :
i = h/L = (h + k j) / (h + 2d j k)
(Eq. 13.45)
j
h
k
d
Percorso di
filtrazione
ub
ub
Figura 13.33 Schema semplificato della pressione dellacqua su una parete in presenza di filtrazione
Nel tratto di monte del percorso la filtrazione discendente e comporta una riduzione della pressione interstiziale rispetto alla condizione idrostatica. Nel tratto di valle la filtrazione ascendente e comporta un aumento della pressione interstiziale rispetto alla condizione idrostatica. Al piede della parete (supponendo che il suo spessore sia trascurabile
rispetto alla lunghezza del percorso di filtrazione) la pressione interstiziale vale:
u b = w ( h + d j) (1 i) = w (d k ) (1 + i)
(Eq. 13.46)
13.5 Incremento della spinta attiva dovuta a carichi applicati sul terrapieno
13.5.1 Pressione verticale uniforme ed infinitamente estesa sulla superficie del deposito.
Capitolo 13
seconda dello stato di deformazione orizzontale, assume valori compresi tra KA e KP. Ne
consegue che:
- le tensioni verticale ed orizzontali continuano ad essere le tensioni principali,
- il diagramma delle tensioni orizzontali trapezio,
- la spinta orizzontale S presente su una parete ideale dal piano di campagna fino ad una
generica profondit H, larea del diagramma di pressione orizzontale e pu essere
calcolata come somma dellarea rettangolare di base Kq e altezza H, e dellarea triangolare di base K H e altezza H:
S = S(q) + S( ) = K q H +
1
K H2
2
(Eq. 11.47)
- la profondit della retta di applicazione della componente S(q) H/2, la profondit della retta di applicazione di S() 2H/3, dunque la profondit della retta di azione di S :
Z(S) =
S(q)
2
H
+ S( ) H
3
2
S
(Eq. 11.48)
v0
Kq Z
Se, in condizioni di spinta attiva, sulla superficie del deposito delimitato da un piano orizzontale agiscono carichi che possono essere schematizzati come puntuali o come distribuiti su una linea parallela al muro, di intensit piccola (minore del 30%) rispetto alla
spinta attiva, lincremento di pressione orizzontale pu essere valutato con le formule indicate in Figura 13.35, ottenute da Terzaghi (1954) modificando empiricamente le equazioni di Boussinesq. Se i carichi sono molto elevati o hanno una diversa distribuzione, occorre utilizzare il metodo del cuneo di Coulomb.
13 25
Valori di n = z/H
Capitolo 13
Carico
puntiforme
Carico lineare
Valori di h (H/Q L)
Valori di h (H /Q )
P
Carico lineare Q L
Carico puntiforme Q
Per
Per
Per
Risultante
Per
Sezione a - a
Diagramma delle pressioni relativo al caso
di carico puntiforme Q
P
(equazione di Boussinesq
modificata sperimentalmente)
Figura 13.35 Pressioni orizzontali su una parete in condizioni di spinta attiva dovute a carichi concentrati sulla superficie orizzontale del terrapieno
Capitolo 13
Se lazione esercitata dal rullo compressore pu essere schematizzata con un carico di intensit p distribuito lungo una linea parallela alla parete, e se il terreno viene messo in opera in strati di piccolo spessore, per tenere conto delleffetto di costipamento, si pu assumere come diagramma di pressione orizzontale sul muro quello indicato in Figura
13.36.
La profondit critica :
Zc = K A
2p
(Eq. 13.49)
Il valore del carico p, dipende dai mezzi impiegati per il costipamento, e in particolare dal
peso statico e dalle dimensioni del rullo, e dalla eventuale azione vibratoria che si assume
equivalente ad un incremento di peso.
h
Zc
hp= KP v
hc
ha= KAv
Z
Figura 13.36 Effetto del costipamento sul diagramma di spinta attiva
13 27
Capitolo 15
CAPITOLO 15
CAPACIT PORTANTE DELLE FONDAZIONI SUPERFICIALI
La fondazione quella parte della struttura che trasmette il carico dellopera al terreno
sottostante. La superficie di contatto tra la base della fondazione e il terreno detta piano
di posa. In base al rapporto tra la profondit del piano di posa (D), rispetto al piano di
campagna, e la dimensione minima in pianta (B), si definiscono, in accordo con quanto
proposto da Terzaghi:
o superficiali le fondazioni in cui il rapporto D/B minore di 4;
o profonde le fondazioni per le quali il rapporto D/B maggiore di 10;
o semi-profonde le fondazioni con D/B compreso tra 4 e 10.
Per quanto riguarda il meccanismo di trasferimento del carico al terreno, le fondazioni
superficiali trasmettono il carico solo attraverso il piano di appoggio, le fondazioni profonde e semi-profonde trasferiscono il carico al terreno sia in corrispondenza del piano di
appoggio che lungo la superficie laterale.
In questo capitolo la trattazione sar limitata al caso delle fondazioni superficiali.
Per garantire la funzionalit della struttura in elevazione, il sistema di fondazioni deve
soddisfare alcuni requisiti; in particolare, il carico trasmesso in fondazione:
1. non deve portare a rottura il terreno sottostante;
2. non deve indurre nel terreno cedimenti eccessivi tali da compromettere la stabilit e la
funzionalit dellopera sovrastante;
3. non deve produrre fenomeni di instabilit generale (p. es. nel caso di strutture realizzate su pendio);
4. non deve indurre stati di sollecitazione nella struttura di fondazione incompatibili con
la resistenza dei materiali.
15 1
Capitolo 15
co-cedimenti, osserviamo che il suo andamento1 diverso in relazione allo stato di addensamento (o alla consistenza, se si tratta di terreno coesivo) del terreno (Figura 15.1).
In particolare, si ha che:
a parit di carico, il cedimento del blocco tanto maggiore quanto minore la densit
relativa (o quanto minore la consistenza);
per valori elevati della densit relativa (o della consistenza), in corrispondenza del carico di rottura, il blocco collassa, mentre per valori bassi della densit relativa (o della
consistenza) il cedimento tende ad aumentare progressivamente ed indefinitamente.
In questo caso la condizione di rottura individuata da un valore limite convenzionale del cedimento.
Alle diverse curve carico-cedimenti corrispondono diversi meccanismi di rottura che possono ricondursi a tre schemi principali (Figura 15.1):
1. rottura generale
2. rottura locale
3. punzonamento
per ciascuno dei quali si sviluppano, nel terreno sottostante la
fondazione, superfici di rottura
con diverso andamento. Variando
la profondit del piano di posa si
osserva che landamento della
curva carico-cedimenti si modifica e in particolare allaumentare
della profondit del piano di posa
si pu passare da una condizione
di rottura generale ad una di rottura locale e ad una per punzonamento.
Per quanto riguarda i tre meccanismi di rottura sopra menzionati,
possibile osservare che nel caso
di terreno denso (o compatto) i
piani di rottura si estendono fino a
raggiungere la superficie del piaFigura 15.1: Meccanismi di rottura
no campagna (rottura generale),
nel caso di materiale sciolto (o poco consistente) le superfici di rottura interessano solo la
zona in prossimit del cuneo sottostante la fondazione e non si estendono lateralmente
A rigore, landamento del grafico riportato nella Figura 15.1a) si riferisce a condizioni di deformazione
controllata e non di carico controllato.
15 2
Capitolo 15
Attualmente non si dispone di criteri quantitativi per individuare a priori il tipo di meccanismo di rottura, anche se esistono indicazioni a
livello qualitativo per identificare il tipo di rottura pi probabile (un esempio per terreni incoerenti riportato in Figura 15.2). Ad oggi,
non sono reperibili in letteratura soluzioni analitiche per lo studio del meccanismo di rottura
locale, mentre esistono numerose soluzioni analitiche per la stima del carico limite per lo
schema di rottura generale.
15 3
Capitolo 15
L=
piano campagna
q = D
Piano di fondazione
A
45+/2
45- /2
D
Cuneo rigido
di terreno
Superficie di scorrimento a
forma di spirale logaritmica
Figura 15.3: Schema di Prandtl per il calcolo della capacit portante
L=
piano campagna
q=D
Piano di
fondazione
Cuneo rigido
di terreno
B
G
45- /2
D
Zona passiva
di Rankine
cAB
B
Pp = Pp + Ppc + Ppq
Superficie di scorrimento a
forma di spirale logaritmica
Figura 15.4: Schema di Terzaghi per il calcolo della capacit portante
15 4
Pp
Capitolo 15
dalla coesione, c;
dal sovraccarico presente ai lati della fondazione, che, in assenza di carichi esterni sul
piano campagna, dato da q = D (Figure 15.3 e 15.4).
Non esistono metodi esatti per il calcolo della capacit portante di una fondazione superficiale su un terreno reale, ma solo formule approssimate trinomie ottenute, per sovrapposizione di effetti, dalla somma di tre componenti da calcolare separatamente, che rappresentano rispettivamente i contributi di: (1) coesione e attrito interno di un terreno privo di
peso e di sovraccarichi; (2) attrito interno di un terreno privo di peso ma sottoposto
allazione di un sovraccarico q; (3) attrito interno di un terreno dotato di peso e privo di
sovraccarico. Ogni componente viene calcolata supponendo che la superficie di scorrimento corrisponda alle condizioni previste per quel particolare caso. Poich le superfici
differiscono fra loro e dalla superficie del terreno reale, il risultato approssimato.
Lerrore comunque piccolo e a favore della sicurezza.
