13/05/2021.
Abbiamo terminato la parte e gli approfondimenti sulla conduzione e
come vediamo oggi iniziamo e ci dedicheremo alla convezione. La
convezione da un lato si può vedere in un modo molto semplice,
pensiamo alla relazione vista con cui calcoliamo il flusso ceduto per
convezione che altro non è che il coefficiente alpha per la superficie
per la differenza di temperatura ΔT e quindi la relazione è semplice. La
convezione o la si tratta in modo semplificato, o se si va sul dettaglio
diventa un problema spinoso a cui si dedicano corsi interi di
magistrale o dottorato ed alcuni elementi della convezione per quanto
riguarda lo scambio termico e/o del moto del fluido sono ancora
oggetto di ricerca e quindi la scelta che si pone a chi deve cercare di
introdurre le persone a questo fenomeno è quello di cercare di
semplificarvi le cose il più possibile e quindi fare delle
approssimazioni, essere un po' imprecisi con l’obbiettivo di alternare
parti discorsivi e delle serie di formule. La parte discorsiva è quella più
importante e servono a spiegare la complessità di quello che stiamo
cercando di spiegare, le formule servono semplicemente per dirci
(quindi dimostrazioni non ve ne sono molte, tranne solo quando
facciamo un discorso sull’approccio dimensionale non ve ne sono) e le
formule che vi sono vogliono rappresentare semplicemente un
esempio di tutte le formule che dobbiamo scegliere per calcolare
alpha, perché tutto il discorso della convezione mira proprio su come
dover calcolare quell’alpha, perché quella formula è molto semplice e
quindi obbiettivo è come portare una persona che non ha mai
affrontato il problema a saper scegliere la corretta relazione per
calcolare alpha e poi utilizzare alpha per calcolare il flusso. Per poterla
sceglierla correttamente bisogna sapere di che cosa stiamo parlando e
quindi la parte discorsiva serve a dire quale è il problema, ovvero la
convezione, e si ha solo quando si ha una interazione fluido-parete con
moto relativo: un fluido fermo ed una parte adiacente al fluido non è
esempio di convezione. Se tutte le particelle del fluido non si muovono
abbiamo della conduzione, la convezione esiste solo quando vi è moto
relativo e quindi il fatto che vi sia moto, ovvero scambio della quantità
di moto, fa sì che lo scambio termico ne risulti in qualche modo
cambiato rispetto a quello che è l’assetto in quiete e non è solo lo
scambio termico che ne risulta cambiato dal fatto che vi è il fluido in
moto, ma è anche il moto del fluido che risulta perturbato ed alterato
dal fatto che vi sono dei gradienti di temperatura e quindi capiamo che
abbiamo un fenomeno legato al fatto che vi deve essere una differenza
di temperatura perché sennò non vi è scambio termico, se vi fosse solo
il delta T e tutto fosse fermo allora parleremmo di conduzione, nel
momento in cui ho un moto e poi lo vedremo perché ce l’ho e che cosa
lo causa, allora io parlo di convezione e so che da un lato lo scambio di
energia termica viene influenzato ed il moto è influenzato dal fatto che
vi è scambio di energia termica. Le equazioni sono quelle che noi
sappiamo, non è che ve ne sono altre, dobbiamo scrivere
conservazione della quantità di moto, conservazione dell’energia, solo
che non dobbiamo scriverle come le abbiamo scritte in termodinamica
per il corpo omogeneo, dobbiamo tenere conto di tutti i gradienti di
velocità e di temperatura che vi sono in questi casi e quindi dobbiamo
