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LA MATERIA

Materia: qualsiasi sostanza che occupa uno spazio, ha una massa e possiede inerzia

proprietà fisiche e proprietà chimiche

-proprietà fisiche: proprietà che sostanza presenta quando non interagisce con o si trasforma in altre
sostanze -> massa, colore, temperatura, durezza, densità ecc…

-proprietà chimiche: sostanza le presenta quando interagisce o si trasforma in altre, per determinarle
bisogna modificare la formula chimica delle sostanze -> infiammabilità, corrosività, reattività ecc…

-proprietà estensive : dipendono dall’ entità del campione es. massa

-proprietà intensive : non dipendono dall’ entità del campione es. densità

TRASFORMAZIONI

-trasformazione fisica: modifica la forma fisica (stato di aggregazione) ma non la sua composizione
(f.chimica), cambia prop. fisiche es. fluidità durezza (acqua, ghiaccio). se fatta con calore è generalmente
invertibile.

S  L fusione

S  G sublimazione

L  G evaporazione

L -> S solidificazione

G  L liquefazione o condensazione

G  S brinamento

I SOLIDI HANNO FORMA E VOLUME PROPRI.

I LIQUIDI HANNO VOLUME PROPRIO, MA ASSUMONO LA FORMA DEL RECIPIENTE formando una superficie.

I GAS NON HANNO NE’ FORMA NE’ VOLUME PROPRI

-trasformazione chimica: cambia la composizione di una sostanza ( diversa f. chimica), si esprimono


attraverso EQUAZIONI CHIMICHE con formule di reagenti e prodotti equilibrati stechiometricamente.

ELEMENTI, COMPOSTI, MISCELE

La materia è composta da:

-elementi: sostanza pura costituita da una sola specie atomica

a oggi conosciuti 118 : 94 in natura (nativi), 24 in lab(artificiali), sono classificati nella tavola periodica.

-composto: sostanza costituita da atomi di due o più elementi diversi legati CHIMICAMENTE fra di loro

-miscela: gruppo di due o più elementi e/o composti mescolati FISICAMENTE

a diff di composto, le quantità relative delle sostanze possono non essere proporzionali.

la miscela ha prop. simili a quelle delle sostanze che la compongono.

le sostanze possono essere separate tramite metodi fisici.


fase: porzione di materia distinguibile e delimitata con proprietà intensive uniformi

Miscela omogenea: sistema monofasico con composizione e proprietà uniformi es. acqua di mare,aria

Miscela eterogenea: sistema caratterizzato dalla presenza di più fasi e/o da diversa comp. chimica,
presenza di sup. di separazione tra fasi

Per separare miscele: decantazione, centrifugazione, filtrazione (meccaniche), estrazione, cromatografia,


cristallizzazione, distillazione

MISURE

vedi slide 1 ultime 4 slide

L’ATOMO

LEGGE DI CONSERVAZIONE DELLA MASSA (Lavoisier)

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.

massa totale dei prodotti formati in una reazione = massa totale dei reagenti

LA COMPOSIZIONE DEFINITA E COSTANTE (Proust)

Indipendentemente dal metodo di preparazione un composto è sempre formato dagli stessi elementi e
dalle stesse parti in massa di questi elementi.

es. per 4,0 g di monossido di magnesio ho 2,4 g di magnesio e 1,6 ossigeno

per 8,0 g di monossido di magnesio ho 4,8 g di magnesio e 3,2 ossigeno

LEGGE DELLE PROPORZIONI MULTIPLE (Dalton)

Se gli elementi A e B reagiscono per formare due composti, le differenti masse di B che si combinano con
una massa fissa di A possono essere espresse come rapporti di numeri interi piccoli.

vedi slide 2 pag 6 x illustrazione

POSTULATI DELLA TEORIA ATOMICA (Dalton)

1.Tutta la materia è costituita da atomi, particelle indivisibili, ne creabili, ne distruttibili

2. gli atomi di un elemento non si possono trasformare in altro elemento

3. gli atomi di un elemento sono identici in massa e proprietà e diversi da atomi di ogni altro elemento

4. i composti sono formati dalla combinazione chimica di uno specifico rapporto di atomi di differenti
elementi

LEGGE DEI RAPPORTI MULTIPLI IN VOLUME (Gay-Lussac)

Nelle reazioni tra sostanze gassose i volumi dei reagenti e dei prodotti, misurati nelle stesse condizioni di
temperatura e pressione, stanno tra di loro in rapporti di numeri interi e semplici

PRINCIPIO DI AVOGADRO (L.R.A. Avogadro)

Volumi uguali di gas, misurati nelle stesse condizioni di temperatura e pressione, contengono lo stesso
numero di particelle
REGOLA DI CANNIZZARO (S. Cannizzaro)

Le varie quantità in peso di uno stesso elemento, contenute nelle molecole di sostanze diverse, sono tutte
multipli di una stessa quantità, la quale deve ritenersi il peso atomico dell’elemento

LIMITI DELLA TEORIA ATOMICA DI DALTON:

- non spiega perché gli elementi si combinino in certe proporzioni e non in altre
- modello dell’atomo indivisibile non era in grado di spiegare l’ esistenza di particelle subatomiche
cariche elettricamente come messo in evidenza negli esp. di thomson, millikan e rutherford.

THOMSON : LA SCOPERTA DELL’ELETTRONE (1897)

Thomson si dedica allo studio dei raggi catodici prodotti in un tubo catodico al quale sono state aggiunte
due armature cariche e un magnete per produrre campi elettrici e magnetici devianti. il fascio catodico
viene deviato dall’azione dei campi: egli dimostra la presenza di particelle cariche. egli riesce a determinare
il rapporto carica/massa dell’elettrone

MILLIKAN : CARICA E MASSA DELL’ELETTRONE (1909)

Un nebulizzatore spruzza finissime gocce di olio tra due piastre cariche dove vengono irradiate con raggi X,
questi provocano l’ espulsione di elettroni dagli atomi dei gas dell’aria che vengono captati dalle gocce d’
olio che acquistano carica. egli misura il voltaggio da applicare necessario per sospendere le gocce tra le
piastre. egli calcola che la carica elettrica su qualsiasi goccia era un multiplo di 1.6022 E-19 Coulomb,
effettivamente carica del singolo elettrone. con la relazione di Thomson, data la carica, calcola la massa
dell’elettrone.

MODELLO ATOMICO DI THOMSON

Thomson rielabora la teoria atomica di Dalton con il suo modello a “panettone” : gli elettroni (particelle con
carica negativa) sono dispersi in una matrice (nube) di particelle positive come i pezzi di uvetta in un
panettone.

RUTHERFORD: LA SCOPERTA DEL NUCLEO

Rutherford irradia una sottile lamina d’oro con delle particelle alfa, non si aspetta deviazione poiché il
modello atomico di Thomson non prevede un centro di massa concentrata che possa fare da scudo ma solo
massa delocalizzata, invece i risultati dell’ esperimento dimostrano che solo poche particelle non subiscono
riflessione e tutte le altre vengono riflesse casualmente. Nel nuovo modello atomico le particelle cariche
positivamente sono agglomerate nel centro dell’atomo in una zona definita nucleo.

TEORIA ATOMICA MODERNA

Gli atomi sono costituiti dalle seguenti particelle subatomiche:

particella carica massa

Neutrone (n) Nulla 1.675 . 10-24 g

Protone (p) Positiva +1 1.672 . 10-24 g

Elettrone (e) Negativa -1 9.109 . 10-28 g

il nucleo contiene protoni e neutroni (CHADWICK 1932) ed è tenuto insieme da interazioni nucleari forti

ciò che distingue gli atomi è il n. di protoni Z (n. ATOMICO)

il n. di nucleoni (protoni+neutroni) è A (n. di MASSA)


UNITA’ DI MASSA ATOMICA

proprietà fondamentale di un atomo è la sua massa

La massa di un atomo è misurata relativamente alla massa di C 126

per convenzione 1 uma = 1/12 massa C126

1 uma = 1.66 E-27 kg

massa protone/neutrone circa 1 uma

massa elettrone = 0.00055 uma

ISOTOPI

atomi di uno stesso elemento possono presentarsi con diverso valore di A si parla di isotopi

es. H11 Prozio (idr.comune) H21 Deuterio(idr. pesante) H31 Trizio (idr. radioattivo)

la totalità degli elementi presenti in natura sono composti da più isotopi stabili secondo la loro abbondanza
relativa percentuale.

Massa atomica è la media ponderata delle masse dei possibili isotopi pesati per le loro abbondanze relative
in natura.

DIFETTO DI MASSA

Se si misurano separatamente la massa dei nucleoni di un certo atomo e la massa del suo nucleo costituito
si avrà che la massa dei nucleoni è sempre maggiore di quella del nucleo. questo poiché per separare il
nucleo, tenuto insieme da int. nucleari forti serve fornire dell’ energia, quest’ ultima è accompagnata da un
proporzionale aumento della massa del sistema ∆m ricavato dalla formula ∆E=c2 ∆m

MISURA DELLA MASSA ATOMICA

la misura della massa atomica avviene tramite uno strumento detto spettrometro di massa: esso si basa
sull’applicazione di un campo elettrico e successivamente di un campo magnetico: le particelle vengono
fatte passare attraverso due lastre tra le quali esiste una differenza di potenziale ed il campo creato
all’interno accellera la particella verso la velocità desiderata, una volta accellerate passano in una regione di
spazio dove è presente un campo magnetico uniforme che le devia secondo il loro rapporto massa/carica.

- dimostrò che la maggior parte degli elementi naturali non erano costituiti da atomi tutti uguali
come aveva asserito Dalton ma vi sono anche isotopi in quantità più o meno grande.

MASSA MOLECOLARE

MM è la somma delle masse atomiche medie degli atomi di una molecola

LA MOLE

nel S.I. la mole è l’unità di misura della quantità di materia

1 mol = 6.022 E23 entità (atomi/molecole)  n. atomi in 12 g di C126

6.022 E23 è il Numero di Avogadro.

LA MASSA ATOMICA DI UN ELEMENTO ESPRESSA IN uma E’ NUMERICAMENTE UGUALE ALLA MASSA DI


UNA MOLE DI QUEGLI ATOMI ESPRESSA IN GRAMMI.
es. 1 atomo di Fe ha massa 55.85 uma

1 mol di atomi di Fe (cioè 6,022 E23 atomi di Fe) pesa 55.85 g

MOLE E MASSA MOLARE

la massa molare di una sostanza è la massa corrispondente ad una mole delle sue entità, espressa in g/mol

FORMULE CHIMICHE

I composti possono essere formati da:

- concatenazioni infinite di atomi (Es. metalli)


- molecole discrete
- ioni tenuti insieme da forze elettrostatiche

Le sostanze elementari e i composti sono rappresentati da una formula chimica che indica gli elementi
presenti ed il numero relativo di atomi di ogni elemento.

tipi di formule:

- empirica : mostra rapporti numerici (con semplificazione) tra gli atomi del composto es. CH 2O
- molecolare : mostra rapporti numerici effettivi (senza semplificazione) tra gli atomi del composto
es. C2H4O2
- di struttura : indica la natura degli atomi di una molecola descrivendo come sono legati tra loro

LA COMPOSIZIONE PERCENTUALE IN MASSA

Massa di ciascun elemento in percentuale della massa totale.

Massadel l ' elemento


serve per ricavare formula empirica, si calcola come: x 100 %
massa totale
Per determinare la formula empirica :

- inizia con il numero di grammi di ogni elemento, se date % supponi 100 grammi
- converti le masse in moli
- dividi ogni valore per il n + piccolo di mol calcolato
- arrotonda al + vicino n. intero

ANATOMIA DI UN EQUAZIONE CHIMICA

reagenti  prodotti

sulla destra di ogni composto vi è tra parentesi lo stato g,l,s,aq

i coefficienti stechiometrici sono inseriti per bilanciare l’equazione in accordo con la legge di Lavoisier della
conservazione della massa, essi indicano il numero relativo di moli di reagenti e di prodotti della reazione.

Stechiometria è lo studio della quantità delle sostanze consumate e prodotte durante una reazione chimica.

Per convertire da moli di un composto a moli di ogni altro composto, moltiplicare per il rapporto molare
dato dai coefficienti stechiometrici in una equazione bilanciata.
TEORIA QUANTISTICA

IL MODELLO DI RUTHERFORD

il nucleo occupa il centro dell’ atomo e porta carica Z*e+

è circondato da Z elettroni di carica e- che garantiscono neutralità elettrica, ruotano attorno al nucleo
secondo determinate traiettorie (orbite)

limiti del modello di rutherford:

- non si spiega perché l’ elettrone non cade sul nucleo


- non si spiegano spettri atomici e rad. di corpo nero
- non si spiega effetto fotoelettrico

PER CAPIRE LA TEORIA QUANTISTICA : ONDE ELETTROMAGNETICHE

le onde elettromagnetiche sono composte da oscillazioni di campo elettrico e magnetico tra loro
perpendicolari che si propagano nello spazio a velocità c.