La soluzione, per fondazione nastriforme con carico verticale centrato, espressa nella
forma:
q lim =
1
B N + c Nc + q Nq
2
(Eq. 15.1)
dove N, Nc, Nq sono quantit adimensionali, detti fattori di capacit portante, funzioni
dellangolo di resistenza al taglio e della forma della superficie di rottura considerata.
Per i fattori Nc ed Nq, relativi rispettivamente alla coesione e al sovraccarico, esistono equazioni teoriche, mentre per il fattore N, che tiene conto dell'influenza del peso del terreno, la cui determinazione richiede un procedimento numerico per successive approssimazioni, esistono solo formule empiriche approssimanti.
Confrontando le equazioni proposte da vari Autori per il calcolo dei fattori di capacit
portante si osserva un accordo quasi unanime per i fattori Nc ed Nq, mentre per il fattore
N sono state proposte soluzioni diverse2. Le equazioni pi utilizzate per la stima dei fattori di capacit portante sono le seguenti:
2
A titolo di esempio:
N = ( N q 1) tg(1,4 )
(Meyerhof, 1963)
15 5
Capitolo 15
(Eq. 15.2)
N c = (N q 1) ctg
(Eq. 15.3)
N = 2 (N q 1) tg
(Eq. 15.4)
1000
Nq
Fattori di capacit portante
N q = e tg tg 2 ( + )
4 2
Nc
100
10
1
0
10
20
30
40
50
()
Come caso particolare, per = 0, ovvero per le verifiche in condizioni non Figura 15.5: Fattori di capacit portante per
drenate di fondazioni superficiali su fondazioni superficiali
terreno coesivo saturo in termini di
tensioni totali, i fattori di capacit portante assumono i valori:
Nq = 1,
Nc = 5,14
N = 0.
15.2.3 Equazione generale di capacit portante di fondazioni superficiali
Nelle applicazioni pratiche, per la stima della capacit portante di fondazioni superficiali,
si utilizza la seguente equazione generale, proposta da Vesic (1975):
q lim = c N c s c d c i c b c g c + q N q s q d q i q b q g q +
+
(Eq. 15.5)
1
B'N s d i b g
2
(Hansen, 1970)
N = 2 ( N q + 1) tg
(Vesic, 1973)
15 6
Capitolo 15
Circolare o quadrata
sc
1+
B' N q
L' N c
1+
Nq
Nc
sq
1+
B'
tan
L'
1 + tan
1 0,4
B'
L'
0,6
(Eq. 15.6)
15 7
Capitolo 15
L= L2eL
(Eq. 15.7)
Anche linclinazione del carico riduce la resistenza a rottura di una fondazione superficiale. A seconda del rapporto fra le componenti, orizzontale H e verticale V, del carico la
rottura pu avvenire per slittamento o per capacit portante.
Le equazioni empiriche per fattori di inclinazione del carico ritenute pi affidabili sono
indicate in Tabella 15.3.
Si osservi che data una fondazione con carico inclinato si pu definire un dominio di rottura nel piano H-V, e pervenire al collasso per differenti moltiplicatori del carico, e in particolare:
1) per aumento di V ad H costante,
2) per aumento di H a V costante,
3) per aumento proporzionale di H e di V (a H/V costante).
Occorre quindi di volta in volta considerare le condizioni di carico possibili pi sfavorevoli.
Inclinazione della base e del piano campagna
15 8
Capitolo 15
Valore di
dc
=0
argilla
satura in
condizioni non
drenate
D
1
B'
1 + 0,4
>0
sabbia e
argilla in
condizioni drenate
dq
D
B'
D
1 + 0,4 arctan
B'
D
>1
B'
dq
1 dq
N c tan
D
1
B'
1 + 2 tan (1 sen)
2
D
B'
D
D
2
> 1 1 + 2 tan (1 sen) arctan
B'
B'
Terreno
=0
argilla satura in
condizioni non
drenate
c > 0, > 0
argilla in condizioni drenate
iq
c=0
+ m B sen
2
1 iq
N c tan
H
1 V + B L c' cot g'
B
L
mB =
B
1+
L
L
B
mL =
L
1+
B
2+
2+
m +1
H
1 V + B L c' cot g'
H
1
V
sabbia
m = m L cos 2
mH
B L cu Nc
iq
H
1
V
bq
1 bq
N c tan
bq
(1 tan )2
(1 tan )2
Tabella 15.5: Fattori di inclinazione del piano campagna ( < /4, < ) (Hansen, 1970)
15 9
m +1
Tabella 15.4: Fattori di inclinazione del piano di posa ( < /4) (Hansen, 1970)
bc
m +1
Capitolo 15
gc
gq
1 gq
N c tan
gq
(1 tan )2 cos
gq
cos
Lapplicazione di carichi dinamici e ciclici pu causare un accumulo significativo delle pressioni interstiziali anche in terreni sabbiosi
15 10
Capitolo 15
In presenza di falda si deve tener conto dellazione dellacqua, sia nella determinazione
del carico effettivamente trasmesso dalla fondazione al terreno sia nel calcolo della qlim.
In particolare, nel calcolo del carico trasmesso dalla fondazione al terreno deve essere
considerata la sottospinta dellacqua agente sulla porzione di fondazione immersa, mentre
il carico limite deve essere valutato in termini di pressioni efficaci. In particolare, riferendosi per semplicit alla relazione di Terzaghi, si ha:
q lim =
1 '
2 B N + c' N c + q ' N q
2
(Eq. 15.8)
dove q rappresenta il valore della pressione efficace agente alla profondit del piano di
posa della fondazione e '2 il peso di volume immerso del terreno presente sotto la fondazione. Nel calcolo dei fattori di capacit portante viene utilizzato il valore di del terreno
presente sotto la fondazione.
Ipotizzando la presenza di falda in quiete, i casi possibili sono 4:
a) Il pelo libero della falda si trova a profondit maggiore di D+B.
In questo caso la presenza della falda pu essere trascurata.
b) Il pelo libero della falda coincide con il piano di posa della fondazione (Figura 15.7a).
In questo caso q ' = 1 D , essendo 1 il peso umido (o saturo) del terreno al di sopra
del piano di posa della fondazione.
c) Il pelo libero della falda si trova a quota a al di sopra del piano di posa della fondazione (Figura 15.7b).
In questo caso q ' = 1 (D a ) + 1' a , essendo rispettivamente 1 il peso umido (o saturo) e 1' il peso immerso del terreno al di sopra del piano di posa della fondazione.
d) Il pelo libero della falda si trova a quota d<B sotto il piano di posa della fondazione
(Figura 15.7c).
In questo caso q ' = 1 D , essendo 1 il peso umido (o saturo) del terreno al di sopra
del piano di posa della fondazione, mentre il termine '2 B diventa 2 d + '2 (B d )
D
B
a
B
d
B-d
a)
b)
c)
Figura 15.7: Influenza della posizione della falda sul calcolo della capacit portante
15 11
Capitolo 15
(Eq. 15.9)
essendo q = 1D la pressione totale agente sul piano di posa della fondazione, e avendo
indicato con il pedice 0 i fattori correttivi per = 0.
opportuno evidenziare che per lanalisi in termini di tensioni totali, leventuale sottospinta idrostatica dovuta alla presenza della falda non deve essere considerata.
15.3.3 Effetto della compressibilit del terreno di fondazione
Le soluzioni teoriche per la determinazione della capacit portante di fondazioni superficiali con il metodo allequilibrio limite si riferiscono al meccanismo di rottura generale
(Figura 15.1), e assumono che il terreno non si deformi ma che i blocchi che identificano
il cinematismo di rottura (Figure 15.3 e 15.4) abbiano moto rigido. Quando tale ipotesi
lontana dallessere verificata, ovvero per terreni molto compressibili, argille molli e sabbie sciolte, il meccanismo di rottura locale o per punzonamento. Un metodo approssimato semplice, suggerito da Terzaghi, per tenere conto delleffetto della compressibilit
del terreno di fondazione sulla capacit portante consiste nel ridurre di 1/3 i parametri di
resistenza al taglio, ovvero nellassumere come dati di progetto i valori:
c*= 0,67 c e tan*= 0,67 tan
Per il calcolo della capacit portante di fondazioni superficiali su sabbie mediamente addensate o sciolte (DR < 0,67) Vesic (1975) propose di utilizzare un valore di calcolo ridotto dellangolo di resistenza al taglio, secondo lequazione:
(Eq. 15.10)
15 12
Capitolo 15
N c,s =
1.5 d1
+ 5.14 c r 5.14
B
(Eq. 15.11)
dove d1 rappresenta lo spessore dello strato pi superficiale al di sotto del piano di fondazione, B la larghezza della fondazione e cr = c2/c1, essendo c1 e c2, rispettivamente, il valore della coesione dello strato pi superficiale e di quello sottostante. Per 0.7 cr 1 il valore di Nc,s deve essere ridotto del 10%.
Nel caso 1.2 la capacit portante di una fondazione nastriforme di larghezza B pu essere
calcolata utilizzando lo schema di una fondazione ideale di larghezza B+d1 appoggiata
sullo strato inferiore (ipotizzando cio che il carico si diffonda nello strato superiore di
spessore d1 con un rapporto 2:1).
Nel caso 2 si possono calcolare per la stratificazione un angolo di resistenza al taglio ed
una coesione equivalenti nel seguente modo:
si determina la profondit
d 1 1 + (H d 1 ) 2
H
15 13
Capitolo 15
q lim q
+q
FS
(Eq. 15.10)
Il valore cos ottenuto deve risultare maggiore del carico di esercizio qes.
