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DEFINIZIONE E CLASSIFICAZIONE DELLA CHIMICA

La chimica è una scienza scienza sperimentale, il cui oggetto di studio è la composizione, le


proprietà e le trasformazioni della materia (la materia è tutto ciò che è dotato di massa vede
energia) attraverso sperimentazioni, teorie e modelli che presuppongono l’esistenza degli atomi
quali costituenti fondamentali di ogni entità materiale.

A livello introduttivo, possiamo affermare che gli atomi dei vari elementi, isolati o più spesso
combinati tra loro rappresentano per la chimica, ciò che le lettere rappresentano per il linguaggio
(es. se prendiamo le lettere n a o s , possiamo comporre o la parola “naso” o la parola “sano”).
Esattamente come le lettere compongono le parole gli atomi compongono le molecole —> Ogni
molecola è identificata non solo dal numero e dal tipo di atomi che la compongono, ma anche dal
modo in cui questi atomi sono legati nella molecola, infatti a partire dall’unione di stessi elementi è
possibile ottenere diversi composti con proprietà completamente differenti

CLASSIFICAZIONE DELLA MATERIA


Una prima classificazione è basata sullo stato fisico (o di aggregazione). I tre stati della materia
sono solido,liquido e aeriforme.

STATO SOLIDO => le particelle di cui è costituita la materia (atomi o altre unità fondamentali)
sono collocate in posizioni più o meno fisse, sebbene particelle vicine possano vibrare o oscillare,
esse sono a stretto contatto l’una con l’altra e non “si scambiano di posto”. Dunque i solidi
possiedono volume e forma definiti. la materia solida può essere cristallina, quando le particelle
costituenti sono disposte secondo strutture ordinate e ripetitive, oppure amorfa, se non si riscontra
una posizione ordinata. Esempi di sostanze solide cristalline sono il sale da cucina e il diamante, la
cui struttura microscopica ordinata è accompagnata, su scala macroscopica, da formazione di
cristalli visibili ad occhio nudo. Esempi di sostanze solide amorfe sono il vero, la plastica, la
gomma ...

STATO LIQUIDO => le particelle costituenti sono ancora soggette a forze di tipo attrattivo, ma
sono al contempo dotate di una certa libertà di movimento. Pertanto i liquidi (come i solidi) hanno
un volume proprio, ma assumono la forma del contenitore che li contiene. Acqua, acetone, mercurio
... sono esempi di sostanze che si presentano allo stato liquido a temperatura ambiente.

STATO AERIFORME => le particelle sono separate e libere di muoversi a velocità elevate. I gas
occupano tutto il volume del contenitore in cui sono contenuti e per tanto ne prendono la forma.
Argon, elio, metano... sono esempi di gas.
Un’altra ulteriore divisione può essere fatta utilizzando questo schema

Ogni campione di materia è una sostanza pura (elemento o composto) o una miscela di sostanze. A
livello molecolare un elemento consiste di atomi di un singolo tipo ed un composto di due o più tipi
di atomi, di solito legati in molecole.

La materia se non si può scomporre con processi fisici è una sostanza pura, se invece si può
scomporre con processi fisici è una miscela.

Una sostanza pura a sua volta se si può decomporre con processi chimici è un composto, se non si
può decomporre è un elemento.

Una miscela invece se è di composizione uniforme è omogenea, se non lo è, è eterogenea.

Nelle miscele omogenee atomi e molecole sono mescolati casualmente a livello molecolare.

Nelle miscele eterogenee i componenti sono fisicamente separati.

MISCELE => sono delle porzioni di materia che contengono due o più sostanze e si possono
separare con metodi fisici, e hanno caratteristica di avere composizione variabile (es. acqua e sale:
se sciogliamo il sale nell’acqua non cambiano la loro composizione e si possono separare ad
esempio con l’ebollizione, altro esempio aria miscela di più gas). Le miscele possono essere
ulteriormente divise omogenee se la loro composizione è uniforme o eterogenee. —> (in una
soluzione di acqua e sale è omogenea se il sale è totalmente disciolto nell'acqua, altro esempio di
miscele ricordiamo ad esempio la birra acqua+etanolo ed esse possono avere composizione
variabile... miscele allo stato solido prendono il nome di leghe es. bronzo Cu+Sn) invece nelle
miscele eterogenee ogni parte è diversa dalle altre (es. granito)

=> altri esempi di sostanze eterogenee —> possono essere separate con metodi fisici

- schiume (gas in un liquido)

- emulsioni (liquido in un liquido)

- sospensioni (solido in un liquido)

- nebbie (liquido in un gas)

- fumi (solido in un gas)

SOSTANZE PURE => è una sostanza che ha un rapporto tra i componenti invariabile(es.H2O) e
con proprietà inalterate. Se una sostanza pura si può decomporre con processi chimici e si
parla di composto (2 o + atomi di elementi diversi)—> es. di composti => un composto è
formato da due o più atomi di tipo diverso CaCO3 => carbonato di calcio (componente
principale del calcare) = CaCO3 → CaO + CO2. Un altro es. H2O2 (acqua ossigenata che
può essere separata con processi chimici) le bollicine che si formano quando disinfettiamo la
ferita è dovuto ad un enzima del sangue la catalasi e quindi H2O2 diventa H2O + O , ed è
proprio l’ossigeno a disinfettare. Se una sostanza non si può separare con metodi chimici
parliamo di elementi, possono essere anche 2 o + atomi dello stesso elemento però sempre
sostanze formate da un solo tipo di atomo (es. O2 N2 He, He…).