Lunghezza d’onda λ è la distanza tra due punti nella stessa situazione (2 creste, 2 valli)

La frequenza v è il numero di creste che si producono nell’ unità di tempo

sono unite da c= λv

le onde nello spettro del visibile hanno λ= 400-780 nm

SPETTRI DI EMISSIONE

ogni atomo quando è eccitato emette radiazioni (non solo nel visibile) che, se scomposte attraverso un
prisma, mostrano lo spettro di emissione, proprio di quel determinato atomo, questo è formato da linee
discrete, ognuna associata a una certa lunghezza d’onda specifica. Gli stessi atomi sono in grado di
assorbire le stesse frequenze che emettono (lo spettro di assorbimento è infatti speculare rispetto a quello
di emissione).

Per l’idrogeno è stata osservata una correlazione tra le λ delle linee che sono conformi alla Legge di rydberg
per formula vedi slide. Assegnando ai parametri della legge di rydberg dei valori specifici si ottengono la
Serie di Balmer per quanto riguarda le emissioni nel visibile e la serie di Lyman per le emissioni
nell’ultravioletto.

RADIAZIONE DI UN CORPO NERO

corpo nero: sostanza capace di assorbire tutta la radiazione incidente, non riflette alcuna radiazione (quindi
di riemetterla tutta se eccitato)
Una volta riscaldato si noterà un graduale aumento dell’intensità della frazione delle onde
elettromagnetiche appartenenti allo spettro del visibile. (il corpo scaldandosi diventa prima rosso, poi
giallo, infine blu) questo poiché noi percepiamo soltanto l’onda elettromagnetica con intensità maggiore.
Come mostra il grafico, All’ aumentare della temperatura l’energia si distribuisce in modo sempre più
asimmetrico. Inoltre, la massima intensità di questa energia, sempre associata a una radiazione con λ ben
preciso, all’aumentare della temperatura si sposta sempre di più verso λ minori (frequenze maggiori , onde
più energetiche).

CONFUTAZIONE DELLE TEORIE CLASSICHE

Le teorie classiche non spiegano:

- l’emissione/assorbimento di frequenze specifiche


- la distribuzione asimmetrica dell’energia nella radiazione di corpo nero

RISPOSTA: TEORIA DELLA QUANTIZZAZIONE DELL’ENERGIA (Plank, inizio 900)

L’energia è quantizzata, viaggia in pacchetti detti quanti di energia E=hv h costante di plank

un atomo varia il suo stato energetico emettendo o assorbendo quanti di energia

∆E=∆n * hv dove n è numero intero (n.quantico)

L’EFFETTO FOTOELETTRICO

Quando una radiazione elettromagnetica sufficientemente energetica colpisce la superficie di un metallo


(elettrodo negativo) posto in un tubo sottovuoto, alcuni elettroni sono estratti dal metallo e crea una
corrente elettrica. tale flusso aumenta con il crescere dell’intensità della radiazione.

Dalle evidenze sperimentali si evince che gli elettroni sono emessi dal metallo irraggiato solo quando la
radiazione ha una frequenza maggiore di un certo valore (frequenza di soglia), a frequenze inferiori anche
intensità elevatissime di radiazione non causano l’effetto fotoelettrico.

 l’energia della radiazione non è proporzionale all’ampiezza (intensità) ma alla sua frequenza v che
conferma l’ipotesi quantistica di plank E=hv

MODELLO ATOMICO DI BOHR (valido solo per l’atomo di idrogeno)

L’atomo di idrogeno possiede solo certi livelli di energia permessi (stati stazionari = n), ciascuno associato
ad un’orbita circolare fissa decritta dalla rotazione degli elettroni. mentre si trova in uno stato stazionario
non irradia energia e non ne disperde. per compiere una transizione in un altro stato stazionario deve
assorbire o emettere un fotone la cui energia è E=hv la differenza di energia tra i due livelli corrisponde
all’energia del fotone assorbito/emesso.

gli elettroni possono essere contenuti solo in determinate orbite discrete che costituiscono un sistema
quantizzato. l’emissione luminosa avviene col ritorno ad un livello inferiore e con emissione di fotoni.
All’aumentare del numero di orbite l’energia aumenta ed il raggio dell’orbita è maggiore

limiti del modello di Bohr:

- non descrive in modo soddisfacente atomi multi-elettronici


- gli elettroni si muovono in orbite fisse
 la meccanica ondulatoria introduce la nozione di probabilità di presenza invece di localizzazione
NATURA ONDULATORIA DELLA MATERIA DE BROGLIE

ogni particella in movimento (che possiede quantità di moto) si comporta come un’onda, come la
radiazione luminosa. Fasci di elettroni accelerati danno diffrazione quando incidono su un solido: si
comportano come onde.

λ=h/mv

NATURA CORPUSCOLARE DELLA LUCE

insieme alla natura ondulatoria e continua della luce (interferenza, diffrazione) deve essere considerata
anche la sua natura discontinua e quantizzata, per spiegare l’emissione dei corpi neri e l’effetto
fotoelettrico. il quanto di energia o fotone ha E=hv

MECCANICA QUANTISTICA

è la parte della chimica che descrive il comportamento di elettroni, fotoni e part. subatomiche basandosi su
leggi statistiche. Esse determinano la probabilità con cui può verificarsi un evento che coinvolge altre
particelle.

PRINCIPIO DI INDETERMINAZIONE DI HEISEMBERG

è impossibile conoscere simultaneamente la posizione esatta e la esatta quantità di moto (velocità) di una
particella subatomica. più è precisa una più l’altra sarà indeterminata.

 definire una traiettoria dell’elettrone intorno al nucleo non ha senso.


il concetto di onda associata ad esso non permette di assegnarli una posizione determinata nello
spazio. Ma si può definire la probabilità di trovare un elettrone in un certo punto dell’atomo in un
certo istante. (formulazione di ipotesi statistiche)

EQUAZIONE DI SCHRODINGER

permette di calcolare la funzione d’onda ψ (informazioni circa una particella di un dato livello energetico)

ψ2 da la possibilità di trovare la particella nello spazio.

La funzione d’onda ottenuta dall’equazione di schrodinger è caratterizzata da 3 parametri chiamati numeri


quantici (n, l, m).

PROBABILITA’ ELETTRONICA

il diagramma della densità elettronica non da informazioni sulla durata in termini di tempo della
permanenza dell’elettrone in una certa zona mentre il diagramma della distribuzione di probabilità radiale
indica dove effettivamente la particella resta per più tempo
superficie di contorno: volume in cui l’elettrone trascorre il 90 % del suo tempo

nodi: volume in cui la probabilità di trovare l’elettrone è prossima a 0

NUMERI QUANTICI

- n quantico principale = n intero e positivo


determina l’energia dell’elettrone, + alto è il valore, + alta è l’energia + distanza dal nucleo
- n quantico del momento angolare = l intero [0, n-1]
determina la forma geometrica della nuvola elettronica
- n quantico magnetico = m intero [-l, +l]
determina l’orientazione degli orbitali, l’uno rispetto all’altro.
- n quantico magnetico di spin = ms -1/2 o +1/2
si riferisce alla proprietà magnetica dell’elettrone detta spin

SPIN ELETTRONICO

gli elettroni si comportano come se ruotassero intorno ad un asse passante per il loro centro, possono
ruotare solo in due direzioni. quando ruotano producono campo magnetico. l’attrazione dovuta agli opposti
campi magnetici di due elettroni con spin opposto contribuisce a compensare la forza repulsiva dovuta alla
carica.

 PRINCIPIO DI ESCLUSIONE DI PAULI:


gli elettroni con spin opposto possono occupare la stessa regione di spazio (orbitale)

ORBITALI

una funzione d’onda di un elettrone in un atomo è detta orbitale atomico. Esso è la regione dello spazio
dove ci sono le più alte probabilità di trovare elettroni. Ha una forma definita

forma e volumi delle superfici di contorno variano secondo i numeri quantici:

- il volume dipende da n
- la forma dipende da l:
o l= 0 orbitali s: sferica
o l=1 orbitali p: doppio lobo lungo x,y,z
o l=2 orbitali d: quattro lobi
o l=3 orbitali f: complessi

ATOMI POLIELETTRONICI

I valori di energia dello stesso orbitale diminuiscono all’aumentare di Z (gli atomi più grossi sono più
schiacciati).

L’energia dipende anche dal numero quantico l (Es < Ep< Ed) mentre nell’atomo di H (Es = Ep= Ed)

Ciascun elettrone risente di un’attrazione nucleare schermata dalle repulsioni degli altri elettroni

Zeff=Z-S S= costante di schermo per un elettrone


si determina secondo le regole di Slater:

- Gli elettroni superiori a quello considerato non danno contributo di schermo.


- Se l’elettrone in esame è in un orbitale ns o np:
o ogni altro elettrone del gruppo (ns ,np ) dà un contributo pari a 0,35 allo schermo, tranne
per il gruppo (1s) che contribuisce per 0,30.
o ogni elettrone del guscio (n-1) dà un contributo pari a 0,85.
o ogni elettrone del guscio (n-2) o inferiori dà un contributo pari a 1,00.
- Se l’elettrone in esame è in un orbitale nd o nf:
o gli altri elettroni del gruppo (nd ) o (nf ) danno contributo pari a 0,35
o gli elettroni di tutti i gruppi sottostanti contribuiscono per 1,00.

ENERGIA DI ORBITALI s e p

l’orbitale 2s è meno energetico rispetto al 2p nonostante il fatto che per la maggior parte del tempo
l’elettrone dell’orbitale 2s sia più lontano dal nucleo di quello del 2p. Questo è possibile grazie alla
penetrazione dell’elettrone 2s che per brevi frazioni di tempo rimane in una zona più vicina al nucleo
abbassando l’energia totale dell’orbitale

REGOLE PER LA COSTRUZIONE DI CONFIGURAZIONI ELETTRONICHE

- metodo AUFBAU: si riempiono progressivamente gli orbitali, dai meno energetici ai più energetici
- principio di Pauli: massimo due elettroni con spin antiparallelo per orbitale
- regola di Hund: la configurazione più stabile è quella a massima molteplicità di spin (+ elettroni
spaiati)

ORDINE DI RIEMPIMENTO DEGLI ORBITALI

CONFIGURAZIONE ELETTRONICA

E’ l’indicazione di come gli elettroni di un dato atomo sono distribuiti nei vari orbitali.

Gli elettroni occupano gli orbitali in modo tale da minimizzare l’energia dell’atomo (+ stabilità)

eccezioni:

- 24 Cr 3d5 4s1 al posto di 3d4 4s2


- 29 Cu 3d10 4s1 al posto di 3d9 4s2
- 46 Pd 4d10 al posto di 4d9 5s1
BLOCCHI DELLA TAV PERIODICA

La tavola periodica può essere divisa in blocchi a seconda del riempimento degli orbitali di valenza.

Elettroni interni: quelli del gas nobile precedente. riempiono i livelli energetici inferiori di un atomo.

Elettroni esterni: quelli del livello energetico + alto (n più alto)

Elettroni di valenza: quelli che intervengono nella formazione di legami chimici. Nei gruppi principali sono
== a quelli esterni. Negli elementi di transizione anche alcuni elettroni interni.

GLI IONI

Un atomo può perdere o acquistare elettroni diventando una specie carica detta ione.

se perde catione (positivo)

se acquista anione (negativo).

Gli atomi smettono di perdere o acquistare elettroni quando raggiungono la configurazione del gas nobile
che segue o precede.

gli atomi che perdono elettroni tendono a perdere prima quelli appartenenti agli orbitali meno stabili (+
energetici) e gli atomi che gli acquistano riempiono prima quelli più stabili (- energetici) in particolare
REGOLE:

- quando gli elettroni vengono rimossi da un atomo si inizia da quelli aventi n maggiore (non sempre
l’atomo perde per primo l’ultimo elettrone aggiunto secondo l’ AUFBAU, a causa della differrente
costante di schermo dello ione rispetto all’atomo succede che l’ordine energetico degli orbitali del
catione è differente da quello dell’atomo)
- se c’è più di un sottolivello si parte da quelli con l maggiore
- quando gli elettroni vengono aggiunti a un atomo si parte da primi orbitali vuoti o parzialmente
pieni con valore di n più basso

specie paramagnetica: specie con elettroni spaiati, attratta da un campo magnetico esterno

specie diamagnetica: specie senza elettroni spaiati, non attratta da campo magnetico esterno.

LA TAVOLA PERIODICA

la legge periodica (Mendeleev e Meyer) stabilisce che gli elementi, quando disposti in ordine di massa
atomica, mostrano periodicità delle proprietà, tanto che Mendeleev riuscì a prevedere l’esistenza di alcuni
elementi e delle loro proprietà in base a quelli vicini

COMPOSIZIONE:

- 18 GRUPPI (colonne)
- 7 PERIODI (righe)

gli elementi dello stesso gruppo hanno == configurazione elettronica esterna

in ogni periodo il primo elemento ha un solo elettrone nell’orbitale s dello strato + esterno, l’ultimo ha gli
orbitali s e p dello strato + esterno pieni.

