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Materia: qualsiasi sostanza che occupa uno spazio, ha una massa e possiede inerzia
-proprietà fisiche: proprietà che sostanza presenta quando non interagisce con o si trasforma in altre
sostanze -> massa, colore, temperatura, durezza, densità ecc…
-proprietà chimiche: sostanza le presenta quando interagisce o si trasforma in altre, per determinarle
bisogna modificare la formula chimica delle sostanze -> infiammabilità, corrosività, reattività ecc…
-proprietà intensive : non dipendono dall’ entità del campione es. densità
TRASFORMAZIONI
-trasformazione fisica: modifica la forma fisica (stato di aggregazione) ma non la sua composizione
(f.chimica), cambia prop. fisiche es. fluidità durezza (acqua, ghiaccio). se fatta con calore è generalmente
invertibile.
S L fusione
S G sublimazione
L G evaporazione
L -> S solidificazione
G L liquefazione o condensazione
G S brinamento
I LIQUIDI HANNO VOLUME PROPRIO, MA ASSUMONO LA FORMA DEL RECIPIENTE formando una superficie.
a oggi conosciuti 118 : 94 in natura (nativi), 24 in lab(artificiali), sono classificati nella tavola periodica.
-composto: sostanza costituita da atomi di due o più elementi diversi legati CHIMICAMENTE fra di loro
a diff di composto, le quantità relative delle sostanze possono non essere proporzionali.
Miscela omogenea: sistema monofasico con composizione e proprietà uniformi es. acqua di mare,aria
Miscela eterogenea: sistema caratterizzato dalla presenza di più fasi e/o da diversa comp. chimica,
presenza di sup. di separazione tra fasi
MISURE
L’ATOMO
massa totale dei prodotti formati in una reazione = massa totale dei reagenti
Indipendentemente dal metodo di preparazione un composto è sempre formato dagli stessi elementi e
dalle stesse parti in massa di questi elementi.
Se gli elementi A e B reagiscono per formare due composti, le differenti masse di B che si combinano con
una massa fissa di A possono essere espresse come rapporti di numeri interi piccoli.
3. gli atomi di un elemento sono identici in massa e proprietà e diversi da atomi di ogni altro elemento
4. i composti sono formati dalla combinazione chimica di uno specifico rapporto di atomi di differenti
elementi
Nelle reazioni tra sostanze gassose i volumi dei reagenti e dei prodotti, misurati nelle stesse condizioni di
temperatura e pressione, stanno tra di loro in rapporti di numeri interi e semplici
Volumi uguali di gas, misurati nelle stesse condizioni di temperatura e pressione, contengono lo stesso
numero di particelle
REGOLA DI CANNIZZARO (S. Cannizzaro)
Le varie quantità in peso di uno stesso elemento, contenute nelle molecole di sostanze diverse, sono tutte
multipli di una stessa quantità, la quale deve ritenersi il peso atomico dell’elemento
- non spiega perché gli elementi si combinino in certe proporzioni e non in altre
- modello dell’atomo indivisibile non era in grado di spiegare l’ esistenza di particelle subatomiche
cariche elettricamente come messo in evidenza negli esp. di thomson, millikan e rutherford.
Thomson si dedica allo studio dei raggi catodici prodotti in un tubo catodico al quale sono state aggiunte
due armature cariche e un magnete per produrre campi elettrici e magnetici devianti. il fascio catodico
viene deviato dall’azione dei campi: egli dimostra la presenza di particelle cariche. egli riesce a determinare
il rapporto carica/massa dell’elettrone
Un nebulizzatore spruzza finissime gocce di olio tra due piastre cariche dove vengono irradiate con raggi X,
questi provocano l’ espulsione di elettroni dagli atomi dei gas dell’aria che vengono captati dalle gocce d’
olio che acquistano carica. egli misura il voltaggio da applicare necessario per sospendere le gocce tra le
piastre. egli calcola che la carica elettrica su qualsiasi goccia era un multiplo di 1.6022 E-19 Coulomb,
effettivamente carica del singolo elettrone. con la relazione di Thomson, data la carica, calcola la massa
dell’elettrone.
Thomson rielabora la teoria atomica di Dalton con il suo modello a “panettone” : gli elettroni (particelle con
carica negativa) sono dispersi in una matrice (nube) di particelle positive come i pezzi di uvetta in un
panettone.
Rutherford irradia una sottile lamina d’oro con delle particelle alfa, non si aspetta deviazione poiché il
modello atomico di Thomson non prevede un centro di massa concentrata che possa fare da scudo ma solo
massa delocalizzata, invece i risultati dell’ esperimento dimostrano che solo poche particelle non subiscono
riflessione e tutte le altre vengono riflesse casualmente. Nel nuovo modello atomico le particelle cariche
positivamente sono agglomerate nel centro dell’atomo in una zona definita nucleo.
il nucleo contiene protoni e neutroni (CHADWICK 1932) ed è tenuto insieme da interazioni nucleari forti
ISOTOPI
atomi di uno stesso elemento possono presentarsi con diverso valore di A si parla di isotopi
es. H11 Prozio (idr.comune) H21 Deuterio(idr. pesante) H31 Trizio (idr. radioattivo)
la totalità degli elementi presenti in natura sono composti da più isotopi stabili secondo la loro abbondanza
relativa percentuale.
Massa atomica è la media ponderata delle masse dei possibili isotopi pesati per le loro abbondanze relative
in natura.
DIFETTO DI MASSA
Se si misurano separatamente la massa dei nucleoni di un certo atomo e la massa del suo nucleo costituito
si avrà che la massa dei nucleoni è sempre maggiore di quella del nucleo. questo poiché per separare il
nucleo, tenuto insieme da int. nucleari forti serve fornire dell’ energia, quest’ ultima è accompagnata da un
proporzionale aumento della massa del sistema ∆m ricavato dalla formula ∆E=c2 ∆m
la misura della massa atomica avviene tramite uno strumento detto spettrometro di massa: esso si basa
sull’applicazione di un campo elettrico e successivamente di un campo magnetico: le particelle vengono
fatte passare attraverso due lastre tra le quali esiste una differenza di potenziale ed il campo creato
all’interno accellera la particella verso la velocità desiderata, una volta accellerate passano in una regione di
spazio dove è presente un campo magnetico uniforme che le devia secondo il loro rapporto massa/carica.
- dimostrò che la maggior parte degli elementi naturali non erano costituiti da atomi tutti uguali
come aveva asserito Dalton ma vi sono anche isotopi in quantità più o meno grande.
MASSA MOLECOLARE
LA MOLE
la massa molare di una sostanza è la massa corrispondente ad una mole delle sue entità, espressa in g/mol
FORMULE CHIMICHE
Le sostanze elementari e i composti sono rappresentati da una formula chimica che indica gli elementi
presenti ed il numero relativo di atomi di ogni elemento.
tipi di formule:
- empirica : mostra rapporti numerici (con semplificazione) tra gli atomi del composto es. CH 2O
- molecolare : mostra rapporti numerici effettivi (senza semplificazione) tra gli atomi del composto
es. C2H4O2
- di struttura : indica la natura degli atomi di una molecola descrivendo come sono legati tra loro
- inizia con il numero di grammi di ogni elemento, se date % supponi 100 grammi
- converti le masse in moli
- dividi ogni valore per il n + piccolo di mol calcolato
- arrotonda al + vicino n. intero
reagenti prodotti
i coefficienti stechiometrici sono inseriti per bilanciare l’equazione in accordo con la legge di Lavoisier della
conservazione della massa, essi indicano il numero relativo di moli di reagenti e di prodotti della reazione.
Stechiometria è lo studio della quantità delle sostanze consumate e prodotte durante una reazione chimica.
Per convertire da moli di un composto a moli di ogni altro composto, moltiplicare per il rapporto molare
dato dai coefficienti stechiometrici in una equazione bilanciata.
TEORIA QUANTISTICA
IL MODELLO DI RUTHERFORD
è circondato da Z elettroni di carica e- che garantiscono neutralità elettrica, ruotano attorno al nucleo
secondo determinate traiettorie (orbite)
le onde elettromagnetiche sono composte da oscillazioni di campo elettrico e magnetico tra loro
perpendicolari che si propagano nello spazio a velocità c.
