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Valutazione impatti

Alcune riflessioni e cenni alla chimica


Hanno vietato le cannucce di plastica. Vedi immagine risultato studio LCIA. Grafico con colore
verde sono cannucce di bambo, viola quelle di plastica, in azzurro quelle di carta, in rosso quelle di
vetro, in grigio quelle di acciaio lavabili.
o CC sta per cambiamento climatico, vediamo che quella che impatta di più sul cambiamento
climatico è quella di bambo, anche quella di vetro, un po’ meno quella di carta, un po’ meno
l’acciaio poi 25/30% quella di plastica.
o OD significa ozon depletion, formazione del buco nello ozono, le cannucce peggiori sono
quelle di bambo.
o RI, respiratory inorganics, molecole inorganiche; una molecola organica è composta da
carbonio, idrogeno e ossigeno più azoto e zolfo. La creazione di particolato è un esempio
che ricade nel respiratory inorganics. Qui il rosso supera tutti quindi il vetro è il peggiore.
o POF sta per fotochemical ozone formation, creazione di ozono fotochimico. Abbiamo un
ozono buono e uno cattivo. Ozone depletion ci parla di perdita di ozono buono, quindi
quanto una determinata azione ha effetto sulla perdita dell’ozono buono cioè quello che ci
protegge dai raggi del sole più energetici che altrimenti arriva sulla terra e colpiscono tutti
gli esseri viventi causando l’aumento di determinate patologie. La creazione di ozono
fotochimico riguarda invece delle reazioni che avvengono nella troposfera, che è la parte più
vicina a noi e portano alla creazione dell’ozono cattivo che è uno degli inquinanti, uno dei
principali costituenti dello smog. Nel caso di OD ci preoccupa la perdita di ozono. Lo ozono
in alto ci piace perché ci protegge, quello in basso no perché è respirato e causa problemi.
o AP sta per acidificazione potenziale, acido è una sostanza che è in grado di cedere dei
protoni, di far diminuire il ph, acidificazione si distingue in terrestre e acquatica, se cambia
ph le condizioni di vita possono essere completamente diverse e compromettere la vita.
L’aumento della CO2 atmosferica causa il fatto che la CO2 si sciolga di più in acqua,
gen4rando così acido carbonico e questo fa diminuire il ph degli oceani, quindi c’è effetto
acidificazione oceani, i gusci delle conchiglie risentono del ph e alcuni organismi quindi non
possono svilupparsi come una volta. Se ph diminuisce = più acido
o WD sta per water depletion, significa consumo di acqua.
o LU sta per land use, uso del suolo.
o RC sta per consumo di risorse.
o EP sta per eutrofizzazione, significa che c’è abbondanza di cibo, è quando ci sono molti
nutrimenti nell’acqua che fanno crescere le alghe, consuma l’ossigeno e fanno morire gli
altri; è un eccesso di nutrimenti che quando è troppo causa tutta una serie di problemi a
valle.
o CED è consumo di energia cumulato, l’energia che viene consumata dall’inizio alla fine.
o HT carcinogenico e HT non carcinogenico, human toxicity
o FE sta per fresh water ecotoxicity, eco tossicità sull’acqua, sull’acqua dolce, non marina.

Le cannucce di plastica sono quelle che per tutte le categorie di impatto impattano meno tranne su
consumo di risorse. Creazione microplastiche legate all’uso della platica.
Vedi immagine carburanti di origine vegetale, se lo usano solo le macchine a benzina arriviamo
all’1,5%, se lo usano solo i veicoli ibridi arriviamo al 2,5%, se tutti i sistemi di propulsione li usano
arriviamo a, comunque, meno del 2%.
Altro dato, le emissioni di anidride carbonica equivalente, cioè un indicatore che ci permette di
tradurre l’impatto di un determinato prodotto o servizio sul cambiamento climatico, dato che sono
diversi gas che contribuiscono al cambiamento climatico noi li trasformiamo tutti in anidride
carbonica equivalente. Esempio, il combustibile di natura fossile, se andiamo a farli di colza, di
soia, di palma abbiamo emissione di CO2 equivalente associate alla produzione che vanno dal
120% al 300%; se anziché usare il combustibile fossile usiamo l’olio di palma, non è che non è
costato nulla all’ambiente perché noi abbiamo dovuto coltivare la palma, raccogliere i frutti,
lavorarli , raffinarli, distribuirli e trasportarli e abbiamo comunque delle emissioni, che possono
essere anche maggiori di quelle associate all’estrazione e alla fase di raffineria dei combustibili
fossili. In ogni fase ci sono degli impatti.

La chimica è la scienza che studia le proprietà, la composizione, identificazione, preparazione,


modo di reagire delle sostanze, sia naturali sia artificiali, del regno organico (molecole composte da
carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto, zolfo e fosforo) e del regno inorganico. La chimica studia la
materia e le sue trasformazioni. Reagenti e prodotti. Trasformazione chimica trasforma dei reagenti
nei prodotti, e i prodotti sono chimicamente diversi dai reagenti; se prendo il ghiaccio e lo metto
sulla scrivania si scioglie, non è una trasformazione chimica, perché chimicamente è sempre acqua,
è cambiato lo stato; nella reazione chimica i reagenti si trasformano in qualcosa di diverso.

La fisica è rivolta a fornire una descrizione razionale di quei fenomeni naturali che sono suscettibili
di sperimentazione e implicano grandezze misurabili, non comprende fenomeni chimici biologici,
geologici che sono oggetto di altre scienze. Ne fanno cambiar eoo stato fisico. Le proprietà chimico
fisiche della materia, quelle fisiche possono essere la massa, il colore, non ci dicono nulla di come
una sostanza si trasforma; le proprietà chimiche sono quelle che ci parlano di come ci si comporta,
come si trasforma, ad esempio se è infiammabile.

L’ambiente è un sistema complesso di fattori fisici, chimici e biologici, di elementi viventi e non
viventi e di relazioni cui sono immersi tutti gli organismi che abitano il pianeta.

Primo levi “La chimica serve a tutto, a coltivarsi a crescere, a inserirsi in qualche modo nelle cose
concrete”.

La base di tutto è l’atomo, che dal greco vuol dire indivisibile, in realtà è pieno di particelle
subatomiche, noi per semplicità ci ricordiamo del protone, del neutrone, dell’elettrone ma ce ne
sono altre. Il protone ha carica positiva, si trova nel nucleo e occupa uno spazio molto piccolo. Gli
atomi sono fatti per il 99,9% da vuoto, il nucleo dove c’è tutta la massa è la carica positiva, contiene
i protoni e i neutroni, intorno ci sono gli elettroni, carichi negativi che sono molto piccoli e leggeri.
L’atomo è fatto da un nucleo molto piccolo e denso, e attorno negli orbitali atomici troviamo gli
elettroni, molto leggeri.

Tavola periodica degli elementi, nata dalle intuizioni di un chimico russo che aveva capito che c’era
un certo ordine negli elementi e aveva iniziato a metterli in ordine. Abbiamo scoperto tanti elementi
esistenti in natura e altri li abbiamo sviluppati in laboratori, lui aveva lasciato dei vuoti ma poi sono
stati scoperti. È fatta da periodi, le righe, e i gruppi cioè le colonne. Si parte dall’idrogeno e si va
all’elio e poi si va a capo, cioè si legge dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra. Gli
elementi sono messi in ordine in numero atomico, cioè il numero di protoni, l’idrogeno ha un
protone, l’elio ne ha due, il litio ne ha 3, il berillio 4 e così via. Atomo neutro ha tanti protoni quanti
elettroni. I neutroni contribuiscono alla massa ma non alla carica essendo neutri. Elemento che ha lo
stesso numero di protoni e elettroni, quindi è neutro, se contiene un diverso numero di neutroni
posiamo avere diversi isotopi, ad esempio gli isotopi del carbonio, carbonio 12 e carbonio 13, è
sempre carbonio però c’è un diverso numero di neutroni, carbonio 13 ha 6 protoni e 7 neutroni.
Carbonio ha sempre 6 protoni (numero atomico è 6). In alto a sinistra è il numero di massa, se
cambio protoni cambio l’elemento, invece diverso numero di neutroni è una diversa massa, pesano
diversamente ma sono sempre atomi di carbonio, infatti isotopo vuol dire allo stesso posto, nel
posto del carbonio, con peso diverso. Il deuterio, isotopo dell’idrogeno, abbiamo un protone e un
neutrone.
La materia è tutto quello che tocchiamo di materiale, di cui facciamo un’esperienza oggettiva,
occupa uno spazio e ha una certa massa. La materia può essere in forma di miscela o di sostanza
pura: la miscela è fatta da più sostanze pure con composizione variabile, la miscela è eterogenea
quando distinguiamo i diversi costituenti, esempio olio e acqua. Esempio di miscela omogenea è la
soluzione, poi ci sono anche miscele omogenee allo stato solido, le leghe, l’acciaio non esiste in
natura, è una miscela omogenea. L’acqua è un composto, anche il metano, lo zucchero, l’acido
acetico, l’etanolo è sempre fatto da 2 carboni, 6 idrogeni e 1 ossigeno legati con quella
composizione, poi posso fare delle soluzioni di etanolo in acqua, gradi degli alcolici sono le
percentuali di etanolo nell’acqua, gin 40% vuol dire che ci sono 40 ml di etanolo su 100 ml di
soluzione.

Gli elementi combinati insieme possono formare le molecole o i composti.

Il solido ha forma e volume proprio perché le molecole sono strettamente unite le uno con le altre e
non possono muoversi, allo stato liquido hanno maggiore libertà, la forma diventa quella del
recipiente, allo stato gassoso sono completamente libere, non hanno più volume e forma ma
prendono la forma del recipiente.

Le sostane pure possono essere elementi e composti, i composti sono fatti da uno o più elementi;
per scindere un composto in un elemento devo usare metodi chimici, esempio con acqua devo fare
elettrolisi, devo rompere dei legami chimici e crearne di nuovi. Elementi sono quelli che
costituiscono i composti, non possono essere scissi in sostanze più semplici, carbonio è carbonio, se
tolgo protoni o aggiungo protoni sto facendo un altro elemento.

Nella tavola periodica distinguiamo i metalli dai non metalli; i metalli sono ad esempio il ferro,
l’argento, il rame, lo zinco, l’oro, il mercurio, metalli di transizione. Metalli sono sulla sinistra della
tavola periodica, primo gruppo metalli alcalini, secondo gruppo metalli alcalini terrosi, metalli di
transizione; quelli in verde sono i metalloidi cioè si comportano un po’ come i metalli e un po’ come
i non metalli. Dall’azoto in poi, quelli blu e quelli viola, sono non metalli. Infine ci sono i gas
nobili, perché non reagiscono, hanno l’ottetto completo, hanno già 8 elettroni, hanno uno strato di
valenza completo, esempio elio, neon, argon, xenon, sono anche rari.
Quindi ci sono metalli alcalini, metalli alcani terrosi, metalli di transizione, metalloidi, non metalli.
I metalli di solito sono solidi, lucenti, duttili, malleabili; i non metalli sono solidi, liquidi o gassosi
ed è molto raro trovarli da soli. Metalli occupano la parte sinistra della tavola periodica, conducono
il calore e l’elettricità.
Nel settimo gruppo ci sono gli alogeni.

Differenza tra ione e atomo, lo ione non è bilanciato tra protoni ed elettroni, quindi è un atomo
carico. Ione sodio e ione cloruro, lo ione cloruro ha una carica negativa in più, ha 17 protoni, ha 18
elettroni; quando un atomo cede un elettrone esso possiede un numero di elettroni inferiore al
numero di protoni, quindi acquista una carica positiva (catione). Quando un atomo acquista uno o
più elettroni, gli elettroni sono in numero maggiore dei protoni e si forma uno ione carico
negativamente (anione). La parte della chimica che studia la possibilità di togliere e mettere protoni
dal nucleo si chiama chimica nucleare.
Lo spettro elettromagnetico è l’insieme delle radiazioni elettromagnetiche. Le radiazioni si
propagano nello spazio sotto forma di campi elettrici e magnetici che viaggiano su piani ortogonali
nel vuoto alla velocità della luce. Vedi spettro elettromagnetico. Le onde più energetiche sono i
raggi gamma. Lunghezza d’onda e nza sono tra loro inversamente proporzionali, maggiore è la
lunghezza d’onda minore è la frequenza. (Lamba per niu ci da la velocità della luce nel vuoto che è
C.) Se andiamo verso onde radio sono onde lunghe quindi sono onde poco energetiche, se invece
andiamo verso sinistra e verso i raggi x questi hanno lunghezza d’onda piccola ed energia molto
alta, gli uv sono i raggi che ci abbronzano, gli infrarossi sono quelli che ci scaldano. Tra gli uv e gli
infrarossi c’è il visibile, che va da 400 agli 800 circa nanometri, la parte più energetica è il violetto,
quella meno energetica è l’infrarosso.
La lunghezza d’onda è la distanza tra due minimi e due massimi successivi, l’ampiezza è il
massimo spostamento dalla posizione di equilibrio. La frequenza è il numero di massimi o minimi
che passano in un determinato punto in un certo intervallo di tempo.

Ambiente, problematiche ambientali e inquinamento


Orologio, Climate Clock. Come si è reagito? Obiettivi per il millennio, Millennium development
goals, erano 8. Poi siamo arrivati agli obiettivi di sviluppo sostenibile, i 27 obiettivi di sviluppo
sostenibile organizzati in 169 target con indicatori che dovrebbero tracciare linee da seguire per
sviluppare politiche più attenti alla sostenibilità, non solo ambientale ma anche economica e sociale,
SDG’s. differenza tra obiettivi del millennio e SDG’s, SDG’s sono più articolati e rivolti a tutti
mentre quelli del millennio erano principalmente per i paesi in via di sviluppo e non c’erano chiare
linee per la società civile.

Installazione anche artistica, Climate Clock, a New York nel 2020, a Seul e Glasgow nel 2021.
IPCC (Intergovernmental Panel in Climate Change) ha detto che dobbiamo contenere la
temperatura di 1,5 gradi, loro hanno trasformato questo aumento di temperatura in una certa
quantità di anidride carbonica. Quindi in base alle emissioni che ci sono in quel momento stimano
quanti anni mancano prima che si raggiunga la soglia di aumento della temperatura di 1,5 gradi al di
sopra della quale gli effetti per il clima potrebbero essere irreversibili. Viene aggiornato
costantemente, è basato sulle stime attuali. Ci sono due informazioni: anni che mancano al
raggiungimento dell’aumento di temperatura e l’aumento di energia da fonti rinnovabili.
Ambiente è stato messo in Costituzione. Negli anni 2000 erano stati definiti gli obiettivi di sviluppo
del millennio (MDGs) poi sostituiti dagli SDGs. Agenda 2030 è basata su 17 obiettivi di sviluppo
sostenibile. Già con gli obiettivi del millennio la sostenibilità entrava tra gli obiettivi.
Ora ci sono i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile.
MDGs vs SDG’s:
o negli MDG’s gli obiettivi sono trattati come compartimenti stagni, la nuova agenda interseca
di più, fenomeni sociale, economici e ambientali insieme;
o MDGs erano fatti apposta per i paesi in via di sviluppo, SDGs sono per tutti;
o gli MDGs nascevano da un gruppo di esperti delle Nazioni Unite, non erano molto
condivisi, gli SDGs sono molto più condivisi, ottenuti da un lungo processo di
consultazione;
o gli MDGs erano più per le politiche, per i paesi, stati e nazioni, gli SDGs li usano tutti,
anche la società civile, le industrie private
o MDG’s 8 goals, 21 target e 63 indicatori; SDG’s17 goals, 169 target

Coca cola nel report di sostenibilità hanno preso gli SDGs e hanno messo ciò che fanno per il loro
raggiungimento.

Perché 100 anni fa non ci si occupava di sostenibilità? 1960 c’erano 3 miliardi di persone, le risorse
sono limitate ma non era un problema. Aumento demografico ci fa riflettere su come spartire le
risorse.

Earth overshoot day nel 2020 è stata il 22 agosto, mentre nel 2021 è tornata ai primi di agosto come
è da anni. È il giorno in cui le risorse di cui disponiamo per quell’anno vengono terminate,
utilizziamo circa 1 pianeta e mezzo ogni anno (160%), a differenza del 1961 in cui veniva usato il
73%. Stiamo usando anche le risorse che sarebbero destinate alle generazioni future, stiamo
utilizzando le risorse in quantità maggiori rispetto alla velocità di rinnovo delle stesse. Stiamo sovra
sfruttando le risorse.

