CAPITOLO 1
LE ROCCE INTATTE
1. INTRODUZIONE
Nella progettazione, costruzione e manutenzione delle opere in sotterraneo nonch di
altre importanti strutture dellingegneria civile, lammasso roccioso, inteso come il
volume di roccia interessato direttamente dallopera, rappresenta il materiale da
costruzione come qualsiasi altro materiale impiegato nelle strutture ordinarie
(calcestruzzo, acciaio, legno ecc.).
Lobiettivo principale di un progettista sar la sua caratterizzazione, attraverso
parametri qualitativi e quantitativi in grado di definirne il comportamento sotto lazione
di carichi esterni e di diverse condizioni ambientali. La scienza che si occupa di ci la
meccanica delle rocce definita dallISRM (International Society Rock Mechanic) come
la scienza teorica ed applicata che studia la risposta delle rocce ai campi di forza del suo
ambiente fisico. Per maggiore chiarezza necessario, preliminarmente, definire cosa
usualmente si intende per minerale, materiale sciolto o terra, roccia intatta o matrice
rocciosa, discontinuit e ammasso roccioso.
Minerale: un corpo naturale inorganico di determinate propriet fisiche, caratterizzato
da una precisa formula chimica. Normalmente si trova allo stato solido con
una struttura di tipo cristallino.
Materiale sciolto o terra: un aggregato naturale di granuli di diversa forma e
dimensioni, composti anche da minerali diversi che presentano dei legami
non molto forti. Sono sufficienti delle modeste azioni meccaniche (semplice
agitazione in acqua) per eliminarli. Si divide in terreno coerente ed
incoerente.
Roccia intatta (o matrice rocciosa): una massa di granuli di diversa forma e
dimensioni, composta anche da minerali diversi che presentano dei legami
molto forti. Solo fortissime azioni meccaniche possono eliminarli.
Discontinuit (giunti): termine generale per indicare qualsiasi interruzione nella
continuit di una roccia. La resistenza a trazione, valutata in direzione
ortogonale ai piani di discontinuit, bassa o addirittura nulla.
Ammasso roccioso: una roccia con presenza di discontinuit.
Un fattore di grande importanza nei problemi strutturali connessi con gli ammassi
rocciosi rappresentato dallinfluenza delle superfici di discontinuit sul loro
comportamento. Le discontinuit, derivanti sia dalle modalit con cui le rocce si
formano (piani di stratificazione, piani di scistosit), sia dagli stati di sforzo cui esse
sono sottoposte durante la loro storia, sono presenti nella quasi totalit delle formazioni
rocciose. Sar quindi fondamentale distinguere le propriet della roccia intatta, con
dimensioni di un campione di laboratorio, da quelle degli ammassi rocciosi con volumi
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Tabella 1.4 Classificazione semplificata delle rocce ignee e metamorfiche (ISRM 1961)
Classe e definizione
W1 Fresca
W2 Lievemente alterata
W3 Moderatamente alterata
W4 Profondamente alterata
W5 Completamente alterata
DESCRIZIONE
Nessun segno di alterazione visibile; talora
lieve cambiamento di colore sulle principali
superfici di discontinuit.
Il materiale roccioso tutto o in parte
sbiancato dallalterazione e lievemente meno
resistente del materiale fresco.
Meno di met del materiale roccioso
decomposto e/o disintegrato in una terra.
Porzioni di roccia fresca o sbiancata sono
presenti come uno scheletro discontinuo.
Pi della met del materiale roccioso
decomposto o disintegrato in una terra.
Tutto il materiale roccioso decomposto e/o
disintegrato in una terra. Loriginale struttura
ben visibile.
V Vs Vw Va Vs Vv
M Ms Mw
[g]
Dove:
V
Vs
Vw
Va
Vv
M
Ms
Mw
[cm3]
M
V
[g/cm3]
La massa M della roccia viene determinata pesando la roccia con una bilancia di
precisione. Il volume V si pu determinare attraverso una pesata idrostatica
provvedendo, qualora necessario, ad impermeabilizzare il campione di roccia con la
paraffina. In questultimo caso sar necessario determinare anche il volume della
paraffina conoscendone la massa volumica specifica.
E definita massa volumica del secco
M
d s
V
[g/cm3]
La massa della parte solida viene determinata con una pesata dopo aver provveduto
allessiccazione del campione.
E definita massa volumica della parte solida o reale
Ms
Vs
[g/cm3]
Il volume della parte solida viene determinata con misure volumetriche con il
picnometro. In questo caso sar necessario eliminare completamente i vuoti mediante la
disgregazione del campione in particelle molto fini.
Si definisce contenuto in acqua (percentuale dacqua) il rapporto
Mw
100
Ms
[%]
Vv
V
I
n
In base alla porosit le rocce si dividono in classi secondo quanto proposto nella tabella
1.6 (Comitato Tecnico AFTES).
