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LA COMPOSIZIONE CHIMICA DELL’INTERNO DELLA TERRA.

Il nostro pianeta è un corpo disomogeneo,strutturato a involucri concentrici. I 3 involucri


sono : crosta,mantello e nucleo. La crosta terrestre mostra variazioni di spessore e
differenze di tipo chimico :la crosta oceanica ,che è di natura principalmente fenica ha uno
spessore di pochi km,la crosta continentale è di natura sialica ed è più spessa. Questa
natura chimica diversa comporta un dualismo sialico-fenico ,indica che la crosta continentale
sialica è meno densa di quella oceanica femica(i valori medi sono 2,7g/cm^3 e 3,0 g/cm^3).
La crosta continentale è composta,in gran parte, da tipologie di rocce di tipo granitico; la
crosta oceanica invece da basalto e al di sotto da uno strato di grabbo.

LA STRUTTURA DEL MANTELLO E DEL NUCLEO

Il mantello è posizionato sotto la crosta e costituisce oltre il 67% della massa terrestre. Il
mantello è omogeneo ,da un punto di vista chimico, i materiali hanno una composizione
ultrafemica,ma con alcune differenze dovute alla densità crescente che si riscontra con
l’aumento della profondità. Il mantello superiore è formato da peridotiti, sono rocce costituite
da olivine e pirosseni. Lo strato plastico,detta anche astenosfera, è una fascia di materiali
entro le quale le onde sismiche presentano delle velocità inferiori. Dopo l’astenosfera la
velocità delle onde cresce gradualmente. In laboratorio le prove indicano un maggiore
addensamento delle particelle che costituiscono i minerali cioè c’è un cambiamento di
fase,derivata dalle pressioni che la roccia subisce . Avviene un parziale riorganizzamento
degli atomi all’interno dei reticoli cristallini per far in modo di sopportare l’aumento di
pressione. La stessa situazione avviene in profondità dove minerali ultrafemici Si
stabilizzano in ossidi, ciò rappresenta il passaggio mantello Inferiore ,Dove la densità e la
velocità delle onde sismiche aumenta gradualmente perché non ci sono altri cambiamenti di
composizione o di fase. Il nucleo Terrestre è distinto in due tipi: il Nucleo esterno Che è un
involucro liquido E il Nucleo interno il corpo centrale solido. il nucleo è composto
maggiormente da ferro ma con una densità un po' inferiore a quella del ferro puro; la miscela
è composta all'80% da ferro, Gli altri elementi sono silicio, zolfo, potassio e nichel. Una
quantità abbondante di ferro all'interno della terra è possibile saperlo grazie a due indizi:
1. L'analisi chimica dei meteoriti che vengono dallo spazio e che sono accaduti sul sulla
terrestre, risultano essere ricchi di ferro e raramente di tipo sialico ultrafemico;
2. il calcolo della densità media della terra ipotizzare la presenza di elementi a peso
specifico maggiore di quelli delle altre parti.

LA SCOPERTA DELLA ASTENOSFERA

Alcuni Geologi tra il 1965-1970 hanno organizzato una ricerca incentrata su mantello
Superiore. Questi studi partivano dal dall'analisi dei cambiamenti di velocità delle onde S, e
si è notato che ha una determinata profondità la velocità di queste onde diminuisce. Questa
fascia è chiamata Astenosfera .Gli studiosi hanno scoperto che le onde sismiche possono
essere rallentate e assorbite da un miscuglio solido-liquido e si ipotizza che l'astenosfera
possa essere un involucro imparte fuso. L'insieme dei materiali della crosta e del mantello
che si trovano sotto la discontinuità di Mohorovicic, può essere considerato un elemento
unitario, solido ed elastico(fragile), da contrapporre astenosfera che parzialmente fusa quindi
plastica. questo involucro superficiale viene chiamato Litosfera :È l'insieme di due entità
distinte: la crosta e il mantello litosferico(La parte più alta del mantello). l'individuazione del
confine tra litosfera e astenosfera identifica un possibile margine instabile tra queste unità
fisicamente diverse. La mesosfera è l'intero mantello solido sottostante l'astenosfera. lo
spessore della litosfera Può variare in base alle differenze crostali infatti in corrispondenza
delle regioni oceaniche La litosfera è uno spessore poco superiore ai 70 km e risulta
assottigliata in prossimità delle fasce dorsali; nelle aree continentali ha uno spessore di
diverse decine di chilometri.

IL CALORE INTERNO DELLA TERRA

La terra è un corpo caldo. una delle ipotesi che può spiegare l'emissione di calore terrestre
può essere quella che fa riferimento alla formazione della terra: Nelle fasi di accrescimento e
contrazione della massa iniziale della terra, la forza di attrazione gravitazionale che ha
determinato l'aggregazione dei materiali ha prodotto un accumulo di energia gravitazionale.
questa energia ha terminato a sua volta il raggiungimento di elevati valori di temperatura
sufficiente a causare la fusione di alcuni dei materiali presenti. la temperatura sarebbe
ancora aumentata in seguito all'emissione radioattiva,cioè al decadimento di alcuni isotopi.
quindi l'aumento di temperatura avrebbe determinato la fusione dei metalli che sarebbero
scesi per gravità verso il centro della terra come costituire un nucleo, quello attuale. La
migrazione dei Metalli ,cioè del ferro, avrebbe favorito un aumento di temperatura che
avrebbe causato la fusione di tutti i materiali e con la successiva riorganizzazione in Strati
avrebbe terminato la disposizione attuale dei materiali nei vari involucri. il calore così
accumulato nelle fasi primordiali viene chiamato calore fossile. i moti convettivi sono
movimenti combinati di masse calde, poco dense, in ascesa (in salita)e masse fredde e
dense discendenti(verso il basso).

IL FLUSSO TERMICO

La quantità di calore emessa attraverso l'unità di superficie nell'unità di tempo è chiamata


flusso termico. Questa è missione non è omogenea nelle diverse aree della superficie
terrestre: i valori medi in prossimità dei fondali oceanici sono maggiori e ciò induce che la
crosta continentale svolga la funzione di isolante dal mantello caldo ,punto dove si rileva un
picco di emissione presso le dorsali dove c'è il massimo assottigliamento litosferico. la
circolazione convettiva dell'astenosfera consiste in colonne di materiale caldo e plastico che
risalgono attraverso l'involucro astenosferico e spingono contro La sovrastante litosfera per
essere deviate lateralmente, raffreddate e per poi sprofondare verso il basso. la circolazione
dei materiali nella astenosfera avverrebbe attraverso delle Celle convettive.Le rocce sialiche
hanno elevate quantità di isotopi radioattivi che quando decadono liberano energia; gli
isotopi sono scarsamente presenti nelle rocce femiche e ultrafemiche, tipiche di crosta
oceanica e mantello. le elevate emissioni di calore è legato all'accumulo di grandi quantità di
materiale crostale sialico e quindi di isotopi radioattivi .Man mano che passa il tempo il
numero di isotopi diminuisce poiché la maggior parte di essi sono decaduti; questo
giustifica la minore emissione di energia termica presso i rilievi antichi rispetto alle catene
montuose che hanno una formazione recente.