Ci troviamo nell’epoca dell’Olocene, ovvero l'epoca geologica più recente, quella in cui ci troviamo
e che ha avuto il suo inizio convenzionalmente circa 11 700 anni fa. Il limite con l'epoca inferiore (il
Pleistocene) è definito sulla base del decadimento del 14C (un isotopo radioattivo del carbonio) e
coincide approssimativamente con il termine dell'ultima fase glaciale che ha interessato l'emisfero
settentrionale. Molti però hanno proposto una nuova epoca chiamata Antropocene, è una epoca
geologica nella quale l'essere umano con le sue attività è riuscito con modifiche territoriali,
strutturali e climatiche ad incidere su processi geologici.

La velocità con la quale vengono messe nell’ambiente prodotti chimici per le quali non c’è una
forma di assorbimento è molto alta e ha superato i limiti che sono stati fissati.
L’azoto va a misurare questo disequilibrio nel ciclo dell’azoto dovuto al fatto che l’uomo accelera.
L’azoto viene filtrato anche naturalmente, ci sono piante e batteri che sono in grado di filtrare
l’azoto; si va a misurare quanto azoto viene maggiormente trattenuto per uso umano. Il confine
proposto era 35 milioni di tonnellate all’anno ma eravamo a 121 milioni. Gli aerosol e
l’inquinamento chimico non erano determinati, era stato proposto come limite ma non c’erano
parametri. Con gli altri invece si era più o meno a livello.

Tabella: come sono cambiate ad esempio le emissioni di metano dall’epoca dell’olocene, la


temperatura, l’innalzamento dei livelli dei mari, la perdita di biodiversità.
Planet boundaries 2009, Atmosferic aerosol loading e Chemical pollution non vengono definiti
indicatori e dati. Poi introdotte Novel entities, 2015, cioè emissioni di organismi sintetici inquinanti,
materiali radioattivi, organismi geneticamente modificati e microplastiche. Novel entities come
entità nuove che possono aver un impatto molto importante sull’ambiente e potenzialmente
irreversibili. La velocità con cui vengono immesse nell’ambiente nuove specie chimiche per cui
attualmente non ci sono sistemi naturali di biodegradazione è molto alta quindi c’è un accumulo di
queste sostanze nell’ambiente. Non ci sono altre novità oltre al novel entities.
Gli scienziati hanno formulato dei criteri per individuare queste nuove entità aventi un impatto
globale: sono persistenti, mobili, capaci di influenzare i processi della Terra.

Ambiente e sistema. Il sistema è una porzione delimitata di ambiente. Il sistema può essere aperto,
chiuso o isolato; dipende se scambia materia ed energia con l’ambiente: un sistema aperto scambia
sia energia che materia con l’ambiente circostante; isolato non scambia nulla; chiuso scambia solo
energia. Com’è la terra? Se consideriamo gli asteroidi è aperto, ma approssimando dato che è uno
scambio molto piccolo diciamo che è un sistema chiuso che scambia solo energia; noi prendiamo
energia dal sistema solare e c’è anche un minimo scambio di materia.
Ambiente ed ecosfera sono sinonimi, possiamo dividerla in macro sfere che sono l’atmosfera,
l’idrosfera, la litosfera e la biosfera, noi ci occuperemo dello scambio di massa ed energia tra queste
sfere. Nella biosfera si può definire una porzione, troposfera, che è dove troviamo l’essere umano.

Differenza tra impatto ambientale e aspetto ambientale. La definizione viene da una norma ISO e ci
dice che un aspetto ambientale è un elemento delle attività, dei prodotti e dei servizi di
un’organizzazione che può interagire con l’ambiente. Può essere diretto cioè relativo ad attività alle
quali l’organizzazione ha un controllo gestionale e locale, oppure indiretto nel caso in cui l’attività
non sia direttamente gestita dall’organizzazione. L’impatto ambientale è una modificazione
dell’ambiente negativa o benefica, totale o parziale, che consegue ad attività, prodotto o servizio di
un’organizzazione. La relazione che abbiamo tra aspetti e impatti è causa-effetto. Shottino di vodka
bevuto da me o da un bambino di due anni, la quantità è la stessa, lo stesso aspetto, l’effetto è
diverso invece in funzione della persona. L’aspettò è semplicemente l’interazione, quantità di alcool
in una persona, l’effetto dipende da una serie di costanti.

Esempio: stesso aspetto, cioè la causa, 150 mg di un agrofarmaco in un diverso contenitore, in un


acquario e in un lago, stesso aspetto, stessa quantità, ma l’effetto è completamente diverso, perché
questo agrofarmaco è caratterizzato da una concentrazione letale 50, LC 50 significa che superata
quella concentrazione si ha la mortalità della metà degli individui presenti (50%), la concentrazione
che è in grado di uccidere il 50% dei pesci è 14mg/L, quindi se io metto 150mg in un acquario da
10 L ottengo una concentrazione di 15 mg/L che è superiore alla concentrazione letale 50 e quindi la
metà dei pesci muoiono. La stessa quantità messa in un lago che ha un volume di 286000 m3
(moltiplico per mille per ottenere i litri) quindi sono 286 milioni di litri, 150 mg diviso 286
milioni di litri sono molto lontano dalla concentrazione letale 50 quindi non morirà nessuno.
Lo stesso aspetto, la stessa quantità, ha un impatto completamente diverso. L’aspetto è la causa,
l’impatto è l’effetto, l’effetto però non dipende solo dalla causa ma anche da dove si sta
producendo, qual è il contesto.
Esempi attività cui sono correlati degli aspetti cui sono correlati potenzialmente degli impatti.
Autolavaggio, uso dell’acqua, non è detto che abbia un impatto, può avere un impatto più o meno
alto in funzione della scarsità idrica in quella zona. Anche il detergente nelle acque di scarico
potrebbe causare l’inquinamento delle acque, potenzialmente. Esistono anche impatti positivi, non è
detto che l’alterazione dell’ambiente sia negativa, ad esempio usare carta riciclata potrebbe avere
impatti positivi come ridurre l’utilizzo di materie prime vergini.

Differenza tra contaminazione e inquinamento. Contaminazione è la presenta di una sostanza in un


bene ad una concentrazione tale da permetterne ancora la fruizione. Un bene invece si dice
inquinato nel momento in cui la concentrazione di questa sostanza è al di sopra della concentrazione
tale che ne può permettere la fruizione.

Impatti si distinguono in locali o globali, vedi esempi. Cambiamento climatico è impatto che ha
scala globale nel senso che le conseguenze ricadono anche su zone che non hanno contribuito al
cambiamento climatico, al contrario se io inquino un pozzo si tratta di un impatto locale.
Eutrofizzazione, cioè l’eccesso di nutrienti nelle acque, che causa la fioritura algale, è un problema
locale, è un problema di quel corpo idrico.

Mitigazione e adattamento. Esempi mitigazione e adattamento al cambiamento climatico. La


mitigazione va a colpire la causa, se la causa del cambiamento climatico è l’aumento delle
concentrazioni dei gas effetto serra, se porto avanti delle politiche di mitigazione vado a ridurre le
emissioni di gas effetto serra; esempio misure prese nelle conferenze sul clima, incentivi macchina
elettrica, misure che vanno a colpire la causa, ad esempio se le case diventano più passive quindi ci
vuole meno energia per riscaldarle e disperdono meno avremo meno emissioni di gas. Esempio
adattamento dighe val nure, se non piove più dobbiamo fare in modo di conservare l’acqua che c’è,
fare barriere per proteggere Venezia, perché le politiche di mitigazione ci metteranno un po’ ad
avere effetto quindi intanto bisogna adattarsi.
Mitigazione nel caso del cambiamento climatico, significa andare a ridurre le cause del
cambiamento climatico antropogenico, l’adattamento è fare in modo di evitare gli impatti del
cambiamento climatico. La scala del problema cambiamento climatico è globale. La scala
dell’adattamento è locale. L’obiettivo politico è diverso perché la mitigazione si pone dei limiti al
riscaldamento globale mentre l’adattamento cerca di aumentare la resilienza. Gli indicatori di
successo delle politiche di mitigazione sono più facili da definire perché possiamo dire per esempio
tagliamo le emissioni del gas serra del tot percento entro tot anni, mentre con l’adattamento è più
difficile perché bisogna capire cosa sarebbe successo nel caso in cui quella misura non ci sarebbe
stata. Le mitigazioni sono facilmente politiche mentre l’adattamento è una questione più tecnica. La
scala della mitigazione è molto lunga, perché il cambiamento climatico dipende anche da gas che
hanno un tempo di vita molto lungo, quindi anche se noi smettessimo oggi di emettere le
conseguenze sul clima si potrebbero vendere tra centinaia di anni, mentre l’adattamento può dare
dei frutti in tempi più brevi.

Differenza tra resistenza e resilienza. La resistenza è la capacità di resistere per esempio ad un


incendio. La resilienza è la capacità di tornare allo stato iniziale. Le porte rei sono molto resistenti
ma non possono essere resilienti. Una molla è resiliente.

L’ecosfera (parte più bassa dell’atmosfera che va fino ai 4000 metri di altitudine), l’ambiente è
diviso in 4 sfere, cioè l’idrosfera, l’acqua, l’atmosfera, costruita principalmente da azoto è ossigeno,
la litosfera e la biosfera, all’interno della quale possiamo distinguere l’antro sfera. L’insieme delle 4
sfere è l’ambiente. Studieremo cicli bio geochimici che mettono in relazione le 4 sfere.
o L’atmosfera è l’involucro di gas che circonda la terra e è costituita da elementi gassosi tra
cui l’ossigeno, l’azoto e altri componenti. A sua volta si distingue in diversi strati, che sono a
partire dal basso la troposfera, la stratosfera, la mesosfera, la termosfera, l’esosfera. La
temperatura aumenta salendo in funzione dei costituenti dell’atmosfera.
La troposfera è l’atmosfera più bassa, da 0 a 14 chilometri, è la parte più densa, la densità è
massa per volume quindi contiene un maggiore numero di molecole di gas per volume, le
molecole di gas sono principalmente azoto e ossigeno. Nella troposfera, salendo la
temperatura diminuisce, perché il sole riscalda la superficie terrestre, viene riemessa come
infrarosso, la radiazione calda, e poi viene intrappolato dai gas serra, quindi più ci
allontaniamo dalla terra meno risentiamo di questa radiazione calda emessa dalla terra. Nella
stratosfera c’è l’ozono, qui la temperatura cresce con l’altezza cioè più ci avviciniamo al
sole più la temperatura è alta, l’ozono è in grado di assorbire la radiazione ultravioletta
quindi maggiore è la concentrazione di ozono maggiore è la temperatura.
Nella mesosfera nuovamente la temperatura diminuisce salendo, contiene gas molto
rarefatto quindi non ci sono molecole di gas in grado di interagire con la radiazione solare e
neanche di trattenerla.
Nella termosfera, che va dai 90 ai 500 chilometri, la temperatura aumenta con gradiente
costante, la presenza di ossigeno e azoto fa si che assorbano la radiazione solare, più siamo
vicini al sole maggiore è la quantità di radiazione assorbita e maggiore è la temperatura. Poi
c’è la ionosfera ricca di particelle ionizzate.
L’esosfera è la parte più esterna, decresce in densità fino a perdersi nello spazio.

Composizione dell’atmosfera al suolo. Siamo nella troposfera, nella parte bassa, poi salendo cambia
la composizione, più la massa molare del gas è grande più stratifica verso il basso, quindi alcuni gas
che sono più pesanti staranno più in basso nella troposfera perché i gas comunque stratificano in
funzione della loro massa molare, i gas più pesanti stanno più in basso.
Maggior costituente è l’azoto, 80%, seguito dall’ossigeno, circa il 21%, segue l’argon, l’anidride
carbonica, gas nobili, l’idrogeno, protossido d’azoto (monossido d’azoto), l’ozono con un
andamento diverso in estate e in inverno, il metano, biossido di zolfo, biossido di azoto,
ammoniaca, monossido di carbonio, iodo, con concentrazioni molto basse.
Tra i componenti minori abbiamo:
o la CO2, che deriva dalla decomposizione della materia organica, dalle combustioni, anche
dalla nostra respirazione (combustione). Concentrazione in ppm cioè parti per milione.
o Ossidi di carbonio, possono derivare dalla decomposizione di materia organica, dalla
combustione incompleta di combustibili fossili, se è completamente ossidato si tratta di
CO2.
o Metano deriva dalla decomposizione di materia organica, emissione di gas naturali, la
differenza dalla CO2 è che il numero di ossidazione del metano è -4, più è alto il numero di
ossidazione più la specie si dice ossidata, più è basso più la specie si dice ridotta. Per
formare la CO2 serve l’ossigeno, allora si parla di ossidazione. Il metano è carbonio ridotto.
Mettono materia organica, dei batteri metanigeni che sono in grado di trasformare la materia
organica in assenza di ossigeno in metano. Anche nelle risaie, che sono in sommersione e
non c’è ossigeno. Quindi per avere metano dobbiamo essere in assenza di ossigeno
o Ossidi di azoto provengono da scariche elettriche perché l’azoto è il costituente
dell’atmosfera insieme all’ossigeno e possono generare dei fulmini, degli ossidi di azoto,
danno energia a sufficienza per far reagire l’azoto con l’ossigeno e generare ossidi di azoto.
Anche la combustione di materia organica
o L’anidride solforosa può avere sorgenti naturali, gas vulcanici, incendi di boschi oppure
combustili fossili che contengono zolfo, dalla loro ossidazione si può ottenere un po’ di
anidride solforosa. Il diesel marino, quello che può venire utilizzato nelle barche ha delle
caratteristiche diverse rispetto al Diesel che viene utilizzato per auto trazione, può contenere
un maggior quantitativo di zolfo e lo zolfo con l’ossigeno bruciando genera il biossido di
zolfo che poi insieme all’acqua daranno gli acidi solforosi o solforici che sono costituenti
dell’acidificazione delle piogge
o L’ozono, che si può creare naturalmente oppure viene generato dallo smog fotochimico.

Idrosfera è l’insieme delle acque sia dolci sia dei mari, costituiscono i 7/10 della superficie terrestre,
consideriamo non solo l’acqua allo stato liquido ma anche i ghiacciai che sono riserve di acqua,
anche le falde acquifere sotterranee. Troviamo idrogeno e ossigeno, nel rapporto 66/33 perché per
ogni atomo di ossigeno ci sono 2 atomi di idrogeno. Poi sodio e cloro circa pari, insieme fanno il
cloruro di sodio, il sale, presente nel mare, c’è un po’ più di cloruro perché troveremo il cloruro
legato anche ad altri cationi come per esempio il magnesio. Lo zolfo è presente nei solfati, gli
anioni dell’acido solforico, anch’essi disciolti nelle acque, principalmente in quella del mare.
Idrosfera composta da acqua e ossigeno nel rapporto 2 a 1, ci sono anche Sali che contengono il
cloruro di sodio, cationi di sodio, magnesio, potassio, calcio, e anioni di solfato e cloro. Quindi gli
altri elementi importanti dell’idrosfera sono il sodio e il magnesio sotto forma di cationi, il cloruro e
lo zolfo sotto forma di solfati. Nell’idrosfera c’è tanto cloruro di sodio perché il 97% dell’acqua
presente sulla terra è acqua salata, proprio perché contiene cloruro di sodio. Del restante 3%
abbiamo un 70% circa che sono i ghiacciai e le calotte glaciali, 30% che è acqua sotterranea e
l’acqua superficiale è solo lo 0,3% del 3%. Acqua superficiale è principalmente nei laghi e negli
stagni e nei fiumi però con percentuali molto piccole. L’acqua dolce è o nell’acqua o sotterranea,
una piccola parte è in superficie, questa parte che è nei laghi, nei fiumi e negli stagni, vedi
immagine disponibilità acqua dolce pro capite in Sud America rispetto ad altre aree del mondo, in
Sud America hanno molta più acqua a disposizione rispetto a quella nell’Africa del nord.

La biosfera viene definita in due modi diversi, chi intende l’insieme delle zone della terra nel quale
la vita è possibile oppure l’insieme di tutti gli esseri viventi. Prendiamo in considerazione la
seconda definizione, quindi l’insieme di tutti gli organismi viventi. I principali costituenti sono
carbonio, idrogeno e ossigeno, quello più abbondante è l’idrogeno, quasi al 50%, seguito dal
carbonio e dall’ossigeno, in termini di atomi. C’è anche l’azoto, che fa parte delle proteine, il calcio,
il fosforo, i fosfati di calcio sono i costituenti delle ossa, vedi tabella componenti.