CLASSE
VALORI POROSITA
DESCRIZIONE
P1
0% < n <1%
P2
1% < n< 5%
POROSIT BASSA
P3
POROSIT MODERATA
P4
POROSIT ALTA
P5
n >30%
2.2.3 Permeabilit
Le rocce per la presenza della porosit apparente (fine rete di capillari comunicanti con
lesterno), sotto lazione di un fluido in pressione manifestano un movimento del fluido
attraverso la roccia stessa. Questa propriet fisica governata dalla legge di Darcy
espressa dalla seguente formula:
V = k grad (i)
Q/S = k * i
10
k ks
Vx = k dp/dx
Vy = k dp/dy
Vz = k dp/dz
VS
1
1 1 2
E
1
2 1
VR 0,92 0,95 VS
11
Dove:
E
G
Nei materiali rocciosi la velocit Vp misurata minore di quella teorica Vp* che pu
essere ricavata in funzione della composizione mineralogica della matrice rocciosa.
Nella tabella 1.7 sono indicate alcune propriet fisiche dei minerali pi comuni: la
massa volumica e la velocit teorica di propagazione delle onde elastiche longitudinali.
Si pu individuare un indice di continuit della roccia definito con il rapporto tra la Vp
misurata nel campione di roccia e quella teorica riportata nella tabella 1.7.
IC 100
Vp
V*p
Minerale
V*p [m/s]
2,98 3,20
3,20 3,30
2,90
2,71
2,87
5,17 5,18
2,83
2,64 2,67
3,25 3,40
2,57
2,65
7200
7200
5130
6660
7900
7410
5810
6260
8400
5690
6050
Amphibeles
Augite
Biotite
Calcite
Dolomite
Magnetite
Muscovite
Oligoclasi
Olivite
Orthose
Quartz
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CLASSE
DESCRIZIONE
Rci [MPa]
[A] RC1
[B] RC2
100 200
[C] RC3
Matrice resistente
50 100
[D] RC4
25 50
[E] RC5
5 25
RC6
1 5
RC7
<
> 200
Tabella 1.8 Classifica delle rocce secondo ISRM in funzione della resistenza
2.3.2 Deformabilit
Con la stessa prova si ottiene anche il modulo di elasticit di Young E. Esso viene
definito come il modulo tangente della curva tensione/deformazione di una prova di
compressione mono assiale stimato a met del carico di rottura (coefficiente angolare
della tangente alla curva nel punto Rci/2). Talvolta sono definiti anche un modulo
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CLASSE
DESCRIZIONE
DE1
E > 50
Estremamente rigida
DE2
20 < E < 50
Molto rigida
DE3
5 < E < 20
rigida
DE4
1 < E < 5
Moderatamente rigida
DE5
Bassa rigidezza
DE6
E < 0,1
Estremamente bassa
CLASSE
DESCRIZIONE
E/Rci
Rapporto elevato
> 500
Rapporto medio
500 250
Rapporto basso
< 250
Tabella 1.10. Classifica delle rocce secondo Deere in funzione del rapporto Et/Rci
E conveniente collocare la posizione di una roccia su un diagramma in scala bi
logaritmica come quello riportata nelle figure 1.5, 1.6, 1.7, 1.8, 1.9, 1.10. La resistenza
riportata sullasse delle ascisse, il modulo elastico sullasse delle ordinate. I punti con
ugual rapporto tra il modulo e la resistenza si trovano su linee diagonali parallele ed
inclinate di 45 .Nelle figure seguenti sono riportati i campi in cui si collocano le rocce
pi comuni appartenenti alle diverse classi.
14
15
16
17
Rci 20 27 I s
CLASSE
DESCRIZIONE
Is [N/mm ]
> 80
Resistenza elevata
40 80
Resistenza media
20 40
Resistenza bassa
10 20
< 10
Tabella 1.11 Classifica delle rocce in base alla prova di carico puntuale.
Unaltra prova pratica e molto veloce per determinare le qualit meccaniche di una
roccia la prova con il martello di Schmidt. (Sclerometro). La prova consiste nel
misurare laltezza di rimbalzo di una massa che cade sulla superficie della roccia con
una certa energia prefissata. Attraverso dei grafici si ottiene una stima della resistenza
del materiale. Questa prova viene molto usata per caratterizzare la resistenza delle
superfici delle discontinuit nella valutazione del grado di alterazione della roccia e nel
calcolo della resistenza delle discontinuit.
Nella valutazione della resistenza a compressione, come di qualsiasi altra propriet
meccanica, necessario verificare eventuali comportamenti anisotropi. In alcune
formazioni rocciose lindicatore dellanisotropia, definito come il rapporto tra la
grandezza meccanica oggetto della misura minima e massima valutata con diverse
orientazioni della sollecitazione, pu essere anche superiore a 5.
2.3.3 Resistenza alla trazione
Per evitare le difficolt connesse con la determinazione della resistenza a trazione di
campioni di roccia tramite prove di trazione semplice, sono molto diffuse prove
indirette quali la prova di flessione e la prova di compressione diametrale detta
comunemente prova Brasiliana.
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Rti
2 F
D H
dove:
F
il carico di rottura
H
laltezza del cilindro
D
il diametro del cilindro.
