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DISPENSE DEL
CORSO DI
IDROLOGIA
Realizzata da:
DAL MOLIN MARCO
Indice
1 Lacqua nel sottosuolo
1.1 Le stratificazioni del suolo . . . . . . . .
1.2 Classificazione del suolo . . . . . . . . .
1.3 Quantificazione dellacqua nel suolo . . .
1.4 Tessitura dei suoli . . . . . . . . . . . . .
1.5 La legge di Darcy . . . . . . . . . . . . .
1.6 Legge di Darcy-Buckingham . . . . . . .
1.7 Lequazione di Richards . . . . . . . . .
1.8 Equazioni di Richards su versante piano
1.8.1 Ipotesi 1D . . . . . . . . . . . . .
1.8.2 Ipotesi 3D . . . . . . . . . . . . .
1.9 Leetto del bedrock e dei macropori . .
1.10 Equazione delle falde . . . . . . . . . . .
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7
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9
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11
12
16
23
26
27
31
33
35
2 Il deflusso superficiale
37
3 Levapotraspirazione
3.1 Alcune definizioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.2 Il fenomeno reale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.3 Fattori che determinano levapotraspirazione . . . . . .
3.4 Evaporazione dai suoli . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.5 La traspirazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.6 Metodi alternativi per il calcolo dellevapotraspirazione
3.6.1 Equazione di Penman - Monteith . . . . . . . .
3.6.2 Equazione di Priestley - Taylor . . . . . . . . .
3.6.3 Utilizzare i bilanci di energia e massa . . . . . .
42
45
46
47
48
50
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55
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4 La neve
59
4.1 Fenomenologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
4.2 Propriet del manto nevoso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64
4.3 Metamorfismi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 66
2
INDICE
4.4
4.5
4.6
3
Bilancio energetico della neve . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68
Equazioni di massa e di energia . . . . . . . . . . . . . . . . . 70
Generazione del deflusso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77
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20
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32
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. 34
. 35
. 37
. 39
. 39
. 44
. 49
. 51
. 40
. 41
. 52
. 53
. 53
60
61
61
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62
63
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69
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71
74
76
Introduzione
La presente dispensa copre la seconda parte del corso di Idrologia - 6 CFU
tenuto dal professor Rigon Riccardo. Si ringrazia quanti hanno contribuito
alla revisione dei contenuti.
Le immagini utilizzate sono tratte dalle slides del professor Rigon nel
rispetto dei diritti Creative Commons.
Si rimanda alle slides per una bibliografia completa dei contenuti.
Capitolo 1
Lacqua nel sottosuolo
1.1
Il suolo una risorsa non rinnovabile che interagisce con la superficie. Esso
la parte superficiale del terreno ed composto da materia organica ed
inorganica, risultato di lunghissimi processi evolutivi: la formazione del suolo,
infatti, richiede da centinaia a decine di migliaia di anni.
1.2
Una prima classificazione del suolo pu essere fatta in base al suo colore.
Suoli chiari: poca presenza di materia organica
Suoli scuri: ricchezza di materia organica
Suoli bruni: presenza di complessi argilla-humus formati dalla componente organica del suolo
Suoli arrossati: presenza di ossidi di ferro in forma anidra
Suoli giallastri: presenza di ossidi di ferro in forma idrata
Suoli verdi o blu: condizioni asfittiche a causa della presenza di acqua
Colori screziati: condizioni di oscillazione della falda
In caso di rocce particolarmente colorate, il suolo pu prenderne il colore.
Esistono, ovviamente, altri metodi di classificazione dei suoli che si basano sullanalisi dei fattori di formazione dei suoli, dei processi agenti e degli
orizzonti con le propriet dei materiali presenti.
Secondo lUnione Europea il suolo qualsiasi materiale nei primi due
metri di terreno con esclusione di esseri viventi, ghiacci perenni, specchi
dacqua pi profondi di due metri.
Per conoscere la tipologia dei suoli in una data area si pu utilizzare una
carta dei suoli (Figura 1.4)
10
1.3
(1.1)
Mtw = Mi + Mlw + Mv
(1.2)
(1.3)
Vtw = Vi + Vlw + Vv
(1.4)
Msp
Vsp
(1.5)
11
Msp
Vs
(1.6)
Vlw + Vi
Vs
(1.7)
Vlw
Vs
Il contenuto volumetrico adimensionale di ghiaccio vale
w =
(1.8)
Vi
Vs
(1.9)
Vag + Vi + Vlw
Vag + Vi + Vlw + Vsp
(1.10)
i =
La porosit del suolo vale
s =
Vag + Vlw
= s i
Vag + Vi + Vlw + Vsp
(1.11)
lw
se
(1.12)
1.4
lw r
se r
(1.13)
12
1.5
La legge di Darcy
Lesperimento di Darcy (Figura 1.7) risale al 1856. In esso Darcy fece passare
in tubi di dierenti dimensioni dellacqua misurando portata e dierenza
di pressione (ovvero dierenza di carico idraulico). Si not che la portata
direttamente proporzionale allarea del tubo ed alla dierenza di carico
idraulico ed inversamente proporzionale alla lunghezza del tubo.