IL GRADIENTE GEOTERMICO
Il gradiente geotermico corrisponde all'aumento di temperatura con la profondità: nella
crosta vale 2-3 gradi C ogni cento metri. su questa base si definisce anche il grado
geotermico ossia la misura in metri corrisponde L'aumento di 1 grado C ,Che equivale a 39
m. Il geoterma è la curva che descrive l'aumento di temperatura con la profondità partendo
da dati certi.
IL PRINCIPIO DI ISOSTASIA(titolo pg)
La terra in base alla propria Massa esercita una forza gravitazionale. l'accelerazione di
gravità in ogni località tiene in considerazione che al variare della latitudine ci sono differenti
valori di g per effetto dello schiacciamento polare e del moto di rotazione della Terra: Il
raggio polare è inferiore a quello equatoriale e quindi la forza di attrazione è maggiore ai poli
.La rotazione genera una forza centrifuga proporzionale alla distanza dell'asse di rotazione
con direzione perpendicolare all'asse stesso, che è Massimo all'equatore e nulla ai poli. i
cambiamenti di altitudine comportano differenze della distanza dal centro della terra Infatti
insieme una montagna l'accelerazione di gravità è minore rispetto al livello del mare. anche
la distribuzione irregolare delle masse Rocciose crostali può influenzare il valore di g. anche
in vicinanza al di sopra di masse d'acqua i valori di g risulta inferiore a quello ipotetico; sotto
il livello del mare è presente una porzione di massa inferiore a quella che si avrebbe con un
identico volume di roccia perciò sia un'attrazione leggermente Inferiore.

LE ANOMALIE GRAVIMETRICHE

La maggior parte dei luoghi risulta avere un accelerazione di gravità maggiore o minore di
quella calcolata; ciò è dovuto al fatto che la distribuzione delle masse rocciose nel sottosuolo
e disomogenea. l'anomalia gravimetrica è lo scarto di g rispetto al ipotetico valore che già
tiene conto delle differenze descritte prima. sia un'anomalia positiva quando il valore
misurato eccede quello calcolato, Negativa invece quando viene il contrario., le anomalie
negative sono misurate sui continenti e quelle positive misurate sugli oceani. le analisi
rivelano che questo fenomeno ha un andamento gravimetrico irregolare. si ipotizza che la
crosta galleggi sul mantello e quindi si deve ritenere che sia La litosfera galleggiare sulla
sottostante l'astenosfera. i materiali meno densi dell'involucro esterno sono sostenuti da
quelli più denti dell'astenosfera Tuttavia una parte della massa galleggiante è immerso nel
fluido poiché rispetta il principio di Archimede: riceve una spinta pari al peso del volume di
liquido spostato.

IL PRINCIPIO DI ISOSTASIA

Il principio della spinta di Archimede è definito principio di isostasia. questo principio riflette
sui ammassi di crosta continentale e che gran parte del loro volume si trova sotto il livello del
mare, e persino sotto livello medio della crosta. laddove il carico è particolarmente rilevante (
blocchi continentali) il mantello litosferico affonda nella astenosfera per ricevere una
adeguata spinta a sostenere il peso; se invece il carico è limitato( crosta oceanica)
l'astenosfera ha minore profondità. vieni quindi giustificato l'andamento irregolare al che del
Confine litosfera-astenosfera. in risposta ad appesantimenti e alleggerimenti della crosta ,
dovuti tipicamente a variazioni climatiche,si verificano dei movimenti verticali di
assestamento isostatico; ma richiedono tempi molto lunghi perché il materiale astenosferico
è parzialmente liquido e oppone molta inerzia alle sollecitazioni.

MORFOLOGIA DEI CONTINENTI


La principale caratteristica della crosta continentale deriva dalla sua natura chimica: i
materiali sono di tipo sialico e hanno una densità inferiore a quelle delle regioni profonde
della terra. Questi materiali sono destinati a rimanere nell'involucro superficiale senza
sprofondare nel mantello. i metodi radiometrici hanno permesso di datare le diverse rocce
formatesi nel corso della storia della terra. i materiali costituenti i continenti sono soggetti a
tutto l'insieme di quei fenomeni iscrivibili nel cosiddetto ciclo litogenetico dal primo momento
del consolidamento della crosta. le rocce continentali portano i segni delle successive
sollecitazioni tettoniche per questo troviamo pieghe e faglie di vario genere. nelle aree più
antiche i fenomeni esogeni prolungati hanno inciso sulle iniziali disposizione delle formazioni
rocciose creando una diffusa azione di attenuazione dei rilievi.

I CRATONI E GLI SCUDI

Lo studio della morfologia continentale si basa sulla distinzione tra le regioni in cui siano una
certa stabilità e raramente si osservano manifestazioni di natura endogena. il settore del
primo tipo sono chiamati cratoni che sono delle aree estese pianeggianti con l'eccezione di
deboli inarcamenti e sono collocate nelle parti interne dei continenti che sono rimaste
indisturbate nell'ultimo miliardo e mezzo di anni. i cartoni tipi si sono formati da estese
regioni centrali dove affiorano rocce cristalline del basamento continentale definite scudi e
sono circondate da piattaforme dette i tavolati. gli scudi sono distribuiti in modo abbastanza
uniforme i più estesi sono quelli canadese africano e siberiano. nei cratoni la crosta
terrestre ha raggiunto una stabilità notevole ;questo afferma che i fenomeni sismici Sono
rari. quasi assenti. quindi il flusso di calore è uniforme e generalmente basso.La copertura
sedimentaria che coinvolge anche gli scudi così se in depositi antichi appena toccati dalla
deformazione e dal metamorfismo,l’ Origine è legata ha dei momenti particolari della storia
geologica dove a volte sedimenti si sono accumulati in ambiente Marino e altre volte in
ambiente continentale.

GLI OROGENI

gli orogeni sono i settori di territorio continentale in cui si osserva un'evoluzione crostale
accompagnata da intensa e manifestazioni endogene.E consistono in regioni di rilievo che si
estendono tutto intorno alle grandi aree stabili dei continenti dove sono diffusi fenomeni
vulcanici e sismici .,Sono anche le aree nelle quali si formano le catene montuose. i
raggruppamenti di orogeni formano le fasce orogenetiche.I vari eventi orogenetici sono
raggruppati in cicli orogenetici In ognuna delle quali si è realizzato la formazione di differenti
fasce orogenetiche. vicino ai cratoni sono distinguibili le catene montuose corrispondenti ai
tre precedenti cicli orogenetici: il ciclo orogenetico caledoniano che risale acqua 400 milioni
di anni fa, quello ercinico, che risale a 300 milioni di anni fa, e quello alpino himalayano, di
600 milioni di anni fa e ancora in corso.

