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UNIVERSITA DEGLI STUDI DI CASSINO

FACOLTA DI INGEGNERIA CORSO DI LAUREA IN INGEGNERIA DELLAMBIENTE E DEL TERRITORIO

TESI DI LAUREA

CEDIMENTI IN FONDAZIONE INDOTTI DALLA COSTRUZIONE DI UNA DIGA DI TERRA

RELATORI: DOTT. ING. GIACOMO RUSSO PROF. ING. PAOLO CROCE

CANDIDATO: VINCENZO ORNANO matricola 0011192

ANNO ACCADEMICO 2007 2008

INDICE

1 INTRODUZIONE ...................................................................................3
1.1 GENERALITASULLE DIGHE DI TERRA .................................. 5 1.2 TIPOLOGIE DEI MANUFATTI ........................................................ 7 1.3 IL PROGETTO ...................................................................................... 10 1.4 INDAGINI GEOTECNICHE ............................................................ 11 1.5 STRUMENTI DI MISURA................................................................ 12
1.5.1 PIEZOMETRI ...................................................................................... 12 1.5.2 CELLE DI PRESSIONE...................................................................... 16 1.5.3 ASSESTIMETRI ................................................................................. 17 1.5.4 INCLINOMETRI................................................................................. 19

2 DIGA DEL LOCONE .........................................................................20


2.1 GENERALITA..................................................................................... 20 2.2 LINEAMENTI GEOLOGICI ............................................................ 22 2.3 MATERIALI .......................................................................................... 24
2.3.1 ARGILLE PLIOCENICHE ................................................................. 25 2.3.2 NUCLEO ............................................................................................. 27 2.3.3 AVANDIGA ........................................................................................ 30 2.3.4 RINFIANCHI....................................................................................... 33 2.3.5. ZONE DI TRANSIZIONE E DRENO SUB-VERTICALE............... 35 2.4 OPERE IDRAULICHE ....................................................................... 36 2.4.1 SCARICO DI FONDO ........................................................................ 36 2.4.2 SCARICO DI SUPERFICIE................................................................ 37 2.4.3. OPERA DI DERIVAZIONE .............................................................. 38 2.5 COSTRUZIONE ................................................................................... 39 2.6 STRUMENTI DI MISURA E MONITORAGGIO...................... 46 2.6.1 CEDIMENTI........................................................................................ 49 2.6.2 DEFORMAZIONI VERTICALI ......................................................... 51 2.6.3 PRESSIONI TOTALI .......................................................................... 52 2.6.4 PRESSIONI INTERSTIZIALI ............................................................ 53 2.6.5 CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA ......................................... 54 2.6.6 NUCLEO ............................................................................................. 55

2.6.7 RINFIANCHI....................................................................................... 61 2.6.8 DEPOSITI ALLUVIONALI................................................................ 65

3 MODELLO DI CALCOLO ............................................................70


3.1 INTRODUZIONE ................................................................................. 70 3.2 MODELLO GEOMETRICO ............................................................. 72
3.2.1 VINCOLI ............................................................................................. 74 3.2.2 MATERIALI........................................................................................ 74

4 ANALISI NUMERICA ......................................................................83


4.1 CONDIZIONI INIZIALI .................................................................... 83 4.2 FASI DI CALCOLO ............................................................................ 85
4.2.1 CASO A ............................................................................................... 85 4.2.2 CASO B ............................................................................................... 86 4.2.3 CASO C ............................................................................................... 88 4.2.4 RISULTATI ......................................................................................... 92

5 CONCLUSIONI ...................................................................................105 BIBLIOGRAFIA......................................................................................108

1 INTRODUZIONE
Il seguente lavoro di tesi si propone lobiettivo di simulare, attraverso un codice di calcolo agli elementi finiti, il comportamento dei terreni di fondazione di una diga di terra zonata durante la costruzione e confrontare i risultati derivanti da modellazione con quelli derivati da monitoraggio. Per la modellazione ci si riferiti alla diga situata sul torrente Locone, tra i comuni di Minervino Murge (BA) e Montemilone (PZ), che raccoglie le acque del bacino imbrifero dellOfanto; costruita per lapprovvigionamento idrico della fascia litoranea barese per uso irriguo, idropotabile ed industriale, uno dei rari casi ben documentati in letteratura grazie allelevata quantit di dati sperimentali disponibili ed ai dati derivanti dagli strumenti di misura inseriti nel corpo diga che continuamente monitorano il suo comportamento. La tesi si articola in 6 capitoli: 1. Panoramica sulle dighe di terra per quanto concerne le tipologie, i principi progettuali, le indagini geotecniche, la strumentazione; 2. Approfondimento relativo allopera di riferimento (Diga del Locone), esposizione delle caratteristiche fisiche e meccaniche dei singoli materiali costituenti lopera, derivanti da monitoraggio strumentale e prove di laboratorio e relativa caratterizzazione geotecnica; 3. Descrizione del programma di calcolo utilizzato per lanalisi numerica, procedure da esso utilizzate, modalit di implementazione della geometria, dellassegnazione dei vincoli e delle condizioni al contorno. Per la modellazione si sono utilizzati come dati di input, per le caratteristiche meccaniche, i risultati di precedenti studi sul comportamento della diga in fase di costruzione;

4. Analisi dei cedimenti derivanti dal processo di consolidazione dei terreni di fondazione (Argille Azzurre plioceniche), effettuata simulando tre differenti modalit di applicazione del carico, rappresentato dallintero corpo diga. In particolare, si ipotizzata lapplicazione dellintero carico totale e di aliquote differenti del carico totale, modulando opportunamente laltezza degli strati considerati; 5. Esposizione dei risultati per ogni singolo caso di studio e confronto con i dati derivanti da monitoraggio; 6. Conclusioni.

1.1 GENERALITASULLE DIGHE DI TERRA


Le rocce sciolte, selezionate e poste in opera in modo appropriato, sono state utilizzate dalluomo fin dalle origini dellattivit costruttiva per realizzare manufatti o parti di manufatti, con criteri ancora oggi in evoluzione. I rilevati, gli argini, le dighe di terra o di pietrame, gli accumuli di materiali sciolti di vario tipo hanno raggiunto notevole diffusione, perch consentono di realizzare strutture dotate di idonea permeabilit e resistenza, notevolmente deformabili e capaci di tollerare cedimenti differenziali anche rilevanti. Sotto laspetto paesaggistico offrono soluzioni gradevoli e si adattano ad una morfologia accidentata. Tali manufatti possono raggiungere altezze e volumi rilevanti con forma e disposizione planimetrica assai varie secondo la finalit, i materiali disponibili, i terreni di fondazione e le azioni applicate. Lo sviluppo di tali costruzioni trova i suoi limiti oggi solo nella difficolt di valutare, su opere di notevole altezza, gli effetti delle azioni sismiche, specie in presenza di terreni di fondazione o materiali da costruzione particolarmente sensibili alle azioni dinamiche. La convenienza economica dipende dallesigenza di garantire la sicurezza del territorio con prelievi controllati di materiali da costruzione. Inoltre sono da considerare con crescente attenzione le alterazioni del paesaggio che possono derivare dallapertura incontrollata di grandi cave di prestito. Il proporzionamento dei manufatti di terra avviene principalmente in funzione delle propriet dei terreni dimposta e dei materiali disponibili per la costruzione, tenendo conto del peso proprio (sempre preponderante rispetto alle altre forze applicate) e delle azioni esterne (statiche o dinamiche) quali traffico, acque in quiete o in moto con livelli variabili, azioni sismiche e intensi eventi di pioggia. La realizzazione avviene con modalit diverse a secondo della finalit, tra le quali: appoggio o sostegno di sovrastrutture (rilevati), difesa idraulica (argini), ritenuta dei liquidi (dighe), stabilizzazione dei pendii (rinfianchi, placcaggi, banchinamenti), anticipazione del decorso dei cedimenti (rilevati), accumulo di rifiuti solidi.

I requisiti geotecnici fondamentali riguardano la deformabilit, la resistenza, la permeabilit e sono alquanto diversi nei vari casi, in dipendenza delle finalit e delle azioni applicate.

1.2 TIPOLOGIE DEI MANUFATTI


Le dighe di materiali sciolti hanno un campo dimpiego pi ampio di quello delle dighe di altro tipo, in virt della loro capacit di trasmettere ai terreni dimposta sollecitazioni relativamente ridotte e di tollerare deformazioni maggiori. Questo fa s che possono realizzarsi anche su terreni di fondazione poco resistenti e molto comprimibili. Secondo la disposizione dei materiali nella sezione tipo, le dighe di terra si distinguono convenzionalmente in: Omogenee Zonate Nelle dighe omogenee la tenuta pu essere affidata: Al materiale del rilevato: si adoperano materiali di bassa permeabilit, ai quali si affidano anche funzioni statiche;

Ad un manto esterno poggiato sul paramento a monte: questa soluzione affidabile per rilevati di buone caratteristiche meccaniche e su terreni di fondazione poco deformabili, offre vantaggi per la separazione della funzione di tenuta (manto) da quella statica (corpo diga) e la possibilit dispezione diretta e riparazione del manto;

Ad un diaframma immerso nel corpo diga: il diaframma costituito da materiale capace di tollerare deformazioni anche elevate senza perdere la continuit; questa soluzione si applica con successo anche su terreni relativamente cedevoli.

Nelle dighe zonate i materiali vengono disposti nella sezione tipo in dipendenza delle propriet geotecniche fondamentali, in particolare permeabilit, resistenza, deformabilit; Per fronteggiare un rapido svaso, pu essere opportuno disporre il materiale pi drenante nel fianco a monte; In presenza di un manto opportuno usare materiale poco deformabile, almeno nel fianco di monte; In zona sismica si dispongono i materiali con permeabilit crescente verso valle per un pi sicuro controllo delle filtrazioni e delle pressioni neutre in caso di improvvisa rottura del manto; Quando si dispone di un materiale di bassa permeabilit si pu affidare la tenuta ad un nucleo centrale, mentre le funzioni resistenti sono assolte prevalentemente da due fianchi di materiale di elevata permeabilit e resistenza;

Un taglione o un diaframma assicurano lammorsamento del nucleo in una formazione di bassa permeabilit;

Il nucleo pu essere anche inclinato, se questa disposizione ritenuta opportuna per ragioni statiche, per lesigenza di realizzare la tenuta in fondazione in una sezione pi favorevole, per estendere la struttura di tenuta con un tappeto verso monte;

Per garantire un graduale passaggio fra materiali di granulometria e propriet molto diverse possibile inserire dei contronuclei di transizione, costituiti di materiale di granulometria e propriet intermedie;

Importanza fondamentale assumono, nelle dighe, i dispositivi di drenaggio per il controllo delle pressioni neutre nel rilevato e in fondazione nelle fasi di costruzione, di esercizio e di svaso.

1.3 IL PROGETTO
I principali requisiti che devono essere rispettati nel corpo diga ed in fondazione sono la tenuta e la stabilit (estesa ai pendii naturali nellarea del serbatoio). Alle dighe si richiede un elevato grado di affidabilit per motivi di sicurezza del territorio a valle: ne consegue che le indagini idrologiche, idrauliche, geologiche e geotecniche sono molto dettagliate ed accurate. Inoltre, a causa della limitata resistenza di questi manufatti ad una eventuale tracimazione, gli organi di scarico assumono particolare importanza. I temi dominanti della ricerca progettuale sotto laspetto geotecnico toccano: I criteri dindagine; I problemi di fondazione; La stabilit dei pendii; Le opere di sostegno e le gallerie; Gli interventi di consolidamento dei terreni. I procedimenti costruttivi per scavi, strutture di tenuta, interventi di consolidamento, drenaggi, sono determinanti sullassetto e sulle propriet dei terreni; in maniera analoga i metodi di coltivazione delle cave e di posa in opera dei materiali importante ai fini della valutazione del comportamento di questi nel manufatto. Occorre, inoltre, rispettare attentamente le disposizioni del Regolamento Dighe, le prescrizioni del Servizio Nazionale Dighe e i pareri del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (Regolamento Dighe, Parte I, GU 24/3/1959 n. 72; Parte II, Art. H, GU 4/8/1982 n. 212, Suppl. ordinario; Ministero LLPP, Norme Geotecniche, Art. E, GU 1/6/1988 n. 127, Suppl. ordinario; CM LLPP 28 agosto 1986 n. 1125, Dir. Gen. Acque e Imp. El.; CM LLPP Prescrizioni inerenti lapplicazione del Regolamento sulle dighe di ritenuta, GU 19 gennaio 1988, n. 14; DPR GU 18/3/1991; Legge 21/10/1994 n. 584, Misure urgenti in materia di dighe; Circ. Pres. CM 13 dicembre 1995; CM LLPP Dighe di ritenuta Competenze in materia di vigilanza, 19 aprile 1995 n. US/482; Circ. Pres. CM 19 marzo1996). 10

1.4 INDAGINI GEOTECNICHE


Particolarmente impegnative sono le indagini che riguardano: I terreni di fondazione e dimposta delle dighe e delle opere di scarico; I materiali per il rilevato. La previsione del comportamento meccanico del complesso diga-terreno (sotto lazione del peso proprio e delle sollecitazioni indotte dalle azioni variabili trasmesse dal serbatoio) comporta la ricerca dei valori e dellandamento nel tempo delle tensioni efficaci e degli spostamenti, in un corpo di forma geometrica molto varia, composto da materiali diversi, con diverse caratteristiche meccaniche. I corrispondenti calcoli geotecnici riguardano: La previsione delle pressioni neutre nel rilevato e nei terreni di fondazione in regime permanente ed in fase di consolidazione; Landamento nel tempo degli spostamenti e le deformazioni finali in fondazione e nel rilevato; La sicurezza del complesso diga-terreno e dei pendii circostanti nei riguardi delle condizioni limite di rottura in varie ipotesi per lesercizio del serbatoio; La compatibilit fra materiali di differenti caratteristiche meccaniche e con diversa permeabilit, che vengono a trovarsi a contatto nel corpo del rilevato e con i terreni dimposta.