Lunghezza d’onda λ è la distanza tra due punti nella stessa situazione (2 creste, 2 valli)
sono unite da c= λv
SPETTRI DI EMISSIONE
ogni atomo quando è eccitato emette radiazioni (non solo nel visibile) che, se scomposte attraverso un
prisma, mostrano lo spettro di emissione, proprio di quel determinato atomo, questo è formato da linee
discrete, ognuna associata a una certa lunghezza d’onda specifica. Gli stessi atomi sono in grado di
assorbire le stesse frequenze che emettono (lo spettro di assorbimento è infatti speculare rispetto a quello
di emissione).
Per l’idrogeno è stata osservata una correlazione tra le λ delle linee che sono conformi alla Legge di rydberg
per formula vedi slide. Assegnando ai parametri della legge di rydberg dei valori specifici si ottengono la
Serie di Balmer per quanto riguarda le emissioni nel visibile e la serie di Lyman per le emissioni
nell’ultravioletto.
corpo nero: sostanza capace di assorbire tutta la radiazione incidente, non riflette alcuna radiazione (quindi
di riemetterla tutta se eccitato)
Una volta riscaldato si noterà un graduale aumento dell’intensità della frazione delle onde
elettromagnetiche appartenenti allo spettro del visibile. (il corpo scaldandosi diventa prima rosso, poi
giallo, infine blu) questo poiché noi percepiamo soltanto l’onda elettromagnetica con intensità maggiore.
Come mostra il grafico, All’ aumentare della temperatura l’energia si distribuisce in modo sempre più
asimmetrico. Inoltre, la massima intensità di questa energia, sempre associata a una radiazione con λ ben
preciso, all’aumentare della temperatura si sposta sempre di più verso λ minori (frequenze maggiori , onde
più energetiche).
L’energia è quantizzata, viaggia in pacchetti detti quanti di energia E=hv h costante di plank
L’EFFETTO FOTOELETTRICO
Dalle evidenze sperimentali si evince che gli elettroni sono emessi dal metallo irraggiato solo quando la
radiazione ha una frequenza maggiore di un certo valore (frequenza di soglia), a frequenze inferiori anche
intensità elevatissime di radiazione non causano l’effetto fotoelettrico.
l’energia della radiazione non è proporzionale all’ampiezza (intensità) ma alla sua frequenza v che
conferma l’ipotesi quantistica di plank E=hv
L’atomo di idrogeno possiede solo certi livelli di energia permessi (stati stazionari = n), ciascuno associato
ad un’orbita circolare fissa decritta dalla rotazione degli elettroni. mentre si trova in uno stato stazionario
non irradia energia e non ne disperde. per compiere una transizione in un altro stato stazionario deve
assorbire o emettere un fotone la cui energia è E=hv la differenza di energia tra i due livelli corrisponde
all’energia del fotone assorbito/emesso.
gli elettroni possono essere contenuti solo in determinate orbite discrete che costituiscono un sistema
quantizzato. l’emissione luminosa avviene col ritorno ad un livello inferiore e con emissione di fotoni.
All’aumentare del numero di orbite l’energia aumenta ed il raggio dell’orbita è maggiore
ogni particella in movimento (che possiede quantità di moto) si comporta come un’onda, come la
radiazione luminosa. Fasci di elettroni accelerati danno diffrazione quando incidono su un solido: si
comportano come onde.
λ=h/mv
insieme alla natura ondulatoria e continua della luce (interferenza, diffrazione) deve essere considerata
anche la sua natura discontinua e quantizzata, per spiegare l’emissione dei corpi neri e l’effetto
fotoelettrico. il quanto di energia o fotone ha E=hv
MECCANICA QUANTISTICA
è la parte della chimica che descrive il comportamento di elettroni, fotoni e part. subatomiche basandosi su
leggi statistiche. Esse determinano la probabilità con cui può verificarsi un evento che coinvolge altre
particelle.
è impossibile conoscere simultaneamente la posizione esatta e la esatta quantità di moto (velocità) di una
particella subatomica. più è precisa una più l’altra sarà indeterminata.
EQUAZIONE DI SCHRODINGER
permette di calcolare la funzione d’onda ψ (informazioni circa una particella di un dato livello energetico)
PROBABILITA’ ELETTRONICA
il diagramma della densità elettronica non da informazioni sulla durata in termini di tempo della
permanenza dell’elettrone in una certa zona mentre il diagramma della distribuzione di probabilità radiale
indica dove effettivamente la particella resta per più tempo
superficie di contorno: volume in cui l’elettrone trascorre il 90 % del suo tempo
NUMERI QUANTICI
SPIN ELETTRONICO
gli elettroni si comportano come se ruotassero intorno ad un asse passante per il loro centro, possono
ruotare solo in due direzioni. quando ruotano producono campo magnetico. l’attrazione dovuta agli opposti
campi magnetici di due elettroni con spin opposto contribuisce a compensare la forza repulsiva dovuta alla
carica.
ORBITALI
una funzione d’onda di un elettrone in un atomo è detta orbitale atomico. Esso è la regione dello spazio
dove ci sono le più alte probabilità di trovare elettroni. Ha una forma definita
- il volume dipende da n
- la forma dipende da l:
o l= 0 orbitali s: sferica
o l=1 orbitali p: doppio lobo lungo x,y,z
o l=2 orbitali d: quattro lobi
o l=3 orbitali f: complessi
ATOMI POLIELETTRONICI
I valori di energia dello stesso orbitale diminuiscono all’aumentare di Z (gli atomi più grossi sono più
schiacciati).
L’energia dipende anche dal numero quantico l (Es < Ep< Ed) mentre nell’atomo di H (Es = Ep= Ed)
Ciascun elettrone risente di un’attrazione nucleare schermata dalle repulsioni degli altri elettroni
ENERGIA DI ORBITALI s e p
l’orbitale 2s è meno energetico rispetto al 2p nonostante il fatto che per la maggior parte del tempo
l’elettrone dell’orbitale 2s sia più lontano dal nucleo di quello del 2p. Questo è possibile grazie alla
penetrazione dell’elettrone 2s che per brevi frazioni di tempo rimane in una zona più vicina al nucleo
abbassando l’energia totale dell’orbitale
- metodo AUFBAU: si riempiono progressivamente gli orbitali, dai meno energetici ai più energetici
- principio di Pauli: massimo due elettroni con spin antiparallelo per orbitale
- regola di Hund: la configurazione più stabile è quella a massima molteplicità di spin (+ elettroni
spaiati)
CONFIGURAZIONE ELETTRONICA
E’ l’indicazione di come gli elettroni di un dato atomo sono distribuiti nei vari orbitali.
Gli elettroni occupano gli orbitali in modo tale da minimizzare l’energia dell’atomo (+ stabilità)
eccezioni:
La tavola periodica può essere divisa in blocchi a seconda del riempimento degli orbitali di valenza.
Elettroni interni: quelli del gas nobile precedente. riempiono i livelli energetici inferiori di un atomo.
Elettroni di valenza: quelli che intervengono nella formazione di legami chimici. Nei gruppi principali sono
== a quelli esterni. Negli elementi di transizione anche alcuni elettroni interni.
GLI IONI
Un atomo può perdere o acquistare elettroni diventando una specie carica detta ione.
Gli atomi smettono di perdere o acquistare elettroni quando raggiungono la configurazione del gas nobile
che segue o precede.
gli atomi che perdono elettroni tendono a perdere prima quelli appartenenti agli orbitali meno stabili (+
energetici) e gli atomi che gli acquistano riempiono prima quelli più stabili (- energetici) in particolare
REGOLE:
- quando gli elettroni vengono rimossi da un atomo si inizia da quelli aventi n maggiore (non sempre
l’atomo perde per primo l’ultimo elettrone aggiunto secondo l’ AUFBAU, a causa della differrente
costante di schermo dello ione rispetto all’atomo succede che l’ordine energetico degli orbitali del
catione è differente da quello dell’atomo)
- se c’è più di un sottolivello si parte da quelli con l maggiore
- quando gli elettroni vengono aggiunti a un atomo si parte da primi orbitali vuoti o parzialmente
pieni con valore di n più basso
specie paramagnetica: specie con elettroni spaiati, attratta da un campo magnetico esterno
specie diamagnetica: specie senza elettroni spaiati, non attratta da campo magnetico esterno.