La litosfera è l’involucro esterno rigido della terra, ha uno spessore che varia dai 70 ai 150
chilometri, la parte più superficiale è la crosta, sopra ancora c’è la pedosfera o suolo, il suolo è la
parte di interesse per l’agricoltura. La crosta è fatta principalmente da silicati, silicio e ossigeno
insieme formano i silicati, poi alluminio, ferro, sodio, calcio, potassio, magnesio e altri. La
pedosfera è in connessione con le altre 4 sfere, è a supporto dell’attività bioetica degli ecosistemi
terrestri, deriva da complesse interazioni tra le 4 sfere.
Effetto serra
Vedremo come le attività dell’uomo vanno a interagire con determinate fenomeni ambientali
causando degli impatti.
Perché il cielo è blu? Lo spettro elettromagnetico è l’insieme della radiazione emessa dal sole,
abbiamo distinto delle porzioni più energetiche, i raggi gamma, i raggi X e gli ultravioletti, poi c’era
il visibile e poi l’infrarosso, le onde radio e così via. Al crescere della lunghezza d’onda diminuiva
l’energia e la frequenza perché l’energia è direttamente proporzionale alla frequenza, maggiore è il
numero di massimi o minimi che passa in un determinato punto nell’unità di tempo maggiore è
l’energia, più frequenza meno lunghezza d’onda, significa meno distanza tra i massimi o i minimi.
Il sole è la sorgente della radiazione, una parte della radiazione non raggiunge la superficie terrestre
perché incontra altre molecole di gas lungo l’atmosfera che la assorbono e la riflettono, e abbiamo
poi una porzione di questo spettro cioè quella visibile che può passare attraverso l’atmosfera. Il
visibile contiene tutti i colori dell’arcobaleno, dal violetto che è il più energetico al rosso che è il
meno energetico. Dal lato del violetto abbiamo l’ultravioletto che sono le radiazioni più intense del
visibile, dal lato del rosso abbiamo gli infrarossi che sono quelle meno energetiche, più lunghezza
d’onda meno frequenza. L’insieme di tutti i colori è il bianco quindi noi dovremmo vedere la luce
bianca, noi vediamo giallo il sole perché il giallo deriva dall’insieme di tutti i colori meno il blu. Di
questo spettro c’è una parte blu che viene diffusa. Vedere il cielo di colori diverse dipende
dall’interazione dei raggi del sole e le molecole di gas che costruiscono l’atmosfera che sono
principalmente l’azoto e l’ossigeno, c’è anche particolato, acqua e altro. La luce rossa ha la
lunghezza d’onda maggiore e quindi è come se scavalcasse le molecole, arriva fino sulla superficie,
tutti i colori tranne il blu non vengono disturbati dalla presenza di azoto e ossigeno. La radiazione
blu viene diffusa dalle molecole di azoto e ossigeno e viene diffusa, anche il violetto. Vedi foto linee
colorate, tutti i colori passano perché la loro lunghezza d’onda è maggiore delle dimensioni delle
molecole di azoto e ossigeno, quindi non vengono disturbate e arrivano a noi. Il blu invece
interagisce con le molecole di azoto e ossigeno e viene diffusa in tutte le direzioni, anche il viola
che ha una lunghezza d’onda ancora inferiore rispetto al blu. Però noi vediamo il cielo blu e non
viola perché il nostro occhio non vede bene il viola e perché parte di questa radiazione viola viene
fermata prima dai costituenti dell’atmosfera. Tutto quindi arriva tranne il blu e il viola. La luce rossa
ha una lunghezza d’onda maggiore, tende a scavalcare le particelle più piccole senza vederle, questa
luce non interagisce con l’atmosfera, prosegue la sua propagazione rettilinea fino ad arrivare sulla
terra. Fanno così tutti i colori fino al blu e il viola, che hanno la lunghezza d’onda più piccola, sono
più energetici, frequenza maggiore, lunghezza minore, interagiscono con le molecole e vengono
riflesse in tutte le direzioni, si chiama effetto Rayleigh. Vicino all’orizzonte il cielo è più chiaro
perché dipende dal fatto che la luce debba attraversare più aria, viene diffusa maggiormente e
quindi siamo raggiunti da una minore quantità di luce blu. Le nuvole e la nebbia sono bianche
perché hanno molecole ancora più grandi dell’azoto e dell’ossigeno e diffondo tutti i colori cioè
bianco. Il tramonto ci appare rosso perché il sole è più lontano, maggiore atmosfera deve essere
attraversata, inoltre la presenza di molecole acqua, di particelle possono diffondere diversamente i
colori, e si hanno quindi quei cieli bellissimi di tutti i colori, però sono dovuti a volte alla presenza
di eventi naturali e altre volte anche il particolato dovuto all’inquinamento che provoca tramonti di
rosa stupendi. Il tramonto è il sole basso, la luce deve attraversare una maggiore quantità di aria
prima di raggiungere i nostri occhi; quando il sole è alto le onde blu sono quelle che danno colore al
cielo perché sono le prime che vengono diffuse. Nel secondo caso, il sole basso, all’occhio
dell’osservatore non arrivano le onde associate al blu perché vengono diffuse subito, ma arrivano
quelle rosse che per essere diffuse necessitano di una maggiore quantità di aria. Si dice rosso di sera
bel tempo si spera, rosso di mattina la pioggia si avvicina perché di solito le precipitazioni arrivano
da ovest cioè dove tramonta il sole, tanto più è rosso tanto meno c’è umidità nell’aria, quindi se
vedo rosso significa che a ovest l’aria è più secca e visto che le precipitazioni dovrebbero arrivare
da ovest e lì c’è rosso meno probabilmente ci sarà una perturbazione. Rosso di mattina significa che
da est c’è meno acqua quindi potrebbe essere che da ovest possa arrivare una perturbazione. Nello
spazio il cielo è nero perché li l’atmosfera è molto rarefatta e quindi non c’è interazione tra la luce e
le molecole e non c’è diffusione di alcun colore.

La radiazione del sole non ha solo un effetto cromatico ma causa anche l’effetto serra. L’effetto
serra è sia un bene sia un male, di per sé è un bene perché se no la terra sarebbe a -15/-18 gradi
quindi sarebbe un ambiente poco compatibile con la vita e l’agricoltura, il problema diventa il
potenziamento dell’effetto serra, diventa troppo calda. Vedi grafico. Dal sole arrivano sulla terra uv,
visibile e infrarosso. Viene riflesso l’infrarosso, è una radiazione calda che passa attraverso i vetri. Il
sole si comporta come un corpo nero, cioè un corpo che ha efficienza al 100% nel trasmettere e re
irradiare tutta la radiazione assorbita e ha una temperatura di 5800 Kelvin. La lunghezza d’onda del
picco si può trovare con una formula, 2897/5800K = 0,5 micrometri, è il visibile che corrisponde
infatti al picco dell’immagine, corrisponde in particolare alla luce verde.
Noi abbiamo una radiazione incidente che in parte viene riflessa dalle nuvole dell’atmosfera, in
parte viene riflessa dalla superficie, la somma di quello che viene riflesso è circa un 30% della
radiazione incidente, incidente 340, riflesso 100, questo 100 è 77 riflesso dalle nuvole e
dall’atmosfera e 22 riflesso dalla superficie. Sulla terra le superfici che riflettono sono la neve, tutto
quello che è chiaro, l’acqua no perché è scura. C’è una parte che viene assorbita dall’atmosfera è
una parte che arriva sulla superficie terrestre e la riscalda. La radiazione che dalla superficie
terrestre, che è un corpo caldo, e meno energetica di quella incidente, ha una lunghezza d’onda
maggiore ed è infrarossa e viene quindi emessa verso l’atmosfera. Se non ci fossero i gas serra
questa radiazione tornerebbe tutta nell’atmosfera, con i gas generano una radiazione di ritorno, back
radiation, che riscalda. Abbiamo un po’ di calore latente che deriva dalla condensazione ma è una
piccola parte.
Il 50% raggiunge la superficie, il resto una parte viene riflessa e una parte assorbita dell’atmosfera,
la parte assorbita è il 20%, la parte riflessa è il 30%, riflessa o dalle nuvole o dalla superficie
terrestre.
L’albedo è la frazione della luce solare che viene riflessa nello spazio. Per la terra mediamente vale
0,3 perché il 30% della luce viene riflessa. Le nubi e la neve hanno un’albedo alta cioè riflettono
tanto, la frazione della luce incidente è molto alta, più abbiamo superficie scure come terreno
spoglio, acqua più l’albedo è bassa quindi non viene riflessa. Abbiamo degli effetti che si
potenziano, se aumento la temperatura si sciolgono i ghiacci, se si sciolgono i ghiacci diminuisce
l’albedo e se diminuisce l’albedo meno radiazione viene riflessa più la radiazione scalda la terra.
Vedi tabella albedo, neve caduta di fresco ha albedo molto alto 0,75 significa che riflette molto; le
superfici acquose hanno un’albedo molto bassa, strade sterrate vengono chiamate anche bianche,
riflettono di più di quelle asfaltate.
La terra è un corpo caldo, emette energia, la radiazione emessa non è uguale a quella in ingresso,
quella in ingresso è più energetica, è uv visibile, quella riemessa è infrarosso, si ottengono 10
micrometri che corrispondo appunto all’infrarosso. La regione tra i 5 e i 100 è nota come infrarosso
termico, corrisponde al calore emesso dalla pentola di ferro calda e la velocità di emissione dipende
dalla temperatura, maggiore è la temperatura maggiore è l’emissione di energia. Alcuni gas presenti
nell’atmosfera sono in grado di assorbire la radiazione infrarossa, assorbono determinate lunghezze
d’onda, quindi non tutto l’infrarosso fugge nello spazio ma parte viene re irradiato.
La terra si comporta come un corpo caldo che ha 300 K circa, che corrisponde a 27 gradi centigradi.
Abbiamo l’infrarosso che è una radiazione a lunghezza d’onda maggiore, energia minore, che viene
emessa dalla terra verso l’atmosfera, se non ci fossero i gas serra fuggirebbe nello spazio, la
presenza dei gas serra GHG genera un flusso di ritorno. La velocità di emissione dipende dalla
temperatura, più cresce la temperatura maggiore è l’emissione.

Sole e Terra: in entrata uv, visibile e infrarosso. In uscita infrarosso


Cosa fanno i gas serra? Stiamo parlando della radiazione infrarossa in uscita emessa dalla terra,
viene assorbita dai gas serra e riemessa in direzione casuale o convertita in calore.
I gas a effetto serra sono la CO2, anche altri e le goccioline di acqua potenti nel trattenere la
radiazione infrarossa, di solito se ne parla poco perché vengono considerate secondarie perché più
aumenta la temperatura più evapora l’acqua quindi maggiore vapore acqueo aumenta la
temperatura. Quindi l’effetto serra è dovuto dalle molecole di determinati gas che sono in grado di
interagire con la radiazione infrarossa emessa dalla terra.
L’effetto serra è il fenomeno per cui la radiazione infrarossa in uscita viene intercettata da parte di
alcuni costituenti dell’atmosfera e viene dissipata come calore, questo calore aumenta la
temperatura dell’atmosfera. L’effetto serra è responsabile del fatto che la temperatura media sia di
15 gradi centigradi e non -18, con i modelli che esistono per la previsione delle temperature se noi
togliessimo i gas serra la temperatura sarebbe -18 gradi centigradi. Quindi il problema non è
l’effetto serra in sé ma il potenziamento dell’effetto serra dovuto all’aumento della concentrazione
dei gas serra. I gas serra non sono i principali costituenti dell’atmosfera, sono l’ossigeno, l’azoto e
l’argon. Il vapore acqueo è un gas serra, 2/3 del potenziamento dell’effetto serra è dovuto al vapore
acqueo. Un ulteriore prova del fatto che ci sia un potenziamento dell’effetto serra è il fatto che la
stratosfera si stia raffreddando. Se la quantità di radiazione emessa dalla superficie terrestre è
costante ma si aumentano i gas a effetto serra si ha una maggiore quantità di radiazione infrarossa
che viene riflessa indietro. Se la radiazione emessa dalla superficie terrestre è costante, se
aumentano i gas serra si ha l’aumento del flusso di ritorno e così si ha meno quantità di radiazione
infrarossa che può andare negli strati successivi dell’atmosfera e quindi anche nella stratosfera, si ha
una diminuzione della temperatura della stratosfera.

Aumenta concentrazione gas  infrarosso riflesso viene assorbito nella troposfera, non arriva alla
stratosfera

!!!! I gas serra sono quei gas che sono in grado di assorbire le radiazioni infrarosse che hanno una
lunghezza d’onda che va dagli 8 ai 13 micrometri, perché questi gas sfuggirebbero nell’atmosfera
ma se ci sono dei gas in grado di intercettarli diventano particolarmente rilevanti nel determinare
l’effetto serra. !!!!

Opacità dell’atmosfera. 100% opaca significa che la radiazione che va circa dagli 0,01 ai 100
nanometri non passa all’atmosfera, è completamente opaca; diventa trasparente al visibile, poi
abbiamo andamento su e giù. A noi interesseranno i gas che assorbono nella regione dopo i colori
dove c’è 10, dopo diventa ancora opaca.

I gas serra sono quei gas che hanno delle caratteristiche in grado di farli interagire con la radiazione
infrarossa quindi la frequenza di questa radiazione interagisce con le molecole di gas effetto serra.
Quali tipi di interazione? Le vibrazioni, la radiazione deve essere in grado di far vibrare le molecole
di gas con le quali interagisce. Ci sono diversi tipi di vibrazione: vibrazione da stiramento di legame
oppure vibrazioni da flessione di legame. Nel primo caso abbiamo due atomi X e Y che hanno una
certa distanza tra loro uniti da un legame, cioè hanno messo in condivisione degli elettroni e di
solito questo porta un vantaggio energetico, l’interazione di questo legame con una radiazione può
fare allungare o accorciare un legame però la cosa importante per avere vibrazioni da stiramento di
legame è avere atomi diversi perché si possa generare un dipolo cioè una variazione della polarità
della molecola, se gli atomi sono uguali non ci interessa che il legame si allunghi o si accorci perché
hanno la stessa forza nell’attrarre gli elettroni. L’infrarosso può esser in grado di allungare o
accorciare il legame quindi si parla di vibrazione da stiramento. Quando la radiazione colpisce la
molecola, si allunga o si accorcia il legame, si è allungato poi è tornato uguale poi si è ridotto e poi
è tornato uguale. Se la molecola è fatta da 3 o più atomi c’è anche un angolo, il fatto che questa
molecola venga attraversata dagli infrarossi può cambiare dimensione di quest’angolo, può
allargarlo o rimpicciolirlo, quindi si parla di vibrazione da flessione di legame. Quando la
radiazione infrarossa è in grado di causare delle vibrazioni, da stiramento o da flessione, la
radiazione viene assorbita dalle molecole. Da stiramento significa che riusciamo ad allungare o
accorciare il legame, si può verificare in tutte le molecole, esempio carbonio e idrogeno, si può
allungare o accorciare il legame ma non è l’infrarosso che lo fa; carbonio e fluoro invece, la
radiazione infrarossa è in grado di accorciare o allungare il legame. Vedremo i clorofluorocarburi,
molecole capaci di assorbire l’infrarosso perché l’infrarosso è in grado di causare vibrazioni da
stiramento. Vibrazioni da flessione di legame le abbiamo quando ci sono 3 atomi uniti in una
molecola, abbiamo degli angoli che possono cambiare, aumentare o diminuire di dimensioni
assorbendo la radiazione infrarossa.

Esempi. Movimenti vibrazionali: stiramento o flessione, deve portare a un cambio di polarità.


Quando abbiamo molecole che non sono polari è perché non sono fatte da atomi uguali; se le
molecole sono fatta da atomi uguali i legami si chiamano legami covalenti puri, H-H, significa che
non c’è un idrogeno più forte dell’altro nell’attrarre gli elettroni, sono ugualmente forti, covalente
vuol dire di condivisione. La molecola di idrogeno non è polare, quindi che io allunghi o accorci il
legame la polarità della molecola non cambia. Uguale per il cloro e per l’ossigeno. H2, Cl2, O2 non
assorbono infrarossi perché non si genera nessun cambiamento di polarità in seguito allo stiramento
o alla flessione. Nell’ozono la molecola è angolare, non lineare, quindi non essendo lineare c’è la
flessione di legame. Anche il CCl4 non è una molecola polare però può dare flessione dell’angolo di
legame. Devo guardare quindi alla polarità della molecola che dipende anche dalla geometria della
molecola. Quando abbiamo delle molecole che hanno più di due atomi, se sono 3 è più probabile
che riescano a interagire con gli infrarossi; se ne hanno due e sono uguali no perché non c’è nessun
cambio di polarità; tutte le molecole possono dare stiramento ma non tutti gli stiramenti interessano
gli infrarossi. La flessione si ha quando ci sono più di due atomi, con 3 atomi c’è un angolo e con la
flessione di quell’angolo posso cambiare la polarità della molecola. Il metano, la CO2, il
tetracloruro di carbonio e l’zono possono assorbire l’infrarosso. Le altre no perché anche se
abbiamo sempre stiramento è uno stiramento che non genera un cambio di polarità e non generando
un cambio di polarità non ricade nell’interazione che vengono causate dall’assorbimento
dell’infrarosso.