LE FOSSE TETTONICHE

Le strutture crostali tipicamente associata forze divergenti Sono le fosse tettoniche. sono
molto diffuse sulla crosta oceanica e ci sono alcune importanti fosse tettoniche anche in
territorio continentale; la più nota tra queste si trova nel settore centro-orientale del
continente africano.
I MARGINI CONTINENTALI

i margini Continentali attivi sono fasce caratterizzate da una notevole instabilità tettonica,
dovuta a sforzi compressivi. possono trovarsi strutture geologiche varie , spesso sono
catene montuose di carattere Vulcanico o arcipelaghi i vulcanici disposti parallelamente alle
linee di Costa. le strutture che si formano di solito si formano in prossimità delle Fosse
oceaniche. i margini continentali passivi sono i bordi dei continenti non direttamente coinvolti
nei meccanismi di dinamica crostale :quindi sono fasce Litoranee stabili Dove si possono
realizzare processi di deposizione in corrispondenza della piattaforma continentale. le linee
di Costa non solo i veri bordi geologici dei continenti, che corrispondono al limite esterno
della cosiddetta scarpata continentale. Qui si mostra il passaggio tra entità geologiche
differenti: la spessa crosta continentale sialica e la sottile crosta oceanica femica. immagini
continentali attivi sono comuni lungo il bordo dell' Oceano Pacifico ;fra immagini passivi ci
sono le aree costiere che Bordano l'oceano Atlantico.

LA DERIVA DEI CONTINENTI

A, Wegener È uno studioso che formulò la teoria della deriva dei continenti; lui ipotizzò che
fino a 200 milioni di anni fa sulla terra c’era solo un unico grande blocco continentale,
chiamata Pangea, che era circondato da un oceano enorme, chiamato panthalassa. a
partire da circa 180 milioni di anni fa la Pangea avrebbe cominciato a frammentarsi,
lasciando andare alla deriva i blocchi continentali. una prima Conferma di questa teoria
secondo Lo studioso è rappresentata dalla disposizione di alcune catene montuose, come
la cordigliera delle Ande e le montagne rocciose. i rilievi si sarebbero formati per
corrugamento causato dall'attrito che le masse crostali continentali avrebbero incontrato
migrando sul mantello più denso e viscoso.Invece le Alpi e l'himalaya si sarebbero generati
in maniera differente;Che una prima parte di un momento di smembramento della Pangea
si sarebbe formato un enorme braccio di mare,la tetide, tra i territori settentrionali e quelli
meridionali; nelle epoche successive e sarebbero giunti alla collisione diretta di differenti
blocchi continentali.

LE PROVE A SOSTEGNO DELLA TEORIA

I principali argomenti che Wegener fornire sostegno di questa ipotesi della deriva dei
continenti sono distinti in prove geomorfologiche, paleontologiche e prove
paleoclimatoligiche.
LE PROVE GEOMORFOLOGICHE
Queste prove erano fornite dall'analisi del margine occidentale dell'Africa e di quello
orientale dell'America Meridionale. si notava una Complementarità tra blocchi crostali come
se ci fossero diversi pezzi di un puzzle che costituivano un'unica entità continentale. un Altro
indizio si ricava dopo vari tipi di rocce che formano gli orogeni sui due lati dell'Atlantico :
immaginando i continenti accostati si notano fasce parallele di differente età coerenti con la
complessa dinamica di formazione dei rilievi.

LE PROVE PALEONTOLOGICHE
Ricomposto la Pangea possibile individuare prove sulla coincidenza delle aree di
distribuzione dei possibili specifici fossili dì settori appartenenti a diversi continenti che
conosciamo oggi. i casi più evidenti erano quelli di 2 rettili distinti,cynognathus e
mesosaurus, e di una felce arborescente,glossopteris. l'accostamento dei continenti
consenti di ricomporre i settori di distribuzione di questi organismi evidenziando una
collocazione coerente con i caratteri fisiologici degli organismi stessi.

LE PROVE PALECLIMATOLOGICHE

C'era un'ulteriore prova che verificava l'esistenza della Pangea e fu portata con l'analisi della
distribuzione dei compositi sedimentari nei diversi settori dei continenti odierni. Questa teoria
poteva essere spiegata solamente presupponendo che i continenti si fossero Trovati in
posizioni geografiche differenti da quelle di oggi. la Pangea sarebbe stata collocata a
cavallo dell'equatore Come si può dedurre dall'osservazione delle fasce paleoclimatiche
ricostruite Studiano i depositi sedimentari. i movimenti di deriva sarebbero consistiti sia i
spostamenti laterali dei Blocchi continentali ma con anche delle rotazioni di alcuni continenti.
la frammentazione è stata accompagnata da uno spostamento generalizzato di tutti i
continenti verso nord i depositi glaciali con la stiratura delle rocce consente di dedurre il
movimento delle masse glaciali, questo permette di individuare in modo sicuro la posizione
dei continenti rispetto al polo sud.

LE CRITICHE DEI DETRATTORI

La teoria della deriva dei continenti subisce delle critiche in relazione alla mancanza di un
perché di una spiegazione al movimento migratorio che consente lo smembramento della
Pangea. il geologo holmes suggerisci il movimento dei continenti poteva essere messe
relazione con moti convettivi nella regione su crostale della terra anche chi aveva ipotizzato
Questa teoria indicò tali correnti del mantello come una possibile causa della deriva.

LA MORFOLOGIA DEI FONDALI OCEANICI

Le ricerche geologiche consentirono nuove tecniche di indagine che consentirono di


effettuare una dettagliata cartografia dei fondali oceanici. La visione della carta della
morfologia crostale rivela che i fondali oceanici presentano quattro strutture tipiche: le
dorsali, le pianure abissali, le colline abissali e le fosse oceaniche. le dorsali si estendono
attraverso gli oceani Pacifico, antartico, indiano e Atlantico e i mari di Norvegia e artico. il
ramo della dorsale dell'Oceano Indiano si immette nel Mar Rosso che considerare un vero e
proprio centro in via di formazione. il più esteso sistema di fosse oceaniche e quello che
compone gran parte del perimetro dell oceano Pacifico.