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1.5 STRUMENTI DI MISURA


Nel rilevato e nei terreni di fondazione si installano degli strumenti di misura al fine di controllare, in fase di costruzione, la validit delle ipotesi di progetto attraverso il continuo controllo e monitoraggio delle tensioni totali, delle pressioni neutre, degli spostamenti verticali (cedimenti), del contenuto dacqua, etc.. In fase desercizio servono per verificare il regolare funzionamento della struttura e monitorarne il comportamento al fine di controllare eventuali fenomeni che tendano a modificare il grado di sicurezza. Si riporta di seguito una sintetica descrizione degli strumenti utilizzati nella diga del Locone.

1.5.1 PIEZOMETRI
Sono strumenti utilizzati per monitorare il livello di acqua nel terreno e determinare il valore delle pressioni neutre; si tratta di elementi porosi cavi che vengono disposti allinterno del terreno circondandoli con un filtro di sabbia. Possono essere suddivisi in due categorie: Tipo chiuso: presente un diaframma tra acqua nel terreno e trasduttore; rientrano in questa categoria, ad esempio: piezometro idraulico a due tubi: consiste in un elemento filtrante poroso collegato a due tubi di plastica, di piccolo diametro (3 mm), i quali consentono leliminazione di eventuali bolle di gas attraverso la circolazione di acqua. I tubi sono collegati a strumenti di misura della pressione come manometri o trasduttori elettrici. Questo strumento viene utilizzato per il monitoraggio a lungo termine delle pressioni interstiziali e del livello piezometrico delle dighe di terra, installandolo al momento della costruzione. piezometro elettropneumatico: a differenza del precedente, lacqua attraversa il filtro poroso entrando in una cavit in cui agisce su una membrana, in gomma o metallo. Il maggior vantaggio che si ha nel suo utilizzo lelevata velocit di risposta. Il cavo costituito da quattro tubi, due pneumatici (realizzano il circuito di misura assieme a due 12

conduttori elettrici) e due idraulici (permettono di effettuare la saturazione della camera idraulica e del filtro).

Figura 1.5.1 a: Schema di funzionamento piezometro idraulico a due tubi.

Figura 1.5.1 b: Schema di funzionamento piezometro pneumatico.

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Tipo aperto: non presente il diaframma; rientrano in questa categoria: Piezometro aperto a tubo fisso: consiste in una colonna di tubi in PVC rigido o in metallo, fessurati ed eventualmente rivestiti di tessuto-non tessuto per la parte di falda e ciechi per il rimanente tratto. Vanno posti in opera entro un foro, immettendo materiale granulare, quale sabbia e ghiaietto, in modo da realizzare un filtro poroso. Al termine si realizza un tappo impermeabile al fine di separare la zona filtrante dal tratto di foro superficiale. I dati registrati sono affidabili ma i tempi di risposta sono lunghi.

Figura 1.5.1 c: Piezometro aperto a tubo fisso.

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Piezometro Casagrande: dello stesso tipo del precedente ed costituito da un elemento filtrante in pietra porosa; lestremit superiore collegata ad uno o due tubi di piccola sezione per il raccordo in superficie. Si usa per ottenere una risposta pi rapida in terreni con permeabilit inferiore a 10-6 m/s.

Figura 1.5.1 d: Piezometro aperto a tubo fisso.

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1.5.2 CELLE DI PRESSIONE


Sono utilizzate per determinare la distribuzione, lintensit e la direzione delle pressioni totali. Vi sono due tipi fondamentali: Modello a diaframma: una membrana circolare rigida viene inflessa dalla pressione esterna del terreno; la deflessione viene rilevata da un trasduttore a resistenza elettrica collegato direttamente alla superficie interna della cella o per mezzo di un trasduttore a corda vibrante. Le celle a diaframma possono avere una o due superfici attive indipendenti: in questultimo caso le due misure indipendenti forniscono un importante controllo sulla bont dellinstallazione, in particolare se entrambe le facce hanno un contatto analogo con il terreno circostante. Modello idraulico: costituito da due piatti dacciaio circolari o rettangolari saldati insieme lungo il perimetro, di dimensioni analoghe al modello a diaframma. La cavit interna riempita con un liquido e connessa, tramite un tubo dacciaio, con un trasduttore di pressione. Le pressioni totali che agiscono sullesterno della cella vengono bilanciate da uneguale pressione indotta nel liquido interno.

Figura 1.5.2: Celle di pressione a diaframma e idrauliche.

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1.5.3 ASSESTIMETRI
Sono utilizzati per il monitoraggio delle variazioni di distanza tra due o pi punti lungo un asse verticale comune; mediante tali strumenti si pu ricavare, oltre che gli assestamenti del terreno, il valore delle tensioni qualora siano note le propriet meccaniche del mezzo. Lassestimetro pi comunemente impiegato consiste in una serie di punti magnetizzati ad alette sporgenti, ancorati a diverse quote del terreno di cui si vuole seguire lassestamento e calzati attorno ad una colonna verticale. Vi sono varie tipologie: Assestimetro a piastra: costituito da una piastra dacciaio, legno o calcestruzzo posizionata alla base del rilevato, a cui attaccato un tubo verticale in ferro la cui sommit esce dal rilevato. La piastra viene posizionata allinizio della costruzione del rilevato, e man mano che viene aggiunto il materiale di riempimento si devono inserire gli elementi del tubo di misura. Viene utilizzato per il monitoraggio degli assestamenti al di sotto di rilevati su terreni soffici.

Figura 1.5.3 a: Assestimetro a piastra.

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Assestimetro fisso in foro di sondaggio: impiegato per il monitoraggio delle variazioni di distanza tra due o pi punti del terreno lungo lasse del sondaggio. Le aste sono in acciaio inossidabile, in lega dalluminio o in fibra di vetro e vengono messe in opera inserite entro un tubo di rivestimento (talvolta riempito con olio per ridurre gli attriti). Lasta connessa, in corrispondenza dellanello fisso, ad un trasduttore (ad esempio un potenziometro lineare): le variazioni di lunghezza dellasta producono variazione della resistenza del potenziometro e vengono cos rilevate.

Figura 1.5.3 b: Assestimetro fisso in foro di sondaggio.

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1.5.4 INCLINOMETRI
Sono strumenti per il monitoraggio delle deformazioni ortogonali allasse di un tubo per mezzo di una sonda che scorre nel tubo stesso. La sonda contiene un trasduttore che misura linclinazione del tubo rispetto alla verticale. I tubi inclinometrici possono essere installati sia in sondaggio che allinterno di materiale di riempimento. Nelle dighe di terra vengono utilizzati per monitorare i movimenti orizzontali.

Figura 1.5.4: Schema di funzionamento di un inclinometro.

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2 DIGA DEL LOCONE


2.1 GENERALITA
La diga del Locone situata qualche chilometro ad ovest del comune di Minervino Murge, in provincia di Bari. Il fiume Locone nasce in prossimit del paese di Spinazzola (provincia di Bari) e scorre verso settentrione lungo un fondovalle ampio e pianeggiante con fianchi collinari notevolmente addolciti. A circa trenta chilometri dalla sorgente il Locone confluisce nel fiume Ofanto, tra i maggiori corsi dacqua dellItalia meridionale. La sezione di sbarramento situata nella zona intermedia del corso del Locone, subito a valle della confluenza con il torrente Occhiatello.

Figura 2.1: Planimetria del bacino imbrifero.

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Il Locone presenta le tipiche caratteristiche dei torrenti del sud Italia, ovvero deflussi estivi molto scarsi e piene invernali brevi ma intense. Allesiguit delle precipitazioni meteoriche corrisponde nei mesi estivi una drastica penuria dacqua, fattore questo che condiziona da sempre lo sviluppo del meridione ed in particolare della regione Puglia. Il difficile problema dellapprovvigionamento idrico della suddetta regione viene affrontato per mezzo di un complesso sistema di opere di captazione, adduzione ed invaso delle acque provenienti dai rilievi dellAppennino Campano-Lucano. La diga in esame stata dimensionata per raccogliere le acque del bacino imbrifero direttamente sotteso dalla sezione di sbarramento e quelle provenienti da altri serbatoi e traverse di derivazione gi esistenti od in costruzione nel bacino dellOfanto. Scopo principale dellopera lapprovvigionamento idrico della fascia litoranea barese per uso irriguo, potabile ed industriale.

Figura 2.1 a: Planimetria della diga: 1) perimetro dellinvaso; 2)imbocco dello scarico di fondo; 3)coronamento della diga; 4) sfioratore; 5) casa di guardia; 6) pozzo di manovra dello scarico di fondo; 7) galleria dello scarico di fondo; 8) canale di fuga; 9) vasca di dissipazione; 10) canale di inalveazione; 11) canale di restituzione della galleria di derivazione; 12) scarico sussidiario della galleria di derivazione; 13) galleria di derivazione; 14) pozzo di manovra della galleria di derivazione; 15) imbocco della galleria di derivazione.

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2.2 LINEAMENTI GEOLOGICI


Linvaso interamente racchiuso nella formazione marina delle argille di Gravina (Pleistocene inferiore) comunemente denominate Argille Azzurre. La formazione, che costituisce il basamento impermeabile dellintera porzione valliva e della sezione di sbarramento, si innalza su ambo i versanti superando abbondantemente la quota di massimo invaso per poi essere gradualmente sostituita, in regolare successione stratigrafica, da sabbie argillose, sabbie e conglomerati. La parte inferiore del profilo vallivo colmata dai sedimenti alluvionali recenti ed attuali deposti dal torrente Locone, i quali occupano lintero fondovalle raggiungendo uno spessore massimo di circa 12 metri. Il deposito alluvionale comprende due orizzonti: quello inferiore, a diretto contatto con la formazione argillosa di base, dello spessore di 3-4 metri, costituito prevalentemente da terreni ghiaino-sabbiosi; quello superiore formato da strati limosi debolmente sabbiosi e argillosi.

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Figura 2.2: Estratto della carta geologica dellarea.

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2.3 MATERIALI
Lo sbarramento realizzato per mezzo di una diga di terra zonata. Il nucleo di tenuta inserito nella formazione argillosa di base per una profondit di 3 metri. I contronuclei sono fondati sullorizzonte inferiore delle alluvioni di fondovalle, costituito da terreni prevalentemente ghiaio-sabbiosi. A contatto del nucleo, sia a monte che a valle, sono disposte due zone di transizione. Le eventuali acque di filtrazione sono convogliate verso il piede di valle per mezzo di un filtro sub-verticale e di un tappeto drenante. Nel rinfianco di monte sono inseriti altri due tappeti drenanti. Questi ultimi hanno la funzione di accelerare la dissipazione delle pressioni interstiziali in caso di rapido svaso del serbatoio. Il paramento di monte della diga costituito da una scogliera, dello spessore di 2 metri, di blocchi calcarei. Lo stesso materiale stato utilizzato per la realizzazione dellunghia di valle. Il paramento di valle costituito da uno strato di terreno vegetale, dello spessore di 0,50 metri, rivestito da un tappeto erboso.

Figura 2.3: Sezione trasversale della diga.

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2.3.1 ARGILLE PLIOCENICHE


Appartenenti alla formazione geologica delle Argille di Gravina, costituiscono i terreni di fondazione della diga. Le prove di laboratorio dellUniversit di Napoli sono state eseguite su diversi campioni, ciascuno dei quali sottoposto a prove di identificazione quali analisi granulometriche e limiti di consistenza. I risultati vengono di seguito riportati. Lab. Universit di Napoli Campione 1 Campione 2 2,69 2,69 s (t/m) 2,12 2,10 (t/m) 1,85 2,83 d (t/m) 14,40 14,80 Wn (%) Ws (%) S 26,30 32,50 e 83,90 85,00 n (%) 31,20 29,90 Wl (%) 19,30 19,50 Wp (%) 11,90 10,40 Ip (%) 1,41 6,75 Ic
Tabella 2.3.1 a - Risultati prove didentificazione Argille Plioceniche.