Indicativamente si pu osservare che per la maggioranza delle rocce la resistenza a
trazione semplice varia dal 5 al 10 % di quella a compressione.
2.3.4 Indice di fragilit
Lindice di fragilit FR viene definito come il rapporto tra la resistenza a compressione
mono assiale e la resistenza a trazione semplice di una roccia. E un indicatore molto
utile per caratterizzare la fragilit e la perforabilit delle rocce molto resistenti (hard
rock), con Rci > 25 MPa.
LAFTES propone una suddivisione delle rocce in base a questo indicatore in quattro
classi secondo la tabella 1.11..
CLASSE
FR1
FR2
FR3
FR4
INDICE FR
DESCRIZIONE
>
25
15 25
10 15
15 10
Molto fragile
Fragile
Moderatamente fragile
Poco fragile
19
3
1
V
1 2 3 1 1 2
V
Figura 1.12
Molto spesso si osservano comportamenti diversi: andamenti della curva non lineare e
soprattutto andamenti diversi della curva in fase di carico e scarico. Il materiale sar
perfettamente elastico, quando la curva in fase di carico sar la stessa di quella in fase di
scarico con restituzione totale dellenergia immagazzinata (a), nellaltro caso con
traiettorie diverse in fase di carico e scarico si parler di ciclo di isteresi e di energia
dissipata durante il ciclo (b e c). In questo caso si pu definire anche un modulo della
fase di scarico.
Utilizzando una pressa a deformazione controllata possibile ricavare la curva completa
anche con laggiunta del tratto discendente dopo la rottura. Questa prova riproduce
perfettamente il comportamento degli ammassi rocciosi nelle strutture in sotterraneo.
20
Figura 1.14
21
22
23
E
o nel caso di uno sforzo di taglio
d
dt
d
dt
La prima zona (1) caratterizzata da una curva con concavit verso il basso e da un
comportamento del materiale anelastico. Cio se in un punto di questo tratto il carico
applicato viene annullato si ha un recupero istantaneo della componente elastica di
deformazione e un recupero totale della componente reologica (rilassamento). La
seconda Zona (2) evidenzia un comportamento lineare della deformazione in funzione
del tempo (velocit costante). La velocit della deformazione funzione del livello di
sollecitazione. La terza zona (3) presenta una concavit della curva rivolta verso lalto e
si interrompe nel punto di rottura. Questo comportamento caratterizzato da un valore,
dello stato tensionale superiore ad un valore di soglia. La viscosit secondaria e terziaria
sono caratterizzate da deformazioni permanenti nella fase di rilassamento. La viscosit
terziaria caratterizzata sempre da un comportamento non lineare tra la causa (stress) e
leffetto (strain) in un dato tempo.
Le prove di creep sono prove piuttosto complicate per la difficolt di garantire nel
tempo condizioni ambientali omogenee e costanti e talvolta risulta difficoltosa la scelta
del livelli di sollecitazione.
Esistono due approcci per rappresentare il comportamento reologico dei materiali:
approssimare la curva di creep con funzioni matematiche (modelli empirici) o utilizzare
i modelli reologici.
25
t A t b
t A ln t t A ln 1 b t t A 1 b t a 1
Queste leggi sono molto utili per rappresentare una serie di dati sperimentali ottenuti in
un tempo piuttosto limitato. Esse non possono essere utilizzate per predire
comportamenti di sistemi pi complicati con la sollecitazione variabile nel tempo. In
questo caso si prestano molto bene i modelli reologici lineari.
K
-
dt
Modello di Maxwell
Il modello di Maxwell costituito da una molla di rigidezza K e da un elemento viscoso
caratterizzato dal parametro e in serie; i due elementi sono soggetti allo stessa
tensione. Se m e v 1 sono le deformazioni rispettivamente della molla e dello
stantuffo si ottiene:
26
Se allistante t=0 viene applicata al sistema una tensione costante pari a la funzione
della deformazione nel tempo diventa:
d
K
dt
Questa equazione differenziale pu essere risolta utilizzando la trasformata di Laplace.
Imponendo a t = 0 un valore costante istantaneo della tensione si ottiene lequazione
differenziale
d
K
dt
La soluzione per = 0 per t = 0 diventa:
1 e t / t1
con t1 = /K
Questa legge esprime molto bene la viscosit primaria (transient creep).
Ipotizzando che il modello, sollecitato in modo tale da presentare una deformazione e0
allistante t = 0 , venga scaricato istantaneamente si ottiene la seguente equazione
differenziale:
d
K 0
dt
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t 0 1 e t / t
Il modello di Burgers
Il modello di Burgers costituito da un modello di Kelvin in serie con il modello di
Maxwell. La soluzione di questo modello, quando allistante iniziale t=0 viene applicata
istantaneamente un sollecitazione costante, data dallequazione:
K2
K1
1 e t / t1
t
2
dove t1 = 1/K1
Questo modello d una semplice ma efficace rappresentazione con deformazione
istantanea, creep primario seguito da un tratto di viscosit secondaria o regolare.
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