PROPRIETA’ PERIODICHE DEGLI ELEMENTI

il comportamento fisico chimico di un elemento dipende dalla sua configurazione elettronica.


le proprietà periodiche variano regolarmente all’interno di gruppi e periodi (tendenze, vi sono molte
eccezioni)

gli atomi non hanno confini ben definiti quindi proprietà come raggio atomico sono fittizie

IL RAGGIO ATOMICO

valore della distanza (+probabile nella distrib. radiale della densità elettronica) del livello più esterno dal
nucleo

vale:

- nei metalli e nei gas nobili: metà della distanza tra due nuclei di atomi contigui nel solido o gas
solidificato
- non metalli: è pari alla metà della distanza tra i nuclei di due atomi uniti da un legame ( raggio
covalente)

gli elettroni esterni vengono attratti dal nucleo di carica Z schermato dagli elettroni + interni.

ogni elettrone risente di una carica nucleare media Zeff= Z-S S= costante di schermo.

Il raggio atomico è funzione di Zeff, non di Z


il raggio atomico:

- DIMINUISCE DA SINISTRA VERSO DESTRA (predomina Zeff)


- AUMENTA DALL’ALTO AL BASSO (predomina n)

ENERGIA DI IONIZZAZIONE

è la quantità di energia necessaria per allontanare l’elettrone più esterno di un atomo allo stato gassoso a
distanza infinita

positiva l’energia fornita al sistema.

Può essere rimosso anche più di un elettrone, energia di seconda, terza… ionizzazione maggiori di energia di
prima ionizzazione xchè si estraggono elettroni da ioni con carica positiva, a un certo punto vi è aumento
drastico (salto) di energia, compare quando si cerca di estrarre primo elettrone interno (energia necessaria
molto maggiore)

l’energia di ionizzazione:

- AUMENTA DA SINISTRA A DESTRA (al crescere di Zeff)


- DIMINUISCE DALL’ALTO AL BASSO (aumento del raggio elettroni + distanti dal nucleo

AFFINITA’ ELETTRONICA

è la forza con cui l’elettrone si lega all’atomo == quantità di energia liberata dall’aggiunta di un elettrone a
un atomo allo stato gassoso per formare ione negativo. per convenzione E negativa (rilasciata dal sistema)

l’affinità elettronica:

- AUMENTA DA SINISTRA A DESTRA (minore è raggio atomico, + semplice è l’aquisizione)


- DIMINUISCE DALL’ALTO AL BASSO

ELETTRONEGATIVITA’

secondo Mulliken è pari alla media dell’energia di ionizzazione e dell’affinità elettronica

l’elettronegatività:

- AUMENTA DA SINISTRA A DESTRA


- DIMINUISCE DALL’ALTO AL BASSO

STRUTTURA ATOMICA E REATTIVITA’ CHIMICA

Metalli (gruppi 1-12): tendenza a perdere elettroni formando cationi

Semimetalli: proprietà intermedie

Non metalli: tendenza ad acquistare elettroni formando anioni

Gas nobili: reattività molto ridotta/nulla

PROPRIETA’ DEGLI IONI

Raggio ionico: la distanza d tra un catione e un anione primi vicini è la somma dei loro raggi ionici

+ un atomo cede elettroni più il suo raggio ionico sarà piccolo

+ un atomo guadagna elettroni più sarà grande

Raggio atomico va in base a Zeff, più elettroni ho + l’ultimo è schermato


VEDI SLIDE PER DESCRIZIONE ELEMENTI GRUPPO PER GRUPPO.

IL LEGAME CHIMICO

Gli atomi tendono a combinarsi con altri atomi per dare origine a un sistema più stabile (molecola),

tra due atomi vi sono forze elettriche di tipo repulsivo tra particelle della stessa carica es. 2 protoni ma
attrattive tra protoni e elettroni.

Nei vari tipi di legame sono coinvolti gli elettroni più esterni: elettroni di valenza.

vengono trasferiti o condivisi in modo che ogni atomo acquisti una configurazione elettronica
particolarmente stabile (ottetto)

VALENZA

numero di elettroni che l’atomo può:

- cedere/acquistare
- condividere

LEGAME IONICO

è un legame di natura elettrostatica: gli elettroni vengono TRASFERITI da un atomo a più bassa energia di
ionizzazione (metallo) ad un atomo ad alta energia di ionizzazione (non metallo). Si formano due ioni che si
attraggono elettrostaticamente

FORMAZIONE DI CATIONI

gli atomi dei gruppi 1 e 2 tendono a cedere 1 e 2 e- e formano cationi M+ o M2+ con stessa struttura
elettronica del gas nobile precedente.

i Non metalli dei gruppi 15,16,17 tendono ad acquistare e- assumendo struttura elettronica del gas nobile
successivo.

I composti ionici, nella loro totalità sono elettricamente neutri

quando uno ione attrae il maggior numero possibile di ioni di segno opposto si genera un solido cristallino

Maggiore è la differenza di carica maggiore è l’attrazione, minore è il raggio maggiore è l’attrazione.

Avendo carica elettrica, ogni ione attrae il maggior numero di ioni di segno opposto formando un solido
cristallino = aggregato di ioni tenuto insieme da forze elettrostatiche.

La massima attrazione di ioni di carica opposta e la minima repulsione tra ioni della stessa carica si ottiene
con la formazione del solido cristallino. In queste condizioni si libera energia ulteriore, detta reticolare.

E’ l’energia richiesta per separare completamente una mole di un solido ionico nei suoi ioni isolati

Considerazioni energetiche (Vedi slide x calcoli)

Energia per separare coppia = 437 kj/mol

Energia per separare reticolo = 642 kj/mol

Il reticolo comporta un netto abbassamento dell’energia del suo cristallo nel suo insieme rispetto agli atomi
neutri separati (per creare legame cristallino, gli atomi liberano 642kj/mol, per separarlo questa stessa
energia va rifornita)
L’energia reticolare è data dalla combinazione di due termini opposti:

- repulsione tra i gusci elettronici (Energia di Repulsione elettronica)


- attrazione tra ioni di carica opposta (energia di Madelung)

Nel punto in cui è posto lo ione all’interno del reticolo cristallino l’energia reticolare trova il suo valore più
basso, il che indica una posizione in cui l’energia di Madelung predomina su quella di repulsione,
abbassando l’energia totale. Il valore assoluto dell’energia reticolare aumenterà quindi se la forza di
attrazione aumenta, quindi al diminuire del raggio dei due ioni.

PROPRIETA’ DEI SOLIDI IONICI

- Fragilità: dovuta al legame elettrostatico, se gli ioni vengono sottoposti a una forza intensa che gli
sposta essi si respingeranno a causa della forza repulsiva tra cariche dello stesso segno
- Conduttività elettrica: La maggior parte dei composti ionici non conducono elettricità quando sono
nello stato solido, ma la conducono quando sono allo stato liquido o sciolti in acqua
- Temperature di fusione > 636 *C
- Temperature di ebollizione > 1300 *C Molto alte  composti vaporizzano sotto forma di coppie di
ioni

IL LEGAME COVALENTE

ipotesi di Lewis (1916): quando due elementi hanno simile energia di ionizzazione e affinità elettronica si
combinano non cedendo ma mettendo in compartecipazione gli elettroni di livello più esterno (elettroni di
valenza). simbologia di Lewis: Un atomo viene rappresentato col suo simbolo circondato dagli elettroni di
valenza rappresentati da un punto es. H● ●He●

TEORIA DI LEWIS

Il legame è dovuto alla condivisione tra 2 atomi di una o più coppie elettroniche in modo che ciascun atomo
raggiunga la configurazione del gas nobile (regola dell’ottetto). Se la coppia è condivisa, gli elettroni
appartengono a entrambi gli atomi. Gli atomi tendono a circondarsi di 8 elettroni di valenza. possono
esserci legami singoli, doppi, tripli. Il legame covalente prevede un addensamento di densità elettrica tra i
due nuclei poiché gli elettroni devono fare da collante tra i due atomi in quanto a loro è dovuta la forza
attrattiva con i nuclei che deve vincere la forza repulsiva che tende a instaurarsi tra essi. In corrispondenza
di una certa distanza ottimale (distanza di legame) le forze attrattive equilibrano le forze repulsive.
FORMAZIONE DEL LEGAME COVALENTE

Quando gli atomi si avvicinano a una certa distanza internucleare inizia l’attrazione elettrostatica elettrone-
nucleo che gli porta ad avvicinarsi fino a una distanza detta lunghezza di legame in cui le forze attrattive
elettrone-nucleo e le forze repulsive nucleo-nucleo e elettrone-elettrone si equilibrano: questo corrisponde
alla massima emissione di energia nel momento di formazione del legame (energia totale del sistema al
minimo) e quindi allo stato più stabile di quella molecola (Massima energia per rompere il legame), se
continuassero ad avvicinarsi le forze repulsive diventerebbero preponderanti (si dovrebbe fornire energia
ulteriore dall’esterno ! NO!)

Il legame covalente viene formato da una coppia di elettroni con spin opposti che si trovano in un orbitale
atomico.

IL LEGAME COVALENTE APOLARE

in genere tra atomi dello stesso elemento es

Cl2 legame singolo

O2 legame doppio

N2 legame triplo

IL LEGAME COVALENTE POLARE

condivisione di elettroni tra atomi diversi, quando gli atomi hanno diverse elettronegatività il doppietto
elettronico è più vicino a uno degli atomi. Quello che ha gli elettroni + vicini ha una parziale carica negativa,
l’altro ha parziale carica positiva

RAPPRESENTAZIONE DEL LEGAME COVALENTE CON LEWIS


ENERGIA DI LEGAME E LUNGHEZZA DI LEGAME

ordine di legame: numero di doppietti elettronici condivisi

L’energia di legame aumenta all’aumentare dell’ordine di legame (legame triplo>legame doppio>legame


semplice)

La lunghezza di legame decresce all’aumentare dell’ordine di legame

I legami semplici permettono la libera rotazione intorno all’asse di legame.

ELETTRONEGATIVITA’ E POLARITA’

elettronegatività: capacità di un atomo in molecola di attirare a se gli elettroni di un altro atomo: in legami
polari gli elettroni creano situazione asimmetrica sbilanciata verso l’atomo più elettronegativo. molecola
eteronucleare = 2 atomi diversi, genera dipolo elettrico = molecola polare

CALCOLARE L’ELETTRONEGATIVITA

Secondo mulliken: vedi pag 13.

Secondo Pauling: l’elettronegatività di un elemento A viene calcolata conoscendo l’elettronegatività di un


elemento B attraverso la seguente relazione:

E’ necessario fissare arbitrariamente l’elettronegatività di un elemento di riferimento idrogeno ha X= 2,1

Dove D sono le energie di legame effettive (es. D(AB) è l’energia di legame calcolata del legame covalente
polare A+B)

Dalla differenza di elettronegatività tra due elementi si può ipotizzare il tipo di legame:
Unità di misura del momento dipolare : Debye (D)

Ogni volta che due cariche elettriche di uguale grandezza ma di segno opposto (Q+ e Q-) sono separate da
una certa distanza, si genera un dipolo. La misura quantitativa della grandezza di un dipolo è detta
momento dipolare. Se le due cariche sono separate dalla distanza r, il momento dipolare è dato da: μ = Q •
r

Percentuale di carattere ionico: rapporto percentuale tra il momento dipolare effettivo (misurato) ed il
momento dipolare di un teorico legame ionico μ(ionico) = Q • r dove Q è la carica dell’elettrone

Più la differenza di elettronegatività aumenta più il carattere ionico percentuale tende a salire.

IL LEGAME COVALENTE DATIVO

Legame covalente dove il doppietto elettronico è messo in comune da un solo atomo dei due legati, si
indica con una freccia ma una volta formato è indistinguibile da altri legami covalenti es.

Un acido di Lewis (in verde) è un accettore di coppie elettroniche, Una base di Lewis (in giallo) è un
donatore di coppie elettroniche.
IL LEGAME METALLICO

è l’attrazione che si instaura tra i cationi formatisi dagli atomi metallici e la nuvola elettronica in cui sono
immersi. Questa è formata da elettroni di valenza, molto mobili e delocalizzati. Il mare di elettroni di
valenza spiega l’alta conducibilità dei metalli e la loro capacità di deformarsi senza rompersi come i solidi
ionici.

Il numero di elettroni con cui ciascun atomo contribuisce varia tra le diverse specie chimiche: sodio=1 ,
magnesio =2, alluminio=3. la forza del legame cresce nello stesso ordine

RIASSUNTO TIPI DI LEGAMI


FORZE INTERMOLECOLARI

forze causate da interazioni tra atomi di molecole diverse. sono legami di carattere molto più debole dei
legami chimici che nascono da interazioni dipolo-dipolo, si dividono in:

IL LEGAME A IDROGENO

si forma quando un atomo di H (parziale carica positiva) legato con un legame covalente ad un atomo
fortemente elettronegativo (F,O,N) viene attratto dall’atomo elettronegativo appartenente ad una molecola
vicina (parziale carica negativa) è presente soprattutto:

- nell’acqua: aumenta la forza di coesione tra le molecole.


- nel dna: unisce le basi azotate complementari.
Nelle sostanze molecolari in cui il legame a idrogeno si presenta, vi sono anomalie nei punti di ebollizione e
di fusione (più alti del normale). Questo poiché il legame a idrogeno aumenta la coesione delle molecole e
serve quindi più energia per rompere i legami tra esse.