In alternativa, se noto il carico di esercizio qes trasmesso dalla fondazione al terreno, il
coefficiente di sicurezza pu essere calcolato mediante la relazione:
FS =
q lim q
q es q
(Eq. 15.11)
e questo valore deve risultare maggiore del limite imposto dalla normativa.
Nel caso di fondazioni con carico eccentrico, per il calcolo strutturale dellelemento di
fondazione, si fa in genere lipotesi semplificativa che, in condizioni di esercizio e quindi
per carico molto minore della capacit portante, la pressione di contatto struttura di fondazione-terreno sia lineare, e che il terreno non abbia resistenza a trazione.
Ne consegue che il diagramma delle tensioni di contatto viene calcolato con le formule
della presso flessione per sezioni non reagenti a trazione.
Ad esempio, se per semplicit di esposizione si considera una fondazione continua di larghezza B soggetta ad un carico verticale N per unit di lunghezza con eccentricit e (Figura 15.8):
- se la risultante ricade allinterno del nocciolo dinerzia, ovvero se risulta e < B/6, il
N 6e
diagramma trapezio e le tensioni alle estremit valgono: max = 1
min B
B
- se invece la risultante esterna al nocciolo dinerzia, ovvero se risulta e > B/6, la seB
4
N
massima, allestremit compressa max =
.
3 (B 2 e )
15 14
Capitolo 15
N
e
B
min
max
max
B*
e < B/6
e > B/6
Figura 15.8: Schema delle pressioni di contatto in condizioni di esercizio per fondazioni con
carico eccentrico.
15 15
Capitolo 15
alle azioni o agli effetti delle azioni (A), alle caratteristiche dei materiali (M) e alle resistenze (R).
Le NTC-08, al 6.4.2 Fondazioni superficiali, recitano:
La profondit del piano di posa della fondazione deve essere scelta e giustificata in relazione alle caratteristiche e alle prestazioni della struttura in elevazione, alle caratteristiche del sottosuolo e alle condizioni ambientali.
Il piano di fondazione deve essere situato sotto la coltre di terreno vegetale nonch sotto
lo strato interessato dal gelo e da significative variazioni stagionali del contenuto
dacqua.
In situazioni nelle quali sono possibili fenomeni di erosione o di scalzamento da parte di
acque di scorrimento superficiale, le fondazioni devono essere poste a profondit tale da
non risentire di questi fenomeni o devono essere adeguatamente difese.
6.4.2.1 Verifiche agli stati limite ultimi (SLU)
Nelle verifiche di sicurezza devono essere presi in considerazione tutti i meccanismi di
stato limite ultimo, sia a breve sia a lungo termine.
Gli stati limite ultimi delle fondazioni superficiali si riferiscono allo sviluppo di meccanismi di collasso determinati dalla mobilitazione della resistenza del terreno e al raggiungimento della resistenza degli elementi strutturali che compongono la fondazione stessa.
Nel caso di fondazioni posizionate su o in prossimit di pendii naturali o artificiali deve
essere effettuata la verifica anche con riferimento alle condizioni di stabilit globale del
pendio includendo nelle verifiche le azioni trasmesse dalle fondazioni.
Le verifiche devono essere effettuate almeno nei confronti dei seguenti stati limite:
-
accertando che la condizione (6.2.1)4 sia soddisfatta per ogni stato limite considerato.
La verifica di stabilit globale deve essere effettuata secondo lApproccio 1:
-
Combinazione 2: (A2+M2+R2)
tenendo conto dei coefficienti parziali riportati nelle Tabelle 6.2.I e 6.2.II per le azioni e i
parametri geotecnici e nella Tabella 6.8.I per le resistenze globali.
La rimanenti verifiche devono essere effettuate, tenendo conto dei valori dei coefficienti
parziali riportati nelle Tab. 6.2.I, 6.2.II e 6.4.I, seguendo almeno uno dei due approcci:
Approccio 1:
4
Ed Rd
15 16
Capitolo 15
Combinazione 1: (A1+M1+R1)
Combinazione 2: (A2+M2+R2)
Approccio 2:
(A1+M1+R3).
Nelle verifiche effettuate con lapproccio 2 che siano finalizzate al dimensionamento
strutturale, il coefficiente R non deve essere portato in conto.
Tabella 6.2.I Coefficienti parziali perle azioni o per leffetto delle azioni
Coefficiente
CARICHI
Parziale
EFFETTO
( A1 )
( A2 )
STR
GEO
0,9
1,0
1,0
1,1
1,3
1,0
0,0
0,0
0,0
1,5
1,5
1,3
0,0
0,0
0,0
1,5
1,5
1,3
EQU
F (o E)
Favorevole
Permanenti
Sfavorevole
G1
Favorevole
G2
Sfavorevole
Favorevole
Qi
Sfavorevole
COEFFICIENTE
PARZIALE
( M1 )
( M2 )
tan k
1,0
1,25
Coesione efficace
ck
1,0
1,25
cuk
cu
1,0
1,4
1,0
1,0
Tangente dellangolo
di resistenza al taglio
( R2 )
1,15
15 17
Capitolo 15
Tabella 6.4.I Coefficienti parziali R per le verifiche agli stati limite ultimi di fondazioni superficiali
COEFFICIENTE
COEFFICIENTE
COEFFICIENTE
VERIFICA
PARZIALE ( R1 )
PARZIALE ( R2 )
PARZIALE ( R3 )
Capacit portante
R = 1,0
R = 1,8
R = 2,3
Scorrimento
R = 1,0
R = 1,1
R = 1,1
Dati
(ilpedicekindicailvalorecaratteristico,ilpedicedindicailvalorediprogetto):
Caricopermanenteverticalecentratotrasmessoallafondazione:Gk=270kN
Caricovariabileverticalecentratotrasmessoallafondazione:Qk=70kN
Spessoredellafondazione:s=0,5m
Latodellafondazione:B=2,75m
Profonditdelpianodiposadellafondazione:D=1m
Gk,Qk
Profonditdellafaldafreaticadap.c.:Dw=0m
Pesospecificodelc.a.:ca,k=25kN/m3
Pesospecificodellacqua:w,k=10kN/m3
Pesodivolumedelterreno:k=18kN/m3
D
Angolodiresistenzaaltagliodelterreno:k=20
s
Coesionedelterreno:ck=4kPa
Resistenzaaltaglionondrenatadelterreno:cu,k=30kPa
BxB
Ed Cd dove Ed il valore di progetto delleffetto delle azioni e Cd il prescritto valore limite delleffetto
delle azioni. Questultimo deve essere stabilito in funzione del comportamento della struttura in elevazione.
15 18
Capitolo 15
VerifichedicapacitportantesecondolaprecedenteNormativa(D.M.11/03/1988)
Siassumonoivaloricaratteristicicomevaloridicalcolo
a)incondizioniabrevetermine,nondrenate,ilcalcoloeseguitointerminiditensionitotali
Fattoredisicurezza:FS=(qlimq)/(qesq)3
Capacitportantetotalenetta:(qlimq)=Nc0cusc0
Fattoredicapacitportanteabrevetermine:Nc0=(2+)=5,142
Fattorediformaabrevetermine:sc0=1,2
Pressionetotalelatistante:q=D=18kPa
(qlimq)=Nc0cusc0=185,1kPa
Pesototaledellafondazioneedelterrenosovrastante:Gfond,k=B2[(Ds)k+sca,k]=162,6kN
Pressionetotaletrasmessadallafondazione:qes=(Gk+Qk+Gfond,k)/B2=66,5kPa
FS=(qlimq)/(qesq)=3,82>3 verificasoddisfatta
b) incondizionialungotermine,drenate,ilcalcoloeseguitointerminiditensioniefficaci
Fattoredisicurezza:FS=(qlimq)/(qesq)3
Capacitportanteefficace:qlim=cNcsc+qNqsq+0,5BNs
Angolodiresistenzaaltaglio:=k=20=0,349rad
Pesodivolumeimmersodelterreno:=w=8kN/m3
Fattoridicapacitportante:
Fattoridiforma:
Pressioneefficacelatistante:
Nc=14,835
sc=1,431
q=D=8kPa
Nq=6,399
sq=1,364
N=3,930
s=0,6
qlim=cNcsc+qNqsq+0,5BNs=180,7kPa
Pesoimmersodellafondazioneedelterrenosovrastante:Gfond,k=Gfond,kwB2D=87,0kN
Pressioneefficacetrasmessadallafondazione:qes=(Gk+Qk+Gfond,k)/B2=56,5kPa
FS=(qlimq)/(qesq)=3,56>3 verificasoddisfatta
VerifichesecondoleNormeTecnicheperleCostruzioni2008
Verifiche allo stato limite ultimo (SLU) dellinsieme fondazioneterreno (GEO) (Verifiche di
capacitportante)
SonoeseguiteleverifichealloSLUditipogeotecnico(GEO)neiconfrontidelcollassopercarico
limitedellinsiemefondazioneterreno,tenendocontodeivalorideicoefficientiparzialiriportati
nelleTabelle6.2.I,6.2.IIe6.4.I.
