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PARTE PRIMA

CARATTERIZZAZIONE DEGLI AMMASSI ROCCIOSI


PER LA PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE DELLE
OPERE IN SOTTERRANEO

CAPITOLO 1
LE ROCCE INTATTE

1. INTRODUZIONE
Nella progettazione, costruzione e manutenzione delle opere in sotterraneo nonch di
altre importanti strutture dellingegneria civile, lammasso roccioso, inteso come il
volume di roccia interessato direttamente dallopera, rappresenta il materiale da
costruzione come qualsiasi altro materiale impiegato nelle strutture ordinarie
(calcestruzzo, acciaio, legno ecc.).
Lobiettivo principale di un progettista sar la sua caratterizzazione, attraverso
parametri qualitativi e quantitativi in grado di definirne il comportamento sotto lazione
di carichi esterni e di diverse condizioni ambientali. La scienza che si occupa di ci la
meccanica delle rocce definita dallISRM (International Society Rock Mechanic) come
la scienza teorica ed applicata che studia la risposta delle rocce ai campi di forza del suo
ambiente fisico. Per maggiore chiarezza necessario, preliminarmente, definire cosa
usualmente si intende per minerale, materiale sciolto o terra, roccia intatta o matrice
rocciosa, discontinuit e ammasso roccioso.
Minerale: un corpo naturale inorganico di determinate propriet fisiche, caratterizzato
da una precisa formula chimica. Normalmente si trova allo stato solido con
una struttura di tipo cristallino.
Materiale sciolto o terra: un aggregato naturale di granuli di diversa forma e
dimensioni, composti anche da minerali diversi che presentano dei legami
non molto forti. Sono sufficienti delle modeste azioni meccaniche (semplice
agitazione in acqua) per eliminarli. Si divide in terreno coerente ed
incoerente.
Roccia intatta (o matrice rocciosa): una massa di granuli di diversa forma e
dimensioni, composta anche da minerali diversi che presentano dei legami
molto forti. Solo fortissime azioni meccaniche possono eliminarli.
Discontinuit (giunti): termine generale per indicare qualsiasi interruzione nella
continuit di una roccia. La resistenza a trazione, valutata in direzione
ortogonale ai piani di discontinuit, bassa o addirittura nulla.
Ammasso roccioso: una roccia con presenza di discontinuit.
Un fattore di grande importanza nei problemi strutturali connessi con gli ammassi
rocciosi rappresentato dallinfluenza delle superfici di discontinuit sul loro
comportamento. Le discontinuit, derivanti sia dalle modalit con cui le rocce si
formano (piani di stratificazione, piani di scistosit), sia dagli stati di sforzo cui esse
sono sottoposte durante la loro storia, sono presenti nella quasi totalit delle formazioni
rocciose. Sar quindi fondamentale distinguere le propriet della roccia intatta, con
dimensioni di un campione di laboratorio, da quelle degli ammassi rocciosi con volumi
2

proporzionali alla dimensione dellopera e tali da comprendere anche le discontinuit


(Fig. 1.1). Da questo punto di vista al crescere della dimensione dellammasso roccioso
coinvolto nello scavo si pu passare dalla roccia senza discontinuit (intatta), alla roccia
con la presenza di alcune discontinuit o alla roccia con discontinuit diffuse. Nei
modelli di previsione del comportamento queste situazioni saranno rappresentate con
modelli diversi. Nel caso di roccia con pochi giunti, il modello pi adatto quello del
mezzo rigido discontinuo, in cui si ipotizza che i movimenti o il collasso possa
verificarsi solo in corrispondenza di una o pi superfici di discontinuit preesistenti e si
trascura la deformabilit del materiale roccioso dei blocchi a contatto. Questo modello
si adotta frequentemente per la verifica della stabilit di cunei di roccia instabili sulla
superficie dello scavo e per valutarne il conseguente sistema di sostegno. Nel caso di
ammassi rocciosi con discontinuit diffuse si adotta il modello di mezzo continuo
equivalente caratterizzato da un materiale con minore resistenza, pi deformabile e con
permeabilit pi elevata rispetto la matrice rocciosa che lo rappresenta.

Figura. 1.1 Transizione dalla roccia intatta allammasso roccioso

Le propriet meccaniche, della matrice rocciosa, si ottengono, in laboratorio, con delle


prove su campioni di piccole dimensioni, quelle degli ammassi rocciosi, con
coinvolgimento di volumi anche di migliaia di metri cubi, e la presenza di diverse
famiglie di discontinuit, potranno determinarsi talvolta direttamente in sito, ma pi
comunemente, con metodi indiretti. Le strade che si possono percorrere sono due:
- realizzare modelli dello scavo con la roccia interessata, utilizzando dati di prove
di campioni su piccola scala.
- Individuare le caratteristiche meccaniche dellammasso empiricamente dalle
classificazioni tecniche.

2. CARATTERISTICHE DELLE ROCCE INTATTE


I principali parametri di identificazione delle rocce intatte e le propriet fisiche e
meccaniche necessarie per una loro corretta caratterizzazione ai fini della progettazione
e costruzione delle opere in sotterraneo, sono riportati nella tabella 1.1.

