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Appunti di chimica

Le soluzioni sono miscugli omogenei e possono essere solide,liquide o gassose. A


loro volta si suddividono in solvente e soluto. Il solvente è la sostanza che si trova in
maggiore quantità. Il soluto è presente in quantità minore. Ma le sostanze come
possono sciogliersi? Una sostanza si forma perché l’agitazione termica fa si che le
particelle del soluto e quelle del solvente si disperdano disordinatamente le une tra
le altre. Ad esempio il profumo che si diffonde in una stanza è una prova della
naturale tendenza al mescolamento che non può essere l’unico fattore che governa
questo tipo di processi. Se così fosse, tutte le sostanze dovrebbero dissolversi in
qualsiasi solvente e sappiamo che ciò non è vero (il sale non si scioglie nell’olio che a
sua volta non si scioglie nell’acqua). Bisogna infatti considerare anche i legami tra le
particelle. Durante la formazione di una soluzione zuccherina , si rompono i legami
tra le molecole di soluto e molti dei legami tra quelle del solvente e al loro posto si
formano nuovi legami tra le molecole di soluto e di solvente. La natura dei legami
che devono sciogliersi e dei nuovi che si formano ha un’enorme importanza: la
rottura dei legami richiede energia mentre la formazione di nuovi libera energia. Il
bilancio energetico che ne consegue influisce inevitabilmente sul processo di
dissoluzione perché ogni sistema materiale tende a raggiungere lo stato a cui
corrisponde il minor valore possibile di energia potenziale.

Attraverso il processo di solvatazione, dovuto alle attrazioni che si esercitano tra


solvente e soluto, avviene la formazione di una soluzione. Le molecole di solvente
circondano le molecole di soluto. Quando il solvente il questione è l’acqua, il
processo di solvatazione prende il nome di idratazione. L’acqua è il liquido più
diffuso in natura. Le proprietà dell’acqua cambiano quando il soluto si scioglie in
essa: quanto più zucchero si scioglie tanto più la soluzione sarà dolce. Cosa accade
dunque alla conducibilità elettrica? L’acqua pura non conduce la corrente elettrica
perché le sue molecole presentano solidi legami covalenti: no elettroni, no ioni.
Possiamo verificare cosa accade con le soluzioni acquose mediante un semplice
dispositivo dove il passaggio di corrente elettrica permette accensione di una
lampadina.

I risultati sono tre:

1. Composti molecolari polari non ionizzabili, come lo zucchero, formano


soluzioni acquose parchè l’acqua, fortemente polare, riesce a rompere i
legami dipolo-dipolo presenti tra le molecole di soluto; tali molecole si
disperdono nell’acqua. Le soluzioni acquose non presentano ioni e quindi non
concludono la corrente elettrica.
2. Composti molecolari polari ionizzabili, come l’acido cloridrico e tutti gli altri
acidi, formano soluzioni in cui il dipolo dell’acqua rompe il legame covalente
presente tra atomo di idrogeno e non metallo. Il fenomeno chiamato
ionizzazione provoca la formazione di ioni che consentono alla soluzione di
condurre l’elettricità.
3. Composti ionici posti in acqua, libero ioni positivi e negativi a causa dell’azione
delle molecole d’acqua. Le soluzioni che si ottengono producono elettricità.
Questo processo è chiamato dissociazione.

Nell’acqua tutti gli ioni che si originano dalla dissociazione o dalla ionizzazione sono
circondati dalle molecole d’acqua; essi si orientano in modo da rivolgere la parziale
carica negativa verso gli ioni positivi. In questo stato gli ioni si dicono idratati. Tutti i
composti che in soluzione acquosa formano ioni, sono chiamati elettroliti. Un
elettrolita è una sostanza che rende elettronicamente conduttrice la soluzione
acquosa in cui è disciolto. I sali e gli idrossidi in soluzione acquosa si dissociano
completamente e per questo sono chiamati elettroliti forti. Anche certi composti
molecolari polari, sono elettroliti forti: in acqua tutte le loro molecole si ionizzano.

Gli elettroliti sono i soluti che si dissociano in ioni o si ionizzano se sciolti in acqua.
Le soluzioni che contengono ioni conducono l’elettricità e sono chiamate soluzioni
elettrolitiche. Gli elettroliti possono essere acidi, basi o Sali. Cosa accomuna le
sostanze acide con le basiche? Gli acidi sono gli elettroliti che in acqua liberano ioni
positivi; le basi in acqua, liberano ioni negativi.

 Le soluzioni in cui la concentrazione di ioni positivi è maggiore di quella degli


ioni negativi si definiscono soluzioni acide.
 Le soluzioni in cui la concentrazione di ioni positivi è minore di quella degli
ioni negativi si definiscono soluzioni basiche.
 Le soluzioni in cui sia la concentrazione di ioni positivi e ioni negativi è uguale
si definiscono soluzioni neutre.