Lab. Universit di Napoli Campione 1 Campione 2 Frazione ghiaiosa (%) 0,0 0,0 D>2 mm Frazione sabbiosa (%) 27,5 34,0 0,02<D<2 mm Frazione limosa (%) 52,0 50,0 0,002<D<0,02 mm Frazione argillosa (%) 21,5 16,0 D<0,002 mm
Tabella 2.3.1 b - Risultati prove didentificazione Argille Plioceniche.

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Sul campione 1 sono state eseguite: Una prova di compressione triassiale non consolidata non drenata (Triax. U.U.); Una prova edometrica. Sul campione 2 sono state eseguite: Due prove di compressione triassiale consolidate drenate (Triax. C.D.) delle quali la prima stata condotta dopo aver saturato il campione mediante lapplicazione di contropressione, la seconda stata condotta senza modificare il contenuto naturale dacqua. I risultati vengono di seguito riportati. Lab. Universit di Napoli Campione 1 Campione 2 Triax. U.U. Triax. C.D. Triax. C.D.
Cu = 2,75 = 265" C' = 3,36 ' = 1929" C' = 4,37 ' = 19

Tabella 2.3.1 c - Risultati prove di compressione triassiale delle Argille Plioceniche.

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14

12

q'=( 1- 3 )/2

10

y = 0,3272x + 4,1339
8

Prova 1 ws
y = 0,3389x + 3,0614

Prova 2 wn

0 0 5 10 15 20 25 30 35 40

p'=( 1+ 3)/2

Figura 2.3.1 d - Diagramma prove di compressione triassiale delle Argille Plioceniche.

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2.3.2 NUCLEO
Il laboratorio GEO di Bari ha effettuato prove di compressione triassiale e misure di permeabilit su di un campione proveniente dalla cava di prestito del nucleo. Di seguito si riportano le caratteristiche di identificazione.

Laboratorio GEO Caratteristiche di identificazione 2,7 s (t/m) 15,6 Wn (%) 31,9 Wl (%) 17,0 Wp (%) 14,9 Ip (%) 1,1 Ic

Laboratorio GEO Frazione ghiaiosa (%) 0,0 D>2 mm Frazione sabbiosa (%) 0,02<D<2 mm Frazione limosa (%) 0,002<D<0,02 mm Frazione argillosa (%) D<0,002 mm 62,7 16,0 21,3

Tabella 2.3.2. a Identificazione del materiale per provini sottoposti a prove triassiali.

La preparazione dei campioni stata effettuata costipando il materiale in laboratorio con un contenuto dacqua w = 16% fino ad ottenere un peso secco dellunit di volume d = 1,82 t/m, uguale a quello riscontrato nellesecuzione del rilevato sperimentale. Sono state eseguite le seguenti prove: N 3 prove Triax. U.U.; N 6 prove Triax. C.U.. I campioni sono stati saturati mediante contropressione e durante le prove sono state misurate le pressioni neutre. Si riportano di seguito i risultati:

Provino 1 2 3

1
4 5,65 6,96

3
1,5 3 4,5

(1-3)/2
1,26 1,32 1,23

Cu
1,27

Tabella 2.3.2. b Risultati prove di compressione triassiale U.U.

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Provino 1 Provino 2 Provino 1+2 C (Kg/cm) C (Kg/cm) C (Kg/cm) 30,00 0,79 27,47 0,25 22,39 0,94
Tabella 2.3.2. c Risultati prove di compressione triassiale C.U.

Dalle prove Triax. C.U., attraverso una serie di interpolazioni tra i risultati delle singole prove e considerando i risultati ottenuti nel loro complesso, si giunti ai seguenti valori di angolo dattrito e di coesione: = 22,3 c = 0,94 t/m

In corso dopera il laboratorio di cantiere ha eseguito le seguenti prove di controllo: N 313 analisi granulometriche: dai risultati si ricavano le seguenti percentuali delle frazioni granulometriche (% in peso) Sabbia: 15 55; Limo: 40 50; Argilla: 5 35. N 313 limiti di consistenza: la plasticit risulta essere medio-bassa; N 313 prove di costipamento (procedura Proctor Standard): si sono ricavati i valori medi di Wopt = 17,2 %; dmax = 1,73 t/m. N 313 peso secco (tecnica della Sabbia calibrata); N 312 contenuto dacqua.

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Dalle misure effettuate sono stati rilevati anche i valori del grado di saturazione, dellindice dei vuoti e della porosit allottimo di Proctor; si osserva che il materiale presenta un grado di saturazione medio pari a S = 0 86%, il contenuto dacqua allottimo di Proctor presenta un andamento leggermente crescente con il progredire della costruzione ed il peso dellunit di volume si riduce leggermente nel tempo. Potendo, inoltre, correlare i risultati delle prove di costipamento alla plasticit del materiale, si visto come allaumentare dellindice di plasticit (Ip) tenda ad aumentare il contenuto dacqua allottimo di Proctor mentre il peso secco massimo dellunit di volume (dmax) tenda a diminuire. Durante la costruzione sono stati eseguiti n 313 controlli (uguali al numero di prove di costipamento in laboratorio) al fine di misurare il contenuto dacqua ed il peso dellunit di volume in sito subito dopo la posa in opera del materiale; si riscontrata una media del contenuto dacqua pari a w = 17,2% ed una media del peso dellunit di volume pari a d = 1,75 t/m. Si riporta una sintesi dei risultati ottenuti:

Limiti Wl Wp Ip

Proctor dmax Wopt


1,85 1,58 1,73

Rilevato n S d W e n S

Max 47,4 26,0 24,3 Min 22,5 14,9 3,6 Media 31,0 18,5 12,5

22,7 0,68 0,40 0,98 1,89 22,2 0,65 0,39 1,02 13,2 0,43 0,30 0,72 1,61 12,5 0,40 0,29 0,69 17,2 0,53 0,35 0,86 1,75 17,2 0,51 0,34 0,89

Tabella 2.3.2. d Sintesi delle grandezze del nucleo.

Confrontando i risultati, notiamo che i valori medi del contenuto dacqua misurato dopo la posa in opera ed il valore allottimo di Proctor sono sostanzialmente identici; i valori medi del peso secco dellunit di volume differiscono leggermente deducendosene che il costipamento determinato dai rulli maggiore di quello prodotto in laboratorio.

29

2.3.3 AVANDIGA
E stata realizzata precedentemente alla costruzione della diga, al fine di consentire la deviazione del torrente Locone in galleria e per preservare il cantiere da eventuali piene. Il volume di materiale posto in opera pari a circa 290000 m, di cui 110000 m in destra e 180000 m in sinistra orografica del torrente Locone. Il materiale lo stesso dei rinfianchi; la tenuta idraulica stata affidata ad un diaframma di calcestruzzo nei terreni di fondazione ed ad una guaina sintetica posta in opera sul paramento di monte del rilevato. Durante la costruzione sono state eseguite le seguenti prove di controllo: in sito N 119 determinazioni del peso secco dellunit di volume (d) con il metodo della sabbia calibrata e del contenuto dacqua (w): la media dei valori per il peso secco pari a d = 2,18 t/m mentre per il contenuto dacqua pari a w = 2,97%. Da queste misure sono stati rilevati il grado di saturazione, lindice dei vuoti e la porosit. Di seguito si riportano i risultati:

d (t/m) Min Max Media 2,00 2,31 2,18

W 1,60 5,30 2,97

S 0,14 0,68 0,34

e 0,17 0,35 0,24

n 0,14 0,26 0,19

Tabella 2.3.3. a Sintesi dei risultati sperimentali.

Si osservato dai grafici come, relativamente alle variazioni di tempo, il grado di saturazione (S) aumenti leggermente; di contro, lindice dei vuoti e la porosit diminuiscono. N 30 prove di permeabilit: si misurato un coefficiente di permeabilit (k) variabile tra 4,4*10 cm/s e 1,7*10 cm/s;

30

in laboratorio N 71 analisi granulometriche che hanno fornito i seguenti risultati: Materiale fino (passante = 0,074 mm): 0,6% 7,1% v.m. = 3,4%; Sabbia inclusa frazione limosa (passante = 2 mm): 16,8% 31,6% v.m. = 25,6%; Ghiaia (2 mm < < 6 mm): 61% 77% v.m. = 69%; Blocchi ( > 6 mm): 2% 18% v.m. = 6%. Il coefficiente di uniformit (d60/d10) mediamente pari a 125; ne risulta che il materiale ben gradato; dalla curva granulometrica si deduce che il materiale di tipo gap-graded costituito da due frazioni ben distinte: una frazione sabbiosa (S) con coefficiente di uniformit pari a 1,6 ed una frazione ghiaiosa (G) con coefficiente di uniformit pari a 3,4 quindi ciascuna delle due frazioni granulometriche risulta uniforme e pu essere considerata approssimativamente monogranulare. N 10 prove di permeabilit su provini di grande diametro ( = 1000 mm) a carico costante, secondo lo schema di Darcy: i valori di k ottenuti sono compresi tra 1,2*10 cm/s e 7,9*10 cm/s. Si riportano i risultati:

Min Max Media

Ksito (10 cm/s) 36 4,4 10,2

Klab. (10 cm/s) 79 1,2 18,5

Tabella 2.3.3. b Sintesi dei risultati sperimentali.

Contemporaneamente lUniversit di Napoli ha eseguito n 6 prove di compressione triassiale su campioni confezionati con materiale proveniente dallavandiga. Le prove sono state eseguite mediante una cella di compressione triassiale di grandi dimensioni. Per il confinamento laterale del provino sono state utilizzate due membrane di lattice di gomma, dello spessore di 2 mm e 1 mm. 31

La pressione laterale 3 stata applicata mediante acqua; successivamente si incrementata la componente assiale 1 imprimendo al provino una velocit di deformazione costante pari a 0,3 mm/min. Le deformazioni assiali sono state rilevate tramite un comparatore centesimale, mentre le variazioni di volume del provino sono state dedotte dalle corrispondenti variazioni volumetriche dellacqua di cella. I campioni sottoposti a prova sono stati confezionati con due diverse percentuali di ghiaia (F1 = 75% e F2 = 50%) al fine di studiare le variazioni delle caratteristiche meccaniche in funzione della granulometria. Sono state inoltre condotte tre prove triassiali su campioni di piccole dimensioni, costituiti solo da sabbia, per determinare la resistenza del materiale delle zone di transizione. In definitiva, si dispone di: N 3 provini di granulometria F1; N 3 provini di granulometria F2; N 3 provini di sabbia F = 0. Si riporta di seguito la sintesi dei risultati:

Provino A B C

(t/m) 2,167 2,155 2,190

3 1 (t/m) (t/m) 10 78,04 20 123,68 40 253,71

r (%) 2,42 3,39 3,88

0 5036' 4611' 4641'

4524'

C (t/m) 2,67

Tabella 2.3.3. c Avandiga: risultati su provini 75% ghiaia e 25% sabbia (F = 75%).

Provino A B C

(t/m) 1,989 2,008 2,045

3 (t/m) 10 20 40

1 (t/m) 70,24 125,37 251,93

r (%) 2,91 3,64 3,88

0 4839' 4627' 4632'

4553'

C (t/m) 1,41

Tabella 2.3.3. d Avandiga: risultati su provini 50% ghiaia e 50% sabbia (F = 50%).

32

Provino A B C

(t/m)

3 (t/m) 6,31 12,42 21,75

1 (t/m) 1 2 4

r (%) 6,47 6,47 7,65

4208'

C (t/m) 0,36

Tabella 4.1.3. d Zone di transizione: risultati su provini di sabbia (F = 0%).

2.3.4 RINFIANCHI
Terminata lavandiga cominciata la costruzione dei rinfianchi, nel corso della quale sono state eseguite analisi granulometriche, misure di contenuto dacqua, di peso dellunit di volume e di permeabilit in sito. Sulla base di queste misure sono stati calcolati anche il grado di saturazione (S), lindice dei vuoti (e), e la porosit (n). Si riportano i valori medi delle misure effettuate per il rinfianco di valle, di monte e linsieme dei due:

Valle Monte Tot.

d (t/m) N Media 1100 2,23 1332 2,24 2432 2,24 S

W (%) N Media 1100 3,70 1332 3,65 2432 3,67 e

K (10 cm/s) N Media 259 8,32 354 8,12 613 8,24 n

Valle Monte Tot.

N 1100 1332 2432

Media 0,49 0,49 0,49

N 1100 1332 2432

Media 0,21 0,21 0,21

N 1100 1332 2432

Media 0,17 0,17 0,17

Tabella 2.3.4. a Rinfianchi: confronti tra le grandezze medie.