CARATTERISTICHE DELLE ROCCE INTATTE


2.1 Parametri di identificazione
2.1.1 Classificazione (Genesi)
2.1.2 Propriet petrografiche e mineralogiche
2.1.3 Grado di alterazione

2.2. Propriet fisiche


2.2.1. Massa volumica
2.2.2 Porosit
2.2.3 Permeabilit
2.2.4 Velocit di propagazione delle onde elastiche
2.3 Propriet meccaniche
2.3.1 Resistenza a compressione
2.3.2 Deformabilit (Modulo di Young, coefficiente di Poisson)
2.3.3 Resistenza alla trazione
2.3.4 Indice di fragilit
2.3.5 Comportamento istantaneo - Prove triassiali
2.3.6 Comportamento dipendente dal tempo (creep)
2.3.7 Rigonfiamento delle rocce (Swelling)
2.3.8 Indicatori di resistenza allo scavo
2.3.9 Altri parametri

Tabella 1.1 Caratteristiche delle rocce intatte

2.1 PARAMETRI DI IDENTIFICAZIONE ELLE ROCCE


2.1.1. Classificazione delle rocce
Le rocce in base alla loro origine si dividono in tre principali classi:
- Rocce ignee o magmatiche.
- Rocce metamorfiche.
- Rocce sedimentarie o esogene
Lappartenenza a una delle suddette classi comporta per le rocce propriet chimiche,
mineralogiche e strutturali (tessitura), fisiche e meccaniche anche molto diverse. Per
tale ragione, la sola classe di appartenenza di una roccia pu individuarne il
comportamento. Le rocce nel tempo possono subire dei processi di trasformazione con
passaggio da una categoria a unaltra. Nella figura 1.2 sono indicati in modo
semplificato i principali processi superficiali e profondi che interessano la formazione
delle rocce e quindi la loro suddivisione in classi.

Rocce ignee. Si ottengono dalla solidificazione del magma. Questo processo di


raffreddamento pu essere lento e verificarsi allinterno della crosta terreste (rocce
intrusive) con la formazione di cristalli visibili anche a occhio nudo. Lesempio pi
comune di una roccia appartenente a questa classe il granito. Se la roccia si forma
direttamente in superficie, si parler di rocce effusive. Il rapido raffreddamento
modificher la tessitura. Una roccia molto diffusa di questo tipo il basalto. Il minerale
che caratterizza tutte le rocce eruttive lossido di Silicio SiO2. Al variare della
percentuale di questo minerale le rocce ignee cambiano il loro colore e si suddividono
in acide, neutre e basiche; esse hanno un migliore affinit con i leganti idraulici
piuttosto che con quelli bituminosi.

Figura 1.2 I cicli geologici di trasformazione delle rocce


Rocce sedimentarie . Sono il prodotto della degradazione di rocce preesistenti in seguito
allattivit chimica (alterazione), fisica e meccanica (disgregazione) di agenti
atmosferici, acque superficiali, frane, maree, movimenti dei ghiacciai ecc. Esse si
formano a strati sulla superficie terrestre o sottacqua dopo una fase di trasporto, seguita
da un processo di deposito e cementazione dei frammenti. Le rocce sedimentarie, a loro
volta, possono essere suddivise in detritiche (clastiche e piroclastiche o di origine
vulcanica), chimiche e organogene.
I depositi clastici ottenuti dalla cementazione e addensamento di depositi incoerenti in
funzione della dimensione dei frammenti si suddividono in:
- Conglomerati e brecce, costituiti, rispettivamente da ghiaie cementate e detriti di
frane.
- Arenarie, costituite da sabbie cementate.
- Argilliti, derivanti da argille compattate.
- Marne, costituite da argille miste e carbonato di calcio.
Le rocce sedimentarie di origine chimica si possono formare per precipitazione di ioni
in soluzione. In questo caso si hanno i calcari e le dolomie. Possono formarsi anche per
evaporazione di acqua marina, in questo caso si parla di depositi salini (carbonati,
solfati cloruri).

Le rocce sedimentarie di origine organica sono per la maggior parte costituite da


materiale organico, frammenti di organismi vegetali o animali.
Rocce metamorfiche. Sono il risultato di profonde trasformazioni nello stato solido di
rocce preesistenti sedimentarie e/o ignee per effetto di elevate temperature e/o pressioni.
Sono caratterizzate da una struttura di tipo scistoso. Le rocce pi comuni di questa
classe sono gli scisti e gli gneiss nei quali i minerali presenti sono fortemente orientati.
Nella tabella 1.2 sono indicate le principali tipologie di roccia e la relativa classe di
appartenenza.

Tabella. 1.2 Classificazione delle rocce Principali gruppi e rocce

2.1.2 Propriet petrografiche e mineralogiche


Le propriet petrografiche di una roccia, ricavate attraverso un esame a vista di un
esperto o tramite ispezione al microscopio di una sezione sottile di un campione di
roccia, comprendono:
- lidentificazione e percentuale dei principali minerali costituenti la roccia
- la dimensione e forma dei granuli (tessitura della roccia)
- i vuoti e discontinuit presenti nella matrice (stratificazioni, pori e fessure)
Lanalisi mineralogica stabilisce la composizione dei diversi minerali presenti nella
roccia e fornisce alcune indicazioni sul comportamento della roccia (potenziale
rigonfiamento, cambio delle propriet al contatto con gli agenti atmosferici, potenziale
abrasione ecc.). Questanalisi viene eseguita usualmente impiegando i raggi X a
diffrazione.
Lidentificazione di una roccia attraverso le propriet petrografiche, per essere efficace,
deve basarsi su uno schema di classifica, semplice e immediato e comprendere le
informazioni citate sopra. Una classifica sintetica quella adottata dallISRM.
La semplice definizione petrografia, anche se non sufficiente per caratterizzare in modo
completo una formazione rocciosa, fornisce delle indicazioni, almeno qualitative, sul
loro possibile comportamento. Per esempio le rocce metamorfiche con i piani di
scistosit e quelle sedimentarie con i piani di stratificazione, presentano evidentemente
un comportamento anisotropo; quelle saline saranno caratterizzate da un
comportamento reologico ecc.