13
q=
(2Rh )2
(h) a
8
(1.16)
14
m2
s
( kg )
viscosit dinamica
m3
( kg )
ms
(1.17)
15
(1.18)
16
(1.19)
(1.20)
(1.22)
1.6
Legge di Darcy-Buckingham
(1.23)
17
maggiormente compatto perch lacqua crea delle forze attrattive sui grani.
Vale la legge di Coulomb
2T cos
pw =
(1.24)
r
Nei suoli insaturi, quindi, il termine risulta essere negativo. La pressione
dellacqua, se dovuta alle forze capillari, non pu per essere inferiore alla
tensione di vapore. Nella realt, da misure sperimentali, si trovano pressioni
molto inferiori: vuol dire che entrano in gioco forze diverse da quelle capillari.
A seconda dei livelli di saturazione si possono avere diverse configurazioni
nel suolo.
S = 1 suolo completamente saturo
S [0.8; 1] fase liquida continua, fase gassosa discontinua
S [0.1; 0.8] entrambe le fasi sono continue
S < 0.1 fase gassosa continua, fase liquida discontinua
comunque impossibile avere saturazione nulla in quanto permane sempre una saturazione residua, ovvero dellacqua impossibile da rimuovere perch adsorbita al terreno.
Lequazione (1.22) presenta dunque variabili: w e . Prende il nome di
curva di ritenzione idrica (figura 1.10) la relazione tra suzione () e contenuto
dacqua (w ).
18
In realt, per, si vede che non esiste un rapporto biunivoco tra le due
variabili (Figura 1.11). Nella fase di drenaggio, infatti, il contenuto di acqua
nel suolo risulta essere maggiore. Ci accade perch il drenaggio un fenomeno selettivo (prima si svuotano i pori grandi e poi quelli piccoli) mentre
linfiltrazione no. Hanno luogo fenomeni di isteresi.
=
= C()
t
t
t
(1.25)
Vale la relazione
2
(1.27)
r
dove il potenziale di suzione e lenergia per unit di superficie.
Grirando lequazione (1.27) e facendo un cambio di variabile nellequazione
=
19
f (r())
d
(1.28)
2
0
Considerando che lintegrale loperazione inversa della derivata, si pu
scrivere la relazione
w
= C() = f (r())
(1.29)
20
(1.31)
K(Se ) = Ks Se
f (1)
dove un esponente di connettivit tra i pori valutato da Mualem per
21
Se
f (Se ) =
0
1
dx
(x)
(1.32)
(1.33)
(1.34)
Sem
f (Se ) = m
y m1+ n
1
(1 y) n
dy
(1.35)
(1.37)
22
(1.38)
23
1.7
Lequazione di Richards
= (K(w )(z + ))
t
)m )2
((
1
K(w ) = Ks Se 1 (1 Se ) m
C()
Se = (1 + ()m )n
(1.39)
(1.40)
(1.41)
(1.42)
24
1
1
K(w ) 2
=
K(w )(z)+
K(w )()+
( (z+)) (1.43)
t
C()
C()
C()
Il primo addendo dellequazione (1.43) pu essere visto come un termine
gravitativo in quanto legato al gradiente della conducibilit idraulica, il secondo come un termine avvettivo mentre nel terzo addendo si pu eliminare
2z
la z in quanto z
2 = 0.
Definendo la velocit di avvezione della pressione come
u() :=
K()
C()
(1.44)
1
K(w ) 2
+ u() =
K(w ) (z) +
t
C()
C()
(1.45)
:=
+ u()
Dt
t
(1.46)
K()
C()
(1.47)
(1.48)
=
t
x
(
)
(z + )
K(w )
x
25
(1.49)
unequazione dierenziale alle derivate parziali, e descrive il campo di pressioni allinterno del bacino. Tale equazione pu essere riscritta tramite la
parametrizzazione di van Genuchten-Mualem.
Ai fini della risoluzione di tale equazione necessario determinare:
condizioni iniziali, ovvero i valori di pressione al tempo t0
condizioni al contorno, ovvero i valori di pressioni sul bordo del dominio,
per tutti i tempi
i parametri che governano il fenomeno (Ks r s m n)
A questo punto si tenta la risoluzione analitica, che fornisce il valore di
pressione per ogni punto del dominio e per ogni tempo; tuttavia questa non
sempre possibile e si deve perci ricorrere a metodi numerici.
Si aronta innanzitutto il problema di come determinare i parametri:
dagli anni 90 molti studiosi si sono concentrati nellesplicitare la correlazione
statistica tra la granulometria del suolo e i parametri; tra i vari tentativi si
riporta quello di Coelho, che ha tabulato la percentuale di argilla nel terreno,
ricavabile da una analisi granulometrica, con la densit apparente (da cui
immediato il calcolo della porosit) e la conducibilit idraulica, 2 dei cinque
parametri dellequazione; ricordando che la conducibilit idraulica dipende
dalla distribuzione dei pori, cosa che nella tessitura del suolo non tenuta in
considerazione, si intuisce facilmente quanto il metodo sia approssimato.