Confrontando i tre casi, risulta che i valori del peso di volume secco, del contenuto dacqua e del coefficiente di permeabilit differiscono lievemente tra loro; pertanto le misure relative ai due rinfianchi sono state considerate come appartenenti ad un'unica popolazione di dati.

33

Di seguito si riportano per ciascuna grandezza i valori minimi, massimi e le medie:

d (t/m) Min Max Media 2,10 2,45 2,24

W 1,20 9,40 3,67

S 0,13 1,24 0,49

e 0,10 0,29 0,21

n 0,09 0,22 0,17

K (10 cm/s) 65 1,0 8,2

Tabella 2.3.4. b Rinfianchi: sintesi dei dati.

Dallo studio di tali risultati ed esaminando landamento dei relativi grafici ne concludiamo che: Il peso secco dellunit di volume si mantiene sostanzialmente invariato nel tempo; La permeabilit, misurata mediante prove in sito utilizzando la tecnica del pozzetto, ha una media di valori pari a k = 8,2*10 cm/s ed il suo andamento nel tempo risulta sostanzialmente invariato.

34

2.3.5. ZONE DI TRANSIZIONE E DRENO SUB-VERTICALE


Il volume di materiale posto in opera per le zone di transizione pari a 455632 m, mentre quello del dreno stato pari a 91572 m. Dallanalisi granulometrica risulta che: Materiale di transizione Ghiaia: < 5%; Sabbia: 95% 100%; Coefficiente di uniformit (d60/d10) = 2. Dreno di valle Ghiaia: 60% 85%; Sabbia: 40% 15%. Presso il laboratorio di cantiere sono state eseguite prove di permeabilit a carico costante ed in base alla composizione granulometrica si sono ottenuti i seguenti risultati: Zone di transizione Ghiaia 10% - sabbia 90% k = 4,6*10 cm/s; Ghiaia 14% - sabbia 86% k = 4,2*10 cm/s; Ghiaia 5% - sabbia 95% k = 1,2*10 cm/s. Dreno sub-verticale Ghiaia 65% - sabbia 35% k = 1,2*10 cm/s; Ghiaia 85% - sabbia 15% k = 1,07*10 cm/s. LUniversit di Napoli ha determinato la densit minima (1,39 t/m) e massima (1,68 t/m) del materiale e la sua resistenza a rottura mediante prove Triax C.D. a deformazione controllata ed a contenuto dacqua nullo su materiale composto esclusivamente da sabbia.

35

Si riportano di seguito i risultati ottenuti:

Provino a b c

(t/m) -

3 1 (t/m) (t/m) 1 2 4 4,31 8,42 13,75

r (%) 6,47 6,47 7,65

' 4208'

C' (t/m) 0,36

Tabella 2.3.5 Materiale di transizione: risultati prove Triax C.D.

2.4 OPERE IDRAULICHE


Le principali opere idrauliche dellimpianto sono lo scarico di fondo, lo scarico di superficie e lopera di derivazione.

2.4.1 SCARICO DI FONDO


Lo scarico di fondo (portata massima 380 m/s) costituito da una galleria, a sezione circolare, ubicata in sinistra dello sbarramento. Questa si sviluppa per una lunghezza pari a 770 m; il diametro della sezione di scavo 9,30 m; il diametro interno 7,30 m. La galleria intercettata, a circa met del suo sviluppo, da due paratoie piane disposte in serie ed azionate con comando oleodinamico. Laccesso alla camera di manovra avviene attraverso un pozzo circolare verticale della profondit di 46 m e con un diametro interno di 9,60 m; il diametro della sezione di scavo 11,60 m. A valle della galleria, lacqua viene restituita allalveo del Locone attraverso un canale in calcestruzzo armato che si raccorda alla parte terminale dello scarico di superficie. La collocazione altimetrica della galleria consente il vuotamento completo del serbatoio.

36

Laltezza di ricoprimento raggiunge un massimo di circa 50 m, in corrispondenza del pozzo di manovra, e diminuisce progressivamente, sia a monte che a valle, fino ad un valore di pochi metri in prossimit degli imbocchi. La galleria attraversa, per tutta la sua lunghezza, la formazione delle Argille Azzurre, costituita da argilla preconsolidata di media plasticit.

Figura 2.4.1: Profilo longitudinale della galleria.

2.4.2 SCARICO DI SUPERFICIE


Lo scarico di superficie collocato in sinistra della sezione di sbarramento ed costituito da uno sfioratore a pianta rettangolare e da un canale collettore, seguiti da un canale fugatore e da una vasca di dissipazione; si sviluppa per una lunghezza complessiva di 667 m mentre la portata massima prevista 890 m/s. Le prime opere realizzate sono state lo sfioratore e la vasca di dissipazione. Successivamente stato costruito il canale di fuga. Questultimo si sviluppa, secondo un asse rettilineo, per una lunghezza complessiva di 550 m. In particolare, nel tratto di monte, la struttura raggiunge unaltezza di circa 22 m dal piano di fondazione. La met inferiore stata realizzata effettuando uno scavo di circa 13 m nelle Argille Azzurre, dopo aver preventivamente realizzato due paratie di sostegno costituite da pali accostati del 1500.

37

La met superiore della struttura, sulla quale poggia il rilevato diga, stata invece costruita in elevazione dopo aver posto in opera una fila di puntoni in calcestruzzo armato, prefabbricati in cantiere, i quali assorbono la maggior parte della spinta dei terreni.

Figura 2.4.2: Planimetria dello scarico di superficie.

2.4.3. OPERA DI DERIVAZIONE


La derivazione delle acque dal serbatoio viene effettuata mediante una galleria ubicata in destra della sezione di sbarramento. Limbocco di monte costituito da unopera in calcestruzzo, provvista di griglia metallica e carro strigliatore. La regolazione del deflusso avviene mediante una valvola a farfalla, ubicata alla base del pozzo di manovra. La galleria si sviluppa per una lunghezza complessiva di 894 m. Il diametro della sezione di scavo 3,60 m; il diametro interno 2,50 m.

38

Il tracciato attraversa, per quasi tutta la sua lunghezza, la formazione delle Argille Azzurre. Laltezza di ricoprimento varia da pochi metri fino ad un massimo di circa 43 m, nei pressi del pozzo di manovra. A circa 300 m dallimbocco di valle. Un pozzo verticale, delle stesse dimensioni di quello dello scarico di fondo, consente la manovra delle apparecchiature di regolazione. La massima portata derivabile di 32 m/s. .

Figura 2.4.3: Profilo longitudinale della galleria di derivazione.

2.5 COSTRUZIONE
I problemi tecnici ed organizzativi che si incontrano nella realizzazione di opere grandi e complesse, quali sono le dighe, non sono mai pochi n di facile soluzione. Tuttavia, il fattore che ha reso particolarmente impegnativa la costruzione della diga del Locone rappresentato dalla necessit di portare a termine i lavori in tempi estremamente ridotti. Nel caso specifico limpresa si impegn nel farlo in soli cinquanta mesi.

39

Il primo problema tecnico da risolvere stato lindividuazione delle cave di prestito dei materiali necessari alla costruzione della diga. A questo scopo sono state condotte due ampie campagne di ricerca, mediante indagini geotecniche in sito ed in laboratorio: la prima (1981-82) ha riguardato il materiale per i rinfianchi e la seconda (1983) il materiale da nucleo. La ricerca del materiale da contronucleo stata particolarmente impegnativa, da un lato per il notevole volume di materiale necessario (7000000 m), dallaltro lato perch i terreni pi idonei (in un raggio di 25 Km dal cantiere) si rinvengono sulla sommit di rilievi collinari, distribuiti irregolarmente sul territorio. E stato pertanto necessario estendere le indagini ad una superficie di circa 250 Km, attraverso lesecuzione di 940 sondaggi ed il prelievo di numerosi campioni sottoposti a prove geotecniche di identificazione. Sono state cos individuate 8 aree di cavatura per una superficie complessiva di 400 ha.

40

Figura 2.5 a: Planimetria delle cave.

41

La tecnica di posa in opera del materiale per i rinfianchi stata messa a punto attraverso sperimentazioni di controllo, eseguite durante la costruzione dellavandiga. Le prove in sito ed in laboratorio hanno dimostrato lidoneit del materiale prescelto ed hanno consentito di definire lo spessore degli strati alla stesa (70 cm) e la tecnica di compattazione (6 passaggi di rullo vibrante da 16 t). Come materiale da nucleo stato utilizzato, successivamente allesecuzione di unopportuna campagna di indagini in sito ed in laboratorio, lorizzonte superiore dellalluvione cavato sino ad uno spessore di 4 m.. Allo scopo di stabilire la tecnica di posa in opera del materiale da nucleo stato realizzato un rilevato sperimentale, del volume di 2000 m.. Lesame delle misure effettuate sul rilevato, rapportate ai risultati delle prove di costipamento, ha permesso di definire la metodologia esecutiva: Spessore degli strati dopo la compattazione: 30 cm Rulli compattatori: Hyster C 450 A e Bitelli Tornado Numero dei passaggi di rullo: 10 Mentre era in corso la ricerca dei materiali, si procedeva allesecuzione dei lavori necessari per la deviazione del Locone in fasi progressive.

Figura 2.5 b: Installazione del cantiere e costruzione della casa di guardia.

42

In un primo periodo, il corso del Locone stato deviato in un canale artificiale realizzato a tal fine, della lunghezza di circa 2 Km e definito in modo da interferire il meno possibile con gli scavi di fondazione della diga. Essendo la quota del canale di circa 2 m pi bassa della quota di fondo dellalveo del Locone, stato possibile il recapito in esso delle acque di drenaggio, provenienti da un reticolo di piccoli canali realizzati nellarea di scavo. Con tale accorgimento, il livello di falda stato abbassato di circa 2 m consentendo lesecuzione degli scavi di imposta della diga, fino al piano di fondazione dei rinfianchi. Nel frattempo stata realizzata lavandiga la cui tenuta, durante lesecuzione dei lavori, stata assicurata da un diaframma di calcestruzzo nei terreni di fondazione e da una guaina sintetica sul paramento di monte.

Figura 2.5 c: Deviazione delle acque nel canale artificiale, costruzione dellavandiga e scavo di fondazione dei contronuclei (giugno 1983-maggio 1984).

43

Successivamente il Locone stato deviato nella galleria dello scarico di fondo cos da consentire di intraprendere gli scavi di fondazione del nucleo, fino alla profondit di 3 m nella formazione delle Argille Azzurre.

Figura 2.5 d: Deviazione delle acque in galleria e scavo di fondazione del nucleo.

Nel prosieguo dei lavori il problema fondamentale stato quello di garantire produzioni elevate di materiale, anche in condizioni climatiche sfavorevoli. Si quindi provveduto a pianificare il lavoro,in modo da ridurre al minimo i giorni di interruzione dovuti al maltempo. Ci stato particolarmente difficile per il materiale da nucleo, il cui contenuto dacqua doveva essere mantenuto entro limiti ben precisi. A tal fine la posa in opera stata effettuata con particolare cura per evitare il ristagno dellacqua piovana sul piano di lavoro, mentre la coltivazione della cava stata programmata in modo da disporre, nelle diverse stagioni, di materiale con accettabile contenuto di acqua.

44

La costruzione del corpo diga terminata nellagosto 1986.

Figura 2.5 e: Costruzione del rilevato diga (novembre 1984-agosto 1986).

Nei mesi successivi sono stati eseguiti i diaframmi plastici, che garantiscono la tenuta sulle sponde, e sono stati portati a termine i lavori di finitura.

45

2.6 STRUMENTI DI MISURA E MONITORAGGIO


Le grandezze misurate nel corpo diga sono: cedimenti, spostamenti orizzontali, pressioni neutre e pressioni totali verticali. La strumentazione installata la seguente: N 19 assestimetri magnetici N 7 piezometri Casagrande N 15 piezometri ordinari N 40 piezometri elettropneumatici N 30 celle di pressione totale N 4 inclinometri Ulteriori strumenti sono stati installati in prossimit della diga, per la misura delle pressioni neutre e delle deformazioni nellarea circostante,durante lesercizio del serbatoio. Vi sono: N 25 piezometri Casagrande N 25 piezometri ordinari N 5 inclinometri Gli strumenti sono stati posizionati allinterno del corpo diga in cinque sezioni trasversali; le sezioni 8 e 50 corrispondono alla spalla destra e sinistra della diga mentre le sezioni 18, 24 e 39 corrispondono al corpo centrale. Si riporta di seguito uno schema di ubicazione degli strumenti in una sezione trasversale e gli strumenti installati durante la costruzione.

46

Figura 2.6 a: Sezioni del corpo diga.

Strumenti Assestimetri Piezometri di Casagrande Piezometri ordinari Piezometri elettropneumatici Celle di pressione totale
Tabella 2.6 Strumenti nel corpo diga.