Tabella 1.3 Classificazione semplificata delle rocce sedimentarie (ISRM 1961)

Tabella 1.4 Classificazione semplificata delle rocce ignee e metamorfiche (ISRM 1961)

2.1.3 Alterazione delle rocce


Lalterazione della roccia intatta la conseguenza del cambiamento fisico-chimico dei
minerali costituenti la roccia. Questo processo seguito da un cambiamento importante
delle propriet fisiche e meccaniche della roccia stessa. Lentit dellalterazione di una
roccia pu essere quantificata dal confronto di alcune propriet fisiche e/o meccaniche
valutate sulla superficie della roccia alterata e su una superficie integra della stessa
roccia.
Nella tabella 1.5 viene presentata una classificazione qualitativa delle condizioni di
alterazione di una roccia. La societ ISRM propone cinque classi di alterazione dalla
W1 (roccia fresca) alla W5 (roccia completamente alterata). Si passa da una formazione
di roccia compatta con elevate caratteristiche di resistenza nella prima classe a un
terreno che conserva soltanto la struttura iniziale.

Classe e definizione
W1 Fresca

W2 Lievemente alterata

W3 Moderatamente alterata

W4 Profondamente alterata

W5 Completamente alterata

DESCRIZIONE
Nessun segno di alterazione visibile; talora
lieve cambiamento di colore sulle principali
superfici di discontinuit.
Il materiale roccioso tutto o in parte
sbiancato dallalterazione e lievemente meno
resistente del materiale fresco.
Meno di met del materiale roccioso
decomposto e/o disintegrato in una terra.
Porzioni di roccia fresca o sbiancata sono
presenti come uno scheletro discontinuo.
Pi della met del materiale roccioso
decomposto o disintegrato in una terra.
Tutto il materiale roccioso decomposto e/o
disintegrato in una terra. Loriginale struttura
ben visibile.

Tabella 1.5 Classifica del grado di alterazione di una roccia (ISRM)

2.2 PROPRIET FISICHE DELLE ROCCE


2.2.1 Modello fisico e densit
Le rocce, cos come le terre, sono dei materiali porosi. Un volume unitario di roccia
contiene una parte solida e una di vuoti che pu essere parzialmente o totalmente
riempita da un liquido. Lo schema di rappresentazione di un volume di roccia
comprende, quindi, tre fasi: la fase solida, la fase liquida (acqua) e la fase gassosa (aria).
Tra le rocce e i materiali sciolti (terre) c una sostanziale differenza. Nei materiali
sciolti tutti i vuoti sono connessi e comunicanti con lesterno e possono, quindi, essere
riempiti dacqua (terre sature). Nelle rocce esistono anche i vuoti isolati che non
possono essere riempiti dacqua nemmeno dopo unimmersione prolungata in acqua.

V Vs Vw Va Vs Vv

M Ms Mw

[g]

Dove:
V
Vs
Vw
Va
Vv
M
Ms
Mw

[cm3]

= volume totale della roccia


= volume della parte solida
= volume occupato dallacqua
= volume riempito dallaria
= volume occupato dai vuoti (vuoti totali)
= massa totale della roccia
= massa della parte solida
= massa dellacqua.

E definita massa volumica naturale o apparente della roccia

M
V

[g/cm3]

La massa M della roccia viene determinata pesando la roccia con una bilancia di
precisione. Il volume V si pu determinare attraverso una pesata idrostatica
provvedendo, qualora necessario, ad impermeabilizzare il campione di roccia con la
paraffina. In questultimo caso sar necessario determinare anche il volume della
paraffina conoscendone la massa volumica specifica.
E definita massa volumica del secco
M
d s
V

[g/cm3]

La massa della parte solida viene determinata con una pesata dopo aver provveduto
allessiccazione del campione.
E definita massa volumica della parte solida o reale

Ms
Vs

[g/cm3]

Il volume della parte solida viene determinata con misure volumetriche con il
picnometro. In questo caso sar necessario eliminare completamente i vuoti mediante la
disgregazione del campione in particelle molto fini.
Si definisce contenuto in acqua (percentuale dacqua) il rapporto

Mw
100
Ms

[%]

2.2.2 Porosit apparente e totale


Si definisce porosit il rapporto tra il volume dei vuoti Vv e quello totale del campione.
Spesso la porosit viene espressa in percentuale (percentuale dei vuoti).
n

Vv
V

Vale la seguente relazione


Vs
V
V Vs
V
M
d
n v
(1 s ) (1 s ) s
V
V
V
V
s
Ms

La porosit nelle rocce comprende principalmente i vuoti di forma sferica (pori) e in


modo minore le micro fessure da stress. Una parte dei vuoti sono inaccessibili per un
liquido dallesterno (vuoti isolati Vvi).
E definito grado di saturazione il rapporto espresso in percentuale tra il volume
dellacqua Vw e il volume totale dei vuoti Vv. Esso rappresenta la percentuale di vuoti
riempiti dacqua.
V
S w 100
Vv
La roccia viene considerata come secca quando S = 0. Nelle rocce difficilmente si
raggiunge la saturazione S= 100 per la presenza di vuoti isolati. Per individuare la
porosit apparente di una roccia definita dalla percentuale dei vuoti comunicanti con
lesterno (Vv) si usa definire per le rocce il coefficiente di imbibizione riferito al
volume come la percentuale di volume della roccia che viene riempita di acqua a
seguito di una prolungata immersione. E evidente che questo coefficiente non potr
mai essere maggiore della porosit totale della roccia. Il rapporto tra il coefficiente di
imbibizione e la porosit totale definisce il grado di saturazione.
Vw
V
V
I
v n S
V
V
Vv
'
w

I
n

In base alla porosit le rocce si dividono in classi secondo quanto proposto nella tabella
1.6 (Comitato Tecnico AFTES).
CLASSE