Bouma ha classificato i vari tipi di funzioni pedo-idrogeologiche, ovvero
le relazioni tra alcune grandezze qualitative del terreno, di pi rapida ed
economica acquisizione rispetto alla tessitura, e i 5 parametri dellequazione
di Richards; quelle pi semplici sono quelle che partono dalla conoscenza
della concentrazione di almeno tre classi della tessitura;in alternativa, altre
propriet utili ai fini della stima dei parametri solo la densit apparente e la
percentuale di sostanza organica.
Infine, una maggiore precisione stata raggiunta dalle funzioni di Nemes
che tengono conto della stratificazione orizzontale del suolo. Tra i software
che implementano queste funzioni si ricorda SOILPAR.
Trovata la strada per fissare i parametri si discute degli altri problemi
preliminari sopra enunciati:
la geometria del dominio derivata dallanalisi del bacino tramite un
GIS
26
1.8
=
cos
+
sin
C()
Kz
Ky
+
Kx
t
z
z
y
y
x
z
(1.50)
1.8.1
27
Ipotesi 1D
Kz
C()
=
cos
(1.51)
t
z
z
(
)
( (
))
Ky
+
Kx
sin
(1.52)
y
y
x
z
Le equazioni sopra scritte rappresentano il fenomeno puntualmente ma si
interessati ad uno studio macroscopico del problema. Si definiscono quindi
dei tempi scala
H2
Ts =
(1.53)
D0
Tl =
L2
D0
(1.54)
Essendo lestensione del suolo in lunghezza (L) molto maggiore della sua
profondit, risulta la relazione Ts Tl che sono, rispettivamente i tempi
scala dellacqua in direzione verticale e dellacqua in direzione orizzontale.
La diusivit D0 si ricava sempre dalle equazioni di Richards e si considera
costante.
Si pu quindi capire che per i primi istanti si considera solo il primo pezzo
(equazione (1.51)) dellequazione di Richards (1.50), ovvero si considera solo
un moto in direzione verticale. Il secondo termine (equazione (1.52)) entra
in gioco solo per tempi lunghi e pu essere scritto con la sigla Sr
La soluzione dellequazione di Richards (1.50) pu essere approssimata
come
(z + dh ) cos2 + s
(1.55)
dove z la profondit, dh la profondit della falda e la pendenza
del terreno. Si pu quindi dividere la soluzione in due parti: la prima che
mostra il deflusso laterale, ovvero la risposta lenta e la seconda (s ) che
rappresenta la risposta transiente dovuta allinfiltrazione e deriva dalla prima
parte dellequazione di Richards (1.50), ovvero lequazione (1.51). Si tratta
quindi di una teoria perturbativa.
28
= D0 cos2 2
t
z
dove D0 la diusivit idraulica.
(1.56)
29
dove 0 (z) rappresenta la condizione iniziale, f (t , z) rappresenta la soluzione impulsiva e J( ) la variazione di pressione in superficie dovuta alla
precipitazione.
Nota quindi la soluzione impulsiva, sono note tutte le soluzioni dellequazione di Richards per tutti i tempi. Il processo pu essere anche rappresentato
gracamente (Figura 1.22)
T
Td
t
t
td
Con R Td := Td e
erf c
t
(1.58)
(1.59)
30
31
1.8.2
Ipotesi 3D
32
33
accumulo di acqua.
Come gi illustrato, prima lacqua si muove verticalmente e poi in orizzontale. In questo caso per la spiegazione diversa. Occorre analizzare
come varia col tempo nella profondit la conducibilit idraulica (che dipende
dal contenuto dacqua). Quando piove, in prossimit del substrato roccioso
aumenta il contenuto dacqua e quindi la conducibilit idraulica, nella simulazione, cresce di tre ordini di grandezza. Lo stesso accade anche al variare
del tempo (perch continua a piovere).
Essendo la conducibilit idraulica verticale molto pi piccola di quella
orizzontale, la condizione Ts Tl non pi valida ed, anzi, Ts > Tl . Non
valgono, quindi, le semplificazioni fatte nel ragionamento monodimensionale
ma leetto lo stesso.
1.9
34
Figura 1.28: Evoluzione della falda nel bacino di Panola a seguito della
precipitazione descritta nel testo
Fino alla nona ora la falda discontinua e il moto laterale avviene solo
localmente. Alla nona ora la falda praticamente continua e la portata
massima perch a contribuire quasi tutto il versante. Alla nona ora poi
finisce la precipitazione (che non stata scelta a caso ma sincronizzata con
la struttura morfologica del bacino). La portata comincia a decrescere ma,
a partire dalla diciottesima ora fino alla ventiduesima, ricomincia a crescere:
ho un picco secondario di portata dovuto alla tracimazione delle depressioni
che si erano riempite.
