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io direi di metterlo così esce però poi nella registrazione c'è la e per interno perché questo è effettivamente

L'altro giorno non era così, no? L'altro giorno era più... è come se il proiettore avesse modificato... Io qua
non ho altre...

è che in altre stanze c'è un sistema magari diverso, no? Sinceramente qua non vedo... vado più a toccare se
no non iniziamo più, andiamo avanti. Allora va bene, cominciamo da dove eravamo rimasti la volta scorsa.

Avevamo iniziato a parlare della naftogenesi, quindi avevamo già visto questa slide dove avevamo visto
quelle che erano le condizioni per la naftogenesi e quelli che erano i biopolimeri che venivano coinvolti in
questa trasformazione, le condizioni chiaramente sono le condizioni necessarie affinché ci sia sufficiente
produzione e sufficiente mantenimento o preservazione della materia organica all'interno dei sedimenti e
perché poi ci siano le condizioni necessarie perché durante la diagenesi ci sia una graduale compattazione
dei sedimenti, espulsione d'acqua e quindi trasformazione da, avevamo detto, da biopolimeri a
biomonomeri, biomonomeri che poi vanno a ricombinarsi in geopolimeri. questo processo dà luogo a delle
nuove molecole che sono le molecole che costituiscono il chirogene che è un composto che è diverso dalla
sostanza organica ma è anche ancora diverso dagli idrocarburi che si formeranno a partire dal chirogene
all'interno della fase catagenetica. Quindi abbiamo alcune fasi principali che sono appunto la fase
diagenetica che dove prevale il parametro pressione, la fase catagenetica dove prevale la fase in cui prevale
il parametro della temperatura.

Ci sono poi la metagenesi dove avviene ancora una trasformazione di quel che rimane del ed è una
trasformazione che dà solo e esclusivamente gas per entrare poi nel metamorfismo dove si ha la definitiva
perdita di tutti gli atomi di idrogeno e di altri componenti vari, ossigeno, zolfo, azoto e quant'altro per
arrivare a grafite pura, cioè a una sostanza composta esclusivamente dagli atomi di carbonio. abbiamo
parlato più volte anche dei biomarkers, che sono quei componenti che resistono alle trasformazioni,
perlomeno resistono fino a un certo punto, ogni biomarker ha una temperatura massima che può
raggiungere prima di subire una trasformazione e sono comunque dei composti che appunto preservandosi
nella loro struttura molecolare dalla sostanza organica fino alla fase diagenetica più profonda o addirittura
all'interno della fase catagenetica, rappresentano degli elementi che ci portano a importanti informazioni
relative a quelle che erano le condizioni iniziali. Abbiamo visto che questo passaggio da fase diagenetica a
catagenesi ed eventualmente poi alle fasi più profonde avvengono quindi per aumento della profondità,
quindi della pressione, e per aumento della temperatura.

La temperatura è una temperatura che chiaramente è una delle componenti importanti, non è l'unica, per
cui anche la temperatura è variabile, non abbiamo una temperatura fissa di passaggio da diagenesi a
catagenesi, però generalmente sono temperature che possono andare dai 60 ai 100 gradi Celsius. Entrati
quindi nella fase catagenetica abbiamo la trasformazione nella finestra d'olio del chirogene in olio e in gas
umidi. ma vediamo quali sono le differenze e poi avevamo parlato della riflettanza della vitrinite che è quel
parametro fondamentale che ci permette di valutare la maturità di una roccia e quindi vediamo quelle che
sono le variazioni della riflettanza della vitrinite al passaggio di queste diverse fasi andando via via a
maggiore profondità.
per analizzare questa relazione si utilizza soprattutto il diagramma di Van Krevelen, che deriva da un
diagramma precedente di Di Sottevelte ed è un diagramma che in realtà deriva a sua volta da quella che era
l'industria del carbone, quindi da quella che era la ricerca e lo sviluppo dei giacimenti di carbone, dove si
analizzavano i rapporti tra il numero di atomi di idrogeno e il numero di atomi di carbonio messi in relazione
al rapporto tra il numero di atomi di ossigeno e il numero di atomi di carbonio. Allora noi abbiamo questa
fascia gialla generica che raccoglie un po' tutti questi andamenti specifici, che è una fascia che ci descrive
quello che è lo sviluppo durante la fase diagenetica, catagenetica e così via, di quella che è la sostanza
organica e come variano questi rapporti di idrogeno e ossigeno rispetto al carbonio in funzione di quelle che
sono le diverse tipologie di materia organica di partenza e quindi le diverse tipologie di idrocarburi che
otteniamo. Vediamo che queste diverse tipologie, qua sono rappresentate la tipologia tipo 1, 2 e 3, di
idrocarburi.

In realtà in altri grafici c'è anche un quarto gruppo, in alcuni casi si considerano anche misture dei composti
misti tra il terzo e il quarto gruppo, ma i tre principali tipi di idrocarburi sono quelli qui rappresentati in
questo diagramma. Vediamo che, pur partendo da situazioni in alcuni casi anche molto diverse,
relativamente a questi rapporti degli elementi chimici contenuti all'interno, convergono verso dei rapporti
che vanno abbastanza ad omogeneizzarsi. Allora abbiamo anche qua descritte attraverso queste linee di
separazione abbiamo dei limiti, dei confini tra quella che è la fase diagenetica e la fase catagenetica e
questo limite è definito proprio da quella che è la riflettanza della vitrinite.

Abbiamo detto che alla base della fase diagenetica la riflettanza della vitrinite è attorno allo 0,5. Cosa vuol
dire? Che cinque parti su mille, cioè lo 0,5 per cento della luce che viene inviata su un composto esaminato
chiaramente a un microscopio adatto, adeguato all'uso, lo 0,5% è la luce che torna verso l'alto perché viene
riflessa e questa è funzione appunto di quanto, sostanzialmente quanto ordinate siano in quanta ordinata
sia la disposizione delle molecole, soprattutto delle molecole benzeniche, che abbiamo detto per la loro
distribuzione su dei piani hanno questa particolarità di, essendo molecole planari, hanno la caratteristica di
riflettere una piccolissima parte, perché chiaramente sono una parte del composto. Questa linea no, questa
linea rappresenta, qui abbiamo in ASCIS e in ordinati abbiamo questo rapporto ossigeno su carbonio,
idrogeno su carbonio, quindi questa linea non è altro che la congiunzione di tutti i punti dove La riflettanza
della vitrinite ha un valore di 0,5 circa, perché in alcuni grafici in realtà troviamo 0,6.