VALORI POROSITA

DESCRIZIONE

P1

0% < n <1%

POROSIT VERAMENTE BASSA

P2

1% < n< 5%

POROSIT BASSA

P3

5% < n < 15%

POROSIT MODERATA

P4

15% < n < 30

POROSIT ALTA

P5

n >30%

POROSIT VERAMENTE ALTA

Tabella 1.6 Classificazione della porosit nella matrice rocciosa

2.2.3 Permeabilit
Le rocce per la presenza della porosit apparente (fine rete di capillari comunicanti con
lesterno), sotto lazione di un fluido in pressione manifestano un movimento del fluido
attraverso la roccia stessa. Questa propriet fisica governata dalla legge di Darcy
espressa dalla seguente formula:
V = k grad (i)

Q/S = k * i

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La costante k, detta permeabilit, ha la dimensione di una velocit m/s. Essa dipende


dalle caratteristiche fisiche del solido e da quelle del fluido dalla relazione:

k ks

dove la viscosit del fluido, il suo peso specifico e ks la permeabilit intrinseca


della roccia dipendente solo dalla struttura dei vuoti (dimensioni e forma dei pori).
La permeabilit di una roccia , fortemente, influenzata dalla presenza delle micro
fratture ecc. dalla loro forma e connessione. Varia al variare dello stato tensionale.
Inoltre, pu dipendere dalla direzione del gradiente idraulico (comportamento
anisotropo). La conoscenza della matrice di permeabilit potr essere importante solo
per alcune applicazioni come, ad esempio, lo studio di siti adibiti allo stoccaggio di
materiali inquinanti.
Nel campo della meccanica delle rocce lequazione di Darcy viene riscritta
considerando come fluido lacqua con una viscosit di 0,01 poise alla temperatura di 20

Vx = k dp/dx

Vy = k dp/dy

Vz = k dp/dz

Lunit di misura pi conveniente di k il darcy che corrisponde al flusso di 1 cm3/s


attraverso una superficie di 1 cm2 per una pressione di 1 bar/cm.

2.2.4 Velocit di propagazione delle onde elastiche


Le onde elastiche che si propagano in una roccia si possono dividere in tre tipi:
- Onde longitudinali o di compressione (P), in cui una particella di roccia vibra nella
stessa direzione in cui si propagano le onde.
- Onde trasversali o di taglio (S) in cui la particella di roccia vibra in direzione
normale a quella di propagazione dellonda.
- Onde di Railegh che si sviluppano in prossimit della superficie libera della roccia il
cui moto circolare rispetto la direzione di propagazione dellonda.
In un mezzo idealmente elastico (solido elastico) la velocit delle onde elastiche
collegata alle costanti elastiche del mezzo secondo le seguenti espressioni:
VP

VS

1
1 1 2
E

1
2 1

VR 0,92 0,95 VS

11

Dove:

E
G

la massa volumica della roccia.


il modulo elastico normale
modulo elastico tangenziale
il coefficiente di Poisson.

Nei materiali rocciosi la velocit Vp misurata minore di quella teorica Vp* che pu
essere ricavata in funzione della composizione mineralogica della matrice rocciosa.
Nella tabella 1.7 sono indicate alcune propriet fisiche dei minerali pi comuni: la
massa volumica e la velocit teorica di propagazione delle onde elastiche longitudinali.
Si pu individuare un indice di continuit della roccia definito con il rapporto tra la Vp
misurata nel campione di roccia e quella teorica riportata nella tabella 1.7.

IC 100

Vp
V*p

La matrice rocciosa pu essere classificata in classi in funzione dellindicatore IC.

Minerale

Massa volumica [g/cm3]

V*p [m/s]

2,98 3,20
3,20 3,30
2,90
2,71
2,87
5,17 5,18
2,83
2,64 2,67
3,25 3,40
2,57
2,65

7200
7200
5130
6660
7900
7410
5810
6260
8400
5690
6050

Amphibeles
Augite
Biotite
Calcite
Dolomite
Magnetite
Muscovite
Oligoclasi
Olivite
Orthose
Quartz

Tabella 1.7 Propriet fisiche di alcuni minerali

2.3. PROPRIET MECCANICHE


2.3.1 Resistenza alla compressione
Per caratterizzare, dal punto di vista meccanico, un materiale (resistenza e
deformabilit), sempre molto diffusa la prova di compressione monoassiale, ad
espansione laterale libera, nella quale un campione di roccia di forma cilindrica o
prismatica, viene sollecitato a compressione parallelamente al suo asse longitudinale. Il
comportamento del campione fortemente influenzato dal contatto con i piatti della
pressa. Anche se le superfici di appoggio sono perfettamente piane e parallele la loro
diversa rigidezza limita la deformazione laterale del campione.

12

Figura 1.4 Provino dopo una prova di compressione


Il valore della resistenza Rci sar influenzato dalla forma e dimensioni del provino. Per
provini cilindrici stata trovata questa espressione :
Rci = Rc1 (0,778 + 0,222 D/L)
Dove Rc1 la resistenza a compressione, quando il rapporto tra il diametro del
campione e la sua altezza vale 1. Nella tabella 1.8 riportata la classificazione, proposta
dallAFTES delle rocce intatte in relazione alla resistenza a compressione (RC). Nella
stessa tabella sono indicate le classi corrispondenti della classifica dellISRM. Le classi
RC6 e RC7 corrispondono alle rocce deboli e terreni rigidi. (Soft rock e Stiff soil).