LE DORSALI OCEANICHE

Le dorsali oceaniche sono organizzate In un unico sistema, si tratta di una continua catena
in rilievo che percorre tutti gli oceani del pianeta per una lunghezza complessiva di quasi
80000 km. l'altezza delle dorsali è di 2-3 km mentre la larghezza complessiva può arrivare a
1500 km. queste catene vengono indicate con il nome di dorsali medio oceaniche, per
sottolineare l'equidistanza che una dorsale può avere rispetto ai due margini continentali più
vicini. l’asse centrale di ogni dorsale, chiamata cresta, appare una fascia ribassata Che è la
tipica struttura della Fossa tettonica, più nota come Rift Valley. lateralmente alla Rift Valley
la dorsale digrada verso il fondale con una serie di gradoni limitati da faglie, in continuità
tettonica con il Rift stesso. alla Rift Valley sono associati un'intensa attività sistematica e
vulcanica effusiva e anche un elevato flusso di calore. lungo le dorsali non ci sono soltanto
faglie dirette Ma ci sono anche le faglie trascorrenti, Chiamate faglie trasformi, che
costituiscono delle fratture perpendicolari all'asse di dorsale. le dorsali non hanno un
andamento continuo, sono successione di tratti con aspetto diritto separati da queste
frattura trasversali. Nel passaggio da un segmento al successivo, la dorsale è dislocata
lateralmente per centinaia di chilometri. in alcuni settori le dorsali sono talmente sviluppate in
altezza da sfiorare la superficie del mare e qualche volta persino emergere; invece in altre
regioni si mostra un andamento in continuità con le fosse tettoniche continentali.

LE PIANURE ABISSALI

Le pianure abissali sono estese aree relativamente pianeggianti che costituiscono regioni di
raccordo tra fascia Centrale delle dorsali e le scarpate continentali o le fosse oceaniche. al di
sopra del continuo strato basaltico nelle pianure abissali si trova uno strato di sedimenti.
gran parte sono sedimenti pelagici cioè melme costituite da minuscoli gusci di organismi
planctonici che alla loro morte si sono depositati sul fondale Ma ci sono anche i detriti
trasportati dalla terraferma negli oceani per opera dei corsi d'acqua e del vento. lo studio dei
sedimenti pelagici serve a ricostruire la dinamica evolutiva dei fondali oceanici, i dati più
importanti sono: l'età dei cedimenti che poggiano sulla crosta oceanica, lo spessore
complessivo della copertura sedimentaria, che aumenta gradualmente allontanandosi da
una dorsale. i più antichi sedimenti sono appoggiati sul basamento basaltico e risalgono
almeno 200 milioni di anni , ma in epoche geologicamente recenti.

LE COLLINE ABISSALI E I GUYOT

In alcuni settori della crosta oceanica, soprattutto nel Pacifico, vi sono numerosi rilievi conici
di natura vulcanica, chiamati collina abissali: che interrompono La monotonia delle pianure.
la loro altezza è piuttosto variabile possono da decine a migliaia di metri mentre la larghezza
di base è maggiore. le colline abissali che si sono accresciute maggiormente sono emerse al
di sopra del livello del mare, formando isole vulcaniche come le isole Hawaii. molti rilievi per
colpa dell' erosione sulla parte più alta si sono appiattiti. Harry Hess li chiamò guyot. la
teoria della dinamica litosferica: ipotizza la possibilità che l'evoluzione successiva
all'accrescimento e all'erosione dei guyot si è accompagnata da una subsidenza che
favorisce lo sviluppo di scogliere coralline.

LE FOSSE OCEANICHE

Dei fondali oceanici esistono lunghe Fessure, chiamate fosse oceaniche, si trova in
corrispondenza Dove il fondale sprofonda di alcune migliaia di metri. queste depressioni
hanno una lunghezza complessiva di migliaia di chilometri e una larghezza di 100 km; la
fossa più profonda è quella della Fossa delle Marianne, che si trova nel settore occidentale
dell'Oceano Pacifico. le fosse hanno un profilo a V conversante asimmetrici, con un fianco
più limpido rivolto verso un continente è quello meno ripido rivolto verso il mare aperto. la
maggior parte si trovano ai margini dell'Oceano Pacifico, adiacente alle fasce territoriali
caratterizzate da un'intensa attività sismica e vulcanica esplosiva che individuano la cintura
di fuoco circumpacifica. l'attività vulcanica è presente lungo una fascia collocata a una
determinata distanza dalla Fossa a formare un arco Vulcanico, cioè una catena di vulcani
che può essere disposta sul margine di un continente o formare un arcipelago di isole.

IL GEOMAGNETISMO E L’ESPANSIONE DEGLI OCEANI

Campo magnetico terrestre può essere descritto Supponendo che al centro della terra misti
ha un magnete collocato in direzione non coincidente perfettamente con quella dell'asse
terrestre. quindi viene condizionato l'orientamento di alcuni materiali, che tendono a disporsi
parallelamente alle linee di forza del campo geomagnetico stesso. le linee di Forza del
campo magnetico terrestre entrano nella terra nell'emisfero nord ed escono dall'emisfero
Sud.

L’ORIGINE DEL CAMPO MAGNETICO TERRESTRE

Non tutti i materiali sono sensibili al magnetismo e quindi lo studio del campo magnetico
terrestre si può basare solo sulle osservazione delle rocce che contengono minerali
magnetizzabili come la magnetite. una roccia che contiene Questi materiali si comporta
come un piccolo magnete permanente. i materiali magnetici perdono il loro magnetismo
quando la temperatura supera il punto di Curie che è poco superiore a 500 °C , ed è un
valore che viene raggiunto a circa 20 km di profondità; quindi la situazione riguardo solo i
materiali freddi della crosta. una proprietà importante dei materiali magnetizzabili e che
raffreddandosi al di sotto del punto di Curie si magnetizzano nella direzione del campo
esistente: Questa è la magnetizzazione termorimanente. nelle fasi di raffreddamento di una
lava Effusa, quando la temperatura sta scendendo sotto il punto di Curie, i materiali
assumono la direzione del campo magnetico del momento. la magnetizzazione detritica
rimanente: accade quando i granuli di minerali magnetici durante la loro decantazione in
acqua si orientano secondo il campo magnetico terrestre e dopo la deposizione vengono
cementati mantenendo l'orientazione che hanno acquistato.

LE VARIAZIONI DEL CAMPO MAGNETICO TERRESTRE

Il campo magnetico terrestre è soggetto a cambiamenti sia graduali che netti. le valutazioni
graduali e continue costituiscono le cosiddette variazioni secolari, che consistono in
un'oscillazione regolata delle asse magnetico conseguente portamento dipoli della
superficie. Il campo geomagnetico è il soggetto anche inversione di polarità. con una
periodicità irregolare il campo magnetico inverte la sua popolarità; non è ancora chiaro Se
ciò avvenga come una graduale attenuazione del campo e poi comporta graduale del
campo opposto o se avviene per un brusco rovesciamento. i Geologi hanno ricostruito che
quasi 7 milioni di anni fa circa la metà delle rocce studiate e magnetizzata in senso opposto
al campo magnetico attuale. questo significa che c'è una probabilità che ci sia un tempo
normale con la direzione attuale ho un campo inverso con direzione opposta. le epoche
magnetiche sono i periodi nei quali l'orientazione del campo magnetico si mantiene costante
e si distinguono le epoche normali da quelle inverse. gli eventi magnetici sono inversione di
polarità che documentano capovolgimenti della situazione magnetica di durata breve.