Questi fenomeni potrebbero avere una minore rilevanza su un grande
versante mentre si notano fortemente sul versante di Panola che ha dimensioni
ridotte (circa 300 m2 ). Fenomeni locali, come ad esempio il franamento, sono
resi ancora pi irregolari dallirregolarit del bedrock.
Unaltra fonte di complicazione delle equazioni di Richards data dalla
presenza dei macropori che alterano la filtrazione dellacqua. Se si calcola
35
la portata lungo il fianco di una trincea si vede che essa varia a seconda del
sottosettore considerato.
I macropori possono anche avere dimensioni notevoli in quanto risultato
dellopera di escavazione della componente biotica del suolo (radici, animaletti..). Essi costituiscono un flusso preferenziale per lacqua che comunque
si muove di moto laminare. Si per fuori da ogni possibile analisi statistica e non possono venire trattati con le equazioni di Richards utilizzate per
descrivere il flusso di matrice di micropori.
I macropori si attivano quando lacqua raggiunge un certo livello: nei
primi istanti di precipitazione vi sono quindi gli stessi fenomeni con o senza i
macropori. Al momento dellattivazione dei macropori si ha quindi un salto
della portata che aumenta.
1.10
36
=
(1.60)
Sx
t
Capitolo 2
Il deflusso superficiale
Lacqua che cade sulla superficie e che, per diverse ragioni, non riesce ad
infiltrarsi, soggetta al deflusso superficiale. Si tratta di un moto molto pi
veloce del moto nel suolo.
Per capirne lentit si dovrebbe conoscere quanta acqua precipita e quanta, tramite la risoluzione delle equazioni di Richards, se ne infiltra e ricavare,
per dierenza, il ruscellamento. Si tratta per di una soluzione computazionalmente molto onerosa e, inoltre, permane la forte incertezza sulla previsione
quantitativa delle precipitazioni.
Lo scopo prevedere le portate che escono da una certa sezione di controllo e vanno a finire in un fiume.
Linfiltrazione dipende dal tipo di suolo come si vede in Figura 2.1.
38
39
A
b||
(2.1)
Se la precipitazione minore della capacit dinfiltrazione si pu comunque avere deflusso superficiale nel caso di terreno saturo. Questo tipo di de-
40
(2.2)
Jsub = bD Ks | |
(2.3)
Entrambi i fenomeni (dunniano e hortoniano) sono non stazionari. Si pu
immaginare il suolo come un serbatoio che si riempie e si svuota in continuo
(fill and spill ).
Quando si fa il bilancio bisogna considerare sia il moto in superficie che
quello nel sottosuolo, che pu essere anche un moto multifalda, ovvero si
possono avere pi falde su pi orizzonti.
Si possono riassumere i fenomeni con il diagramma di Dunne e Leopold
(Figura 2.5) dove in ascissa si passa da una situazione arida (a sinistra) ad
41
Capitolo 3
Levapotraspirazione
Levaporazione il processo di passaggio di acqua da fase liquida a fase gassosa. La traspirazione lo stesso processo che, per, avviene tramite esseri viventi ed ha lo scopo di mantenerne lequilibrio termico. Levapotraspirazione
racchiude i due fenomeni e comprende flussi di
Energia
Vapore
Acqua
Entropia
Lacqua formata da molecole che hanno una velocit media di oscillazione legata alla temperatura. Nella fase liquida le molecole sono legate tra loro
da legami polari ad idrogeno e la presenza di una superficie fa si che le molecole permangano allinterno del liquido. Le molecole hanno quindi bisogno
di una certa energia per evadere dalla superficie: alcune molecole, grazie ad
una temperatura superiore, possiedono tale energia e possono quindi passare
in forma di vapore ed andare a saturare laria.
Quando la pressione parziale del vapore pari a quella di saturazione il
processo di evaporazione-condensazione allequilibrio.
Si consideri un recipiente con dellacqua che evapora. Lequazione di
energia del sistema
dU (S, V, M ) = T ()dS p()dV + ()dM
(3.1)
43
Si pu assumere che lenergia interna, la temperatura ed il volume non
varino. Il bilancio di energia, quindi, resta
(3.2)
T dS + (p, T )dM = 0
(
x )d
x
(3.3)
Mw =
V (
x)
(
x)
= J(
x)
t
(3.4)
S(p, T,
x)
T
=
(p, T,
x ) J(
x )d
x
(3.5)
t
V
Il flusso di massa quantificato dalle relazioni di reciprocit di Osanger
J(
x ) = L() ()
(3.6)
Si tratta di una legge di flusso lineare che aerma che il flusso di massa
proporzionale al gradiente di una delle forze generalizzate, in questo caso il
potenziale chimico. L() prende il nome di coeciente di Osanger.