Esatto, e definisce questo contatto tra la fase diagenetica e la fase catagenetica. Sostanzialmente, se
vogliamo, è una linea immaginaria che ci fa comodo rappresentare qui, ma quello che è il significato di
questo diagramma è se noi partiamo da delle sostanze organiche che hanno questi valori. Se noi partiamo
da un valore che sta per esempio in questo punto qui, abbiamo un determinato valore da rapporto H su C,
un determinato valore O su C e quindi iniziando la fase via genetica, quindi lo sprofondamento graduale,
vanno a diminuire entrambi i rapporti.

Vediamo che per tutte queste curve, in modo diverso, con un gradiente diverso, vanno a diminuire questi
rapporti e quando arriviamo in questa posizione qui, per questa sostanza, inizia la trasformazione. Fino a lì
abbiamo solo cherogene, sostanzialmente solo sostanza organica trasformata in cherogene. Arrivati a quel
punto lì, il chirogene comincia a trasformarsi in idrocarburi.
Entriamo nella finestra d'olio. Allora, se lì misuriamo la riflettanza della vitrinite, vediamo che la riflettanza
della vitrinite è pari a 0,5-0,6. quindi è una curva che è stata inserita dopo, ma è la curva che coincide con il
passaggio dalla fase diagenetica alla fase catagenetica per tutte le varie sostanze organiche che possono
essere ingabbiate all'interno della sequenza sedimentaria e che subiscono questo processo natogenetico.

che è il processo di trasformazione di queste sostanze. Quindi sostanzialmente per ora ci sono tante cose
che racconta questo diagramma. Focalizziamoci adesso sul fatto che abbiamo visto le diverse fasi legate al
valore, per adesso ci fermiamo su questo passaggio che è il passaggio più importante perché è quello che dà
inizio alla produzione d'olio.

e quello che ci interessa adesso sono i diversi tipi di chirogene che danno luogo ai diversi tipi di idrocarburi.
Abbiamo questi tre diversi tipi, vediamo che partono da situazioni molto diverse, da rapporti molto diversi,
in particolare il tipo 1 e il tipo 2 non sono così diversi, ma sostanzialmente sono entrambi due tipologie di
sostanze organiche che hanno un alto contenuto di idrogeno, un alto rapporto H su C, mentre
rispettivamente al gruppo 3 hanno un più ridotto rapporto ossigeno su carbonio, quindi sostanzialmente
rappresentano del materiale organico che ha ha poco ossigeno al suo interno e ha relativamente molto
idrogeno. Andando sulla tipologia 3 abbiamo invece un più alto rapporto ossigeno su carbonio, quindi è
materiale che contiene molto ossigeno, mentre contiene meno idrogeno e quindi il rapporto H su C più
ridotto.

In realtà questi diversi rapporti dipendono proprio da quello che è l'ambiente d'origine in cui si vanno a
formare queste sostanze. Generalmente consideriamo che la tipologia 1 La tipologia 1 è meglio descritta
qui, questo è sostanzialmente ancora lo stesso diagramma rappresentato in modo diverso, però abbiamo
sempre i due tipi di chirogene che danno due tipi d'olio diverso, il tipo 1 e il tipo 2 che sono abbastanza
simili e il tipo 3 che è invece caratterizzato da dei rapporti diversi, decisamente diversi. Queste diverse
tipologie di materia organica hanno una derivazione diversa che si caratterizza proprio per il loro contenuto
di questi che l'avevamo già visto qua, di fatti si riparla ancora di vitrinite, di exinite, di liptinite, avevamo
detto sono i cosiddetti macerals, sono dei composti che sono contenuti nella materia organica vegetale e
che la cui prevalenza dipende dal fatto che la materia organica si sia deposta all'interno di un ambiente
marino, in particolare il tipo 1 di idrocarburi è caratterizzato dal formarsi all'interno di bacini,
prevalentemente bacini continentali, quindi laghi, grandi laghi, ma anche ambiente marino però di
prossimità al continente.

La maggior parte del contenuto organico è di tipo continentale, mentre il tipo 2 è una tipologia di materia
organica che poi riconosciamo appunto negli idrocarburi prodotti, è una tipologia che deriva soprattutto da
un ambiente marino, quindi le piante che sono caratterizzate dalla presenza di exinite sono appunto
caratterizzate da questa tipologia di macera perché si formano in ambiente marino e contengono resine,
cere e quant'altro. anche in questi abbiamo un contenuto di materia organica d'origine continentale, ma la
distribuzione è diversa. Andando alla tipologia 3 abbiamo quelli che sono, lo vediamo che in questo grafico
sono definiti come oilpron, i primi due tipi, mentre sono gas prone il terzo tipo.

Il terzo tipo è quello che più si avvicina al tipo di materia organica, c'è di fatti anche un quarto tipo che è
abbastanza simile a questo, anche se il rapporto è ancora più esasperato, quindi abbiamo ancora un più
basso valore di ossigeno su carbonio, anzi più alto valore di ossigeno su carbonio e più basso è il valore del
rapporto idrogeno su carbonio che è quello appunto che dà luogo agli strati di carbone. Qui in questo caso
questo terzo tipo di materia organica ha un alto contenuto di ossigeno, dà luogo quasi esclusivamente a gas
e quindi è caratterizzato da da una produzione più in fase gassosa che in fase liquida. Le derivazioni si
riconoscono all'interno degli idrocarburi che vengono prodotti perché chiaramente riconosciamo al loro
interno appunto questo materiale che in parte resiste fino alla fase catagenetica e che ci permette di avere
una possibilità di definizione di quelli che sono gli ambienti di formazione originaria.

Questo è un elemento importante perché riconoscere qual è l'ambiente di formazione di un idrocarburo,


noi molto spesso gli idrocarburi li ritroviamo all'interno di rocce che non sono mai le rocce madri, ma le
rocce madri potrebbero essere anche a grande distanza o comunque a profondità molto diverse. Oltretutto
non è detto che le rocce madri siano generalmente a maggiore profondità delle rocce serbatoio, ma in
alcuni casi possono essere anche a profondità minore rispetto alle rocce serbatoio. La possibilità di
riconoscere l'ambiente di deposizione in cui si è formata questa materia organica che poi ha dato luogo a
determinati drogarburi può essere importante per lo sviluppo della ricerca, perché se noi riconosciamo qual
è l'ambiente di formazione di quell'idrocarburio, possiamo andare a cercare delle rocce madri, con
l'esplorazione attraverso pozze, attraverso l'indagine di tipo sismico, possiamo andare a cercare dove è
distribuita quella roccia madre, vedere se ha raggiunto la condizione di fase cartagenetica anche a decine di
chilometri, a centinaia di chilometri di distanza e quindi valutare la possibilità che possa aver generato
ulteriori idrocarburi.