LO STUDIO DEI DATI PALEOMAGNETICI


Una volta che le rocce magmatiche si sono consolidate esercitano anche loro un proprio
campo magnetico che si può sommare o sottrarre a quello terrestre. Su ciò si basa lo studio
delle anomalie magnetiche,sono i disturbi locali del campo magnetico principale dovuti dalla
presenza di rocce magnetizzate. La misurazione di queste anomalie avviene con sensibili
magnetometro ed è effettuata sui fondali marini. Le rocce con magnetizzazione normale
hanno un valore di anomalia positiva, perché il campo locale si somma con quello
planetario;invece quelle con magnetizzazione inversa, hanno campo si oppone a quello
terrestre, e manifestano un'anomalia negativa.

LE BANDE MAGNETICHE

Le bande magnetiche sono anomalie magnetiche che risultano disposte a fasce, con un
andamento lineare per km e simmetria quasi perfetta rispetto all'asse di una dorsale. Questo
porta a ipotizzare che la lava basaltica, uscendo dalla fenditura centrale delle dorsali
oceaniche, si magnetizzi durante il raffreddamento, e che il nuovo materiale venga aggiunto
lungo l'asse di una dorsale, le lave precedentemente solidificate vengono allontanate e
trascinate in opposte direzioni rispetto alla rift valley.

LA MIGRAZIONE APPARENTE DEL POLO

Altre ricerche erano focalizzate sui dati paleomagnetici di rocce euroasiatiche e americane di
età varie, e a partire dalla direzione del magnetismo residuo di ogni roccia , permisero di
rilevare la posizione del polo magnetico al momento della formazione della roccia stessa. Le
rocce risalenti agli stessi momenti della storia della Terra avevano differenti posizioni del
polo Nord magnetico. Confrontando rocce di periodi successivi, di ogni continente, si poté
tracciare su carta un ipotetico percorso del polo:ognuno di questi spostamenti fu denominato
migrazione apparente del polo. I vari tracciati indicavano spostamenti graduali del polo Nord
ed evidenziando percorsi caratteristici per ogni continente. La migrazione fu definita
apparente perché questi risultati apparvero insensati. Il campo magnetico terrestre non è un
campo multipolare, mentre la presenza dei differenti tracciati indurrebbe a pensare ciò. Gli
spostamenti dimostrati del campo Geomagnetico consistono in traslazioni minime a ridosso
del settore polare, oppure in brusche inversioni. L'unica spiegazione è nell'ipotesi che i
continenti siano spostati gradualmente e ognuno in una propria direzione. I percorsi del
continente europeo e di quello americano divengono comprensibili supponendo, che siano
rimasti Uniti. In seguito avrebbero iniziato a separarsi e allontanarsi gradualmente, entrambi
verso nord. I continenti apparirebbero come elementi mobili, in grado di separarsi, traslare,
ruotare e scontrarsi, accompagnando l'apertura e chiusura dei bacino oceanici. Le
migrazioni del polo potevano essere la prova della deriva dei continenti ipotizzata da
Wegener.

LA TEORIA DELL’ESPANSIONE DEI FONDALI OCEANICI

Hess realizzò la teoria dell'espansione dei fondali oceanici. Secondo Hess le dorsali vanno
intese come strutture conseguenti alla presenza di colonne ascendenti di materiali nel
mantello. Ipotizzò che il materiale del mantello salga in corrispondenza delle dorsali e poi
pieghi lateralmente allontanandosi dagli assi delle dorsali stesse. La spaccatura crostale che
si crea (che corrisponde alla rift valley) , induce l'emissione di magmi e lave basaltiche e
quindi la formazione di nuova crosta.
LA VELOCITÀ DI ESPANSIONE DEI FONDALI

Datando le fasce magmatiche del Fondo oceanico, i geofisici sono riusciti a determinare le
velocità di apertura degli oceani. Le rocce che si trovano in prossimità della cresta di una
dorsale sono magnetizzate in senso normale, formatesi durante l'attuale epoca magnetica,
invece le rocce a magnetizzazione inversa corrispondono all'epoca magnetica di circa un
milione di anni fa. La velocità di espansione dei fondali oceanici è di alcuni centimetri
all'anno. Mettendo insieme tutte le informazioni ottenute dagli studi è possibile costruire le
Isocrone, che sono linee che uniscono i punti del fondale Marino che presentano la stessa
età e indicano il tempo trascorso e l'entità dell'espansione a partire dal momento in cui la
lava è fuoriuscita dal rift e si è consolidata e magnetizzata. Più del 50% degli attuali fondali
oceanici si è originato negli ultimi 80 milioni di anni e che i fondali più antichi di 150 circa di
milioni di Anni vanno incontro a distruzione.

MOVIMENTO DELLE PLACCHE

Il modello globale della tettonica delle placche nasce dopo da una sintesi complessiva che i
geofisici fanno dopo aver ampliato i concetti dei due precedenti modelli teorici cioè quello di
Francis Bacon e Edward Stuess (Terra di Gondwana=unico continente composto
dall’insieme degli attuali blocchi continentali meridionali)
La litosfera non è integra ma è simile ad un puzzle e ha uno spessore uniforme, il
ricoprimento crostale continentale e oceanico sono molto diversi tra loro
Continentale= crosta spessa e con densità ridotta, origine molto antiche ed è costituita da
minerali silicati, raggiunge uno spessore di 120/140 km
Oceanica= più giovani e di tipo fenico lo spessore pari a circa 70 km al di sotto degli oceani
Principio di isostasia: se il carico é elevato (crosta continentale) la litosfera immerge
nell’involucro plastico sottostante, l’astenosfera. Se invece il carico è ridotto (crosta
oceanica) l’immersione è limitata e il confine tra litosfera e astenosfera è di minore
profondità.

PLACCHE

La litosfera è divisa in circa 20 placche più altre più piccole che scorrono sull’astenosfera
parzialmente fluida e si muovono di alcuni centimetri all’anno creando catene montuose
dorsali, fosse oceaniche, ecc… Le placche principali sono sette: euro-asiatica, africana,
nordamericana, sudamericana, indo-australiana e antartica. La settima è quella pacifica che
è completamente sommersa e ricoperta esclusivamente da crosta basaltica.