CLASSE

DESCRIZIONE

Rci [MPa]

[A] RC1

Matrice estremamente resistente

[B] RC2

Matrice molto resistente

100 200

[C] RC3

Matrice resistente

50 100

[D] RC4

Matrice moderatamente resistente

25 50

[E] RC5

Matrice con bassa resistenza

5 25

RC6

Matrice con molto bassa resistenza

1 5

RC7

Matrice con estremamente bassa resistenza

<

> 200

Tabella 1.8 Classifica delle rocce secondo ISRM in funzione della resistenza

2.3.2 Deformabilit
Con la stessa prova si ottiene anche il modulo di elasticit di Young E. Esso viene
definito come il modulo tangente della curva tensione/deformazione di una prova di
compressione mono assiale stimato a met del carico di rottura (coefficiente angolare
della tangente alla curva nel punto Rci/2). Talvolta sono definiti anche un modulo
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iniziale e un modulo secante. Il modulo iniziale coincide con il modulo tangente


calcolato nel punto iniziale della curva. Il modulo secante calcolato in un punto della
curva uguale al coefficiente angolare della retta che passa per il punto e lorigine (retta
secante). Con il modulo di elasticit E possibile classificare le rocce in classi di
rigidezza. Le norme AFTES propongono la classifica della tabella 1.9.

CLASSE

MODULO DI YOUNG [GPa]

DESCRIZIONE

DE1

E > 50

Estremamente rigida

DE2

20 < E < 50

Molto rigida

DE3

5 < E < 20

rigida

DE4

1 < E < 5

Moderatamente rigida

DE5

0,1 < E < 1

Bassa rigidezza

DE6

E < 0,1

Estremamente bassa

Tabella 1.9 Classifica delle rocce secondo la rigidezza.


Molto diffusa nello studio dei problemi di meccanica delle rocce la classifica proposta
dal Deere in funzione della resistenza massima di una prova a compressione mono
assiale Rci e del modulo di elasticit E. Come riportato nella tabella 1.8, in base alla
resistenza a compressione, le rocce sono suddivise in cinque classi dalla A alla E. In
funzione del rapporto E/Rci in tre classi H, M, L. (tabella 1.10. ).
Si osserva che i limiti delle classi di resistenza variano secondo una progressione
geometrica di ragione 2. Ci si spiega considerando che i valori delle resistenze a
compressione sono molto dispersi per le rocce ad elevata resistenza. Ne segue un
intervallo ampio per individuare la classe.

CLASSE

DESCRIZIONE

E/Rci

Rapporto elevato

> 500

Rapporto medio

500 250

Rapporto basso

< 250

Tabella 1.10. Classifica delle rocce secondo Deere in funzione del rapporto Et/Rci
E conveniente collocare la posizione di una roccia su un diagramma in scala bi
logaritmica come quello riportata nelle figure 1.5, 1.6, 1.7, 1.8, 1.9, 1.10. La resistenza
riportata sullasse delle ascisse, il modulo elastico sullasse delle ordinate. I punti con
ugual rapporto tra il modulo e la resistenza si trovano su linee diagonali parallele ed
inclinate di 45 .Nelle figure seguenti sono riportati i campi in cui si collocano le rocce
pi comuni appartenenti alle diverse classi.

14

Figura 1.5 Rocce metamorfiche

Figura 1.6 Rocce sedimentarie.

15

Figura 1.7 Rocce magmatiche

Figura 1.8 Calcari e dolomie.

16

Figura 1.9 Diabasi

Figura 1.10 Basalti.

17

Questo metodo di classificazione, basato sulla determinazione della resistenza e


deformabilit di campioni di roccia, attraverso una prova di compressione mono assiale,
richiede la preparazione di provini. Loperazione richiede grande attenzione e perizia
nel confezionamento dei provini con costi elevati e impiego di tempo notevole. Per
limitare questi inconvenienti si sta diffondendo una classificazione basata su una prova
pi semplice, facilmente eseguibile in cantiere, la prova di carico puntuale (o prova di
Franklin) che consiste nel portare a rottura una carota cilindrica di roccia per
applicazione di un carico puntuale applicato su un diametro del cilindro.
Viene definito indice della prova di carico puntuale il rapporto tra il carico applicato di
rottura ed il quadrato del diametro del provino.
Is = P/d2
Questo indicatore ben correlato con la resistenza a trazione della roccia e quindi anche
con la resistenza di compressione mono assiale Rci.

Rci 20 27 I s
CLASSE

DESCRIZIONE

Is [N/mm ]

Resistenza estremamente elevata

> 80

Resistenza elevata

40 80

Resistenza media

20 40

Resistenza bassa

10 20

Resistenza estremamente bassa

< 10

Tabella 1.11 Classifica delle rocce in base alla prova di carico puntuale.
Unaltra prova pratica e molto veloce per determinare le qualit meccaniche di una
roccia la prova con il martello di Schmidt. (Sclerometro). La prova consiste nel
misurare laltezza di rimbalzo di una massa che cade sulla superficie della roccia con
una certa energia prefissata. Attraverso dei grafici si ottiene una stima della resistenza
del materiale. Questa prova viene molto usata per caratterizzare la resistenza delle
superfici delle discontinuit nella valutazione del grado di alterazione della roccia e nel
calcolo della resistenza delle discontinuit.
Nella valutazione della resistenza a compressione, come di qualsiasi altra propriet
meccanica, necessario verificare eventuali comportamenti anisotropi. In alcune
formazioni rocciose lindicatore dellanisotropia, definito come il rapporto tra la
grandezza meccanica oggetto della misura minima e massima valutata con diverse
orientazioni della sollecitazione, pu essere anche superiore a 5.
2.3.3 Resistenza alla trazione
Per evitare le difficolt connesse con la determinazione della resistenza a trazione di
campioni di roccia tramite prove di trazione semplice, sono molto diffuse prove
indirette quali la prova di flessione e la prova di compressione diametrale detta
comunemente prova Brasiliana.