CO2 che chiamiamo anidride carbonica, o meglio biossido di carbonio o diossido di carbonio. Se
faccio passare la radiazione attraverso il gas vedo che ho due buche, vuol dire che li la luce non
viene trasmessa e se non viene trasmessa vuol dire che viene assorbita; abbiamo dei picchi di
assorbimento, a 4 e fra i 12 e i 16 micrometri, quelle tra 12 e 16 sono da flessione dell’angolo di
legame, quelle a 4 sono da stiramento antisimmetrico, atomi non sono uguali. Una minima frazione
della radiazione emessa dalla terra possiede lunghezza d’onda con 4 micrometri, l’effetto dello
stiramento antisimmetrico è minimo, è molto più importante l’effetto della flessione da angolo di
legame, che rende la molecola di CO2 da molecola apolare a molecola polare.

Vedi slide, in rosso radiazione che arriva dal sole, in blu radiazione che viene riemessa dalla
superficie terrestre, vedi sotto separati per singoli componenti.

Grafico, quanto è aumentata la concertazione di CO2 in atmosfera e le emissioni di CO2, le


emissioni sono aumentate negli anni, al tempo stesso la concentrazione è aumentata.
Il ciclo del carbonio regola i passaggi del carbonio nei diversi stati, come la CO2, ad un certo punto
la concentrazione di CO2 in atmosfera è aumentata perché mobilizzato del carbonio che prima non
c’era e l’abbiamo ossidato e trasformato in CO2 oppure abbiamo perso la capacità di stoccare CO2,
sono i due grandi effetti antropici sul ciclo del carbonio. Abbiamo tolto la capacità di sequestrare
carbonio disboscando, meno piante quindi meno possibilità di stoccare la CO2. I combustibili
fossili fanno parte del ciclo lungo del carbonio, resti di antiche forme di vita che si sono trasformate
in riserve di carbonio, la velocità con la quale noi le utilizziamo è molto maggiore della possibilità
che noi abbiamo di ristoccarle perché ci vogliono centinaia di migliaia di anni.

Grafico dagli anni 60 ad oggi, l’aumento della CO2.


Budget del carbonio emissioni e possibilità di stoccarla, ci dovrebbe essere un equilibrio, CO2
diventa tale quando bruciamo qualcosa che contiene carbonio. Combustibili fossili nell’industria
emettono 34,8 bilioni di tonnellate di CO2 anno, nel periodo 2009-2018. Emissioni antropogeniche
in arancione, 34,8 + 5,5 dovuti al cambiamento del suolo. Poi abbiamo la possibilità di stoccare l
CO2, può venire stoccata nel suolo, dalle piante, oppure negli oceani, quindi terra e oceani possono
fungere da stock di CO2; però abbiamo un non completo pareggio tra quanto viene emesso e quanto
viene stoccato. Abbiamo 18 che rimane come crescita di concentrazione CO2 annua. 86%
combustibili fossili, 14% cambiamento del suolo.

Il ciclo del carbonio moderno è influenzato dall’aumento delle combustioni di combustibili fossili
che porta a rilasciare CO2 prendendo del carbonio che era stoccato da centinaia di anni, e la
deforestazione su ampia scala. Molto maggiore il contributo dell’aumento delle percentuali dei
combustibili fossili rispetto al cambiamento dell’uso del suolo (dal 60 ad oggi non ha dato notevoli
contributi al cambiamento climatico).

Grafico perdita di possibilità di stoccare la CO2, verde scuro foresta naturale, l’altra quella piantata;
vediamo che se anche negli anni la perdita di foresta è andata progressivamente diminuendo,
l’aumento di foreste artificiali non è stata sufficiente a compensare le perdite. Nell’ultima decade si
ha una perdita netta di possibilità di stoccare la CO2, è migliorato il dislivello però siamo ancora in
perdita.

!!!! Ci siamo domandati come mai la radiazione infrarossa in uscita dalla terra interagisce con
alcuni gas e perché solo con quelli, che chiameremo gas a effetto serra; questa radiazione infrarossa
deve avere una frequenza tale da indurre delle vibrazioni nelle molecole di gas che incontra,
vibrazioni da stiramento o da flessione. !!!!!

Tra i gas serra c’è l’anidride carbonica, non è il gas serra più potente ma è quello più abbondante.
Vedi budget nuovo. Emissioni ci CO2 fossile, cioè da combustibili fossili, la CO2 che emettiamo
noi respirando è biogenica; una parte di emissione deriva dal cambiamento di uso del suolo. Per la
rimozione della CO2 dall’atmosfera abbiamo l’uso nella biosfera attraverso la fotosintesi
clorofilliana e lo stock nell’oceano in forma di acido carbonico.
Il ciclo del carbonio moderno è influenzato dalla combustione dei combustibili fossili, che erano
una riserva di carbonio che è stato biogenico milioni di anni fa, combusto però in un tempo molto
breve, accompagnato dalla deforestazione su ampia scala, che ha portato alla rimozione della
possibilità di stoccare CO2 all’interno delle foreste. Dal 1970 in poi le emissioni sono dovuto
principalmente all’uso di combustibili fossili piuttosto che al cambiamento di uso del suolo.

Vedi grafici. Momenti di discesa, dissoluzione dell’Unione sovietica ha portato a una contrazione
dei consumi che si è riflessa con una contrazione delle emissioni; così come la crisi finanziari degli
anni 2008/2009 che ha portato a una riduzione delle emissioni di CO2 perché minori consumi e
quindi minore produzione. Anche la pandemia ha portato a un picco in negativo.

Il ciclo del carbonio. I cicli biogeochimici mettono in relazione un elemento nelle diverse sfere che
compongono l’ecosfera. Il carbonio è un non metallo, è il quarto elemento più abbondante
nell’universo. Il carbonio è molto versatile, ha una grande affinità, riesce a formare legami chimici
con gli altri atomi. Esistono oltre 10 milioni di composti del carbonio.
Per il ciclo del carbonio si può vedere che sia un ciclo a lungo termine sia a breve termine, poi un
ciclo preindustriale e un ciclo del carbonio moderno. Il ciclo è un percorso attraverso l’ecosistema,
cioè attraverso le diverse sfere che compongono l’ecosistema.

Processi che trasferiscono C


o La fotosintesi è il passaggio dall’atmosfera alla biosfera; è il meccanismo attraverso il quale
la CO2 e l’acqua in presenza di radiazione luminosa diventano zuccheri; le piante, gli
organismi fotosintetici sono in grado di prendere la CO2 e trasformarla in zuccheri, in
carboidrati; gli zuccheri li ritroviamo nella biosfera.
Fotosintesi è un processo di riduzione, per ogni carbonio ci sono due idrogeni e un ossigeno,
più sono gli idrogeni e meno sono gli ossigeni più l’elemento è ridotto. CO2 è la forma più
ossidata, CH4 è la forma più ridotta. Di solito le riduzioni richiedono energia infatti abbiamo
quella del sole invece le ossidazioni producono energia.
o Dissoluzione o vaporizzazione, ciclo che coinvolge l’oceano, mette in collegamento
idrosfera con l’atmosfera. CO2 atmosferica si scioglie in acqua e una volta che si è sciolta
può reagire con l’acqua e dare l’acido carbonico. Aumenta l’assorbività di un gas quando
aumenta la pressione parziale, la pressione parziale aumenta quando aumenta la frazione
molare, cioè la concentrazione, più è abbondante la CO2 nell’atmosfera più si scioglierà in
acqua, e più si scioglierà in acqua più reagirà con l’acqua e ci darà l’acido carbonico che
porterà ad acidificazione degli oceani.
o Consumo di cibo, dalla biosfera alla biosfera, ci nutriamo e respiriamo, incameriamo
ossigeno che serve per l’ossidazione dei nutrienti e poi produciamo energia ed acqua
o Respirazione, dalla biosfera all’atmosfera
o Decomposizione, della biomassa che porta ad liberare CO2, dalla biosfera all’atmosfera
o Combustione, vengono bruciati combustibili in una qualsiasi caldaia, dalla biosfera in
atmosfera
o Frammentazione e disgregazione rocce, rocce che contengono carbonati possono liberari
carbonio, è un meccanismo con il quale può essere rilasciata CO2, dalla litosfera verso
l’atmosfera

Ossidazione o riduzione. Numero di ossidazione, se aumenta ho ossidazione, se diminuisce ho


riduzione. Riduzione è acquisto di elettroni, ossidazione è perdita di elettroni. Se abbiamo aumento
di idrogeni è riduzione. Meccanismo fotosintesi è riduttivo, le riduzioni richiedono energia, le
ossidazioni liberano energia.

Ci sono due cicli del carbonio, perché opera su due scale temporali, quella breve, cioè il carbonio
che viene scambiato tra atmosfera, oceano e organismi viventi e morti, cioè la decomposizione, la
materia organica che ritorna. Invece la scala geologica lunga è quando il carbonio viene rilasciato
nell’atmosfera e nell’oceano attraverso il degrado di rocce carbonacee, e poi ritorna attraverso la
deposizione di sedimenti. Il collegamento tra i due cicli del carbonio è nel momento in cui noi
abbiamo iniziato ad usare i combustibili fossili, abbiamo preso qualcosa che era nel ciclo lungo del
carbonio, era stato stoccato nel corso di milioni di anni ed è stato rilasciato in atmosfera, in una
velocità tale nel quale i processi inversi che portano la CO2 a venire stoccata non sono abbastanza
veloci, il problema è la velocità dei due cicli.
Anidride carbonica, dal punto di vista del cambiamento climatico è interessante perché non viene
decomposta né chimicamente ne fotochimicamente, cioè una volta messa in atmosfera permane per
centinaia o migliaia di anni. L’unico pozzo permanente è la deposizione nelle acque profonde
dell’oceano oppure la precipitazione come carbonati di calcio insolubili, altrimenti viene in parte
utilizzata dalla biosfera, ma quel surplus che rimane in atmosfera rimane lì per lunghissimo tempo.

Vedi immagine Carbon cycle, 1, 2 e 3 indentificano gli scambi, 1 scambi atmosfera biosfera, il
carbonio entra nella biosfera attraverso la fotosintesi, la fotosintesi viene fatta principalmente dai
vegetali ma non solo, organismi autotrofi, prendono la CO2 dall’aria o dall’acqua in cui vivono e la
trasformano in zuccheri. I vegetali poi vengono consumati dagli animali e rimettiamo CO2 sia
attraverso la respirazione sia nel momento in cui andiamo incontro alla decomposizione.
Se noi considerassimo quello che mangiamo e quello che emettiamo, quello che viene stoccato nelle
piante e quello che viene riemesso andiamo a un bilancio; non siamo in grado di creare o
distruggere carbonio ma semplicemente lo trasformiamo.
2 è il carbonio nell’idrosfera, gli oceani contengono la maggior parte del carbonio di riserva, in
forma di bicarbonato (HCO-3).
Differenza tra carbonati e bicarbonati. Gusci molluschi fatti di carbonati. Quando gli organismi
viventi presenti nel mare sedimentano vengono ricoperti da altri depositi sedimentari; nel lungo
ciclo del carbonio quel carbonio che era organico ritorna inorganico costituente delle rocce.
Il carbonio nell’atmosfera, la presenza di CO2 nell’atmosfera è la causa principale dell’effetto serra
e di solito la CO2 è l’80% delle emissioni di gas a effetto serra.

Abbiamo un altro gas serra che fa parte del ciclo del carbonio che è il metano, che si può ottenere
per decomposizione della materia organica in assenza di ossigeno. Il metano è un gas serra perché
ha anche lui delle vibrazioni da flessione in quella zona dai 10 ai 18 micrometri, cioè quella zona
dove i gas che assorbono in quella finestra sono particolarmente rilevanti. Il metano, a differenza
della CO2, una volta nell’atmosfera dura molto poco, a differenza della CO2 che permane centinaia
di anni, il metano dopo 10 anni scompare, se noi oggi smettessimo di emettere metano avremmo tra
10 anni una riduzione effettiva delle concentrazioni, con la CO2 non è così. Il metano vien perso
perché abbiamo una reazione con il radicale ossidrile, attraverso cui si genera anidride carbonica e
acqua. I radicali sono specie che hanno elettroni spaiati quindi sono molto reattivi, cercano qualcun
altro con cui reagire, danno reazioni chiamate radicaliche a catena, proprio perché io ho radicale,
reagisce con un’altra molecola, genera un altro radicale e così via; si ha una propagazione di
reazioni a catena fino a che due radicali non reagiranno fra di loro. Sono quelle correlate anche con
l’invecchiamento, il contrasto di radicali liberi sono questi perché si generano anche all’interno del
nostro organismo e causano invecchiamento. La concentrazione è aumentata rispetto ai livelli pre
industriali ed è responsabile del 23% del riscaldamento globale, la sua responsabilità è più alta
perché più potente della CO2. Il metano proviene dai ruminanti, riescono a digerire delle fibre che
noi non siamo in grado di digerire perché hanno uno stomaco in più rispetto a noi e in questo
stomaco ci sono dei microorganismi in grado di spezzare dei legami che noi non siamo in grado di
spezzare e quindi riescono a produrre energia; nel farlo però questi microorganismi scindono in
acidi grassi a catena più piccola questa fibra ma in parte producono del metano, che è un
sottoprodotto di questa frammentazione; quindi non tutti gli erbivori sono ruminanti, i ruminanti
hanno il doppio stomaco, riescono a digerire queste fibre ma perdono parte del metano. I ruminanti
producono metano. Le termiti mangiamo il legno, hanno un apparato digerente che gli permette di
scindere gli scheletri di carbonio del legno, quindi come sottoprodotto c’è il metano. Parte deriva
dalla fusione del permafrost e anche dai clatrati, forme di metano, permafrost è metano stoccato nei
ghiacci o nel mare. Gli organismi metanotrofi sono in grado di stoccare il metano e quindi lo
riescono ad assorbire. Il metano in atmosfera reagisce con il radicale ossidrile e quindi viene nel
corso di 10 anni dimezzata la sua concentrazione.
Vedi immagine slide. Parte del metano si perde dai combustibili fossili quindi abbiamo emissioni di
metano correlata all’uso di combustibili fossili, parte di metano che deriva dalla combustione di
biomasse.
Grafico sorgenti metano in percentuale.

Il metano è aumentato sia per l’aumento dell’estensione di luoghi umidi, l’allagamento per produrre
riso, dalla decomposizione anerobica della materia organica, la combustione incompleta di
biomassa in assenza di ossigeno può portare a rilascio di metano, le fermentazioni enteriche e le
perdite di gas dalle condutture, dalle operazioni di estrazione del metano naturale.
Due sink ? di metano, il principale è la reazione con il radicale ossidrile e una parte dai batteri
presenti nel suolo che sono in grado di assorbire il metano per il loro metabolismo.

Video. Lungo rio Amazzoni c’è maggiore concentrazione di metano perché il fiume esondando crea
numerose aree umide e lì ci sono quelle condizioni di anaerobiosi nel quale la materia organica
libera metano. In India coltivazione riso in sommersione, maggiori concentrazioni di metano.
Nell’Artico abbiamo la fusione dei ghiacci che genera aree umide. In Africa ci sono le termiti.

Grafico che mostra come è aumentata la concentrazione di metano negli ultimi anni, 150% rispetto
a quanta ce n’era nell’era preindustriale. La concentrazione è passata da 0,75 nel 1750 a 1,8, e
potrebbe aumentare ancora come conseguenza dell’innalzamento della temperatura, perché questo
favorisce la decomposizione anaerobica, e in più abbiamo la fusione del permafrost con rilascio del
metano congelato e decomposizione della sostanza organica, in più rilascio del metano dei fondali
oceanici, quello in presenza in forma di clatrati. L’aumento della temperatura, indipendentemente
dalle altre sorgenti, potrebbe aumentare il rilascio di metano attualmente stoccato, potrebbe portare
ad aumento della decomposizione anaerobica, la fusione del ghiaccio che crea aree umide nel quale
con anche l’aumento delle temperature si ha un aumento della formazione e del rilascio di metano.