LA TAVOLA PERIODICA
la legge periodica (Mendeleev e Meyer) stabilisce che gli elementi, quando disposti in ordine di massa
atomica, mostrano periodicità delle proprietà, tanto che Mendeleev riuscì a prevedere l’esistenza di alcuni
elementi e delle loro proprietà in base a quelli vicini
COMPOSIZIONE:
- 18 GRUPPI (colonne)
- 7 PERIODI (righe)
in ogni periodo il primo elemento ha un solo elettrone nell’orbitale s dello strato + esterno, l’ultimo ha gli
orbitali s e p dello strato + esterno pieni.
gli atomi non hanno confini ben definiti quindi proprietà come raggio atomico sono fittizie
IL RAGGIO ATOMICO
valore della distanza (+probabile nella distrib. radiale della densità elettronica) del livello più esterno dal
nucleo
vale:
- nei metalli e nei gas nobili: metà della distanza tra due nuclei di atomi contigui nel solido o gas
solidificato
- non metalli: è pari alla metà della distanza tra i nuclei di due atomi uniti da un legame ( raggio
covalente)
gli elettroni esterni vengono attratti dal nucleo di carica Z schermato dagli elettroni + interni.
ogni elettrone risente di una carica nucleare media Zeff= Z-S S= costante di schermo.
ENERGIA DI IONIZZAZIONE
è la quantità di energia necessaria per allontanare l’elettrone più esterno di un atomo allo stato gassoso a
distanza infinita
Può essere rimosso anche più di un elettrone, energia di seconda, terza… ionizzazione maggiori di energia di
prima ionizzazione xchè si estraggono elettroni da ioni con carica positiva, a un certo punto vi è aumento
drastico (salto) di energia, compare quando si cerca di estrarre primo elettrone interno (energia necessaria
molto maggiore)
l’energia di ionizzazione:
AFFINITA’ ELETTRONICA
è la forza con cui l’elettrone si lega all’atomo == quantità di energia liberata dall’aggiunta di un elettrone a
un atomo allo stato gassoso per formare ione negativo. per convenzione E negativa (rilasciata dal sistema)
l’affinità elettronica:
ELETTRONEGATIVITA’
l’elettronegatività:
Raggio ionico: la distanza d tra un catione e un anione primi vicini è la somma dei loro raggi ionici
IL LEGAME CHIMICO
Gli atomi tendono a combinarsi con altri atomi per dare origine a un sistema più stabile (molecola),
tra due atomi vi sono forze elettriche di tipo repulsivo tra particelle della stessa carica es. 2 protoni ma
attrattive tra protoni e elettroni.
Nei vari tipi di legame sono coinvolti gli elettroni più esterni: elettroni di valenza.
vengono trasferiti o condivisi in modo che ogni atomo acquisti una configurazione elettronica
particolarmente stabile (ottetto)
VALENZA
- cedere/acquistare
- condividere
LEGAME IONICO
è un legame di natura elettrostatica: gli elettroni vengono TRASFERITI da un atomo a più bassa energia di
ionizzazione (metallo) ad un atomo ad alta energia di ionizzazione (non metallo). Si formano due ioni che si
attraggono elettrostaticamente
FORMAZIONE DI CATIONI
gli atomi dei gruppi 1 e 2 tendono a cedere 1 e 2 e- e formano cationi M+ o M2+ con stessa struttura
elettronica del gas nobile precedente.
i Non metalli dei gruppi 15,16,17 tendono ad acquistare e- assumendo struttura elettronica del gas nobile
successivo.
quando uno ione attrae il maggior numero possibile di ioni di segno opposto si genera un solido cristallino
Avendo carica elettrica, ogni ione attrae il maggior numero di ioni di segno opposto formando un solido
cristallino = aggregato di ioni tenuto insieme da forze elettrostatiche.
La massima attrazione di ioni di carica opposta e la minima repulsione tra ioni della stessa carica si ottiene
con la formazione del solido cristallino. In queste condizioni si libera energia ulteriore, detta reticolare.
E’ l’energia richiesta per separare completamente una mole di un solido ionico nei suoi ioni isolati
Il reticolo comporta un netto abbassamento dell’energia del suo cristallo nel suo insieme rispetto agli atomi
neutri separati (per creare legame cristallino, gli atomi liberano 642kj/mol, per separarlo questa stessa
energia va rifornita)
L’energia reticolare è data dalla combinazione di due termini opposti:
Nel punto in cui è posto lo ione all’interno del reticolo cristallino l’energia reticolare trova il suo valore più
basso, il che indica una posizione in cui l’energia di Madelung predomina su quella di repulsione,
abbassando l’energia totale. Il valore assoluto dell’energia reticolare aumenterà quindi se la forza di
attrazione aumenta, quindi al diminuire del raggio dei due ioni.
- Fragilità: dovuta al legame elettrostatico, se gli ioni vengono sottoposti a una forza intensa che gli
sposta essi si respingeranno a causa della forza repulsiva tra cariche dello stesso segno
- Conduttività elettrica: La maggior parte dei composti ionici non conducono elettricità quando sono
nello stato solido, ma la conducono quando sono allo stato liquido o sciolti in acqua
- Temperature di fusione > 636 *C
- Temperature di ebollizione > 1300 *C Molto alte composti vaporizzano sotto forma di coppie di
ioni
IL LEGAME COVALENTE
ipotesi di Lewis (1916): quando due elementi hanno simile energia di ionizzazione e affinità elettronica si
combinano non cedendo ma mettendo in compartecipazione gli elettroni di livello più esterno (elettroni di
valenza). simbologia di Lewis: Un atomo viene rappresentato col suo simbolo circondato dagli elettroni di
valenza rappresentati da un punto es. H● ●He●
TEORIA DI LEWIS
Il legame è dovuto alla condivisione tra 2 atomi di una o più coppie elettroniche in modo che ciascun atomo
raggiunga la configurazione del gas nobile (regola dell’ottetto). Se la coppia è condivisa, gli elettroni
appartengono a entrambi gli atomi. Gli atomi tendono a circondarsi di 8 elettroni di valenza. possono
esserci legami singoli, doppi, tripli. Il legame covalente prevede un addensamento di densità elettrica tra i
due nuclei poiché gli elettroni devono fare da collante tra i due atomi in quanto a loro è dovuta la forza
attrattiva con i nuclei che deve vincere la forza repulsiva che tende a instaurarsi tra essi. In corrispondenza
di una certa distanza ottimale (distanza di legame) le forze attrattive equilibrano le forze repulsive.
FORMAZIONE DEL LEGAME COVALENTE
Quando gli atomi si avvicinano a una certa distanza internucleare inizia l’attrazione elettrostatica elettrone-
nucleo che gli porta ad avvicinarsi fino a una distanza detta lunghezza di legame in cui le forze attrattive
elettrone-nucleo e le forze repulsive nucleo-nucleo e elettrone-elettrone si equilibrano: questo corrisponde
alla massima emissione di energia nel momento di formazione del legame (energia totale del sistema al
minimo) e quindi allo stato più stabile di quella molecola (Massima energia per rompere il legame), se
continuassero ad avvicinarsi le forze repulsive diventerebbero preponderanti (si dovrebbe fornire energia
ulteriore dall’esterno ! NO!)
Il legame covalente viene formato da una coppia di elettroni con spin opposti che si trovano in un orbitale
atomico.