Il potenziale chimico del vapore pu essere scritto come
ev (
x)
(ev , T,
x ) ref (T ) + Rv T log
(3.7)
e0
S(p, T,
x)
T
=
L() (p, T,
x ) (p, T,
x )d
x
(3.8)
t
V
in cui compare il gradiente al quadrato del potenziale chimico. Essendo
il secondo termine positivo (in quanto vi un quadrato ed il coeciente
44
CAPITOLO 3. LEVAPOTRASPIRAZIONE
)
(
x)
= D() (
x)
(3.9)
t
J(
x ) = L() () = L()Rv T
e0
ev (
x)
ev ( x )
(3.10)
45
Rv
1
T1
T0
(3.11)
3.1
Alcune definizioni
Occorre ora dare alcune definizioni che risulteranno utili nel proseguio della
trattazione.
Si definisce rapporto di mescolamento il rapporto tra la massa del vapore
e quella dellaria
Mv
v
=
=
(3.12)
Ma
a
Si definisce umidit specifica il rapporto tra la massa del vapore e la massa
complessiva dellaria
q=
v
Mv
=
Ma + Mv
a + v
(3.13)
(3.14)
J
J
Dove la costante dei gas vale Rd = 287 Kkg
per laria secca e Rv = 461 Kkg
per il vapore. Per ogni componente dellaria vale la legge dei gas ideali. In
particolare
e = nRv v T
(3.15)
pd = nRd d T
(3.16)
p = pd + e
(3.17)
46
CAPITOLO 3. LEVAPOTRASPIRAZIONE
utile esprimere il rapporto tra la costante dei gas per laria secca e
quella per il vapore come
Rd
:=
0.622
(3.18)
Rv
Si pu quindi riscrivere il rapporto di mescolamento (3.12) come
:=
e
v
e
=
d
pe
p
(3.19)
e
e (T )
100
q
q (T )
(3.20)
3.2
Il fenomeno reale
Il fenomeno reale di evaporazione, per, a dierenza delle considerazioni finora fatte, non avviene n a temperatura costante n a pressione costante. Per
descrivere levaporazione si utilizza, quindi, la legge di Dalton che aerma
che levaporazione proporzionale alla dierenza tra la pressione parziale del
vapore a saturazione (definita dalla legge di Clausius-Calapeyron (3.11)) e la
pressione parziale presente nel momento considerato dallanalisi.
Ev e (Ts ) e
(3.21)
Si ha evaporazione quando il termine al secondo membro positivo mentre, in caso contrario, si ha condensazione. La dierenza pu essere positiva
anche ad aria satura: la temperatura del suolo in una giornata assolata molto superiore a quella dellaria ed il termine e (Ts ) si riferisce alla temperatura
del suolo da cui evapora (o condensa) lacqua.
Introducendo opportuni coecienti, la legge di Dalton (equazione (3.21))
diviene unuguaglianza
Ev = Ke u(e (Ts ) e)
(3.22)
47
dove Kle = v Ke .
Le costanti presenti nella legge di Dalton ((3.22) e (3.23)) dipendono dalla
modalit di trasferimento dellenergia (conduzione e convezione). Il vento ha
moto laminare vicino alla superficie: in questo caso c poco trasferimento
verticale di energia. Oltre una certa distanza dalla superficie, si inseriscono delle instabilit ed il moto diventa turbolento: la turbolenza accentua i
processi di trasferimento di energia nella verticale.
In un moto turbolento il profilo di velocit di tipo logaritmico. Tale
profilo si estende a partire da una certa quota perch il logaritmo di zero non
definito.
La costante Ke pu essere espressa come
Ke :=
pwa
k2
ln(zm zd )
z0
(3.24)
3.3
(3.25)
48
CAPITOLO 3. LEVAPOTRASPIRAZIONE
k 2 |u|(qm q0 )
1
(
) = v (qm q0 )
r
d
ln2 zmzz
0
(3.26)
k 2 |u|
(
)
zm zd
z0
(3.27)
3.4
Levaporazione dai suoli dipende dalla loro tessitura perch ad essa legata le
pressioni dellacqua interstiziale. Anche il colore del suolo influisce: un suolo
scuro ha temperature pi elevate e quindi lacqua evapora pi facilmente.
Anche la vegetazione ha la sua grossa influenza.
Una volta evaporata lacqua presente nel primissimo strato di suolo (che
pu essere trattato alla stregua di acqua in superficie), levaporazione della
restante quantit di acqua legata alla suzione. La pressione di vapore sopra
49
1
(q (TL ) qa )
ra + rs
(3.28)
rs funzione della tessitura del suolo, della sua temperatura e della suzione. Levapotraspirazione che si ottiene prende il nome di evapotraspirazione
attuale (AET ) a dierenza dellevapotraspirazione potenziale (P ET ). Per
correlare i due termini si usa la relazione
AET = xP ET = x
1
(q q)
ra 0
(3.29)
50
3.5
CAPITOLO 3. LEVAPOTRASPIRAZIONE
La traspirazione
La traspirazione levaporazione che avviene da piante ed animali. Dellacqua assorbita da una pianta il 95% serve per la traspirazione e solo il 5% per
fissare materia organica.