• Una SOSTANZA (PURA) è una porzione di materia che NON PUÒ essere ulteriormente
suddivisa in sostanze più semplici con mezzi fisici. Presenta composizione e proprietà
fisiche e chimiche (punto di fusione, punto di ebollizione, colore, capacità termica,
conduttività termica ed elettrica, ecc.) invarianti.

• Sono COMPOSTI le sostanze decomponibili per via chimica in altre sostanze (CaCO3 ! CaO +
CO2 oppure H2O2 ! H2O + 1⁄2O2): sono formati da diversi tipi di atomi

• Sono ELEMENTI le sostanze non decomponibili per via chimica in altre sostanze (oro, ferro,
ossigeno, idrogeno): contengono un solo tipo di atomi; gli ELEMENTI possono esistere in
forma atomica ATOMICA (Au, Fe, Hg, Ar) o MOLECOLARE (H2, N2, O2, Cl2, P4,

S8, C60)

• Una MOLECOLA è una sostanza formata da due o più atomi (O2, H2O, emoglobina, glucosio)
PROCESSI DI SEPARAZIONE

METODI FISICI =>Tutti i metodi fisici sono quelli che non comportano una trasformazione, la
composizione della materia rimane la stessa (es. fusione del ghiaccio, evaporazione congelamento,
solidificazione...)

METODI CHIMICI=>Tutti i metodi chimici sono quelli che comportano una trasformazione a
livello chimico, la composizione della materia subisce un cambiamento (es. carta che brucia)

Le 3 leggi della chimica:

1. Legge di Lavoisier (o della conservazione della massa): “In una reazione chimica la massa
totale si conserva”. —> La somma delle masse dei reagenti è uguale alla somma delle masse
dei prodotti”.

Dimostrazione dal punto di vista macroscopico —> la massa in una reazione sembra non si conservi
perché i prodotto ottenuto sono spesso gas che noi non possiamo vedere, come nel caso della
reazione tra metano (CH4) e ossigeno (O2) che producono anidride Carbonia (CO2) e acqua (H2O),
l’anidride carbonica essendo un gas non è visibile ma è stata dimostrata tramite dei contenuti di
vetro ermetici che dimostravano la presenza di tutti i regnanti e di tutti i prodotti.

Dimostrazione dal punto di vista microscopico —> la materia è fatta di atomi che non cambiano
nelle reazioni, cambiano solo i legami tra loro, il numero degli atomi e la loro natura infatti resta
invariata, perciò la massa si conserva.

2. Legge di Proust (o delle proporzioni definite o della composizione costante, 1799): —> “Un
composto chimico è formato da elementi sempre nella stessa proporzione in peso,
indipendentemente da come sia stato sintetizzato”.

Il rapporto tra le masse degli elementi che costituisco un dato composto è defunto e costante, a
differenza delle masse di una miscela. Un composto infatti segue la legge delle proporzioni definite
e differisce da una miscela (o miscuglio), in cui il rapporto tra gli elementi può assumere qualsiasi
valore.

3. Legge di Dalton (o delle proporzioni multiple): —> “Se due elementi formano più di un
composto, le masse di un elemento combinate con una massa fissa del primo stanno tra loro
come numeri interi piccoli” .

Dalton spiegò i dati, mettendo a confronto la combinazione di uguali elementi in due composti
diversi.

Elementi C ed O

1° Composto = monossido di carbonio CO = 1g + 1,33 g

2° composto = anidride carbonica CO2 = 1g + 2,66 g


rapporto tra 2,66 e 1,33 è 2 = numeri interi piccoli

Questo ci fa capire che gli atomi esistono, ed è proprio Dalton a riscoprire l’idea di atomo. Il primo
a parlare di atomo fu Democrito, che senza aver condotto alcun esperimento pensava che la materia
fosse fatta da particelle indivisibili con propria forma e peso parlando di ατομος cioè particella non
divisibile. Dopo Democrito nessuno parlò di atomo fino a Dalton che riprese il concetto, ed è per
questo che lo chiamò così rifacendosi al filosofo greco, ed è appunto Dalton il secondo padre della
teoria atomica.

Il modello di Dalton si può riassumere nei seguenti punti :

● la materia è formata da particelle piccolissime, indivisibili e indistruttibili


● gli atomi dello stesso elemento sono tutti identici e hanno la stessa massa
● dagli atomi di un elemento non si possono ottenere atomi di un altro elemento
● gli atomi di un elemento si combinano con atomi di altri elementi attraverso rapporti
di numeri interi
● nelle reazioni chimiche, gli atomi non possono essere né creati, né distrutti, ma
solamente trasferiti da un composto all’altro

Oggi sappiamo che queste affermazioni (eccetto l’ultima) non sono rigorosamente vere in
qualsivoglia situazione. In particolare, la seconda non si verifica per molti elementi, i quali possono
dare luogo a diversi isotopi.

ATOMO

Un atomo è un oggetto fatto da particelle più piccole che prendono il nome di particelle
subatomiche che sono protoni, neutroni ed elettroni .

Un atomo è formato da un nucleo molto piccolo che contiene neutroni e protoni, mentre gli elettroni
orbitano attorno ad esso ad una distanza molto grande (per capire le dimensioni reali si pensi ad uno
stadio con un pallone che rappresenta il nucleo e gli elettroni orbiterebbero sugli spalti).

Di queste particelle vanno definite due cose importanti


1. carica elettrica => che può essere espressa usando l'unità di misura del SI

• protone 1,6·10-19C (+1)

• elettrone - 1,6·10-19C (-1)

• neutrone / (0)

In un atomo neutro (quelli della tavola periodica) protoni ed elettroni sono nello stesso numero, cioè
sono bilanciati e non c’è un eccesso di carica, perché in natura tutto tende alla neutralità quindi
hanno stesso valore ma segno opposto.

