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GEOLOGIA

IL NOSTRO PIANETA

La nostra galassia è la Via


Lattea, e la posizione del sole All’interno del sistema solare il pianeta
indica la posizione del nostro
Terra è il terzo pianeta della stella Sole.
sistema solare.

La Terra è approssimativamente una sfera schiacciata ai poli. In


realtà è un geoide. La rappresentazione della superficie curva
della Terra su un piano (mappa) si fa con delle proiezioni.

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La Struttura della Terra

-> Il pozzo più profondo mai scavato dall’uomo è arrivato a neanche 12,5 km
di profondità. Se il raggio terrestre abbiamo visto che è di più di 6300km,
come facciamo a conoscere la struttura dell’interno della Terra?

Si sono usati metodi di indagine “indiretti”, cioè si sono misurate in


superficie alcune proprietà fisiche del sottosuolo: per esempio si è misurata
la velocità delle onde sismiche, si sono misurate le variazioni di densità in
vari punti della Terra, si sono esaminati brandelli dell’interno della Terra
espulsi durante eruzioni vulcaniche (sono chiamati “xenoliti”).

Percorsi delle onde sismiche Mappa mondiale delle


ricostruiti dalla superficie. anomalie gravimetriche

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-> La Terra è formata da tre principali strati:

MANTELLO, NUCLEO ESTERNO e NUCLEO INTERNO

Tettonica a Placche

Prima si era teorizzata la Teoria della deriva dei continenti, tutto il globo
aveva crosta basaltica oceanica con sopra le croste continentali che
galleggiavano, ma esse si muovevano. Come facevano a spostarsi?

Nasce quindi la Tettonica a Placche, ricerche e sviluppo sono partite dopo


un regalo di navi Liberty ad istituti di ricerca oceanografica.

Erano dotati di magnetometro, strumento usato molto per individuare i


sottomarini, fu anche usato per misurare il campo magnetico terrestre.

Si utilizzarono anche i Sonar, trasmettevano dati acustici che scandagliavano


il mare dando informazioni 3D sul sottosuolo del fondo marino.

La Tettonica a Placche venne teorizzata da Wilson, le zolle si muovevano


orizzontalmente; le ZOLLE sono blocchi di crosta continentale e oceanica
che galleggiano sul mantello(viscoso, semiliquido).

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Lo strato più superficiale della Terra è la CROSTA TERRESTRE, la quale è
formata dalla CROSTA CONTINENTALE e dalla CROSTA OCEANICA.

- CROSTA CONTINENTALE: è spessa(10-70km) è galleggiante e per lo più


vecchia (meno densa della crosta oceanica);

- CROSTA OCEANICA: è sottile(7km), è densa e giovane (affonda sotto la


crosta continentale)

La crosta oceanica è formata da rocce vulcaniche basaltiche, con una


composizione mafica, dette anche “pillow basalts”; sono composte da
un’alta percentuale di Ferro(Fe) e Magnesio(Mg), e da una bassa percentuale
di Silice(Si) e Ossigeno(O)-> circa il 50%

Le rocce basaltiche, chiamate anche lava a cuscino, sono rocce vulcaniche


depositatesi sul fondo del mare a seguito di esplosioni vulcaniche.

-> Com’è fatta la Terra?

Sappiamo com’è fatta grazie a


indagini Geofisiche, definite
da: sismica, gravità,
magnetismo, elettricità e
geodesia.

Utilizzando i dati raccolti con


apposite apparecchiature
posso rilevare la velocità di
propagazione di energia
riuscendo a capire la
profondità di ogni tipo di
terreno diverso.

Ricostruisco, con tutti i dati raccolti dai fenomeni naturali, il modo in cui si è
formata la Terra. Inoltre facendo anche prove geofisiche, cioè creando buchi
nel terreno e raccogliendo campioni tramite un cilindro, analizzo la
composizione terrestre del sottosuolo profondo.

->L’elettricità lavora in superficie.

->PETROFISICA: analizza le profondità del terreno tramite i pozzi, nei quali


vengono inseriti dei sonar.

I dati si acquisiscono sulla terra, in aria, nel mare e tramite satelliti.

Le indagini geologiche si fanno con il lavoro sul campo,

con i sondaggi e nelle miniere.

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- La crosta terrestre è suddivisa in 12 placche principali, le quali si muovono
in varie direzioni.

- Il movimento delle placche le fa scontrare, separare o sfregare tra di loro.

- Ogni tipo di iterazione causa un insieme di caratteristiche di struttura della


Terra o di caratteristiche “tettoniche”

- Il mondo della tettonica si riferisce alla deformazione della crosta come


una conseguenza delle iterazioni tra le placche.

Ipotesi della Deriva dei Continenti

Alfred Wegener propose l’ipotesi sulla deriva dei


continenti nel 1911.

Ci si domandava come i continenti, prima uniti nella


Pangea su uno strato oceanico, si spostarono e si
divisero...

Wegener raccolse informazioni da varie fonti e


le usò come prova per la sua ipotesi, anche i
fossili vennero utilizzati come prova a favore
della sua teoria.