Sono uguali il metano e la CO2 nel determinare l’effetto serra? No, l’effetto serra dipende dai gas a
effetto serra, l’effetto serra dipende dalla concentrazione dei gas serra, da quanto a lungo il gas serra
rimane in atmosfera e quanto è forte l’effetto di quel gas serra. Il metano viene messo in quantità
minore rispetto alla CO2, rimane in atmosfera per un periodo più breve, tempi di vita 10 anni contro
le centinaia di anni.
Global warming potential, potenziale di riscaldamento globale, ogni gas serra ha il suo, questo
potenziale ci permette di trasformare il quantitativo di ciascuno dei gas emessi in anidride carbonica
equivalente. GWP, potenziale di riscaldamento globale, è stato sviluppato per consentire il
confronto degli impatti del riscaldamento globale da parte di gas diversi, è una misura di quanta
energia assorbiranno le emissioni di una tonnellata di gas in un determinato periodo di tempo
rispetto alla quantità di CO2 equivalente, una tonnellata di metano quanta radiazione assorbe
rispetto ad una tonnellata di CO2, maggiore è il GWP più il gas serra è potente rispetto alla CO2, su
una certa scala temporale, GWP a 20, a 100, a 500, cioè l’effetto a 20 anni, 100 anni e 500 anni.
Tabella GWP cambiati nel tempo, AR1, AR2 ecc sono i report rilasciati dall’IPCC, International
Panel on Climate Change, che studia attraverso dei modelli l’effetto di questi gas sul cambiamento
climatico, quindi raffinando i modelli hanno ottenuto dei valori leggermente diversi.
GTP ci dice quanto il sistema climatico risponde all’aumento delle concentrazioni di GHG, di
quanto potenzialmente cambierà la temperatura.
Vedi grafici linee CO2 e CH4. Quello che distingue la CO2 dal metano è il fatto che uno è un gas
stock che rimane e uno un gas che fluttua principalmente in atmosfera; la CO2 tende ad
accumularsi, il metano si accumula meno. Il metano va bene per le strategie di mitigazione perché
vedremo risultati in tempi brevi.

GHG
I gas serra sono l’anidride carbonica, il vapore acqueo, l’ozono, il metano, il protossido d’azoto, gas
che contengono fluoro e cloro (gas refrigeranti) e esafluoruro di zolfo.

Il vapore acqueo è un gas serra perché anche lui ha un picco di assorbimento in quella regione
rilevante già vista, perché la maggior parte degli infrarossi emessi dalla superficie terrestre hanno
quella lunghezza d’onda. È il principale gas serra dell’atmosfera dal punto di vista quantitativo, è
influenzato dalla temperatura; abbiamo un feedback positivo cioè abbiamo un fenomeno che
produce un risultato che rinforza il risultato del fenomeno stesso, ossia aumenta l’anidride
carbonica, aumenta la temperatura, se aumenta la temperatura aumenta l’evaporazione dell’acqua,
se aumenta l’evaporazione dell’acqua c’è più vapore acqueo e se c’è più vapore acque aumentano le
temperature perché è un gas anche lui in grado di assorbire le radiazioni infrarosse.
Le nuvole hanno un effetto sul clima che dipende molto da che tipo di nuvole consideriamo, alte o
basse, in funzione della radiazione che sono in grado di assorbire o di riflettere.

Altro gas serra, protossido d’azoto, anche lui assorbe nella regione vicino ai 10 micrometri, dura
molto a lungo, 120 anni. Non esistono sink. La concentrazione è aumentata non tanto quanto quella
degli altri gas, però è aumentata. Proviene sia da rilasci naturali, dagli oceani, dai suoli, sia dovuti
ad emissioni di natura antropica principalmente associato all’utilizzo di fertilizzanti, combustibili
fossili che contengono azoto; una piccola parte viene rilasciata anche dalle marmitte catalitiche. È
molto più potente della CO2. Più alta è la temperatura maggiori sono le emissioni di protossido di
azoto, attualmente le concentrazioni che si registrano sono maggiori di quelle che erano state
previste.
Da dove viene protossido d’azoto, vedi slide. Microorganismi in grado di fissare l’azoto, prendono
l’azoto presente nell’atmosfera in forma di N2 e prendono ione ammonio.
Se c’è tanto ossigeno avviene processo di nitrificazione; se non c’è tanto ossigeno ma c’è più ione
ammonio che ossigeno si forma protossido d’azoto (ossido nitroso). Nitrito ha due ossigeni per
azoto, l’ossido nitroso ha due azoti per ossigeno, significa che sto ossidando l’azoto con poco
ossigeno. Esistono anche processi di denitrificazione, dove lo ione nitrato ritorna azoto, è
denitrificazione perché stiamo rimuovendo ossigeno. Quindi è un sottoprodotto dei processi di
nitrificazione e denitrificazione, ma principalmente deriva dalla nitrificazione, quando non c’è
abbastanza ossigeno.
Le sorgenti sono l’agricoltura, la combustione della biomassa, l’uso dei combustibili fossili,
emissioni naturali, vedi budget protossido d’azoto. Rimane in atmosfera, non viene distrutto, si
accumula.
Gas refrigeranti
Delle emissioni associate al parco macchine, quante di queste sono associate alle perdite dei gas
refrigeranti dagli impianti di climatizzazione? Gas refrigeranti alogenati hanno un potenziale di
riscaldamento globale che è significativamente più alto di quello della CO2. Anni 80 macchine che
avevano condizionatore erano pochissime.
Quanto delle emissioni di gas serra sono associate alla produzione quindi al consumo di cibo? 34%
delle emissioni sono associate alla produzione di cibo, le emissioni globali che c’erano nel 2015
erano 53,3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente. Vedi appunti, come trasformare.

Lavoro 2021 che da dati del 2015, il cibo è responsabile di circa il 26% delle emissioni, il non cibo
è il 74. Prima categoria da considerare è quella Livestock and fisheries, gli animali hanno un
processo che si chiama fermentazione enterica attraverso la quale producono metano. Crop
production ovvero le emissioni che sono collegate al consumo vero e proprio dell’essere umano e
anche della produzione di cibo per gli animali. Uso del suolo. Tutto il processo del cibo, dalla
preparazione al trasporto, richiede grande uso di input.
I gas serra sono gli unici coinvolti nel cambiamento del clima? No, anche il particolato, che ha
effetti sulla salute umana, ha un effetto sul clima; l’effetto del particolato è duplice. Ci sono dei
particolati chiari, i quali essendo appunto chiari hanno un albedo alta e riflettono raffrescando; il
particolato scuro invece, che prende il nome di black carbon, nero fumo, ha due effetti, locale di
raffreddamento perché crea delle nuvole che impediscono alla luce di raggiungere la superficie
terrestre però una volta che si è depositato al suolo riduce l’albedo e aumenta l’assorbimento della
radiazione incidente e quindi fa aumentare la temperatura.
Ci sono dei particolati come i solfati che sono chiari, e altri che sono scuri quindi l’effetto dipende
dal tipo di particolato.

Particolato. Interazione del particolato con la radiazione solare, ci sono particolati che hanno effetto
di raffreddamento, perché riflettono indietro la radiazione solo quelli chiari, quelli scuri assorbono
la radiazione e danno un effetto di riscaldamento.

Black carbon, il nero fumo che ha effetto di riscaldamento, bilanciato dagli altri aerosol che invece
hanno effetto di raffrescamento; banda di errore ci dice che c’è una grande incertezza sull’effetto
dell’aerosol però ci dice anche che mediamente è un effetto di raffrescamento. Totale antropogenico
che deriva dalla somma dell’effetto dell’aerosol, una piccola parte di questi ha effetto di
riscaldamento, ma una grande parte ha effetto di raffrescamento, i GHG hanno tutti effetto di
riscaldamento, combinati insieme abbiamo il totale antropogenico. Raffrescamento annulla circa il
40% del riscaldamento globale ma l’effetto netto è incerto.

L’effetto delle nubi, hanno effetto contrastante, distinguiamo le nubi basse da quelle alte, quelle
basse sono più calde ed essendo più calde emettono tutta la radiazione, temperatura maggiore
riflettono maggiormente, quindi effetto di raffreddamento; le nuvole alte invece sono fredde,
assorbono la radiazione senza riemetterla e quindi complessivamente hanno effetto riscaldamento.
Non è detto che la totalità dell’innalzamento della temperatura sia dovuto all’uomo, ci sono state
altre oscillazioni di temperature ma all’80-90% l’aumento delle temperature negli ultimi 100 anni
non è imputabile a cause naturali; si stima che l’azione umana abbia innalzato la temperatura di
circa un grado con intervallo probabile da 0,8 a 1,2°C, ed è probabile che il riscaldamento globale
raggiungere 1,5° tra il 2030 e il 2052, se continuerà ad aumentare al tasso attuale, fonte IPCC 2018.
La temperatura sulla terraferma è aumentata di più che sul mare. La regione sull’Artide è quella che
si è scaldata di più. Più si scioglie ghiaccio più se ne scioglierà altro perché diminuisce l’albedo,
quindi meno luce verrà riflessa, e inoltre ci sarà più acqua, l’acqua evapora e quindi ci sarà più
vapore acqueo che è un gas a effetto serra. L’aumento della temperatura ha favorito l’evaporazione
e la creazione di nuvole basse, con retroazione negativa, riflettono. Ci sono tanti effetti, anche
contrastanti. Effetto del particolato è contrastante, effetto nero fumo fa aumentare le temperature,
che deriva soprattutto dall’uso di carbone, carbone rilascia fuliggine che si deposita su superfici, ne
fa ridurre l’albedo. L’aerosol di solfato è il particolato che riflette, causa riflessione della radiazione
solare quindi raffreddamento, però complessivamente le emissioni di biossido di zolfo sono
diminuite. I due effetti non si bilancio, si ha così un aumento complessivo delle temperature dovute
anche all’aerosol, il nero fumo è aumentato, i solfati sono diminuiti, ci stiamo sbilanciando lo stesso
verso il riscaldamento.

Scenari costruiti dalla IPCC pubblicati nel 2018, RCP 2.6 e 8.5 indicano il forzante radiativo che ci
sarà nel 2100, con 2.6 riducendo in modo drastico le emissioni, con 8.5 continuando come stiamo
facendo, business as usual. Quindi o continuiamo a fare come stiamo facendo o proviamo con
strategie di mitigazione che agiscono sulle emissioni. Abbiamo anche aumento dell’intensità delle
precipitazioni soprattutto in Africa, sui poli, sull’equatore. Se invece mettiamo in atto le strategie di
mitigazione ci manteniamo nella stessa situazione che abbiamo vissuto tra l’86 e il 2005.

Nel 2020 hanno avuto più freddo zone in mezzo agli oceani, tutte le altre aree del mondo hanno
avuto più caldo anche fino ad arrivare ai record.
Vedi da report IPCC i 5 motivi di preoccupazione. Primo sono i sistemi unici e minacciati, 1 grado
siamo come nel 2006-2006, con 1,5 ci spingiamo nel rosso e con 2 nel viola. Giallo è moderato,
viola è molto alto. Con 2 si va a rischi molto alti. Primo motivo, sistemi unici minacciati sono le
barriere coralline, l’Artico, i ghiacciai montani, le zone ad alta concentrazione di biodiversità.

Secondo motivo di preoccupazione sono gli eventi estremi che hanno rischi per la salute umana, per
i mezzi di sostentamento, per i beni e gli ecosistemi causati da eventi estremi come ondate di calore,
precipitazioni intense, siccità, incendi, inondazioni costiere. Il terzo è la distribuzione degli impatti
quindi rischi ed impatti che colpiscono in modo sbilanciato determinati gruppi, a causa della
distribuzione diseguale dei pericoli, c’è chi vive in aree più vulnerabili di altre. Il quarto è l’impatto
globale cumulativo, quindi tutti insieme cosa perdiamo in termini di biodiversità ed ecosistemi.
L’ultima sono gli eventi eccezionali su ampia scala come le fusioni delle calotte glaciali della
Groenlandia e dell’Antartide.

Effetti del riscaldamento globale:


o diversa distribuzione delle precipitazioni
o inverni più corti e autunno posticipato
o riduzione copertura di ghiaccio
o distruzione delle barriere coralline
o malattie trasmesse da zanzare a latitudini più elevate
o aumento del livello degli oceani.

Altro impatto, quello che le attività umane esercitano sull’ozono, distingueremo l’ozono buono e
quello cattivo. L’ozono buono è quello presente nell’ozonosfera, cioè una parte della stratosfera ed è
quello che ci protegge dalle radiazioni più intense. Il fenomeno di preoccupazione della perdita di
tale ozono è quello che va sotto al nome di buco dell’ozono.

La radiazione solare
La radiazione solare ha un ampio ventaglio di radiazioni con diversa lunghezza d’onda. Quelle più
brevi con lunghezza d’onda maggiore, poi quelle più energetiche, che sono i raggi X e l’UV,
nell’UV distinguiamo gli UVC, gli UVB e gli UVA, UVA sono quelli a lunghezza d’onda maggiore
quindi meno energetici, gli UVB sono intermedi, gli UVC sono i più energetici. Dopo c’è la
radiazione visibile che va dai 400 agli 800, verso il 400 abbiamo il violetto, verso gli 800 abbiamo il
rosso. Dopo il visibile c’è l’infrarosso, sopra i 750 nanometri. Le radiazione pericolose per gli
organismi sono quelle che hanno una lunghezza d’onda inferiore ai 400 nanometri cioè gli UV e i
raggi X. Quelle visibili vengono utilizzate anche per la fotosintesi clorofilliana e in molte funzioni
biologiche degli animali, come la vitami D che richiede l’esposizione alla luce solare per essere
convertita nella forma attiva. Quindi ci preoccupano le radiazioni più corte. Vedi slide, le radiazioni
dai 200 ai 300 le ferma l’ozono, prima l’ossigeno, poi c’è una parte che non ferma nessuno quindi
gli UV arrivano. Quindi, non arriva nulla fino al 300-320, le radiazioni sono fermate fino al 200
dall’ossigeno e poi fino al 300 dall’ozono. Quindi ci concentriamo sull’effetto di un eventuale
perdita di ozono buono, che ci permette di evitare che la radiazione dai 200 ai 300 nanometri arrivi
sulla superficie terrestre. La perdita di questo ozono si chiama buco nello ozono e ha l’effetto che
questa radiazione possa invece passare.
L’ozono è uno degli strati della stratosfera. L’atmosfera si può dividere in diverse parti, quella in
bassa è la troposfera, quella successiva stratosfera, stratosfera perché si distingue la stratificazione
dei gas e in particolare si distingue la ozonosfera perché c’è una maggiore concentrazione di ozono.
La composizione è simile a quella della troposfera ma i gas sono più rarefatti, e l’interazione tra i
raggi UV e l’ossigeno gassoso formerà ozono, questa reazione è esotermica, cioè una reazione che
rilascia calore. La temperatura diminuisce salendo nella troposfera perché ci allontaniamo dalla
terra, il calore proviene principalmente dalla terra. Qua la temperatura aumenta perché questa
reazione tra l’ossigeno e la radiazione UV che generare ozono rilascerà calore. La stratosfera
contiene l’ozonosfera che va dai 15 ai 35 chilometri, è una parte che contiene una maggiore
concentrazione di ozono e ha la funzione per noi di schermarci dalla radiazione più intensa, quella
sotto i 300 nanometri. L’ossigeno scherma dai 120 ai 220 nanometri. L’ozono invece assorbe le
radiazioni che vanno da 220 a 320, l’UVC va da 200 a 280 quindi l’ozono scherma buona parte
della radiazione UVC. La capacità dell’ozono di assorbire è limitata nel senso che se si ha un
aumento di lunghezza d’onda l’ozono non è più in grado di assorbirle, infatti quelle maggiori
passano. Picco di assorbimento è attorno ai 260. Non assorbe l’UVA.
Come viene prodotto l’ozono? E come mai non c’è nelle altre parti o non c’è in quelle
concentrazioni? L’ozono è costituito da tre atomi di ossigeno legati insieme, l’energia con una certa
lunghezza d’onda è in grado di rompere l’ossigeno, in due ossigeni radicali, il trattino tra due atomi
è fatto da elettroni, i raggi UV sono in grado di rompere il legame a metà quindi lascio un elettrone
su un ossigeno e un altro sull’altro ossigeno; l’ossigeno trova altre molecole di ossigeno presenti in
atmosfera e si combina con loro creando l’ozono. Ci vogliono i raggi UV, assorbe quella radiazione,
ossigeno la assorbe per trasformarla in ozono.