18

La prova Brasiliana si esegue su provini cilindrici, di altezza generalmente pari al


diametro, applicando forze di compressione in direzione di un diametro distribuite
lungo una generatrice del cilindro. La sollecitazione a rottura in tale prova data dalla
seguente espressione:

Rti

2 F
D H

dove:
F
il carico di rottura
H
laltezza del cilindro
D
il diametro del cilindro.
Indicativamente si pu osservare che per la maggioranza delle rocce la resistenza a
trazione semplice varia dal 5 al 10 % di quella a compressione.
2.3.4 Indice di fragilit
Lindice di fragilit FR viene definito come il rapporto tra la resistenza a compressione
mono assiale e la resistenza a trazione semplice di una roccia. E un indicatore molto
utile per caratterizzare la fragilit e la perforabilit delle rocce molto resistenti (hard
rock), con Rci > 25 MPa.
LAFTES propone una suddivisione delle rocce in base a questo indicatore in quattro
classi secondo la tabella 1.11..

CLASSE
FR1
FR2
FR3
FR4

INDICE FR

DESCRIZIONE

>

25
15 25
10 15
15 10

Molto fragile
Fragile
Moderatamente fragile
Poco fragile

Tabella 1.12 Classi di fragilit per le rocce intatte

2.3.5 Comportamento istantaneo delle rocce


Il metodo pi comune per studiare il comportamento meccanico dei materiali e
individuarne le propriet la prova di compressione mono assiale su campioni di forma
cilindrica con altezza da due a tre volte il diametro del provino. Per ogni condizione di
sforzo si tratta di misurare la deformazione nella direzione della sollecitazione e in
quella radiale e disegnare le curve. Per molte rocce il comportamento individuato dalla
prova molto vicino ad un comportamento elastico lineare. Viene definito il modulo di
Young E ed il coefficiente di Poisson .

19

3
1

V
1 2 3 1 1 2
V

Figura 1.12
Molto spesso si osservano comportamenti diversi: andamenti della curva non lineare e
soprattutto andamenti diversi della curva in fase di carico e scarico. Il materiale sar
perfettamente elastico, quando la curva in fase di carico sar la stessa di quella in fase di
scarico con restituzione totale dellenergia immagazzinata (a), nellaltro caso con
traiettorie diverse in fase di carico e scarico si parler di ciclo di isteresi e di energia
dissipata durante il ciclo (b e c). In questo caso si pu definire anche un modulo della
fase di scarico.
Utilizzando una pressa a deformazione controllata possibile ricavare la curva completa
anche con laggiunta del tratto discendente dopo la rottura. Questa prova riproduce
perfettamente il comportamento degli ammassi rocciosi nelle strutture in sotterraneo.

Figura 1.13 Prova completa di compressione


La curva pu essere divisa in quattro parti che corrispondono a diversi comportamenti
della roccia. Nel primo tratto la curva presenta una concavit diretta verso lalto. Cio le
variazioni di sono sempre pi piccole allaumentare del carico. Questo fatto pu
spiegarsi con la presenza delle micro fratture e porosit che allaumentare del carico si
modificano. Questo tratto anche caratterizzato da un comportamento elastico
(deformazioni solo reversibili) e talvolta si pu osservare un modesto fenomeno di
isteresi.

20

Il secondo tratto caratterizzato da un comportamento lineare e per quanto riguarda le


deformazioni sono ancora tutte reversibili come nel tratto precedente. Il limite della
curva B definito come limite di snervamento
Nel terzo tratto che usualmente inizia a 2/3 del carico di rottura, la pendenza della
tangente nei punti della curva decresce allaumentare del carico fino ad annullarsi in
corrispondenza del carico di rottura, (resistenza di picco).In questa regione la roccia
cambia progressivamente le caratteristiche. Nel caso di scarico si manifestano elevate
deformazioni permanenti.
Il quarto tratto della curva caratterizzato da una pendenza negativa della tangente alla
curva fino al raggiungimenti di un nuovo limite (resistenza residua).
Due sono i comportamenti che si evidenziano da quanto detto: il comportamento duttile
e il comportamento fragile.

Figura 1.14

Un materiale detto essere in uno stato duttile, quando in grado di sostenere


deformazioni permanenti senza perdita di capacit di resistenza (tratto ascendente della
curva).
Il materiale si trova in uno stato fragile, quando la sua abilit di resistere ai carichi
decresce con laumentare della deformazione (tratto discendente della curva).
Nel comportamento reale delle rocce interessante valutare landamento della
variazione volumetrica in funzione della sollecitazione. Si pu osservare un
comportamento diverso da quello dei materiali elastici lineari, (decremento lineare del
volume in compressione). Da un certo punto in poi si osserva un distacco
dallandamento rettilineo con una fase di incremento di volume(fig. 1.14). Questo
fenomeno,noto come dilatanza, pu essere spiegato con lestensione e lapertura delle
micro fratture della roccia.
Le curve ottenute da prove di compressione dipendono dal tipo di roccia presa in esame
e dalle condizioni in cui la prova viene eseguita; in particolare dipendono:
- dal valore della pressione di contenimento in una prova triassiale
- dalla temperatura in cui la prova viene eseguita
- dalla velocit di applicazione del carico.

21

Figura 1.15 Tensione deviatorica in funzione della deformazione unitaria

Figura 1.16. Campione dopo la rottura con una prova triassiale


Allaumentare della pressione di cella aumenta la resistenza di picco e la roccia
manifesta un comportamento meno fragile. Talvolta per rocce deboli e porose
migliorano anche le caratteristiche elastiche.
Linfluenza della temperatura evidenziata nella figura 1.17. Si pu osservare che
allaumentare della temperatura, diminuisce la resistenza di picco e aumentano le
caratteristiche di duttilit. La velocit di applicazione del carico influenza sia il valore
della resistenza che il valore della rigidezza; entrambi aumentano allaumentare della
velocit di applicazione del carico.

