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La chimica è la scienza, o più precisamente quella branca delle scienze naturali che
studia:
• Composizione: di cosa è fatta la materia;
• Struttura: come le particelle elementari sono legate tra di loro;
• Proprietà: le caratteristiche della materia;
• Reazioni: come si comporta ciascuna sostanza in presenza di altre (es. formazione
della ruggine su una superfice di metallo, accensione del motore della macchina,
digestione ecc.).
La MATERIA è tutto ciò che occupa spazio, che ha massa e che è percepibile dai nostri
sensi.
Può presentarsi in vari stati: liquido, gassoso e solido.
A livello molecolare:
• In un gas le molecole sono molto distanti e si muovono molto velocemente;
• In un liquido le molecole sono più vicine ma si muovono ancora con rapidità,
permettendo di scivolare le une sulle altre (si versano facilmente);
• In un solido le molecole sono strette tra loro in disposizioni bene definite dalle quali le
molecole stesse possono muoversi solo leggermente.
La maggior parte della materia che incontriamo è sotto forma di miscele di diverse
sostanze.
Ogni sostanza contenuta in una miscela conserva la propria identità chimica e le proprie
proprietà.
Mentre le sostanze pure hanno una composizione fissa, la composizione della miscela
può variare.
Esistono:
• miscela eterogenea: costituita di parti fisiche distinte, ognuna con proprietà differenti;
• miscela omogenea: invece, uniforme nelle sue proprietà e composizione, in ogni parte
del campione.
Dunque, possiamo definire la materia come una miscela/miscuglio di elementi e composti.
Dalton, analizzando e incrociando la legge di Lavoisier e Proust, istituì quello che oggi è
noto come modello atomico di Dalton (direttamente derivante da quello di Demecrito),
secondo cui l’atomo era una porzione di materia indivisibile, che non presentando cariche
elettriche, non poteva interpretare i fenomeni elettrici.
Successivamente, Thomson, attraverso un esperimento fu in grado di determinare il
rapporto carica/massa, misurando le deviazioni che subiva il fascio elettrico.
Gli elettroni, quindi, dovevano essere una componente principale di tutti gli atomi con
cariche soltanto positive.
Con il suo esperimento, invece, Millikan riuscì a misurare la carica elettrica
dell’elettrone, da cui fu possibile ricavare anche la massa dell’elettrone, grazie al
rapporto carica/massa ideato da Thomson.
Negli anni successivi, studiando la radioattività (emissione spontanea di radiazioni) degli
elementi, Rutherford, attraverso un esperimento, arrivò alla conclusione che gli atomi
sono particelle costituite da nuclei molto piccoli, in cui risiedono protoni e neutroni, attorno
al quale ci sono gli elettroni che contribuiscono a dare volume all’atomo (modello
planetario).
Dal modello di Rutherford si arriva alla visione moderna della STRUTTURA ATOMICA,
formata da protoni (carica relativa, p+ : +1; massa: 1.00727), elettroni (carica relativa, e-
: -1; massa: 1.00866) e neutroni (carica relativa: n°; massa: 0.0005458).
Il nucleo è responsabile della massa dell’atomo, mentre gli elettroni conferiscono volume
all’atomo.
L’unità di misura della massa atomica è chiamata UMA.
NOTA Il concetto di atomo non è da confondere con il concetto di elemento. Poiché
l’atomo è una particella, mentre l’elemento dipende dalla natura dell’atomo.
Dunque, secondo Rutherford l’atomo poteva esistere solo se gli elettroni erano in moto
circolare attorno al nucleo, così che la forza centrifuga (repulsiva) e quella elettrostatica
(attrattiva) si annullano mantenendo l’elettrone su un’orbita costante.
Secondo Maxwell, però, gli elettroni in orbita a causa dell’elettromagnetismo avrebbero
dovuto perdere rapidamente energia e precipitare sul nucleo, dicendo così che lo spettro
di emissione dei gas non è continuo, ma a righe.
Perciò si passò dal modello atomico classico al modello atomico quantistico
STECHIOMETRIA
La massa atomica
Le masse atomiche assolute degli atomi sono valori molto piccoli, espressi in grammi.
Mentre, le masse atomiche relative (o peso atomico) sono i valori delle masse misurate
rispetto ad un’unità di massa di riferimento.
L’unità di misura della massa atomica è l’ u.m.a, che corrisponde alla dodicesima parte di
12C, cioè del carbonio con A=12 → 1 u.m.a. = 1.660540x10^27Kg = 1.660540x10^24g
La massa atomica tabulata, invece, è media delle masse dei suoi isotopi naturali,
calcolata secondo le rispettive abbondanze naturali.
Poiché risulta difficile contare atomi o molecole, si utilizza la MOLE, cioè una quantità di
sostanza che contiene tante unità quanti atomi sono contenuti in 12 grammi del 12C. il
numero di unità contenute in una mole si chiama numero di Avogrado (Na o N).
Quindi, una mole di materia contiene 6.022 10^23 unità chimiche elementari. La massa in
grammi di 1 mol di materia di qualsiasi sostanza elementare o composta è detta massa
molare ed è uguale alla massa atomica (per le sostanze elementari) o molecolare (per i
composti) espressa in uma.
Luce-materia
Secondo Planck e Einstein l'energia non è una grandezza continua ma è quantizzata, cioè
può essere ceduta o trasmessa solo in quantità discrete, multiplo di un valore fisso detto
quanto.
Secondo la natura dualistica della luce, la radiazione elettromagnetica che in
precedenza viene considerata come un'onda ha anche una natura corpuscolare.