Quella dell’elettrone è la carica più piccola presente in natura. Il neutrone invece non ha carica.

2. massa => la massa di queste particelle invece è molto piccola e vale


• protone —> 1,673·10-27 kg

• neutrone —> 1,675·10-27 kg

• elettrone —> 9,1·10-31 kg

Le masse di protoni e neutroni sono più o meno simili, mentre l'elettrone ha una massa molto
diversa, facendo il rapporto tra la massa del protone e quella dell’elettrone otteniamo che il peso del
protone è ci circa 2000 volte maggiore rispetto al peso dell’elettrone e in termini pratici significa
che tutta la massa è nel nucleo, mentre gli elettroni che ruotano non contribuiscono alla massa.

La maggior parte dell’atomo è vuota perché il nucleo è molto piccolo e gli elettroni ruotano ad un
grande distanza da esso.

NUMERO ATOMICO E NUMERO DI MASSA

Se guardiamo la tavola periodica il numero nella casella in cui si trovano gli elementi indica il
numero atomico Z (numero di protoni nel nucleo) ed è la caratteristica principale di ciascun, è una
sorta di “codice fiscale” dell’elemento.

Il numero di protoni nel nucleo rimane sempre lo stesso, se no si passa da un elemento all’altro.
Per gli elementi neutri come quelli contenuti nella tavola periodica il numero di protoni è uguale a
quello degli elettroni (es. l’H ha 1 protone nel nucleo ed 1 elettrone che gli orbita intorno).

NUMERO ATOMICO (Z) —> n. di protoni nel nucleo

NUMERO DI MASSA (A) —> somma del n. di protoni e neutroni nel nucleo

n. di neutroni = A - Z

ISOTOPI

Atomi con lo stesso numero atomico, ma con differente numero di massa prendono il nome di
isotopi. Per indicarlo dico il nome dell’elemento è il numero di massa : ex. carbonio 12, carbonio
13…

Isotopi dell’idrogeno

1H p=1, n=0, e=1 —> PROZIO


2H p=1, n=1, e=1 —> DEUTERIO

3H p=1, n=2, e=1 —> TRIZIO

Assumono nomi diversi a seconda del numero di massa, ma l’elemento è sempre l’idrogeno. La
differenza sta nel peso.

IONI = ANIONI E CATIONI

Un atomo può perdere o acquistare elettroni, non cambia mai il numero di protoni, ma gli elettroni
che ruotano intorno possono essere persi o acquistati, e in questo caso si parla di ioni.

Se l’atomo acquista elettroni è uno ione negativo = ANIONE

Se l’atomo perde elettroni è uno ione positivo = CATIONE

MASSA ATOMICA MEDIA

Il problema di un chimico quando ad esempio pesa del carbonio è non può sapere di che tipo di
carbonio si tratti (12C 13C 14C) , quindi quando in natura sono presenti i vari isotopi di uno stesso
elemento si determina la sua abbondanza percentuale, cioè quanto in natura è presente, attraverso un
metodo chimico che si chiama spettrometria di massa = strumento: spettrometro di massa.

12
C = 98,9 % —> + stabile, + abbondante

13
C = 1,11 % —> - stabile e - abbondante del 12C

14
C = 10 alla -12 —> trascurabile

• Dunque il 12C è quello più presente in natura con quasi il 90% di abbondanza, abbiamo poi il 13C
con ~ 1%, mentre il 14C è presente in minima quantità (quindi può essere trascurato)

UNITÀ DI MASSA ATOMICA

L'obiettivo di un chimico è sapere quanto pesano gli atomi che si stanno studiando, non basta però
sommare la massa di protoni e neutroni, ma dobbiamo usare una scala di masse atomiche relative.

Come riferimento della scala di masse atomiche relative si è deciso di utilizzare l’isotopo del 12C e
di dare la massa esatta di 12.000 uma (si può indicare come uma, u , D), tutte le altre lunghezze
sono però relative.
Se tutte queste cose sono vere, quando faccio l’analisi con lo spettrometro di massa trovo che
quando noi pesiamo ad esempio la punta di una matita polverizzata abbiamo 12C e 13C e non
possiamo separarle, quindi devo considerare anche la loro abbondanza , quindi devo fare una media
ponderata per ottenere la massa atomica del C.

(98.89\100) · 12.000 u + (1.11\100) · 13.0034 u = 12.011 u —> faccio una media ponderata per
ottenere la massa atomica media dell’elemento.

Guardando sulla TP nella casella del C sopra il simbolo leggiamo appunto 12.011 che è la massa
media degli atomi di carbonio (trascuriamo il 14C perché è presente in minima quantità) la massa si
avvicina più a 12.000 perché le quantità di 12C sono maggiori rispetto a quelli del 13C

L’unità di massa atomica è pari a 1\12 della massa di 12C che equivale a 1,6605 · 10-24 g = 1,6605 ·
10-27 kg se utilizziamo la scala di massa atomica anche elettrone, neutrone e protone hanno quella
massa e siccome sappiamo questa massa, possiamo utilizzare l’uma.

Alla massa di un atomo contribuiscono essenzialmente i protoni e i neutroni!

LA MOLE

Abbiamo visto quanto pesa un atomo e il più piccolo, quello di H pesa 1,67· 10-27 kg, quindi pesa
pochissimo e questo diventa un problema per i chimici poiché non esiste una bilancia così precisa,
per arrivare ad un numero che è possibile pesare, dobbiamo utilizzare un numero molto grande ,
ossia la mole.

La mole è l’unità di misura del SI che indica la quantità di sostanza che contiene lo stesso numero
di specie elementari (atomi, ioni,molecole...) contenuti in 12 g di 12C.