MARGINI CONVERGENTI DIVERGENTI E TRASFORMI

Abbiamo margini divergenti se le placche si allontanano e margini convergenti se le placche


si avvicinano. Intorno ai margini individuiamo fasce territoriali chiamate fasce di divergenza
di convergenza.
Divergenti: quando le placche si allontanano, dalla spaccatura esce del materiale
astenosferico e lungo queste fasce di divergenza si originano le dorsali e le rift valley
Convergenti: quando le placche si avvicinano si evolvono lungo fasce di convergenza
originando fosse oceaniche e catene montuose, si ha una parziale distruzione della crosta
antica e la formazione di una nuova crosta che avviene lungo le fasce di divergenza
Trasformi: possono essere anche chiamati conservativi dato che non viene creata né
distrutta crosta (faglia di San Andreas in California e faglia anatolica in Turchia)

DINAMICA DELLE PLACCHE

Le parti interne di una placca sono relativamente inattive e instabili e l’instabilità si ha lungo
le fasce di divergenza. La dinamica delle placche è lenta e gli spostamenti si osservano solo
dopo tempi medio lunghi, la velocità delle placche può essere ridotta o per certi periodi nulla

EVOLUZIONE DIVERGENZA TRA PLACCHE

Le dorsali sono catene vulcaniche sommerse e qui avviene la formazione di nuova crosta
basaltica tramite l’emissione di magmi prevalentemente femici. Sono delle spaccature
litosferica che si sollevano con pendenze. Più le rocce sono lontane dalle dorsali più sono
datate e aumenta anche lo spessore dello strato sedimentario.Queste dorsali medio-
oceaniche costituiscono il margine di contatto tra due placche in allontanamento e
rappresentano la fase di estrema maturazione del fenomeno di divergenza. La
dimostrazione di ciò Si ottiene dalla datazione delle rocce del pavimento degli oceani, che
indica età via via crescenti allontanandosi dalle dorsali.

L’EVOLUZIONE DI UNA FASCIA DI DIVERGENZA

La litosfera é inarcata e striata dopo la spinta dell’involucro astenosferico sottostante ed è


parzialmente fuso quando è a contatto con l’astenosfera cioè nella parte inferiore, la litosfera
si assottiglia al centro perché è il fluido e costretto a piegare lateralmente.Una fascia di
divergenza in formazione presenta la tipica struttura di fossa tettonica connessa con i
fenomeni di sollevamento e stiramento della litosfera. è una zona elevato flusso di calore
con frequenti terremoti a ipocentro poco profondo. questo elevato flusso di calore è
connesso con il ridotto spessore della litosfera. è probabile che in diversi punti e il magma
riesca a perforare La litosfera trovando una via d'uscita scorrendo lungo il numero di piani di
faglia e creando nuova crosta.

LA NASCITA DI UN NUOVO BACINO OCEANICO

Nelle successive fasi di sviluppo della fascia divergente la regione centrale ribassata è
invasa dalle acque e si forma pertanto un bacino oceanico. seguo lungo periodo in cui i due
sistemi simmetrici di faglie dirette vanno a formare i margini continentali passivi il cui
graduale allontanamento è determinato dall'espansione del fondale oceanico. col passare
del tempo lungo il margine di divergente si mantiene lo stesso meccanismo che l’ha
originato e si sviluppa la dorsale. lungo la cresta di una dorsale presenta una profonda
incisione presso la quale si verificano continuamente imponenti eruzioni fessurali. il
materiale in risalita presso le dorsali raffredda almeno in parte formando il gabbro, che sono
rocce intrusive feniche , che costituiscono lo strato
profondo della nuova crosta.
LA DORSALE MEDIO-ATLANTICA E L’ISLANDA

Al centro dell'oceano Atlantico si trova una dorsale compiuta, cioè una catena vulcanica
Sottomarina lungo la quale vi è emissione continua di magmi basaltici e frequenti attività
sismica, l'Islanda. l'isola presenta tutt'oggi una continua evoluzione con nuove eruzioni che
essendo di magma basaltico sono controllabili. scendendo Un po' a sud lungo la dorsale
Atlantica è possibile osservare un'altra situazione di questo genere, più frammentata, e sono
le isole azzorre

L'AFRICA ORIENTALE E LA GREAT RIFT VALLEY

Nella regione africana nota come Great Rift Valley. si susseguono tutte le morfologie di una
fascia di divergenza in evoluzione. nel settore del continente africano e presenta una
morfologia più complessa perché viene considerato come un sistema di fosse tettoniche. il
Rift principale si biforca originando due rami, dopo essere distanziati di quasi 1000
chilometri i due rami si ricongiungono; con questi due rami si crea una depressione circolare
nella quale si raccolgono le acque di un lago. Nella Rift Valley sono evidenti le conseguenze
dell'attività vulcanica connessa con l'assottigliamento litosferico che accompagna
l'evoluzione di una fascia di divergenza. secondo alcune ricerche la fascia di divergenza
corrispondente alla Great Rift Valley avrebbe rallentato o persino interrotto la propria
evoluzione.

FENOMENO DELLA TRASCORRENZA

Troviamo il fenomeno della trascorrenza nel versante occidentale del degli Stati Uniti come
la California Los Angeles e San Francisco una dorsale è una spaccatura costituita da tratti
divergenza alternati a margini trascorrenti, questi margini sono le cosiddette faglie trasformi
cioè fessure limitate al settore adiacente una dorsale e sono la conseguenza
dell’espansione dei fondali oceanici

IL VULCANISMO INTRAPLACCA

La gran parte dei fondali oceanici si presenta sotto forma di pianure abissali, regione di
grandissima estensione, pressoché pianeggianti, situate a una profondità compresa tra i
3000 e i 6000 m e costituite da uno strato sedimentario sovrapposto alla roccia effusiva
basaltica.La pianura risulterebbe interrotta solo in corrispondenza di dorsali e fosse
oceaniche, ma in realtà, essa presenta ampi settori costellati di rilievi, a volte in sequenza,
ma più sovente isolati, denominati colline abissali. In molti casi questi accentuati rilievi hanno
sommità appiattite e prendono il nome di guyot.Tutte le colline abissali sono costituite da
roccia basaltica e alcune presentano un vulcanismo attivo.

L'ORIGINE DEL VULCANISMO INTRAPLACCA SECONDO IL MODELLO DELLA


TETTONICA

In corrispondenza di tutti quei Monti oceanici che mostrano attività vulcanica, il flusso
termico è particolarmente elevato, ma tende a diminuire nelle aree circostanti in cui
vulcanismo è assente.In un certo numero di casi i rilievi abissali si presentano allineati, a
formare catene che sono sostanzialmente asismiche, fatta eccezione per i terremoti generati
dai movimenti di magma in profondità. Queste catene, sono definite dorsali asismiche,
perché differiscono dalle dorsali oceaniche che sono invece caratterizzate da notevole
attività sismica.L'inquadramento nella tettonica delle placche di queste dorsali asismiche va
riconosciuto al geofisico Morgan e al canadese Wilson, i quali hanno introdotto il concetto di
punto caldo (hot spot). Interpretando precisi dati geofisici, i due autori hanno suggerito che i
punti caldi rappresentano le manifestazioni sulla superficie terrestre di pennacchi di
materiale caldo in risalita dal mantello inferiore. Queste colonne ascendenti sono capaci di
inarcare e forare la litosfera, in modo simile a quanto accade in corrispondenza dei margini
di divergenza, originando gli apparati vulcanici intraplacca. il magma che si viene a formare
è leggermente differente da quello delle dorsali perché presenta una scarsa percentuale di
calcio ed è perciò definito alcalino.È quasi certo che la posizione di questi pennacchi di
materiale caldo sia fissa. Le placche che si muovono sopra vengono forate in punti diversi e
il risultato finale consiste in sequenze di vulcani allineati che via via si
estinguono.Allontanandosi dal pennacchio i vulcani si spengono e iniziano a invecchiare:
non solo si interrompe l'alimentazione ma spostandosi non risentono più del inarcamento
litosferico e sprofondano. Contemporaneamente, l'erosione marina completa l'opera,
decapitando i coni vulcanici.Bisogna anche sottolineare come l'insieme di questi vulcani
basaltici abbia contribuito alla formazione del fondo oceanico, infatti, basti pensare che nel
solo l'oceano pacifico se ne conoscono più di diecimila.