O2 legame doppio
N2 legame triplo
condivisione di elettroni tra atomi diversi, quando gli atomi hanno diverse elettronegatività il doppietto
elettronico è più vicino a uno degli atomi. Quello che ha gli elettroni + vicini ha una parziale carica negativa,
l’altro ha parziale carica positiva
ELETTRONEGATIVITA’ E POLARITA’
elettronegatività: capacità di un atomo in molecola di attirare a se gli elettroni di un altro atomo: in legami
polari gli elettroni creano situazione asimmetrica sbilanciata verso l’atomo più elettronegativo. molecola
eteronucleare = 2 atomi diversi, genera dipolo elettrico = molecola polare
CALCOLARE L’ELETTRONEGATIVITA
Dove D sono le energie di legame effettive (es. D(AB) è l’energia di legame calcolata del legame covalente
polare A+B)
Dalla differenza di elettronegatività tra due elementi si può ipotizzare il tipo di legame:
Unità di misura del momento dipolare : Debye (D)
Ogni volta che due cariche elettriche di uguale grandezza ma di segno opposto (Q+ e Q-) sono separate da
una certa distanza, si genera un dipolo. La misura quantitativa della grandezza di un dipolo è detta
momento dipolare. Se le due cariche sono separate dalla distanza r, il momento dipolare è dato da: μ = Q •
r
Percentuale di carattere ionico: rapporto percentuale tra il momento dipolare effettivo (misurato) ed il
momento dipolare di un teorico legame ionico μ(ionico) = Q • r dove Q è la carica dell’elettrone
Più la differenza di elettronegatività aumenta più il carattere ionico percentuale tende a salire.
Legame covalente dove il doppietto elettronico è messo in comune da un solo atomo dei due legati, si
indica con una freccia ma una volta formato è indistinguibile da altri legami covalenti es.
Un acido di Lewis (in verde) è un accettore di coppie elettroniche, Una base di Lewis (in giallo) è un
donatore di coppie elettroniche.
IL LEGAME METALLICO
è l’attrazione che si instaura tra i cationi formatisi dagli atomi metallici e la nuvola elettronica in cui sono
immersi. Questa è formata da elettroni di valenza, molto mobili e delocalizzati. Il mare di elettroni di
valenza spiega l’alta conducibilità dei metalli e la loro capacità di deformarsi senza rompersi come i solidi
ionici.
Il numero di elettroni con cui ciascun atomo contribuisce varia tra le diverse specie chimiche: sodio=1 ,
magnesio =2, alluminio=3. la forza del legame cresce nello stesso ordine
forze causate da interazioni tra atomi di molecole diverse. sono legami di carattere molto più debole dei
legami chimici che nascono da interazioni dipolo-dipolo, si dividono in:
IL LEGAME A IDROGENO
si forma quando un atomo di H (parziale carica positiva) legato con un legame covalente ad un atomo
fortemente elettronegativo (F,O,N) viene attratto dall’atomo elettronegativo appartenente ad una molecola
vicina (parziale carica negativa) è presente soprattutto:
sono responsabili della capacità del geco di camminare sulle pareti, si presentano tra le setole nelle zampe
del geco e la parete.
si dividono in:
- forze di attrazione dipolo-dipolo: si osservano tra molecole polari, le parziali cariche di segno
opposto si attraggono, maggiore è la polarità della molecola, maggiore è la forza di attrazione. (se
ne osserva un’influenza nelle temperature di ebollizione di alcuni composti)
- interazione dipolo-dipolo indotto: l’interazione tra una molecola polare e una apolare rende
quest’ultima più polare e la attrae a sé
- forze di dispersione o forze di London: sono dovute alle continue fluttuazioni delle posizioni degli
elettroni in una molecola: si creano dipoli istantanei che creano dipoli indotti che durano
abbastanza a lungo per generare una forza attrattiva (anche se molto deboli)
I GAS
- stato gassoso (aeriforme): composti non hanno forma propria ne volume proprio
- stato liquido: composti non hanno forma propria ma hanno volume proprio
- stato solido: composti hanno forma e volume propri
Gas : forze intermolecolari trascurabili. Tutti i gas hanno proprietà fisiche simili.
Lo stato di una sostanza dipende molto dal bilancio tra le energie cinetiche delle particelle e le energie di
attrazione tra le particelle.
LO STATO GASSOSO
- si espandono fino a riempire completamente e ad assumere la forma del recipiente che li contiene
- diffondono l’uno nell’altro e sono in grado di mescolarsi in tutti i rapporti
- quantità
- volume
- temperatura
- pressione
PRESSIONE
Nel caso di un gas deriva dalla forza esercitata dagli urti delle particelle che si muovono in modo caotico nel
recipiente.
La pressione atmosferica è la forza esercitata dall’atmosfera su una data area superficiale. Misurata per la
prima volta da Torricelli (17 esimo secolo).
1 atm=1.013 E5 Pa
1 bar = 1 E5 Pa
1 dm3 = 1 L
T= 0 *C= 273.15 K
P= 1 atm=1.013 E5 Pa
PV=cost
V/T= cost
P/T=cost
Sulla base dei risultati sperimentali delle reazioni tra sostanze gassose Avogadro concluse che:
Alle stesse condizioni di temperatura e di pressione un dato numero di molecole di gas occupa lo stesso
il volume occupato da una mole di gas si dice Volume molare e vale per un gas ideale a condizioni STP è
Le leggi enunciate precedentemente possono essere condensate in un’unica equazione (valida solo per i
gas ideali)
ricordiamo: gas ideali formati da molecole puntiformi e con nessuna interazione reciproca
PV=nRT
dove R è la costante dei gas ed è uguale per tutti i gas (costante universale)
LA DENSITA’ DI UN GAS
densità = m/V
n=m/MM
PV=nRT
PV=(m/MM)RT
MM∗p
d=M/v=
RT
la densità di un gas è :
- ogni volta che abbiamo una miscela di gas i gas si espandono fino a riempire il contenitore
- ogni gas esercita la stessa pressione detta pressione parziale del gas che eserciterebbe se fosse da
solo nel contenitore
pressione totale dei componenti della miscela= somma delle pressioni parziali
na
Xa = numero adimensionale permette di calcolare pressione parziale di A
na+nb
Ptot
Pa/Ptot=na/ntot Pa/Ptot=Xa
VOLUMI PARZIALI
PtotVtot=ntotRT
PtotVa=naRT
Va na
=
Vtot ntot
COMPOSIZIONE DELL’ ARIA
vedi slide
salita e discesa delle ppm di CO2 all’interno di un anno è collegata all’ effetto mitigatorio delle piante.
postulati di base:
DIMOSTRAZIONE:
F=ma
a=v/t
F=mv/t ma mv = quantità di moto la fora è condizionata dalla variazione della quantità di moto nel
tempo
distanza = 2l
tempo= 2l / v
sulla parete
P= mv2/l3 P= mv2/V
v́ velocità media
1
E´cin = Nm v́ 2
2
quindi
2 E´cin
PV= LEGGE DI BOYLE
3
PRINCIPIO DI AVOGADRO
o quantistica (Boltzmann)
si può calcolare numero di molecole con una certa velocità tramite l’integrale.
−E
N E=N e RT
3 RT
v́=
√ M
Quando ci si allontana dalle condizioni di idealità : alte pressioni e basse temperature cambia il loro
comportamento
Quando interagiscono si riducono gli urti, minor pressione interna del gas.
Le particelle hanno massa, VOLUME (non più trascurabile) e premono meno sul contenitore
Vaan der waals modifica la legge dei gas perfetti, prendendo in considerazione questi tre fattori e la rende
valida anche per i gas reali.
Il volume teorico di un gas perfetto sarebbe di 22.414 L/mol ma Gas reali se ne discostano quanto più la
loro temperatura di condensazione si alza.