scrivere una equazione differenziale, abbiamo già visto quella della
conduzione come è quando usciamo dalla visione semplificata del
corpo omogeneo e quindi ci ritroviamo a risolvere un sistema di
equazioni differenziali complicato. Noi cerchiamo di capire ma
rimanendo in una visione semplificata, ma per capire dobbiamo
parlare prima di moto del fluido e poi di scambio termico. Per quanto
riguarda il moto del fluido, l’elemento che caratterizza un fluido altro
non è che la viscosità. Ora, per rendersi conto che un fluido è viscoso,
uno degli esperimenti più semplici che si fanno per dimostrare
appunto la viscosità e che cosa è, è proprio quello che vediamo
rappresentato nella figura:
quando andiamo al mare o in una piscina ed usiamo le tavolette per
nuotare ed ipotizziamo che l’acqua sia calma e non vi sia nessuno e
quindi l’acqua è in quiete, noi appoggiamo la tavoletta e poi iniziamo a
tirarla, ovvero applichiamo una forza F a quella tavoletta, che cosa
succede? Se non vi fosse viscosità, la tavoletta scivolerebbe sulla
superficie dell’acqua senza alterarla, ovvero la superficie rimarrebbe
così come, se il fluido è viscoso, l’acqua lo è e quindi proprio perché è
legata alla viscosità, il primo strato di fluido a contatto con la tavoletta
in realtà aderisce alla tavoletta e quindi si porta ad essere solidale con
la tavoletta e quindi sposto la tavoletta ed il primo staterello di fluido,
lo strato che ha aderito alla tavoletta è in grado di trasmettere allo
strato sottostante che in realtà si sta spostando e non solo glielo
comunica, ma tende anche a trascinarlo e quindi mette in movimento
anche quello che a sua volta mette in movimento quello sotto e così
via. Ma questo non è uno spostamento solidale, ovvero come se fosse
un corpo solido, rigido, in cui io sposto tutto alla stessa velocità, ma vi
è la capacità di dire guarda che mi sto spostando, e quindi di
trascinare ma non completamente. Questo vuol dire che se io mi
sposto in verticale partendo dalla tavoletta ed andando verso il fondo
mano a mano la velocità diventa sempre più piccola, ovvero io
continuo a trascinare ma sempre un po' meno e sempre un po' meno,
fino a quando arriviamo sull’altra parte, sul fondo della vasca, dove
l’acqua aderisce al fondo della vasca che è una parete ferma e quindi
noi trascinando riusciamo a generare una situazione di questo tipo in
cui il primo staterello si muove con la velocità della piastra e l’ultimo
strato è fermo e quindi abbiamo un profilo della velocità lungo y,
ovvero in direzione ortogonale a quello che è il movimento. Questa è
l’effetto della viscosità e quindi se vi è questo il fluido è viscoso e
quindi ha la capacità di trasmettere degli sforzi tangenziali, anche in
parte, perché vi è scivolamento relativo, ma non è che uno scorre
sull’altro senza che l’altro se ne accorga e quindi vi è una capacità di
trasmettere degli sforzi tangenziali e questa capacità è legata alla
viscosità e tanto è vero che se noi guardiamo la slide successiva
troviamo una definizione più rigorosa di viscosità, che è la viscosità
dinamica quella che noi ora stiamo considerando e vediamo la prima
relazione che è solo il riassunto di quello che abbiamo detto, ma se la
scriviamo in termini matematici rigorosi, notiamo che lo sforzo
tangenziale su quel piano non è altro che la viscosità per il gradiente di
velocità che si va ad originare.