DORSALI ASISMICHE E PLATEAUX

L'esempio più evidente di evoluzione di un settore crostale connessa con la presenza di un


punto caldo si trova nell'oceano Pacifico e ha determinato la nascita dell'arcipelago delle
Hawaii. si tratta di una sequenza di coni vulcanici allineati, dall'isola principale (Hawaii) a
Midway, in direzione SE-NO. Osservando la carta dei fondali oceanici si nota che la catena
hawaiana ha un prolungamento verso nord-ovest, con una sequenza di guyot allineati con le
isole dell'arcipelago, e poi ancora con un'altra serie di edifici vulcanici estinti e sommersi che
formano la Catena dell'Imperatore e risultano disposti in direzione leggermente differente.
cioè si può spiegare ipotizzando che la placca litosferica dell'Oceano Pacifico abbia variato
la direzione del proprio movimento, scorrendo al di sopra di un punto caldo attivo. Non è raro
che edifici vulcanici nati su un punto caldo possano generare barriere coralline e atolli.
Infatti, qualora un guyot si formi nelle condizioni ambientali ideali per consentire lo sviluppo
di una colonia di coralli, via via che l'edificio vulcanico spento sprofonda, gli organismi si
accrescono verso l'alto, appoggiandosi sui resti calcarei dei coralli da cui si sono generati. Il
risultato sarà un'isola circolare costituita da roccia calcarea appoggiata a un basamento
vulcanico.

GLI HOT SPOT CONTINENTALI

Ne esistono numerosi, come quello presente nella regione di Yellowstone negli Stati Uniti,
responsabile di attività vulcaniche di vario genere. Sempre in America settentrionale, anche
il Columbia Plateau, a nord-ovest, è un altopiano che si è formato in seguito all'imponente
attività di un antico pennacchio in risalita dal mantello profondo.

MECCANISMO ED EFFETTI DELLA CONVERGENZA TRA PLACCHE


Oltre alle vaste pianure abissali e ai rilievi, i fondali oceanici presentano anche altre aree
caratteristiche, con estensione ben più limitata, ma con profondità decisamente superiore: le
fosse oceaniche. Si tratta di inabissamenti crostali disposti a fasce che si trovano spesso
nelle regioni di confine tra oceani e continenti.Per interpretare l'origine e l'evoluzione di
queste fosse è necessario ricorrere all'analisi dei dati geofisici e al raffronto degli stessi con
altre osservazioni. in primo luogo, Si può notare che due regioni ai lati di una fossa si
muovono l'una verso l'altra, cioè in modo opposto a quanto accade presso le dorsali. Inoltre
in corrispondenza delle fosse, il flusso termico è particolarmente ridotto.Ciò indica che in
corrispondenza delle fosse, la litosfera è ispessita e svolge così la funzione di isolante
termico, attenuando la propagazione del calore proveniente dall'involucro
astenosferico.Questi indizi suggeriscono che i settori crostali dove sono presenti le fosse,
vadano intesi come fasce di convergenza tra placche. Approfondendo l'analisi di queste
regioni, appare chiaro che lungo tali fasce la situazione si presenta più complessa e varia di
quanto capiti lungo i margini tra placche divergenti. La fossa oceanica è una delle possibili
morfologie connesse con condizioni geodinamiche compressive e, spesso, in zone di
convergenza tra placche si formano altre strutture di notevole importanza, magari accostate
alle fosse stesse.

LE CARATTERISTICHE GENERALI DELLE FASCE DI CONVERGENZA

I caratteri distintivi delle fasce di convergenza sono l'elevata sismicità, con elevati originatisi
anche ai centri molto profondi, e l'attività vulcanica discontinua e a tratti esplosiva. La
complessità del meccanismo collisionale può essere meglio compresa individuando tre
possibili scenari:
•collisione tra porzioni oceaniche di due placche differenti;
•collisione tra il settore oceanico di una placca e quello continentale di un'altra;
•collisione tra due continenti di placche differenti.

IL MECCANISMO DI SUBDUZIONE

La convergenza tra due unità litosferiche comporta, in primo luogo, la


SUBDUZIONE( scorrimento di una placca litosferica sotto un'altra placca ed il suo
conseguente trascinamento in profondità nel mantello, connesso alla produzione di nuova
litosfera oceanica nelle dorsali medio-oceaniche, la quale tenderebbe ad aumentare la
superficie complessiva del pianeta; ) di una placca al di sotto di quella adiacente. Questa
immersione avviene lungo il piano di Benioff ed è strettamente connessa con la creazione di
attriti e di terremoti a ipocentro tanto più profondo quanto più ci si allontana dalla fossa. La
placca subdotta poi immergersi fino a 600/700 km. Una placca oceanica che immerge nel
mantello, sfregando contro la litosfera della placca sovrastante, produce calore per attrito e,
questo calore, fa fondere una parte delle rocce. Il materiale fuso si raccoglie in camere
magmatiche sopra al piano di subduzione e risale, in parte, in superficie formando edifici
vulcanici che nel complesso vanno a costruire un ARCO VULCANICO.

L'EVOLUZIONE DELLE FASCE DI CONVERGENZA

se la collisione tra placche coinvolge un margine continentale, le forze compressive E la


scarsa tendenza dei materiali crosta lì a immergersi nel mantello determinano l'ispessimento
della crosta: lungo estese fasce di convergenza si formano le cosiddette catene montuose.
La formazione dei rilievi montuosi è favorita dalla spinta operata dai margini in risalita e dai
batoliti in formazione. Può apparire strano che la rifusione di una placca oceanica in
subduzione possa generare magmi intermedi o sialici, ma ciò si può spiegare considerando
che, nel complesso meccanismo collisionale, la rifusione non coinvolge solamente la crosta
oceanica in immersione, ma anche rocce continentali e sedimenti marini, che si trovano sia
nella placca sovrastante che in quella subdotta.L'ulteriore evoluzione di una fascia di
convergenza può portare poi alla collisione diretta tra margini continentali, con chiusura del
bacino oceanico interposto; non è perciò un caso che lungo numerose catene montuose si
possono rilevare tracce di antichi oceani rimasti schiacciati nello scontro tra continenti.

