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LA TETTONICA DELLE PLACCHE

1. LA SUDDIVISIONE DELLA LITOSFERA IN PLACCHE

La TEORIA DELLA TETTONICA A PLACCHE conferma la deriva dei continenti (Wegener, inizio ‘900), l’espansione del fondo
oceanico (Hess, 1960) e le anomalie magnetiche (Vine e Matthews, 1963). Questa teoria si basa su due idee:

- la litosfera non forma un involucro continuo ma è suddivisa in un certo numero di blocchi, definiti placche;
- le placche litosferiche possono spostarsi in senso orizzontale.

Una placca litosferica o placca tettonica è composta da litosfera continentale e oceanica. Le dimensioni delle placche
variano da decine di kilometri a milioni di kilometri. Lo spessore varia da 15 km fino circa a 300 km. La differenza di
spessore è dovuta alla necessità di compensare la densità e il peso dei due tipi di crosta. Le placche litosferiche sono a
diretto contatto tra loro ma libere di muoversi le una rispetto alle altre. Nessuna placca rimane ferma e la superficie
terrestre è in continua trasformazione. Il movimento delle placche è consentito dalla plasticità della sottostante
astenosfera. La tettonica delle placche è attiva da almeno 3,8 miliardi di anni e ci sono stati molti cicli con formazione
di supercontinenti e successiva loro dispersione; Pangea è l’ultimo di questi supercontinenti. Il supercontinente
Rodinia cominciò a formarsi circa 1 miliardo di anni fa nell’emisfero australe, intorno al polo sud, e perdurò per
almeno 250 milioni di anni.

Circa il 95% dell’attività sismica della Terra si verifica nelle zone di contatto tra le placche, i MARGINI DI PLACCA . Le zone
sismiche definiscono il mosaico delle placche delimitato da 3 tipi di margini di placca:

- MARGINI TRASFORMI O CONSERVATIVI , in corrispondenza di tali margini le placche litosferiche scivolano


orizzontalmente l’una rispetto all’altra;
- MARGINI DIVERGENTI O IN ACCRESCIMENTO , in corrispondenza di tali margini le placche si separano e si forma
nuova litosfera;
- MARGINI CONVERGENTI O IN CONSUNZIONE , in corrispondenza di tali margini le placche entrano in collisione e
una delle due viene trascinata nel mantello e riciclata.

Le PLACCHE TETTONICHE sono guidate da forze ben precise e la maggior parte degli scienziati ritiene che queste forze
sono i LENTI MOVIMENTI CONVETTIVI DEL MANTELLO . Questi moti servono a disperdere il calore immagazzinato
all’interno della Terra. La parte superficiale delle placche è costituita da materiale basaltico, cioè lava scura che
fuoriesce in corrispondenza delle dorsali oceaniche. I continenti, masse di materiale più leggero, sono inglobati nelle
placche litosferiche e si spostano trascinati dal movimento di tali placche. Vi sono ancora varie ipotesi che intendono
spiegare questo moto:

- alcuni ritengono che il peso del materiale che fuoriesce dalle dorsali oceaniche spinga da tergo le placche, che
contemporaneamente sono tirate giù dalla fredda e pesante litosfera nelle zone di subduzione;
- altri ritengono che le placche siano trascinate per attrito dalle correnti convettive presenti nella sottostante
astenosfera;
- altri considerano i pennacchi, che in superficie sono evidenziati dai punti caldi, la causa della spinta laterale
che muove le placche;
- vi è infine un approccio globale all’intero processo. Le placche sarebbero la parte superficiale, raffreddata,
del mantello in lento moto convettivo. Il materiale caldo che risale nelle zone di espansione si raffredda nella
parte superficiale e diventa la dura e rigida litosfera che, raffreddandosi e appesantendosi, sprofonda
nuovamente nel mantello, dove è riassimilata.

È importante definire il numero delle placche necessarie a costruire un soddisfacente modello globale. Il MOSAICO
GLOBALE , oggi, è basato su 12 placche principali (America, Eurasia, Africa, India, Antartide, Pacifico, Nazca, Somalia,
Filippine, Arabia, Cocos, Caraibica), anche se si conoscono numerose altre placche minori. Le placche litosferiche
possono comprendere contemporaneamente aree continentali e aree oceaniche. Le placche che trasportano un
continente sono meno resistenti dal punto di vista meccanico ma è assai difficile farle scendere nell’astenosfera. I
continenti non possono essere riassorbiti nel mantello perciò quando si scontrano nelle zone di subduzione devono
prodursi accavallamenti, deformazioni e un ispessimento della crosta. Oltre i 700 km non si verificano i terremoti, qui
le placche non sono più rigide ma si deformano plasticamente.

2. LA VERIFICA DEL MODELLO

La sismicità è strettamente associata ai margini di placca. La sismicità è l’espressione dei movimenti relativi tra
placche litosferiche. Le zone ad alta sismicità si identificano con aree strutturali caratteristiche (es. dorsali, fosse
oceaniche e tettoniche, catene montuose). Si distinguono 4 tipi di zone sismiche:

- lungo l’asse delle dorsali oceaniche e delle fosse tettoniche i terremoti sono superficiali e associati ad attività
vulcanica ed elevato flusso di calore;
- lungo le grandi faglie trascorrenti i terremoti sono superficiali e l’attività vulcanica è assente;
- lungo le fosse oceaniche e gli archi insulari i terremoti possono essere superficiali, intermedi e profondi, e la
profondità aumenta seguendo con la distanza dalla fossa, seguendo un ipotetico piano inclinato, il piano di
Benioff;
- nelle aree continentali in cui sono presenti elevate catene montuose originate da fenomeni compressivi, i
terremoti sono in genere superficiali e localmente intermedi.

I terremoti si verificano in corrispondenza di tutti i tipi di margini di placca: conservativi (faglie trasformi e faglie
trascorrenti), in accrescimento (dorsali e fosse tettoniche) e in consunzione (fosse oceaniche e fasce orogenetiche). In
genere si tratta di terremoti superficiali, profondi meno di 70 km, ma in corrispondenza delle zone di subduzione si
verificano anche terremoti intermedi (70 a 300 km) e profondi (300 a 700 km).

La quasi totalità dei vulcani è associata ai margini di placca. Si distinguono 3 tipi di vulcani associati alle placche:

- VULCANI LEGATI ALLA SUBDUZIONE , dopo di essa le lave basaltiche oceaniche scendono sempre più all’interno
della terra diventando così calde da subire una parziale fusione. I fluidi ricchi di acqua o i materiali fusi ricchi
di silice tendono a migrare verso l’alto e possono innescare un ulteriore fusione parziale delle rocce. Questi
magmi risalgono nella crosta, si localizzano in camere e danno origine a vari tipi di magmi detti andesitici o
calcalcalini, ricchi di silice e alto contenuto di gas. I vulcani che ne derivano sono esplosivi. Il Krakatoa, in
Indonesia, è uno dei vulcani più esplosivi della Terra.
- VULCANI LEGATI ALLE DORSALI OCEANICHE , quest’ultime sono una serie quasi ininterrotta di edifici vulcanici
sottomarini costituiti da basalti tholeitici. A causa delle caratteristiche chimiche dei basalti, questi vulcani
sono di tipo effusivo. Normalmente sono vulcani subacquei ma in alcuni casi affiorano a formare isole
vulcaniche. Le lave a cuscini caratterizzano i fianchi della dorsale medio-atlantica. Surtsey è un’isola vulcanica
situata al largo dell’Islanda che si è formata durante un’eruzione.
- VULCANI INTRAPLACCA .

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