Sez. 8 3 1 3 8 6

Sez. 18 3 1 3 8 6

Sez. 24 3 1 3 8 6

Sez. 39 3 1 3 8 6

Sez. 50 3 1 3 8 6

Totale 15 5 15 40 30

Per la misura dei cedimenti sono stati installati 3 assestimetri per ogni sezione in corrispondenza delle posizioni A1, corrispondente allasse del nucleo, A2 e A3 corrispondenti al rinfianco di valle. Per la misura delle pressioni totali sono stati installati 6 piezometri per ogni sezione. La misura delle pressioni interstiziali stata eseguita attraverso due diversi tipi di strumenti: per ogni sezione sono stati installati 3 piezometri ordinari ed 8 piezometri elettropneumatici. Di seguito si riportano i dati relativi alla sola sezione trasversale 24 allo scopo di esemplificare landamento delle grandezze e le loro correlazioni. Per approfondimenti si rimanda alla letteratura.

47

Figura 2.6 b Ubicazione strumenti di misura.

48

2.6.1 CEDIMENTI
Si riportano di seguito gli andamenti dei cedimenti relativi allinterno del nucleo (posizione A1) ed al rinfianco di valle (posizione A2) relativi alla sezione 24.

1,50

1,25

1,00

0,75

d [m]

1248 gg 549 gg 700 gg

0,50

0,25

335 gg
184 gg

0,00 0,00

914 gg
10,00 20,00 30,00 40,00 50,00 60,00 70,00 80,00

z [m]

. Figura 2.6.1 a Cedimenti del nucleo posizione A1.

0,90

0,80

0,70

0,60

d [m]

0,50

549 gg.
0,40

1248 gg.
0,30

0,20

914 gg. 335 gg. 700 gg. 184 gg.


10,00 20,00 30,00 40,00 50,00 60,00 70,00 80,00

0,10

0,00 0,00

Z [m]

Figura 2.6.1 b Cedimenti del rinfianco di valle posizione A2.

49

Si osserva che in entrambi i casi i massimi cedimenti avvengono alle quote intermedie del rilevato. Confrontando tra loro i risultati, appare evidente che il nucleo subisce cedimenti maggiori rispetto al rilevato.

80

70

60

50

40

z [m]

Rinfianco di valle
30

Nucleo

20

10

0 0,00

0,20

0,40

0,60

0,80

1,00

1,20

d [m]
Figura 2.6.1 c Confronto tra cedimenti del nucleo e del rinfianco di valle a termine costruzione.

50

2.6.2 DEFORMAZIONI VERTICALI


Le deformazioni verticali (v) corrispondono al rapporto tra la differenza di cedimento di due elementi assestimetrici contigui (posti a circa 3 m di distanza) e lo spessore iniziale dello strato compreso tra gli elementi medesimi (z):

v (t ) =
Il valore

i + 1 (t ) i ( t ) + i ( t 0 ) z + i ( t0 )

i ( t 0 ) il cedimento iniziale dellelemento inferiore al momento della

posa in opera dellelemento successivo. Si riporta di seguito landamento delle deformazioni verticali per ciascuno strato.

70

60

50

gen-85 giu-85 gen-86 giu-86 gen-87 dic-87

Altezzza del rilevato [m]

40

30

20

10

0 0,00

0,01

0,02

0,03

0,04

0,05

0,06

Figura 2.6.2 Deformazione verticale durante la costruzione (sez. 24 posizione A1).

Osserviamo che le deformazioni si incrementano con la profondit secondo una legge lineare.

51

2.6.3 PRESSIONI TOTALI


I dati elaborati si riferiscono a due celle di pressione totale: quella posta sulla fondazione del nucleo (P1) e quella posizionata sulla fondazione del rinfianco di valle (P2). Si riporta landamento delle pressioni totali verticali v ed il corrispondente valore della pressione di riferimento H.

160

140

H
120

100 2

t/m

80

v
60

40

20

0 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65

t (mesi)

Figura 2.6.3 a Pressione totale e pressione di riferimento ( sez. 24 posizione P1 ).

160

140

120

100 2

t/m

80

60

40

20

0 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65

t (mesi)

Figura 2.6.3 b Pressione totale e pressione di riferimento (sez. 24 posizione P2).

Osserviamo una differenza tra nucleo e rinfianco; per il nucleo, infatti, la pressione misurata risulta sempre inferiore alla pressione di riferimento (v < H) mentre accade lopposto per il rinfianco di valle (v > H).

52

2.6.4 PRESSIONI INTERSTIZIALI


Sono state misurate mediante celle piezometriche; data la grossa pezzatura del materiale utilizzato per i rinfianchi, gli strumenti ivi installati non hanno fornito risultati significativi. Al contrario, le celle piezometriche installate nel nucleo hanno misurato lincremento delle pressioni interstiziali determinato dalla costruzione del rilevato. Si riporta landamento della quota piezometrica (h) in funzione del tempo (mesi) registrata in corrispondenza della posizione 3, sezione trasversale 24.

170 165 160 155

Pos. 3
150

h [m]

145 140 135 130 125 120 0 10 20 30 40 50 60 70

t (mesi)

Figura 2.6.4 Variazione di quota piezometrica nel tempo per la sezione 24 posizione 3.

Notiamo che i piezometri registrano incrementi significativi di pressione con un sensibile ritardo rispetto alla posa in opera degli strati sovrastanti. Lo si spiega considerando che, allatto della posa in opera, il materiale costituente il nucleo in condizioni di parziale saturazione e ci comporta pressione interstiziale inizialmente negativa. Con il procedere della costruzione, il materiale, comprimendosi a contenuto dacqua praticamente costante, aumenta progressivamente il proprio grado di saturazione sino a che, prossimo al 100%, la pressione interstiziale diventa positiva e quindi registrabile dai piezometri.

53

2.6.5 CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA


La modellazione geotecnica, scaturita dallelaborazione dei dati precedentemente esposti, ha come scopo primario quello di determinare ununica relazione che possa ben esprimere il comportamento meccanico di ciascun materiale costituente lopera al fine di risalire ad un probabile valore di rigidezza E. Il legame tensioni efficaci-deformazioni verticali (v v) permette di individuare la curva edometrica di ciascun materiale e quindi ricavare i valori dellindice di compressibilit (Cc), dellindice di rigonfiamento (Cs) e della pressione di sovraconsolidazione (Pc). Linterpretazione dei dati sperimentali stata condotta tenendo conto di due ipotesi semplificative: Contenuto dacqua (w) costante; Stato deformativo edometrico (x = y = 0 ; z = v). Le sezioni trasversali di cui si tenuto conto per la caratterizzazione sono le 18, 24 e 39; gli strumenti di monitoraggio utilizzati sono stati: Cella di pressione totale base nucleo posizione P1; Cella piezometrica base nucleo posizione P1; Cella di pressione totale base rinfianco valle posizione P2; Cella piezometrica base rinfianco valle posizione P2. Riportiamo, a scopo esemplificativo, i risultati relativi alla sola sezione trasversale 24; per approfondimenti si rimanda alla relativa letteratura.

54

2.6.6 NUCLEO
Nel seguente diagramma si riporta landamento delle tensioni totali (v), misurate dalla cella di pressione in posizione P1, con le tensioni verticali di riferimento (H), determinate dal prodotto tra peso dellunit di volume ed altezza di ricoprimento (differenza tra la quota del rilevato al tempo di misura t e la quota dello strumento).

160,00 140,00 120,00 100,00

g H [t/m ]

80,00 60,00 40,00 20,00 0,00 0 20 40 60 80 100


2

sez.24 sv = g H

120

140

160

s v [t/m ]

Figura 2.6.1 a: Confronto v - H.

Si osserva che la pressione misurata risulta sempre inferiore a quella di riferimento (v < H); ci sta a significare la presenza di un probabile errore nella rilevazione delle misure. Per eliminarlo si proceduto ricercando una relazione univoca tra tensioni totali e tensioni di riferimento, mediante una interpolazione lineare tra i dati di misura di tutte le sezioni.

55

Si riporta il grafico di interpolazione:

160,00

140,00

120,00

100,00

y = 0,6095x

s v [t/m ]

80,00

60,00

40,00

20,00

0,00 0,00

20,00

40,00

60,00

80,00

100,00
2

120,00

140,00

160,00

gH [t/m ]

Figura 2.6.1 b: Interpolazione unica di v - H.

Si giunti in tal modo alla seguente relazione lineare (con k = 0,6095 coefficiente di correlazione):

v = k H
Analogo procedimento stato seguito per le pressioni neutre; come risultato si giunti alla determinazione della funzione lineare interpolante

U = 0,2275 H 4,8486

56

Si riporta il grafico:

30,00

y = 0,2275x - 4,8486
25,00

20,00

u [t/m ]

15,00

10,00

5,00

0,00 0,00

20,00

40,00

60,00

80,00

100,00
2

120,00

140,00

160,00

gH [t/m ]

Figura 2.6.1 c: Interpolazione unica di H - u.

Individuate per v ed U le relazioni lineari riassumenti la loro variazione al progredire della costruzione del rilevato, si provveduto alla correzione delle grandezze sezione per sezione. La determinazione delle deformazioni verticali (v) consistita nella semplice lettura assestimetrica della differenza dei cedimenti in corrispondenza delle due piastre di misura contigue, poste alla base ed alla sommit dello strato interessato, rapportata allo spessore iniziale dello strato stesso. Noti i valori delle tensioni efficaci in base al principio di Terzaghi:

v = v -u
e note le deformazioni, si proceduto allinserimento dei valori nel diagramma tensioni efficaci deformazioni allo scopo di ottenere una quanto pi verosimile curva edometrica del materiale del nucleo. 57

Al fine di determinare un unico andamento che ben rappresenti il materiale, si proceduto ad una interpolazione della nuvola di punti delle tre sezioni centrali con una funzione polinomiale del II ordine. Si riportano i risultati:
s ' v [t/m ]
0,00 0,000 10,00 20,00 30,00 40,00 50,00 60,00 70,00
2

0,010

0,020

sez.18 sez.24 sez.39 media Poli. (sez.18)

0,030

ev
0,040

Poli. (sez.24) Poli. (sez.39) Poli. (media)

0,050

0,060

0,070

Figura 2.6.1 d: Interpolazione polinomiale diagramma tensioni - deformazioni.

log s 'v [t/m ]


1,00 0,000 10,00 100,00

0,010

0,020

sez.18 sez.24 sez.39 media Poli. (sez.18) Poli. (sez.24) Poli. (sez.39) Poli. (media)

0,030

ev
0,040 0,050 0,060 0,070

Figura 2.6.1 e Interpolazione polinomiale diagramma tensioni deformazioni in scala semi-logaritmica.

58

Si visto, mediante confronto, che la curva edometrica pi rappresentativa quella della sezione 39; una ulteriore conferma si avuta confrontando tale curva con quella ottenuta dai dati di laboratorio. Si riporta il diagramma:

Figura 2.6.1 f: Confronto tra curva edometrica sperimentale e di laboratorio.

Da tale rappresentazione stato possibile, attraverso la costruzione di Casagrande, dedurre i seguenti valori: Indice di compressibilit Cc (sez. 39) = 0,092; Cc (lab.) = 0,104 Indice di rigonfiamento Cs (sez. 39) = 0,022; Cs (lab.) = 0,005 Pressione di sovraconsolidazione Pc (sez. 39) = 31,00 (t/m);Pc (lab.) = 32,50 (t/m). Calcolato il valore del modulo edometrico per ogni step di costruzione (D) mediante le seguenti equazioni:

e = e0 v (1+ e0 )
va = v 0 +
v 2
59

D=

(1 + e) va
0,435 Cc

si potuti risalire al modulo di rigidezza elastico mediante lequazione

(1 2 ) E=D
2

Dai calcoli si ricavato un valore E = 14928,60 KN/m.

60

2.6.7 RINFIANCHI
Analogamente a quanto detto per il nucleo ed utilizzando lo stesso metodo di studio per una caratterizzazione del materiale del rilevato, si sono confrontati i risultati delle pressioni totali v misurate da una cella di pressione posta alla base del rinfianco con i valori di riferimento H calcolati in base alla quota raggiunta dal rilevato al tempo t considerato. Lo scopo sempre quello di depurare i dati da eventuali errori di misurazione. Esaminando il grafico si visto che le pressioni totali v risultano essere costantemente maggiori delle tensioni di riferimento H, contrariamente a quanto accaduto nel nucleo.

100,00 90,00 80,00 70,00 60,00

g H [t/m ]

sez.24

50,00 40,00 30,00 20,00 10,00 0,00 0,00

s v=gH

20,00

40,00

60,00

80,00

100,00
2

120,00

140,00

160,00

s v [t/m ]

Figura 2.6.2 a: Confronto v - H.

Ci lo si spiegato partendo da considerazioni sui cedimenti differenziali tra nucleo (fondato direttamente sulle Argille Azzurre indeformabili) e rinfianchi (fondati su depositi alluvionali deformabili). Questa differenza comporta una modifica dello stato tensionale con una riduzione delle tensioni verticali in corrispondenza del nucleo ed un corrispondente incremento nei rinfianchi.