Ciclo Chapman, dal nome dello studioso che per primo ha studiato la chimica di queste reazioni che
avvengono nella stratosfera. Tutte le reazioni radicaliche hanno una fase di inizio, una fase di
propagazione e una fase di terminazione, si chiamano reazioni radicaliche a catena. Una fase di
inizio in cui si devono creare i radicali, i radicali sono specie molto reattive, reagiscono con altre
molecole generando altri radicali e per avere la terminazione serve che due radicali reagiscano tra
loro.
1. Prima fase, inizio, servono UVC che sono in grado di rompere la molecola di ossigeno
dando l’ossigeno atomico, abbiamo la fotolisi cioè la rottura della molecola grazie alla
radiazione UVC nella parte alta della stratosfera.
2. Una volta che si sono ottenuti gli ossigeno radicali si ha la fase di propagazione, atomi di
ossigeno reagiscono con molecole di ossigeno in presenza di una terza molecola che ha il
ruolo di dissipare l’energia in eccesso. La terza molecola è o azoto o ossigeno perché i
principali costituenti dell’atmosfera sono loro. Questa è una reazione esotermica che rilascia
calore, vengono rilasciati 107 kj/mol. Radiazione UV deve avere lunghezza d’onda inferiore
ai 200 nanometri che reagisce con l’ossigeno O2 rompendolo in due, si creano due ossigeni
radicali.
3. Seconda propagazione che fa si che l’ozono in presenza di radiazioni tra i 200 e i 300
nanometri, in particolare parte degli UVB e degli UVC, rigeneri i reagenti della reazione 1
in uno stato eccitato. Ossigeno molecolare e radicale ossigeno reagiranno tra di loro a darci
l’ozono, è un ciclo.
Dall’ossigeno ottengo l’ozono, dall’ossigeno ottengo l’ossigeno radicale, dall’ossigeno radicale
ottengo l’ozono, dall’ozono ottengo l’ossigeno e l’ossigeno radicale,
L’ozono precedentemente formatosi subisce una reazione di foto-dissociazione provocata dai raggi
UVB o UVC che ha come conseguenza la sua distruzione. Questa è la reazione che fa si che
l’ozono sia in grado di schermare i raggi UVB. Gli UVC nella reazione che portano alla sintesi
dell’ozono, UVB nella foto dissociazione dell’ozono. Questa radiazione non arriverà più sulla
superficie terrestre perché è stata impiegata per queste reazioni.
Il ciclo continua fintanto che si riforma l’ossigeno O2, l’ozono si riforma dalla propagazione 1. Si
ferma quando la molecola di ozono trova un atomo di ossigeno e quindi due radicali si trovano tra
di loro, si scontrano e danno di nuovo due molecole di ossigeno.
Quello che effettivamente sottrae ozono al ciclo sono le reazioni con il cloro. Saremmo allo stato
stazionario, all’equilibrio perché è vero che ci sono delle reazioni che ci permettono di fermare,
dall’ozono più ossigeno radicale riottengo l’ossigeno, però quando riotteniamo l’ossigeno
l’ossigeno di nuovo troverà la radiazione UVC e diventerà radicale, andando così avanti. L’ozono
può reagire con il cloro e venire sottratto dal ciclo, quindi se togliamo l’ozono non ci sarà più la
reazione, non ci sarà più la propagazione 2 e quindi gli UVB potranno passare perché avranno meno
ozono con il quale interagire per darci i reagenti della reazione 1. Quindi le relazioni con cloro ma
anche con bromo, non fluoro, sono in grado di togliere ozono dal ciclo, anche la reazione
dell’ozono con l’ossigeno lo toglie ma mi da ancora ossigeno e ossigeno può rientrare nel ciclo.

Il cloro proviene anche dalla superficie degli oceani, dalla vegetazione in decomposizione che
reagisce gli ioni cloruro presenti nel mare e si forma il clorometano CH3Cl, nella troposfera viene
distrutto solo in piccola parte, quindi sale verso la stratosfera dove integrando con gli UV o con il
radicale ossidrile ci da il radicale cloro. Quindi l’ozono reagisce con il radicale cloro e quindi
togliamo l’ozono dal ciclo perché non otterremo più l’ossigeno che a sua volta potar ridare il
radicale ossigeno ma otterremo degli altri composti del cloro e dell’ossigeno che non ritornano nel
ciclo di Champan.
Quelle che ci preoccupano principalmente sono le sorgenti di cloro antropiche. Sono i
clorofluorocarburi che hanno due caratteristiche: sono inerti nella troposfera e quindi raggiungono
tranquillamente la stratosfera. Qui la radiazione UVC con lambda < 220 riesce a spezzare il legame
e libera radicale cloro. Il cloro atomico è attivo come catalizzatore per la distruzione di ozono,
reagire con l’ozono sottraendolo al ciclo di Chapman.
Di tutto il cloro presente nella stratosfera solo l’1% è quello attivo, perché la maggior parte si trova
come cloronitrato o acido cloridrico che non sono attivi. Quindi non tutto il cloro è attivo.

Il radicale bromo si comporta come il cloro, anche lui ha delle forme inattive che sono l’acido
bromidrico e bromonitrato però sono meno stabili di quelle del cloro, quelle del cloro quindi più
difficilmente libereranno il radicale, quindi a parità di concentrazione il bromo è 40-50 volte più
efficacie del cloro per la diminuzione dell’ozono. Le molecole che contengono cloro e bromo, una
volta liberate in atmosfera passano indenni la troposfera, raggiungono la stratosfera dove reagiscono
con gli UVC che sono in grado di liberare i radicali, i quali reagiscono con l’ozono distruggendolo e
togliendolo quindi al ciclo di Chapman.

Il buco dell’ozono è un assottigliamento dello strato dell’ozono della stratosfera. Ha una unità di
misura l’ozono che si chiama Dobson, è uno strato alla superficie, si immagina di prendere tutto
l’ozono della stratosfera, portarlo sulla superficie e immaginare quanto è alto, quindi 0.01 mm di
ozono sono 1 Dobson Unit, si fa questa ipotesi immaginando la densità del gas a 1 atmosfera e alla
temperatura di 0 gradi centigradi, i gas occupano uno spazio diverso in funzione della temperatura e
della pressione. Mediamente, intorno alla superficie terrestre ci sono 350 DU, cioè uno strato di
ozono che se portato al suolo ha 0 gradi e a 1 atmosfera avrebbe un’altezza di 3.5 mm. Il buco nello
ozono è un’area sopra al polo sud dove la concentrazione non è più di 350 che è la media, ma di
220. Prima della rivoluzione industriale queste concentrazioni non erano mai state registrate.
L’ozono si genera nella fascia tropicale ma poi ci sono delle correnti nella stratosfera che lo portano
verso i poli, quindi li la concentrazione è più alta, l’assottigliamento si ha sui poli, si è passati da
450 a 220.

Molecole che contengono cloro. Clorofluorocarburi sono stati impiegati molto negli anni 80 fino al
Protocollo di Montreal 1877 che ne ha bandito l’uso, sono molecole che contengono cloro. Le
molecole contengono o il bromo o il cloro, il fluoro non ha l’effetto che hanno il cloro e il bromo,
anzi il bromo ha un effetto ancora più potente, l’acido bromidrico e gli altri composti del bromo
sono ancora più instabili e quindi più facilmente rilasciano il radicale, in più sono molto persistenti,
lo capiamo dal fatto che con il protocollo le molecole non sono andate a zero perché sono
persistenti. La concentrazione di cloro cala lentamente quindi rimarrà sempre del cloro radicale che
può reagire con l’ozono sottraendolo al ciclo di Chapman.
I clorofluorocarburi scendono meno, altri di più . Metilbromuro e metilcloruro, quest’ultimo esiste
anche naturale, rimane perché viene prodotto naturalmente dallo ione cloruro presente nell’oceano.
Idroclorofluorocarburi hanno una possibilità di reagire con il radicale ossidrile e sono quindi meno
persistenti, non contribuiscono alla distruzione a lungo termine, scendono rapidamente.
Gli idrofluorocarburi non contengono cloro quindi sono innocui, c’è la possibilità che nella loro
degradazione generino acido trifluoroacetico e che possano diventare responsabili del cambiamento
globale ma sono ancora studiati. Loro non sono rilevanti per il buco nello ozono.
Gli Halon contengono bromo ma non idrogeno e cloro. Liberano bromo, il quale è più potente del
cloro nel determinare la distruzione dello ozono, vengono usati come antincendio e sono in
progressiva sostituzione.

Le molecole che hanno il fluoro, i clorofluorocarburi, gli idroclorofluorocarburi, gli


idrofluorocarburi liberano il fluoro e il floruro di idrogeno. Quest’ultimo è molto instabile quindi è
difficile che venga liberato del radicale quindi non hanno nessun effetto sulla distruzione
dell’ozono.
Clorofluorocarburi hanno duplice effetto: da un lato sono coinvolti nell’assorbimento della
radiazione infrarossa perché assorbono tra gli 8 e i 13, ma una volta che raggiungo la stratosfera
sono una minaccia per lo strato di ozono; quindi da un lato causano il cambiamento climatico,
dall’altro causano il buco nell’ozono.
Clorofluorocarburi e idroclorofluorocarburi sono le prime molecole oggetto di studio, hanno duplice
azione, bucano l’ozono e contribuiscono al cambiamento climatico. Le alternative a loro sono gli
idrofluorocarburi e i perfluorocarburi, non c’è il cloro né il bromo, c’è il fluoro, non sono più un
problema per l’assottigliamento dello stato di ozono ma rimangono un problema per il clima.
L’ozono causa una serie di malattie legate alla pelle, anche alla vegetazione, agli stabili.
Clorofluorocarburi e gli idrofluoroclorocarburi avevano duplice effetto, liberano cloro radicale che
distrugge ozono, sono ancora presenti in atmosfera quindi lo fanno ancora anche se non vengono
emessi però hanno anche effetto sul clima. Vedi slide
Ozono cattivo. Inquinante primario sono quelli direttamente immessi nell’ambiente quindi per
esempio monossido di carbonio, biossido di carbonio, ossidi di azoto, polveri, tutta una serie di
sostanze direttamente immesse nell’ambiente. Inquinanti secondario, come l’ozono cattivo, l’ozono
che troviamo nella troposfera non lo abbiamo emesso noi, abbiamo contribuito a farlo formare.
Quindi non è detto che siano di natura antropogenica, potrebbero esser anche naturali però abbiamo
inquinanti primari che possono partecipare a reazioni successive che creano specie anche più
tossiche di quelle prima, l’ozono nella troposfera è una di queste. Esempio immagine auto. Si
genera smog fotochimico, perché deriva dall’azione della luce, l’ozono non deriva dalla macchina,
non lo trovo nel tubo di scappamento, ma quello che esce dal tubo di scappamento insieme alla luce
può darci ozono, esempio di inquinante secondario. Anche il particolato può essere secondario.
Esempio fattori umani o naturali causano emissioni di particolato, grazie a fenomeni fisico chimici
si può generare particolato secondario. Lo smog fotochimico è un esempio di inquinante
secondario. Smog è un neologismo che deriva da due termini inglesi, lo aveva già sviluppato nel
1905 (Londra usava carbone e quindi il cielo della città si era ricoperto di nubi scuri), quindi hanno
chiamato smoke cioè fumo e fog cioè nebbia, nebbia fatta da fumi. Si sono generate molecole per
azione della luce. Nella nube grigia ci sono inquinanti formati a partire da ossidi di azoto, molecole
organiche volatili, e luce solare, poi c’è anche particolato ecc. si verifica più spesso in estate perché
abbiamo bisogno di radiazione luminosa.
Tra i gas inquinanti che troviamo in atmosfera abbiamo alcuni solo parzialmente ossidati,
monossido di carbonio, biossido di zolfo, ossido nitrico parzialmente ossidati. Il radicale ossidrile si
occupa di questa ossidificazione, esempio il metano o reagiva con il radicale ossidrile o veniva
assorbito nel suolo. Il radicale ossidrile può contribuire all’ossidazione di queste molecole che sono
solo parzialmente ossidate, può anche reagire con il metano. Il radicale ossidrile è più reattivo
dell’ossigeno e ossida completamente.
Il radicale ossidrile si forma dall’ozono per reazione con la radiazione luminosa abbastanza intensa,
inferiore ai 310 nm, si libera ossigeno e un atomo di ossigeno che in realtà era un radicale, il
radicale il presenza di vapore acqueo ci da due molecole di radicale ossidrile; il radicale ossidrile
reagisce con i gas atmosferici. Il radicale ossidrile in presenza di ossigeno e di luce ci dà il radicale
idroperossido. Quindi il radicale ossidrile è un esempio di molecola che permette di ossidare i gas
presenti nell’atmosfera, è più reattivo e si forma il radicale idroperossido che è un ossidante forte,
ossida NO a N02. Radicale ossidrile ossida il metano, l’NO o l’ossido di carbonio.
Attraverso il radicale ossidrile possiamo convertire il monossido di azoto nel biossido di azoto, la
CO in CO2, il metano in aldeide. Ci permette di ossidare completamente quelle molecole che non
sono completamene ossidate.
Come si forma l’ozono nella troposfera. I primi due sono ingressi naturali, con particolari
condizioni meteo che generano scambi verticali, ozono dalla stratosfera alla troposfera. Possono
esserci anche scariche elettriche, temporali, fulmini che riescono a convertir ossigeno in ozono.
Sono cause naturali. Ci sono anche cause antropiche, VOC sta per molecole organiche volatili, non
sono solo molecole di natura antropica, ci sono anche molecole organiche volatili che ci sarebbero
anche senza di noi. L’ozono che troviamo nella troposfera si forma da reazioni che coinvolgono gli
NOx. NO2 in presenza di luce (siamo negli Uva) viene scisso in monossido e ossigeno, è una
rottura radicalica quindi si generano due radicali, ossigeno radicale in presenza di ossigeno dà
l’ozono. L’ozono reagisce con NO e ci ridà biossido di azoto e ossigeno. Queste reazioni avvengo
anche senza la presenza dell’uomo. Se tutto questo avvenisse senza disturbo saremmo in uno stato
foto stazionario, le concentrazioni di ozono cambierebbero di poco.

Composti organici volatili, benzene, toluene, xileni, idrocarburi aromatici sono molecole composte
da carbonio, idrogeno e ossigeno che riescono a passare allo stato vapore con forze intermolecolari
deboli e quindi volatili. Questi composti reagiscono con il radicale ossidrile, con altro ozono e con il
radicale ossigeno e danno specie molto reattive che si chiamano radicali perossido alchilici RO2,
dove R è un qualsiasi residuo organico. L’ozono si trova principalmente in zone rurali perché li non
trova molecole con cui reagire e quindi rimane più stabile, permangono di più.
Si devono generare i radicali perossido alchilici RO2, questi si formano da radicale ossidrili con
molecole volatili organiche, quindi VOC più radicale ossidrile genera radicali perossido alchilici,
questi insieme all’NO ci danno NO2 e un ossido, quindi succede che al presenza di questi radicali
perossido alchilici ci permette di ottenere l’NO2 senza consumare l’ozono quindi l’ozono che si è
creato non viene distrutto ma si accumula. Il radicale perossido alchilico proviene dai VOC in
presenza di radicale ossidrile.