LA LUCE
Nel ventunesimo secolo si arrivò alla consapevolezza che all'interno dell'atomo esistevano
gli elettroni che attraverso il loro movimento producevano luce e altri tipi di radiazioni
elettromagnetiche. Se viene scomposta in diverse lunghezze d'onda una radiazione
proveniente da una sorgente luminosa viene prodotto uno spettro continuo, ad esempio
una radiazione proveniente da un elemento chimico generava uno spettro a righe dove
ciascun elemento produce un'insieme ben preciso di righe colorate dette anche righe
spettrali che sono una sorta di firma dell'atomo.
Modello atomico di bohr
Secondo il modello atomico di Rutherford gli elettroni ruotano attorno al nucleo su orbite
ben definite. Dalla teoria elettromagnetica di Maxwell un sistema di cariche in movimento
deve irradiare onde elettromagnetiche e quindi perdere energia. Tuttavia, perdendo
energia, gli elettroni verrebbero attratti sempre più vicino al nucleo, seguendo una spirale,
fino a raggiungerlo. Tale sistema avrebbe una durata estremamente breve (circa 10-11 s).
Nel 1913 Bohr risolse il problema riguardante la teoria atomica di Rutherford applicando
l’ipotesi quantistica di Planck. La teoria di Bohr si basa sull’interpretazione degli spettri
dell’idrogeno e utilizza le leggi della fisica classica, con restrizioni quantiche derivate dalla
teoria di Planck.
Bohr, per un atomo di idrogeno, postulò che:
L’elettrone si muove secondo orbite circolari attorno al nucleo secondo un moto descritto
dalla fisica classica;
L’elettrone possiede solo una serie fissa di orbite permesse dette stati stazionari. Le orbite
permesse sono quelle in cui certe proprietà dell’elettrone hanno valori univoci. Le orbite
corrispondono a gusci sferici ad energia costante;
Finché l’elettrone resta in una determinata orbita (stato stazionario) non cede e non
assorbe energia, la quale resta costante;
Un elettrone può passare solo da un’orbita permessa ad
un’altra (non può rimanere ad un livello intermedio). In
queste transizioni vengono coinvolte quantità fisse di
energia, che sono i quanti, i quali vengono o assorbiti o
emessi. Sono permesse quindi solamente le orbite che
soddisfano la seguente condizione quantica:
L’elettrone nello stato a minor energia si trova nell’orbita
più vicina al nucleo (stato fondamentale, n=1);
Le orbite con n>1 sono occupate solo dall’elettrone in
uno stato di energia più alta, detto stato eccitato.
Quando un elettrone passa da un livello energetico più alto a uno più basso perde
energia sotto forma di radiazione, quindi emette una radiazione elettromagnetica
(fotone) a frequenza v: hv rappresenta il salto energetico di livello, al contrario un
elettrone sale di livello quando viene investito da una radiazione elettromagnetica
quindi ha assorbito un fotone. Gli elettroni emettono l'energia assorbita sotto forma di
luce e ciò spiega le righe degli spettri di emissione degli atomi e tutti gli elementi.
Il modello atomico di Borh presentava però alcune limitazioni ovvero che era basato solo
su concetti di fisica meccanica classica e che soprattutto era un modello sperimentale
relativo all'atomo di idrogeno e quindi non adatto per gli spettri di altri elementi. Quindi era
necessario sviluppare una nuova teoria meccanica per descrivere la struttura dell'atomo.
Dualismo onda-paticella
Il dualismo onda particella è la duplice natura fisica sia corpuscolare che ondulatoria. La
luce ha sia una natura ondulatoria che corpuscolare, questa visione nacque con la
teoria dei quanti Di Max Planck, secondo la quale un fascio di luce è composto da una
determinata quantità di particelle indivisibili detti quanti. Questa teoria venne confermata e
ripresa da Albert Einstein per spiegare l'effetto fotoelettrico, quindi era chiaro ormai che la
luce e le radiazioni elettromagnetiche avevano una natura ondulatoria e corpuscolare.
Questo dualismo non riguardava soltanto la luce ma anche la materia, infatti anche la
materia ha duplice natura ondulatoria e particellare, nel 1924 de broglie intuii che
questo dualismo non riguardava soltanto le radiazioni ma anche la materia, infatti gli
elettroni hanno proprietà sia ondulatorie che corpuscolari quindi la stessa materia può
manifestarsi sotto forma di onde e da qui nasce l'equazione
ℎ
ʎ= ʎ lunghezza d’onda dell’elettrone
𝑚𝑣
E’ possibile osservare proprietà ondulatorie solo per le particelle di massa estremamente
piccola.
Gli elettroni di un atomo possono assumere solo particolari valori di energia che
dipendono dalla struttura dell'atomo stesso. Inoltre non è possibile parlare di traiettoria, ma
la posizione di un elettrone è un concetto esclusivamente probabilistico secondo la
meccanica quantistica.
Secondo il principio di indeterminazione di Heisenberg in un sistema microscopico non
è possibile rilevare contemporaneamente la velocità e la posizione di una particella nello
spazio, in quanto maggiore è l'accuratezza nel determinare la posizione di una particella,
minore sarà l'accuratezza con la quale si può accertare la quantità di moto ovvero la
velocità.
Schrodinger decise di abbandonare la teoria delle leggi della meccanica classica e
adottare una interpretazione probabilistica tramite le leggi della meccanica quantistica ed
elaborò un'equazione per calcolare le onde di probabilità ovvero le orbite intorno al nucleo
dove l'elettrone potrebbe
orbitare con maggiore
probabilità.
Orbitali S I=0
Gli orbitali si rappresentano graficamente con una superficie limite ovvero la superficie che
delimita la zona dello spazio equivalente al 90% delle
probabilità di trovare l'elettrone. La dimensione
dell'orbitale aumenta all'aumentare del numero
quantico. L’orbitale S ha una forma sferica.