61

Interpolando i dati delle tre sezioni:

180,00

160,00

y = 1,5x
140,00 120,00

s v [t/m ]

100,00 80,00 60,00

40,00

20,00 0,00 0,00

10,00

20,00

30,00

40,00

50,00

60,00
2

70,00

80,00

90,00

100,00

gH [t/m ]

Figura 2.6.2 b: Interpolazione unica di v - H.

si giunti alla relazione lineare ( con k = 1,5 coefficiente di correlazione)

v = k H
Data la granulometria grossa del materiale del rilevato, le pressioni neutre generatesi sono trascurabili quindi le tensioni totali coincidono con le tensioni efficaci (principio di Terzaghi). Le deformazioni verticali sono state misurate con un assestimetro relativo alla posizione di misura A2 ed al primo strato di posa. Plottando i valori relativi alle tre sezioni in un diagramma tensioni deformazioni si proceduto ad una interpolazione polinomiale del II ordine.

62

Si riportano i risultati:

s 'v
0,00 0,000 20,00 40,00 60,00

m od

[t/m ]
100,00 120,00 140,00 160,00

80,00

0,010

0,020

sez.18 sez.24 sez.39 media Poli. (sez.18) Poli. (sez.24) Poli. (sez.39) Poli. (media)

ev

0,030

0,040

0,050

0,060

Figura 2.6.2 c Interpolazione polinomiale diagramma tensioni - deformazioni.

logs 'v
0,10 1,00 0,000

m od

[t/m ]
100,00 1000,00

10,00

0,010

0,020

sez.18 sez.24 sez.39 media Poli. (sez.18) Poli. (sez.24) Poli. (sez.39) Poli. (media)

ev

0,030

0,040

0,050

0,060

Figura 2.6.2 d: Interpolazione polinomiale diagramma tensioni deformazioni in scala semilogaritmica.

63

Dallesame dei grafici si deciso di adottare la curva media quale rappresentativa del materiale. Attraverso la costruzione di Casagrande, si sono calcolati i seguenti valori: Indice di compressibilit Cc (media) = 0,050; Indice di rigonfiamento Cs (media) = 0,004; Pressione di sovraconsolidazione Pc (media) = 50,00 (t/m). Dalla conoscenza dei valori di tensione e deformazione ricavati dalla relazione polinomiale interpolante si potuto ricavare il modulo edometrico (D), relativo ad ogni quota raggiunta durante la costruzione ed al primo strato di posa, attraverso la relazione:

D=

v v

e quindi il valore del modulo elastico E attraverso la relazione:

(1 2 ) E=D
2

(1 )

Dai calcoli si ricavato un valore E = 52515,00 KN/m.

64

2.6.8 DEPOSITI ALLUVIONALI


Costituiscono la fondazione su cui poggiano i rinfianchi e sono causa di variazione tensionale tra questi ultimi ed il nucleo. A causa dellesiguit dei dati a disposizione, si proceduto in maniera diversa rispetto alle caratterizzazioni precedenti. Infatti si ipotizzata una immediata ed equivalente deformazione dello strato alluvionale rispetto ai rinfianchi. Quindi si sono utilizzate le letture degli assestimetri del rinfianco di valle in posizione A2. Da queste si sono calcolate le deformazioni verticali, subite dai depositi durante la costruzione, attraverso la formula:

v =

dove D = 3,2 m (spessore iniziale del deposito) e sono i cedimenti. Le tensioni totali sono le stesse misurate per il rinfianco di valle registrate dalla cella di pressione posta alla base. Riportando i valori delle tre sezioni in un diagramma tensioni deformazioni, si interpolata la nuvola di punti con una relazione polinomiale del II ordine. Si riportano i diagrammi:

s v [t/m ]
0,00 0,000 0,020 0,040 0,060 20,00 40,00 60,00 80,00 100,00 120,00 140,00 160,00

sez.18
0,080

ev

0,100 0,120 0,140 0,160 0,180 0,200

sez.24 sez.39 Poli. (sez.18) Poli. (sez.24) Poli. (sez.39)

Figura 2.6.3 a: Interpolazione polinomiale diagramma tensioni - deformazioni.

65

logs v [t/m ]
0,10 1,00 0,000 0,020 0,040 0,060 0,080 10,00 100,00 1000,00

sez.18 sez.24 sez.39 Poli. (sez.18) Poli. (sez.24) Poli. (sez.39)

ev

0,100 0,120 0,140 0,160 0,180 0,200

Figura 2.6.3 b: Interpolazione polinomiale diagramma tensioni deformazioni in scala semilogaritmica.

Confrontando tra loro le curve si visto che la curva edometrica pi rappresentativa quella della sezione 24. Da questa, sempre attraverso la costruzione di Casagrande, si sono estrapolati i valori: Indice di compressibilit Cc (sez. 24) = 0,392; Indice di rigonfiamento Cs (sez. 24) = 0,007; Pressione di sovraconsolidazione Pc (sez. 24) = 57,00 (t/m). Come in precedenza, note tensioni totali e deformazioni verticali, si determinato il modulo edometrico attraverso la relazione:

D=

v v

e quindi il valore del modulo elastico E attraverso la relazione: 66

(1 2 ) E=D
2

(1 )

Dai calcoli si ricavato un valore E = 9986,70 KN/m. In definitiva, si riassumono le caratteristiche fisiche e meccaniche per ciascun materiale: CARATTERISTICHE FISICHE d ( KN/m) w ( KN/m) MATERIALE Argille Plioceniche 18,5 20,5 Depositi alluvionali 17,0 20,0 Nucleo 17,5 19,5 Rinfianchi e avandiga 22,4 24,4 Zone di transizione 15,9 17,9 Dreno sub-verticale 17,0 20,0 Unghia di valle 20,0 22,0

k (m/s) 1,0E-08 1,0E-03 1,0E-05 8,2E-05 1,2E-05 1,2E-04 1,0E-02

CARATTERISTICHE MECCANICHE MATERIALE C' ( KN/m ) ( ) Argille Plioceniche 43,7 19,0 Depositi alluvionali 1,0 35,0 Nucleo 9,4 22,0 Rinfianchi e avandiga 27,0 45,0 Zone di transizione 31,0 42,0 Dreno sub-verticale 1,0 35,0 Unghia di valle 1,0 40,0 CARATTERISTICHE MECCANICHE MATERIALE Argille Plioceniche Depositi alluvionali Nucleo Rinfianchi e avandiga Zone di transizione Dreno sub-verticale Unghia di valle

0,35 0,30 0,30 0,30 0,30 0,30 0,30

Epoli ( KN/m ) Cc Cs Pc ( KN/m ) 76900,00 " " " 9986,70 0,392 0,007 570,00 14928,60 0,092 0,022 310,00 52515,00 0,050 0,004 500,00 26257,50 " " " 26257,50 " " " 13000,00 " " "

67

Figura 2.6.3 c: Planimetria dellinvaso e della rete stradale.

68

Figura 2.6.3 d: Caratteristiche della diga.

69

3 MODELLO DI CALCOLO
3.1 INTRODUZIONE
In questo capitolo si procede ad unanalisi numerica delle deformazioni dei terreni di fondazione (Argille Plioceniche) considerando tre differenti modalit di carico: Caso A: applicazione istantanea dellintero carico (peso del corpo diga); Caso B: applicazione del carico per step costruttivi (spessore: 12 m; consolidazione: 5 gg); Caso C: applicazione del carico per step costruttivi (spessore: 3 m; consolidazione: 30 gg). La modellazione stata eseguita attraverso il codice di calcolo agli elementi finiti bidimensionale PLAXIS vers. 8.2; il programma permette di simulare situazioni reali riconducibili a stati di deformazione piana o a condizioni assialsimmetriche attraverso la creazione di un modello geometrico e la generazione di un reticolo di elementi finiti (mesh), partendo da una sezione trasversale verticale rappresentativa della situazione considerata.

Figura 3.1 a: Esempi di problemi in stato piano di deformazione e in assialsimmetria.

70

I tipi di elemento di una mesh sono: Elemento triangolare a 15 nodi: fornisce una interpolazione numerica del 4 ordine per gli spostamenti e lintegrazione numerica adopera 12 punti di Gauss (stress points); Elemento triangolare a 6 nodi: fornisce una interpolazione numerica del 2 ordine per gli spostamenti e lintegrazione numerica adopera 3 punti di Gauss (stress points).

Figura 3.1 b: Posizione di nodi e punti dintegrazione in elementi di terreno

La nostra modellazione eseguita in stato piano di deformazione ed utilizza una mesh ad elementi triangolari a 15 nodi. Una precisazione sulla convenzione dei segni adottata dal programma: la costruzione della geometria avviene nel piano x-y e la direzione z uscente dal piano stesso; nei valori di output le forze, le tensioni e le pressioni neutre sono considerate negative se di compressione.

Figura 3.1 c Sistema di coordinate ed indicazione delle componenti positive di tensione.

71

Infine, linterfaccia utente costituita da quattro sottoprogrammi: Input: creazione del modello geometrico e generazione delle condizioni iniziali; Calculation: definizione ed avvio dei calcoli; Output: visualizzazione dei risultati; Curves: generazione curve carico-cedimento, diagrammi tensionedeformazione, percorsi di sollecitazione o di deformazione di punti preselezionati.

3.2 MODELLO GEOMETRICO


Alla base di unanalisi agli elementi finiti attraverso PLAXIS vi la creazione di un modello geometrico dellopera (in questo caso di una sua sezione trasversale), la modellazione degli elementi strutturali inseriti nella stessa (diaframmi, tappeti drenanti, etc) e lassegnazione dei materiali. La sezione del corpo diga di riferimento nella seguente modellazione la sezione 24.

Figura 3.2 a Sezioni del corpo diga.

72

Il modello stato preventivamente implementato per condizioni di deformazione piana (plain strain); successivamente si proceduto alla creazione della geometria del corpo diga costituita da: Nucleo centrale; Zone di transizione; Dreno sub-verticale; Rinfianchi; Paramento di monte e unghia di valle (blocchi calcarei); Alluvioni di fondovalle (terreni ghiaio-sabbiosi); Formazione argillosa di base (Argille azzurre).

Figura 3.2 b: Modello geometrico.

73

3.2.1 VINCOLI
Definito linput geometrico sono stati assegnati i vincoli standard (Standard fixities), condizioni al contorno generali generate secondo le seguenti regole: Le linee geometriche verticali le cui coordinate x sono uguali alla minore o alla maggiore coordinata x del modello ricevono un vincolo orizzontale (Ux = 0); Le linee geometriche orizzontali le cui coordinate y sono uguali alla minore coordinata y del modello ricevono un vincolo totale (Ux = Uy = 0).

Figura 3.2.1: Assegnazione delle standard fixities.

3.2.2 MATERIALI
Di seguito si proceduto allassegnazione dei materiali ai singoli elementi del corpo diga. Le caratteristiche fisiche (d, sat, k) di ciascuno sono state ricavate dalle prove di laboratorio esaminate in precedenza; per quanto riguarda le caratteristiche meccaniche, i coefficienti di Poisson sono dati dalla letteratura,

74

mentre il modulo di Young stato ricavato da una precedente modellazione della diga del Locone (Grimani, 2007) che simulava la reale successione costruttiva dellopera nel tempo (si riporta una sintetica descrizione del lavoro e dei relativi risultati finali). Lanalisi stata realizzata attraverso la suddivisione in 23 fasi di calcolo che discretizzano la successione con la quale stato realizzato il corpo diga. In particolare, nella prima fase stato modellato lo scavo dei depositi alluvionali e di parte delle argille per la costruzione del nucleo; le rimanenti fasi si riferiscono alla modellazione della posa in opera dello strato di materiale di cui lopera costituita. E stato considerato uno spessore di 3 m per ogni strato. I risultati ottenuti sono stati confrontati con le misure di monitoraggio derivate dagli assesti metri posti in corrispondenza del nucleo (pos. A1) e del rinfianco di valle (pos. A2). Dai cedimenti verticali, infine, stato possibile ricavare le caratteristiche di deformazione dei materiali. Si riportano i grafici dei cedimenti misurati a fine costruzione (914 giorni):

1,40 1,20 1,00 0,80 d (m) 0,60 0,40 0,20 0,00 0,00 20,00 40,00 z (m) 60,00 80,00

Serie1 Poli. (Serie1)

Figura 3.2.2 a: Variazione cedimenti assestimetrici allinterno del nucleo ( posizione A1 ).

75

0,90 0,80 0,70 0,60 d (m) 0,50 0,40 0,30 0,20 0,10 0,00 0,00 10,00 20,00 z (m) 30,00 40,00 50,00 Cedimenti Poli. (Cedimenti)

Figura 3.2.2 b: Variazione cedimenti assestimetrici allinterno dei rinfianchi ( posizione A2 ).