23
Questo valore equivale ad una mole ed è pari a 6,022·10 è un numero molto grande e viene detto
numero di Avogadro.

23 -1
La costante corrispondente è la costante di Avogadro NA che è pari a 6,022·10 mol
questo significa che e ci sono 6.022·1023 oggetti (senza unità di misura) per ogni mole.

La mole è l’unità di misura del Sistema Internazionale per la quantità di sostanza (indicata con
l’abbreviazione mol)

Quando parliamo di moli non dobbiamo parlare per forza di atomi, ma di un numero di oggetti (es.
una mole di matite o una mole di arance) per passare

- da mole a oggetti —> basta moltiplicare per 6.022·1023 = ex: 1 mol x 6.022·1023 mol-1
- da oggetti a mole —> basta dividere per 6.022·1023 = ex. 5 oggetti / 6.022·1023 mol-1

MASSA MOLARE

tra 𝑔𝑟𝑎𝑚𝑚𝑖 / 𝑚𝑜𝑙𝑒—> questo vuol dire che 1 mole pesa i grammi espressi
La massa molare (M) o peso molare indica il peso di una mole e la sua unità di misura è il rapporto

Essa equivale alla massa molecolare o atomica (o peso molecolare o atomico) espressa in grammi.

- M(C) = 12.011 g/mol —> stesso valore del peso atomico che vediamo espresso nella tavola
periodica ma espresso in grammi

- 1 atomo di idrogeno pesa 1,00794 u —> 1 mole di atomi di idrogeno pesa 1, 000794 g/mol

Come passare da moli a grammi?

𝑚 (𝑔𝑟𝑎𝑚𝑚𝑖) = 𝑛 (𝑚𝑜𝑙𝑖) × 𝑀 (𝑔𝑟𝑎𝑚𝑚𝑖\𝑚𝑜𝑙𝑒) —> moli per massa molare = grammi

Come passare da grammi a moli ?

𝑛(𝑚𝑜𝑙𝑖) = 𝑚 (𝑔𝑟𝑎𝑚𝑚𝑖) / 𝑀 (𝑔𝑟𝑎𝑚𝑚𝑖\𝑚𝑜𝑙𝑒) —> grammi diviso massa molare = moli

Formula minima, molecolare e di struttura

La FORMULA MINIMA (o EMPIRICA) indica il rapporto con cui gli atomi sono presenti in un
composto
La FORMULA MOLECOLARE (o BRUTA) è basata sulla molecola reale del composto in
considerazione
La FORMULA DI STRUTTURA mostra l’ordine con cui gli atomi sono legati fra loro
Un composto molecolare è formato da unità discrete (le molecole) in cui gli atomi sono tenuti
insieme da legami covalenti.

Formule di struttura

La combinazione di un non-metallo (a destra della tavola periodica, per es. F e Cl) con un metallo (a
sinistra della tavola periodica, per es. Na e Ca) dà in genere un composto ionico (formato da ioni
positivi e negativi).

+ –
Il rapporto tra ioni Na e Cl in NaCl è rispettivamente1:1 e 1:2, ma non esistono molecole discrete

Perciò, NaCl viene spesso chiamate unità di formula, in quanto con la formula NaCl non viene
+ –
indicata la molecola, ma solo il rapporto con cui gli ioni Na e Cl sono presenti in una struttura
tridimensionale molto grande.

H2O significa che una molecola di acqua è formata da due atomi di H e uno di O (non è importante
sapere come sono legati)

H2SO4 significa che una molecola di acido solforico è formata da due atomi di H, uno di S e
quattro di O
Dalla composizione percentuale alla formula molecolare

1. Scegliere un campione di dimensioni arbitrarie (100 g)


2. Convertire le masse in quantità chimica in moli —> massa (g) / massa molare (g su mol)
3. Scrivere una formula provvisoria con i risultati ottenuti dal passaggio precedente
4. Convertire gli indici della formula in numeri interi piccoli (dividere ciascuno degli indici per
quello più piccolo) —> otteniamo la formula minima
5. Moltiplicare (se è il caso) tutti gli indici per un piccolo numero intero per rendere gli indici
interi —> otteniamo la formula minima

6. Calcolare la massa corrispondente ala formula minima, moltiplicando gli indici ottenuti con le
m.atomiche di ciascun elemento e sommandole tra loro

7. Fare il rapporto tra la massa molare e e la massa della formula minima ottenuta e verificare il
rapporto

8. Pertanto, la formula molecolare può essere ottenuta moltiplicando per il numero del rapporto tutti
gli indici della formula minima

Dalla formula molecolare alla composizione percentuale

Quando si vuole conoscere la composizione di una sostanza, si invia un campione ad un laboratorio


di analisi, dove viene determinata la COMPOSIZIONE PERCENTUALE

Questa viene confrontata con quella calcolata dalla formula ipotizzata per il composto in fase di
studio

• Si stabilisce la massa molare del composto, tenendo conto del contributo di ogni elemento alla
massa molare

Le reazioni chimiche

Una reazione chimica è un processo in cui una serie di sostanze (dette reagenti) viene convertita in
altre sostanza (dette prodotti).

Spesso si indica lo stato fisico delle sostanza con dei simboli tra parentesi: (g) gas; (l) liquido; (s)
solido; (aq) soluzione acquosa.