He 22.435 -268.9 C*
Cl 22.043 -33 C*
Un gas perfetto ha un fattore di comprimibilità sempre uguale a 1, a qualunque pressione esterna esso sia
sottoposto. Un gas reale no
se fattore di comprimibilità > 1 prevale il volume molecolare (interagiscono poco favorendo gli urti) occupa
tutto il volume del recipiente (il volume molecolare prevale)
se fattore di comprimibilità < 1 il prevale l’interazione tra le molecole gassose (interagiscono diminuendo gli
urti)
per pressioni altissime fattore di comprimibilità sempre > 1, si fa sentire il volume delle particelle che
occupano tutto lo spazio disponibile
se la temperatura si alza il comportamento del gas reale si avvicina a quello del gas perfetto
Vr volume reale
Vi volume ideale
b fattore che tiene conto del volume molare del composto allo stato liquido
Vr=Vi + nb
Pr pressione reale
Pi pressione ideale
a dipende dalla tipologia di attrazione che il gas ha es. molecole polari/forze dipolo dipolo
Pr = Pi – n2a/V2r
dove n2a/V2r = pressione interna, tiene conto della densità e del numero di urti
Aumentando la pressiome
se T=Tc si liquefa
T<Tc (si chiama vapore e non gas) crea una miscela di liquido e vapore (a pressioni minori di Pc) e
continuando a ridurre il volume ottengo solo liquido
TERMODINAMICA CHIMICA
PROPRIETA’ MACROSCOPICHE
funzioni di stato: proprietà del sistema descritte da variabili di stato, dipende solo dallo stato iniziale e dallo
stato finale, non dal percorso seguito.
TRASFORMAZIONI
Ogni particella in un sistema ha un’energia cinetica e un’energia potenziale. La loro somma costituisce
l’energia interna E
L’energia totale dell’universo è costante. I trasferimenti di energia possono avvenire sotto forma di calore
e/o lavoro ma la somma dell’energia dell’ambiente e del sistema rimane costante
∆Esistema = Q+W Q=calore scambiato con l’ambiente W=lavoro fatto su o dal sistema
L’energia interna E dipende dallo stato interno del sistema, determinato da pressione, temperatura,
composizione, E è una funzione di stato: la variazione di energia interna durante es. la combustione è la
stessa indipendentemente da come l’energia viene trasferita (solo calore es. centrali, lavoro+calore es.
automobili) il valore di ∆E è dato da:
- se avviene una trasformazione adiabatica (senza scambio di calore con l’ambiente) ∆E=W
es. Lavoro espansivo di un gas in un recipiente isolato termicamente e collegato ad uno stantuffo
∆E = Q+W
W=P∆V ∆V = 0 V=k
∆E = Q
la variazione dell’energia interna del sistema durante una trasformazione a volume costante è uguale al
calore assorbito o ceduto dal sistema
W=-P∆V
∆E = Q - P∆V
Q = ∆E + P∆V
∆H = ∆E+ P∆V
da cui ∆H=Q
∆H (differenza di entalpia) è uguale al calore assorbito o ceduto in una trasformazione a pressione costante
- reazioni chimiche che avvengono con un rilascio di calore determinano una riduzione di entalpia del
sistema, sono dette esotermiche ∆H<0
- reazioni chimiche che avvengono con assorbimento di calore dall’esterno determinano un aumento
dell’entalpia del sistema, sono dette endotermiche ∆H>0
Per valutare sperimentalmente il calore messo in gioco in una reazione si utilizza il calorimetro (dispositivo
con pareti esterne termicamente isolate (si valuta variazione di temperatura)
CONFRONTO TRA ∆E e ∆H
∆H = ∆E+ P∆V
- in reazioni con sole specie condensate (solidi o liquidi) P∆V è trascurabile rispetto a ∆E ∆H ≈ ∆E
- in reazioni con specie gassose P∆V può essere significativo se numero di moli prodotti è diverso da
numero di moli dei reagenti PΔV=ΔnRT
L’entalpia H rappresenta il contenuto termico totale del sistema considerato i valori assoluti non sono
noti interessano i valori di variazione durante una reazione ∆Hr
Occore stabilire uno stato standard per definire un ∆H r univoco calore standard di reazione ∆Hr°
stato standard delle sostanze : T=25°C
è la variazione di entalpia relativa alla reazione di formazione di una mole di composto a partire dagli
elementi che lo costituiscono. Si assegna valore convenzionato 0 all’entalpia di formazione degli elementi
nel loro stato standard
LEGGE DI HESS
In una reazione chimica il calore scambiato a pressione costante (ΔH) è indipendente dagli stati intermedi
attraverso i quali si evolve il sistema e dipende solo dal suo stato iniziale e finale. La variazione di entalpia
che accompagna una reazione è uguale alla somma (algebrica) delle variazioni di entalpia delle reazioni
intermedie (tappe) in cui essa può essere scomposta.
USO DELLA LEGGE DI HESS PER CALCOLARE ∆Hr°
vi sono reazioni per cui risulta impossibile determinare sperimentalmente (con il calorimetro) l’entalpia di
formazione; perciò, si può ricorrere ad altre reazioni (∆H1 + ∆H2 + ∆H3) la cui entropia di reazione è stata
ottenuta sperimentalmente e combinarle insieme per ottenere l’entropia ∆H totale. In questo processo vi
sono due regole:
- ogni volta che si moltiplica una reazione per n si moltiplica anche il suo ∆Hx per n
- se si rovescia una reazione si cambia il segno a ∆H x
ENTALPIA DI REAZIONE
si usa entalpia di formazione in condizioni standard dei prodotti *- entalpia di formazione in condizioni
standard reagenti *
Si può calcolare il valore dell’energia reticolare dalla legge di Hess, scomponendo il processo di formazione
del solido cristallino
conoscendo entalpia totale del processo posso calcolare ∆H5 energia reticolare
Riguardano processi fisici che comportano un dispendio di energia, identificabile come la variazione di
entalpia riferita a quel processo.
PASSAGGI DI STATO
Quando si passa da uno stato più coeso a uno meno coeso si deve fornire calore ma la temperatura rimane
costante
CALORE LATENTE
Quando la temperatura raggiunge gli 0 *C / 100 *C inizia il passaggio di stato: pur continuando a fornire
calore non c’è una variazione della temperatura ma solo aumento delle velocità molecolari che effettuano il
passaggio di stato.
Se il processo avviene a pressione costante il calore richiesto per fondere si dice entalpia ∆H
in tutte le molecole il ∆Hvaporizzazione > ∆Hfusione serve più energia per vaporizzare un solido che per
fonderlo.
un processo è spontaneo se tende a verificarsi (non necessariamente a velocità elevata) senza un apporto
di energia dall’esterno che lo promuova.
Un processo non spontaneo può essere realizzato solo investendo energia dall’esterno
una trasformazione spontanea tende ad aumentare il disordine evolve nel verso che favorisce la
dispersione caotica della materia e dell’energia.
L’entropia (S) è una misura della dispersione caotica di un dato sistema
Una variazione dell’ordine è una variazione del numero di modi in cui possono essere disposte le particelle
che costituiscono il sistema.
microstati (W)
S= k*Ln W
se un sistema ha pochi microstati possibili il sistema sarà meno disordinato entropia minore es. acqua
ghiacciata
∆S = Sf – Si
∆S= qrev/T
T =temperatura costante
tutte le trasformazioni avvengono spontaneamente nella direzione che aumenta l’entropia dell’universo.
aumentando la temperatura aumenta anche entropia, posso calcolare l’entropia in termini assoluti usando
0 come riferimento (ci sono tabelle con entropia molare a condizioni STP di diversi composti.
- variazioni di temperatura
S aumenta
- trasformazioni di fase
S aumenta passando da uno stato più ordinato(liquido) a uno meno ordinato(gas)
- dissoluzione si solido o liquido
S del soluto in soluzione è maggiore di S del soluto puro
- dissoluzione di un gas
S del gas in soluzione è minore di S del gas puro
- massa o complessità molecolare:
a parità di fase l’aumento di massa è correllato all’aumento di entropia, per molecole più
complesse l’entropia aumenta all’aumentare della complessità chimica e laddove i legami
permettono più movimento
ENTROPIA DEL SISTEMA VS ENTROPIA DELL’AMBIENTE
L’entropia dell’universo è in aumento a causa delle trasformazioni irreversibili che avvengono in esso
considerando una reazione a T e P costanti: si può calcolare la variazione di energia libera di Gibbs con la
formula
PROPRIETA’ PRINCIPALI
- Tensione superficiale: permette di avere un’ area superficiale che si comporta in modo diverso
rispetto alle altre particelle sottostanti, oggetti molto leggeri riescono a galleggiare sulla superficie
di un fluido. Una molecola dello strato superficiale ha interazioni solo con le molecole inferiori, la
risultante è diversa da 0 e diretta verso l’interno del liquido. le molecole subiscono una forza verso
il basso. Tra le molecole agisce una forza di coesione: lo strato superficiale si comporta come una
sottile pellicola elastica.