LE FORZE DI VAN DER WAALS

sono responsabili della capacità del geco di camminare sulle pareti, si presentano tra le setole nelle zampe
del geco e la parete.

si dividono in:

- forze di attrazione dipolo-dipolo: si osservano tra molecole polari, le parziali cariche di segno
opposto si attraggono, maggiore è la polarità della molecola, maggiore è la forza di attrazione. (se
ne osserva un’influenza nelle temperature di ebollizione di alcuni composti)
- interazione dipolo-dipolo indotto: l’interazione tra una molecola polare e una apolare rende
quest’ultima più polare e la attrae a sé
- forze di dispersione o forze di London: sono dovute alle continue fluttuazioni delle posizioni degli
elettroni in una molecola: si creano dipoli istantanei che creano dipoli indotti che durano
abbastanza a lungo per generare una forza attrattiva (anche se molto deboli)

I GAS

GLI STATI DI AGGREGAZIONE DELLA MATERIA

- stato gassoso (aeriforme): composti non hanno forma propria ne volume proprio
- stato liquido: composti non hanno forma propria ma hanno volume proprio
- stato solido: composti hanno forma e volume propri

forze di coesione (intermolecolari): stato solido>stato liquido>stato gassoso

Gas : forze intermolecolari trascurabili. Tutti i gas hanno proprietà fisiche simili.

Lo stato di una sostanza dipende molto dal bilancio tra le energie cinetiche delle particelle e le energie di
attrazione tra le particelle.

LO STATO GASSOSO

proprietà dei gas:

- si espandono fino a riempire completamente e ad assumere la forma del recipiente che li contiene
- diffondono l’uno nell’altro e sono in grado di mescolarsi in tutti i rapporti

il loro comportamento fisico è determinato da:

- quantità
- volume
- temperatura
- pressione

PRESSIONE

è definita come la forza esercitata su un’unità di superficie: P=F/A

Nel caso di un gas deriva dalla forza esercitata dagli urti delle particelle che si muovono in modo caotico nel
recipiente.
La pressione atmosferica è la forza esercitata dall’atmosfera su una data area superficiale. Misurata per la
prima volta da Torricelli (17 esimo secolo).

UNITA’ DI MISURA DELLA PRESSIONE

Unità di misura = Pa = N/m 2

1 atm=1.013 E5 Pa

1 atm= 760 mmHg = 760 torr

1 bar = 1 E5 Pa

UNITA’ DI MISURA DELLA TEMPERATURA

T [K] = t [*C] + 273.15

UNITA’ DI MISURA DEL VOLUME

1 dm3 = 1 L

CONDIZIONI STP : STANDARD TEMPERATURA E PRESSIONE

T= 0 *C= 273.15 K

P= 1 atm=1.013 E5 Pa

RELAZIONE VOLUME-PRESSIONE: LEGGE DI BOYLE

Temperatura (T) e numero di moli (n) costante

PV=cost

pressione e volume sono inversamente proporzionali

interpretazione cinetica: riducendo il volume aumenta il numero di urti nell’unità di tempopressione +


alta

RELAZIONE VOLUME-TEMPERATURA: PRIMA LEGGE DI CHARLES-GAY LUSSAC (O LEGGE DI CHARLES)

pressione (P) , numero di moli (n) costanti

V/T= cost

volume e temperatura sono direttamente proporzionali


RELAZIONE PRESSIONE-TEMPERATURA: SECONDA LEGGE DI CHARLES-GAY LUSSAC

Volume (V) e numero di moli (n) costante

P/T=cost

pressione e temperatura sono direttamente proporzionali

RELAZIONE QUANTITA’ VOLUME: LEGGE DI AVOGADRO

Sulla base dei risultati sperimentali delle reazioni tra sostanze gassose Avogadro concluse che:

Alle stesse condizioni di temperatura e di pressione un dato numero di molecole di gas occupa lo stesso

volume INDIPENDENTEMENTE dal tipo di molecola:

il volume occupato da una mole di gas si dice Volume molare e vale per un gas ideale a condizioni STP è

VM=22.41 litri V=n* VM

dove VM è il volume molare

EQUAZIONE DI STATO DEI GAS IDEALI

Le leggi enunciate precedentemente possono essere condensate in un’unica equazione (valida solo per i
gas ideali)

ricordiamo: gas ideali  formati da molecole puntiformi e con nessuna interazione reciproca

PV=nRT

dove R è la costante dei gas ed è uguale per tutti i gas (costante universale)

si calcola sperimentalmente sostituendo nell’equazione i dati di una mole di gas a STP

LA DENSITA’ DI UN GAS

densità = m/V
n=m/MM

PV=nRT

PV=(m/MM)RT

MM∗p
d=M/v=
RT
la densità di un gas è :

- direttamente proporzionale alla sua massa molare


- inversamente proporzionale alla temperatura

LA LEGGE DI DALTON DELLE PRESSIONI PARZIALI

- ogni volta che abbiamo una miscela di gas i gas si espandono fino a riempire il contenitore
- ogni gas esercita la stessa pressione detta pressione parziale del gas che eserciterebbe se fosse da
solo nel contenitore
pressione totale dei componenti della miscela= somma delle pressioni parziali

Dati due gas A,B

La pressione totale Ptot = pressione parziale A + pressione parziale B

pressione parziale è in funzione delle moli

si può rielaborare la legge dei gas perfetti

Pa= na*RT/V Pb=nb*RT/V //pressioni parziali Ptot=ntotRT/V

Ptot=Pa + Pb= (na+nb)RT/V

si può definire la frazione molare di uno dei due gas A

na
Xa = numero adimensionale permette di calcolare pressione parziale di A
na+nb
Ptot

Pa/Ptot=na/ntot Pa/Ptot=Xa

VOLUMI PARZIALI

volume che un componente occuperebbe se fosse da solo

PtotVtot=ntotRT

PtotVa=naRT

Va na
=
Vtot ntot
COMPOSIZIONE DELL’ ARIA

vedi slide

salita e discesa delle ppm di CO2 all’interno di un anno è collegata all’ effetto mitigatorio delle piante.

TEORIA CINETICA DEI GAS


Si dimostra la teoria cinetica grazie agli studi matematici rigorosi di Maxwell e Boltsman

postulati di base:

- un gas è un insieme di particelle in moto continuo e caotico


- le particelle sono considerate puntiformi (hanno massa ma non volume)
- Le particelle non collidono tra loro e si muovono in linea retta finché non collidono (urti elastici) con
le pareti (energia cinetica costante del sistema , no attrito)

Usarono le leggi della fisica classica F=ma newton.

DIMOSTRAZIONE:

Cubo con lato l, una molecola sola G considero velocità su x

F=ma

a=v/t

F=mv/t ma mv = quantità di moto  la fora è condizionata dalla variazione della quantità di moto nel
tempo

se c’ è un urto elastico con parete varia la quantità di moto ∆mv = mv-(-mv)=2mv

distanza = 2l

tempo= 2l / v

sulla parete

F=2mv/(2l/v) =mv2/l P=F/l2

P= mv2/l3  P= mv2/V

dato che ho tante molecole introduco:

v́ velocità media

v́ 2velocità quadratica media


se ho N particelle

P=Nm v́ 2/3V il 3 è per le 3 dimensioni

1
E´cin = Nm v́ 2
2
quindi

2 E´cin
PV= LEGGE DI BOYLE
3
PRINCIPIO DI AVOGADRO

se si considerano volumi uguali di gas diversi, posti alla stessa temperatura:

stessa energia cinetica, stesso volume

 stesso numero di moli Na=Nb


DISTRIBUZIONE VELOCITA’ MOLECOLARI

v media è funzione di T grafico indica la velocità più probabile come picco

si dimostra con meccanica statistica (Maxwell)

o quantistica (Boltzmann)

+ aumenta la temperatura + aumenta velocità media

si può calcolare numero di molecole con una certa velocità tramite l’integrale.
−E
N E=N e RT

La velocità media è inversamente proporzionale alla massa molare del gas

3 RT
v́=
√ M

I GAS REALI: DIVERSI DAI GAS PERFETTI

Quando ci si allontana dalle condizioni di idealità : alte pressioni e basse temperature cambia il loro
comportamento

 a basse temperature le molecole di gas hanno energia cinetica minore INTERGAISCONO


 ad alte pressioni sono più compressi, le molecole sono più vicine  INTERAGISCONO

Quando interagiscono si riducono gli urti, minor pressione interna del gas.
Le particelle hanno massa, VOLUME (non più trascurabile) e premono meno sul contenitore

Vaan der waals modifica la legge dei gas perfetti, prendendo in considerazione questi tre fattori e la rende
valida anche per i gas reali.

Il volume teorico di un gas perfetto sarebbe di 22.414 L/mol ma Gas reali se ne discostano quanto più la
loro temperatura di condensazione si alza.

He 22.435 -268.9 C*

Cl 22.043 -33 C*

Un gas perfetto ha un fattore di comprimibilità sempre uguale a 1, a qualunque pressione esterna esso sia
sottoposto. Un gas reale no

vedi slide x grafico

se fattore di comprimibilità > 1 prevale il volume molecolare (interagiscono poco favorendo gli urti) occupa
tutto il volume del recipiente (il volume molecolare prevale)

se fattore di comprimibilità < 1 il prevale l’interazione tra le molecole gassose (interagiscono diminuendo gli
urti)

per pressioni altissime fattore di comprimibilità sempre > 1, si fa sentire il volume delle particelle che
occupano tutto lo spazio disponibile

se la temperatura si alza il comportamento del gas reale si avvicina a quello del gas perfetto

CORREZIONI ALLA LEGGE DEI GAS IDEALI

 correzione sul volume (b):

Vr volume reale

Vi volume ideale

b fattore che tiene conto del volume molare del composto allo stato liquido

Vr=Vi + nb

 correzione sulle interazioni tra molecole (a):

quando le particelle interagiscono la pressione totale si riduce

Pr pressione reale

Pi pressione ideale

a dipende dalla tipologia di attrazione che il gas ha es. molecole polari/forze dipolo dipolo

Pr = Pi – n2a/V2r

dove n2a/V2r = pressione interna, tiene conto della densità e del numero di urti

LEGGE DI STATO DEI GAS REALI

LIQUEFAZIONE DEI GAS


al di sotto di una certa T detta temperatura critical’energia di interazione attrattiva tra le molecole prevale
sull’ energia cinetica.

Aumentando la pressiome

se T>Tc gas non può essere liquefatto

se T=Tc si liquefa

T<Tc (si chiama vapore e non gas) crea una miscela di liquido e vapore (a pressioni minori di Pc) e
continuando a ridurre il volume ottengo solo liquido

vedi slide x grafico

TERMODINAMICA CHIMICA

Una reazione chimica avviene in un sistema, immerso in un ambiente che dà le condizioni es di


temperatura, pressione a cui il sistema è esposto.

un sistema può essere:

- aperto: scambia materia ed energia con l’ambiente


- chiuso: scambia energia ma non materia con l’ambiente
- isolato: non scambia ne materia ne energia con l’ambiente

PROPRIETA’ MACROSCOPICHE

funzioni di stato: proprietà del sistema descritte da variabili di stato, dipende solo dallo stato iniziale e dallo
stato finale, non dal percorso seguito.

proprietà macroscopiche possono essere:

- intensive (indipendenti dalla massa): T,P,densità


- estensive (dipendono dalla massa):m,V,capacità termica

TRASFORMAZIONI

 quando le variabili di un sistema rimangono costanti nel tempo: equilibrio dinamico


 quando le variabili si modificano: trasformazione

i processi si dividono in:

- reversibili: se le funzioni di stato del sistema differiscono di quantità infinitesime da un istante


all’altro (variazioni impercettibili in un lungo tempo)
- irreversibili: funzioni di stato del sistema differiscono in modo evidente in tempi brevi

ENERGIA INTERNA DI UN SISTEMA

Ogni particella in un sistema ha un’energia cinetica e un’energia potenziale. La loro somma costituisce
l’energia interna E

si può trasferire energia tra l’ambiente e il sistema

- se Ei>Ef ∆E < 0 Energia ceduta all’ambiente


- se Ef>Ei ∆E >0 Energia acquistata dall’ambiente

TRASFERIMENTO DELL’ENERGIA INTERNA

l’energia può trasferirsi in 2 modi:


- CALORE: viene trasferito in virtù della differenza di temperature tra il sistema e l’ambiente
si indica con Q [J] o [cal] 1cal=4,184 J
se metto pezzo di metallo incandescente in becker d’acqua ho aumento della temperatura del
liquido: scambio di energia tra sistema e ambiente
MISURE CARATTERIZZANTI:
o CAPACITA’ TERMICA (C): quantità di calore necessaria a provocare un certo aumento di
temperatura C=Q/∆T
o CAPACITA’ TERMICA SPECIFICA (calore specifico) (C s) : capacità termica riferita all’unità di
massa
o CAPACITA’ TERMICA MOLARE (Cm): quantità di calore necessaria a provocare un certo
aumento di temperatura di una mole di una sostanza C m = Q/∆Tn
- LAVORO: forma di energia di diversa natura (meccanica, elettrica …)
o LAVORO MECCANICO (W): energia meccanica usata o liberata da un sistema per compiere
un determinato processo W=F*s W=-P*∆V (nel caso dell’espansione di un gas a
volume costante)
- CONVENZIONI SUI SEGNI:
Q>0 calore assorbito dal sistema
Q<0 calore ceduto dal sistema
W>0 lavoro compiuto sul sistema
W<0 lavoro compiuto dal sistema
calore e lavoro non sono funzioni di stato: dipendono dal cammino percorso dallo stato iniziale al
finale

1° PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

Principio di conservazione dell’energia

Euniverso = Esistema + Eambiente

∆Euniv = ∆Esist + ∆Eamb = 0

L’energia totale dell’universo è costante. I trasferimenti di energia possono avvenire sotto forma di calore
e/o lavoro ma la somma dell’energia dell’ambiente e del sistema rimane costante

∆Esistema = Q+W Q=calore scambiato con l’ambiente W=lavoro fatto su o dal sistema

L’energia interna E dipende dallo stato interno del sistema, determinato da pressione, temperatura,
composizione, E è una funzione di stato: la variazione di energia interna durante es. la combustione è la
stessa indipendentemente da come l’energia viene trasferita (solo calore es. centrali, lavoro+calore es.
automobili) il valore di ∆E è dato da:

- in un sistema isolato l’energia interna rimane costante ∆E=0


- se il sistema non compie o subisce lavoro ∆E=Q

- se avviene una trasformazione adiabatica (senza scambio di calore con l’ambiente) ∆E=W
es. Lavoro espansivo di un gas in un recipiente isolato termicamente e collegato ad uno stantuffo

∆E IN PROCESSI A VOLUME COSTANTE

∆E = Q+W

W=P∆V  ∆V = 0 V=k

∆E = Q

la variazione dell’energia interna del sistema durante una trasformazione a volume costante è uguale al
calore assorbito o ceduto dal sistema

∆E IN PROCESSI A PRESSIONE COSTANTE

(maggior parte delle reazioni chimiche)


∆E = Q+W

W=-P∆V

∆E = Q - P∆V

Q = ∆E + P∆V

Si definisce ENTALPIA H = E + P∆V da cui

∆H = ∆E+ P∆V

da cui ∆H=Q

∆H (differenza di entalpia) è uguale al calore assorbito o ceduto in una trasformazione a pressione costante

CALORE DI REAZIONE ∆Hr

- reazioni chimiche che avvengono con un rilascio di calore determinano una riduzione di entalpia del
sistema, sono dette esotermiche ∆H<0
- reazioni chimiche che avvengono con assorbimento di calore dall’esterno determinano un aumento
dell’entalpia del sistema, sono dette endotermiche ∆H>0

In determinati tipi di reazioni l’entalpia assume importanti valori:

 in una reazione di combustione ∆H è il calore di combustione


 in una di fusione ∆H è il calore di fusione
 in una di vaporizzazione ∆H è il calore di vaporizzazione
 in una di produzione ∆H è il calore di formazione

Per valutare sperimentalmente il calore messo in gioco in una reazione si utilizza il calorimetro (dispositivo
con pareti esterne termicamente isolate (si valuta variazione di temperatura)

Vedi slide per calorimetri

CONFRONTO TRA ∆E e ∆H

∆H = ∆E+ P∆V

- in reazioni con sole specie condensate (solidi o liquidi) P∆V è trascurabile rispetto a ∆E  ∆H ≈ ∆E
- in reazioni con specie gassose P∆V può essere significativo se numero di moli prodotti è diverso da
numero di moli dei reagenti PΔV=ΔnRT

FATTORI CHE INFLUENZANO ∆Hr

- Quantità delle sostanze reagenti (+ sostanza = + calore)


- temperatura a cui avviene la reazione
- stato di aggregazione di reagenti e prodotti ( + condensato = + calore)
- condizioni a cui avviene la reazione (pressione o volume costanti)

ENTALPIA STANDARD DI REAZIONE ∆Hr°

L’entalpia H rappresenta il contenuto termico totale del sistema considerato  i valori assoluti non sono
noti  interessano i valori di variazione durante una reazione  ∆Hr

Occore stabilire uno stato standard per definire un ∆H r univoco  calore standard di reazione ∆Hr°
stato standard delle sostanze : T=25°C

- GAS: gas puro alla pressione di 1 bar, comportamento da gas ideale


- LIQUIDI: liquido puro alla pressione di 1 bar
- SOLIDI: solido puro alla pressione di 1 bar, se esiste in più forme  forma più stabile alla T
considerata

ENTALPIE STANDARD DI FORMAZIONE ∆Hf°

è la variazione di entalpia relativa alla reazione di formazione di una mole di composto a partire dagli
elementi che lo costituiscono. Si assegna valore convenzionato 0 all’entalpia di formazione degli elementi
nel loro stato standard

LEGGE DI HESS

In una reazione chimica il calore scambiato a pressione costante (ΔH) è indipendente dagli stati intermedi
attraverso i quali si evolve il sistema e dipende solo dal suo stato iniziale e finale. La variazione di entalpia
che accompagna una reazione è uguale alla somma (algebrica) delle variazioni di entalpia delle reazioni
intermedie (tappe) in cui essa può essere scomposta.
USO DELLA LEGGE DI HESS PER CALCOLARE ∆Hr°

vi sono reazioni per cui risulta impossibile determinare sperimentalmente (con il calorimetro) l’entalpia di
formazione; perciò, si può ricorrere ad altre reazioni (∆H1 + ∆H2 + ∆H3) la cui entropia di reazione è stata
ottenuta sperimentalmente e combinarle insieme per ottenere l’entropia ∆H totale. In questo processo vi
sono due regole:

- ogni volta che si moltiplica una reazione per n si moltiplica anche il suo ∆Hx per n
- se si rovescia una reazione si cambia il segno a ∆H x

ENTALPIA DI REAZIONE

si usa entalpia di formazione in condizioni standard dei prodotti *- entalpia di formazione in condizioni
standard reagenti *

* si calcola sommando entalpia di ogni elemento moltiplicata per coefficiente stechiometrico

es. N2 + 3H3  2NH3

Si calcoli ∆Hr = 2 mol*∆Hf NH3 – 1 mol *∆Hf N2 – 3 mol*∆Hf H2

si trova entalpia da tavola periodica

= 2mol * -45,94 Kj/mol = -91,88 Kj  la reazione è esotermica.


IL CICLO DI BORN-HABER PER NaCl

Si può calcolare il valore dell’energia reticolare dalla legge di Hess, scomponendo il processo di formazione
del solido cristallino

1. il sodio subisce sublimazione  da solido diventa gas ∆H1 conosco


2. il cloro gassoso si dissocia in atomi  atomizzazione da Cl2 a 2Cl ∆H2 conosco
3. il sodio gassoso perde un elettrone  diventa catione Na+ ∆H3 conosco
4. il cloro da atomico gassoso acquista un elettrone  diventa Cl- ∆H4 conosco
5. Na+ e Cl- si combinano per formare il solido cristallino  NaCl ∆H5 non conosco

conoscendo entalpia totale del processo posso calcolare ∆H5  energia reticolare

ENTALPIA DI PROCESSI FISICI E FISICO CHIMICHE

Riguardano processi fisici che comportano un dispendio di energia, identificabile come la variazione di
entalpia riferita a quel processo.

PASSAGGI DI STATO

Quando si passa da uno stato più coeso a uno meno coeso si deve fornire calore ma la temperatura rimane
costante

CALORE LATENTE

Quando la temperatura raggiunge gli 0 *C / 100 *C inizia il passaggio di stato: pur continuando a fornire
calore non c’è una variazione della temperatura ma solo aumento delle velocità molecolari che effettuano il
passaggio di stato.

Se il processo avviene a pressione costante il calore richiesto per fondere si dice entalpia ∆H

VARIAZIONI DI ENTALPIA ASSOCIATE A PASSAGGI DI STATO


d

I processi in rosso sono endotermici, hanno ∆H positivo, richiedono calore

I processi in blu sono esotermici, hanno ∆H negativo, cedono calore

il ∆H serve a capire se il processo nella sua totalità è esotermico o endotermico

in tutte le molecole il ∆Hvaporizzazione > ∆Hfusione  serve più energia per vaporizzare un solido che per
fonderlo.

SPONTANEITA’ DEI PROCESSI

un processo è spontaneo se tende a verificarsi (non necessariamente a velocità elevata) senza un apporto
di energia dall’esterno che lo promuova.

Un processo non spontaneo può essere realizzato solo investendo energia dall’esterno

es. fusione del ghiaccio  endotermica, spontanea per T> 0*C

es. congelamento dell’acqua  esotermica, spontanea per T< 0*C

L’entalpia di reazione non definisce la spontaneità della reazione

La direzione di un cambiamento spontaneo non è sempre correllata all’abbassamento dell’energia totale


del sistema

una trasformazione spontanea tende ad aumentare il disordine  evolve nel verso che favorisce la
dispersione caotica della materia e dell’energia.
L’entropia (S) è una misura della dispersione caotica di un dato sistema

Una variazione dell’ordine è una variazione del numero di modi in cui possono essere disposte le particelle
che costituiscono il sistema.

Più ordine --------------> Meno ordine

solido  liquido  gas

microstati (W)

 la molecola A puoò stare in due posti : odestra o sinistra


 se ho molecole A,B ho diverse combinazioni

S= k*Ln W

se un sistema ha pochi microstati possibili il sistema sarà meno disordinato  entropia minore es. acqua
ghiacciata

se ho tanti microstati ho entropia maggiore  entropia maggiore es. vapore

l’entropia è una funzione di stato

∆S = Sf – Si

dal punto di vista termodinamico

∆S= qrev/T

T =temperatura costante

qrev= calore trasferito reversibilmente

2° PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

tutte le trasformazioni avvengono spontaneamente nella direzione che aumenta l’entropia dell’universo.

3° PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

un cristallo perfetto ha entropia zero alla temperatura dello zero assoluto.

aumentando la temperatura aumenta anche entropia, posso calcolare l’entropia in termini assoluti usando
0 come riferimento (ci sono tabelle con entropia molare a condizioni STP di diversi composti.

FENOMENI CHE CAUSANO VARIAZIONI DI ENTROPIA

- variazioni di temperatura
S aumenta
- trasformazioni di fase
S aumenta passando da uno stato più ordinato(liquido) a uno meno ordinato(gas)
- dissoluzione si solido o liquido
S del soluto in soluzione è maggiore di S del soluto puro
- dissoluzione di un gas
S del gas in soluzione è minore di S del gas puro
- massa o complessità molecolare:
a parità di fase l’aumento di massa è correllato all’aumento di entropia, per molecole più
complesse l’entropia aumenta all’aumentare della complessità chimica e laddove i legami
permettono più movimento
ENTROPIA DEL SISTEMA VS ENTROPIA DELL’AMBIENTE

in una reazione che avviene a temperatura e pressione costante:

quindi il ∆Suniverso = 0 (in processo termodinamicamente reversibile = all’equilibrio Tsistema=Tambiente)

per processi termodinamicamente irreversibili il ∆Suniverso > 0

L’entropia dell’universo è in aumento a causa delle trasformazioni irreversibili che avvengono in esso

ENERGIA LIBERA DI GIBBS

considerando una reazione a T e P costanti: si può calcolare la variazione di energia libera di Gibbs con la

formula

dove ∆H è fattore energetico

∆S è fattore probabilistico (o entropico)


I LIQUIDI

PROPRIETA’ PRINCIPALI

- Tensione superficiale: permette di avere un’ area superficiale che si comporta in modo diverso
rispetto alle altre particelle sottostanti, oggetti molto leggeri riescono a galleggiare sulla superficie
di un fluido. Una molecola dello strato superficiale ha interazioni solo con le molecole inferiori, la
risultante è diversa da 0 e diretta verso l’interno del liquido. le molecole subiscono una forza verso
il basso. Tra le molecole agisce una forza di coesione: lo strato superficiale si comporta come una
sottile pellicola elastica.
La tensione superficiale cresce con l’intensificarsi delle forze di attrazione tra le molecole
es. tensione acqua (legame a idrogeno) < tensione mercurio (legame metallico)
L’effetto delle forze di coesione viene bilanciato dalle forze di adesione tra liquido e parete
superficiale es. gocce su ninfea.
Le forze attrattive dipendono dalla superficie : se essa è polare es. strati di grasso idrofobici
le forze attrattive saranno scarse e prevarranno le forze coesive: gocce d’acqua
se è apolare come il vetro le forze attrattive saranno preponderanti: il liquido bagna la superficie
- Bagnabilità : capacità di un liquido di aderire uniformemente a una superficie: liquidi ad alta
tensione superficiale hanno bassa bagnabilità
- Viscosità: capacità di scorrimento di un liquido: si misura guardando quanto tempo ci mette un
liquido a passare attraverso un foro di dato diametro: dipende dai legami molecolari (molecole di
massa più grande  + viscose ) e dalla temperatura (+ alta  - viscoso )
- Tensione di vapore: all’interno di un liquido una frazione di particelle può avere energia sufficiente
a superare le forze intermolecolari ed evaporare.
1) acqua in contenitore aperto : col tempo evapora completamente
man mano che le particelle evaporano si allontanano e lasciano posto alle particelle sottostanti
2) acqua in contenitore chiuso: inizialmente il livello del liquido diminuisce poi rimane costante
le particelle di vapore iniziano ad accumularsi e aumentano la pressione del vapore sul liquido
una parte di queste molecole, iniziando a interagire tra di loro condensano e tornano allo stato
liquido. all’inizio velocità di vaporizzazione > velocità di condensazione e la pressione di vapore
sale. ad un certo punto diventano uguali e la pressione di vapore (propriamente detta) si
stabilizza  equilibrio dinamico particelle che evaporano = particelle che condensano nell’unità
di tempo
Liquido ↔ gas

TENSIONE DI VAPORE

è la pressione esercitata da un gas in equilibrio con il suo liquido: nel caso precedente, quando il sistema
arriva alla condizione di equilibrio dinamico tra liquido e gas la pressione esercitata dal vapore diventa
costante e si chiama tensione di vapore: dipende da Temperatura, natura della molecola.