La roccia serbatoio non è mai la roccia madre, lo vedremo. La roccia serbatoio non è roccia madre perché
abbiamo parlato, quando parlavamo delle condizioni utili, necessarie per la naftogenesi, abbiamo detto che
uno dei parametri è che ci sia un rate sedimentario alto che intrappoli la materia organica e inoltre che
questi sedimenti abbiano una granulometria sottile, abbiamo detto prevalentemente le argille. Quindi,
come dire, le argille sono generalmente un'ottima roccia madre proprio perché hanno questa capacità di
isolare immediatamente rispetto all'ossigeno contenuto nello strato d'acqua.

Però le argille, lo vedremo meglio in dettaglio, ma insomma le argille hanno la caratteristica di essere a
bassissima permeabilità e generalmente perdono anche molto della loro porosità. durante la fase
diagenetica, anzi addirittura nella prima fase diagenetica. Allora cosa succede? Che le argille non sono rocce
molto porose, non sono rocce permeabili e quindi sono poco adatte a a mantenere al loro interno, a
conservare e casomai a raccogliere da altre rocce, quelli che sono gli idrocarburi che stanno migrando
all'interno della sequenza sedimentare.

Quindi cosa succede? Che molto spesso le argille, le marne e tutte queste litologie caratterizzate da
granulometria sottile Possono essere rocce a madre, però gli idrocarburi che vengono prodotti al loro
interno tendenzialmente scappano, vengono espulsi da queste rocce, migrano, poi lo vedremo in dettaglio il
fenomeno della migrazione, e vanno all'interno di rocce le rocce, il serbatoio, il reservoir, come vogliamo
chiamarli, sono generalmente rocce caratterizzate da alta porosità e possibilmente anche da alta
permeabilità, da buona permeabilità. Quindi le condizioni sono molto diverse, le condizioni delle rocce
madri sono condizioni di bassa porosità, non è necessaria ma tutti gli effetti generalmente le rocce madri
sono a bassa porosità, ma sono soprattutto a bassa permeabilità, mentre le rocce serbatoio devono avere
alta porosità, soprattutto alta porosità, ma anche alta permeabilità. Possono essere, facevamo l'esempio,
infatti ci sono casistiche molto diverse.

L'esempio, un esempio che se vogliamo è estremo. a una estremità abbiamo la situazione per esempio della
pianura padana, ma anche della Siberia, ma soprattutto in pianura padana che cosa abbiamo? Che durante
il pliopaternario, l'avevamo accennato l'altro giorno, abbiamo che la placca adriatica rappresenta l'avant
paese di diverse catene, le sud alpino, l'appennino e le dinaridi, e quindi è una specie di imbuto che
raccoglie i sedimenti che derivano dal smantellamento, dall'erosione di queste catene. Arrivano a un certo
punto, arriva materiale a granulometria sottile, è chiaro ci saranno anche granulometrie maggiori ai piedi,
all'interno dei fordip, dei bacini, immediatamente davanti alle catene montose, ma all'interno del bacino si
ha questa alternanza di sabbia e argille e lì abbiamo una situazione ideale, in quel caso gli idrocarburi sono
quelli prevalentemente, non solo, ma prevalentemente sono quelli biogenici dati dal processo, dati dai
batteri praticamente, che utilizzano la materia organica intrappolata dentro le argille.

perché le sabbie sappiamo che sono porose, sono poco isolanti, quindi il materiale organico intrappolato
dentro le sabbie si deteriora velocemente proprio perché c'è ancora dell'ossigeno all'interno ed è un
ossigeno, cioè è una sequenza che rimane in contatto con l'ossigeno contenuto all'interno dello spessore
d'acqua. Mentre l'argilla viene isolata. Quindi abbiamo gli strati d'argilla dove c'è la materia organica, dove
ci sono i batteri e quindi c'è formazione di questo gas.

Però questo gas viene espulso dalle argille e trova immediatamente una roccia che è molto disponibile ad
accoglierlo, perché ci sono queste sabbie che sono porose, anche quando le sabbie sono compattate e
danno luogo ad arenaria, l'arenaria è decisamente una roccia più porosa e più permeabile, quindi questi gas
riescono ad attraversare la superficie che separa i strati e questi livelli sono livelli che possono essere
decimetrici molto spesso i reservoir principali sono livelli di alcuni metri alcune decine di metri e quindi
questa continua alternanza perché poi l'argilla a quel punto funziona non solo da roccia madre, ma anche
da roccia da seal, da copertura, da roccia che essendo impermeabile, se c'è sotto uno strato di arenaria con
dentro del gas, l'argilla sopra impedisce che questo gas vada verso l'alto. Questa è una situazione estrema di
assoluta vicinanza tra roccia madre e roccia serbatorio. Abbiamo poi delle situazioni, per esempio i Giant
dell'Arabia...

in Arabia, nel Golfo Persico, ci sono molto spesso delle situazioni in cui le rocce serbatoio stanno a decine o
addirittura centinaia di chilometri rispetto alle rocce madri. In realtà molto spesso non si sa neanche quale
sia la roccia madre, non sempre, Si ha buona conoscenza, chiaramente scoperto un giacimento sicuramente
si sa qual è la roccia serbatoio se si è scoperto il giacimento, però molte volte è difficile capire da dove siano
arrivati quegli idrocarburi, perché chiaramente gli idrocarburi hanno seguito un loro percorso, in alcuni casi
abbiamo dei giacimenti dove gli idrocarburi hanno più rocce madri e quindi c'è una mescolanza, molto
spesso c'è una mescolanza anche con i gas biogenici, quelli formati dai batteri, quindi le situazioni sono
quantomai complesse, complicate e mescolate. Bene, allora dicevamo quindi questi grafici, questo
diagramma di Van Crevelen è utile anche perché ci mette in relazione questi passaggi quindi dalla fase
diagenetica alla fase catagenetica, ma poi all'interno della fase catagenetica abbiamo detto c'è la finestra
d'olio dentro cui si forma la maggior parte degli idrocarburi liquidi e poi sempre all'interno della fase
cattagenetica abbiamo che si esauriscono sostanzialmente gli oli e si produce quello che è, ne abbiamo
parlato l'altro giorno, è il gas cosiddetto umido, cioè quel gas che però contiene ancora disciolto all'interno
delle quantità di idrocarburi che sono liquidi, sono gli idrocarburi più leggeri generalmente e quindi si
definiscono come gas umidi.