Orbitali p I=1
Gli orbitali p sono tre in quanto I=1 quindi sono possibili i valori
di m= -1,0,+1. La simmetria è assiale e ogni orbitale p ha un
piano nodale in cui la funzione y si annulla.
ORBITALI D I=2
Gli orbitali sono 5 in quanto I=2 quindi sono possibili valori di m=-2,-1,0,+1,+2.
Orbitali f I=3
Gli orbitali sono 7, hanno generalmente 8 lobi, esistono tre piani nodali rappresentate da
funzioni matematiche di terzo grado.
Atomi polielettrici
Il modello ondulatorio si applica anche in atomi con più elettroni, in questo caso la
trattazione è più complessa in quanto bisogna considerare anche la repulsione fra elettroni
che hanno la stessa carica e quindi in questo caso è necessario introdurre un numero
quantico.
Numero quantico di spin è dato dal fatto che un elettrone può generare un campo
magnetico ruotando su se stesso con due possibili versi di rotazione: orario e antiorario, a
cui corrispondono due orientazioni opposte del campo magnetico e quindi può generare
soltanto due valori opposti di momento magnetico quindi Ms.
Configurazione elettronica
Ogni atomo è caratterizzato da una particolare disposizione degli elettroni nei suoi orbitali,
la configurazione elettronica rappresenta tale disposizione e si può costruire in base alle
seguenti regole:
• Principio di esclusione di pauli; in un atomo non possono coesistere due elettroni
caratterizzati dagli stessi valori dei numeri quantici (n l ml ms) e quindi un orbitale
potrà descrivere solo due elettroni, purché questi abbiano valori diversi dal numero
quantico di spin.
• regola di hund; gli elettroni tendono ad occupare orbitali degeneri singolarmente
con i loro Speed paralleli, quindi tendono ad occupare il massimo numero di orbitali
e con lo stesso valore di spin.
• principio della costruzione progressiva; si occupano prima gli orbitali a più
bassa energia e poi quelli energia più elevata
TAVOLA PERIODICA
Le proprietà chimiche e fisiche degli elementi variano in funzione del numero atomico
in maniera regolare e periodica, per poter organizzare gli elementi per numero atomico
crescente è stata ideata la tavola periodica. La prima tavola periodica fu ideata da
Mendeleev che organizzò gli elementi in base alle loro proprietà chimiche simili e li
rispose in ordine crescente di massa atomica. La tavola periodica moderna è suddivisa
in colonne e righe, le colonne rappresentano i gruppi che indicano il numero di elettroni
di valenza nell'ultimo orbitale, si suddividono in: gruppo A, al quale appartengono 8
gruppi, che contengono elementi detti rappresentativi o tipici.
Al gruppo B appartengono gli elementi detti di transizione. Le righe della tavola
periodica rappresentano i periodi, ogni periodo è un numero intero che indica il livello
energetico o il numero quantico degli elementi chimici disposti sulla riga. Il periodo
aumenta spostandosi verso il basso.
Gli elementi chimici sono ordinati per numero atomico.
Ogni posizione nella tavola periodica fornisce un'informazione sulla struttura elettronica
dell'elemento chimico. Le prime due colonne della tavola periodica indicano gli
elementi con gli elettroni di valenza nell'orbita di tipo S.
Le ultime sei colonne della tavola periodica indicano gli elementi con gli elettroni di
valenza nell'orbita di tipo P dove ogni orbitale può ospitare al massimo sei elettroni.
Le righe centrali della tavola periodica hanno elettroni di valenza nel sottogruppo d,
vengono detti elementi di transizione perché riempiono gli orbitali dei sottolivelli più
interni rispetto agli orbitali di valenza, il sottolivello di tipo d ospita 10 elettroni, mentre
abbiamo anche elementi di transizione che si trovano nei sottolivelli interni di tipo F che
ospitano 14 elettroni.
Al momento la tavola periodica è composta da 118 elementi, gli ultimi elementi sono
artificiali
Nella tavola periodica vi è inoltre un'altra suddivisione, nella parte iniziale troviamo i
metalli, nella parte centrale i metalli di transizione e infine i non metalli con i gas nobili.
PROPRIETA’ PERIODICHE
Le proprietà atomiche degli elementi dipendono dalla loro configurazione elettronica, le
proprietà che variano in maniera ricorrente lungo ciascun periodo e gruppo della tavola
periodica sono chiamate proprietà periodiche degli elementi.
Carica nucleare effettiva
E’ la carica reale che l'elettrone sente dal nucleo positivo e la risultante della forza
attrattiva esercitata dal nucleo sull’elettrone e le forze repulsive generate dagli elettroni
dei gusci più interni. Questa è minore della carica nucleare e aumenta man mano che
ci si avvicina al nucleo.
Raggio atomico
per misurare il raggio atomico si considera la metà della distanza tra i nuclei di due
atomi uguali e adiacenti di una molecola solida o gassosa, la dimensione di un atomo
dipende dalla distanza media degli elettroni di valenza dal nucleo, il raggio atomico
aumenta lungo un gruppo e diminuisce lungo un periodo.
Il raggio ionico indica il raggio assunto dall'atomo dopo essere stato ionizzato, ovvero
privato di una quantità di elettroni di valenza.
Nei cationi ( ioni positivi generati da atomi che cedono uno o più elettroni) il raggio
ionico è minore del raggio atomico, negli anioni (ioni negativi generati da atomi che
hanno acquistato uno o più elettroni) il raggio ionico è maggiore del raggio atomico.
energia o potenziale di ionizzazione
E’ l'energia minima da somministrare a un atomo isolato in fase di gassosa per
strappargli un elettrone trasformandolo in uno ione positivo. È possibile avere una
prima, una seconda e una terza ionizzazione.