LaNormativarichiedechevengaseguitoalmenounodeidueapprocci:
Approccio1:
Combinazione1:(A1+M1+R1)
Combinazione2:(A2+M2+R2)
Approccio2:
(A1+M1+R3)
Deveessererispettatalacondizione:EdRdovveroRd/Ed1
La verifica geotecnica (GEO) allo stato limite ultimo (SLU) con lApproccio 1 Combinazione 1
differisce dalla verifica con lApproccio 2 solo nei coefficienti parziali R da applicare alla resi
stenza R. Poich i valori di R dellApproccio 2 (R3) sono maggiori di quelli dellApproccio 1
15 19
Capitolo 15
Combinazione 1 (R1) (vedi Tabella 6.4.I), questultima verifica sempre meno cautelativa della
precedenteepuessereomessa.
a) incondizioniabrevetermine,nondrenate,ilcalcoloeseguitointerminiditensionitotali
Approccio1Combinazione2 (A2+M2+R2)
Sonoinvariateleazionipermanenti,incrementateleazionivariabili(A),ridottiiparametrigeo
tecnici(M)eridottalaresistenza(R)
Valorediprogettodellazione:Ed=G(Gk+Gfond,k)+QQk
G=1(daTabella6.2.IcolonnaA2)
Q=1,3(daTabella6.2.IcolonnaA2)
Ed=523,6kN
Resistenzadelsistemageotecnico:R=qlim,dxB2
Capacitportantetotalediprogetto:qlim,d=Nc0cu,dsc0+qd
Resistenzaaltaglionondrenatadiprogetto:cu,d=cu,k/cu
cu=1,4(daTabella6.2.IIcolonnaM2)
cu,d=21,4kPa
Pressionetotalelatistantelafondazionediprogetto:qd=(k/)D
=1(daTabella6.2.IIcolonnaM2)
qd=18kPa
qlim,d=Nc0cu,dsc0+qd=150,2kPa
Resistenzadelsistemageotecnico:R=qlim,dxB2=1136,0kN
Resistenzadiprogettodelsistemageotecnico:Rd=R/R
R=1,8(daTabella6.4.IcolonnaR2)
Rd=R/R=631,1kN
EdRd
523,6<631,1
verificasoddisfatta
Rd/Ed=1,205
Approccio2(A1+M1+R3)
Sonoincrementateleazioni(A),invariatiiparametrigeotecnici(M)eridottalaresistenza(R)
Valorediprogettodellazione:Ed=G(Gk+Gfond,k)+QQk
G=1,3(daTabella6.2.IcolonnaA1)
Q=1,5(daTabella6.2.IcolonnaA1)
Ed=667,4kN
Resistenzadelsistemageotecnico:R=qlim,dxB2
Capacitportantetotalediprogetto:qlim,d=Nc0cu,dsc0+qd
Resistenzaaltaglionondrenatadiprogetto:cu,d=cu,k/cu
cu=1(daTabella6.2.IIcolonnaM1)
cu,d=30,0kPa
Pressionetotalelatistantelafondazionediprogetto:qd=(k/)D
=1(daTabella6.2.IIcolonnaM1)
qd=18kPa
qlim,d=Nc0cu,dsc0+qd=203,1kPa
Resistenzadelsistemageotecnico:R=qlim,dxB2=1535,9kN
Resistenzadiprogettodelsistemageotecnico:Rd=R/R
R=2,3(daTabella6.4.IcolonnaR3)
15 20
Capitolo 15
Rd=R/R=667,8kN
EdRd
667,4<667,8
verificasoddisfatta
Rd/Ed=1,001
b) incondizionialungotermine,drenate,ilcalcoloeseguitointerminiditensioniefficaci
Approccio1Combinazione2 (A2+M2+R2)
Sonoinvariateleazionipermanenti,incrementateleazionivariabili(A),ridottiiparametrigeo
tecnici(M)eridottalaresistenza(R)
Valorediprogettodellazione:Ed=G(Gk+Gfond,k)+QQk
G=1(daTabella6.2.IcolonnaA2)
Q=1,3(daTabella6.2.IcolonnaA2)
Ed=448,0kN
Resistenzadelsistemageotecnico:R=qlim,dxB2
Capacitportanteefficacediprogetto:qlim,d=cdNcsc+qdNqsq+0,5dBNs
Coesioneefficacediprogetto:cd=ck/c
c=1,25(daTabella6.2.IIcolonnaM2)
cd=3,2kPa
Tangentedellangolodiresistenzaaltagliocaratteristico:tank=0,364
Tangentedellangolodiresistenzaaltagliodiprogetto:tand=tank/
=1,25(daTabella6.2.IIcolonnaM2)
tand=0,291
Angolodiresistenzaaltagliodiprogetto:d=0,283rad=16,2
Pesodivolumeimmersodelterrenodiprogetto:d=k/
=1(daTabella6.2.IIcolonnaM2)
d=8kN/m3
Fattoridicapacitportante:
Fattoridiforma:
Nc=11,792
sc=1,376
Nq=4,433
sq=1,291
N=1,999
s=0,6
Pressioneefficacelatistantediprogetto:qd=dD=8kPa
qlim,d=cdNcsc+qdNqsq+0,5dBNs=110,9kPa
Resistenzadelsistemageotecnico:R=qlim,dxB2=838,8kN
Resistenzadiprogettodelsistemageotecnico:Rd=R/R
R=1,8(daTabella6.4.IcolonnaR2)
Rd=R/R=466,0kN
EdRd
448,0<466,0
verificasoddisfatta
Rd/Ed=1,040>1
Approccio2(A1+M1+R3)
Sonoincrementateleazioni(A),invariatiiparametrigeotecnici(M)eridottalaresistenza(R)
Valorediprogettodellazione:Ed=G(Gk+Gfond,k)+QQk
G=1,3(daTabella6.2.IcolonnaA1)
Q=1,5(daTabella6.2.IcolonnaA1)
Ed=569,1kN
Resistenzadelsistemageotecnico:R=qlim,dxB2
15 21
Capitolo 15
Capacitportanteefficacediprogetto:qlim,d=cdNcsc+qdNqsq+0,5dBNs
Coesioneefficacediprogetto:cd=ck/c
c=1(daTabella6.2.IIcolonnaM1)
cd=4,0kPa
Tangentedellangolodiresistenzaaltagliocaratteristico:tank=0,364
Tangentedellangolodiresistenzaaltagliodiprogetto:tand=tank/
=1(daTabella6.2.IIcolonnaM1)
tand=0,364
Angolodiresistenzaaltagliodiprogetto:d=0,349rad=20
Pesodivolumeimmersodelterrenodiprogetto:d=k/
=1(daTabella6.2.IIcolonnaM1)
d=8kN/m3
Fattoridicapacitportante:
Fattoridiforma:
Nc=14,835
sc=1,431
Nq=6,399
sq=1,364
N=3,930
s=0,6
Pressioneefficacelatistantediprogetto:qd=dD=8kPa
qlim,d=cdNcsc+qdNqsq+0,5dBNs=180,7kPa
Resistenzadelsistemageotecnico:R=qlim,dxB2=1366,6kN
Resistenzadiprogettodelsistemageotecnico:Rd=R/R
R=2,3(daTabella6.4.IcolonnaR3)
Rd=R/R=594,2kN
EdRd
569,1<594,2
verificasoddisfatta
Rd/Ed=1,044>1
VerifichealloStatoLimitediEsercizio(SLE)
LaNormativaitaliana(NTC)imponedicalcolareglispostamentieledistorsioniperverificarnela
compatibilitconirequisitiprestazionalidellastrutturainelevazionenelrispettodellacondizio
neEdCd,incuiCdilprescrittovalorelimitedelleffettodelleazioni,dastabilireinfunzionedel
comportamentodellastrutturainelevazione.
Secondo leurocodice EC7 il calcolo dei cedimenti deve essere eseguito assumendo coefficienti
parzialiperleazioniparia1eivaloricaratteristicideiparametridideformazionesiaincondi
zioninondrenatecheincondizionidrenate.
Esempio2
EseguireleverifichealloStatoLimiteUltimo(SLU)dellafondazionesuperficialeabasequadrata
diunastrutturaalta,leggeraesoggettaasignificativeazioniorizzontaliaccidentalischematizzata
inFigura.
Dati(ilpedicekindicailvalorecaratteristico,ilpedicedindicailvalorediprogetto):
Caricopermanenteverticalecentratotrasmessoallafondazione:Gvk=600kN
Caricoaccidentaleorizzontaletrasmessoallafondazione:Qhk=300kN
Quotadiapplicazionedelcaricoorizzontale:h=10m
Spessoredellafondazione:s=2m
Latodellafondazione:B=5,5m
Profonditdelpianodiposadellafondazione:D=2m
15 22
Capitolo 15
Faldafreaticaassente
Pesospecificodelc.a.:ca,k=24,5kN/m3
Terrenodifondazionecostituitodasabbiaeghiaiadimediadensit
Pesodivolumedelterreno:k=20N/m3
Angolodiresistenzaaltaglio:k=35
Coesionedelterreno:ck=0kPa
Angolodattritofondazioneterreno:k=0,75k=26,25
Verificaallatraslazionesulpianodiposa
Ilrapportofralazioneresistentenelladirezionedel
lo slittamento e lazione orizzontale massima tra
smessa in fondazione deve risultare non inferiore a
h
1,3.
Perilcalcolodellazioneresistentediattritoallabase
Gvk
della fondazione si trascura la spinta passiva sul
fronteverticaledelbloccodifondazioneesiassume
come angolo di attrito fondazioneterreno langolo
diresistenzaaltaglioallostatocritico.