La freccia singola vuol dire che la reazione procede totalmente verso destra, cioè che i reagenti si
convertono completamente nei prodotti

Una reazione va bilanciata in modo che membri di destra siano uguali a quelli di sinistra, perciò si
usano dei coefficienti stechiometrici in modo che i reagenti siano uguali ai prodotti in quanto
bisogna rispettare la legge della conservazione della massa di Lavoisier. —> Quando la reazione è
bilanciata si potrà parlare di equazione chimica
I coefficienti stechiometrici indicano il rapporto sia tra le molecole (p. di vista microscopico) sia tra
le moli (p. di vista macroscopico) che reagiscono e quelle che sono prodotte.

La doppia freccia significa che i reagenti sono esattamente uguali ai prodotti, quindi io posso
leggere la reazione sia da destra che da sinistra = si dice infatti che la reazione sia “all’equilibrio”

Bilanciamenti
Nel caso compaiano specie ioniche in un’equazione chimica il numero di cariche nel membro di
sinistra deve essere uguale a quello nel membro di destra

1. Bilanciare per primo l’elemento che compare solo in un composto nelle due parti
dell’equazione.
2. Quando uno dei reagenti o dei prodotti esiste come elemento libero, bilanciare questo elemento
per ultimo.
3. È possibile usare come coefficienti sia numeri interi che frazionari se ragionammo in moli
4. I coefficienti frazionari possono essere eliminati moltiplicando tutti i coefficienti per un
moltiplicatore comune
5. DEVE ESSERE BILANCIATA SEMPRE ANCHE LA CARICA !!!!!

Reazioni in cui si forma un gas:


+ 2+
Fe+2H —> Fe +H ↑(freccia in alto = si forma un gas che viene liberato)
2

Reazioni in cui si forma un precipitato:


AgNO + HCl —>AgCl↓(freccia in basso = si forma un precipitato) + HNO
3 3

Reazioni acido-base:
HCl + NaOH —> NaCl + H O
2

Reazioni di ossido-riduzione:

CH + O —> CO + 2H O
4 2 2 2

4Fe + 3O —> 2Fe O


2 2 3

Reazioni di decomposizione

In una reazione di decomposizione una sostanza decompone dividendosi in due o più sostanze

Reazioni di combustione

Le reazioni di combustione sono generalmente reazioni rapide che producono una fiamma e calore.
Spesso coinvolgono idrocarburi che reagiscono con l’ossigeno dell’aria

Spesso le condizioni di reazione vengono scritte sopra o sotto la freccia di reazione: La lettera greca
Δ (delta) significa che è richiesta un’alta temperatura —> presenza di catalizzatori
MOLI DI REAGENTI E PRODOTTI

1. BILANCIO SEMPRE LA REAZIONE

2. CALCOLO LE MOLI DEL DATO PRESO IN CONSIDERAZIONE

3. CALCOLO LE MOLI DELL’INCOGNITA MOLTIPLICANDO LE MOLI DEL DATO


PRESO IN CONSIDERAZIONE PER IL RAPPORTO FRA I COEFFICIENTI
STECHIOMETRICI DEL DATO E DELL’INCOGNITA.

4. CONCERTO LE MOLI DELLA MIA INCOGNITA IN GRAMMI SE RICHIESTO

Reagente limitante

In una reazione chimica, si definisce reagente limitante il reagente il cui esaurimento impedisce alla
reazione di proseguire fino al completamento (cioè fino alla totale scomparsa dei reagenti), da cui
emergono i reagenti eccesso.

In altre parole un reagente è limitante se è presente nella miscela di reazione in quantità minore
rispetto all’altro reagente/reagenti e al rapporto stechiometrico.

Non tutte le reazioni avvengono in quantità stechiometriche, ma ci saranno dei reagenti in eccesso e
dei reagenti in difetto, ossia limitanti —> il valore più basso in una reazione sarà il reagente
limitante, ottenuto dividendo il coefficiente stechiometrico dell’elemento con la quantità.
2C + O2 —> 2CO (200 mol di C e 200 mol di O)

2 : 1

200 mol di C : 100 mol di O —> qua mantengo il valore di C —> il REAGENTE LIMITANTE
è il carbonio, quello IN ECCESSO è l’ossigeno

400 mol di C : 200 mol di O —> qua mantengo di valore di O = mi rendo conto che non ho a
disposizione 400 mol di C quindi questa opzione non va bene

Resa di una reazione

In una reazione chimica la quantità calcolata di un prodotto, sulla base della stechiometria della
reazione, si dice resa teorica della reazione. Se la reazione si svolgesse bene infatti la resa sarebbe
del 100% e quella sarebbe la resa teorica, ossia ciò che mi aspetto di trovare. In una reazione però
non può mai essere così perciò si parla di resa reale, ossi la quantità di un prodotto ottenuta in realtà
dalla reazione

Da qui si può calcolare poi la resa percentuale che è pari:

(RESA REALE / RESA TEORICA) x 100

• Quando la resa reale è uguale a quella teorica (100%) la reazione viene detta quantitativa

• Reazioni collaterali possono ridurre la resa teorica e quella percentuale e prodotti


secondari possono formarsi nelle reazioni collaterali

• Inoltre, se si verifica la reazione inversa (reazione di equilibrio), la resa reale è sempre inferiore di
quella teorica.

EVOLUZIONE DEL MODELLO DI ATOMO

● Nel 1803 Dalton, rifacendosi agli studi dei filosofi greci immaginava l’atomo come
una sfera

● Nel 1898 il chimico inglese J.J.Thomson scoprì l’elettrone e si immaginò l’atomo


come una sfera con carica positiva distribuita su tutto il volume e una carica negativa che la
bilanciava, sparsa tutta intorno. Questo modello fu chiamato “modello a panettone”, la carica
positiva era dispersa in tutto il volume dell’atomo, perché ancora non si conoscevano i neutroni.