La tensione superficiale cresce con l’intensificarsi delle forze di attrazione tra le molecole
es. tensione acqua (legame a idrogeno) < tensione mercurio (legame metallico)
L’effetto delle forze di coesione viene bilanciato dalle forze di adesione tra liquido e parete
superficiale es. gocce su ninfea.
Le forze attrattive dipendono dalla superficie : se essa è polare es. strati di grasso idrofobici
le forze attrattive saranno scarse e prevarranno le forze coesive: gocce d’acqua
se è apolare come il vetro le forze attrattive saranno preponderanti: il liquido bagna la superficie
- Bagnabilità : capacità di un liquido di aderire uniformemente a una superficie: liquidi ad alta
tensione superficiale hanno bassa bagnabilità
- Viscosità: capacità di scorrimento di un liquido: si misura guardando quanto tempo ci mette un
liquido a passare attraverso un foro di dato diametro: dipende dai legami molecolari (molecole di
massa più grande + viscose ) e dalla temperatura (+ alta - viscoso )
- Tensione di vapore: all’interno di un liquido una frazione di particelle può avere energia sufficiente
a superare le forze intermolecolari ed evaporare.
1) acqua in contenitore aperto : col tempo evapora completamente
man mano che le particelle evaporano si allontanano e lasciano posto alle particelle sottostanti
2) acqua in contenitore chiuso: inizialmente il livello del liquido diminuisce poi rimane costante
le particelle di vapore iniziano ad accumularsi e aumentano la pressione del vapore sul liquido
una parte di queste molecole, iniziando a interagire tra di loro condensano e tornano allo stato
liquido. all’inizio velocità di vaporizzazione > velocità di condensazione e la pressione di vapore
sale. ad un certo punto diventano uguali e la pressione di vapore (propriamente detta) si
stabilizza equilibrio dinamico particelle che evaporano = particelle che condensano nell’unità
di tempo
Liquido ↔ gas
TENSIONE DI VAPORE
è la pressione esercitata da un gas in equilibrio con il suo liquido: nel caso precedente, quando il sistema
arriva alla condizione di equilibrio dinamico tra liquido e gas la pressione esercitata dal vapore diventa
costante e si chiama tensione di vapore: dipende da Temperatura, natura della molecola.
- temperatura:
effetto della temperatura sulla velocità : se temperatura sale aumenta frazione di molecole con
una certa velocità più molecole hanno energia sufficiente a vincere le forze intermolecolari
del liquido ed evaporare aumenta la tensione di vapore
TEMPERATURA DI EBOLLIZIONE
è la temperatura alla quale tensione di vapore = pressione esterna (sulla superficie del liquido)
dipende dalle forze che vengono a generarsi tra le molecole : per quanto riguarda le forze di dispersione in
generale un atomo con una massa grossa ha più punti di contatto che un atomo con massa piccola e quindi
avrà una temperatura di ebollizione più elevata, stessa cosa per atomi più e meno ramificati
DIAGRAMMI DI STATO
a certi valori di T e P una sostanza può essere solida, liquida o gassosa, per alcuni valori particolari queste
condizioni possono coesistere, l’intera descrizione di queste fasi è contenuta in un diagramma di stato
DIAGRAMMA DI STATO DELL’ACQUA
SOLUZIONI LIQUIDE
SOLUZIONI
sistema omogeneo di due o più componenti, hanno composizione variabile.
la miscela non deve essere omogenea totalmente ma anche solo per fasi
il componente principale è il solvente, la sostanza disciolta è il soluto, si forma una miscela con
caratteristiche simili in tutto in ogni sua parte.
un soluto può sciogliersi o meno in un dato solvente: regola di base è il simile scioglie il simile
sostanze polari sciolgono tutti i composti ionici o sostanze polari es. acqua e Sali,acidi,zuccheri
Glucosio ha molti gruppi OH , molto polare , se messa in acqua le molecole d’acqua si legano con legami a
idrogeno a gruppi OH , sostituiscono interazioni tra gruppi OH delle molecole di glucosio tra loro
staccandole. soluzione più stabile
Metanolo ha legami a idrogeno sui gruppi OH, quando miscelato in acqua i legami a idrogeno vengono
instaurati tra acqua e metanolo che diventa miscibile all’acqua.
Se le catene idrocarburiche diventano più lunghe la solubilità in acqua scende poiché i legami si instaurano
solo tra la testa idrofila (gruppo OH) delle catene, più si allungano più il comportamento della molecola è
caratterizzato dalla coda idrocarburica (apolare) si sciolgono meglio in solventi apolari
solvente inizialmente da solo, fase coesa della materia, molecole interagiscono in maniera forte stato
liquido si devono allontanare per formare nuovi legami
soluto inizialmente da solo, si devono allontanare per essere disciolti nel solvente
dopo gli allontanamenti si ha la formazione di nuovi legami, la formazione delle soluzioni è favorita da un
aumento dell’entropia del sistema
Soluzione non satura : largo eccesso di un liquido (solvente) rispetto alla quantità di soluto soluzione
omogenea
SOLVATAZIONE
NaCl libera in acqua i suoi ioni che vengono circondati da molecole d’acqua in modo da massimizzare le
interazioni elettrostatiche.
si formano gusci di idratazione, attorno a ciascuno ione si posizionano il numero di molecole d’acqua per
avere il maggior numero di interazioni, per ogni sodio ci sono 6 molecole d’acqua che formano anche
legami a idrogeno con molecole vicine, vi è una forte stabilizzazione del soluto all’interno del solvente
CALORE DI IDRATAZIONE
∆Hidratazione < 0
∆Hidratazione è legato alla densità di carica dello ione (carica riferita al suo volume)
SOLUZIONE SATURA
quando un soluto non si scioglie più in un solvente, la soluzione si dice satura e il soluto in eccesso corpo di
fondo. L’equilibrio di una soluzione è dinamico: vi sono due processi : dissoluzione e cristallizzazione,
quando raggiungono la stessa velocità la soluzione è satura e se si aggiunge ulteriormente soluto si forma il
corpo di fondo
SOLUZIONE SOVRASATURA
per la maggior parte dei soluti solidi la solubilità cresce con la temperatura
LEGGE DI HENRY
valida se siamo a una temperatura data, con soluzioni poco concentrate, la solubilità di un gas in un liquido
è direttamente proporzionale alla pressione parziale che il gas esercita nella fase gassosa sopra la soluzione
PROPRIETA’ COLIGATIVE
proprietà che valgono che non dipendono dall’identità di un soluto ma dal numero delle particelle,
le molecole tendono spontaneamente a passare alla fase gassosa x raggiungere disordine maggiore , ma
quando metto soluto in solvente la soluzione è già più disordinata , si riduce il numero di molecole che
passano dalla fase liquida alla fase di vapore
LEGGE DI RAOULT
quindi:
quindi :
variazione di tensione di vapore in funzione di funzione molare del soluto e tensione di vapore del solvente
puro
l’abbassamento della tensione di vapore nella soluzione determina una maggiore temperatura di
ebollizione a parità di pressione
INNALZAMENTO EBULLIOSCOPICO
m=molalità
ABBASSAMENTO CRIOSCOPICO
la temperatura alla quale si solidifica una soluzione è inferiore a quella del solvente puro
l’ acqua passa attraverso una membrana semipermeabile, è attratta da una soluzione (concentrazione di
ioni) la pressione osmotica è quella da applicare alla soluzione per annullare questa tendenza
PRESSIONE OSMOTICA
M= molarità
ELETTROLITI
si dicono elettroliti le sostanze che in acqua tendono a dissociarsi in ioni cambiano numeri di particelle se
ho ioni o cristallo ionico
Sali sono forti elettroliti hanno capacità di condurre corrente (in acqua ioni non sono bloccati in posizioni
fisse come in cristallo)
IL GRADO DI FRUSTRAZIONE/DISSOCIAZIONE α
2 tipi di elettroliti:
α = grado di dissociazione
i=1+ α (v-1)
v= numero di specie ioniche liberate in soluzione per ogni unità formula (es. KCl = 2)
SOLIDI CRISTALLINI
in un solido cristallino vi è una ripetizione dell’ ordine a lungo raggio, in solido amorfo ordine solo a corto
raggio, le curve di riscaldamento dei due solidi sono diverse (∆H di fusione diversi)
solidi cristallini classificabili attraverso tipi di legami tra le molecole:
- ionico (ioni)
- metallico (atomi)
- covalente (atomi)
- molecolare (molecole) (forze di dispersione, legami a idrogeno) legame intermolecolare es H2O
ghiacciata
CELLA ELEMENTARE
è l’unità minima, ripetuta n volte nello spazio tridimensionale a formare il reticolo cristallino, da origine a
un solido molto regolare.