I dati sperimentali sono stati inviluppati mediante curva quadratica; le quote relative si riferiscono alla fondazione del nucleo (figura 3.2.2 a) ed a quella dei rinfianchi (figura 3.2.2 b). I dati da modellazione sono stati preventivamente depurati da una sorta di cedimento iniziale prima di effettuare il confronto. Per ciascuna fase di calcolo, e quindi per ciascuno strato di posa, alleffettivo cedimento raggiunto al termine della procedura stato sottratto quello ottenuto nella fase precedente dallo strato sottostante. Questo perch la quota di posa in opera dello strato considerato, allatto della realizzazione, differente dalla quota teorica di progetto: ci dovuto al cedimento subito dagli strati sottostanti al crescere del rilevato. La ricerca del modello costitutivo pi opportuno per ciascun materiale stata svolta considerando i seguenti legami: Elastico lineare; Elastico non lineare; Elastico lineare perfettamente plastico (Mohr Coulomb); Elastico non lineare perfettamente plastico (Mohr Coulomb).

76

La modellazione numerica stata effettuata per passi successivi di back analysis: in un primo passo sono state portate a convergenza le caratteristiche dei materiali di fondazione, successivamente quelle del nucleo e dei rinfianchi. La convergenza tra risultati numerici e dati sperimentali stata ricercata facendo riferimento ai valori di cedimento forniti agli assestimetri. Richiamiamo in questa parte i risultati ottenuti considerando il legame elastico lineare per le Argille Plioceniche ed i depositi alluvionali ed il legame elastico perfettamente plastico di Mohr Coulomb utilizzato per il nucleo ed i rinfianchi. Attribuendo ad ogni materiale un legame di tipo elastico lineare si sono portati a convergenza i cedimenti alla base del nucleo, in corrispondenza delle argille Plioceniche con le misure ricavate dallassestimetro in posizione A1. Si giunti a convergenza dei risultati dopo una progressiva correzione del modulo di elasticit E delle argille. Il valore definitivo pari a:

E = 230000 KPa

80,00

70,00

60,00

50,00

40,00

30,00

20,00

cedimenti assestimetrici E=76900kPa E=100000kPa E=200000kPa E=215000kPa E=230000kPa Poli. (E=76900kPa) Poli. (E=100000kPa) Poli. (E=200000kPa) Poli. (E=215000kPa) Poli. (E=230000kPa) Poli. (cedimenti assestimetrici)

H [m]

10,00

0,00 0,0000 0,1000 0,2000 0,3000 0,4000 0,5000 0,6000 0,7000 0,8000

d [m]

Figura 3.2 2 c: Convergenza dei cedimenti Argille Plioceniche posizione A1.

77

Con analogo procedimento, ed inserendo per le Argille Plioceniche il valore di E ricavato in precedenza, si giunti a convergenza tra i cedimenti misurati dallassestimetro corrispondente ai rinfianchi (pos. A2) e quelli da modellazione per un valore del modulo di elasticit dei depositi alluvionali pari a:

E = 20000 KPa
Si riporta il grafico di riferimento:

80,00

70,00

60,00

50,00

40,00

30,00

cedimenti assestimetrici E=9986,7kPa E=15000kPa E=20000kPa Poli. (E=9986,7kPa) Poli. (E=15000kPa) Poli. (E=20000kPa) Poli. (cedimenti assestimetrici)

H [m]

20,00

10,00

0,00 0,0000

0,1000

0,2000

0,3000

0,4000

0,5000

0,6000

d [m]

Figura 3.2 2 d: Convergenza dei cedimenti depositi alluvionali posizione A2

Il legame elastico lineare perfettamente plastico (Mohr Coulomb) stato attribuito ai materiali del nucleo, dei rinfianchi e delle zone di transizione lasciando agli altri un modello di tipo elastico lineare. Si sottolinea il fatto che gli input di partenza per i materiali delle Argille Plioceniche ed i depositi alluvionali si sono utilizzati i dati derivanti da modellazione elastica lineare.

78

Riportiamo il grafico della convergenza relativa ai rinfianchi:

0,90 0,80

0,70

0,60

d [m]

0,50

cedimenti assestimetrici cedimenti da modello Poli. (cedimenti da modello) Poli. (cedimenti assestimetrici)

0,40

0,30

0,20

0,10

0,00 0,00

10,00

20,00

30,00

40,00

50,00

z [m]

Figura 3.2 2 e: Convergenza dei cedimenti rinfianchi posizione A2.

In questo caso si giunti subito a convergenza per un valore del modulo di Young pari a:

E = 17500 Kpa

79

Si riporta il grafico della convergenza relativa al nucleo:

1,40

1,20

1,00

0,80

0,60

cedimenti assestimetrici cedimenti da modello Poli. (cedimenti da modello) Poli. (cedimenti assestimetrici)

d [m]

0,40

0,20

0,00 0,00 -0,20

10,00

20,00

30,00

40,00

50,00

60,00

70,00

80,00

z [m]

Figura 3.2 2 f: Convergenza dei cedimenti nucleo posizione A1.

Una plausibile approssimazione si avuta per un valore del modulo di Young pari a:

E = 11500 Kpa

80

Riassumendo, le caratteristiche fisiche e meccaniche dei materiali utilizzate per la modellazione sono le seguenti:

CARATTERISTICHE MECCANICHE MATERIALE Argille Plioceniche Depositi alluvionali Nucleo Rinfianchi e avandiga Zone di transizione Dreno sub-verticale Unghia di valle C' ( KN/m ) ( ) Epoli ( KN/m ) 43,7 19,0 0,35 230000,00 1,0 35,0 0,30 20000,00 9,4 22,0 0,30 11500,00 27,0 45,0 0,30 17500,00 31,0 42,0 0,30 26257,50 1,0 35,0 0,30 26257,50 1,0 40,0 0,30 13000,00

Nella modellazione al materiale delle fondazioni sono state associate condizioni non-drenate (Undrained); ciascun materiale, inoltre, stato considerato isotropo nei confronti della permeabilit.

47 44 45 24 17 23 53 485758 22 21

46 39 41 40 2 421855 12954 13 38 37 43 49 y 50 56 67 50 x

36 35

34 33

59 11 10 34

32 31 30 52 29 19 5127 25 28 26 18 20 14

16

15

Figura 3.2 2 g: Assegnazione dei materiali.

81

Terminata questa fase di input si potuta generare la mesh; stata realizzata facendo riferimento alla geometria della sezione ed costituita da elementi triangolari a 15 nodi, ciascuno dei quali fornisce una interpolazione del 4 ordine per gli spostamenti mentre lintegrazione numerica adopera 12 punti di Gauss. La dimensione della mesh stata scelta sulla base di coniugare precisione dei risultati e velocit di calcolo; si scelto di utilizzare unimpostazione di tipo Very fine, che consente di infittire ulteriormente la mesh per ottenere una maggior precisione di calcolo.

Figura 3.2 2 h: Generazione della mesh.

82

4 ANALISI NUMERICA
4.1 CONDIZIONI INIZIALI
Creato il modello geometrico e generata la mesh agli elementi finiti, necessario specificare la configurazione geometrica iniziale e lo stato tensionale iniziali. Ci viene fatto nella modalit Initial conditions del programma Input. Questa parte del programma consta di due differenti sottomodalit di funzionamento: Modalit Water conditions (condizioni idrauliche) per la generazione delle pressioni neutre; Modalit Geometry configuration (configurazione geometrica) per la definizione della geometria e la generazione dello stato tensionale efficace iniziali. Il modello prevede una condizione idraulica iniziale in cui il livello di falda posizionato in corrispondenza della base del nucleo, 3,5 m al di sotto del piano campagna. Imposta tale condizione, sono state generate le pressioni neutre. Per quanto concerne la generazione delle tensioni efficaci iniziali si utilizzata la Procedure K0-. Le tensioni iniziali in un ammasso di terreno sono determinate dal peso del materiale e dalla storia tensionale della sua formazione. Questo stato tensionale di solito caratterizzato da una tensione verticale efficace iniziale v0. la tensione efficace orizzontale iniziale h0 legata alla tensione efficace verticale iniziale attraverso il coefficiente di spinta laterale a riposo, K0 (h0= K0 v0).

83

Figura 4.1 a: Generazione delle pressioni neutre.

Figura 4.1 b: Generazione delle tensioni efficaci iniziali.

84

4.2 FASI DI CALCOLO

4.2.1 CASO A
Si sottoposto il terreno di fondazione ad un carico istantaneo pari al peso dellintero corpo diga. Per la modellazione del problema stata sufficiente una singola fase di calcolo; la fase di partenza (denominata Fase 0) rappresenta le condizioni iniziali del modello, ovvero livello di falda alla base del nucleo (3,5 m sotto il piano campagna) con conseguente generazione delle pressioni neutre, e la generazione delle tensioni effettive iniziali attraverso la procedura K0. La geometria rappresentata dallintero corpo diga e dal terreno di fondazione. Il tutto gi stato definito nelle Initial conditions. Fase 1 Applicazione istantanea del carico La modalit di carico utilizzata stata la Staged Costruction (costruzione per fasi), la quale ci permette la modifica della geometria del modello, della configurazione del carico o della distribuzione delle pressioni neutre generando una variazione dello stato tensionale, del peso, della resistenza o rigidezza degli elementi. In questo caso stata effettuata una modifica nella configurazione geometrica attivando istantaneamente lintero corpo diga, simulando in tal modo lapplicazione istantanea del massimo carico.

1 3 y 2 x

Figura 4.2.1 Applicazione istantanea del carico

85

4.2.2 CASO B
In questa modellazione si incrementato il carico sui terreni di fondazione attraverso step costruttivi del corpo diga ciascuno di spessore pari a 12 m; ad ogni fase di carico stata implementata una fase di consolidazione pari a 5 giorni. Il calcolo costituito da 15 fasi. Le condizioni iniziali sono: livello di falda alla base del nucleo e terreno di fondazione scarico. Fase 1 Costruzione primo strato Sono stati riattivati i cluster relativi ai primi 12 m del corpo diga; di conseguenza si proceduto ad una rigenerazione delle pressioni neutre. La modalit di carico del tipo staged costruction. Fase 2 Consolidazione a 5 gg. I risultati della fase precedente costituiscono le condizioni iniziali dellattuale; si simulato un periodo di consolidazione di 5 giorni in modalit staged costruction, la quale permette di tenere conto della variabile tempo.

Figura 4.2.2 a: Costruzione del primo strato di posa (12 m).

86

La fase successiva riguarda la costruzione del secondo strato di posa a cui seguita una fase di consolidazione a 5 giorni. Si proceduto in tal modo sino al termine della costruzione dellintero corpo diga (Fase 10).

Figura 4.2.2 b: Fine costruzione del corpo diga.

87

Fase 11 Consolidazione ad 1 anno. Fase 12 Consolidazione a 2 anni. Fase 13 Consolidazione a 3 anni. Fase 14 Consolidazione a 4 anni. Fase 15 Consolidazione a 5 anni. Queste fasi sono state implementate tutte allo stesso modo; non stata apportata alcuna variazione nella geometria e quindi nessuna rigenerazione delle pressioni neutre. Ogni fase ha per condizioni iniziali i risultati della fase che la precede. I risultati finali delle procedure di calcolo sono stati visualizzati attraverso il sottoprogramma Output.

4.2.3 CASO C
Si cercato di modellare il comportamento dei terreni di fondazione attraverso la costruzione graduale dellopera, situazione di certo pi attinente alla realt. La modellazione avvenuta incrementando il carico istantaneamente in step successivi per uno spessore pari a 3 m; ogni singolo step di carico stato consolidato per un periodo di tempo pari a 30 giorni. La simulazione ha richiesto 56 fasi di calcolo. Le condizioni iniziali sono le stesse del caso B. Fase 1 Scavo della fondazione del nucleo Il nucleo si fonda sulle Argille Azzurre per una profondit dal piano campagna pari a 3,5 m; in modalit staged costuction stata modificata la configurazione geometrica disattivando il cluster relativo al basamento del nucleo stesso. Le condizioni idrauliche sono rimaste le stesse (falda piano campagna) mentre, data la variazione di geometria, le pressioni neutre sono state rigenerate. Fase 2 Costruzione base nucleo Successivamente alla fase di scavo si simulata la posa in opera della base del nucleo; stato riattivato il relativo cluster assegnandogli come materiale quello del nucleo stesso. Di conseguenza sono state rigenerate le pressioni neutre.

88

Fase 3 Consolidazione a 30 gg. Il calcolo avvenuto in modalit staged costruction per poter tenere conto dellintervallo temporale di consolidazione; non stata effettuata alcuna variazione di geometria o rigenerazione di pressioni neutre in quanto tale fase parte da condizioni iniziali pari ai risultati della fase precedente. Fase 4 Costruzione primo strato di posa Questa fase simula il primo incremento di carico a cui viene sottoposto il terreno di fondazione; la geometria stata modificata inserendo i primi 3 m di strato di posa e di conseguenza sono state rigenerate le pressioni neutre. Fase 5 Consolidazione a 30 gg. Successivamente si imposto un periodo di consolidazione pari a 30 giorni. Si proceduto in questo modo alternato per le successive fasi, sino al termine di realizzazione del corpo diga. Gli strati in cui stata suddivisa lopera sono 23, di conseguenza le fasi inerenti la costruzione sono pari a 46.