Questo passaggio avviene in corrispondenza di valori di riflettanza della vitrinita è pari a 1, a circa 1
chiaramente. Questo quindi sta a dirci che l'1% di luce che viene inviata si riflette, torna verso l'alto, quindi
come dire è aumentata la quantità delle molecole benzeniche, queste molecole policicliche, che via via
portano a una riduzione dei radicali e a una distribuzione sempre più secondo queste molecole cicliche
legate tra loro che vanno a costituire in buona parte dei piani distribuiti, sì, delle molecole distribuite. delle
molecole planari quindi distribuite su delle superfici.

Alla base della fase catagenetica arriviamo a un valore di riflettanza della vitrinite pari a 2 dove si ha un
passaggio alla metagenesi dove ancora vengono prodotti degli idrocarburi, in questo caso si parla di dry gas
cioè di idrocarburi secchi dove non si ha più quella componente volatile di idrocarburi liquidi per quanto
leggeri ma sono esclusivamente gas secchi e quindi sostanzialmente abbiamo prevalentemente metano,
etano e quelli che sono i gas che a temperatura e le condizioni ambientali sono rappresentano appunto dei
gas. Quindi l'origine diversa dell'ambiente di deposizione, lo sviluppo secondo una diminuzione sia del
rapporto HC che del rapporto ossigeno carbonio, però questi partendo da posizioni diverse, gli sviluppi
tendono a, se vogliamo, a ricongiungersi, cioè a dare sostanzialmente nella fase metagenetica tutti e tre le
diverse tipologie danno del gas metano, però nel loro percorso danno dei composti che sono caratterizzati
da un diverso contenuto e un diverso rapporto tra il numero di addomi di idrogeno e ossigeno rispetto agli
atomi di carbonio. Qui abbiamo la descrizione di quello che avviene all'interno della fase catagenetica,
abbiamo parlato di finestra d'olio.

finestra d'olio che l'olio è rappresentato da questa curva e qui su questo grafico abbiamo la distribuzione
qui diciamo che questi grafici in parte si equivalgono descrivono un po' le stesse cose ma in maniera un po'
diversa in questo caso per esempio col verde questa immagine a colori rappresenta con il verde gli oli tu
puoi con il rosso i gas umidi e con il rosa i gas secchi. All'interno di questo grafico invece si ha una
distribuzione secondo quello che è il contenuto, il numero di atomi di carbonio all'interno delle molecole
che via via si vanno a produrre. Quindi gli oli e i gas vengono distinti sulla base del numero di atomi di
carbonio.

Noi avevamo detto quando parlavamo degli alcani, per esempio, che gli alcani dal metano al butano sono
gassosi, pentano, cioè dalla molecola che ha 5 atomi di carbonio fino a 25 sono liquidi per poi diventare dei
solidi o comunque delle sostanze molto viscose. Ecco allora in questo caso qua qui non si hanno solo gli
alcani, si hanno tutte le molecole degli idrocarburi, in questo caso si considerano le molecole con un
numero di atomi di carbonio che va da 1 a 3 quindi è danopropano, oppure da 4 a 14 e quindi da butano a
una molecola di cui adesso non mi sovviene il nome, ma la distribuzione che vediamo è quella di queste
molecole che sono caratterizzate da un numero di atomi di carbonio molto più grande, sono le molecole
liquide sostanzialmente di idrocarburi liquidi e quindi vediamo che già nella fase diagenetica Inferiore
abbiamo la formazione delle prime fasi liquide e quindi la finestra d'olio è descritta esattamente da questa
curva. Questi sono i composti prevalentemente liquidi che si vanno a formare.
Vediamo che i composti più leggeri hanno un picco che è leggermente più basso e in particolare i composti
più leggeri, gassosi, sicuramente tutti gassosi questi, hanno un picco che sta ancora più basso e sono
rappresentati sostanzialmente in maniera differente, dicevamo, da queste curve. Quindi noi abbiamo che
sempre abbiamo una formazione di gas secchi, sostanzialmente il metano, l'etano, in parte il propano, ma il
metano è sempre prevalente. Chiaramente questa fascia rosa è molto ampia nella fase diagenetica perché
abbiamo la formazione del metano dalla parte dei batteri, dopodiché continua comunque la formazione di
metano per processi di sprofondamento, processi che sono già processi natogenici o termogenici, ma
all'entrata della finestra d'olio abbiamo che comincia a formarsi una quantità importante di idrocarburi
liquidi.

Contestualmente e contemporaneamente si formano anche dei gas umidi ma i gas umidi prevalgono fino ad
essere gli unici idrocarburi, a parte gli idrocarburi secchi, gas secchi, che vengono prodotti nella fase finale
della catagenesi. contemporaneamente si ha formazione sempre di gas secchi, dicevamo, e i gas secchi
continuano a formarsi anche all'interno superato il limite della fase catagenetica ed entrando nella fase
metagenetica. Chiaramente questa definizione di fase diagenetica, catagenetica e metagenetica è, se
vogliamo, una convenzione, questi passaggi non è che avvengano bruscamente, immediatamente, abbiamo
che nella fase diagenetica c'è solo gas secco e poi improvvisamente ci sono gli oli.

Vediamo che infatti i diversi I diversi grafici sono in qualche modo diversi tra di loro nel senso che
descrivono comportamenti leggermente diversi. L'importante è cogliere proprio il significato di questo
passaggio alle diverse profondità dove variano le pressioni, variano le temperature, di conseguenza variano
la riflettanza della vitrinita, ecco che qua il passaggio da diagenesi a catagenesi è rappresentato da un valore
0,5-0,6 mentre nei grafici precedenti si parlava di 0,5. Il passaggio dalla fase catagenetica, quindi alla base
della fase catagenetica, per entrare nella metagenesi il valore è 2.

La finestra d'olio termina generalmente con valori, avevamo visto prima, circa pari a 1 di riflettanza
dell'avvitrimento. Qui viene indicato il valore 1 un range tra 1 e 1.3 quindi insomma abituiamoci a questa
leggera differenza che c'è ma l'importante è cogliere il significato e il significato quindi che ha la misura della
riflettanza della vitrinite non solo abbiamo detto non solo della vitrinite ma prevalentemente della vitrinite,
anche in letteratura si parla quasi esclusivamente del valore della riflettanza della vitrinite, come misura
della maturità di un composto organico per dirci a che punto siamo arrivati.