Regola dell’ottetto
Gli atomi spesso acquistano, perdono o condividono elettroni per arrivare allo
stesso numero di elettroni dei gas nobili che hanno una struttura elettronica
molto stabile. La tendenza di un atomo ad avere 8 elettroni nel proprio guscio
di valenza è detta regola dell'ottetto. Questa è eseguita dalla maggior parte
delle molecole ma non da tutte.
Le formule di Lewis sono rappresentazioni bidimensionali delle formule di
struttura che mostrano esplicitamente sia le coppie di legame che quelle di
non legame ma non danno informazioni sulla forma tridimensionale della
molecola.
Per poter scrivere la formula di Lewis bisogna conoscere il suo scheletro
ovvero come sono connessi fra loro gli atomi. Al centro troviamo l'atomo
meno elettronegativo attorno al quale sono legati atomi a più alta
elettronegatività.
Vi sono delle eccezioni alla regola dell'ottetto, ovvero molecole con più di 8
elettroni di valenza sull'atomo centrale, questa espansione si può avere solo
con elementi appartenenti al terzo periodo o a quelli successivi, e le molecole
in cui si osserva questo fenomeno vengono definite ipervalenti. (PCL5)
LEGAME CHIMICO
Gli atomi formano legami chimici per raggiungere una configurazione
elettronica più stabile, generalmente la configurazione elettronica del gas
nobile più vicino, quindi l’ottetto.
Il legame chimico rappresenta l'insieme delle forze che tengono uniti un
atomo ad un'altro.
L'energia di legame rappresenta l'energia necessaria a rompere il legame
chimico.
Quando abbiamo una formazione di un legame viene rilasciata energia,
mentre quando abbiamo una rottura di un legame viene assorbita energia.
Questo processo avviene tramite la donazione, la condivisione o la ricezione
di elettroni.
l'elettronegatività è la tendenza di un atomo ad attrarre su di sé gli elettroni
condivisi dal legame. Attraverso la scala Mulliken l’elettronegatività viene
misura con
Anche le coppie di elettroni liberi hanno un comportamento simile a quello delle coppie
condivise, ma la repulsione tra coppie elettroniche libere è maggiore rispetto a quelle
condivise. Inoltre i legami covalenti doppi e tripli valgono come un legame singolo al fine
della geometria molecolare.
Legami multipli
Esistono due modi in cui gli orbitali possono sovrapporsi per formare i legami:
legame sigma, la linea che congiunge i due nuclei passa attraverso il centro della zona di
sovrapposizione.
Legame pigreco, risulta dalla sovrapposizione di due orbitali p orientati
perpendicolarmente all'asse internucleare, in questo legame le zone di sovrapposizione si
trovano sopra e sotto l'asse internucleare, in questo caso la sovrapposizione totale di un
legame pigreco tende ad essere inferiore che in un legame sigma, quindi il legame pi
greco è più debole rispetto al sigma.
Un legame singolo è di tipo sigma, un legame doppio è formato da un legame sigma e uno
pi greco, un triplo legame è fatto da un legame sigma e due pi greco.
Esempio: nella molecola di idrogeno ci sono due elettroni in un orbitale legante e zero
elettroni in un orbitale anti-legante, la molecola ha pertanto ordine di legame 1.
Numero di ossidazione
Il numero di ossidazione non è altro che lo stato di ossidazione di un atomo in una
sostanza, cioè la differenza tra il numero di elettroni di valenza e quelli che rimangono una
volta che sono stati assegnati tutti gli elettroni di legame all'atomo più elettronegativo di
ogni coppia. Questo può assumere sia valori positivi che negativi, per scoprire se questo
assume valori positivi o negativi bisogna capire se gli elettroni vengono ceduti (+) o
acquistati (-).
Le sostanze semplici hanno numero di ossidazione pari a zero, il numero di ossidazione di
un catione o di un anione corrisponde alla propria carica. L'idrogeno ha sempre numero di
ossidazione pari a +1 tranne che per gli idruri dove ha -1.
L’ossigeno ha sempre -2 tranne in OF2 (+2) nei perossidi (-o-o-, -1) e nei superossidi (-
1\2)
REAZIONI CHIMICHE
Sono trasformazioni di uno o più sostanze dette reagenti in una o più sostanze dette
prodotti.
Possono essere reversibili o irreversibili, e ne esistono di due tipi:
1. reazioni che avvengono senza trasferimento di elettroni (reazioni di scambio, di
neutralizzazione, dissociazione o combustione)
2. reazioni che avvengono con trasferimento di elettroni (ossido-riduzioni).
LEGAME METALICO
i legami metallici conducono bene la corrente anche allo stato solido, conducono il calore,
sono lucenti, duttili e malleabili e formano facilmente leghe. Hanno bassi potenziali di
ionizzazione e perdono facilmente i loro elettroni di valenza, la loro capacità di deformarsi
può essere spiegata dal fatto che gli atomi metallici formano legami con molti atomi vicini e
se è applicata una forza il reticolo si deforma ma non si rompe,
LEGAMI DEBOLI
I legami deboli influenzano il comportamento della materia, in quanto sono collegati alla
transizione di fase, determinano le caratteristiche di solubilità delle sostanze nei solventi e
sono responsabili della formazione di particolari strutture di molecole importanti come il
dna e le proteine. La formazione degli Stati solido e liquido per qualsiasi sostanza
suggerisce che tra le molecole e gli atomi vi siano delle forze, dette forze di attrazione
intermolecolari, queste sono molto inferiori alle forze di legame che legano tra loro gli
atomi e le molecole. Le forze intermolecolari sono forze di natura elettrostatica che
mantengono le molecole vicine tra loro.