- temperatura:
effetto della temperatura sulla velocità : se temperatura sale aumenta frazione di molecole con
una certa velocità  più molecole hanno energia sufficiente a vincere le forze intermolecolari
del liquido ed evaporare aumenta la tensione di vapore

- natura della molecola:


forte attrazione tra molecole = scarsa evaporazione = tensione di vapore bassa
bassa attrazione tra molecole = elevata evaporazione  tensione di vapore alta
fenomeno descritto in equazione di Clausius-Clapeyron

TEMPERATURA DI EBOLLIZIONE

è la temperatura alla quale tensione di vapore = pressione esterna (sulla superficie del liquido)

dipende dalle forze che vengono a generarsi tra le molecole : per quanto riguarda le forze di dispersione in
generale un atomo con una massa grossa ha più punti di contatto che un atomo con massa piccola e quindi
avrà una temperatura di ebollizione più elevata, stessa cosa per atomi più e meno ramificati

DIAGRAMMI DI STATO

a certi valori di T e P una sostanza può essere solida, liquida o gassosa, per alcuni valori particolari queste
condizioni possono coesistere, l’intera descrizione di queste fasi è contenuta in un diagramma di stato
DIAGRAMMA DI STATO DELL’ACQUA

SOLUZIONI LIQUIDE

SOLUZIONI
sistema omogeneo di due o più componenti, hanno composizione variabile.

la miscela non deve essere omogenea totalmente ma anche solo per fasi

il componente principale è il solvente, la sostanza disciolta è il soluto, si forma una miscela con
caratteristiche simili in tutto in ogni sua parte.

un soluto può sciogliersi o meno in un dato solvente: regola di base è il simile scioglie il simile

sostanze polari  sciolgono tutti i composti ionici o sostanze polari es. acqua e Sali,acidi,zuccheri

sostanze apolari  sciolgono i composti non polari idrocarburi, grassi, oli

La quantità di soluto presente in soluzione permette di calcolarne la concentrazione

IL SIMILE SCIOGLIE IL SIMILE

Le interazioni soluto-soluto e solvente-solvente vengono sostituite da interazioni soluto-solvente. Queste


devono essere confrontabili o maggiori delle interazioni soluto-soluto e solvente-solvente es. ione Na+ in
acqua va a interagire con molecole d’acqua (polari) (forze ione-dipolo) che sono forze molto forti  i
composti ionici tendono a sciogliersi in acqua perché le forti interazioni permettono la stabilità della
soluzione.

Glucosio ha molti gruppi OH , molto polare , se messa in acqua le molecole d’acqua si legano con legami a
idrogeno a gruppi OH , sostituiscono interazioni tra gruppi OH delle molecole di glucosio tra loro
staccandole. soluzione più stabile

Metanolo ha legami a idrogeno sui gruppi OH, quando miscelato in acqua i legami a idrogeno vengono
instaurati tra acqua e metanolo che diventa miscibile all’acqua.

Se le catene idrocarburiche diventano più lunghe la solubilità in acqua scende poiché i legami si instaurano
solo tra la testa idrofila (gruppo OH) delle catene, più si allungano più il comportamento della molecola è
caratterizzato dalla coda idrocarburica (apolare)  si sciolgono meglio in solventi apolari

COME SI FORMA UNA SOLUZIONE

solvente inizialmente da solo, fase coesa della materia, molecole interagiscono in maniera forte  stato
liquido si devono allontanare per formare nuovi legami
soluto inizialmente da solo, si devono allontanare per essere disciolti nel solvente

dopo gli allontanamenti si ha la formazione di nuovi legami, la formazione delle soluzioni è favorita da un
aumento dell’entropia del sistema

ENERGIA E ENTALPIA ANALISI

1. particelle di solvente devono separarsi  bisogna fornire calore


solvente aggregato + calore  solvente separato
∆Hsolv> 0
2. particelle di soluto devono separarsi  bisogna fornire calore
soluto aggregato + calore  soluto separato
∆Hsolu> 0
3. le particelle di solvente e soluto si mescolano  processo esotermico
soluto separato + solvente separato  soluzione + calore
∆Hmescolamento < 0

∆Hsoluzione = ∆Hsolvente + ∆Hsoluto +∆Hmescolamento

CICLI DI SOLUZIONE E DISSOLUZIONE TERMOCHIMICA

se ∆Hsoluzione è positivo bisogna fornire calore per sciogliere

se ∆Hsoluzione è negativo si sviluppa calore

∆Hsoluzione è scomponibile secondo la legge di Hess

Soluzione non satura : largo eccesso di un liquido (solvente) rispetto alla quantità di soluto  soluzione
omogenea

soluzioni sature: soluto in eccesso, una parte resta indisciolta

SOLVATAZIONE

processo per cui si scioglie un soluto in solvente

NaCl libera in acqua i suoi ioni che vengono circondati da molecole d’acqua in modo da massimizzare le
interazioni elettrostatiche.
si formano gusci di idratazione, attorno a ciascuno ione si posizionano il numero di molecole d’acqua per
avere il maggior numero di interazioni, per ogni sodio ci sono 6 molecole d’acqua che formano anche
legami a idrogeno con molecole vicine, vi è una forte stabilizzazione del soluto all’interno del solvente

CALORE DI IDRATAZIONE

il ∆Hmescolamento è difficile da calcolare

quindi si calcola ∆Hidratazione = ∆Hsolvente +∆Hmescolamento

La solvatazione degli ioni è sempre processo esotermico

∆Hidratazione < 0

∆Hidratazione è legato alla densità di carica dello ione (carica riferita al suo volume)

più lo ione è carico + ∆Hidratazione è GROSSO (ma negativo)

SOLUZIONI DI COMPOSTI IONICI

Il ∆Hsoluto è l’inverso del ∆Hreticolare del soluto  devo smontare il reticolo

∆Hsoluzione = ∆Hsoluto + ∆Hidratazione

SOLUZIONE SATURA
quando un soluto non si scioglie più in un solvente, la soluzione si dice satura e il soluto in eccesso corpo di
fondo. L’equilibrio di una soluzione è dinamico: vi sono due processi : dissoluzione e cristallizzazione,
quando raggiungono la stessa velocità la soluzione è satura e se si aggiunge ulteriormente soluto si forma il
corpo di fondo

SOLUZIONE SOVRASATURA

contiene più della quantità di equilibrio

EFFETTO DELLA TEMPERATURA SULLA SOLUBILITA’

per la maggior parte dei soluti solidi la solubilità cresce con la temperatura

per i soluti gassosi diminuisce con la temperatura.

LEGGE DI HENRY

valida se siamo a una temperatura data, con soluzioni poco concentrate, la solubilità di un gas in un liquido
è direttamente proporzionale alla pressione parziale che il gas esercita nella fase gassosa sopra la soluzione

 aumento della velocità di entrata delle particelle nel liquido

PROPRIETA’ COLIGATIVE

proprietà che valgono che non dipendono dall’identità di un soluto ma dal numero delle particelle,

valgono per soluzioni ideali

ABBASSAMENTO RELATIVO DELLA TENSIONE DI VAPORE

se al solvente aggiungo soluto la pressione di vapore dell’acqua

le molecole tendono spontaneamente a passare alla fase gassosa x raggiungere disordine maggiore , ma
quando metto soluto in solvente la soluzione è già più disordinata , si riduce il numero di molecole che
passano dalla fase liquida alla fase di vapore

LEGGE DI RAOULT

permette di quantificare la tensione di vapore di una soluzione

se si hanno 2 componenti la somma delle frazioni molari deve essere uguale a 1

quindi:
quindi :

variazione di tensione di vapore in funzione di funzione molare del soluto e tensione di vapore del solvente
puro

come soluto si considera soluto ideale : non volatile, non elettrolita

l’abbassamento della tensione di vapore nella soluzione determina una maggiore temperatura di
ebollizione a parità di pressione

INNALZAMENTO EBULLIOSCOPICO

La temperatura di ebollizione sale con la presenza di un sale

∆t= temperatura di ebollizione della soluzione rispetto a solvente puro

m=molalità

Keb= costante ebullioscopica (dipende dal solvente)

ABBASSAMENTO CRIOSCOPICO

la temperatura alla quale si solidifica una soluzione è inferiore a quella del solvente puro

∆t= temperatura di solidificazione del solvente puro rispetto a soluzione

OSMOSI E PRESSIONE OSMOTICA

l’ acqua passa attraverso una membrana semipermeabile, è attratta da una soluzione (concentrazione di
ioni) la pressione osmotica è quella da applicare alla soluzione per annullare questa tendenza
PRESSIONE OSMOTICA

M= molarità

- soluzioni isotoniche: stessa pressione osmotica alla stessa temperatura


- soluzione ipotonica: ha pressione osmotica inferiore rispetto a quella di un'altra soluzione detta
IPERTONICA

LEGGE DI RAOULT PER MISCELE DI LIQUIDI VOLATILI

si applica legge di Raoul + legge di dalton per le pressioni parziali

ELETTROLITI

si dicono elettroliti le sostanze che in acqua tendono a dissociarsi in ioni  cambiano numeri di particelle se
ho ioni o cristallo ionico

Sali sono forti elettroliti  hanno capacità di condurre corrente (in acqua ioni non sono bloccati in posizioni
fisse come in cristallo)

da 1 mole NaCl  2 moli di ioni  si dissociano completamente


danno dissociazione:

- atomi con legame covalente polare


- atomi con legame ionico

IL GRADO DI FRUSTRAZIONE/DISSOCIAZIONE α

2 tipi di elettroliti:

forti (Sali,alcuni acidi, alcune basi)


deboli (alcuni acidi e alcune basi)

α = grado di dissociazione

stesso soluto: alfa cresce al diminuire della concentrazione

FATTORE DI VAN’T HOFF: i

permette di quantificare particelle in soluzione quando si ha elettrolita

i=1+ α (v-1)

v= numero di specie ioniche liberate in soluzione per ogni unità formula (es. KCl = 2)

PROPRIETA’ COLIGATIVE DELLE SOLUZIONI DI ELETTROLITI

SOLIDI CRISTALLINI

in un solido cristallino vi è una ripetizione dell’ ordine a lungo raggio, in solido amorfo ordine solo a corto
raggio, le curve di riscaldamento dei due solidi sono diverse (∆H di fusione diversi)
solidi cristallini classificabili attraverso tipi di legami tra le molecole:

- ionico (ioni)
- metallico (atomi)
- covalente (atomi)
- molecolare (molecole) (forze di dispersione, legami a idrogeno) legame intermolecolare es H2O
ghiacciata

proprietà dei soldi diversa in base a interazioni che si formano all’interno.