22

Figura 1.17 Tensione deviatorica in funzione della deformazione unitaria

Il tempo di applicazione del carico pu variare entro limiti larghissimi, da centesimi o


millesimi di secondo (prove dinamiche) a centinaia di giorni per le prove di viscosit.
Per prove a compressione non dinamiche leffetto della variazione della velocit di
applicazione del carico riportata nella figura 1.18 ottenuta da prove su campioni di
calcestruzzo.

Figura 1.18 Prove di compressione statiche

2.3.6 Comportamento reologico (risposta dipendente dal tempo)


Lo studio della risposta di un ammasso roccioso in funzione del tempo di grande
importanza nei problemi di stabilit delle opere in sotterraneo. Si osservano
frequentemente dei cambiamenti nelle deformazioni e/o nelle tensioni con il tempo.
Questo comportamento pu dipendere da tre cause principali:

23

Propriet intrinseche reologiche del materiale, che sotto un carico costante


continua a deformarsi nel tempo. Tale comportamento tipico di certe rocce
saline, gessi, argilliti, alcune rocce carbonatiche ecc:
- Presenza di microfessurazioni in rocce danneggiate. Superando una certa soglia
tensionale si manifesta il comportamento dipendente dal tempo.
- Modifica della pressione del fluido presente nei pori, fessure , discontinuit di
un ammasso roccioso per cambiamenti nelle condizioni al contorno causata dalle
fasi della costruzione (drenaggio naturale o forzato )
Soltanto i primi due meccanismi di deformazione dipendente dal tempo sono associati
al comportamento che viene indicato comunemente Creep. Molto spesso nelle
costruzioni di gallerie a foro cieco le deformazioni del profilo dello scavo (radiali o
convergenza) o del fronte di avanzamento (direzione assiale) sono dipendenti, non solo
dalla sollecitazione, ma anche dal tempo (fenomeno dello squeezing).
Molti materiali solidi vengono descritti, in condizioni di piccole deformazioni (small
strain) attraverso la legge di Hooke o dellelasticit lineare: la sollecitazione
proporzionale alla deformazione. Nel caso di sollecitazione mono dimensionale la legge
si scrive:

E
o nel caso di uno sforzo di taglio

Nei materiali liquidi (viscosi lineari o Newtoniani) lapplicazione di uno sforzo


produce una condizione di flusso caratterizzata da una velocit di deformazione
linearmente proporzionale allo sforzo.

d
dt

d
dt

In realt tutti i materiali esibiscono un comportamento diverso dalla legge di Hooke in


vario modo. I materiali viscoelastici sono quelli che presentano un legame sforzi
deformazione dipendente dal tempo. La condizione stazionaria di deformazione non
viene raggiunta istantaneamente ma viene approssimata in un tempo pi o meno lungo.
I principali fenomeni riscontati nei materiali visco elastici sono:
- Se lo sforzo (Stress) viene mantenuto costante la deformazione aumenta con il
tempo (Creep)
- Se la deformazione mantenuta costante lo sforzo si riduce con il tempo
(rilassamento).
- Leffettiva rigidezza dipende dal gradiente di applicazione del carico
- Se viene applicato un carico ciclico si ottiene un ciclo di isteresi la cui area
proporzionale allenergia dissipata. (sfasamento tra la causa,sforzo, e leffetto,
deformazione):
Individuare modelli che siano in grado di predire queste deformazioni un aspetto
fondamentale nella progettazione e costruzione delle opere in sotterraneo. Il
comportamento reologico delle rocce viene osservato in laboratorio attraverso prove
statiche di Creep. Si tratta di misurare le deformazioni nel tempo di campioni soggetti
ad uno stato di sollecitazione uniassiale o triassiale (tensione deviatorica) costante in
24

condizioni ambientali anche rigorosamente costanti (temperatura e umidit). Il tipico


andamento di prove di creep, con diversi valori della sollecitazione, viene presentato in
figura 1.10. Si possono osservare a seconda del valore della tensione deviatorica
applicata al campione quattro comportamenti tipici.
- Zona 0. Attivit di creep nulla o trascurabile
- Zona 1. Definita viscosit primaria o di transizione
- Zona 2. Definita viscosit secondaria o regolare
- Zona 3. Definita viscosit terziaria.
Se la sollecitazione applicata istantaneamente si osserva una deformazione unitaria
istantanea seguita da una deformazione funzione del tempo che a seconda dellintensit
del carico applicato pu presentare i tre tipici comportamenti:
La zona 0 individua lo stato della sollecitazione al di sotto del quale la deformazione
praticamente costante nel tempo. (soglia di creep).

Figura 1.19 Curve di Creep

La prima zona (1) caratterizzata da una curva con concavit verso il basso e da un
comportamento del materiale anelastico. Cio se in un punto di questo tratto il carico
applicato viene annullato si ha un recupero istantaneo della componente elastica di
deformazione e un recupero totale della componente reologica (rilassamento). La
seconda Zona (2) evidenzia un comportamento lineare della deformazione in funzione
del tempo (velocit costante). La velocit della deformazione funzione del livello di
sollecitazione. La terza zona (3) presenta una concavit della curva rivolta verso lalto e
si interrompe nel punto di rottura. Questo comportamento caratterizzato da un valore,
dello stato tensionale superiore ad un valore di soglia. La viscosit secondaria e terziaria
sono caratterizzate da deformazioni permanenti nella fase di rilassamento. La viscosit
terziaria caratterizzata sempre da un comportamento non lineare tra la causa (stress) e
leffetto (strain) in un dato tempo.
Le prove di creep sono prove piuttosto complicate per la difficolt di garantire nel
tempo condizioni ambientali omogenee e costanti e talvolta risulta difficoltosa la scelta
del livelli di sollecitazione.
Esistono due approcci per rappresentare il comportamento reologico dei materiali:
approssimare la curva di creep con funzioni matematiche (modelli empirici) o utilizzare
i modelli reologici.