D
Peso del blocco di fondazione: Gfond,k = B2 s ca,k =
1482,3kN
Coefficientedattrito:tank=0,493
BxB
Azione resistente: RH = (Gfond,k + Gvk) tank = 1026,9
kN
Azioneorizzontalemassima:Qhk=300kN
Fattoredisicurezzaallatraslazione:FSTR=3,42>1,3
laverificaallatraslazionesoddisfatta
Verificaalribaltamento
Ilrapportofrailmomentodelleazionistabilizzantiequellodelleforzeribaltantirispettoallembo
anterioredellabasenondeverisultareminoredi1,5.
Azionialpianodiappoggio:
Azioneverticale:V=Gfond,k+Gvk=2082,3kN
Azioneorizzontale:H=Qhk=300kN
Momento:M=H(h+D)=3600kNm
Eccentricit:e=M/V=1,73m
Momentodelleforzestabilizzanti:Mstab=VB/2=5726,2kNm
Momentodelleforzeribaltanti:Mrib=M=3600kNm
Fattoredisicurezzaalribaltamento:FSRIB=1,59>1,5
laverificaalribaltamentosoddisfatta
Verificadicapacitportante
Larghezzaequivalente:B=B2e=2,04m
Areaequivalente:A=BxB=11,23m2
15 23
Capitolo 15
Pressionelatistantelafondazione:q=D=40,00kPa
Capacitportante:qlim=cNcscdcicbcgc+qNqsqdqiqbqgq+0,5BNsdibg
per=k=35=0,611rad
Fattoridicapacitportante:
Nc=46,124
Nq=33,296
N=45,228
Fattoridiforma:
sc=1,268
sq=1,260
s=0,851
Fattoridiprofondit:
dc=1,257
dq=1,249
d=1,000
Fattoridiinclinazione:
ic=0
iq=0,821 =0
i=0,702
m=mL=1,271
Fattoridiinclinazionedelpianodiposa=1
Fattoridiinclinazionedelpianocampagna=1
Capacitportante:qlim=2272,9kPa
Fattoredisicurezza:FS=qlimA/V=12,26>3
laverificadicapacitportantesoddisfatta
VerifichesecondoleNormeTecnicheperleCostruzioni2008
VerifichealloStatoLimiteUltimo(SLU)
Verificaallostatolimitediequilibriocomecorporigido(EQU)(Verificaalribaltamento)
Aifinidellaverificaalribaltamentoleazioniverticalisonofavorevolieleazioniorizzontalisfa
vorevoli
Vd=G1Gv,k+Gfond,k
G1=0,9(daTabella2.6.IcolonnaEQU)
Vd=2022,3kN
Hd=QQh,k
Q=1,5(daTabella2.6.IcolonnaEQU)
Hd=450kN
Resistenzadiprogetto:Rd=VdB/2=5561,2kNm
Azionediprogetto:Ed=Hd(h+D)=5400kNm
EdRd
5400,0<5561,2
verificasoddisfatta
Rd/Ed=1,030
Verificheallostatolimitediscorrimentosulpianodiposa(GEO)(Verificaallatraslazione)
Approccio1Combinazione2(A2+M2+R2)
Sonoinvariateleazionipermanenti,incrementateleazionivariabili(A),ridottiiparametrigeo
tecnici(M)eridottalaresistenza(R)
Valorediprogettodellazione:Ed=QQhk
Q=1,3(daTabella6.2.IcolonnaA2)
Ed=780,0kN
Coefficientedattritodiprogetto:tand=tank/
=1,25(daTabella6.2.IIcolonnaM2)
siapplicaatanilcoeff.parzialepertan:
tand=0,395
Valorediprogettodellaresistenza(Rd):
(Gfond,k+Gv,k/G1)/R
G1=1(daTabella6.2.IcolonnaA2)
R=1,1(daTabella6.4.IcolonnaR2)
15 24
Capitolo 15
Rd=1893,0kN
EdRd
780,0<1893,0
verificasoddisfatta
Rd/Ed=2,427>1
Approccio2(A1+M1+R3)
Sonoincrementateleazioni(A),invariatiiparametrigeotecnici(M)eridottalaresistenza(R)
Valorediprogettodellazione:Ed=QQhk
Q=1,5(daTabella6.2.IcolonnaA1)
Ed=450,0kN
Coefficientedattritodiprogetto:tand=tank/
=1(daTabella6.2.IIcolonnaM1)
siapplicaatanilcoeff.parzialepertan:
tand=0,493
Valorediprogettodellaresistenza(Rd):
(Gfond,k+Gv,k/G1)/R
G1=1(daTabella6.2.IcolonnaA1)
R=1,1(daTabella6.4.IcolonnaR3)
Rd=1893,0kN
EdRd
450,0<1893,0
verificasoddisfatta
Rd/Ed=4,207>1
Verifiche allo stato limite ultimo (SLU) dellinsieme fondazioneterreno (GEO) (Verifiche di
capacitportante)
Approccio1Combinazione2(A2+M2+R2)
Sonoinvariateleazionipermanenti,incrementateleazionivariabili(A),ridottiiparametrigeo
tecnici(M)eridottalaresistenza(R)
Valorediprogettodelcaricoverticale:Vd=G(Gvk+Gfond,k)
G=1(daTabella6.2.IcolonnaA2)
Vd=2082,3kN
Valorediprogettodelcaricoorizzontalevariabile:Hd=QQhk
Q=1,3(daTabella6.2.IcolonnaA2)
Hd=390,0kN
Valorediprogettodelmomentoallabase:Md=Hd(h+D)=4680,0kNm
Eccentricitdiprogetto:ed=Md/Vd=2,2m
Larghezzaequivalentediprogetto:Bd=B2ed=1,00m
Areaequivalentediprogetto:Ad=BxBd=5,53m2
Valorediprogettodellangolodiresistenzaaltaglio:tand=tank/
=1,25(daTabella6.2.IIcolonnaM2)
tand=0,560
d=0,511rad=29,26
Pressionelatistantelafondazione:q=D=40,00kPa
Capacitportantediprogetto:qlim,d=cNcscdcicbcgc+qNqsqdqiqbqgq+0,5BNsdibg
per=d=29,26=0,511rad
Fattoridicapacitportante:
Nc=28,422
Nq=16,921
N=17,837
Fattoridiforma:
sc=1,109
sq=1,102
s=0,927
Fattoridiprofondit:
dc=1,344
dq=1,324
d=1,000
Fattoridiinclinazione:
ic=0
iq=0,682 =0 i=0,554
15 25
Capitolo 15
m=mL=1,846
Fattoridiinclinazionedelpianodiposa=1
Fattoridiinclinazionedelpianocampagna=1
Capacitportante:qlim,d=673,5kPa
R=Adqlim,d=3722,5kN
Valorediprogettodellaresistenza:Rd=R/R
R=1,8(daTabella6.4.IcolonnaR2)
Rd=
2068,0
kN
Vd=EdRd
2082,3>2068,0
verificanonsoddisfatta
Rd/Ed=0,993<1
Approccio2(A1+M1+R3)
Sonoincrementateleazioni(A),invariatiiparametrigeotecnici(M)eridottalaresistenza(R)
Valorediprogettodelcaricoverticale:Vd=G(Gvk+Gfond,k)
G=1,3(daTabella6.2.IcolonnaA1)
Vd=2706,9kN
Valorediprogettodelcaricoorizzontalevariabile:Hd=QQhk
Q=1,5(daTabella6.2.IcolonnaA1)
Hd=450,0kN
Valorediprogettodelmomentoallabase:Md=Hd(h+D)=5400,0kNm
Eccentricitdiprogetto:ed=Md/Vd=1,99m
Larghezzaequivalentediprogetto:Bd=B2ed=1,51m
Areaequivalentediprogetto:Ad=BxBd=8,31m2
Valorediprogettodellangolodiresistenzaaltaglio:tand=tank/
=1(daTabella6.2.IIcolonnaM1)
tand=0,700
d=0,611rad=35,00
Pressionelatistantelafondazione:q=D=40,00kPa
Capacitportantediprogetto:qlim,d=cNcscdcicbcgc+qNqsqdqiqbqgq+0,5BNsdibg
per=d=35,00=0,611rad
Fattoridicapacitportante:
Nc=46,124
Nq=33,296
N=45,228
Fattoridiforma:
sc=1,198
sq=1,192
s=0,890
Fattoridiprofondit:
dc=1,243
dq=1,235
d=1,000
Fattoridiinclinazione:
ic=0
iq=0,723
=0
i=0,603
m=mL=1,785
Fattoridiinclinazionedelpianodiposa=1
Fattoridiinclinazionedelpianocampagna=1
Capacitportante:qlim,d=1418,1kPa
R=Adqlim,d=11778,7kN
Valorediprogettodellaresistenza:Rd=R/R
R=2,3(daTabella6.4.IcolonnaR3)
Rd=5121,2kN
Vd=EdRd
2706,9<5121,2
verificasoddisfatta
Rd/Ed=1,892>1
15 26
Capitolo 18
CAPITOLO 18
STABILIT DEI PENDII
18.1 Frane
18.1.1 Fattori e cause dei movimenti franosi
Per frana si intende un rapido spostamento di una massa di roccia o di terra il cui centro di
gravit si muove verso il basso e verso lesterno.