● Nel 1911 Rutherford scoprì l’esistenza del nucleo, fece degli esperimenti che dimostravano che
la carica positiva e la massa dell’atomo erano concentrati in un volume molto piccolo, che chiamò
nucleo (dal latino noce), poi gli elettroni ruotavano molto lontano dal nucleo. Questo modello che
fu chiamato “modello a planetario”, aveva dei problemi di stabilità, che furono superati dal
modello di Bohr nel 1913.

L’ENERGIA POTENZIALE E LA STABILITÀ


L’acqua che scende da una cascata e i fuochi d’artificio, sono entrambi delle reazioni chimiche, che
hanno in comune la trasformazione dell’energia.
Prendiamo l’acqua che scende da una cascata, l’acqua che si trova alla sommità della cascata,
quando scende e arriva a valle subisce un cambiamento di energia. Quando l’acqua è
nella parte superiore della cascata è solo energia potenziale, (che va dal basso verso l’alto) e man
mano che scende c’è una trasformazione di energia (conservazione dell’energia), l’energia diventa
cinetica (cioè quella di movimento dell’acqua), ci accorgiamo di questo perchè se stiamo sotto ci
travolge (energia potenziale => energia cinetica). Ci sono delle trasformazioni di energia, in tanto
tutti i sistemi tendono ad andare verso il valore di energia potenziale minimo, raggiungendo una
condizione di stabilità. Lo stato di massima stabilità del sistema è quando siamo al livello di energia
più basso. (tutti i sistemi tendono ad andare ad un sistema di energia potenziale più basso).
ENERGIA POTENZIALE ALTA => SISTEMA INSTABILE
ENERGIA POTENZIALE BASSA => SISTEMA STABILE

Passiamo ad una reazione chimica, che ha a che fare con l’acqua che scende per due cose:
In una reazione l’energia potenziale si trasforma in energia termica. La differenza di energia tra i
reagenti e i prodotti si trasforma in calore e la reazione raggiunge stabilità nel momento in cui
l’energia potenziale e il calore si abbassano.

● La trasformazione di energia avviene da energia potenziale a energia termica). Possiamo dunque


pensare (sapendo che è sempre dal basso verso l’alto) che l’energia potenziale dei reagenti sia in
alto (il contenuto di energia potenziale sta ad un certo livello energetico) e quando avviene una
reazione, i reagenti si trasformeranno in prodotti che stanno ad un livello energetico basso (sono
cioè più stabili). —> Significa che nella reazione chimica, si rompono dei legami e se ne formano
di più forti (si va verso ad una maggiore stabilità) e questo dislivello di energia (ΔE) si recupera
come calore (calore che viene rilasciato)

● Quando ho a che fare con l’atomo invece ho bisogno di un innesco. Immaginiamo di avere un
atomo con un elettrone che ruota attorno al nucleo, sappiamo che la maggiore stabilità si ha
quando l’elettrone è vicino al nucleo perché sente maggiormente l’attrazione. Quando do
l’innesco faccio si che l’elettrone salti da un’orbita ad un’altra più lontana, quindi l’elettrone
risulta essere meno stabile. In questa fase, data la differenza di energia che c’è tra l’orbita più
interna + stabile e quella più esterna - stabile viene prodotta energia elettromagnetica e quindi
luce e calore —> Tutti i sistemi tendono ad andare verso livelli minimi di energia potenziale dove
si raggiunge una maggiore stabilità e in questa fase ci sono delle trasformazioni energetiche.

● L’energia potenziale si trasforma in:


- Energia cinetica in una cascata
- Energia elettromagnetica (luminosa) in un atomo
- Energia termica (calore) in una reazione chimica

MODELLO DI BOHR
Bohr propose due regole fondamentali (postulati) (perché il modello si regge su queste leggi):

1. L’elettrone si muove attorno al nucleo solo su determinate orbite circolari (anche se sappiamo che
non è così) a ciascuna delle quali corrisponde un valore costante e ben determinato dell’energia e
quando si trova in questa fase si dice che sia in uno stato stabile, stato stazionario, (non assorbe né
emette energia)
2. Gli elettroni possono "saltare" da uno stato stazionario ad un altro per interazione con la
radiazione elettromagnetica (transizioni elettroniche), assorbendo o emettendo quantità fisse di
energia (quanti)

- Nel sistema solare, un pianeta può trovarsi in qualsiasi orbita, invece in un atomo questo non è
vero, in quanto sono possibili solo alcune orbite, le orbite sono discontinue e variano a salti,
dunque l’energia emessa o assorbita non è continua ma è discontinua, questi “salti” prendono il
nome di quanti —> L’energia, come la materia, non è divisibile all’infinito ma solo fino ad una
quantità minima ben definita detta quanto e secondo la scienza quantistica, l’energia viene
acquistata o ceduta solo in quanti o in multipli di essi.

- In un sistema atomico, l’energia è fornita e riemessa sotto forma di radiazione elettromagnetica


di energia di frequenza ∆𝐸 = hν, dove ∆𝐸 è la differenza energetica tra le orbite di arrivo e
partenza

- La relazione tra la differenza di energia delle orbite e il colore che io vedo è pari a :

viene eccitato, l’elettrone ritorna da uno stato eccitato (ad energia 𝐸2) allo stato fondamentale (ad
∆𝐸=𝐸2 −𝐸1 = hν = hc/λ —> Nel 1913 Niels Bohr ipotizzò che, quando un atomo di idrogeno

energia 𝐸1), emettendo l’energia sotto forma di radiazione: ∆𝐸=𝐸2 −𝐸1

• Nella prima formula ∆𝐸 = hν : h è costante di Planck, ha un valore pari a 6. 6 · 10−34 𝑗\𝑠 (questa
costante regola il funzionamento dell’atomo) e ν è la frequenza.