FORZE IONE-DIPOLO
Questa forza si ha tra uno ione e la carica parziale localizzata sull'estremità di una
molecola polare, le molecole polari sono dei dipoli, e se hanno un'estremità positiva e una
negativa che si attraggono tra di loro, questa attrazione aumenta se la carica dello ione o
la grandezza del momento di dipolo aumentano. Queste forze sono particolarmente
importanti per le soluzioni di sostanze ioniche in liquidi polari (NaCl in acqua)
FORZE DIPOLO-DIPOLO
Le molecole polari si attraggono quando l'estremità positiva di una molecola si trova vicino
all'estremità negativa di un'altra molecola, queste forze sono efficaci solo quando le
molecole polari si trovano vicine e sono più deboli delle forze ione-dipolo. Nei liquidi polari
le molecole sono libere di muoversi l'una rispetto all'altra, possono avere sia un
orientazione attrattiva che repulsiva. La forza delle attrazioni intermolecolari aumenta
all'aumentare della polarità.
FORZE DI DISPERSIONE DI LONDON
Le forze di London (dette anche interazioni dipolo istantaneo-dipolo indotto) sono forze
attrattive tra molecole non polari.
Anche molecole di per sé non polari possono divenire, per brevissimi intervalli di tempo,
molecole polari. Ciò è dovuto al moto degli elettroni attorno al nucleo. In un atomo,
solitamente la distribuzione della nuvola elettronica è simmetrica rispetto al nucleo
dell'atomo; i baricentri delle cariche negative e positive coincidono e la molecola è non
polare. In un dato istante può succedere però che la distribuzione della nuvola elettronica
sia asimmetrica rispetto al nucleo e addensata da un lato. Ciò determina la formazione di
un dipolo istantaneo. Ciascun dipolo istantaneo genera un campo elettrico che a sua volta
induce un dipolo indotto nelle molecole circostanti.
Tra il dipolo istantaneo e il dipolo indotto si viene a formare una forza attrattiva detta forza
di London, ed è proprio grazie a questo tipo di interazione se molecole perfettamente
apolari come O, e Nz possono esistere allo stato condensato.
L'intensità delle forze di London aumenta all'aumentare delle dimensioni e della massa
molecolare delle molecole. E per questo motivo che F, e Cl, sono gassosi, Brz è liquido
mentre Iz è solido.
LEGAME PONTE IDROGENO
È una forza attrattiva che si instaura tra molecole che contengono un atomo di idrogeno
legato covalentemente a un atomo piccolo molto elettronegativo e con una coppia
elettronica libera, questa è la più intensa tra le forze intermolecolari ed è circa 5 volte più
forte di una qualsiasi altra attrazione dipolo-dipolo.
Il legame a idrogeno influisce sulle proprietà fisiche delle sostanze che lo contengono, per
esempio le proprietà dell'acqua dipendono dal legame idrogeno, infatti una molecola di
acqua è legata da legami a idrogeno ad altre quattro secondo una disposizione
tetraedrica.
Lo stato delle sostanze sta nel modo in cui le particelle si dispongono e viene influenzato
molto dalle forze intermolecolari, in quanto se non si instaurassero forze di attrazione
reciproche tra le molecole, tutte le sostanze si troverebbero allo stato gassoso.
I GAS
I gas possono essere compressi facilmente, esercitano una pressione sul recipiente,
occupano tutto il volume disponibile, non hanno né forma né volume proprio e due gas si
diffondono facilmente uno nell'altro, tutti i gas hanno basse densità. Il comportamento
fisico dei gas dipende da quattro variabili: pressione, volume, temperatura e numero di
particelle.
La pressione si definisce come la forza esercitata per unità di superficie, la pressione
esercitata dai solidi è una grandezza unidirezionale, mentre quella esercitata dai gas non
è unidirezionale.
Temperatura è una grandezza fisica misurabile sfruttando una proprietà sensibile alle sue
variazioni, ad esempio sfruttando la dilatazione termica, questa può essere misurata
attraverso i termometri e attraverso varie scale di misura.
Leggi empiriche di gas
legge di Boyle: a temperatura costante la pressione e il volume sono inversamente
proporzionali;
legge di Charles: a pressione costante il volume di una quantità fissa di gas è
direttamente proporzionale alla temperatura assoluta;
Combinando le due leggi possiamo dare vita a una legge unica PV=nRT in cui viene
combinato anche il principio di avogadro che afferma che, a volumi uguali di gas differenti,
nelle stesse condizioni di temperatura e pressione, contengono lo stesso numero di
molecole.
LEGGE DI DALTON
In una miscela gassosa ogni componente si espande fino a riempire il contenitore
esercitando una propria pressione, detta pressione parziale. Secondo la legge di dalton la
pressione totale della miscela è data dalla somma delle pressioni parziali. Nella legge dei
gas ideali è possibile utilizzare questa uguaglianza andando a sommare il numero di moli
dei gas e trovando poi la pressione totale.
LEGGE DI VAN DER WAALS
È un'estensione dell'equazione di Stato di gas perfetti con la quale si descrive il
comportamento dei gas reali, infatti nei gas reali il volume materialmente occupato dalle
particelle non è trascurabile rispetto al volume del recipiente, e inoltre nei gas reali fra le
particelle gassose esistono interazioni non trascurabili, per questo ci sono state delle
modifiche all'equazione de gas ideali.
dove B corrisponde al volume
materialmente occupato da
una mole di gas, sottraendo
questo prodotto al volume del
gas otterremo la parte del
volume realmente disponibile
per il movimento delle
particelle presenti n moli, ed è questo il volume corretto che deve essere considerato in
un'equazione di Stato valida per i gas reali. L'aumento della pressione comporta una
riduzione delle distanze tra le particelle e comporta un aumento delle forze di interazione,
mentre il diminuire della temperatura significa rendere le molecole più vulnerabile alle
forze di interazione. Pertanto se in un volume V sono contenute n molecole le forze
attrattive esistenti nell'unità di volume in una di esse e tutte le altre è proporzionale al
numero di quest'ultime quindi ad N\V, questo può ripetersi per ciascuna mole contenuta
nell'unità di volume quindi per avere l'entità totale della forza attrattiva bisogna elevare il
rapporto al quadrato e moltiplicarlo per il fattore legato all'intensità delle forze
interparticellari (a).