I principali fattori che influenzano la franosit sono:
fattori geologici, ovvero caratteri strutturali (faglie e fratturazioni), giacitura, scistosit,
Le cause dei movimenti franosi possono essere distinte in cause strutturali o predisponenti, prevalentemente connesse ai fattori geologici, morfologici e idrogeologici, e in
cause occasionali o determinanti (o scatenanti), prevalentemente connesse ai fattori climatici, vegetazionali, antropici ed al manifestarsi di eventi sismici o vulcanici.
Il movimento franoso si manifesta quando lungo una superficie (o meglio in corrispondenza di una fascia di terreno in prossimit di una superficie) allinterno del pendio, le
tensioni tangenziali mobilitate per lequilibrio (domanda di resistenza) eguagliano la capacit di resistenza al taglio del terreno. Ci pu avvenire per un aumento della domanda
di resistenza, per una riduzione della capacit di resistenza o per il manifestarsi di entrambi i fenomeni. Un aumento della domanda di resistenza pu essere determinato da un
incremento di carico (dovuto ad esempio alla costruzione di un manufatto o ad un evento
sismico), o da un aumento dellacclivit del pendio (dovuta ad esempio a erosione o sbancamento al piede). La riduzione della resistenza al taglio pu essere dovuta ad un incremento delle pressioni interstiziali (per effetto ad esempio di un innalzamento della falda o
della riduzione delle tensioni di capillarit prodotti dalla pioggia) o per effetto di fenomeni fisici, chimici o biologici.
Per linnesco e levoluzione di un fenomeno franoso molto importante la dipendenza
della resistenza al taglio dallentit della deformazione, ovvero la curva tensionideformazioni del terreno, ed i valori di resistenza al taglio di picco e residua. Infatti la
domanda e la capacit di resistenza lungo la superficie di scorrimento potenziale sono variabili, e quando in una parte di essa viene superata la resistenza di picco e la capacit resistente decade ad un valore residuo, si verifica una ridistribuzione degli sforzi con parziale trasferimento della domanda ad unaltra parte, meno sollecitata, della superficie di
scorrimento (fenomeno di rottura progressiva). Pertanto, in condizioni di equilibrio limite
18 1
Capitolo 18
del pendio, il valore medio pesato della resistenza al taglio mobilitata lungo la superficie
di scorrimento intermedio tra la resistenza di picco e la resistenza residua.
18.1.2 Nomenclatura di un movimento franoso
Negli schemi di Figura 18.1 sono indicate le parti fondamentali di un movimento franoso.
In particolare in Figura 18.1a sono indicati, la nicchia di distacco, che la zona superiore
della frana, con una caratteristica forma "a cucchiaio", lalveo di frana, che la porzione
intermedia, e il cumulo di frana, che la parte terminale della frana, di forma convessa e
rilevata rispetto alla superficie topografica preesistente.
I numeri di Figura 18.1b indicano rispettivamente: 1. il coronamento, 2. la scarpata principale, 3. la testata o terrazzo di frana, 4. le fessure trasversali, 5. la scarpata secondaria,
6. il terrazzo di frana secondario, 7. la zona delle fessure longitudinali, 8. la zona delle
fessure trasversali, 9. la zona dei rigonfiamenti trasversali e, a valle, delle fessure radiali,
10. lunghia del cumulo di frana e, infine, 11. il fianco destro.
a)
b)
Zon
ad
1
co
tac
dis
i dis
tacc
o
di
na
Zo 11
Al
ve
od
i fr
an
a
d
na
Zo
frana
7
8
10
i
ie d
fic
per
u
S
3
5
ga
Pie ione
z
ara
sep
yc
ulo
cum
c
a
i
9
Cum
ulo d
i
Lc
xc
i
ie d
fic
per
u
S
a
tur
ro t
18 2
Capitolo 18
crolli (falls): caratterizzati dallo spostamento dei materiali in caduta libera e dal successivo movimento, per salti e/o rimbalzi, dei frammenti di roccia (Figura 18.2). Generalmente
si verificano in versanti interessati da preesistenti discontinuit strutturali (faglie e piani
di stratificazione) e sono, di norma, improvvisi con velocit di caduta dei materiali elevata. La frana
di crollo avviene in pareti subverticali di roccia, dalle quali si staccano blocchi di materiale che precipitano al piede della scarpata.
Cause determinanti sono le escursioni termiche (gelo e disgelo),
lerosione alla base, le azioni sismiche e le azioni antropiche.
Figura 18.2 Frana di crollo
b)
18 3
Capitolo 18
avviene in terreni o rocce dotati di coesione e si sviluppa lungo una superficie generalmente concava, che si produce al momento della rottura del materiale. La parte inferiore
del cumulo di frana tende ad allargarsi e d luogo spesso a frane di colamento. Lo scorrimento traslazionale invece consiste nel movimento di masse rocciose o di terreni, lungo
una superficie di discontinuit poco scabrosa e preesistente disposta a franapoggio. Le
principali cause degli scorrimenti sono le acque di infiltrazione, le azioni antropiche e i
terremoti.
espansioni laterali (lateral spreads): sono movimenti complessi, a componente
orizzontale prevalente, che hanno luogo
quando una massa rocciosa lapidea e fratturata giace su un terreno dal comportamento molto plastico (Figura 18.5).
colamenti (flows): sono movimenti franosi, anche molto estesi, che si verificano
nei terreni sciolti (Figura 18.6). La superficie di scorrimento non ben definibile,
Figura 18.5 - Espansioni laterali
la velocit variabile da punto a punto
della massa in frana, talvolta molto elevata con conseguenze catastrofiche. Il materiale in frana ha il comportamento di un fluido
viscoso e segue landamento di preesistenti solchi di erosione che ne costituiscono
lalveo.
18 4
Capitolo 18
fenomeni complessi (complex): sono combinazioni di due o pi tipi di frane precedentemente descritte, ad esempio: crollo di roccia e colata di detrito, scorrimento rotazionale e
ribaltamento, scorrimento traslativo di blocchi e crollo di roccia, etc.. (Figura 18.7).
18 5
Capitolo 18
possono variare rapidamente nel tempo, ad esempio per gli argini al variare del livello del
fiume, o per le dighe al variare del livello di invaso.
I pendii naturali invece sono di norma caratterizzati da una morfologia superficiale e profonda complessa, da una grande variabilit spaziale delle caratteristiche fisicomeccaniche dei terreni, e di norma da una meno rapida variazione delle condizioni di carico (salvo le azioni sismiche). Le indagini geologiche, idrogeologiche e geotecniche, la
cui estensione ed approfondimento devono essere commisurati, in termini anche economici, allimportanza, alle finalit, allestensione ed alla gravit del problema in studio ed
alla fase di progettazione, possono solo fornire un quadro approssimato e parziale della
realt fisica.
Nel caso degli scavi le condizioni sono talora, in un certo senso, intermedie, poich la geometria superficiale ben definita, ma il terreno di cui costituito il pendio naturale, e
quindi pu essere caratterizzato anche da forte variabilit spaziale, le condizioni di carico,
legate ai tempi e ai modi di realizzazione dello scavo e di permanenza dello scavo aperto,
possono variare sensibilmente nel tempo.
FS =
C
D
(Eq. 18.1)
18 6
Capitolo 18
Nel caso in esame, considerando lequilibrio alla traslazione lungo la superficie di base
del concio, inclinata di un angolo rispetto allorizzontale si ha che:
-
dunque:
FS =
(Eq. 18.2)
e dunque:
max = '
Si pu osservare che:
- la condizione di equilibrio limite si verifica per = ,
- la superficie di scorrimento parallela al pendio,
- la condizione di equilibrio indipendente dalla profondit della superficie di
scorrimento,
- lunico parametro geotecnico necessario per valutare il coefficiente di sicurezza FS
langolo di resistenza al taglio .
inoltre da sottolineare che:
- nelle verifiche di sicurezza opportuno assumere = cv, avendo indicato con cv
langolo di resistenza al taglio a volume costante, ovvero allo stato critico,
- nei pendii naturali pu aversi > per effetto di capillarit, leggera cementazione,
radici, altezza limitata del pendio.
18.3.2 Pendio indefinito di terreno incoerente totalmente immerso in acqua in quiete
Livello dacqua
acqua in quiete
18 7
Capitolo 18
essendo ' = sat w il peso di volume immerso del terreno e avendo assunto uno
spessore unitario del concio nella direzione ortogonale al piano del disegno.
Poich per un pendio indefinito il peso del concio ininfluente sul valore del fattore di
sicurezza, anche nel caso di pendio totalmente immerso in acqua in quiete il fattore di
sicurezza vale:
FS =
tan '
tan
(Eq. 18.3)
Lo schema di pendio indefinito con filtrazione parallela al pendio (Figura 18.10) spesso
utilizzato per verificare la stabilit di una coltre di terreno, relativamente permeabile e di
spessore quasi costante, su un substrato roccioso o comunque di terreno non alterato, poco
permeabile e stabile, allorch in seguito a prolungate piogge diviene sede di un moto di
filtrazione parallelo al pendio. Laltezza della falda viene messa in relazione alla durata e
allintensit della pioggia, ed al coefficiente di assorbimento del terreno.