Solidi cristallini sono ORDINATI: sono costituite da reticoli cristallini

CELLA ELEMENTARE

è l’unità minima, ripetuta n volte nello spazio tridimensionale a formare il reticolo cristallino, da origine a
un solido molto regolare.

le particelle vanno ad occupare punti in posizioni ben precise: punti reticolari

il numero di primi vicini che circondano una particella è calcolabile ed è detto Numero di coordinazione
(n.c.)

ogni cella elementare ha degli elementi di simmetria (assi di rotazione, piani di riflessione, centri di
simmetria) e ha determinate dimensioni e angoli si possono determinare le 3 dimensioni della cella a,b,c e i
tre angoli corrispondenti alfa,beta,gamma: in natura esistono 7 sistemi cristallini (7 forme, stesse costanti
cristallografiche)

a questi corrispondono 14 celle elementari (reticoli di Bravais) : stessa forma e costanti cristallografiche,
cambia numero delle particelle che si dispongono nelle facce o all’interno della cella

La maggior parte dei solidi cristallini presenta cella elementare con sistema cubico o esagonale perché
garantiscono maggior ordine

- cubo semplice: n.c=6 atomi/cella elementare = 1/8 di atomo * 8 vertici = 1 atomo completo
- cubico a corpo centrato n.c = 8 atomi/cella elementare= 1/8 di atomo * 8 vertici + 1 atomo al
centro = 2 atomi completi
- cubico a facce centrate n.c. = 12 atomi/cella elementare= 1/8 di atomo * 8 vertici + 1/2 atomi * 6
facce = 4 atomi completi

maggior parte dei solidi tende a impacchettarsi in modo efficiente  cubico a facce centrate permette
compattezza

IMPACCAMENTO DI SFERE (modello)

cella cubica semplice impaccamento =52%  non molto efficiente

cella cubica a corpo centrato impaccamento = 68%  efficienza maggiore

cella cubica a facce centrate (impaccamento cubico compatto) impaccamento = 74%

cella esagonale (compatta) impaccamento = 74%

vedi slide non ho più voglia


CINETICA CHIMICA

E’ lo studio della velocità di trasformazione della materia  Velocità di reazione

in condizioni date ogni reazione ha la propria v caratteristica determinata dalla superficie di contatto tra le
fasi (in fasi eterogenee vedi chiodo vs lana di acciaio) e dalle caratteristiche dei reagenti:

- concentrazione  le molecole devono urtarsi, + ce n’è, + interagiscono


- stato fisico  più le molecole hanno mobilità più si urtano (gas>liquido>solido)
- temperatura  le molecole devono urtarsi con energia sufficiente per reagire
- catalizzatori  influenzano la velocità di reazione

VELOCITA’ DI REAZIONE

v è pari alla variazione della concentrazione dei reagenti o dei prodotti in una reazione in un determinato
intervallo di tempo, è possibile, per ogni reazione, tracciare un diagramma della concentrazione in funzione
del tempo:

nella reazione

il diagramma è

[O2 ] (prodotto) aumenta alla stessa velocità con cui diminuisce [C2H4 ] (reagente).
La velocità di reazione in funzione della concentrazione dei prodotti è l’opposto di quella in funzione della
concentrazione dei reagenti. Nel caso di reazioni con coefficienti stechiometrici diversi da 1 i valori numerici
della velocità di reazione dipendono dalla sostanza scelta come riferimento quindi si definisce velocità
media della reazione aA +Bb  cC+ dD come:

e velocità istantanea come:

LEGGE CINETICA DI REAZIONE

La legge cinetica è l’espressione matematica, ottenibile SOLO con misure SPERIMENTALI che lega la velocità
di reazione alla concentrazione di uno o più reagenti, elevata ad un esponente che dipende dal più lento
degli stadi intermedi.

Le reazioni avvengono in più stadi intermedi che:

- non si possono prevedere


- si deducono da dati sperimentali
- la loro somma da la reazione bilanciata

ogni stadio ha una certa velocità, quello più lento determina la velocità della reazione.

Considerando aA + bB  prodotti

v = k[A]m[B]n

dove [A],[B] concentrazioni molari

k= costante di velocità, specifica per una data reazione a una data temperatura

m,n = ordini di reazione: si determinano sperimentalmente

ordine rispetto ad A=m , rispetto a B=n , globale = m+n

DETERMINARE SPERIMENTALMENTE m,n

si misurano sperimentalmente i dati di una reazione per 3 volte:

1. velocità iniziale (con [A], [B])

2. velocità iniziale (con 2[A], [B])

3. velocità iniziale (con [A], 2[B])


per trovare m si confrontano 1 e 2

[B] costante e [A] raddoppia

Esempio con valori sperimentali:

per trovare n procedimento analogo: si confrontano 1 e 3

CONFRONTO TRA REAZIONI DI DIVERSO ORDINE


LEGGE CINETICA INTEGRATA

una legge cinetica integrata include il tempo come variabile: si ottiene INTEGRANDO l’espressione della
velocità di reazione rispetto al tempo essi si calcolano come:

- [A]t – [A]0 = -kt per reazioni di ordine 0


[ A]0
- ln =−kt per reazioni di primo ordine
[ A ]t
1 1
- − =kt per reazioni di secondo ordine
[ A ]t [ A ] 0
TEMPO DI DIMEZZAMENTO

Tempo necessario affinchè la concentrazione di un reagente diventi la metà del suo valore iniziale.

- nelle reazioni di primo ordine si ha:

quindi il tempo di dimezzamento è uguale a una costante, caso del decadimento radioattivo dove
k=costante di decadimento
- nelle reazioni di secondo ordine si ha:

il tempo di dimezzamento è inversamente proporzionale alla concentrazione iniziale

- per una reazione di ordine 0 si ha :

il tempo di dimezzamento è direttamente proporzionale alla concentrazione iniziale

MECCANISMI DI REAZIONE

il meccanismo di una reazione è la sequenza di singoli stadi di reazione la cui somma da la reazione
complessiva, i singoli stadi si chiamano stadi elementari, ognuno descrive un singolo evento molecolare ed
è caratterizzato da una sua molecolarità (numero di particelle di reagente coinvolto. PER UNO STADIO
ELEMENTARE L’ORDINE DI REAZIONE E’ UGUALE ALLA MOLECOLARITA’

 posso dedurre la legge cinetica dai coefficienti stechiometrici

un meccanismo valido deve soddisfare tre criteri:

- la somma degli stadi elementari deve dare l’equazione complessiva


- gli stadi elementari devono essere fisicamente e chimicamente ragionevoli
- il meccanismo deve essere correlato con la legge cinetica sperimentale

EFFETTO DELLA TEMPERATURA SULLA VELOCITA’ DI REAZIONE

I dati sperimentali dimostrano che k aumenta esponenzialmente con l’aumentare di T, relazione descritta
dall’equazione di Arrhenius

k = costante di velocità

A = fattore di frequenza (costante che dipende dalla natura dei reagenti)

Ea = energia di attivazione (proprietà specifica per una reazione) + è grande Ea + è piccola velocità

R = costante universale dei gas (8,314 J/(mol K)

T= temperatura assoluta
DETERMINAZIONE DELL’ENERGIA DI ATTIVAZIONE

dati sperimentalmente T1 , T2 , K1 , K2

TEORIE MOLECOLARI DELLE REAZIONI CHIMICHE

1) TEORIA DEGLI URTI (fase gas)


Una trasformazione chimica si produce in seguito a collisioni tra molecole.
- la velocità dipende dalla concentrazione delle molecole di reagente, maggior numero di urti
- la velocità dipende dalla temperatura
- molecole devono collidere con opportuna energia
- le molecole devono collidere secono una certa orientazione: solo alcuni urti sono efficaci
2) TEORIA DELLO STATO DI TRANSIZIONE (gas e soluzioni)
un urto efficace di particelle porta a uno stato di transizione o complesso attivato
- lo stato di transizione è una specie instabile con legami parziali. è una specie in mezzo tra reagenti e
prodotti
- lo stato di transizione si trova a un massimo di energia potenziale
- l’energia di attivazione è l’energia necessaria a formare lo stato di transizione

con il progredire della reazione l’energia potenziale aumenta fino ad arrivare ad un massimo che
corrisponde allo stato di transizione e poi diminuisce fino ad arrivare ad EP (prodotti). La differenza
di energia fra il massimo e l’energia dei reagenti corrisponde all’energia di attivazione per la
reazione diretta Ea
CATALIZZATORE

sostanza che:

- causa un aumento della velocità di reazione senza venire consumata


- non modifica la costante di equilibrio Keq bensì solo la velocità di reazione permette però percorsi
alternativi con meccanismi diversi con Ea inferiori

Si distingue tra catalisi

a) omogenea: il catalizzatore ha lo stesso stato fisico dei reagenti


b) eterogenea: il catalizzatore ha stato fisico diverso dai reagenti
EQUILIBRI

Reazioni reversibili o di equilibrio: possono avvenire sia in senso diretto che in senso inverso.

in una reazione A+B <-> C+D

inizialmente il sistema contiene solo A e B, durante la reazione la velocità di trasformazione dei reagenti in
prodotti (inizialmemte molto grande) tende a dimniuire mentre la velocità di trasformazione dei prodotti in
reagenti (inizialmente piccola) tende ad aumentare fino a quando si eguagliano ad un t detto tempo di
equilibrio dopo cui la reazione è in una condizione di equilibrio dinamico dove la velocità delle due reazioni,
diretta e inversa è la stessa.

una volta raggiunta la condizione di equilibrio:

- la reazione non si ferma,continua ad avvenire nei due sensi


- la concentrazione delle varie sostanze rimane costante nel tempo

LEGGE DI AZIONE DI MASSA (Kc)

per una generica reazione Aa + bB <-> cC+ dD

Kc = costante di equilibrio

In una reazione di equilibrio , A TEMPERATURA costante, una volta raggiunte le condizioni di equilibrio, è
costante il rapporto tra il prodotto delle concentrazioni molari dei prodotti di reazione e il prodotto delle
concentrazioni molari delle sostanze reagenti, elevati al loro coeff. stechiometrico

Il valore di Kc data una certa reazione può essere influenzato esclusivamente dalla temperatura

SIGNIFICATO NUMERICO DI Kc
Kc<<1

Kc circa 1

Kc>>1
Kc PER SOSTANZE GASSOSE

quando i reagenti e i prodotti (TUTTI) sono in fase gassosa si può esprimere la Kc in funzione delle pressioni
parziali dei gas:

esprimendo la pressione in atmosfere

anche Kp dipende solo dalla temperatura

RELAZIONE TRA Kc e Kp

considerando la concentrazione come numero di moli (n) fratto volume (V) e considerando l’equazione di
stato dei gas perfetti PV=nRT allora [A] = n(a)/V ma P(a)V=n(a)RT da cui [A] = P(a)/RT

si può quindi riscrivere la Kc come

c + d – a – b = n (variazione del numero di molecole gassose che si verifica nel corso della reazione = moli
prodotti gassosi – moli reagenti gassosi

quindi:

N.B la pressione parziale è anche esprimibile come Ptot * X(a)

attenzione alle unità di misura quando si calcola Kc, piuttosto intervenire sui coefficienti di una reazione

EQUILIBRI OMOGENEI E ETEROGENEI

omogenei:

equilibri con reagenti e prodotti tutti nella stessa fase

eterogenei:

fase diversa

 per scrivere kc bisogna tener conto che ci sono solidi che non cambiano la loro concentrazione
 la concentrazione relativa del solido/liquido puro non viene inclusa nell’espressione della costante
di equilibrio della funzione
esempi:

N.B. Anche se non compaiono nell’espressione della costante di equilibrio, gli elementi o i composti allo
stato solido o liquido partecipano comunque alla reazione

QUOZIENTE DI REAZIONE

kc si calcola all’equilibrio, durante l’ avanzamento della reazione si può calcolare in ogni istante Qc, quando
si arriva all’equilibrio Qc=Kc

dove [x] sono concentrazioni in un qualsiasi istante della reazione

Il valore numerico indica:

- se il sistema avrà raggiunto l’equilibrio Qc=Kc


- quanto dista dall’equilibrio
- in che verso sta andando la reazione  diretta, inversa

ESEMPIO
si fanno 4 esperimenti: il valore di K all’equilibrio è costante nei 4 esperimenti (rapporto tra concentrazioni
di equilibrio è sempre uguale) anche partendo da concentrazioni iniziali molto diverse  Kc a T costante
resta costante

Qc varia ampiamente a causa delle concentrazioni iniziali molto diverse tra di loro

se in un istante:

- Qc<Kc la reazione sta andando avanti da reagenti a prodotti.


- Qc=Kc la reazione è all’equilibrio
- Qc>Kc la reazione sta andando indietro da prodotti a reagenti

ENERGIA LIBERA E COSTANTE DI EQUILIBRIO

∆G=0  equilibrio chimico

segno di ∆G definisce la direzione della reazione

∆Gr varia nel corso della reazione con la variazione della composizione della miscela,

prima che si raggiunga l’equilibrio ∆G<0, la reazione è spontanea, sta avanzando verso l’equilibrio, se voglio
portare la reazione oltre l’equilibrio e avere tutti prodotti puri ho ∆G>0 quindi una reazione non spontanea.
se si vede il grafico al contrario (partendo da prodotti puri e arrivando a reagenti) sarebbe stata spontanea
la reazione inversa

∆G° resta invariata  valuta solo condizioni standard dei reagenti


RELAZIONE TRA ∆G E ∆G°

∆G=∆G° + RT*ln(Q)

in particolare all’equilibrio

∆G=∆G° + RT*ln(K)

ma all’equilibrio

∆G=0

0=∆G° + RT*ln(K)

−∆ G °
ln(K)=
RT
−∆ G °
k=e RT
guardando l’avanzamento della reazione si capische che la reazione spontanea sia quella verso i prodotti 
all’equilibrio ho molto più B che A, per la reazione inversa solo una piccola parte dei prodotti verrà
trasformata in A per arrivare al punto di equilibrio k>1

si raggiunge velocemente il punto di equilibrio poiché solo pochi reagenti vengono trasformati in prodotti
mentre è largamente favorita la reazione inversa che porta i prodotti a diventare di nuovo reagenti. La
reazione diretta è favorita solo fino al punto di equilibrio, dopo diventa ∆G>0 non spontanea. k<1

MODIFICA DELLO STATO DI EQUILIBRIO

nell’industria si valutano parametri per influenzare la resa e la direzione di una reazione. si usano:

- fattori di natura chimica: modifica concentrazioni dei reagenti e prodotti


- fattori di natura fisica: pressione,temperatura

principio di Le Chatelier: consente di prevedere l’effetto di perturbazioni esterne sulla posizione di un


sistema all’equilibrio  L’EQUILIBRIO TENDE A SPOSTARSI IN MODO DA OPPORSI AL CAMBIAMENTO

in una reazione aA + bB  cC +dD si analizzano le perturbazioni di tipo chimico:


Il sistema cerca sempre di ridurre al minimo la variazione spostando il suo punto di equilibrio.

il punto di equilibrio si sposta ma K rimane costante  concentrazione prodotti/concentrazione reagenti


rimane costante.