25

2.3.6.1 Leggi empiriche


Le curve di creep possono essere rappresentate molto semplicemente con leggi
matematiche. Le leggi utilizzate, soprattutto per la viscosit primaria, sono
fondamentalmente di due tipi: funzioni di potenza e logaritmiche. Per esempio:

t A t b

t A ln t t A ln 1 b t t A 1 b t a 1

Queste leggi sono molto utili per rappresentare una serie di dati sperimentali ottenuti in
un tempo piuttosto limitato. Esse non possono essere utilizzate per predire
comportamenti di sistemi pi complicati con la sollecitazione variabile nel tempo. In
questo caso si prestano molto bene i modelli reologici lineari.

2.3.6.2 Modelli reologici lineari


Questi modelli sono una combinazione di leggi semplici quali la elasticit lineare e la
viscosit e vengono rappresentati da una combinazione di modelli meccanici elementari.
Lequazione per la soluzione dei problemi mono dimensionali pu essere facilmente
generalizzata anche ai casi tridimensionali.
Di seguito si far riferimento alla sollecitazione di compressione semplice, ma il tutto
sar uguale anche considerando la sollecitazione di taglio.
Due sono i modelli di base:
- lelemento molla o elemento di Hooke caratterizzato dalla rigidezza della
molla K (E oG). La legge esprime la proporzionalit tra la sollecitazione e
deformazione.

K
-

Lelemento viscoso o di Newton caratterizzato dalla viscosit . La legge


esprime una deformazione con velocit costante.

dt

Modello di Maxwell
Il modello di Maxwell costituito da una molla di rigidezza K e da un elemento viscoso
caratterizzato dal parametro e in serie; i due elementi sono soggetti allo stessa
tensione. Se m e v 1 sono le deformazioni rispettivamente della molla e dello
stantuffo si ottiene:

26

Figura 1.20 Modello di Maxwell

Se allistante t=0 viene applicata al sistema una tensione costante pari a la funzione
della deformazione nel tempo diventa:

La deformazione totale somma di due contributi, il primo indipendente dal tempo,


istantaneo, il secondo funzione lineare del tempo.
Modello di Kelvin e Voigt
Questo modello viene rappresentato dalla combinazione di una molla di rigidezza K e di
un elemento con viscosit e in parallelo. In questo caso la sollecitazione totale sar la
somma delle sollecitazioni degli elementi in parallelo.

Figura 1.21 Modello di Kelvin

d
K
dt
Questa equazione differenziale pu essere risolta utilizzando la trasformata di Laplace.
Imponendo a t = 0 un valore costante istantaneo della tensione si ottiene lequazione
differenziale
d

K
dt
La soluzione per = 0 per t = 0 diventa:

1 e t / t1

con t1 = /K
Questa legge esprime molto bene la viscosit primaria (transient creep).
Ipotizzando che il modello, sollecitato in modo tale da presentare una deformazione e0
allistante t = 0 , venga scaricato istantaneamente si ottiene la seguente equazione
differenziale:

d
K 0
dt

27

Risolvendo tale equazione per t = 0 si ottiene:

t 0 1 e t / t

Il modello di Burgers
Il modello di Burgers costituito da un modello di Kelvin in serie con il modello di
Maxwell. La soluzione di questo modello, quando allistante iniziale t=0 viene applicata
istantaneamente un sollecitazione costante, data dallequazione:

Figura 1.22 Modello di Burgers

K2

K1

1 e t / t1

t
2

dove t1 = 1/K1
Questo modello d una semplice ma efficace rappresentazione con deformazione
istantanea, creep primario seguito da un tratto di viscosit secondaria o regolare.

2.3.7 Rigonfiamento delle rocce (swelling)


Il rigonfiamento o Swelling di una formazione rocciosa laumento di volume nel
tempo connesso con incremento della percentuale dacqua. Quando lespansione della
roccia contrastata, nascono delle forti sollecitazioni nella struttura. (per esempio spinte
nellarco rovescio).
Le condizioni che favoriscono tale attivit sono:
- La presenza di alcuni minerali nelle rocce potenzialmente rigonfianti (minerali
argillosi, anidrite che in presenza dacqua si trasforma in gesso ecc).
- Presenza dacqua
- Uno stato della sollecitazione che permette lincremento di volume
Per quantificare questa propriet si impiegano delle prove di laboratorio con procedure
standardizzate. Il test di swelling pi usato il test di Huder-Amberg.

2.3.8 Indicatori di resistenza allo scavo


Per valutare la resistenza di una roccia alle diverse tecniche di scavo si possono
impiegare tre metodologie concettualmente diverse. La prima individua degli indicatori
di durezza della roccia attraverso prove di penetrazione con utensili adoperati per
perforare (drill) e tagliare (cut) la roccia, la seconda tecnica, di tipo statico, associa la
durezza della roccia alla modalit di incisione con un materiale campione (Vickers test);

28

lultima tecnica valuta le propriet di una roccia in funzione dellaltezza di rimbalzo di


una massa sulla superficie della roccia stessa (Shmidt hammer).

2.3.9 Altri indicatori


Spesso, in campo stradale, per individuare la qualit di un materiale lapideo (roccia
intatta), vengono utilizzate altre prove. Esse riguardano: la resistenza allusura, le prove
di qualit con i tests Los Angeles, Deval, micro Deval e lindice di frantumazione ecc.

2.3.10 Criteri di resistenza

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