Ora cosa vogliamo evidenziare con questa slide? Vediamo che qui
abbiamo dphi uguale ad alpha dA per una differenza di temperatura e
poi ci dice che se vogliamo calcolare tutto il flusso devo fare una
operazione di integrazione e quindi sia alpha e sia i coefficienti di
scambio termico convettivo e sia le temperature non necessariamente
sono costanti sulla superficie e quindi per fare un calcolo rigoroso
poniamoci la domanda se il nostro alpha non cambia sulla superficie in
cui avviene la convezione e se le temperature non cambiano sulla
superficie evidenziata. Ovviamente questa è una sollecitazione a noi
ad essere sempre molto attenti, gli esercizi che faremo diventerebbero
troppo complicati se dobbiamo fare anche gli integrali, tratteremo
prevalentemente valori medi, quindi tratteremo alpha pensando che
sia quello medio, le temperature saranno quelle medie e quindi la
relazione da utilizzare ritornerà quella banale, con un alpha che sarà
un valore medio e quindi ora dobbiamo vedere come calcolare questo
alpha che può dipendere da tutte queste grandezze o situazioni: dal
tipo di fluido, dalla velocità tra parete e fluido, dipende dalla
temperatura e pressione del fluido ed anche dalla geometria intesa
come forma della parete e rugosità della parte, perché aumenta o
meno quei moti di rimescolamento di cui abbiamo parlato o li facilità.
Si è soliti fare anche una classificazione delle diverse situazioni che ci
si presentano. La prima l’abbiamo già fatta cioè la convezione avviene
in moto laminare o in moto turbolento, poi si può distinguere se la
convezione è forzata o naturale, ovvero se il moto del fluido sulla
parete avviene in maniera forzata perché vi è una pompa, un
ventilatore che sta spingendo e quindi forzando quel fluido, oppure è
naturale nel momento in cui il movimento del fluido ha origine da
gradienti di densità che si instaurano per le differenze di temperatura.
La famosa intercapedine nella parete multistrato con mattone,
isolante ed intercapedine, abbiamo fatto un problema di conduzione e
se vi fosse lì l’intercapedine tra gli starti considerati, noi abbiamo
messo una resistenza conduttiva, quindi come se l’aria all’interno delle
intercapedini fosse ferma e quindi vi fosse solo conduzione, ma molto
probabilmente vi sono delle differenze di temperature tra le facce
dell’intercapedine o anche originate da altri effetti e quindi all’interno
di quell’intercapedine l’aria non è ferma ma si muove sicuramente
legata a fenomeni naturali. Ovviamente quando si fanno i calcoli di
queste cose se ne tiene conto, quando facciamo i calcoli della potenza
dispersa attraverso la parete. Altra classificazione che si può fare
parlando di convezione è se la convezione è legata ad un deflusso
interno o esterno: interno è il caso tipico di quel moto di fluido
confinato come all’interno di un canale o di un condotto e quindi il
fluido si muove ma è delimitato dalle pareti, diverso è il caso della
lastra piana come quello del tavolo o della tavoletta sul mare, o il caso
della terra, dove la superficie è lambita dal fluido, ma il fluido
comunque non ha qualche cosa che lo sta limitando e quindi lo strato
limite può crescere quanto vuole ed avrà un suo sviluppo in base al
fenomeno, ma non vi è qualche cosa che lo limita in base alla sua
altezza e quindi in questo caso parliamo di convezione con deflusso
esterno.