LO STATO SOLIDO
Nello stato solido le forze attrattive tra le particelle prevalgono sull'effetto di agitazione
termica, la libertà di movimento delle particelle è quasi pari a zero, inoltre tutte le sostanze
possono trovarsi allo stato solido e, più deboli sono le forze attrattive più bassa sarà la
temperatura di transizione allo stato liquido. Ne distinguiamo vari tipi:
solidi amorfi, hanno una disposizione disordinata degli atomi, le proprietà ottiche,
meccaniche ed elettriche sono isotope e infine non hanno una definita temperatura di
fusione.
Solidi cristallini, hanno una disposizione ordinata degli atomi secondo un reticolo
cristallino, hanno una cella elementare, ovvero un'unità strutturale minima la cui ripetizione
nelle tre dimensioni genera l'intero reticolo, presentano una superficie piatta ben definita,
hanno una temperatura di fusione, e infine le proprietà ottiche meccaniche ed elettriche
sono diverse nelle varie direzioni(ANISOTROPIA).I solidi cristallini si classificano a loro
volta in:
SOLIDI COVALENTI, sono presenti gli atomi legati con legami covalenti, essendo il
legame covalente molto forte il reticolo è difficile da rompere e ciò spiega le temperature di
fusione molto elevate;
SOLIDI MOLECOLARI, sono presenti molecole legate con deboli legami intermolecolari,
l'impacchettamento dipende dalla forma delle molecole e dalla forza delle interazioni, la
temperatura di fusione è molto bassa e il reticolo non è tanto duro e presenta un'alta
tensione di vapore;
SOLIDI IONICI, nei soliti ionici si alternano con regolarità ioni positivi e negativi, la
temperatura di fusione è relativamente alta dovuta al legame ionico tra le particelle, il
reticolo è fragile, dovuto alla repulsione fra gli ioni dello stesso segno. Allo stato fuso e in
soluzione acquosa conducono la corrente elettrica grazie alla presenza di ioni liberi
quando il reticolo viene demolito;
SOLIDI METALLICI, sono presenti ioni positivi legati da legame metallico, il reticolo è
avvolto da una nuvola elettronica, la temperatura di fusione è generalmente alta grazie al
legame metallico che rende reticolo difficile da rompere, ha una elevata densità in quanto
l'impacchettamento è compatto grazie agli atomi che si dispongono in modo da lasciare il
minor spazio vuoto, hanno una buona conducibilità termica ed elettrica, grazie alla nuvola
elettronica che avvolge il reticolo, è possibile deformare il reticolo senza romperlo grazie
alle forze che legano i vari ioni e alla nuvola che avvolge il reticolo che rimangono
invariate.
LE SOLUZIONI
Le soluzioni sono sistemi omogenei di due o più componenti, il processo di
solubilizzazione è una trasformazione fisica, pertanto le proprietà chimiche dei
componenti si conservano, le soluzioni possono esistere in stato di gas, liquido o solido. In
queste è presente un solvente, che è il componente presente in maggior quantità, è un
soluto.
LA SOLUBILITA’ è la quantità massima di soluto che può sciogliersi a una data
temperatura in una data quantità di solvente, la soluzione in questo caso si dice satura. La
soluzione si dice insatura quando il solvente è ancora in grado di sciogliere nel soluto,
questa può essere diluita se la quantità di soluto disciolta è piccola, oppure può essere
concentrata se invece la quantità di soluto è grande rispetto alla quantità di solvente.
LEGGE DI HENRY
La pressione ha poco effetto sulla solubilità di solidi e liquidi, è invece importante per la
solubilità di gas. La legge di Henry afferma che: la solubilità di un gas è direttamente
proporzionale alla pressione parziale del gas esercitata sulla soluzione
CONCENTRAZIONE DI UNA SOLUZIONE, è una misura della quantità di soluto presente
in una data quantità di solvente, essa può essere espressa in vari modi.
PROPRIETA’ COLLIGATIVE
Dipendono dalla concentrazione delle molecole di soluto o degli ioni in soluzione ma non
dalla loro natura, queste sono:
• abbassamento della tensione a vapore, definito come l'abbassamento della
pressione di vapore di una soluzione rispetto a quella del solvente puro;
• innalzamento ebullioscopico, definito come l'incremento della temperatura di
ebollizione di una soluzione rispetto a quella del solvente puro;
• abbassamento crioscopico, definito come l'abbassamento della temperatura di
congelamento di una soluzione rispetto al solvente puro;
• pressione osmotica, è definita come la pressione idrostatica necessaria a
impedire lo spostamento di un solvente puro in una sua soluzione attraverso una
membrana semipermeabile.
PROPRIETA’ COLLIGATIVE DI SOLUZIONI ELETTROLITI
Per poter spiegare le proprietà colligative di soluzioni di elettroliti si deve tener conto della
concentrazione totale di tutti gli ioni, quindi nelle proprietà aggiungiamo un numero “i” che
rappresenta il numero di ioni provenienti da ogni unità.
TERMODINAMICA CHIMICA
La termodinamica studia gli Stati di equilibrio di un sistema chimico e le variazioni di
energia associate ad una trasformazione, inoltre prevede che sia possibile una
trasformazione di un sistema da uno stato all'altro, ma non descrive le proprietà del
sistema durante la trasformazione o il tempo necessario per realizzarla.