Ozono potrebbe in parte derivare da uno scambio con la stratosfera, è possibile scambio verticale
atmosferico per cui lo ozono arriva in troposfera. Altro meccanismo, VOC insieme a radicale
ossidrile generano i radicali idroperossido o perosialchilico, molecole più ossidate, che servono per
convertire l’NO in NO2, abbiamo ottenuto NO2 senza consumare ozono. L’NO2 in presenza di
radiazione luminosa ci dà il monossido e il radicale ossigeno, il radicale ossigeno insieme
all’ossigeno ci da l’ozono.
L’ozono ha effetto sulle vie aeree, sugli occhi, anche sulle piante, quindi ha effetti a livello cellulare
che poi si vedono come clorosi e necrosi fogliari, cioè le piante crescono male e questo
sembrerebbe correlato ad declino forestale delle foreste in America. L’alta concentrazione di ozono
altre ad essere pericolosa per l’uomo lo è anche per la vegetazione.
Il problema dell’ozono è correlato ai VOC, agli Nox e la radiazione, sulla radiazione non possiamo
fare nulla.
I VOC in Europa il 50% provengono da processi industriali, sono anche costituti di solventi che si
usano per svariati motivi, energia, a livello domestico, o commerciale, VOC che derivano dal
trasporto, 11% dovuti all’agricoltura, principalmente sono solvente organici o combustibili e altri
composti organici.
I VOC esisterebbero comunque, fermentazione enterica animali, rifiuti domestici, zone umide, si
possono liberare molecole organiche volatili. Terpeni e altri derivati possono derivare dalle foreste,
la concentrazione dipende dal clima e dalla vegetazione.
Gli NOx possono essere anche loro naturali, come processi di fermentazione a opera di batteri,
nitrati e nitriti che possono liberare anche NO2 e non solo protossido di azoto, in più fulmini,
incendi, eruzioni vulcaniche. Nox sono associati alla combustione di diesel ma le sorgenti naturali
rimangono comunque molto importanti. Quelle antropiche sono principalmente l’uso dei
combustibili fossili.
Lo smog fotochimico che contiene ozono è dovuto agli Nox, idrocarburi attivi e altri VOC, ci vuole
temperatura e luce solare e ci vuole un movimento d’aria modesto perché le molecole non sono così
tanto concentrate ma reagendo tra di loro si devono trovare quindi ci vuole un movimento d’aria. Lo
scarso movimento d’aria è assicurato dall’inversione termica, essa genera coperchio e rallenta le
correnti ascensionali quindi l’atmosfera si mescola di meno.
Inversione termica, un coperchio che evita il rimescolamento, l’inquinamento è più probabile in
condizioni di inversione termica, nei mesi invernali, nei periodi prolungati di alta pressione, la
radiazione solare raggiunge il suolo riscaldandolo, di notte l’assenza di una copertura nuvolosa fa si
che il terreno dissipi rapidamente il calore e che l’aria a contatto con il suolo diventi fredda, l’aria
più calda sale e agisce come un coperchio intrappolando l’aria più fredda vicino al suolo. Il
coperchio da si che l’inquinamento rimanga intrappolato quindi l’aria che è in basso rimane sempre
più inquinata. Inversione termica perché il caldo è più in alto e noi invece abbiamo detto che
normalmente nella troposfera salendo la temperatura ascende perché l’aria scaldata dalla terra più ci
si allontana meno si sente, però c’è uno strato di inversione dove la temperatura aumenta salendo, lo
strato di inversione è l’aria calda che funge da coperta e blocca l’aria fredda più in basso e così non
si ha rimescolamento.
Con le macchine si percorrono strade, si genera particolato che deriva dallo sfregamento della
macchina, sia dal copertone sia dalla strada stessa, indipendentemente dal tipo di macchina, viene
rialzato il particolato che era sulla strada. Anche l’abrasione del freno genera particolato perché è lo
sfregamento di corpi metallici gli uni contro gli altri. Ci sono emissioni nel momento in cui
facciamo benzina, la parte più volatile esce. Il combustibile viene bruciato, nel tubo di scappamento
troviamo CO2, monossido di carbonio e idrocarburi in parte, Nox soprattutto se le macchine sono a
diesel e pm, ci sono le marmitte catalitiche che servono per trattenere il più possibile queste
molecole.
NOx sono monossido e biossido, provengono dal carburante, lì c’è un po’ di azoto; oppure termico
cioè l’azoto che è naturalmente presente in atmosfera insieme all’ossigeno ad alte temperature
possono generare i monossidi di ossigeno e il monossido di azoto, dopodiché il monossido può
venire ossidato a NO2.
Lo smog è marroncino perché contiene anche gli NOx, i quali assorbono la luce viola ma non quella
gialla, questa la riflettono.
L’ozono troposferico non è l’unico costituente dell’inquinamento della troposfera, abbiamo anche
gli SOx, anidride solforosa, anidride solforica.
Gli altri costituenti tra cui gli SOx possono venire da sorgenti naturali come vulcani o
decomposizione di materia organica vegetali in cui c’è zolfo. A livello antropico dal carbone che
contiene più zolfo degli altri combustibili fossili quindi la combustione di carbone porta SOx. Il
particolato che contiene zolfo ha effetto riflettendo sul cambiamento climatico. Potrebbe venire
anche dall’industria metallurgica perché alcuni metalli naturali sono presenti come solfuri e quando
vengono lavorati si potrebbero liberare degli ossidi di zolfo. Progressivamente lo zolfo è stato tolto
dai carburanti, ce n’è ancora tanto zolfo nei combustibili marini. Brache Carnival, 47 barche
emettono gli SOx di 100 milioni di macchine, perché nel diesel marino il contenuto di zolfo è più
alto, nel diesel 10 mg/l, nei motori marini 0,5% dal 2020, prima era ancora più concentrato.
SOx vengono convertiti in acido solforico, e precipita in forma di piogge acide. L’zono e il
perossido possono contribuire all’ossidazione del biossido di zolfo a triossido di zolfo e quindi
contribuiscono anche alle piogge acide. Quindi l’ozono non è solo pericoloso di suo ma è anche un
forte ossidante ed essendo un forte ossidante ossida le molecole nell’atmosfera da cui pi otteniamo
acido solforico e quindi indirettamente contribuisce alle piogge acide.
SOx per gli umani viene assorbito dalle mucose del naso e trasportato nell’apparato respiratorio,
reagisce con tutte le biomolecole, reagisce con gli acidi nucleici che sono i costituenti del nostro
DNA, con le proteine, con i lipidi. Ha un effetto sinergico con il particolato, questo riesce a portarci
SO2 nelle zone più profonde del polmone. Dal punto di vista climatico gli ossidi di zolfo sono
riflettenti quindi contrastano l’effetto serra, altro effetto sono le piogge acide.

Altro problema ambientale è il particolato, sono molecole non gassose, possono essere liquide o
solide, si forma un aerosol atmosferico, è un gas che contiene particelle che possono essere solide o
liquide sospese, dimensioni variabili, più sono piccole più facilmente vengono respirata, più grandi
di 100 sono abbastanza rare perché diventano pesanti e più difficilmente vengono depositiate.
Legge di Stokes ci fa capire che la velocità con la quale sedimentano dipende dal diametro,
maggiori sono le dimensioni più velocemente va a sedimentare.
Distinguiamo PM10 e PM2,5. Un capello va da 50 a 10 micrometri, quindi stiamo parlando di
molecole molto piccole. Per capire la pericolosità per l’uomo è importante il rapporto tra i PM 2,5 e
10, perché più il rapporto è alto più abbiamo un potenziale rischio per la salute.
Anche di particolato possiamo avere sorgenti primarie o secondarie, quello primario è emesso
direttamente dalle sorgenti, il particolato secondario avviene ad opera di processi chimici che
riguardano il particolato primario e che generano nuove molecole che sono un particolato
secondario.
Sorgenti delle particelle grossolane sono per la maggior parte primarie, alcune potrebbero contenere
gli elementi tipici della crosta terrestre, alluminio, calcio, silicio, ossigeno. Ci sarebbe queste
emissioni anche senza l’azione dell’uomo, con la disintegrazione meccanica delle foglie, il polline,
quello che succede con gli incendi, con le eruzioni. Il particolato ci sarebbe comunque, l’uomo
contribuisce a quelle grandi con il lavoro agricolo e il lavoro nella cave, con diametro maggiore ai
10 micrometri. Per le particelle fini, cioè minori di 10 micrometri, uso di pneumatici e freni,
combustione incompleta di combustibili. Dal diesel ci sono emissioni di particolato, principalmente
carbonio elementare quindi carbonio inorganico, invece quello emesso dalla benzina è organico.
Particelle fini possono essere originate da particolato secondario quindi reazioni chimiche tra
sostanze gassose e molecole allo stato di vapore.
Grafico particolato particelle fine, PM2,5 e PM10 grandi differenze stanno nel processo industriale
e nell’ambito commerciale, istituzioni e abitazioni.
In Europa emissioni PM sono diminuite, in altri Paesi del mondo sono cresciute molto. Padova ha
record concentrazioni in Italia.
Effetti che riguardano l’uomo: aggrava asma, tosse; PM10, particelle con diametro inferiore a 10
micrometri arrivano alla zona tracheobronchiale dei polmoni, PM2,5 raggiungono gli alveoli,
possono assorbire molecole di inquinanti che possono arrivare in profondità. Effetto diretto o
indiretto, indiretto come particolato che veicola altre molecole nocive attaccate ad esso.
Effetto anche sul clima, può assorbire luce del sole, se è chiaro lo riflette, se è scuro lo assorbe.
Effetto su formazione nebbie, crea danni ai materiali e alle piante, genera incrostazione che possono
interferire con fotosintesi.
È formato da ioni inorganici, carbonio organico e carbonio elementare, materiale crostale (silicio,
calcio, potassio), elementi in traccia e acqua.
Sorgenti: solfati che derivano da SOx, combustibili che contengono zolfo possono ossidarsi in
presenza di ossigeno e generare ossidi di zolfo che poi possono venire ossidati e dare origine ai
solfati, che sono particolati secondario. Nitrati, derivano da emissioni di azoto contenuto nei
combustibili bruciato come NOx. Ammonio che può derivare dall’uso di fertilizzanti e dai reflui
zootecnici. Aerosol organici, porzione molto volatile, VOC, molecole organiche volatili che
possono generare questo aerosol organico.

Ciclo dell’acqua
Ciclo idrogeologico, movimento dell’acqua nelle diverse sfere, nell’ecosfera che è costituita
atmosfera, litosfera, idrosfera e biosfera. Si può distinguere in 16 parti. La maggior parte dell’acqua
è nei mari, è l’evaporazione dell’acqua dei mari che ci dà il 90% dell’acqua che troviamo in
atmosfera. Mari e oceani 96,5% dell’acqua. Acqua dei mari può evaporare, fenomeno superficiale
che fa passare dallo stato liquido allo stato vapore l’acqua. Acqua non evapora solo dai corpi idrici
ma anche da processo di evapotraspirazione, cioè la traspirazione attraverso le piante,
l’evaporazione dal suolo nel sistema suolo pianta, un qualsiasi vegetale ha parte dell’acqua che
traspira attraverso la pianta e parte acqua evaporata dal suolo, insieme si chiama evapotraspirazione.
Sublimazione è passaggio diretto da solido a vapore senza passare allo stato liquido, in alcune
condizioni, insolazione, bassi pressioni, bassa temperatura, forte vento e scarsa umidità.
Rivedi distribuzione acqua
Evapotraspirazione, traspirazione e evaporazione dai vegetali. Dipende dalla temperatura, più è alta
maggiore è l’evapotraspirazione, umidità relativa, quando aumenta la traspirazione diminuisce,
quindi se l’aria è asciutta l’acqua traspira di più, se è umida di meno, dipende dall’aria, se c’è vento
aumenta traspirazione, dipende anche al tipo di pianta.

Ciclo del carbonio, ciclco dell’acqua e ciclo dell’azoto.


Indicatori: impronta idrica, impronta carbonica, impronta ecologica. Impronta carbonica esprime
solamente le emissioni di gas sera associate ad un prodotta, o un servizio, lungo tutto il ciclo di vita.
Gas serra espressi come chili di anidride carbonica equivalente, grazie ai GVP cioè quel fattore che
ci permette di trasformare tutti i gas effetto serra in anidride carbonica equivalente.
Impronta idrica, due modi per calcolarla, Water Footprint Network. Dipende da dove proviene il
prodotto. Acqua verde è quella che piove e che la coltura riesce a prendere naturalmente, quella
agricola, se io irrigo è acqua blu, acqua grigia invece è un modo per esprimere l’impatto sulla
qualità dell’acqua, la contaminazione, ad esempio quanto agrofarmaco raggiunge il corpo idrico e
quale volume d’acqua dovrei ipoteticamente aggiungere per evitare di superare un limite eco
tossicologico o normativo, è un volume virtuale di acqua, non è stato effettivamente impiegato,
dovrebbe essere utilizzato per annullare la contaminazione eventualmente.
Acqua verde ci dice quanta acqua è stata effettivamente prelevata naturalmente dall’ambiente,
l’acqua blu quanta è stata fornita attraverso l’uomo. Pomodoro prodotto in Israele e pomodoro
prodotto nella pianura padana, in funzione della diversa area geografica avrò una diversa
composizione di acqua verde e acqua blu.
Nuovo modo di esprimere l’impronta idrica ma che non è ancor entrata nell’uso comune, prevede di
trasformare i litri d’acqua in un impatto, fattore di caratterizzazione dipende da disponibilità di
acqua.
Impronta ecologica, sviluppata da Footprint Network, la terra viene divisi in aree biologica
produttive che producono servizi diversi, area per l’energia, area per la costruzione, per ottenere le
fibre, per il cibo e per i pesci, viene convertito tutto in terra. S la nostra impronta è superiore alla bio
capacità significa che noi andiamo a vedere tutto quello che consumiamo e vediamo quanta terra ci
vuole per tutto quello che consumiamo inclusi i rifiuti e le emissioni. Differenza tra bio capacità ed
impronta ecologica è il deficit che noi abbiamo.

Analisi LCA
Per misurare gli impatti dobbiamo analizzare il ciclo di vita, cioè studiare un prodotto o un servizio
dalla culla alla tomba. I biocarburanti sono neutrali dal punto di vista delle emissioni? Se uso un
biodiesel anziché un diesel, la sorgente di quello tradizionale è un combustibile fossile, l’altro
invece deriva da colture dedicate. Siccome il carbonio contenuto all’interno del biodiesel faceva
parte della pianta e le piante per crescere ha usato la CO2, il carbonio che c’è nella pianta è il
carbonio che ha preso dalla CO2, quindi quando brucio biodiesel restituisco la stessa CO2 che era
stata stoccata dalla pianta, quindi questo bilancio va a zero. CO2 emessa e stoccata sono uguali? Ho
dovuto coltivare il campo, seminarlo raccogliere, lavorarla; la CO2 emessa è uguale a quella
stoccata però per ottenere l’olio di colza ci sono voluti tutta una serie di processi che hanno
richiesto l’uso di input. È stato possibile dimostrate che i biocarburanti non sono climaticamente
neutri, perché bisogna considerare anche tutti i processi che servono prima che il biocarburante
arrivi.
Quindi LCA considera tutte le fasi del ciclo di vita, devo analizzare anche tutti gli indicatori. La
metodologia è quantitativa, noi arriveremo a dei numeri, attraverso modelli di causa e effetto,
quindi metodologia scientifica e quantitativa.
Perché vengono fatti studi LCA? Per informare i decisori politici e non solo, marketing perché può
servire per entrare in determinati mercati.
LCA non è una valutazione completa, bisogno comunque fare delle selezioni. C’è sempre
un’incertezza sui dati utilizzati. I modelli di caratterizzazione non sono perfetti, vengono aggiornati
continuamente ma non sono perfetti.
Per fare analisi LCA ci sono standard di riferimento, nella norma ISO 14040 del 2006, LCA definito
come compilazione e valutazione degli input, degli output e dei potenziali impatti ambientali di un
prodotto durante il suo ciclo di vita.
Fasi dello studio sono 4, vedi slide. A tutte le fasi si associa una fase di interpretazione.
1. Obiettivi e ambito
2. Analisi inventario
3. Assestamento impatti
Ci sono frecce in entrambe le direzioni perché possibile tornare indietro e modificare gli obiettivi,
ognuna delle fasi può influenzare le successive. Interpretazioni messe insieme valutazione impatti,
in funzione di quelli che erano gli obiettivi, c’è anche la possibilità di discutere i dati di inventario.
La vita di un prodotto prevede diversi stadi:
1. estrazione materie prime
2. la trasformazione
3. l’uso
4. lo scenario di fine vita.

ISO 14040 contiene i principi, poi c’è la ISO 14044 che da maggiori indicazioni su come effettuare
lo studio, le line guida. La commissione europea ha sviluppato un manuale che specifica meglio
come procedere nell’analisi LCA ma non va a contraddire quello che è contenuto nelle norme ISO,
lì è più generale, qui più pratico. Lo studio può essere ripetuto nel tempo per migliorare la qualità
dello studio e il prodotto che sto studiando, si riduce così anche l’impatto del prodotto in analisi.

Unità di processo sono la più piccola parte del ciclo di vita del prodotto per la quale posso
raccogliere input e output. Input e output possono essere flussi elementari o flussi di riferimento.
Quelli di riferimento sono quelli che collegano tra di loro i rettangoli quindi le diverse unità di
processo e vedono il coinvolgimento dell’uomo, sono processi intenzionalmente gestiti dall’uomo.
Pesticidi e fertilizzanti ad esempio provengono da altri processi in cui è coinvolto l’uomo, invece
terra e acqua no quindi questi sono i processi elementari. Flussi elementari mettono in relazione
ecosfera e tecnosfera senza l’intervento dell’uomo. Anche le emissioni sono flussi elementari
perché se lavorando la terra emetto CO2 associata alla combustione del diesel la CO2 viene emessa
dal mio processo nell’ambiente senza che l’uomo poi ne faccia nulla. Tutti gli altri flussi sono flussi
di riferimento o intermedi. I flussi elementari non sono output di un’altra unità di processo, l’acqua
e la terra, la CO2 non viene presa da un altro processo, rimane nell’atmosfera. È flusso elementare
sia quello che entra sia quello che esce, che va nella natura senza essere trasformato dall’uomo. I
flussi intermedi o di riferimento collegano tra loro diverse unità di processo. Quando colleghiamo
tra lor diversi rettangoli quello è un flusso intermedio, di riferimento invece quando è tutto scalato,
se le frecce indicano esattamente la quantità che c’è voluta per produrre quel frumento allora quello
scalato è il flusso di riferimento, in generale se metto solo le frecce senza le quantità è un flusso
intermedio.
Background e foreground. Ecosfera, tutto ciò che non è intenzionalmente prodotto dall’uomo,
tecnosfera tutto ciò che è artificiale. Quando non abbiamo accesso a dati direttamente rimane sullo
sfondo in background. Esempio, se lo studio LCA lo stava facendo il pastificio, lui non ha accesso
diretto alle informazioni su come vengono prodotti i fertilizzanti e i pesticidi, quelli per lui sono in
background.