• Nella seconda formula che è un diverso modo di esprimere la prima ∆𝐸 = hc/λ: h è costante di

𝑗\𝑠, c invece è la velocità della luce ed è pari a 3.0 × 10


−34 8
Planck, ha un valore pari a 6. 6 · 10
–1
m s ), λ invece è la lunghezza d’onda e corrisponde ad ogni colore che io vedo—> infatti ala
variare dell’energia corrisponde una certa lunghezza d’onda.

Bohr riuscì a spiegare il comportamento dell’atomo di idrogeno e le sue colorazioni emesse.

Ogni elemento, quando i propri livelli energetici che corrispondono alle orbite possibili, emetterà
una diversa energia con una diversa lunghezza d’onda a cui corrisponde un diverso colore. Ogni
atomo emette le sue colorazioni perché ogni atomo ha le sue lunghezze d’onda e il fatto che
vengano emessi solo determinato colori è perché l’energia è discontinua.

GAS CALDO —> il gas caldo fornisce calore dunque l’elettrone va dalle orbite esterne a quelle
interne EMETTENDO energia nello spettro continuo.

GAS FREDDO —> con il gas freddo l’elettrone salta dalle orbite interne a quelle esterne
ASSORBENDO energia.

Lo spettro di emissione (o di assorbimento) degli elementi è sempre formato da un numero discreto


e discontinuo di radiazioni, caratteristico per ciascuno di essi

Ogni elemento possiede uno spettro a righe caratteristico (impronta digitale atomica)
Un’onda elettromagnetica è caratterizzata dalla lunghezza d’onda (λ) e dalla frequenza (ν)

La lunghezza d’onda λ rappresenta la distanza che intercorre tra due massimi successivi ed è
misurata in metri o nei suoi sottomultipli (per esempio, nm 10 alla -9 m)
La frequenza ν è il numero di onde che passano in un certo punto in un secondo ed è misurata in
-1 -1
(n° onde / secondi) s o Hertz (s = Hz)

E = hc/λ = E = hν—> l’energia di un’onda elettromagnetica è direttamente proporzionale alla


frequenza (ν) e inversamente proporzionale alla lunghezza d’onda (λ). Infatti a frequenze alte
corrispondono lunghezze basse a frequenze basse corrispondono lunghezze alte.

Se la differenza di energia tra due livelli E2 e E1 è ΔE, la lunghezza d’onda l emessa è: λ = hc /ΔE

Quantizzazione dell’energia

L’energia a livello atomico è discontinua, possiamo prendere solo pacchetti di energia detti quanti di
energia, a ciascuno dei quali è associata una determinata energia pari alla formula E = hν. Nella

𝑗\𝑠
vita comune non ci accorgiamo che l’energia è discontinua perché i quanti sono piccolissimi dati
−34
dalla costante di Plunk 6. 6 · 10

DUNQUE…

• Dopo l’eccitazione l’elettrone tenderà a ritornare verso le orbite interne, in quanto è attratto dal
nucleo mettendo energia. L’energia è riemessa sotto forma di radiazione elettromagnetica

• La differenza di altezza corrisponde al valore di ΔE che viene ceduta (emissione)

• Per ogni valore di ΔE viene emessa una differente lunghezza d’onda

Insuccessi del modello di Bohr

● si poteva spiegare soltanto l’atomo di H


● non riesce a spiegare la struttura a file delle righe degli spettri
● non riusciva a spiegare come si sistemavano gli elettroni

• Non dà alcuna informazione sulle energie degli atomi non idrogenoidi, ossia gli atomi degli
elementi con più di un elettrone —> De Broglie qualche anno dopo propose di estendere
all’elettrone il modello onda-particella che era stato dimostrato per la luce che ha una natura
ondulatoria e una natura particellare (per spiegare il fenomeno del fotoelettrico).

De Broglie estende il ragionamento andato dunque a dimostrare la natura ondulatoria


dell’elettrone con la formula:
Dunque se un particella ha una massa e una velocità ad essa può essere
associata una lunghezza d’onda —> a qualunque particella può essere
associata un’onda .

Due anni dopo l'ipotesi di de Broglie, nel 1926, Erwin Schrödinger formulava la sua celebre
equazione, mai abbandonata per il calcolo delle proprietà degli atomi e delle molecole, gettando
così le basi della meccanica quantistica

La base di questa teoria era che l’elettrone può essere descritto come fosse un’onda!
Per questa regione, l’equazione è chiamata equazione d’onda

Risolvendo l’equazione per un sistema microscopico si trova una funzione (d’onda) ψ = (x,y,z) —>
le tre coordinate spazialo, che costituisce una descrizione completa del sistema, dato che tutti i suoi
parametri (come l’energia), sono deducibili da essa, abbiamo infatti delle informazioni sull’energia
e dove si trovi nello spazio. Queste zone dello spazio che occupano gli elettroni, non si chiamano
più orbite, come nel modello di Bohr, ma prendono il nome di orbitali, perché l’elettrone è
diventato un’onda e non si può più posizionare esattamente. —> L’orbita viene quindi sostituita dal
concetto di orbitale dove l’elettrone non è più una particella ma un’onda.

Ad ogni funzione d’onda corrisponde uno stato elettronico con un’energia E


A ogni stato elettronico corrisponde un orbitale, che dà informazioni su dove è presente l’elettrone

Questa equazione si risolve assegnando dei valori ben precisi a dei numeri interi, che vengono
indicati con tre lettere, n,l,m, i numeri quantici, perché hanno a che fare con la quantizzazione
dell’energia

● n => (numero quantico principale): è in relazione con la distanza (r) dell’elettrone dal nucleo e,
quindi, con la sua energia. Ha a che fare con il suo stato stazionario.

n = 1, 2, 3, ..., ∞ —> assume tutti i numeri interi da 1 a + ∞.