il numero di primi vicini che circondano una particella è calcolabile ed è detto Numero di coordinazione
(n.c.)
ogni cella elementare ha degli elementi di simmetria (assi di rotazione, piani di riflessione, centri di
simmetria) e ha determinate dimensioni e angoli si possono determinare le 3 dimensioni della cella a,b,c e i
tre angoli corrispondenti alfa,beta,gamma: in natura esistono 7 sistemi cristallini (7 forme, stesse costanti
cristallografiche)
a questi corrispondono 14 celle elementari (reticoli di Bravais) : stessa forma e costanti cristallografiche,
cambia numero delle particelle che si dispongono nelle facce o all’interno della cella
La maggior parte dei solidi cristallini presenta cella elementare con sistema cubico o esagonale perché
garantiscono maggior ordine
- cubo semplice: n.c=6 atomi/cella elementare = 1/8 di atomo * 8 vertici = 1 atomo completo
- cubico a corpo centrato n.c = 8 atomi/cella elementare= 1/8 di atomo * 8 vertici + 1 atomo al
centro = 2 atomi completi
- cubico a facce centrate n.c. = 12 atomi/cella elementare= 1/8 di atomo * 8 vertici + 1/2 atomi * 6
facce = 4 atomi completi
maggior parte dei solidi tende a impacchettarsi in modo efficiente cubico a facce centrate permette
compattezza
in condizioni date ogni reazione ha la propria v caratteristica determinata dalla superficie di contatto tra le
fasi (in fasi eterogenee vedi chiodo vs lana di acciaio) e dalle caratteristiche dei reagenti:
VELOCITA’ DI REAZIONE
v è pari alla variazione della concentrazione dei reagenti o dei prodotti in una reazione in un determinato
intervallo di tempo, è possibile, per ogni reazione, tracciare un diagramma della concentrazione in funzione
del tempo:
nella reazione
il diagramma è
[O2 ] (prodotto) aumenta alla stessa velocità con cui diminuisce [C2H4 ] (reagente).
La velocità di reazione in funzione della concentrazione dei prodotti è l’opposto di quella in funzione della
concentrazione dei reagenti. Nel caso di reazioni con coefficienti stechiometrici diversi da 1 i valori numerici
della velocità di reazione dipendono dalla sostanza scelta come riferimento quindi si definisce velocità
media della reazione aA +Bb cC+ dD come:
La legge cinetica è l’espressione matematica, ottenibile SOLO con misure SPERIMENTALI che lega la velocità
di reazione alla concentrazione di uno o più reagenti, elevata ad un esponente che dipende dal più lento
degli stadi intermedi.
ogni stadio ha una certa velocità, quello più lento determina la velocità della reazione.
Considerando aA + bB prodotti
v = k[A]m[B]n
k= costante di velocità, specifica per una data reazione a una data temperatura
una legge cinetica integrata include il tempo come variabile: si ottiene INTEGRANDO l’espressione della
velocità di reazione rispetto al tempo essi si calcolano come:
Tempo necessario affinchè la concentrazione di un reagente diventi la metà del suo valore iniziale.
quindi il tempo di dimezzamento è uguale a una costante, caso del decadimento radioattivo dove
k=costante di decadimento
- nelle reazioni di secondo ordine si ha:
MECCANISMI DI REAZIONE
il meccanismo di una reazione è la sequenza di singoli stadi di reazione la cui somma da la reazione
complessiva, i singoli stadi si chiamano stadi elementari, ognuno descrive un singolo evento molecolare ed
è caratterizzato da una sua molecolarità (numero di particelle di reagente coinvolto. PER UNO STADIO
ELEMENTARE L’ORDINE DI REAZIONE E’ UGUALE ALLA MOLECOLARITA’
I dati sperimentali dimostrano che k aumenta esponenzialmente con l’aumentare di T, relazione descritta
dall’equazione di Arrhenius
k = costante di velocità
Ea = energia di attivazione (proprietà specifica per una reazione) + è grande Ea + è piccola velocità
T= temperatura assoluta
DETERMINAZIONE DELL’ENERGIA DI ATTIVAZIONE
dati sperimentalmente T1 , T2 , K1 , K2
con il progredire della reazione l’energia potenziale aumenta fino ad arrivare ad un massimo che
corrisponde allo stato di transizione e poi diminuisce fino ad arrivare ad EP (prodotti). La differenza
di energia fra il massimo e l’energia dei reagenti corrisponde all’energia di attivazione per la
reazione diretta Ea
CATALIZZATORE
sostanza che:
Reazioni reversibili o di equilibrio: possono avvenire sia in senso diretto che in senso inverso.
inizialmente il sistema contiene solo A e B, durante la reazione la velocità di trasformazione dei reagenti in
prodotti (inizialmemte molto grande) tende a dimniuire mentre la velocità di trasformazione dei prodotti in
reagenti (inizialmente piccola) tende ad aumentare fino a quando si eguagliano ad un t detto tempo di
equilibrio dopo cui la reazione è in una condizione di equilibrio dinamico dove la velocità delle due reazioni,
diretta e inversa è la stessa.
Kc = costante di equilibrio
In una reazione di equilibrio , A TEMPERATURA costante, una volta raggiunte le condizioni di equilibrio, è
costante il rapporto tra il prodotto delle concentrazioni molari dei prodotti di reazione e il prodotto delle
concentrazioni molari delle sostanze reagenti, elevati al loro coeff. stechiometrico
Il valore di Kc data una certa reazione può essere influenzato esclusivamente dalla temperatura
SIGNIFICATO NUMERICO DI Kc
Kc<<1
Kc circa 1
Kc>>1
Kc PER SOSTANZE GASSOSE
quando i reagenti e i prodotti (TUTTI) sono in fase gassosa si può esprimere la Kc in funzione delle pressioni
parziali dei gas:
RELAZIONE TRA Kc e Kp
considerando la concentrazione come numero di moli (n) fratto volume (V) e considerando l’equazione di
stato dei gas perfetti PV=nRT allora [A] = n(a)/V ma P(a)V=n(a)RT da cui [A] = P(a)/RT
c + d – a – b = n (variazione del numero di molecole gassose che si verifica nel corso della reazione = moli
prodotti gassosi – moli reagenti gassosi
quindi:
attenzione alle unità di misura quando si calcola Kc, piuttosto intervenire sui coefficienti di una reazione
omogenei:
eterogenei:
fase diversa
per scrivere kc bisogna tener conto che ci sono solidi che non cambiano la loro concentrazione
la concentrazione relativa del solido/liquido puro non viene inclusa nell’espressione della costante
di equilibrio della funzione
esempi:
N.B. Anche se non compaiono nell’espressione della costante di equilibrio, gli elementi o i composti allo
stato solido o liquido partecipano comunque alla reazione
QUOZIENTE DI REAZIONE
kc si calcola all’equilibrio, durante l’ avanzamento della reazione si può calcolare in ogni istante Qc, quando
si arriva all’equilibrio Qc=Kc
ESEMPIO
si fanno 4 esperimenti: il valore di K all’equilibrio è costante nei 4 esperimenti (rapporto tra concentrazioni
di equilibrio è sempre uguale) anche partendo da concentrazioni iniziali molto diverse Kc a T costante
resta costante
Qc varia ampiamente a causa delle concentrazioni iniziali molto diverse tra di loro
se in un istante:
∆Gr varia nel corso della reazione con la variazione della composizione della miscela,
prima che si raggiunga l’equilibrio ∆G<0, la reazione è spontanea, sta avanzando verso l’equilibrio, se voglio
portare la reazione oltre l’equilibrio e avere tutti prodotti puri ho ∆G>0 quindi una reazione non spontanea.