Misurare la maturità e avere quindi i valori della riflettanza della vitrinite ci permette di dire
immediatamente All'interno di quale range di finestra ci troviamo e quindi se quella roccia è in grado di
fornire ancora oli, oppure solo gas umidi, oppure solo gas secchi, oppure se ha già dato tutto quello che era
la sua possibilità di fornire idrocarburi a partire dalla materia organica contenuta. Ancora un'altra curva che
ci dice sostanzialmente ancora le stesse cose, vediamo che anche qua i valori sono la rappresentazione è
sostanzialmente simile ma non esattamente sovrapposta e in questo caso qua invece il grafico è un grafico
che considera la totale trasformazione avvenuta fino a quel momento. Sostanzialmente anche qui abbiamo
l'aumento del valore della riflettanza della vitrinite a 0,6 qua viene indicato l'inizio della finestra d'olio però
in realtà è coerente con questo grafico vediamo che se l'inizio della finestra d'olio mi indica l'inizio della fase
catagenetica, in effetti già nella fase diagenetica avevamo una prima produzione d'olio, una prima
trasformazione da cherogene ad olio.
Poi via via sempre più olio viene prodotto, sostanzialmente all'interno in corrispondenza di valori di
riflettanza della vitrinite superiori a 1 ma decisamente inferiori a 2, abbiamo che tutto l'olio è già formato,
quindi come dire per valori maggiori di 1, di 1.4 non abbiamo più nessuna possibilità di produzione d'olio
però si possono ancora avere dei gas umidi o dei gas secchi che continuano a formarsi. Quindi queste sono
le relazioni, qui è rappresentata in genere abbiamo appunto la riflettanza della vitrinite, qua in
corrispondenza abbiamo dei valori di pressione, quindi quella che è la variazione della pressione in
profondità, anche qui abbiamo detto la profondità di passaggio dalla fase diagenetica alla fase catagenetica
viene spesso generalizzata con un valore corrispondente a due chilometri, a 2000 metri di profondità, però
in realtà abbiamo situazioni che possono essere molto diverse proprio perché la temperatura varia con il
variare del flusso di calore e poi il passaggio alla fase catagenetica Dipende anche appunto dalla quantità di
materia organica, dal tipo di vitologia, dalla presenza.

Abbiamo visto che ci sono dei processi catalitici, ci sono dei composti che possono, ci sono degli elementi
radiantivi che possono accelerare questo processo. Allora parlavamo di riflettanza della vitrinite ma ci sono
altri parametri che ci permettono di avere una valutazione così magari più speditiva rispetto a quella che è
la riflettanza della vitrinite, per valutare la maturità. Uno è il LOM, il Level of Organic Metamorphism, quindi
è un parametro è un parametro, è un'analisi di tipo geochimico che ci permette di valutare il metamorfismo,
quindi questa variazione delle molecole di sostanza organica e quindi è un parametro che ci dà comunque
una indicazione della maturità.

In questo grafico qua sotto vediamo la relazione tra quelli che sono i diversi metodi per misurare la maturità
di un composto organico. Qui quindi abbiamo ancora la la distinzione tra diagenesi, catagenesi, metagenesi
e metamorfismo, i valori della riflettanza della vitrinite e qui i valori di questo parametro LOM che sono
valori che vanno chiaramente ad aumentare, nel senso che va ad aumentare il metamorfismo che viene che
viene misurato da questa analisi geochimica. C'è un metodo ancora più speditivo che è quello che si basa sul
colore, rappresentato qui in questa immagine, dove questo metamorfismo, questa trasformazione, produce
un passaggio a colori via via sempre più scuri.

Quindi generalmente bisogna partire, è chiaro che non è che noi guardiamo una roccia, se è scura è più
matura, se è più chiara è meno matura. Abbiamo bisogno di avere come dire una scala di colori, perché
possiamo avere delle rocce che a prescindere dal contenuto di materia organica sono più chiare o più scure
e quindi generalmente che ne so abbiamo una tabella di partenza che è già stata creata o che si crea
all'inizio dell'analisi di un determinato vaccino dove si prende in questo caso un tipo di foraminifero, si
analizza la sua gradazione di colori, si misura la maturità, magari si mette in relazione alla riflettanza della
vitrinite e poi ogni volta che si trovano dei foraminiferi si possono comparare con questa scala e quindi sulla
base di questa comparazione si possono stabilire le profondità raggiunte e il grado di maturazione di questa
roccia. sono delle relazioni empiriche, se vogliamo, che però possono dare la possibilità di una valutazione
veloce, cioè che si fa ad occhio.

L'importante è avere una tabella, se noi analizziamo all'interno delle compagnie petrolifere si decide di
analizzare un determinato bacino, quindi è chiaro che è un lavoro che ha a parte la componente
amministrativa di richiesta di permessi, è un processo molto lungo, quindi ha senso considerare che
all'interno di quel bacino si vanno a considerare determinati campioni che vengono analizzati per costruire
delle scale di maturità e poi queste scale di maturità vengono utilizzate durante l'analisi di quel vaccino,
quindi anche spostandosi in aree diverse dello stesso vaccino si ha la possibilità di comparare i colori che
permettono di valutare in maniera veloce perché chiaramente una comparazione tra una scala disegnata
che è presente sul tablet o sulla finestra del computer e un campione che si ha in mano è una comparazione
che si fa. Si fa prima quella che è la scala, quella che rappresenta la scala e poi tutte le altre analisi si fanno
in maniera speditiva. Poi si possono fare anche, magari la riflettanza della vitrinita richiede un laboratorio,
richiede un'analisi di altro tipo e quindi si possono fare per verifica, per conferma, oppure si possono fare su
altri campioni.

Le analisi sono Sono molte, sono molto complesse in alcuni casi, in alcuni casi sono meno complesse, per
esempio quando si è in campagna, quando si è durante la perforazione di un pozzo, si possono già fare per
esempio queste comparazioni. Poi non è detto che si abbia a disposizione il laboratorio che permette di fare
la riflettanza della vitrine. quindi la riflettanza della vitrinite la si fa magari in una fase successiva, oppure si
mandano i campioni in laboratorio e mentre si procede con l'esecuzione del pozzo si fanno delle analisi più
accurate.

Ogni volta ci sono approcci diversi, L'importante è sapere che ci sono diverse possibilità di analizzare i dati
per arrivare a quello che è l'obiettivo di sapere, conoscere, capire qual è l'evoluzione. Un pozzo può essere
fatto semplicemente per conoscere quali sono le litologie in profondità. Molto spesso ci sono i cosiddetti
pozzi di esplorazione, pozzi che vengono fatti semplicemente per conoscere, per conoscere anche le
possibilità di presenza di idrocarburi, ma che non hanno l'obiettivo specifico di emungere immediatamente
degli idrocarburi.

oppure la maggior parte dei pozzi chiaramente sono pozzi che si fanno con la speranza di utilizzarli poi per
estrarre i carboni. Però gli obiettivi sono diversi, in funzione di questi obiettivi anche le analisi possono
essere diverse. Anche la florescenza è un parametro che permette di valutare in maniera speditiva, la
florescenza è un fenomeno che sostanzialmente dovuto ai raggi ultravioletti, è un fenomeno che avviene
per emissione dei fotoni e quindi dal luogo ha una visualizzazione diversa, un aspetto diverso degli
idrocarburi che dipende oltretutto soprattutto dalle molecole aromatiche, dalle molecole benzeniche e che
permette di fare una valutazione sulla base appunto della presenza o meno e della quantità, come dire, di
questa florescenza.