La resistenza al taglio del terreno vale: f = c'+ ' tan ' ,
ed il fattore di sicurezza : FS =
Facendo riferimento alla Figura 18.10 e indicando con il peso di volume medio del terreno sopra falda e con sat il peso di volume del terreno saturo (sotto falda), la componente
del peso normale alla base del concio :
N = W cos = [(1 m ) + m sat ] z cos
la lunghezza della base del concio : l =
1
,
cos
18 8
Capitolo 18
mz
FS =
(Eq. 18.4)
Se si assume, come ipotesi semplificativa e cautelativa, oltrech molto spesso realistica, c' = 0 , risulta:
FS =
[(1 m) + m ']
[(1 m) + m sat ]
tan '
tan
(Eq. 18.5)
se poi, per semplicit e senza grave errore, si assume = sat (anche perch molto spesso il
terreno sopra falda saturo per risalita capillare e per infiltrazione dellacqua piovana),
risulta:
FS =
( sat m w )
sat
tan '
tan
(Eq. 18.6)
sat tan
(Eq. 18.7)
'
circa pari a 0,5, ne consegue che la presenza di un moto di fil sat
trazione parallelo al pendio con livello di falda coincidente con il piano campagna riduce
il coefficiente di sicurezza ad un valore che circa la met del coefficiente di sicurezza
del pendio asciutto o immerso in acqua in quiete.
Poich il rapporto
18 9
Capitolo 18
Capitolo 18
Livello di falda
iniziale
SCAVO
Fase 1
Fase 2
Fase 3
18 11
Capitolo 18
Invece, nei terreni a grana fine poco permeabili (limi e argille), durante lo scavo a causa
della variata distribuzione delle tensioni nascono sovrapressioni interstiziali che non possono dissiparsi rapidamente. Le condizioni di stabilit sono dipendenti dal tempo, e poich difficilmente si conosce levoluzione delle pressioni interstiziali in regime di filtrazione transitorio, le verifiche di stabilit devono essere eseguite sia per condizioni non
drenate a breve termine (in tensioni totali), sia per condizioni drenate a lungo termine (in
tensioni efficaci). In linea generale, la condizione pi critica per la stabilit a lungo termine. Infatti a causa dello scarico tensionale prodotto dallo scavo si ha una diminuzione
istantanea della domanda di resistenza, mentre le tensioni efficaci, e quindi la capacit di
resistenza, si riducono lentamente con il dissiparsi delle sovrapressioni interstiziali negative. Pertanto il coefficiente di sicurezza diminuisce gradualmente, ed un fronte di scavo,
inizialmente stabile, pu collassare dopo un certo tempo. Le verifiche di stabilit a breve
termine sono di norma eseguite per scavi solo temporaneamente non sostenuti.
18.5.1 Analisi di stabilit di un pendio omogeneo nellipotesi di superficie di scorrimento
piana (metodo di Culmann)
(Eq. 18.9)
La tensione normale media, , e la tensione tangenziale media, , sul piano AC valgono:
18 12
Capitolo 18
N
N
1
sen ( )
=
= H
cos
sen
AC H 2
sen
T
T
1
sen ( )
=
=
= H
sen
sen
AC H 2
sen
(Eq. 18.10)
Il coefficiente di sicurezza del pendio, FS, il rapporto tra la resistenza al taglio e la tensione tangenziale mobilitata per lequilibrio lungo la superficie di scorrimento potenziale
AC:
1
sen ( )
H
cos tan
f c + tan
2
sen
FS =
=
=
=
1
sen ( )
H
sen
2
sen
2c
1
tan
=
+
2
H (cot g cot g ) sen tan
c+
per = crit = .
(Eq. 18.11)
tan
, ovvero la condizione di equilibrio limite si ha
tan
In presenza di un terreno dotato di coesione (c > 0), per determinare langolo crit che individua la superficie di scorrimento potenziale critica, ovvero quella superficie cui associato il minimo valore di FS, si impone eguale a zero la derivata dellEq. 18.11 rispetto a
FS
= 0 , e si risolve per .
:
t = tancrit
at + bt + c = 0
(Eq. 18.12)
in cui
con A =
a = A + cot g 2
2c
H tan
b = 2 (A-1) cotg
c=1A
Sostituendo il valore ottenuto di crit nellEq. 18.11 si ottiene il valore del fattore di sicurezza FS.
Laltezza critica, Hcr, ovvero la massima altezza del pendio compatibile con lequilibrio,
si ottiene imponendo FS = 1, e risulta:
18 13
Capitolo 18
H cr =
4 c sen cos
1 cos( )
(Eq. 18.13)
4 cu
sen
(1 cos )
(Eq. 18.14)
(Eq. 18.15)
4 cu
cr = 45
(Eq. 18.16)
Il metodo di Culmann (come il metodo di Coulomb per la spinta delle terre) si presta a
soluzioni grafiche basate sulla costruzione del poligono delle forze, e pu essere utilizzato
anche per geometrie del pendio pi complesse e irregolari, e in presenza di carichi
concentrati o distribuiti sulla superficie.
18.5.2 Carte di stabilit di un pendio omogeneo nellipotesi di superficie di scorrimento
circolare
Per lanalisi di stabilit di un pendio omogeneo con metodi allequilibrio limite globale si
ricorre in genere alla pi realistica ipotesi di superficie di scorrimento circolare. Con
riferimento agli schemi di Figura 18.13, se la superficie di scorrimento critica interseca il
pendio al piede o lungo la scarpata, la rottura detta di pendio (slope failure), e si
possono avere i casi di cerchio di piede (toe circle) e di cerchio di pendio (slope circle).
Se invece il punto di intersezione ad una certa distanza dal piede del pendio, la rottura
detta di base (base failure) ed il corrispondente cerchio detto medio (midpoint circle).
Taylor (1937) ha affrontato analiticamente il problema della stabilit di un pendio
omogeneo, con geometria regolare e di altezza limitata, fornendo soluzioni adimensionali
e carte di stabilit di impiego semplice e immediato. Il terreno ha peso di volume , e
resistenza al taglio = c + tan. Il caso di pendio costituito da materiale puramente
coesivo ( = sat, u = 0, = cu) applicabile per la verifica a breve termine di pendii di
argilla omogenea satura non fessurata in condizioni non drenate. Il caso di pendio
costituito da materiale dotato di coesione e attrito applicabile alle verifiche a breve
termine di terreno argilloso non saturo ( < sat, u > 0, = cu + tanu), e a lungo termine
di terreni coesivi sovraconsolidati in assenza di pressione interstiziale (' > 0, u = 0, = c
+ tan).
Altri Autori hanno considerato casi pi complessi che mettono in conto gli effetti sulla
stabilit di un sovraccarico uniformemente distribuito sulla sommit del pendio, della
resistenza al taglio variabile con la profondit, dellinclinazione della superficie a monte,
della filtrazione e della sommergenza, delle fessure di trazione, di superfici di scorrimento
a forma di spirale logaritmica, etc., ma tali soluzioni richiedono numerose tabelle e/o
18 14
Capitolo 18
grafici, ed allora preferibile utilizzare i metodi delle strisce che, con la diffusione dei
programmi di calcolo automatico, non hanno pi lo svantaggio del lungo tempo di
calcolo.
Stabilit a breve termine di pendii in argilla omogenea satura
Per la verifica di stabilit a breve termine, in condizioni non drenate, di un pendio
omogeneo, con geometria regolare e di altezza limitata, costituito da argilla satura avente
peso di volume e resistenza al taglio costante con la profondit, f = cu, si utilizza la
soluzione di Taylor (1937).
Lo schema geometrico di riferimento indicato in Figura 18.14, ove a solo titolo di
esempio, rappresentata una rottura di base ed il corrispondente cerchio medio.
Il tipo di rottura e la posizione del cerchio critico dipendono, come possibile desumere
dalla Figura 18.15, dallinclinazione del pendio e dal fattore di profondit nd, che il
rapporto adimensionale fra la profondit H1 di un eventuale strato rigido di base e
laltezza H del pendio.
A) ROTTURA DI PENDIO
CERCHIO DI PIEDE
CERCHIO DI PENDIO
B) ROTTURA DI BASE
18 15
Capitolo 18
Figura 18.14 - Schema geometrico di riferimento Figura 18.15 - Carta di stabilit di Taylor per
per la soluzione di Taylor
pendii di terreno dotato di sola coesione
cu
(Eq. 18.17)
Hc
c
= Ns u
H
H
(Eq. 18.18)
valore di .
18 16
Capitolo 18
(Eq. 18.19)
Fattore di stabilit, N = H /c
Cerchio di attrito
Superficie di
scorrimento circolare
Figura 18.16 - Schema del metodo del cerchio Figura 18.17 - Carta di stabilit di Taylor per
dattrito
pendii di terreno dotato di coesione e attrito
Capitolo 18
e dalla superficie topografica in n conci mediante n-1 tagli verticali (Figura 18.18), non
necessariamente di eguale larghezza, ma tali che larco di cerchio alla base di ciascuno di
essi ricada interamente in un unico tipo di terreno.
1
Livello dellacqua
3
Terreno
tipo 1
Immaginiamo di estrarre il
concio i-esimo e di rappresentare le forze che agiscono su di
esso in condizioni di equilibrio
(Figura 18.19).
Ei-1
Xi
Ui-1
Ei
Ui
Wi
Xi-1
bi
Ti
ai
Ni
Ub,i
Ti =
Tfi
1
=
c'i l i + N i' tan i'
FS FS
18 18
Capitolo 18
essendo l i =
x i
.
cos i
n. tot.
Equazioni di equilibrio
FS
V = 0
N i'
H = 0
n-1
E i'
M = 0
n-1
X i'
ai
n-1
bi
5n-2
3n
Unipotesi comune a molti metodi, fra cui i metodi di Fellenius e di Bishop descritti nei
paragrafi successivi, ma non a tutti, lipotesi di superficie di scorrimento circolare, sufficientemente ben verificata quando non vi siano condizioni stratigrafiche e geotecniche
particolari.