Per lo studio di un fenomeno si cerca di isolare la regione dove avviene il fenomeno,
distinguiamo quindi, il sistema, ovvero la parte dell'universo che siamo interessati a
studiare, e l'ambiente esterno. In termodinamica un sistema può essere:
APERTO, scambia sia materia che energia con l'ambiente;
CHIUSO; scambia solo energia con l'ambiente;
ISOLATO; non scambia né energia né materia con l'ambiente.
Un sistema che permane isolato per tanto tempo raggiunge lo stato di equilibrio, ovvero
che le proprietà macroscopiche sono ben definite e non variano nel tempo. Lo stato di un
sistema è definito assegnando i valori di alcune proprietà macroscopiche dette funzioni di
Stato; una funzione di Stato è una proprietà del sistema che dipende solamente dallo stato
in considerazione e non dal modo in cui viene realizzato e raggiunto, la sua variazione
dipende solamente dallo stato iniziale e lo stato finale.
ENERGIA è la capacità di compiere un lavoro o di trasferire calore; ne esistono di due tipi
l'energia cinetica e l'energia potenziale, il lavoro è una delle modalità attraverso cui
l'energia può essere trasferita da un sistema all'ambiente o viceversa, se la forza non è
costante si considera il lavoro infinitesimo, se il lavoro è maggiore di zero, l'energia entra
nel sistema, al contrario l'energia esce dal sistema.
Il calore è un'altra modalità di scambio di energia tra sistemi e ambiente, rappresenta
un'energia trasferita per effetto di una differenza di temperatura ed esiste solamente
durante il processo in cui viene scambiato, come il lavoro anche il calore non è una
funzione di Stato e non si può parlare di lavoro e calore contenuto in un corpo ma solo di
energia contenuta. Se il calore è maggiore di zero questo viene assorbito dal sistema
(processo ENDOTERMICO) al contrario viene emesso (processo ESOTERMICO)
Prima legge della termodinamica
principio di conservazione dell'energia “l'energia dell'universo è costante” .
Ogni particella presente in un sistema ha energia potenziale ed energia cinetica, la somma
delle due da l'energia interna. Una variazione dell'energia interna del sistema è sempre
accompagnata da una variazione opposta dell'energia dell'ambiente.
Un sistema può scambiare energia attraverso calore e lavoro.
Il carattere acido, basico o neutro di una soluzione può essere misurato tramite il Ph.
Si definisce forza di un acido la sua tendenza a cedere protoni e forza di una base la sua
tendenza ad acquistare protoni, sono acidi più forti quelli che cedono all'acqua il loro
protone ionizzandosi in modo completo (HCl)
Gli acidi più deboli si ionizzano solo parzialmente in soluzione acquosa e danno origine a
un equilibrio la cui posizione è determinata dalla forza dell'acido rispetto a H3O+
(CH3OOH)
L’acido è detto monoprotico quando può liberare un solo elettrone e poliprotico quando
può liberare più di un protone.
teoria di Lewis
Secondo la definizione di acidi e basi di Lewis:
-un acido è quel composto in grado di ricevere un doppietto elettronico da una sostanza
detta base, formando un legame covalente coordinato;
-una base è quel composto in grado di donare un doppietto elettronico a una sostanza
detta acido.
La teoria di Lewis è simile a quella di Bronsted e Lowry. La differenza è che:
si basa sul trasferimento di coppie di elettroni ed è l’acido a ricevere il doppietto elettronico
inoltre la reazione di neutralizzazione avviene attraverso la formazione di un legame
covalente coordinato tra la base e l’acido.
Gli acidi di Lewis sono anche detti elettrofili, come l’acqua. Le basi di Lewis sono anche
dette nucleofili, come l’ammoniaca.
Ad esempio: NH3 + H+ → NH4+
Quindi, con la teoria di Lewis la definizione di acido e base si amplia e arriva ad includere
anche quelle molecole con un orbitale senza elettroni che sono acide perché possono
accettare la coppia di elettroni ceduta da una base.
Prodotto di solubilità.
Kps è strettamente legato alla solubilità del sale, ovvero la quantità massima del sale che
può essere sciolta in una data quantità di solvente a una certa temperatura.
CINETICA DI UNA REAZIONE CHIMICA
La cinetica di una reazione chimica studia la velocità con cui avviene una reazione, questo
ci serve per capire in quanto tempo il sistema raggiunge l'equilibrio. La velocità di reazione
è l'aumento della concentrazione dei prodotti o la diminuzione della concentrazione di
reagenti nell'unità di tempo.
Quando vi sono i coefficienti stechiometrici nella reazione bisogna tenerne conto per
definire la velocità di reazione in maniera indipendente.
legge cinetica reazioni primo ordine da cui risulta che la velocità di reazione è direttamente
proporzionale alla concentrazione di un solo reagente anche se la reazione chimica
potrebbe coinvolgere più reagenti. In essa la costante cinetica k viene misurata in s-1.La
relazione precedente può anche essere scritta come:
La legge cinetica delle reazioni del secondo ordine è data da una delle seguenti relazioni
matematiche:
Catalisi
Il catalizzatore è una sostanza che aumenta la velocità di una reazione chimica senza
entrare a far parte della reazione complessiva. Un processo mediato da un catalizzatore
prende il nome di catalisi, esistono vari tipi di catalizzatori, catalizzatori omogenei, che si
trovano nella stessa fase di reagenti, eterogenei che esistono in fase diversa.
COMBUSTIONE
La combustione di idrocarburi produce H2O e CO2, in condizioni estreme di temperatura e
pressione la combustione produce anche composti organici volatili, ossido di carbonio CO,
ossido d'azoto NO, quest'ultimi sono composti stabili che si decompongono lentamente e
possono reagire con l'ossigeno nell'aria producendo un inquinamento.