Quindi si possono anche lì correlare queste diverse valutazioni che possono essere più o meno accurate e
che quindi possono dare all'inizio solo una valutazione qualitativa per poi arrivare a una valutazione più
quantitativa. Allora, quando avevamo parlato delle diverse condizioni perché ci sia il processo naftogenico,
avevamo parlato dei diversi parametri, subsidenza, granulometria, re sedimentario. L'ultimo dei parametri
era il tempo, perché il tempo geologico è come dire un tempo non solo utile ma il tempo necessario perché
ci sia questa trasformazione, perché noi abbiamo visto perché si formino degli idrocarburi a partire dalla
materia organica a meno che non stiamo parlando del metano biogenico prodotto dai batteri, quindi lì
sappiamo che è un processo che avviene anche in tempi molto molto ristretti all'interno di uno stagno, noi
vediamo che escono delle bolle, si producono delle bolle che non sono altro che metano prodotto dalla
decomposizione, non solo metano ma prevalentemente metano prodotto dalla decomposizione di questa
materia organica.
ma il processo termogenico che è diverso rispetto a quello prodotto dai batteri è un processo che impiega
molto tempo perché c'è bisogno della diagenesi che avviene quindi per deposizione di centinaia, migliaia di
metri di sedimenti che vanno via via a maggiore profondità, la subsidenza è un processo comunque lento
che richiede generalmente milioni, decine di milioni, se non centinaia di milioni d'anni e quindi poi bisogna
arrivare all'interno della fase catagenetica con la trasformazione e poi la migrazione di questi idrocarburi
verso un reservoir. Chiaramente gli idrocarburi non è che puntino al reservoir, gli idrocarburi si muovono
all'interno della roccia in funzione della forza e torneremo su questo, la forza prevalente è la forza di
galleggiamento, perché gli idrocarburi si muovono all'interno della sequenza sedimentaria in virtù della loro
densità minore all'acqua. Noi abbiamo che la porosità delle rocce è generalmente occupata per lo più da
acqua salata, e quest'acqua ha una densità maggiore, quindi gli idrocarburi che via via si vengono a formare
e che si trovano espulsi dalla roccia madre, si trovano all'interno di rocce porose e impermeabili, appena
possono si muovono galleggiando sull'acqua, quindi tendono a risalire.

tendono a risalire e quindi tendono ad uscire di nuovo in atmosfera se vogliamo, a meno che non incontrino
durante questo percorso delle rocce impermeabili che li intrappolano all'interno di rocce che diventano le
rocce serbatorie. Quindi tutti i processi che richiedono tempi molto lunghi, appunto tempi geologici e quindi
in questa slide analizziamo quelle che sono le età delle rocce madri, qua stiamo parlando delle rocce madri,
source rocks, che hanno generato i maggiori quantitativi di idrocarburi che sono poi stati scoperti e utilizzati
durante l'ultimo secolo e mezzo sostanzialmente. Qui partiamo dal proterozoico, quindi abbiamo il
paleozoico, entriamo siamo ancora nel Permiano, qui siamo Upper Permian e Jurassic e qua abbiamo il
Mesozoico per arrivare poi al Cenozoico, quindi già vediamo questo grafico che è rappresentato in verticale
su questo lato qui di quest'altro grafico, vediamo che la distribuzione è una distribuzione come dire, per
aree geologiche dove c'è una prevalenza di produzione di rocce madri nel Siluriano, nel Devoniano, e qua
nel Pensilvaniano Permiano Inferiore.

Queste sono soprattutto rocce madri che sono state trovate un po' distribuite sulla superficie terrestre, ma
sono prevalentemente le rocce madri che si ritrovano in Stati Uniti, lo dice anche il termine Pensilvanian, è
l'età Pensilvania intanto è lo stato dove ci sono state le prime scoperte di idrocarburi, ma è legato al fatto
che ci sono diverse rocce madri che hanno generato questi idrocarburi. Mentre qui, a partire dal Mesozoico
e in particolare non tanto nel Triassico, ma a partire dal Giurassico, qua soprattutto nell'Aper-Giurassi, e nel
cretacico sostanzialmente aptiano turoniano abbiamo la formazione della maggior parte delle rocce madri
che hanno dato luogo ai i reservoir che si trovano attorno al Mediterraneo, ma più che parlare di
Mediterraneo dovremmo parlare dell'Antica Tetide, del bacino tetideo e quindi di quel bacino che si
estendeva appunto durante il Mesozoico, che si estendeva tra l'Eurasia e l'Africa e il Gondwana. a
meridione, quindi era un bacino molto ampio che attualmente le cui rocce attualmente si trovano dal Golfo
del Messico all'Himalaya, quindi non stiamo parlando solo del Mediterraneo.

Chiaramente all'interno del Mediterraneo, lo Ionio e il Mediterraneo orientale rappresentano quel che
rimane di quell'antico vaccino tettideo, perché chiaramente il vaccino tettideo è poi stato chiuso durante
l'orogenesi alpina. C'erano dei blocchi di Mediterraneo, il Mediterraneo è un vaccino molto complesso
perché nel Mediterraneo abbiamo le parti più antiche che tra l'altro sono probabilmente le croste
oceaniche più antiche esistenti sulla Terra, che sono l'Oionio e qualcosa del Mediterraneo orientale,
qualcosa che sta per dire a nord dell'Egitto, tra l'Egitto e la Turchia. l'Egitto, Erodi, Creta, quest'area qui.
Questo è quel che rimane della vecchia Tetide, però sappiamo che la Tetide poi è andata in subduzione, ha
prodotto dei bacini di retroarco e questi bacini di retroarco si sono formati prima originando la Tetide.
mediterraneo occidentale, cioè quel mediterraneo che sta tra la Sicilia, la Sardegna e la Spagna, la Francia, è
un mediterraneo che non esisteva nel Mesozoico, si è aperto nell'Oligocene-Miocene come bacino di
retroarco legato alla sonduzione della tettile. poi dopo il Mediterraneo occidentale si è formato il Tirreno
che è un bacino acrosto oceanica e anche non è un bacino acrosto oceanica ma è acrosta continentale
molto sottigliata, il mare Aegeo.