● l => (numero quantico secondario o angolare): è in relazione con la forma dell’orbitale, la


regione dello spazio occupata dall’elettrone.

l = 0, 1, 2, 3, ..., (n–1) —> assume tutti i valori da 0 a n-1.


● m => (numero quantico magnetico): in relazione con l’orientazione dell’orbitale dell’elettrone

m = –l, –l + 1, ..., 0, ..., + l - 1, + l ... —> assume tuti i valori tra -l e +l

L’energia degli orbitali, dipende dai primi due numeri quantici, invece il valore di m non ha a che
fare con l’energia.
Ogni livello energetico, si indica con una coppia di numeri quantici (nl), mentre n conserva il suo
valore energetico, l invece diventa una lettera che corrisponde ad un valore di n, quindi ogni stato
stazionario viene indicato con un numero e una lettera.

• n=1 l= 0 m=0 1s

L’orbitale s è il livello energetico + basso.

l= 0: hanno tutti la stessa forma perché l definisce la forma ed è sempre sferica, 1s, 2s, 3s… li
differenzia solo la grandezza dell’orbitale.

Da m invece dipende l’orientazione che nel caso dell’orbitale di tipo s è sempre una in quanto m=0
quindi ha solo un’orientazione.

• n= 2 l=0 m=0 2s

l=1 m= -1, 0, +1 2p

L’orbitale p ha una forma diversa con 3 orientazioni possibili dal momento che m= -1, 0, +1, sono
quindi 3 orbitali con stessa energia ma diversa forma.

2 lobi con segni matematici + e -.


• n=3 l=0 m=0 3s

l=1 m= -1, 0, +1 3p

l=2 m= -2, -1, 0, +1, +2 3d

L’orbitale d ha una forma diversa con 5 orientazioni possibili dal momento che m= -2, -1, 0, +1, +2

La forma è dotata di 4 lobi con diverse orientazioni.


• Il numero di orbitali corrisponde ai diversi valori di m; così esistono sempre 1 orbitale, 3 orbitali
p, 5 orbitali d e 7 orbitali f: essi sono sempre isoenergetici o degeneri

Il primo livello s è quello 1s

Il primo livello p è quello 2p

Il primo livello d è quello 3d

Il primo livello f è quello 4f

• Un dato valore di n caratterizza un livello (o stato) energetico, da esso dipende la distanza dal
nucleo

• I singoli orbitali sono talvolta indicati con il termine sottolivelli

• Orbitali con la stessa energia si dicono degeneri o isoenergetici

- Ogni volta che n sale di 1 compare un nuovo orbitale che cresce con periodicità
n= 1 —> 1s

n= 2 —> 2s, 2p

n= 3 —> 2s, 2p, 3d

n= 4 —>4s, 4p, 4d, 4f

n=5 —> 5s, 5p,5d,5f, 5g(non ci serviranno)

La funzione d’onda ψ, ossia quella che risolve l’equazione di S. è che il suo quadrato 1s(r,!,!) e
2
il suo quadrato ψ rappresenta la probabilità di trovare l’elettrone in un punto dello spazio.

–10
r =0.529!10 m=0.529Å (raggio di Bohr) —> distanza più probabile per S. , per Bohr era invece
la distanza unica.

Un’orbitale è la regione dello spazio in cui si ha il 90% (o il 99%) di probabilità di trovare


l’elettrone —> interpretazione probabilistica, perciò si parla di orbitale perché non si ha il 100% di
probabilità, non è più certezza.

In un atomo di idrogeno l’energia dei livelli s, p e d corrispondenti ad un dato valore di n è la stessa


(i livelli sono degeneri)!! —> s=p =d

Per elementi con NUMERO ATOMICO Z > 1, gli orbitali corrispondenti ad uno stesso valore di n
non sono più degeneri, cioè non hanno più la stessa energia, ma l’ordine di energia è: —> s< p < d
(Si perde la degenerazione orbitalica!!
- Gli elettroni nei livelli s stanno in media più vicino al nucleo e questo li stabilizza rispetto a quelli
nei livelli p e d, questo infattu può causare delle inversioni tra livelli con diverso valore di n (per
esempio, 4s e 3d)!!

L’ordine di riempimento dei livelli energetici è:


1s < 2s < 2p < 3s < 3p < 4s < 3d < 4p < 5s < 4d < 5p < 6s < 4f < 5d < 6p < 7s < 5f < 6d <7p

• L’elettrone si comporta come una sfera che ruota attorno al proprio asse in senso orario e
antiorario
All’elettrone viene associato quindi un ulteriore numero quantico di spin (ms) che può avere
solo due valori -1/2 e +1/2. I due valori di ms si rappresentano con una freccetta verso l’alto o
verso il basso. —> In ogni orbitale possono essere ospitati solo due elettroni con spin
antiparallelo

Il principio di costruzione della configurazione elettronica con la minima energia per un atomo si
dice Aufbau

• Principio di minima energia: allo stato fondamentale, l’elettrone occupa il livello (cioè l’orbitale
disponibile) che ha la minima energia

• Principio di esclusione di Pauli: un orbitale può contenere al massimo una


coppia di elettroni con spin antiparalleli

• Regola di Hund: due o più elettroni occupano il maggior numero possibile di orbitali con la stessa
energia (orbitali degeneri) assumendo lo stesso numero quantico di spin per una disposizione a
spin paralleli

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