Figura 4.2.3 a: Scavo della fondazione del nucleo.

89

Figura 4.2.3 b: Costruzione 1 strato di posa.

Fase 48 Consolidazione a 60 gg. Al termine della costruzione stata effettuata una consolidazione di 30 giorni; in seguito si proceduto ad un ulteriore periodo di consolidazione pari a 60 giorni allo scopo di partire per gli step successivi da un periodo totale, tra inizio e fine costruzione, di 25 mesi di consolidazione a cui stato sottoposto il banco di argille di fondazione. Da questo punto in poi non c alcuna variazione di geometria del modello e quindi nessuna nuova generazione di pressioni neutre.

90

Figura 4.2.3 c: Fine costruzione.

Le fasi successive sono intervallate da periodi di consolidazione di 5 mesi ciascuno, sempre in modalit staged costruction. Fase 49 Consolidazione a 30 mesi. Fase 50 Consolidazione a 35 mesi. Fase 51 Consolidazione a 40 mesi. Fase 52 Consolidazione a 45 mesi. Fase 53 Consolidazione a 50 mesi. Fase 54 Consolidazione a 55 mesi. Fase 55 Consolidazione a 60 mesi. Fase 56 Consolidazione a 65 mesi. Al termine delle fasi di calcolo si sono estrapolati i risultati attraverso il sottoprogramma Output.

91

4.2.4 RISULTATI
Al termine delle fasi di calcolo per ciascun caso esaminato, si proceduto allestrapolazione dei risultati attraverso il programma Output. Caso A Il risultato di una applicazione istantanea del carico stato quello di un collasso della struttura dovuta alla rottura non drenata delle Argille azzurre. Leffetto quello che viene chiamato meccanismo di rottura generale; da notare come i cedimenti maggiori li subisce la fondazione del rinfianco di valle. Considerata una sezione trasversale orizzontale, in corrispondenza della base del nucleo, dal diagramma degli spostamenti orizzontali e verticali la condizione ancor pi evidente: i terreni di fondazione al di sotto del rinfianco di monte subiscono uno spostamento orizzontale pari a 1,05 m, quelli in corrispondenza del rinfianco di valle riportano uno spostamento orizzontale di 1,62 m. Dal grafico degli spostamenti verticali appare evidente il meccanismo di rottura generale: il terreno in fondazione del rinfianco di monte cede di 0,65 m per poi rigonfiarsi sino ad un massimo di 0,15 m; analogamente dal lato di valle, le argille cedono di 0,95 m e rigonfiano di 0,435 m. Le sovrapressioni neutre raggiungono un picco di 820 KN/m alla base dei rinfianchi nelle vicinanze del nucleo. Diminuiscono di intensit man mano che si procede in profondit e ci si allontana dalla zona centrale del corpo diga.

92

Figura 4.2.4 a: Cedimenti totali

93

Figura 4.2.4 b: Spostamenti orizzontali.

94

Figura 4.2.4 c: Spostamenti verticali.

95

Figura 4.2.4 d: Sovrapressioni neutre.

96

Caso B Si preso come riferimento la sezione orizzontale del terreno di fondazione in corrispondenza della base del nucleo e si sono diagrammati i relativi cedimenti nel tempo. La consolidazione relativa al primo strato di posa genera dei cedimenti ad andamento lineare ed omogeneo; gi dal posizionamento del secondo strato, e successiva consolidazione, si nota, in corrispondenza delle basi dei due rinfianchi, un incremento di deformazione maggiore che tende a diminuire alla base del nucleo; allontanandosi dal centro del corpo diga i cedimenti sono quasi nulli. Con lavanzare della costruzione si incrementano ulteriormente le deformazioni: dal grafico si nota una inversione del segno dei cedimenti a causa di una sorta di rigonfiamento dei terreni alluvionali allesterno del corpo diga. Terminato il periodo di costruzione, stato considerato un ulteriore intervallo temporale di consolidazione pari a 30 giorni; ne risulta un cedimento maggiore alla base dei rinfianchi rispetto alla base del nucleo. Considerata una sezione orizzontale a met altezza del corpo diga, esplicitando il grafico delle tensioni efficaci verticali, si nota come le tensioni maggiori si hanno nelle zone di transizione e nei rinfianchi, quasi a voler indicare che il nucleo si appende alle pareti delle zone di contatto. I successivi step di consolidazione, ciascuno della durata di un anno, hanno dato come risultato delle curve sovrapposte, quasi a voler indicare che i cedimenti maggiori si sono verificati gi dopo il primo anno di consolidazione. Le sovrapressioni neutre si sono incrementate con il procedere della costruzione al termine della quale hanno raggiunto un valore di circa 680 KN/m; dopo il primo anno di consolidazione si sono quasi del tutto annullate (circa 3,5 KN/m).

97

0,05

-360 -0,05

-288

-216

-144

-72

72

144

216

288

360

-0,15

CEDIMENTI

-0,25

-0,35

-0,45

Figura 4.2.4 e: Cedimenti sez. orizzontale base nucleo in funzione dei periodi di consolidazione.
-0,55 -0,65

SEZIONE

98
5 GG

10 GG

15 GG

20 GG

30 GG

1 ANNO

2 ANNI

3 ANNI

4 ANNI

5 ANNI

Figura 4.2.4 f: Tensioni efficaci verticali sezione corpo diga.

99

Figura 4.2.4 g: Sovrapressioni neutre a due anni di consolidazione.

100

Caso C Considerando la sezione orizzontale del banco di Argille Azzurre, in corrispondenza della base del nucleo, si sono riportati in un diagramma i cedimenti subiti dal terreno nei vari periodi di consolidazione. Dopo i primi 30 giorni non si rilevano cedimenti apprezzabili, essendo di cinque ordini di grandezza inferiori rispetto allunit di misura; nei successivi 100 giorni si ha un andamento lineare uniforme dei cedimenti lungo tutta la sezione. Le prime differenze si notano dopo 4-5 mesi di consolidazione: i cedimenti cominciano ad essere rilevanti alla base dei rinfianchi di monte e di valle in prossimit del nucleo. I terreni in corrispondenza della base di questultimo cedono in misura inferiore, lasciando supporre che, durante la consolidazione, il nucleo sia sorretto dai materiali delle zone di transizione e dei rinfianchi. Man mano che ci si allontana dal centro, i cedimenti assumono nuovamente un andamento lineare. Procedendo nel tempo, risulta pi evidente lincremento maggiore alla base del rinfianco di monte rispetto a quello di valle, tendenza che viene sovvertita dopo circa 2 anni. Alla fine del periodo di consolidazione simulato: nelle zone esterne i massimi cedimenti rilevati nel periodo si hanno durante i primi 6 mesi di consolidazione; i cedimenti maggiori si hanno alla base del rinfianco di valle, in prossimit del nucleo; il nucleo cede in misura inferiore rispetto alle zone limitrofe, sembrando quasi che rimanga appeso ai rinfianchi. Questultima situazione ancor pi evidente considerando il diagramma delle tensioni efficaci relativo ad una sezione orizzontale del corpo diga: si ha un incremento maggiore delle tensioni efficaci verticali in corrispondenza delle zone di transizione e nei rinfianchi in prossimit del nucleo (vedere diagramma in falsi colori figura 4.2.4 i). Le sovrapressioni neutre dopo 25 mesi di consolidazione raggiungono un picco massimo di 3,8 KN/m; dopo 30 mesi sono quasi completamente dissipate.

101

1,00E-05 -240 -120 0 120 240 360

-360

-1,00E-01

-2,00E-01

30 GG 90 GG 120 GG 6 MESI 1 ANNO 15 MESI 18 MESI 21 MESI 25 MESI 45 MESI 60 MESI

CEDIMENTI (m)

-3,00E-01

Figura 4.2.4 h: Cedimenti sez. orizzontale base nucleo in funzione dei periodi di consolidazione.
-4,00E-01

102
-5,00E-01 SEZIONE (m)

Figura 4.2.4 i: Tensioni verticali efficaci.

103

Figura 4.2.4 l: Sovrapressioni neutre a 35 mesi di consolidazione.

104

5 CONCLUSIONI
Il seguente lavoro di tesi si proponeva lobiettivo di modellare il comportamento dei terreni di fondazione di una diga di terra al termine della sua costruzione. Il lavoro stato realizzato attraverso il programma di calcolo agli elementi finiti Plaxis 8.2, il quale, mediante la creazione di un modello geometrico di riferimento, lassegnazione dei materiali e delle condizioni al contorno, fornisce una modellazione del problema in diversi livelli di difficolt. Vista la necessit di assegnare le quanto pi realistiche caratteristiche fisiche e meccaniche ai singoli materiali, si presa come riferimento la diga del Locone, ubicata nel comune di Minervino Murge (BA) e Montemilone (PZ), per lenorme quantit di dati a disposizione in letteratura derivanti da anni di studi, prove di laboratorio su campioni dei suoi materiali, simulazioni del suo comportamento in fase di costruzione e di esercizio e quantaltro. Esplicitati i dati e la caratterizzazione geotecnica, si proceduto al lavoro considerando tre differenti condizioni di carico: Caso A: carico totale applicato istantaneamente; Caso B: carico totale applicato per step costruttivi; Caso C: carico totale applicato per step costruttivi.

Per step costruttivo si intende lo spessore di strato di materiale posto in opera per la costruzione del rilevato diga. I casi B e C si differenziano tra loro per lo spessore dello strato in ciascun step di carico (B = 12 m; C = 3 m) e per il periodo di consolidazione assegnato alla fine di ogni fase costruttiva (B = 5 gg; C = 30 gg). Nel primo caso, lapplicazione immediata dellintero peso del corpo diga ha portato alla rottura dei terreni di fondazione, rottura avvenuta secondo due direttrici di scivolamento simmetriche. In particolare si notato come i maggiori spostamenti avvengano lungo il rinfianco di valle secondo un meccanismo di rotazione e rigonfiamento dei terreni del piano campagna.

105

Le sovrapressioni neutre raggiungono il loro massimo in corrispondenza della base dei rinfianchi nelle immediate vicinanze del nucleo. Analizzando il loro andamento si pu notare come proprio al di sotto della base del nucleo tali pressioni in eccesso aumentano scendendo in profondit per poi diminuire nuovamente. Si pu interpretare questo andamento considerando un minore cedimento del nucleo rispetto ai rinfianchi, forse dovuta ad una sorta di tendenza del nucleo stesso ad aggrapparsi ai rinfianchi. Man mano che si procede verso lesterno le sovrapressioni diminuiscono di intensit. La seconda modellazione stata condotta simulando lapplicazione del carico in step successivi, considerando strati di posa dello spessore di 12 m e tempi di consolidazione per ciascuna fase di 5 giorni. Si evidenziato come gi dopo 1520 giorni i cedimenti alla base dei rinfianchi sono quasi doppi rispetto alla base del nucleo mentre ai lati si rileva un rigonfiamento del terreno. A partire dal primo anno di consolidazione, invece, non si rilevano ulteriori incrementi di cedimenti. E evidente anche in questo caso come il nucleo tenda a farsi sorreggere dai rinfianchi. Lultima simulazione stata eseguita allo stesso modo della precedente per quello che riguarda la modalit di applicazione del carico; la variazione stata fatta nello spessore dello strato di posa (3 m) e nellintervallo temporale di consolidazione per ogni step di carico (30 gg). Dal confronto dei grafici dei cedimenti, si nota una immediata differenza di comportamento per ci che riguarda il rigonfiamento dei terreni: aumentando il tempo di consolidazione per ogni step di carico tale effetto non pi rilevabile. Inoltre diminuisce lentit dei cedimenti alla base dei rinfianchi e delle zone di transizione, mentre rimangono sostanzialmente invariati quelli alla base del nucleo. Per quel che riguarda le sovrapressioni neutre, confrontando i valori a 25 mesi per i casi B e C si osserva che nel primo caso sono quasi completamente dissipate mentre nel secondo sono di tre ordini di grandezza maggiori. Infine, dal confronto tra i cedimenti da modellazione del caso C (0,35 m) con quelli misurati (0,27 m)si rileva una sovrastima del 22,8%.

106

CONFRONTO CEDIMENTI

0,4

0,35

0,3

0,25

0,2

Cedimenti (m)

0,15

0,1

Figura 5.1: Confronto cedimenti Caso C - monitoraggio.

0,05

0 10 20 30 tempo (mesi) MONITORAGGIO MODELLAZIONE 40 50 60

107

BIBLIOGRAFIA
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