Quindi quando parliamo del Mediterraneo non possiamo Possiamo prenderlo come vaccino che
rappresenta la tetide. È solo una parte del Mediterraneo, la parte centro-orientale, che rappresenta
qualcosa che rimane dell'antica tetide. L'antica tetide era qualcosa di molto, molto ampio, che per lo più è
stata suddotta e scomparsa sostanzialmente per effetto della compressione, del riabbicinamento tra Africa
ed Eurasia, ma appunto l'Antica Tetide continuava, non c'era ancora l'Atlantico e quindi continuava fino a
quello che oggi è il Golfo del Messico.

E arrivava nell'Himalaya, in quella che è attualmente l'Himalaya. L'Himalaya è È una catena montosa che si è
formata perché un pezzo di Africa, che è l'India, l'attuale continente indiano, era attaccato all'Africa, a un
certo punto si è staccato, ha cominciato a migrare verso nord e quindi ha chiuso quello che era il bacino
oceanico Tetideo che stava a nord, fino a collidere con l'Eurasia e a formare la catena himalaiana. Quindi
all'interno della catena himalaiana troviamo parte di quei sedimenti che si erano depositati all'interno del
vaccino tetileno.

veramente un quadro molto sintetico per dire, per spiegare perché abbiamo queste rocce madri che si
distribuiscono nel Mesozoico. Sono prevalentemente rocce madri che si sono formate proprio ai margini di
questa tetide, quindi sul margine sud-africano, sul margine nord-eurasiatico e che andavano quindi a
formarsi lì dove avevamo quelle scarpate, si ricorda quando parlavamo di quali sono gli ambienti più
favorevoli alla preservazione della materia organica, avevamo detto le scarpate inferiori dove c'è assenza di
ossigeno, dove però arrivano arriva molta sostanza organica e quindi c'erano l'abetida rappresentato
essendo un bacino così grande che stava tra l'altro a basse latitudini perché stava attorno ai tropici come
latitudine e quindi tutte condizioni che favorivano molto la formazione e la preservazione della materia
organica ed ecco che si sono formate queste rocce madri, queste sequenze sedimentari che hanno
contenuto, mantenuto al loro interno questa materia organica che poi è stata in buona parte anche è stata
deformata, nelle catene montose sono formate e quindi emergono delle rocce madri che avevano un alto
contenuto di materia organica che però è stato ossidato proprio perché se n'è venuto in superficie. Allora
vediamo che ora siamo abbiamo ancora un quarto d'ora diciamo e quindi questa è la distribuzione vediamo
una distribuzione disomogenea ma che è sempre legata alla storia geologica da questa parte invece di
questo grafico abbiamo la distribuzione di quelle che sono le rocce serbatoio anche qui vediamo che la
distribuzione è molto variabile Chiaramente entrambi questi due grafici dipendono da quelle che sono le
risultanze ad oggi, anzi addirittura questi sono grafici del 1990 mi sembra, comunque addirittura del secolo
scorso, sicuramente le scoperte più recenti vanno a incidere su questi grafici e andrebbero a variare, però le
variazioni se noi cerchiamo, io purtroppo non ho trovato grafici così completi, più aggiornati, ma
sostanzialmente non cambia di molto nel senso che le nuove scoperte hanno per lo più hanno confermato
questa distribuzione statistica percentuale sia delle rocce madri che delle rocce serbatoio.
A parte forse, per esempio, parlavamo del campo di Zor e di altri campi, di altri reservoir che hanno
dimostrato che il gas biogenico, anche perché dipende da quella che è la richiesta attuale, Attualmente,
mentre una volta dicevamo il gas era considerato un sottoprodotto dell'industria petrolifera perché Era un
gran problema in realtà il gas, perché non si sapeva come raccoglierlo, come intrappolarlo, come spostarlo,
perché aveva bisogno di enormi contenitori, ha bisogno di essere liquefatto, per esempio oggi si fa la
liquefazione, ci sono delle nadi adatte che contengono al loro interno questi mega serbatoi a grande
pressione, bassa temperatura. Quindi c'è tutta una tecnologia che si è sviluppata per poter sfruttare anche
questo che era inizialmente un sottoprodotto e quindi il gas veniva bruciato e questa CO2 che aumentava in
atmosfera non rappresentava un problema perché diciamo la verità che non veniva considerato il problema
ambientale. Adesso il problema ambientale che si è visto essere fondamentale da considerarsi, ha suggerito
di utilizzare più gas rispetto ad olio, quindi viene considerata un combustibile, per quanto ancora un
combustibile fossile, però sicuramente da favorire rispetto agli idrocarburi liquidi, perché a parità di
produzione di energia produce un minor inquinamento.

Quindi anche in questo senso l'industria petrolifera si dirige verso possibilità di scoperta di reservoir a gas.
Facevamo l'esempio del campo di Zor, in realtà lì è stato un caso, non si stava cercando un campo a gas e si
stava cercando un campo ad olio, un possibile campo ad olio, e invece si è visto che c'era un mega giant di
reservoir a gas e oltretutto gas biogenico. Insomma, man mano che si va avanti con l'esplorazione e con la
ricerca, ammesso che vada avanti, ma a quanto pare andrà ancora avanti per un bel po', si scopriranno
nuove disposizioni, nuove rocce serbatoio e nuove rocce madri che potranno modificare leggermente
l'andamento di questi grafici.

Comunque, andando alle rocce serbatoio, ai reservoir, vediamo che la prevalenza è nelle rocce cenozoiche.
È chiaro che questa prevalenza è perlomeno in parte dovuta al fatto che l'industria petrolifera ha cercato
sicuramente prima di tutto gli idrocarburi che stanno all'interno delle rocce più giovani perché sono più
superficiali, quindi prima si vanno a sfruttare gli idrocarburi che stanno sopra nella parte più superficiale e
dopo casomai si arriva a maggiore profondità. Questo è un elemento.

Un altro elemento è che le rocce più giovani stanno, è statisticamente più probabile, che stiano a profondità
che non sono profondità eccessive, non solo per raggiungerle quindi per la necessità di tecnologie che non
sempre sono ancora sviluppate, ma anche per non raggiungere quelle profondità che comportano
temperature così alte per cui gli eventuali idrocarburi contenuti sono trasformati overcooked e quindi non
più utili per l'industria petrolifera. Quindi questi potrebbero essere i motivi. Sicuramente abbiamo molte
rocce porose e permeabili che si sono formate nel cenozoico in seguito all'orogene alpino, ma anche in
seguito alle diverse situazioni sono molto differenziate e quindi la maggior parte dei reservoir sono trovati in
rocce che hanno un'età che va dall'oligocene all'attuale.