EFFETTO DELLA VARIAZIONI DI PRESSIONE/VOLUME SUI COMPOSTI GASSOSI

in reazioni con reagenti e prodotti gassosi come

durante la trasformazione dei reagenti in prodotti si passa da 3 moli di molecole a 2 moli e riduce la sua
pressione (meno molecole ai prodotti) (PV=nRT)

 se si aumenta la pressione dall’esterno questo sistema sposta il suo equilibrio verso destra (meno
molecole, meno pressione) per opporsi all’aumento di pressione
 se si diminuisce la pressione l’equilibrio si sposta verso sinistra

se invece abbiamo una reazione del tipo:

la variazione di pressione non produce alcun effetto

se si hanno moli di solidi liquidi o soluti la variazione di pressione non produce alcun effetto
a) reazione all’equilibrio
b) perturbazione: V dimezzato, le pressioni parziali si raddoppiano
c) equilibrio ristabilito, il numero di molecole diminuisce, si sposta l’equilibrio verso destra, ho meno
molecole, ristabilimento pressione parziale ( si oppone al precedente aumento ) quindi Pf < 2pi

su questo sistema si ha l’effetto opposto: a una diminuzione di volume consegue uno spostamento della
reazione verso sinistra (I reagenti hanno meno moli dei prodotti)

LA Kc rimane sempre UGUALE

EFFETTO DELLE VARIAZIONI DI TEMPERATURA

la variazione di temperatura va a CAMBIARE LA Kc

il calore deve essere considerato come reagente o prodotto all’interno di una reazione

In una reazione endotermica (∆H > 0) il calore è un reagente (reagenti + calore↔ prodotti) In una reazione
esotermica (∆H < 0) il calore è un prodotto (reagenti ↔ prodotti + calore)

Variazioni:
- un AUMENTO di temperatura aggiunge calore e favorisce le reazioni ENDOTERMICHE
in una reazione endotermica (∆H > 0)
K aumenta e l’equilibrio si sposta verso destra in una reazione endotermica
poiche: calore+reagenti  prodotti
se aumento concentrazione dei prodotti l’equilibrio si sposta verso destra ma calore non rientra
nella frazione delle Kc quindi Kc aumenta
in una reazione esotermica (∆H < 0)
K diminuisce e la reazione si sposta verso sinistra analogamente
- una DIMINUZIONE di temperatura sottrae calore e favorisce le reazioni ESOTERMICHE

VARIAZIONE DI K AL VARIARE DI T

noto ∆H di una reazione e K a una certa temperatura posso calcolare K a una qualsiasi temperatura

RIASSUNTO EFFETTO DELLE PERTURBAZIONI SU UNA REAZIONE


EFFETTO DELLE PERTURBAZIONI SUL PROCESSO HABER-BOSCH

le perturbazioni possono essere usate per aumentare la resa di una certa reazione in campo industriale.

reazione di sintesi dell’ammoniaca : , reazione ESOTERMICA

perturbazioni:

1) si toglie prodotto: equilibrio spostato verso destra


2) si aggiunge reagente: equilibrio spostato verso destra
3) si aumenta la pressione: equilibrio si sposta verso destra (prodotti hanno meno moli)
4) si aumenta la temperatura: equilibrio si sposta verso sinistra. perchè? la velocità della reazione a T
ambiente è molto lenta  si cerca un compromesso tra aumento di velocità di reazione e
diminuzione di costante di equilibrio
5) aggiunta di un catalizzatore  raggiungimento dell’equilibrio è più veloce

EQUILIBRI ACIDO-BASE E IONICI


ACIDI E BASI COMUNI

Acidi e basi sono elettroliti  in acqua si dissociano e conducono corrente

acidi e basi forti  elettroliti forti

acidi e basi deboli  elettroliti deboli

ACIDI E BASI SECONDO ARRHENIUS (definizione limitata)

- ACIDO: sostanza che ha H in formula e sciolta in acqua libera H+


- BASE: contiene OH in formula e sciolta in acqua libera OH-

Acidi e Basi forti: completamente dissociati: in soluzione esistono solo come ioni. la dissociazione non è
reversibile.

Acidi e basi deboli: parzialmente dissociati: in soluzione esistono in parte come ioni, in parte come
molecole, la reazione di dissociazione è reversibile

LIMITAZIONE: non tutte le molecole che hanno caratteristiche basiche o acide rientrano nella categoria
specificata da arrenhius es NH3 non contiene OH ma in acqua:
TEORIA DI BRONSTED E LOWRY

- ACIDO: sostanza in grado di donare uno o più protoni, si forma base coniugata

- BASE: sostanza in grado di accettare uno o più protoni, si forma acido coniugati

L’ H2O si comporta sia da acido che da base

una base ha un doppietto elettronico non condiviso (coppia solitaria) che è in grado di accettare il protone
H+ dalla molecola che si comporta da acido

in una reazione acido-base si hanno due coppie coniugate acido-base

Se l’acido o la base è forte la reazione va a completamento: l’acido si dissocia completamente

la base che riceve il protone è più forte della base coniugata prodotta dalla reazione,

l’acido che rilascia il protone è più forte dell’acido coniugato prodotto:

in una reazione una base più forte e un acido più forte si trasformano in acidi più deboli e basi più deboli

LIMITI teoria di brownsted e lowry: non si può applicare il concetto di acidi e basi a reazioni che non
comportano cessione di protoni

ACIDI E BASI SECONDO LEWIS


- ACIDO: sostanza che accetta coppia di elettroni
- BASE: sostanza che dona una coppia di elettroni

quando si incontrano una base e un acido di Lewis si forma un addotto per legame covalente dativo, In
questo caso i due elettroni derivano entrambi dall’azoto

PRODOTTO IONICO DELL’ACQUA

L’acqua ha un comportamento anfotero: funziona sia da acido che da base

base nella prima, acido nella seconda.

L’acqua può andare incontro ad autoionizzazione: processo per cui quando due molecole vicine di acqua
una agisce da base, l’altra da acido  va in contro a dissociazione, reazione che va all’equilibrio:

si può scrivere la sua Kc come

la concentrazione dell’acqua al denominatore non varia, se si moltiplica la costante per Kc si ottiene Kw in


funzione del prodotto della concentrazione di ioni

Kw dipende dalla temperatura come Kc, è una reazione endotermica quindi (per p. di le chatelieur) se
aumento la temperatura la resa della reazione è più alta

Se siamo in assenza di acidi o basi in acqua a 25 °C

lo ione idronio da un indicazione sul Ph della nostra soluzione


infatti pH – log (10 E-7)=-(-7)= 7 Ph neutro

in ambiente acido pH<7.00

in ambiente basico pH>7.00

si può anche calcolare il valore di

RELAZIONE TRA Ph e pOH

passo ai logaritmi

quindi

in particolare Ph+pOH=14,00

EFFETTI DELLA DILUIZIONE

Partendo da una soluzione basica la concentrazione degli ioni OH – minore della concentrazione iniziale 
il pOH finale sarà maggiore quindi il pH minore

partendo da una soluzione acida la concentrazione di ioni H3O+ diminuisce quindi il ph aumenta

 diluendo una soluzione il ph va verso la neutralità

MISURAZIONE DEL PH

si usano cartine tornasole che cambiano colore secondo il ph della soluzione oppure si usa Ph-metro

COEFFICIENTE ALFA

acido forte, reazione a completamento, acido completamente dissociato in acqua:


acido debole, una parte dell’acido dissociata, una non dissociata

si può esprimere alfa attraverso la concentrazione :

la percentuale di ionizzazione dell’acido aumenta al diminuire della concentrazione iniziale dell’acido

COSTANTI DI EQUILIBRIO

la costante di equilibrio di ionizzazione di un acido è Ka

per una base è Kb

L’acqua ha concentrazione costante, è inglobata in Ka/Kb

il numero è molto piccolo  all’equilibrio gran parte dell’ HCN è in forma indissociata  HCN acido debole

RELAZIONE TRA Ka e Kb

considerando le due reazioni che coinvolgono la base e l’acido che contengono F:

sommando le reazioni si ottiene la reazione di autoionizzazione dell’acqua e il prodotto tra Ka e Kb da Kw


(costante di equilibrio reazione autoionizzazione dell’acqua), conoscendo la costante di un acido (nota) si
può trovare la costante della base coniugata grazie a questa formula (se le costanti sono misurate alla
stessa T) .

ACIDI MONOPROTICI E POLIPROTICI

Alcuni acidi contengono un solo protone ionizzabile : monoprotici


diprotici, triprotici, poliprotici

la Ka è sempre maggiore alla prima ionizzazione e minore alle successive

il Ph acido dipende solo dalla prima dissociazione

es . H2SO4 acido DIPROTICO forte

FORZA ACIDA

direttamente proporzionale alla tendenza di protonarsi

fattori che la influenzano:

- polarità del legame H—R


all’aumentare della polarità si diminuisce la densità elettronica su H aumenta la forza dell’acido
<domina tra gli acidi dello stesso periodo>
la causa è l’elettronegatività degli elementi che influenza la polarità del legame:

in questo esempio in ogni molecola vi è un solo ossigeno, in generale più ossigeni (elettronegativi)
vi sono in una molecola più l’acido è forte

- forza del legame H—R


al diminuire della forza del legame aumenta la forza dell’acido
<domina tra gli acidi dello stesso gruppo>
- stabilità base coniugata
all’aumentare della stabilità della base coniugata la forza dell’acido aumenta

REAZIONE ACIDO-BASE:NEUTRALIZZAZIONE

Le reazioni fra acidi e basi sono dette neutralizzazioni e i loro prodotti sono sali e acqua.

lo ione proveniente da acido e quello dalla base si combinano per formare molecole d’acqua
facendo evaporare l’acqua si ottiene cloruro di calcio cristallino

Condizione di equivalenza: Moli di H+ = moli di OH-

TITOLAZIONE

è la misura della concentrazione di un soluto in una soluzione.

determinazione volumetrica: soluzione con concentrazione ignota (analita) reagisce con soluzione con
reagente in soluzione a concentrazione nota (titolante): si può determinare il volume di titolante necessario
per far reagire completamente l’analita e ricavarne la concentrazione.

con le reazioni di neutralizzazione la concentrazione di una soluzione acida può essere determinata
aggiungendo poco a poco una base

 si aggiungono gocce di titolante


 si arriva al punto di equilibrio dove Ph = 7.00 quindi moli di H+ = moli di OH-
 si misura il volume aggiunto
 si ricavano le moli aggiunte grazie alla molarità
 si ricavano le moli di analita attraverso la stechiometria
 si trova la molarità dividendo per il volume

al punto equivalenti Na*Va=Nb*Vb

N è normalità, sempre un multiplo intero di n quindi si può scrivere N=Ze*n dove Ze numero di equivalenza
è un numero intero

N=ZeM

SOLUZIONI SALINE

Sali costituiti sempre da un anione e da un catione: per il fenomeno dell idrolisi salina il Ph della soluzione
può non essere neutro

- idrolisi acida: avviene nelle soluzioni dei Sali provenienti da acidi forti e una base debole
- idrolisi basica: avviene nelle soluzioni dei Sali provenienti da basi forti e un acido debole

NaCl proviene da una base forte e un acido forte  non reagiscono con H2O  non modificano il prodotto
ionico dell’acqua ph neutro

invece

CH3COONa → CH3COO- + Na+

CH3COO- da acido acetico acido debole Na+ da Na(OH) base forte

CH3COO- prende un protone a H3O+  si formano ioni OH-  la soluzione è basica


SALI DI ACIDO FORTE E BASE DEBOLE

NH4Cl → NH4 + + Cl-

NH4+ da base debole NH3

Cl- da acido forte HCl

NH4+ sottrae OH- all’acqua  aumento concentrazione H3O+ la soluzione è acida

SALE DA ACIDO DEBOLE E BASE DEBOLE

CH3COONH4  CH3COO- + NH4+

il CH3COO- reagisce con H3O+  aumenta concentrazione OH-

NH4+ reagisce con OH-  aumenta concentrazione H3O+

l’acidità dipende dal valore delle costanti di idrolisi del catione e dell’anione
calcolando…

Kw
Kh=
Ka∗Kb
SOLUBILITA’ DEI SALI

solubili:

contenenti ioni dei metalli alcalini e lo ione ammonio, nitrati, solfati, sali degli ioni cloruro, bromuro e
ioduro, eccezion fatta per : Eccezioni significative sono i sali degli ioni bario, piombo, mercurio (II) e calcio.

insolubili: idrossidi tranne sodio e potassio

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