L’analista LCA deve innanzitutto chiarirsi gli obiettivi dello studio, la norma ISO dice anche che
nella definizione degli obiettivi devono entrare questi punti:
o applicazione dei risultati dello studio, cosa te ne farai di quei risultati
o limitazioni
o contesto decisionale e motivi per eseguire lo studio cioè perché stai facendo lo studio
o destinatari
o se è uno studio comparativo
o va indicato chi è il committente
Vedi applicazioni risultati studio su slide.
Limitazioni. Devo specificarle all’inizio, devo dire che lo studio non potrà essere esteso.
Destinatario, il report sarà diverso in base al destinatario, nel linguaggio, nel contenuto.
Se lo studio è comparativo lo devo dire, se sto confrontando il prodotto con un altro, perché è
obbligatoria la verifica di parte terza. Bisogna dire se e da chi lo studio è stato pagato. Vedi esempi.
Insieme agli obiettivi dobbiamo chiarire anche gli ambiti, dobbiamo identificare la funzione, unità
funzionale cioè la quantità che esplica una certa funzione. Dobbiamo chiarire i limiti del sistema,
cosa mettiamo nello studio e cosa no, il cut-off cioè gli input che stanno al di sotto di un certo
percentuale li escludiamo eventualmente, requisiti dei dati, come gestire processi multifunzionali.
Ci sono approcci diversi, devo dire come faccio, allocazione economica, biofisica, ecc. approcci
diversi ci daranno risultati diversi.

La funzione del sistema da analizzare. Noi usiamo come riferimento non una quantità ma una unità
funzionale, esempio per un anno di spesa settimanale da 10 kg quanti sacchetti di carta uso, quanti
sacchetti di plastica uso, quanti sacchetti di cotone uso, e vado a confrontare gli impatti associati a
quei sacchetti.
Unità funzionale, per ricordare che non è solo una quantità ma è una quantità associata ad una certa
funzione, definisce aspetti quantitativi della funzione. L’unità funzionale deve includere la funzione,
non può essere solo una quantità fisica. Per ogni prodotto che andiamo a confrontare abbiamo
proprietà obbligatorie e proprietà di posizionamento, quelle obbligatorie sono quelle che rendono
quel prodotto utile a quella funzione. Quando si parla di cibo è molto difficile stabilire quale si
l’unità funzionale corretta, ogni alimento soddisfa diverse esigenze e servono quantità diverse.
Unità funzionale prende in considerazione una quantità, una qualità e una durata.
Una volta che abbiamo definito l’unità funzionale, andiamo a definire i flussi di riferimento,
possono venire quantità anche non reali, come mezzo paio di scarpe. Esempio packaging, funzione
è contenere e non solo; devono contenere una certa quantità di liquido. Packaging ha la funzione di
contenere, poi deve essere trasportabile, permettere di conservare la bevanda. Se l’unità funzionale
è un litro di bevanda quali sono i flussi di riferimento? Se ho una bottiglia di vetro da 0,5 litri, se ho
un cartone per bevande da 1 litro monouso e se ho una bottiglia in PET da 2 litri monouso, quali
sono le quantità di ciascuna di queste bottiglie che devo prendere in considerazione? Nel primo
caso, visto che è riutilizzabile 1 però in mezzo ci sarà lavaggio e ricarica, in cartone è uno, in PET è
mezza, così soddisfo l’unità funzionale.
Ci sono a volte degli errori nella definizione dell’unità funzionale, errore più comune una quantità
fisica non è detto che corrisponda alla unità funzionale, 1 chilo di plastica non è uguale a 1 chilo di
vetro perché esplicano funzioni diverse. C’è da cercare di confrontare per funzioni simili. Anche
essere troppo restrittivi può essere un errore.
Dopo che abbiamo definito gli obiettivi possiamo chiarire gli ambiti, in cui c’è l’unità funzionale,
dopodiché decidiamo cosa includiamo e cosa escludiamo dallo studio e quindi definiamo i confini
del sistema. Di solito tagliamo fuori qualcosa che è in background. Bisognerebbe essere il più
inclusivi possibile, mettere all’interno tutte le fasi ma non è facile farlo perché la complessità
aumenta. I confini del sistema ideali si hanno quando i flussi elementari attraversano i confini del
sistema, non c’è nessuno prodotto dell’unità di processo che viene escluso dallo studio. Più spesso
abbiamo flussi di riferimento che escono dai confini del sistema. Alle volte è ammesso eliminare dai
confini del sistema determinate fasi. Negli studi comparativi è possibile escludere processi identici
se forniscono quantità identiche di servizi, se non cambio il tipo di frumento ma cambio solo
packaging posso escludere produzione frumento.
Si possono applicare regole di cut off, se aggiungo un elemento in maniera infinitesimale allora lo
posso escludere; chi contribuisce a meno dell’1% in massa allora lo escludo, è libero di escludere
poiché dica il perché. Quindi selezioni i processi, quelli che metto dentro e quelli che metto fuori,
una volta che ho deciso cosa mettere dentro dico per quella unità di processo che cosa escludo
applicando regole di cut off (di solito è l’1% ma potrebbe anche essere 0,1).

Gestione processi multifunzionali, devo specificare negli ambiti se ho dovuto gestire un processo
multifunzionale e come ho fatto, la norma vuole che sia spiegato. Diversi approcci: norma ISO e
manuale scritto dalla commissione europea, manuale da esempi. Prima ipotesi, puoi suddividere il
processo? Hai una unità di processo che produce prodotto a e b, riesci a separare la linea di
produzione delle due? Se puoi suddividi. Secondo modo è espansione die confini del sistema, io ho
impianto che produce sia elettricità sia calore, io voglio gli impatti associati solo alla produzione
dell’elettricità, vedi slide.
Prima possibilità, suddivisione in processi più piccoli. Seconda possibilità, espandere i confini del
sistema. Abbiamo processo che produce calore ed energia e io vorrei solo gli impatti della
produzione di energia, posso pensare che quel calore venga prodotta da un altro processo e lo
sottraggo all’altro. Ultima delle possibilità è l’allocazione, viene utilizzata maggiormente.
Allocazione si fa o su base fisica o su base economica; si può evitare l’allocazione suddividendo nei
diversi processi, se non si può dividere si può fare espansione del sistema. Il problema del
parametro economico è che il valore economico cambia nel tempo. Altro problema è quello del
riuso e del riciclo, esempio riuso bottiglia devo essere consapevole che la bottiglia deve essere
lavata per essere riutilizzata. Riciclo chiuso cioè il prodotta ritorna allo stesso identico ciclo, oppure
riciclo aperto cioè ne faccio qualcos’altro. La difficoltà sta nell’attribuire il beneficio ambientale, a
chi?

Nell’analisi LCIA per valutare gli impatti ci sono delle metodologie in cui al loro interno ci sono
diversi metodi e i metodi sono basati su modelli quindi hanno fattori di caratterizzazione. Per
ciascuna delle categorie di impatto la metodologia prevede un metodo. Il metodo del cambiamento
climatico è quello dell’IPCC, i fattori di caratterizzazione sono chili di CO2 equivalente, usiamo il
global warming potential. Nella pratica lo fa il software. La metodologia fa una selezione, classifica
le voci e poi c’è la caratterizzazione. Tra le cose aggiuntive che si possono fare ci sono la
normalizzazione e la pesatura. Ogni categoria d’impatto ha la sua unità di misura, quindi se non
normalizzassi non potrei metterli sullo stesso grafico. Vedi immagine, è stata usata metodologia che
riportava i risultati per 3 categorie di impatto ed è stato fatto il calcolo per prodotto a e b. loro hanno
riportato il valore normalizzato. Dopo la normalizzazione si introduce la pesatura, introduco un
indice per dare un peso, i pesi vengono stabili dai metodi di pesatura che includono diverse
misurazioni fatte da esperti. Per un decisore politico così è meglio.
L’ultima delle fasi di analisi del ciclo di vita è l’interpretazione.
Le impronte. Analisi ciclo di vita ti fa guardare tutte le fasi. Le impronte analizzano tutte le fasi del
ciclo di vita ma un solo impatto. Impronta carbonica. Scope 1 emissioni dirette, scope 2 emissioni
indirette associate ad energia e/o calore acquistati e scope 3 emissioni indirette. La diferenza tra il
2006 e il 2018 è che quella del 2018 ha dato più dettagli sullo scope 3.

LCA: 4 fasi
Terza fase: LCIA  life cycle impact assesment  valutazione impatto
Sono stati raccolti i dati, ora vanno trasformati in impatti
Viene fatto dai software
Metodologie: metodi di caratterizzazione individuali, insieme di metodi
Metodo: insieme di principi, modelli e fattori di caratterizzazione che rendono possibile calcolare i
risultati per certe categorie di impatto
Caratterizzazione: intervento ambientale qualitativo viene trasformato in quantità comuni

Step obbligatori:
1. Selezione categorie di impatto, voglio l’output in termini di impatto sull’acqua, sul
cambiamento climatico, sull’eutrofizzazione. Ho metodo, trasforma input in output, metodo
di caratterizzazione, scelgo tra i metodi in base agli impatti che voglio valutare (incroci
tabella e vedi quale va bene). Quale impatto ho bisogno di valutare?
2. Classificazione, si associano emissioni a categorie di impatto, metano viene messo con
cambiamento climatico. Il risultato LCI a quale categoria di impatto contribuisce, tra quelle
che avevo scelto prima?
3. Caratterizzazione, vengono calcolati i risultati, moltiplicazione tra il dato di inventario e
l’impatto. Quanto contribuiscono?
4. Normalizzazione, si esprimono i risultati rispetto a quelli di un sistema di riferimento;
vengono divisi i risultati dell’indicatore per i valori di riferimento scelti (geografici, pro
capite)
5. Pesatura, assegnare un peso a ciascuna categoria di impatti
6. Raggruppamento, aggregare i diversi risultati dell’indicatore di impatto in un gruppo (es.
impatto locale o priorità alta)

Ultima fase  interpretazione: esame coerenza tra i risultati dello studio e gli obiettivi
Risultati analisi inventario + valutazione impatto
Interpretazione deve fornire risultati coerenti con l’obiettivo e gli scopi definiti
Valutazione basata su controlli di completezza, sensibilità e coerenza
Conclusioni, limitazioni e raccomandazioni

Prodotti green
C’è un aumento della eco-consapevolezza degli europei, crescente interesse in prodotti green.
Il 61% dei Millennials sono d’accordo a pagare di più per prodotti green.
Le 5 più grandi preoccupazioni dei consumatori sull’ambiente sono
1. Rifiuti di platica
2. Riscaldamento globale
3. Disboscamento foresta pluviale
4. Inquinamento dell’aria
5. Inquinamento dell’acqua

Principi generali della comunicazione


Quando si formulano dichiarazioni ambientali bisogna considerare:
o La sincerità
o Evitare esagerazioni
o Avere la capacità di provare quanto detto
o Essere conformi alla normativa vigente

Dichiarazioni ambientali
ISO 14020, 14021, 14024, 14025 riguardano etichettatura ambientale
ISO 14020 è una norma internazionale che stabilisce i principi guida per le etichette e dichiarazioni
ambientali

ISO 14024 Etichettatura ambientale di Tipo I  assegna licenza che autorizza l’uso di etichette
ambientali sui prodotti che indicano la preferibilità ambientale di un prodotto all’interno di una
categoria, sulla base di considerazioni relative al ciclo di vita. Comprende la selezione di categorie
di prodotti, i criteri ambientali e le caratteristiche funzionali di tali prodotti.
Etichette di terze parti che attestano la conformità a determinati criteri  certificazione è
indipendente dai produttori
I criteri sono definiti considerando aspetti ambientali durante tutto il ciclo di vita del prodotto.
Lo scopo è quello di identificare e promuovere prodotti le cui prestazioni sono superiori alla media.

EU Ecolabel  fondata nel 1992 e riconosciuta in Europa e nel mondo


È uno schema volontario, assegnato da parte terza, indica la preferibilità ambientale complessiva
basata sulla valutazione del ciclo di vita. È aperto a tutti i prodotti e servizi ad eccezione di cibo,
bevande, prodotti farmaceutici e dispositivi medici.

ISO 14021 Etichettatura ambientale di tipo II  specifica i requisiti per le asserzioni ambientali
auto dichiarate
Descrive una metodologia generale per le asserzioni ambientali auto dichiarate. Descrive anche i
termini generalmente utilizzati nelle asserzioni ambientali e indica i requisiti per il loro utilizzo:
o Compostabile
o Biodegradabile
o Riciclabile  simbolo ciclo di Mobius senza valore percentuale
o Riciclato  simbolo ciclo di Mobius con percentuale che indica il rapporto tra massa di
materiale riciclato e la massa del prodotto
o A ridotto consumo energetico
o Utilizzo ridotto delle risorse
o Consumo d’acqua ridotto
o Riutilizzabile e ricaricabile

ISO 14025 Etichettatura ambientale di tipo III  garantisce che le informazioni ambientali siano
standardizzate attraverso le dichiarazioni ambientali di prodotto EPD

EPD environmental product declaration, è verificato da un ente terzo indipendente e segue principi
ISO 14040 (LCA). Presenta informazioni trasparenti, verificate e comparabili riguardo il ciclo di
vita del prodotto.

Non definisce le priorità ambientali del prodotto né stabilisce i requisiti minimi.


Fornisce informazioni relative al ciclo di vita del prodotto, basata su studio LCA, per permettere
all’acquirente di confrontare i prodotti
Può essere sviluppata per tutti i tipi di prodotto seguendo Regole di categoria di prodotto (PCR)
Greenwashing  atto di fuorviare i consumatori in merito alle prestazioni ambientali di un’azienda
o ai benefici ambientali di un prodotto o servizio
Segnali:
o Linguaggio con parole senza significato
o Prodotti verdi prodotti da compagnie sporche
o Immagini suggestive
o Interessi su caratteristiche irrilevanti, senza badare ad altre peggiori
o Fingere che il prodotto sia il migliore nella categoria
o Non credibile
o Amici immaginari
o No dati o dati falsi fabbricati appositamente

Esempio. Sant’Anna ha descritto i benefici ambientali come appartenenti all’intera produzione, ma


in realtà le bottiglie bio erano solo lo 0,2%.

Come ha fatto Mc Donald’s, il cambio di colore del logo può dare l’apparenza di essere più
ecologici ma non è così.

Acidificazione  associata all’inquinamento atmosferico da SOx (ossidi di zolfo), NOx (ossidi di


azoto), NH3 (ammoniaca)

SOx, NOx e NH3 vengono trasportati nell’aria


Vie di deposizione:
o Deposizione umida, quando le sostanze ricadono al suolo per azione delle precipitazioni
atmosferiche
o Deposizione secca, quando sedimentano sotto l’azione della forza di gravità
o Nuvole

Emissioni a base di zolfo


SO2 (anidride solforosa o biossido di zolfo)  proviene da vulcani e decomposizioni di materia
organica vegetale. A livello antropico dipende dalla combustione di carbone e dall’industria
metallurgica.
Lo zolfo S è stato progressivamente rimosso dai carburanti
Acido solfidrico può provenire da pozzi di gas naturale e dall’industria cartaria  deve essere
rimosso perché tossico
o Massimo S 10 mg/L nel diesel
o Limite 0,5% in S dal 2020 per i motori marini

Ossidazione biossido di zolfo  una parte viene ossidata in fase gassosa, ma la maggior parte
viene convertito in acido solforico dopo che si è sciolto in gocciolina di acqua presenti nella
nebbia/nuvole
Agenti ossidanti  ozono e perossido di idrogeno

Effetti:
o Viene assorbito facilmente dalle mucose del naso e del tratto superiore dell’apparato
respiratorio, a causa dell’elevata solubilità in acqua
o SO2 reagisce bene cona cidi nucleici, proteine, lipidi
o Effetto sinergico con il particolato  capacità di veicolare SO2 nei polmoni
o SOx si oppongono al fenomeno dell’effetto serra poiché hanno la capacità di riflettere le
radiazioni solari
o Importante è effetto su acidificazione delle precipitazioni  gravi danni a bacini idrici e
vegetazione (ingiallimento foglie  interferisce con clorofilla)

Piogge acide
Pioggia è naturalmente acida poiché si produce acido carbonico (ph 5,6).
Viene considerata acida quando ph è inferiore a 5
Piogge acide naturali si possono formare da HCl (acido cloridrico) ottenuto da eruzioni vulcaniche
Due specie acide:
o HNO3
o H2SO4

Acidificazione è difficile da quantificare

Gas serra
Vapore acqueo
o regione assorbimento 5.5 - 7.5 (picco a 6.3)
o principale gas serra atmosfera quantitativamente
o influenzato da temperatura: feedback positivo  fenomeno produce risultato che rinforma il
fenomeno stesso
Protossido di azoto (azoto e ossigeno)
o vibrazione da flessione 8.6, vibrazione da stiramento 7.8
o 120 anni di vita
o aumento concentrazione
o 30/40% origine antropica, il resto proviene da oceani e dai suoli
o Correlato all’uso di fertilizzanti e alla combustione di carbone, anche marmitte catalitiche
o È il terzo più importante dopo anidride carbonica e metano
o Cause antropiche sono le principali responsabili dell’aumento (30% dal 1980)
o Correlato positivamente alla temperatura
o Concentrazioni hanno superato la previsione dell’IPCC
Nitrificazione  ammoniaca si trasforma, in presenza di ossigeno in ione nitrito e come
sottoprodotto c’è l’ossido nitroso

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