Il ph è un numero che misura il grado di acidità di una soluzione. Il valore del ph


dipende dalla concentrazione di ioni idronici presenti nella soluzione. Maggiore è la
presenza di questi ioni,più basso è il valore del ph. Si possono distinguere tre casi:

 La soluzione è neutra: il ph equivale a 7,00


 La soluzione è acida: il ph è minore di 7,00
 La soluzione è basica: il ph è maggiore di 7,00

Il modo più semplice per esprimere la concentrazione di una soluzione è usare le


concentrazioni %m/m e %V/V. la composizione di molti prodotti di uso comune è
espressa in percentuale e in laboratorio è necessario preparare le soluzioni
basandosi sulle percentuali. Mescolando dei liquidi è necessario fare attenzione a
possibili aumenti o diminuzioni di volume. Ad esempio, se uniamo 50 ml di acqua
con 50 ml di alcol etilico, ci accorgeremo che anziché dare come risultato 100 ml, la
soluzione misurerà 98 ml. La contrazione del volume della soluzione è dovuta alla
presenza dei legami a idrogeno che si instaurano tra le molecole di acqua e quelle di
alcol. I legami a idrogeno, avvicinano le molecole, e gli spazi vuoti fra le molecole di
soluto e solvente si riducono, la massa rimane costante. La concentrazione in parti
per milione indica il numero di parti di soluto presenti in un milione di parti di
soluzione. Vi sono vari modi per esprimere la concentrazione di una soluzione:

 Percentuale in massa
 Percentuale massa su volume
 Percentuale in volume
 Parti per milione in massa
 Parti per milione in volume

Esistono diversi modi di esprimere la concentrazione in funzione della quantità


chimica:

 Molarità: è data dal rapporto tra la quantità chimica in numero n di moli e di


soluto e il volume della soluzione (espresso in litri). La molarità si esprime in
moli per litro. Rappresentiamo la sua unità di misura con M. La molarità è
un’unità di misura della concentrazione che dipende dalla temperatura; al
variare di questa, varia anche il volume della soluzione che si dilata per
riscaldamento e si restringe per raffreddamento.
 Molalità: è data dal rapporto tra la quantità chimica in moli di soluto e la
massa del solvente,espressa in kilogrammi. Si esprime in moli per kilogrammo
di solvente e si indica con il simbolo m. la molalità è indipendente dalla
temperatura, poiché nella relazione non compare il volume.
 Se una soluzione presenta tanti componenti, può essere utile esprimere la
concentrazione di un componente specificando il suo numero di moli in
rapporto al numero totale di moli presenti. La frazione molare di ogni
componente di una soluzione è il rapporto tra la quantità chimica in moli di
quel componente e il numero totale di moli di tutti i componenti.

Proprietà colligative
Una proprietà colligativa dipende soltanto dal numero di particelle di soluto
presenti in soluzione e non dalla loro natura. Come si spiegano quindi le proprietà
colligative delle soluzioni? Le molecole di un solvente puro si attraggono fra loro. Le
molecole di un solvente in una soluzione sono interessate a due diversi tipi di
attrazione: si attraggono fra loro e sono attratte con maggior forza dalle particelle di
soluto che esse circondano. Le molecole di solvente in una soluzione hanno bisogno
di più energia per abbandonare la soluzione e diventare vapore. La tensione del
vapore della soluzione è più bassa di quella del solvente puro. Con una tensione di
vapore più bassa, la temperatura alla quale la soluzione bolle si innalzerà. Al
contrario, la situazione si rovescia; le particelle di soluto ostacolano la solidificazione
del solvente e il punto di congelamento della soluzione si abbassa. Le molecole del
soluto tendono ad aumentare l’intervallo di esistenza dello stato liquido, innalzando
il punto di ebollizione e abbassando il punto di congelamento.

La tensione di vapore
La tensione di vapore di un liquido puro, è la pressione che esercita il vapore quando
è in equilibrio con il liquido stesso da cui si è formato. L’equilibrio tra il liquido e il
suo vapore, si raggiunge quando il valore della pressione non varia più nel tempo. La
tensione di vapore di un liquido aumenta all’aumentare della temperatura: le sue
particelle possiedono maggiore energia cinetica e sfuggono più facilmente dalla
superficie del liquido. Nel caso di una soluzione il cui soluto non sia volatile, il
processo di evaporazione del solvente è ostacolato, perché non tutte le particelle
che raggiungono la superficie sono di solvente. La tendenza del solvente a
vaporizzare diminuisce, mentre la tendenza del vapore a condensare rimane
inalterata perché dipende soltanto dal numero di particelle di vapore presenti nel
contenitore. La tensione di vapore di una soluzione il cui soluto non è volatile è
direttamente proporzionale alla frazione molare del solvente. Questa relazione è
perfettamente valida soltanto se la soluzione è abbastanza diluita. La tensione di
vapore della soluzione è tanto più grande quanto maggiore è la frazione molare del
solvente, quanto meno concentrata è la soluzione. Viceversa la soluzione di vapore
della soluzione è tanto più piccola quanto minore è la frazione molare del solvente,
cioè quanto più grande è la frazione molare del soluto. Perciò, l’abbassamento della
tensione di vapore di una soluzione corrisponde al prodotto tra la tensione di vapore
del solvente puro e la frazione molare del soluto.