Qui il discorso è molto simile a quello fatto appunto per lo strato limite
delle velocità: parallelamente a quello, esiste una zona del fluido che
sta muovendosi e quindi arriva a contatto con la parete e si genera una
zona dove dal punto di vista delle temperature il fluido risente della
presenza della lastra e quindi la zona si presenterà nello stesso modo,
con profili di temperature che di nuovo hanno un andamento
parabolico, più esponenziale nelle due zone, quello che qui non
succede è che la temperatura Tp è quella della lastra e il primo
straterello di fluido che si ferma non è che si porta a Tp subito, cioè
quello che si ferma scambia con una parte che è a Tp ed essendo fermo
scambierà per conduzione e quindi tra la superficie della parete ed il
primo strato di fluido abbiamo conduzione, poi sopra abbiamo quelli
in movimento e qui il caso è quello in cui la temperatura del fluido sia
superiore alla temperatura della parete e quindi la temperatura della
parte è questa e a mano a mano che mi muovo in verticale troverò
tratti di fluido a temperatura superiore, fino ad arrivare non proprio a
Tf ma ad un valore limite che fissiamo per trovare la zona che risente
della presenza della parete. Vogliamo fare notare la differenza tra la
zona laminare e quella turbolenta, nel senso che nella zona laminare
quello che si ferma scambierà per conduzione, gli altri dato che hanno
velocità relativa diversa, arrivano sullo strato superiore che viaggia
più veloce si rinnovano parti di fluido che arrivano dalla condizione
indisturbata e quindi più caldi e vengono a contatto con quelli più
freddi e quindi il delta T è un delta T che si rinnova continuamente:
immaginiamo quindi che il primo strato si ferma e quindi scambia con
la parete per conduzione, quello sopra invece a transitargli, non va a
velocità che aveva nella zona indisturbata ma si muove e quindi sopra
a questo fermo arriva fluido che risulta caldo nel senso che mano a
mano che va avanti ovviamente si raffredderà perché cede a mano a
mano calore alla parete, ma risulta caldo e quindi questo rinnovo di
fluido da un contributo allo scambio che è diverso a quello che
avremmo nel caso in cui tutto fosse fermo. Noi ci ricordiamo che la
condizione della conduzione è che tutto stia fermo e quindi io prendo
un fluido con temperatura Tf lo metto sopra una lastra e lo lascio lì
tutto fermo e quello è la conduzione e lo scambio termico è solo
conduttivo, parlo di convezione quando ho movimento e la convezione
genera un rinnovo di fluido, con dei delta T che sono ben diversi dal
fatto di lasciare lì il fluido. Andiamo alla zona turbolenta, dove le cose
diventano ancora più interessanti, perché mentre io prima ragiono
comunque con un filetto che viaggia parallelo all’altro e quindi uno
strato può comunicare solo con quello superiore, quando arrivo alla
zona turbolenta, anche se la direzione principale rimane sempre
quella, il fatto di essere in una zona turbolenta comporta il fatto di
avere particelle che hanno delle velocità verso l’alto, verso il basso e
quindi una particella che magari prima era a contatto con la parete o
vicina alla parete e quindi a temperatura più bassa, grazie alla
turbolenza inizia a salire e si trova a contatto con la parte del fluido
più calda, anche se lei è fredda e quindi il delta T mi diventa molto più
grande rispetto a quello che avrei se lasciassi solo i filetti di fluido e
quindi un delta T più grande aiuta lo scambio termico, ovviamente
questo non vuol dire che la conduzione è migliore della convezione
per capirci, però stiamo dicendo che la convezione avviene grazie
anche a questi meccanismi e quindi al fatto di portare particelle fredde
in zone dove abbiamo delle particelle calde e quindi al fatto comunque
di avere dei gradienti importanti.
Quindi questo è diciamo l’altro caso, solo per chiudere vediamo il caso
in cui la temperatura della parete è superiore a quella del fluido, ma
non vi è molto da aggiungere, ovviamente i profili di temperatura
cambiano. Inoltre qui possiamo vedere come posso definire l’altezza
dello strato limite: facendo il rapporto tra Tp, T che è la temperatura
che io ho lungo lo strato limite ed al denominatore faccio la differenza
tra Tp e Tf e quindi questa T rappresenta l’ultima T dello strato limite
se il rapporto mi da 0,99 e così possiamo capire quale è l’altezza dello
strato limite. Le figure di strato limite di velocità e termica sembrano
identiche e quindi uno potrebbe essere portato a pensare che
coincidano: noi consideriamo che lo strato di fluido interessato dalla
presenza della lastra dal punto di vista delle velocità sia la stesso di
quello interessato dalla variazione di temperatura, in realtà non è così,
o meglio non è detto che sia così, poi potrebbe essere anche così, ma
può anche essere che abbiamo altezza diversa e quindi che le zone
interessate siano diverse.
Ora dovremo ripetere gli stessi ragionamenti di strato limite di
velocità e di temperatura nel caso di un condotto, ovvero nel caso di
flusso interno.