Anche per la traspirazione si usa la legge di Dalton. Occorre distinguere
tra lacqua che evapora direttamente dalle foglie e quella che evapora dopo
essere passata attraverso la piante (radici-fusto-stomi). Questultima dipende
dal tipo di pianta, dallo stato vegetativo, dalla disposizione delle piante nel
territorio, dalla concentrazione di CO2 nellatmosfera e dalla disponibilit
dacqua ed energia.
Per passare dalle radici alle foglie lacqua, nelle piante, spinta da una
dierenza di pressione tra radici e chioma. Tale risalita causata dalle forze
capillari (che da sole non spiegherebbero una risalita cos grande) e da forze
osmotiche.
Le forze osmotiche sono forze che si generano a causa di dierenze di
saturazione tra due soluzioni. Se si prende un tubo pieno di acqua con soluti
e lo si immerge in una bacinella di acqua priva di soluti, il livello dellacqua
nel tubo sale.
La traspirazione della pianta regolata dallapertura dello stoma ed
proporzionale alla dierenza di pressione tra interno ed esterno della foglia
T r = Cv u(e (Tv ) e)
(3.30)
1
ra + rv
(3.31)
k2
)
(
=
ra
pa v log2 zm zd
(3.32)
z0
rvmin
LAI + (f S f ee f T f M )
(3.33)
3.5. LA TRASPIRAZIONE
51
(3.34)
Jp = Kp (z + + )
dove con Kp si intende una conducibilit evaporativa nella pianta. Il carico idraulico datto dalla somma di quota geometrica, pressione capillare e
pressione osmotica. Kp pi grande nel tronco e cala allassottigliarsi dei
rami.
Lacqua presente nel suolo pu essere divisa, in base alla tipologia di suolo,
in acqua gravitazionale, ovvero quella che filtra per eetto della gravit.
52
CAPITOLO 3. LEVAPOTRASPIRAZIONE
Figura 3.4: Acqua utilizzabile dalle piante in funzione della tipologia di suolo
Pi estese sono le radici, a parit di contenuto dacqua nel suolo, maggior
acqua riesce ad estrarre la pianta. Inoltre conta la dimensione delle radici in
quanto sono le microradici (peli radicali) a raccogliere lacqua.
Il grafico in Figura 3.5 illustra landamento della traspirazione nellarco
della giornata. In primo luogo occorre osservare che essa sempre inferiore
allevaporazione da una superficie libera. Essa, inoltre dipende dallapertura
degli stomi. Se viene a mancare lacqua alle radici, la pianta chiude gli stomi
e lesito si vede nelle curve 2 (stomi parzialmente chiusi), 3 (stomi chiusi) e
4 (assenza di acqua per la pianta).
Nei casi reali dicilissimo separare evaporazione da traspirazione. Questo perch i vari tipi di resistenze non sono facili da quantificare. La traspirazione, inoltre, varia anche molto da punto a punto in un versante per eetto
della diversa umidit del suolo e delle condizioni atmosferiche. Si pu correlare il rapporto tra evaporazione e traspirazione al Leaf Area Index, come
mostrato in Figura 3.6. Tale metodo sarebbe comodo in quanto basterebbe
utilizzare immagini satellitari ma in realt, da misure a terra, si vede che i
dati sono abbastanza dispersi.
Il peso della traspirazione rispetto allevaporazione aumenta con il contenuto dacqua nel suolo. Si pu arrivare fino ad un rapporto 80% traspirazione
e 20% evaporazione.
Occorre infine tenere conto che la disponibilit di acqua non lunico
limite alla crescita delle piante e, di conseguenza, alla traspirazione. Bisogna
considerare anche i nutrienti.
3.5. LA TRASPIRAZIONE
53
(3.35)
54
CAPITOLO 3. LEVAPOTRASPIRAZIONE
secondo la formula
() =
wp
cr wp
(3.36)
(3.37)
(3.38)
(3.39)
Nel conteggio globale occorre anche tenere conto delle componenti avvettive, ovvero dei flussi di vapore entranti nel volume di controllo non legati
allevapotraspirazione dellarea in esame.
3.6
I flussi considerati sono contemporaneamente flussi di energia, massa e quantit di moto. Nella legge di Dalton, tenendo conto del vento, si considerano
solo flussi di quantit di moto.
Per il bilancio di energia si considera la relazione
Rn = ET + H + G + PS
(3.40)
Si tratta gi di una semplificazione perch, essendo un bilancio stazionario, si intende che nel volume di controllo non vi variazione nel tempo
della quantit di energia stoccata. Tutta lenergia proveniente dal sole, quindi, viene dissipata in varie forme: non si tiene quindi conto della variabilit
giornaliera.
Vi poi il bilancio di massa
dS
= P ET R RG RS
dt
(3.41)
dove, invece, si tiene conto della variazione nel tempo della quantit
dacqua stoccata.