Innalzamento ebullioscopico e abbassamento crioscopico


Sappiamo che un liquido bolle quando la sua tensione di vapore eguaglia la
pressione esterna e che la tensione di vapore di un liquido aumenta all’aumentare
della temperatura. La tensione di vapore di una soluzione è minore di quella del
solvente puro, affinchè la soluzione bolla, è necessario raggiungere temperature
superiori a quella di ebollizione del solvente puro. La diminuzione del suo punto di
congelamento è più significativa. Che cosa accade quando una soluzione acquosa
congela? Come risultato si ottiene il ghiaccio puro. Per questo motivo gli iceberg
delle regioni polari sono essenzialmente privi di sale e potrebbero essere utilizzati
come fonte di acqua dolce. Se il soluto non è volatile ed è formato da molecole che
rimangono tali anche in soluzione , possiamo determinare gli effetti sul punto di
ebollizione e di congelamento.

Osmosi e pressione osmotica


L’osmosi è una proprietà colligativa che si manifesta quando due soluzioni, una
meno concentrata e l’altra più concentrata sono separate da una membrana
semipermeabile, una membrana cioè in grado di lasciarsi attraversare soltanto da
certe sostanze. Possiamo studiare il fenomeno dell’osmosi mettendo un uovo privo
del guscio in una soluzione salina e in acqua distillata. È possibile eliminare il guscio
dell’uovo immergendolo per qualche ora in una soluzione di acqua e anticalcare. La
membrana sottostante è semipermeabile: lascia passare l’acqua ma trattiene
particelle più grandi come le proteine. L’uovo immerso in acqua e sale rimpicciolisce
perché l’acqua migra all’esterno verso la soluzione più concentrata, mentre l’uovo
immerso in acqua distillata aumenta le sue dimensioni perché l’acqua migra
all’esterno verso l’interno. La pressione osmotica rappresenta la pressione
idrostatica che bisogna esercitare su una soluzione, separata da un’altra soluzione
per mezzo di una membrana semipermeabile, perché in essa non esntri altro
solvente. Se si applica alla soluzione più concentrata una pressione maggiore della
pressione osmotica, si ottiene come risultato il paesaggio delle molecole di solvente
della soluzione più concentrata a quella meno concentrata. Il processo chiamato
osmosi inversa è impiegato per ricavare acqua dolce dal mare e per rimuovere la
maggior parte delle sostanze inquinanti. Quanto maggiore è il numero delle
particelle disciolte, cioè la concentrazione della soluzione, tanto più alta è la
pressione osmotica, che indichiamo con pgreco. Nelle soluzioni ideali, cioè in
soluzioni molto diluite, la pressione osmotica è proporzionale al numero di molecole
nell’unità di volume e alla temperatura assoluta. Le concentrazioni che presentano
uguale concentrazione e uguale pressione osmotica sono dette isotoniche. Due
soluzioni hanno uan concentrazione e una pressione osmotica diverse, quella con
concentrazione minore, viene detta ipotonica e quella con concentrazione maggiore
è detta ipertonica.

La solubilità
La solubilità (quantità massima di soluto che si può sciogliere in una certa quantità di
solvente ad una determinata temperatura) varia da sostanza a sostanza e dipende
sia dalla natura del soluto sia da quella del solvente. La solubilità di un solido non
dipende dalla dimensione dei suoi cristalli. Solubilità e insolubilità delle sostanze
sono fondamentali per la sopravvivenza degli esseri viventi. La solubilità è
influenzata dalla temperatura. I soluti solidi sono più solubili in acqua calda che in
acqua fredda. Per questo motivo possiamo osservare la comparsa di un corpo di
fondo quando raffreddiamo una soluzione molto concentrata e calda di un soluto
solido. Durante il raffreddamento può accadere che il soluto incontri difficoltà a
cristallizzare e non si separi; in tal caso la soluzione si definisce soprasatura perché
contiene un eccesso di soluto rispetto alla quantità massima che può sciogliersi a
quella temperatura. La solubilità dei gas nei liquidi viene espressa con la legge di
henry: la solubilità di un gas in un liquido è direttamente proporzionale alla
pressione parziale del gas che sta al di sopra della soluzione. La relazione che
esprime questa legge è: S=kpg

e vale soltanto per soluzioni diluite, a condizione che il gas non reagisca
chimicamente con il solvente. La costante di proporzionalità k è nota come
constante di henry e dipende dalla temperatura, dalla natura del gas e dalla natura
del solvente. La relazione tra pressione parziale di un gas e la sua solubilità può
essere spiegata da un punto di vista molecolare. Anche per i soluti gassosi, alla
saturazione della soluzione corrisponde uno stato di equilibrio dinamico. Esso viene
raggiunto quando le molecole di gas che passano in soluzione nell’unità di tempo
sono tante quante quelle che, lasciano la soluzione. Alcuni gas si sciolgono in acqua
e reagiscono con essa. In questi casi, le molecole di gas reagiscono e formano nuovi
prodotti, lasciando il posto a nuove molecole di gas che possono così entrare in
soluzione. A parità di temperatura, la saturazione della soluzione si raggiunge quindi
dopo aver disciolto una quantità maggiore di gas.

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