I SISTEMI ARCO-FOSSA E GLI OROGENI COSTIERI

Una delle regioni dove meglio si evidenzia la collisione tra i settori oceanici i due diverse
placche e quella al largo del margine orientale del continente asiatico. la placca euroasiatica
non termina al confine con l'Oceano Pacifico, ma prosegue sommersa per diverse centinaia
di chilometri fino all'esterno dell'arcipelago del Giappone. in tutto il Pacifico occidentale si
trova un arcipelago Vulcanico accostato una foto oceanica a formare il cosiddetto sistema
arco fossa. la nascita di un arco Vulcanico insulare porta Inoltre la formazione, sul lato
opposto della Fossa, di un bacino marino semichiuso, chiamato bacino di retroarco, che
diventa luogo di accumulo sia dei detriti continentali e anche quelle provenienti da isole
vulcaniche. sul lato opposto dell' Oceano Pacifico Si può osservare la conseguenza della
collisione tra il settore oceanico di una placca e quello occidentale di un'altra con l'imponente
catena montuosa della cordillera delle Ande.

LO SCONTRO TRA BLOCCHI CONTINENTALI

Sappiamo che la collisione tra una porzione di litosfera oceanica e un continente determina
l'orogenesi, ossia la formazione di un rilievo montuoso lungo la fascia di convergenza; tale
struttura si può osservare ancor meglio quando avviene una collisione tra due blocchi
continentali di differenti placche. I materiali crostali continentali sono di tipo sialico, dunque
meno densi di quelli del sottostante mantello, e non possono subire l'immersione in
profondità: così, lo scontro tra continenti produce fratturazioni, accavallamenti e
corrugamenti che, complessivamente, comportano l'ispessimento della crosta e la
formazione di imponenti orogeni.Uno degli scenari più istruttivi in tal senso si ha lungo
l'ampia fascia che si estende dallo stretto di Gibilterra fino all'Himalaya, in cui nelle ultime
decine di milioni di anni si è formata la catena alpino-himalayana.

L'OROGENO ALPINO-HIMALAYANO

Questo orogeno è il risultato dello scontro tra il blocco continentale eurasiatico e quello
africano.Ovviamente il vero e proprio scontro tra blocchi continentali è stato preceduto dalla
chiusura dell'antico oceano interposto, la Tetide, e perciò anche da fasi simili a quelle già
descritte, con archi vulcanici e potenti successioni sedimentarie accumulate nella fossa
oceanica. Con il procedere della spinta collisionale la situazione è divenuta molto complessa
poiché i materiali crostali si sono accavallati, formando rilievi sottomarini. Quando i due
margini continentali si sono incontrati, circa 50 milioni di anni fa, compressione e
deformazione hanno raggiunto la massima intensità e la crosta ha subito un notevole
ispessimento legato all'accumulo delle scaglie derivanti dalla frantumazione della crosta
oceanica e dei margini continentali.

LA FAGLIA ANATOLICA

Lungo i margini di contatto tra due placche si possono verificare evidenti movimenti di tipo
divergente o convergente, ma anche dislocazioni di tipo trascorrente, come abbiamo visto
per le faglie trasformi. Anche nell'ambito delle fasce di convergenza vi sono settori nei quali
il movimento prevalente è di tipo trascorrente, con due porzioni crostali che scorrono in
opposte direzioni senza che si verifichino apprezzabili avvicinamenti né allontanamenti.Nel
tratto centrale dell'estesa fascia collisionale alpino-himalayana una situazione del genere si
osserva in territorio turco ed è rappresentata dalla faglia anatolica.

LE CAUSE DEL MOVIMENTO DELLE PLACCHE

Fin dalla divulgazione dell'ipotesi della deriva dei continenti formulata da Wegener,
l'interesse degli scienziati è stato indirizzato, oltre che alla verifica delle dinamiche illustrate
dai diversi modelli teorici, all'individuazione delle possibili cause dello spostamento dei
blocchi continentali e della nascita e scomparsa dei bacini oceanici.Oggi, grazie ai risultati
ottenuti dalla ricerca geofisica, sappiamo che sotto la litosfera vi è un involucro plastico,
l'astenosfera, che funge da lubrificante e consente gli scorrimenti delle placche sovrastanti. I
continenti, perciò, non sono altro che corpi inerti collocati sulle placche e trasportati nella
direzione di scorrimento.

IL MECCANISMO CONVETTIVO

Nell'involucro astenosferico la circolazione di materia segue la consueta modalità della


convezione: il materiale più caldo in espansione, risalendo, giunge a contatto con la litosfera
e la sollecita inarcandola e, infine, spezzandola. Solo una minima parte della colonna di
materiale ascendente riesce a fuoriuscire lungo il margine divergente, mentre la maggior
parte piega ai lati, determinando il trascinamento delle placche sovrastanti in opposte
direzioni.
Insomma, la genesi della divergenza tra placche sembra essere legata, innanzitutto, alla
colonna ascendente di una cella convettiva astenosferica. Tale attività può essere rafforzata
dalla risalita di bolle provenienti dal mantello inferiore, denominate diapiri profondi, che si
possono tuttavia trovare anche in punti lontani dalle dorsali.Ogni bacino oceanico si origina a
partire da un margine tra placche divergenti ed evolve ampliandosi nel corso delle decine di
milioni di anni seguenti: la crosta oceanica così formata, invecchiando, si allontana dal luogo
d'origine e, non più sostenuta dall'astenosfera, sprofonda.Quando un settore di litosfera
oceanica è spinto contro un continente, ha origine la subduzione, con la placca oceanica
che immerge sotto la porzione continentaledi un'altra. I margini continentali e gli archi
insulari che si vengono a formare possono venire erosi, ma i materiali sono troppo leggeri
per sprofondare nel mantello, così i continenti si accrescono sia per magmatismo sia per
sedimentazione. In corrispondenza della superficie di subduzione il fluido astenosferico si
muove, infine, in senso opposto rispetto alle colonne ascendenti sotto le dorsali, cioè
inabissandosi e andando così a chiudere la cella convettiva.

LA COLLISIONE CONTINENTALE
La collisione tra due continenti rappresenta la tappa terminale della convergenza tra
placche: ovviamente la crosta continentale non riesce a scendere a grandi profondità,
originando imponenti rilievi montuosi e conservandosi per tempi molto lunghi.Nello scontro
tra blocchi continentali rimangono intrappolate parti della crosta oceanica che costituiva il
bacino interposto. Questo meccanismo evidentemente contribuisce, oltre che alla saldatura
tra due distinte placche, anche a un parziale accrescimento dei continenti.

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