3.6.1
q (Ts ) = q (Ta ) +
(Ts Ta ) + O((Ts Ta )2 )
(3.42)
dT T =Ta
Inserendo poi tale sviluppo nella legge di Dalton, si ottiene
( )
1
dq
ET =
(q (Ta ) +
(Ts Ta ) qa )
ra + rg
dT T =Ta
(3.43)
de
T +273.3
= =
=
e
dT
p
p dT
p (T + 273.3)2
(3.44)
Occorre poi eliminare il termine che esprime la dierenza tra la temperatura del suolo e quella dellatmosfera. Per farlo si usa la formula di trasporto
del calore sensibile
1
H = cp (Ts Ta )
(3.45)
ra
H pu anche essere determinato dal bilancio di energia
H = Rn G ET
(3.46)
pcp
(3.47)
ed il deficit di umidit
qa q (Ta ) qa
(3.48)
56
CAPITOLO 3. LEVAPOTRASPIRAZIONE
(Rn G) +
qa
ra
ET =
(3.50)
r
1 + + rag
Lequazione (3.50) pu essere divisa in due termini
ET =
(Rn G)
1 + + rrag
qa
ra
+ + rrag
(3.51)
(Rn G)
qa
ra
P ET =
+
(3.52)
1+
1 +
Si pu quindi calcolare , ovvero il rapporto tra evapotraspirazione attuale e potenziale
1 +
E
=
=
(3.53)
Ep
1 + + rrag
Un altro indice da definire detto Bowen ratio, ovvero il rapporto tra
calore sensibile e calore latente
B=
Ts Ta
es ea
(3.54)
ET = c
Rn +
Wf (qs q)
(3.55)
+
+
(
u2 )
(3.56)
Wf = 0.27 1 +
100
con u velocit del vento a due metri. La quantit c presente nellequazione
(3.55) di solito pari ad 1.
dove
3.6.2
Se si eliminano dallequazione di Penman - Monteith i termini che dipendono dalla domanda di umidit specifica, si ottiene lequazione di Priestley Taylor.
(Rn G)
(3.57)
ET =
1 +
Si sostiene che sia il termine energetico a determinare levapotraspirazione. Il coeciente varia tra 1.2 ed 1.3 e pu essere utilizzato come
coeciente di calibrazione per far coincidere dati misurati e dati modellati.
58
CAPITOLO 3. LEVAPOTRASPIRAZIONE
3.6.3
(3.58)
dS
P R + RS + RG
dt
(3.59)
Capitolo 4
La neve
La neve fondamentale da un punto di vista idrologico, in quanto moltissime
piene (56%) sono causate dallo sciogliemento della neve. Una tale rilevanza
si sente specialmente nei bacini artici ed alpini.
4.1
Fenomenologia
60
CAPITOLO 4. LA NEVE
4.1. FENOMENOLOGIA
61
62
CAPITOLO 4. LA NEVE
4.1. FENOMENOLOGIA
63
La precipitazione aumenta con la quota perch, in montagna, la temperatura cala e le precipitazioni sono maggiori.
Vi inoltre dipendenza dalla copertura del suolo. La neve raccolta dalle
conifere sublima pi facilmente di quella sul terreno. Gli alberi, inoltre,
moderano la turbolenza e la neve tende ad accumularsi nelle radure. In
prossimit degli alberi, quindi, vi meno neve. Fra radure e bosco di pu
arrivare anche ad una dierenza del 50%.
Una volta caduta al suolo la neve viene trasportata dal vento. Il fenomeno
illustrato in Figura 4.6.
Figura 4.6: Fenomeni di trasporto dei cristalli di neve ad opera del vento
In primo luogo, con un fenomeno che prende il nome di saltation, i grani
vengono mossi. Vi sono poi veri e propri fenomeni di erosione in prossimit
delle creste. Nel versante sottovento (a destra) la neve viene accumulata in
modo dierenziato a causa delle turbolenze. La neve trasportata dal vento
(blowing snow) pu sublimare pi facilmente, con quantit che, in prima approssimazione, si possono trascurare. Ci non pu avvenire ad alte latitudini
in cui lumidit dellaria poca e quindi le precipitazioni nevose sono scarse.
La velocit di trascinamento, utile a determinare il trasporto di acqua,
deriva da una misura a 10 m della velocit del vento corretta con fattori
calibrati in base al luogo. Per avere trasporto occorre una soglia minima di
vento, che dipende dal tipo di neve.
I metodi di trasporto si possono riassumere in tre tipologie:
Saltation: vengono messi in moto i grani pi superficiali (moto nellordine di qualche centimetro).
64
CAPITOLO 4. LA NEVE
Turbolenza: moto dei grani in atmosfera a centinaia di metri
Creep: moto di scivolamento a velocit pseudocostante simile a quello
dei ghiacciai che scivolano in acqua.