Vediamo qua le rocce del Cretacico. Nel Cretacico in particolare si è avuta, sempre in corrispondenza dei
margini tetidei, a partire dal giurassico superiore, lo sviluppo di grandi piattaforme piattaforme
carbonatiche. Un esempio è la piattaforma qua che c'è a Trieste, la piattaforma Giuliano, Istriana, Dalmata,
ha diversi nomi anche perché può essere distinta in diversi settori e talvolta divisa dalla presenza di bacini
che separava i diversi blocchi, ma sostanzialmente noi sappiamo che abbiamo questa piattaforma
carbonatica che è presente, che emerge qui nel Garso Tristino, fino a Gorizia, e poi si allunga nella penisola
istriana e lungo tutte le isole d'Almate, sostanzialmente arriva a quindi Croazia, Montenegro e arriva fino in
Grecia, perché sostanzialmente la si trova fino in Grecia.

In realtà la piattaforma carbonatica che c'è in Grecia è il proseguimento della piattaforma carbonatica che è
molto simile, perché sono coeve, perché rappresentano ambienti di deposizione molto simili, è la
prosecuzione, dicevamo, della piattaforma carbonatica che si trova in Puglia. Quindi noi abbiamo che in
Italia abbiamo marginalmente qui nella nostra regione abbiamo l'estremità settentrionale di una grande
piattaforma che io preferisco chiamare come piattaforma adriatica. In letteratura ci sono diversi nomi,
diversi autori la chiamano piattaforma carbonatica adriatica che è quella che sta a nord-est dell'attuale
bacino adriatico.

che è molto ampia appunto e poi c'è la piattaforma cosiddetta Apula perché affiora in Puglia però si sviluppa
anche nello Ionio e la si trova poi nelle isole greche dello Ionio sostanzialmente e quindi sono due grandi
piattaforme carbonatiche che sono solo due esempi di grandi piattaforme carbonatiche che si sono
sviluppate sui margini della Tettide durante il Mesozoico. Queste piattaforme carbonatiche hanno molto
spesso la caratteristica di essere favorevoli a contenere al loro interno gli idrocarburi. non perché siano
sempre caratterizzate da alta porosità, ci sono delle situazioni particolari in cui sono quasi per definizione
caratterizzate da alta porosità, ma perché molto spesso sono caratterizzate da una microfratturazione che
aumenta di molto la loro porosità.

Quindi si prestano molto spesso ad essere delle buone rocce serbatoio. In più, queste piattaforme
carbonatiche sono in parte caratterizzate dall'essere rappresentate da una litologia che è tipica delle
barriere coralline, delle zone di reef, cioè da quella situazione che è come ambiente di deposizione lo
ritroviamo ancora oggi nelle grandi barriere coralline dell'Australia, delle Maldive, dell'offshore della Florida
e così via, dove si formano queste litologie che sono caratterizzate da alta porosità durante la loro
formazione. che in seguito alla compattazione, in seguito alla diagenesi, subiscono poca compattazione,
cioè sono resistenti alla compattazione.

Mentre un'argilla si compatta molto facilmente, una sabbia si compatta anche come l'argilla però in tempi
molto più lunghi, una roccia che carbonatica tende a compattarsi di meno, quindi mantiene la sua porosità,
ecco perché troviamo che ci sono quantità, volumi importanti di roccia prevalentemente del Cretacico,
abbiamo detto che queste piattaforme carbonatiche si sono formate, si formano attualmente, si sono
formate sempre nella storia geologica, ma si sono formate importanti piattaforme carbonatiche sui margini
della tetide, quindi sono quelle che hanno portato a questi alti valori in corrispondenza del pretacico, in
parte anche del giurassico, e poi anche del carbonifero devoniano qui perché sono le piattaforme
carbonatiche che invece si sono formate prevalentemente negli Stati Uniti e nel blocco, nella placca
americana. Vediamo se Questa è una, in realtà avrei voluto ma non ce n'è il tempo, però l'ho messa qua
dentro lo stesso solo per dare un'indicazione di quella che è la quantità di metano prodotto qui dal 2008 al
2017, quindi sono valori abbastanza recenti, abbastanza odierni, come dire, questo è il flusso
antropogenico, questo è il flusso invece naturale, quindi con il rosso da parte dell'industria abbiamo il
quantitativo di metano qua, le frecce, non prendiamo i valori, i valori sono in teragrammi di metano prodotti
per anno, ma guardiamo sostanzialmente a livello molto qualitativo quello che è lo spessore di queste
frecce per capire qual è il rapporto tra il metano prodotto dall'industria petrolifera e dall'agricoltura.
Sappiamo che l'agricoltura incide molto pesantemente, in particolare la produzione di carne, Questi invece
sono i valori di metano prodotti naturalmente, quindi dalle piante, dalla vegetazione, dalle foreste.

Le foreste, ecco vediamo che la freccia ha un andamento opposto, anche qua all'interno dei bacini, perché
qui c'è utilizzo assorbimento del metano, mentre qua c'è la produzione. Quindi sostanzialmente abbiamo gli
incendi che sono in parte antropogenici, in parte naturali, quindi un una sorgente mista diciamo e ci dà
sostanzialmente il valore di quella che è la produzione e l'immissione di metano in atmosfera rispetto a
quello che è l'assorbimento e quindi qua su questo grafico invece rispetto alla produzione e
all'assorbimento di CO2 e quindi vediamo quelli che sono i valori rappresentano l'attuale problema
ambientale che quindi sono legati all'industria petrolifera nel senso che tutto quello che riguarda
quest'ambito qui è l'ambito che riguarda la produzione di metano e qui vediamo in maniera molto pesante
produzione di CO2 che viene immessa in atmosfera per utilizzo dei combustibili fossili sostanzialmente,
quindi è solo così. Una valutazione molto qualitativa, molto veloce.

Vabbè, poi con la prossima lezione torneremo alla misurazione questo è un parametro molto importante
che si fa con la pirolisi ed è quel processo che Praticamente abbiamo parlato della necessità di tempi
geologici per la formazione degli idrocarburi, ma ci sono alcuni parametri che possono essere misurati che
prevedono un'accelerazione di queste trasformazioni in laboratorio attraverso il raggiungimento di altissime
temperature che danno quindi la trasformazione dalla materia organica o soprattutto dal carogene
contenuto all'interno delle rocce in idrocarburi, perché sono delle misure che ci permettono di valutare in
maniera quantitativa quella che è la possibilità di una roccia di dare idrocarburi, di aver dato idrocarburi e
quindi di valutare la possibilità che ha una roccia di trasformare, di aver trasformato o di poter trasformare il
cherogene contenuto in idrocarburi, quindi valutare la bontà dal punto di vista dell'industria petrolifera di
una certa roccia madre, stiamo parlando di rocce madre. Lo vediamo la prossima volta. Bene.

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