Se si accetta tale ipotesi, il coefficiente di sicurezza risulta pari al rapporto fra momento
stabilizzante e momento ribaltante rispetto al centro della circonferenza.
FS =
i =1
n
Tfi
T
i =1 i
MS
MR
(Eq. 18.21)
in cui:
18 19
Capitolo 18
i =1
i =1
(Eq. 18.22)
M R = r Ti = r Wi sen i
(Eq. 18.23)
e pertanto:
[c'l
n
M
FS = S =
MR
(Eq. 18.24)
W sen
i
F4
Direzione normale alla superficie di
scorrimento
Le forze interne Xi e Ei
non intervengono perch
costituiscono un sistema
equilibrato.
Consideriamo il poligono
delle forze che agiscono
sul concio i-esimo (Figura
18.23):
F1 = Wi (X i X i 1 )
F2 = (E i E i 1 ) + ( U i U i 1 )
F3
F3 = Ti
F1
F4 = N i' + U bi
F2
Il pi antico e pi semplice metodo delle strisce il metodo di Fellenius, detto anche metodo svedese o ordinario, che caratterizzato dalla seguente ulteriore ipotesi semplificativa: per ogni concio la risultante delle componenti nella direzione normale alla superficie
di scorrimento delle forze agenti sulle facce laterali nulla.
Con riferimento al poligono delle forze di Figura 18.20, lequazione di equilibrio nella direzione normale alla superficie di scorrimento :
18 20
Capitolo 18
F1 cos i + F2 sen i = F4
ne risulta:
Wi cos i = N i' + U bi
(Eq. 18.25)
da cui:
N i' = Wi cos i U bi = Wi cos i u bi l i
(Eq. 18.26)
avendo ipotizzato una distribuzione uniforme, ubi, delle pressioni interstiziali alla base del
concio.
Lespressione del momento stabilizzante diventa:
n
(Eq. 18.27)
[c'l
n
M
FS = S =
MR
(Eq. 18.28)
W sen
i
Il metodo di Bishop semplificato attualmente il pi diffuso ed utilizzato fra i metodi delle strisce.
Esso caratterizzato dalla seguente ulteriore ipotesi semplificativa: per ogni concio la risultante delle componenti nella direzione verticale delle forze agenti sulle facce laterali
nulla.
Con riferimento al poligono delle forze di Figura 18.20, lequazione di equilibrio nella direzione verticale :
F1 F3 sen i = F4 cos i
Wi (X i X i 1 ) Ti sen i = ( N i' + U bi ) cos i
18 21
Capitolo 18
(X i X i 1 ) = 0
ne risulta:
Wi Ti seni = ( N i' + U bi ) cos i
ed essendo:
1
ci' li + Ni' tan i'
FS
x i
li =
cos i
Ti =
U bi = u i li
ne segue:
Wi
x i
1 ' x i
cos i
c i
+ N i' tan i' sen i = N i' + u i
FS
cos i
cos i
e sviluppando:
N i' =
1 '
c i x i tan i
FS
tan i' tan i
cos i 1 +
FS
Wi u i x i
MS =
(Eq. 18.29)
'
'
c i x i + ( Wi u i x i ) tan i
cos i
FS =
MS
=
MR
1 +
FS
1
'
'
c i x i + ( Wi u i x i ) tan i
[
n
W sen
i
(Eq. 18.31)
La soluzione ricercata per via iterativa fissando un primo valore di tentativo per FS.
Il coefficiente di sicurezza calcolato relativo alla superficie di scorrimento potenziale
considerata. Il valore minimo di FS corrisponde alla superficie di scorrimento potenziale
critica e deve essere determinato per tentativi.
18 22
Capitolo 18
Quando si studiano le condizioni di stabilit di un pendio naturale che non ha avuto movimenti significativi, e che quindi non presenta tracce di intersezione tra la superficie di
scorrimento e la superficie topografica, la superficie di scorrimento critica, ovvero la superficie cui associato il minimo valore del coefficiente di sicurezza, deve essere determinata per tentativi.
Se, tenuto conto delle condizioni stratigrafiche e geotecniche del pendio, si ritiene plausibile lipotesi di superficie di scorrimento circolare, la circonferenza critica determinata
quando se ne conoscano la posizione del centro ed il raggio.
Se il calcolo svolto a mano, il numero di superfici che possono essere analizzate necessariamente ridotto, ed inoltre si preferir utilizzare il metodo di Fellenius rispetto al
metodo di Bishop semplificato, poich il calcolo del coefficiente di sicurezza con
questultimo metodo richiede un procedimento iterativo per ogni superficie considerata.
Tuttavia molto spesso le condizioni morfologiche, stratigrafiche e geotecniche del pendio
sono tali che, con un minimo di buon senso e di esperienza, anche con un numero ridotto
di tentativi si riesce ad individuare la superficie di scorrimento critica.
Attualmente la diffusione dei programmi di calcolo automatico ha eliminato il problema
della lunghezza e della laboriosit del calcolo numerico, sebbene siano sempre necessari
esperienza e buon senso per definire i confini del campo di ricerca.
La procedura di ricerca
della superficie circolare critica e del relativo
coefficiente di sicurezza illustrata in Figura
18.21.
(a)
Centro della superficie
di scorrimento
Eseguendo lanalisi di
stabilit per un certo
(c)
numero di cerchi aventi
lo stesso centro e diverso raggio, e diagram(d)
mando i coefficienti di
sicurezza ottenuti in
Terreno di riempimento
funzione del raggio si
sabbioso
ottengono dei punti che
Argilla soffice
appartengono ad una
Figura 18.21 - Procedura per la determinazione della superficie
linea che presenta un circolare di scorrimento critica e del coefficiente di sicurezza
minimo. Tale valore il
coefficiente di sicurezza minimo associato al centro comune dei cerchi considerati.
Ripetendo la procedura per diversi centri di cerchi disposti ai nodi di un reticolo a maglia
rettangolare o quadrata, si otterr un piano quotato, di cui si potranno tracciare le linee di
livello che descrivono una porzione di superficie tridimensionale. Se tale superficie presenta un minimo, il punto corrispondente al minimo avr come coordinate planimetriche
le coordinate del centro della superficie circolare critica e come quota il coefficiente di sicurezza del pendio.
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Capitolo 18
La maggior parte dei metodi di verifica della stabilit dei pendii considerano il problema
piano, ovvero assumono una geometria cilindrica trascurando gli effetti tridimensionali.
Tale ipotesi generalmente ben verificata per i pendii artificiali ma non per i pendii naturali. Se si esegue la verifica di stabilit per la sezione pi critica, corrispondente in genere
alla sezione longitudinale in asse alla frana, il coefficiente di sicurezza ottenuto una sottostima del valore reale.
Un metodo approssimato per tenere conto degli effetti tridimensionali, il seguente:
Si considerano n sezioni longitudinali parallele equidistanti, e per ciascuna di esse si calcola il coefficiente di sicurezza minimo FSi, che risulta associato ad unarea Ai di terreno
in frana potenziale. Il coefficiente di sicurezza globale del pendio stimato con
lequazione:
FS =
FS A
FS
i
(Eq. 18.32)
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Capitolo 18
Le verifiche di sicurezza devono essere effettuate con metodi che tengano conto della
forma e posizione della superficie di scorrimento, dellassetto strutturale, dei parametri
geotecnici e del regime delle pressioni interstiziali.
Nel caso di pendii in frana le verifiche di sicurezza devono essere eseguite lungo le superfici di scorrimento che meglio approssimano quella/e riconosciuta/e con le indagini.
Negli altri casi, la verifica di sicurezza deve essere eseguita lungo superfici di scorrimento cinematicamente possibili, in numero sufficiente per ricercare la superficie critica alla
quale corrisponde il grado di sicurezza pi basso.
Quando sussistano condizioni tali da non consentire una agevole valutazione delle pressioni interstiziali, le verifiche di sicurezza devono essere eseguite assumendo le condizioni pi sfavorevoli che ragionevolmente si possono prevedere.
Il livello di sicurezza espresso, in generale, come rapporto tra resistenza al taglio disponibile, presa con il suo valore caratteristico, e sforzo di taglio mobilitato lungo la superficie di scorrimento effettiva o potenziale.
Il grado di sicurezza ritenuto accettabile dal progettista deve essere giustificato sulla base del livello di conoscenze raggiunto, dellaffidabilit dei dati disponibili e del modello
di calcolo adottato in relazione alla complessit geologica e geotecnica, nonch sulla base delle conseguenze di uneventuale frana.
Capitolo 18
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Capitolo 18
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Capitolo 18
CRITERIO
PRINCIPIO FISICO
PROVVEDIMENTO
Muri di sostegno
Sistemi di pali
Ancoraggi pesanti
Si applicano prevalentemente a
pendii in roccia
Chiodi
NOTE
dreni orizzontali
b)
pozzi
c)
dreni verticali
d)
gallerie drenanti
e)
trincee drenanti
Spesso applicabili
Elettroosmosi
Addensamento
Miglioramento della resistenza
al taglio del materiale
Iniezioni
Congelamento
Cottura
Tabella 18.2 - Principi e metodi di stabilizzazione dei pendii e delle scarpate (da Jappelli, Manuale di Ingegneria Civile)
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