4.2
(4.1)
V = Vag + Vw + Vi
(4.2)
(4.3)
Mi
Vi
(4.4)
65
M
V
(4.5)
Vi
Vag + Vw + Vi
(4.7)
La porosit della neve, tenuto conto che il mezzo poroso il ghiaccio, vale
=
Vag + Vw
Vag + Vw + Vi
(4.8)
(4.9)
66
CAPITOLO 4. LA NEVE
Jh = Kh T
(4.11)
4.3
Metamorfismi
4.3. METAMORFISMI
67
68
CAPITOLO 4. LA NEVE
4.4
La neve emette radiazione nel campo infrarosso, in virt della sua temperatura. La legge che governa il fenomeno la legge di Stefan-Boltzman
(R = T 4 ). Vi trasmissione anche per conduzione, convezione e avvezione.
Un altro fattore importante lenergia interna portata dalla precipitazione piovosa, che ha una energia interna decisamente superiore a quella della
neve.
Il bilancio energetico descritto in Figura 4.10.
lw
+ Rn
sw
H s E v + G + P e
(4.12)
69
))
( (
zv z0
+ (u , L)
ln
z0m
H
=
kv v cp
( (
))
zv z0
ln
+ (u , L)
z0T
(4.13)
(4.14)
70
CAPITOLO 4. LA NEVE
Et
q(z) qs =
kv v
( (
))
zv z0
ln
+ (u , L)
z0v
(4.15)
4.5
M
+ w Vc Jw + w Vc Sw = 0
(4.16)
t
71
Figura 4.12: Bilanci energetici del manto nevoso presso il passo del Tonale
(4.17)
72
CAPITOLO 4. LA NEVE
Mw + Mi
+ w V Jw + w V Sw = 0
t
(4.18)
w
i i
+
+ Jw + Sw = 0
t
w t
(4.19)
kw w g
Jw () = K (p + z) =
(p + z)
w
(4.20)
Il termine kw prende il nome di permeabilit intrinseca ed una caratteristica del manto nevoso. Il metamorfismo della neve rende questo termine variabile nel tempo. Esso dipende dalla saturazione relativa S secondo
lespressione
kw = ks S 3
(4.21)
dove ks , permeabilit a saturazione, dipende dalla dimensione
dei grani
s
di neve secondo la relazione statistica ks = 0, 077d2 e7.8 r .
Le forze capillari nella neve si possono trascurare in quanto inferiori di
due o tre ordini di grandezza rispetto alla gravit. Nellequazione (4.20) si
pu quindi trascurare il termine p.
Si pu quindi riscrivere lequazione (4.20) come
Jw () =
ks S 3 w g
(z)
w
(4.22)
Il problema resta quindi risolvere le equazioni trovate imponendo le condizioni al contorno ed applicando dei metodi numerici.
Si pu ora scrivere un bilancio di energia.
U
= Rn
t
lw
+ Rn
sw
H s Ev + G + J + Pe
(4.23)
73
U
+ ( G + J ) + Sen = 0
t
(4.24)
G = T T
(4.25)
(4.26)
U = T S pV +
i Mi
(4.27)
Ma come si correlano le equazioni (4.26) e (4.27)? Dalla definizione
dellentalpia si ricava
U = H pV
(4.28)
Si vanno poi a valutare le variazioni di energia nel tempo considerando il
volume costante
U
H
p
=
V
(4.29)
t
t
t
e valendo lidentit di Gibbs-Duhem
i
p
T
Mi =
V S
(4.30)
t
t
t
Si pu assumere che la pressione sia costante nel tempo. Lentalpia pu
essere, sperimentalmente, scritta come
(
)
H
H = H(Tref ) +
(T Tref )
(4.31)
T T =Tref
74
CAPITOLO 4. LA NEVE
T
= Rn
t
lw
+ Rn
sw
H s Ev + G + J + Pe
(4.32)
T
=G+ J
t
(4.33)
75
H(Tref )
=
V =
=
+ Cp (T Tref )
(4.34)
=
t
t
t
t
t
t
t
Il termine di entalpia varia perch vi un cambiamento di fase. Definita
lentalpia specifica di fusione come
Lf = hw hi
(4.35)
J = w (Lf + cw (T Tref )) Jw
(4.37)
Sinteticamente, quindi, le equazioni da risolvere sono un bilancio di energia (4.38) ed uno di massa (4.39).
U
+ G + Sen = 0
t
(4.38)
m
+ Jw + Sw = 0
t
(4.39)
i
i
w
(4.40)
76
CAPITOLO 4. LA NEVE
Figura 4.15: Eetto delle forze capillari sul potenziale chimico dellacqua
Con riferimento allequazione (4.42), la quantit di energia necessaria per
portare a maturazione il manto nevoso
(4.41)
U = ret w f V
(
+ 0.267
)2
(4.42)
77
4.6
cm
Il moto dellacqua nella neve abbastanza rapido e si attesta da 2 a 60 min
.
La velocit dipende dalla struttura del manto nevoso, dalle sue condizioni
prima della generazione del deflusso e dalla quantit di acqua disponibile.
In base alla quanti si pu dividere in tre classi