Meccanismi di reazione
La maggior parte delle reazioni non avviene in uno stadio solo ma è il risultato di una serie
di reazioni più semplici dette reazioni elementari, il loro insieme è detto meccanismo di
reazione. Una specie che viene prodotta in uno stadio elementare ma non si trova nella
reazione complessiva è detta intermedio di reazione, sono risultato di una reazione
elementare e sono isolabili e hanno legami completamente formati diversamente dallo
stato di transizione. Il meccanismo di reazione deve essere ipotizzato in modo da
accordarsi ai dati sperimentali, si parte dalla conoscenza dell'espressione cinetica della
reazione complessiva e si cerca di trovare un meccanismo che si accorda all'espressione
ricavata sperimentalmente.
Per una reazione elementare chiamiamo molecolarità il numero di molecole di reagenti
coinvolte.
ELETTROCHIMICA
Una reazione in cui avvengono gli scambi di elettroni può essere formalmente scomposta
in due semireazioni distinte, una di ossidazione e una di riduzione.
Viene definita ossidazione una semireazione in cui una specie chimica perde elettroni e
riduzione una semireazione in cui una specie chimica acquista elettroni.
L'elettrochimica è quella branca della chimica che studia i fenomeni relativi alla
trasformazione dell'energia chimica di legame in energia elettrica e viceversa. Una
reazione redox è una reazione nella quale gli elettroni passano spontaneamente da una
sostanza che si ossida ad una sostanza che si riduce.
Facendo avvenire una reazione redox non direttamente ma costringendo gli elettroni
scambiati a passare attraverso un filo elettrico esterno, è possibile sfruttare queste tipi di
reazioni per produrre corrente elettrica. Tale processo è possibile e viene fatto avvenire in
dispositivi noti come celle galvaniche o pile.
Al contrario, fornendo energia elettrica al sistema, è possibile far avvenire una reazione
redox in senso inverso a quello spontaneo. In tale caso l'energia elettrica viene convertita
in energia chimica di legame. Tale processo viene fatto avvenire in dispositivi noti come
celle elettrochimiche. Il processo viene chiamato elettrolisi.
Le celle galvaniche sono costituite da due semicelle in cui avvengono separatamente le
semireazioni di ossidazione e riduzione, i due elettrodi sono collegati per mezzo di un
circuito esterno e gli elettroni liberati nel processo di ossidazione percorrono quest'ultimo
sotto forma di corrente elettrica per raggiungere l'altro elettrodo dove vengono catturati per
ridursi. Questa reazione è detta reazione di cella. Gli elettrodi sono chiamati Catodo, dove
avviene la riduzione e anodo, dove avviene l'ossidazione. Una cella galvanica può
funzionare solo se le soluzioni delle due semicella rimangono elettricamente neutre, il
ponte salino consente lo spostamento ionico necessario per mantenere la neutralità delle
soluzioni, questo è un tubo riempito con una soluzione di un sale costituito da ioni diversi
da quelli coinvolti nella reazione.
Una cella galvanica ha la proprietà di far fluire elettroni attraverso un circuito esterno, la
grandezza di misura legata a questa proprietà è detta potenziale e si misura in Volt,
questa varia a seconda della quantità di corrente che attraversa il circuito, il potenziale di
cella è sempre un numero positivo e rappresenta l'entità della differenza fra i potenziali
standard di riduzione delle due semicelle.
Elettrolisi
È possibile usare energia elettrica per realizzare una reazione non spontanea, questo
accade per esempio durante la ricarica delle batterie. Quando si fa passare l'elettricità
attraverso un composto ionico fuso ho una soluzione di un elettrolita, avviene una
reazione chimica detta elettrolitisi, attraverso una cella elettrolitica.
Nelle celle elettrolitiche, avviene la trasformazione dell'energia elettrica in energia chimica.
Come viene eseguita l'elettrolisi:
Supponiamo di collegare un generatore di corrente elettrica a due elettrodi di carbone
immersi in NaCl fuso (in queste condizioni gli ioni Na+ e gli ioni Cl− sono liberi di
muoversi).
Gli ioni Na+ vengono attratti verso l'elettrodo negativo dove si riducono a sodio metallico
acquistando un elettrone mentre gli ioni Cl− si dirigono verso l'elettrodo positivo dove si
ossidano cedendo il loro elettrone. Poiché al catodo avviene sempre la riduzione mentre
all'anodo avviene sempre l'ossidazione, nelle celle elettrolitiche il catodo è il polo negativo
(-) mentre l'anodo è il polo positivo (+): i segni sono opposti a quelli di una pila. La
conduzione elettrica dovuta al movimento degli elettroni lungo il conduttore è detta
conduzione di prima specie; la conduzione dovuta al movimento delle cariche nel fluido è
detta conduzione elettrolitica o conduzione di seconda specie.
Tale reazione è possibile unicamente per mezzo della corrente elettrica fornita dall'esterno.
In assenza di corrente elettrica sarebbe possibile solo la reazione opposta: Na +
½ Cl2(g) → Na+Cl−
Elettrolisi nell’acqua
Non è possibile effettuare l'elettrolisi dell'acqua distillata perché essa è troppo poco
dissociata in ioni H3O+ e OH− per permettere un apprezzabile passaggio di corrente. Per
tale motivo, per ottenere l'elettrolisi dell'acqua, si aggiungono piccole quantità di H2SO4 (o
di solfato di sodio Na2SO4) allo scopo di renderla conduttrice.
Come viene condotta l'elettrolisi dell'acqua?
L'elettrolisi viene condotta in un apparecchio detto voltmetro.Al catodo di tale apparecchio
si sviluppa idrogeno H2 mentre al'anodo si sviluppa ossigeno O2, il volume dell'idrogeno è
doppio rispetto a quello dell'ossigeno.