se si vede il grafico al contrario (partendo da prodotti puri e arrivando a reagenti) sarebbe stata spontanea
la reazione inversa
∆G=∆G° + RT*ln(Q)
in particolare all’equilibrio
∆G=∆G° + RT*ln(K)
ma all’equilibrio
∆G=0
0=∆G° + RT*ln(K)
−∆ G °
ln(K)=
RT
−∆ G °
k=e RT
guardando l’avanzamento della reazione si capische che la reazione spontanea sia quella verso i prodotti
all’equilibrio ho molto più B che A, per la reazione inversa solo una piccola parte dei prodotti verrà
trasformata in A per arrivare al punto di equilibrio k>1
si raggiunge velocemente il punto di equilibrio poiché solo pochi reagenti vengono trasformati in prodotti
mentre è largamente favorita la reazione inversa che porta i prodotti a diventare di nuovo reagenti. La
reazione diretta è favorita solo fino al punto di equilibrio, dopo diventa ∆G>0 non spontanea. k<1
nell’industria si valutano parametri per influenzare la resa e la direzione di una reazione. si usano:
durante la trasformazione dei reagenti in prodotti si passa da 3 moli di molecole a 2 moli e riduce la sua
pressione (meno molecole ai prodotti) (PV=nRT)
se si aumenta la pressione dall’esterno questo sistema sposta il suo equilibrio verso destra (meno
molecole, meno pressione) per opporsi all’aumento di pressione
se si diminuisce la pressione l’equilibrio si sposta verso sinistra
se si hanno moli di solidi liquidi o soluti la variazione di pressione non produce alcun effetto
a) reazione all’equilibrio
b) perturbazione: V dimezzato, le pressioni parziali si raddoppiano
c) equilibrio ristabilito, il numero di molecole diminuisce, si sposta l’equilibrio verso destra, ho meno
molecole, ristabilimento pressione parziale ( si oppone al precedente aumento ) quindi Pf < 2pi
su questo sistema si ha l’effetto opposto: a una diminuzione di volume consegue uno spostamento della
reazione verso sinistra (I reagenti hanno meno moli dei prodotti)
il calore deve essere considerato come reagente o prodotto all’interno di una reazione
In una reazione endotermica (∆H > 0) il calore è un reagente (reagenti + calore↔ prodotti) In una reazione
esotermica (∆H < 0) il calore è un prodotto (reagenti ↔ prodotti + calore)
Variazioni:
- un AUMENTO di temperatura aggiunge calore e favorisce le reazioni ENDOTERMICHE
in una reazione endotermica (∆H > 0)
K aumenta e l’equilibrio si sposta verso destra in una reazione endotermica
poiche: calore+reagenti prodotti
se aumento concentrazione dei prodotti l’equilibrio si sposta verso destra ma calore non rientra
nella frazione delle Kc quindi Kc aumenta
in una reazione esotermica (∆H < 0)
K diminuisce e la reazione si sposta verso sinistra analogamente
- una DIMINUZIONE di temperatura sottrae calore e favorisce le reazioni ESOTERMICHE
VARIAZIONE DI K AL VARIARE DI T
noto ∆H di una reazione e K a una certa temperatura posso calcolare K a una qualsiasi temperatura
le perturbazioni possono essere usate per aumentare la resa di una certa reazione in campo industriale.
perturbazioni:
Acidi e Basi forti: completamente dissociati: in soluzione esistono solo come ioni. la dissociazione non è
reversibile.
Acidi e basi deboli: parzialmente dissociati: in soluzione esistono in parte come ioni, in parte come
molecole, la reazione di dissociazione è reversibile
LIMITAZIONE: non tutte le molecole che hanno caratteristiche basiche o acide rientrano nella categoria
specificata da arrenhius es NH3 non contiene OH ma in acqua:
TEORIA DI BRONSTED E LOWRY
- ACIDO: sostanza in grado di donare uno o più protoni, si forma base coniugata
- BASE: sostanza in grado di accettare uno o più protoni, si forma acido coniugati
una base ha un doppietto elettronico non condiviso (coppia solitaria) che è in grado di accettare il protone
H+ dalla molecola che si comporta da acido
la base che riceve il protone è più forte della base coniugata prodotta dalla reazione,
in una reazione una base più forte e un acido più forte si trasformano in acidi più deboli e basi più deboli
LIMITI teoria di brownsted e lowry: non si può applicare il concetto di acidi e basi a reazioni che non
comportano cessione di protoni
quando si incontrano una base e un acido di Lewis si forma un addotto per legame covalente dativo, In
questo caso i due elettroni derivano entrambi dall’azoto
L’acqua può andare incontro ad autoionizzazione: processo per cui quando due molecole vicine di acqua
una agisce da base, l’altra da acido va in contro a dissociazione, reazione che va all’equilibrio:
Kw dipende dalla temperatura come Kc, è una reazione endotermica quindi (per p. di le chatelieur) se
aumento la temperatura la resa della reazione è più alta
passo ai logaritmi
quindi
in particolare Ph+pOH=14,00
Partendo da una soluzione basica la concentrazione degli ioni OH – minore della concentrazione iniziale
il pOH finale sarà maggiore quindi il pH minore
partendo da una soluzione acida la concentrazione di ioni H3O+ diminuisce quindi il ph aumenta
MISURAZIONE DEL PH
si usano cartine tornasole che cambiano colore secondo il ph della soluzione oppure si usa Ph-metro
COEFFICIENTE ALFA
COSTANTI DI EQUILIBRIO
il numero è molto piccolo all’equilibrio gran parte dell’ HCN è in forma indissociata HCN acido debole
RELAZIONE TRA Ka e Kb
FORZA ACIDA
in questo esempio in ogni molecola vi è un solo ossigeno, in generale più ossigeni (elettronegativi)
vi sono in una molecola più l’acido è forte
REAZIONE ACIDO-BASE:NEUTRALIZZAZIONE
Le reazioni fra acidi e basi sono dette neutralizzazioni e i loro prodotti sono sali e acqua.
lo ione proveniente da acido e quello dalla base si combinano per formare molecole d’acqua
facendo evaporare l’acqua si ottiene cloruro di calcio cristallino
TITOLAZIONE
determinazione volumetrica: soluzione con concentrazione ignota (analita) reagisce con soluzione con
reagente in soluzione a concentrazione nota (titolante): si può determinare il volume di titolante necessario
per far reagire completamente l’analita e ricavarne la concentrazione.
con le reazioni di neutralizzazione la concentrazione di una soluzione acida può essere determinata
aggiungendo poco a poco una base
N è normalità, sempre un multiplo intero di n quindi si può scrivere N=Ze*n dove Ze numero di equivalenza
è un numero intero
N=ZeM
SOLUZIONI SALINE
Sali costituiti sempre da un anione e da un catione: per il fenomeno dell idrolisi salina il Ph della soluzione
può non essere neutro
- idrolisi acida: avviene nelle soluzioni dei Sali provenienti da acidi forti e una base debole
- idrolisi basica: avviene nelle soluzioni dei Sali provenienti da basi forti e un acido debole
NaCl proviene da una base forte e un acido forte non reagiscono con H2O non modificano il prodotto
ionico dell’acqua ph neutro
invece
l’acidità dipende dal valore delle costanti di idrolisi del catione e dell’anione
calcolando…
Kw
Kh=
Ka∗Kb
SOLUBILITA’ DEI SALI
solubili:
contenenti ioni dei metalli alcalini e lo ione ammonio, nitrati, solfati, sali degli ioni cloruro, bromuro e
ioduro, eccezion fatta per : Eccezioni significative sono i sali degli ioni bario, piombo, mercurio (II) e calcio.