Ora se noi per esempio abbiamo detto che i numeri adimensionali che
andiamo a ricavare sono 3, adesso noi ci concentreremo solo su come
ricavarne uno, ma il metodo è valido per tutti e tre e nelle slide c’è per
tutti e tre, però la parte iniziale che forse qui non vi è, sta nel fatto che
io devo scrivere i miei primi tre gruppi adimensionali e devo ancora
capire quali sono e li lego a tre grandezze, una per ogni gruppo che
appaiono ad esponente uno e precisamente scelgo alpha per pigreca1,
per pigreca2 scelgo la velocità nella zona indisturbata e per pigreca3
scelgo il calore specifico. Dopodiché moltiplico questo alpha per le atre
grandezze che non ho considerato di quelle sette, ovvero il diametro,
conduttività, viscosità cinematica e densità e quindi come vediamo
ogni gruppo è il prodotto della grandezza che ho scelto io che voglio
che sia presente (ovviamente noi alpha lo scegliamo come primo in
modo tale che essendo senza esponenziale sia più banale ed
immediato da calcolare), dopodiché la serie di prodotti delle quattro
grandezze rimanenti, deve darmi un numero adimensionale e questo è
tutto in termini di dimensioni e quindi noi vediamo che io elevo a
quattro esponenti diversi le quattro grandezze che ho unito a quella
che ho scelto io, adesso devo tradurre questo prodotto in termini di
dimensioni e quindi devo dire da quali dimensioni alpha, D, lambda, ni
e rho sono descritte, perché io devo arrivare ad avere un numero che è
adimensionale che è quel pigreca1 e quindi devo, e qui noi andiamo ad
avere a livello dimensionale:
Questa prima slide che troviamo in realtà non ci dice come calcolare,
ma ci dice che i numeri adimensionali che noi utilizziamo ad utilizzare
come Reynolds, Prandtl, il coefficiente di attrito alla parete ed il
numero di Peclet che altro non è che il prodotto di Reynolds per
Prandtl, questa slide ci dice che il numero di Reynolds, nel caso della
convezione forzata su lastra piana, hai il numero di Reynolds che
cambia mano a mano che ti sposti lungo la lastra, hai un numero di
Prandtl che è definito invece dal cp, dal lambda e dal miu e quindi qui il
tema sarà caso mai che se io ho un fluido in cui la viscosità, la densità
cambia con la temperatura, come la calcolo? Qui l’ipotesi è che il flusso
di fluido si rifaccia alle condizioni di fluido indisturbato e quindi
vediamo che quel V∾ compare che è la Vf di prima. Sul coefficiente di
attrito alla parete di Colburn non ci soffermeremo anche perché non lo
utilizzeremo molto. Quindi occhio che questi come valori cambiano a
mano a mano che ti sposti e se devi calcolare Reynolds ricordati che la
velocità da mettere è quella del fluido indisturbato, però attenzione la
velocità del fluido disturbato a mano a mano che mi sposto aumenta e
quindi Reynolds si alza e quindi ho sempre quella transizione da
laminare a turbolento. Quindi fatta questa premessa, se siamo in
deflusso laminare, noi possiamo calcolare il numero di Nusselt che è il
nostro obbiettivo con la seguente relazione:
Però ci dice anche che dobbiamo trovarci in questo caso, noi vogliamo
localmente valutare alpha, ma dobbiamo avere Prandtl che deve
essere in quel range, altrimenti vai a cercare un’altra relazione ed
ovviamente anche qui, questo è quello locale nel caso di deflusso
misto, nel caso di deflusso turbolento parliamo di valore medio di
Nusselt e quindi del coefficiente di scambio termico convettivo con
questa relazione che ha le seguenti condizioni in basso da rispettare
per forza:
Ovviamente cambiando la
sezione, abbiamo una
nuova transizione
ed un nuovo moto
completamente sviluppato.