Nell’acqua tutti gli ioni che si originano dalla dissociazione o dalla ionizzazione sono
circondati dalle molecole d’acqua; essi si orientano in modo da rivolgere la parziale
carica negativa verso gli ioni positivi. In questo stato gli ioni si dicono idratati. Tutti i
composti che in soluzione acquosa formano ioni, sono chiamati elettroliti. Un
elettrolita è una sostanza che rende elettronicamente conduttrice la soluzione
acquosa in cui è disciolto. I sali e gli idrossidi in soluzione acquosa si dissociano
completamente e per questo sono chiamati elettroliti forti. Anche certi composti
molecolari polari, sono elettroliti forti: in acqua tutte le loro molecole si ionizzano.
Gli elettroliti sono i soluti che si dissociano in ioni o si ionizzano se sciolti in acqua.
Le soluzioni che contengono ioni conducono l’elettricità e sono chiamate soluzioni
elettrolitiche. Gli elettroliti possono essere acidi, basi o Sali. Cosa accomuna le
sostanze acide con le basiche? Gli acidi sono gli elettroliti che in acqua liberano ioni
positivi; le basi in acqua, liberano ioni negativi.
Percentuale in massa
Percentuale massa su volume
Percentuale in volume
Parti per milione in massa
Parti per milione in volume
Proprietà colligative
Una proprietà colligativa dipende soltanto dal numero di particelle di soluto
presenti in soluzione e non dalla loro natura. Come si spiegano quindi le proprietà
colligative delle soluzioni? Le molecole di un solvente puro si attraggono fra loro. Le
molecole di un solvente in una soluzione sono interessate a due diversi tipi di
attrazione: si attraggono fra loro e sono attratte con maggior forza dalle particelle di
soluto che esse circondano. Le molecole di solvente in una soluzione hanno bisogno
di più energia per abbandonare la soluzione e diventare vapore. La tensione del
vapore della soluzione è più bassa di quella del solvente puro. Con una tensione di
vapore più bassa, la temperatura alla quale la soluzione bolle si innalzerà. Al
contrario, la situazione si rovescia; le particelle di soluto ostacolano la solidificazione
del solvente e il punto di congelamento della soluzione si abbassa. Le molecole del
soluto tendono ad aumentare l’intervallo di esistenza dello stato liquido, innalzando
il punto di ebollizione e abbassando il punto di congelamento.
La tensione di vapore
La tensione di vapore di un liquido puro, è la pressione che esercita il vapore quando
è in equilibrio con il liquido stesso da cui si è formato. L’equilibrio tra il liquido e il
suo vapore, si raggiunge quando il valore della pressione non varia più nel tempo. La
tensione di vapore di un liquido aumenta all’aumentare della temperatura: le sue
particelle possiedono maggiore energia cinetica e sfuggono più facilmente dalla
superficie del liquido. Nel caso di una soluzione il cui soluto non sia volatile, il
processo di evaporazione del solvente è ostacolato, perché non tutte le particelle
che raggiungono la superficie sono di solvente. La tendenza del solvente a
vaporizzare diminuisce, mentre la tendenza del vapore a condensare rimane
inalterata perché dipende soltanto dal numero di particelle di vapore presenti nel
contenitore. La tensione di vapore di una soluzione il cui soluto non è volatile è
direttamente proporzionale alla frazione molare del solvente. Questa relazione è
perfettamente valida soltanto se la soluzione è abbastanza diluita. La tensione di
vapore della soluzione è tanto più grande quanto maggiore è la frazione molare del
solvente, quanto meno concentrata è la soluzione. Viceversa la soluzione di vapore
della soluzione è tanto più piccola quanto minore è la frazione molare del solvente,
cioè quanto più grande è la frazione molare del soluto. Perciò, l’abbassamento della
tensione di vapore di una soluzione corrisponde al prodotto tra la tensione di vapore
del solvente puro e la frazione molare del soluto.
La solubilità
La solubilità (quantità massima di soluto che si può sciogliere in una certa quantità di
solvente ad una determinata temperatura) varia da sostanza a sostanza e dipende
sia dalla natura del soluto sia da quella del solvente. La solubilità di un solido non
dipende dalla dimensione dei suoi cristalli. Solubilità e insolubilità delle sostanze
sono fondamentali per la sopravvivenza degli esseri viventi. La solubilità è
influenzata dalla temperatura. I soluti solidi sono più solubili in acqua calda che in
acqua fredda. Per questo motivo possiamo osservare la comparsa di un corpo di
fondo quando raffreddiamo una soluzione molto concentrata e calda di un soluto
solido. Durante il raffreddamento può accadere che il soluto incontri difficoltà a
cristallizzare e non si separi; in tal caso la soluzione si definisce soprasatura perché
contiene un eccesso di soluto rispetto alla quantità massima che può sciogliersi a
quella temperatura. La solubilità dei gas nei liquidi viene espressa con la legge di
henry: la solubilità di un gas in un liquido è direttamente proporzionale alla
pressione parziale del gas che sta al di sopra della soluzione. La relazione che
esprime questa legge è: S=kpg
e vale soltanto per soluzioni diluite, a condizione che il gas non reagisca
chimicamente con il solvente. La costante di proporzionalità k è nota come
constante di henry e dipende dalla temperatura, dalla natura del gas e dalla natura
del solvente. La relazione tra pressione parziale di un gas e la sua solubilità può
essere spiegata da un punto di vista molecolare. Anche per i soluti gassosi, alla
saturazione della soluzione corrisponde uno stato di equilibrio dinamico. Esso viene
raggiunto quando le molecole di gas che passano in soluzione nell’unità di tempo
sono tante quante quelle che, lasciano la soluzione. Alcuni gas si sciolgono in acqua
e reagiscono con essa. In questi casi, le molecole di gas reagiscono e formano nuovi
prodotti, lasciando il posto a nuove molecole di gas che possono così entrare in
soluzione. A parità di temperatura, la saturazione della soluzione si raggiunge quindi
dopo aver disciolto una quantità maggiore di gas.