Ciò che confermo la teoria di Wegener fu:

1. L’adattamento dei continenti

2. Prove fossili

3. Antiche catene montuose

4. Prove climatiche del passato

1. L’adattamento dei continenti

L’ipotesi della deriva dei continenti


propose che i continenti fossero
assemblati formando un super continente
chiamato Pangea.

Successivamente i continenti si spostarono


nel tempo.

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2. Prove fossili

Specie terrestri simili sono state trovate in molti


continenti che ora sono separati da oceani,
queste informazioni vennero raccolte da
paleontologi.

3. Antiche catene montuose

La stessa sequenza di rocce è stata trovata nel Nord America, in Gran


Bretagna e in Norvegia. Questo non ha senso con la posizione attuale dei
continenti, a meno che all’inizio non fossero uniti(Pangea).

4. Prove climatiche del passato

I ghiacciai hanno segnato le rocce nel modo in cui si sono mossi.

Gli scienziati possono determinare la direzione del movimento, infatti


notarono la direzione dello spostamento del continente in Sud America.

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LE PLACCHE DEL MONDO

Di cosa sono formate le placche tettoniche?

Le placche sono formate da una rigida LITOSFERA.

La litosfera è formata dalla crosta e dalla parte superiore del mantello.

La litosfera è la parte della Terra che si muove.

Cosa c’è sotto le placche tettoniche?

Al di sotto della litosfera, che costituisce le placche tettoniche, c’è


l’ASTENOSFERA, che è composta dal mantello e dal nucleo.

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Il movimento delle Placche

Il nucleo interno è formato da metalli pesanti come: Uranio e Trans-Uranio, i


quali hanno un peso atomico molto alto e sono radioattivi.

Tali materiali decadono emettendo energia sotto forma di raggi Gamma( ),


Alpha( ) e Beta( ). Emettendo energia mantengono costante il flusso
energetico che genera calore, il quale tende ad andare in superficie, dov’è
più freddo; quindi a partire dal nucleo interno si formano gli altri strati grazie
all’energia da esso generato. Si crea un movimento circolare nel mantello,
chiamato moto convettivo, il quale fa sì che le placche si spostino.

Ci sono due teorie:

1. I materiali si spostano a seconda delle loro densità, più denso all’interno,


meno denso all’esterno;

2. I materiali si spostano a seconda della loro gravità

Le placche della litosfera vengono


spostate dalle celle di convezione del
mantello caldo sottostante.

CONVEZIONE: le placche seguono la


direzione dio raffreddamento della Terra.

La GRAVITA’ fornisce una forza aggiuntiva


per spostare le placche.

Placca Litosferica:

- É circa 100km di superficie di spessore sulla Terra

- Contiene la crosta e una parte del mantello superiore

- É rigida e fragile

- La fratture genera terremoti

Astenosfera:

- È il mantello più caldo sotto la placca litosferica

- È un solido viscoelastico, NON è liquido

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Il movimento convettivo nel mantello fa sì che alcune zolle si scontrino o si
allontanino, esistono tre tipi di contatti tra placche:

- DIVERGENTI: le placche si allontanano (es. Dorsale


Oceanica, depressione del terreno, definita RIFT, dove
si allineano i vulcani)

- CONVERGENTI: le placche si scontrano, creano vulcani

- TRASCORRENTI: le placche scorrono tra di loro,


creano terremoti

-> agenti sconosciuti: dal mantello s’innalza del calore che


fa fuoriuscire della lava, si genera un vulcano, (es. Hawaii, striscia di vulcani
chiamata Corona dell’Imperatore, man mano più vecchi.)

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Placche Divergenti

Separazione delle creste: mentre la placca si sposta, viene eroso nuovo


materiale per colmare il vuoto

->La Subduzione della placca disidrata, induce una parziale fusione del
mantello superiore che fornisce il magma nella crosta continentale.

-
L’Età della Crosta Oceanica

Più le rocce si avvicinano alle dorsali e più


sono giovani; mentre sono vecchie se le
rocce sono più lontane.

Esempio:

Islanda: un esempio di un Rift Continentale

l’Islanda ha due placche che divergono


attraversano il suo centro.

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Placche Convergenti

- Quando due placche convergono il materiale roccioso si fonde all’interno


della Terra, ma all’inizio si fonde solo la parte di Silice e di Alluminio,
rimangono Magnesio e Ferro che si fondono a temperatura più alta
precipitando in profondità, mentre il Silice e l’Alluminio sono più leggere e
riaffiorano come lava in superficie.

- Il mantello è fatto principalmente da Ferro e Magnesio, quando ci sono gli


HOTSPOT, risale in superficie materiale fuso, ricco di Fe e Mg, proveniente
direttamente dal profondo del mantello(es.avviene nelle dorsali oceaniche).

Ci sonore tipi di placche convergenti:

- Oceaniche-Continentali: si forma una


fossa e si formano dei vulcani in fila su
continente (es. Cile, Perù), collisione
chiamata Subduzione, la lastra subdotta
si disidrata, inducendo la fusione parziale
della parte superiore del mantello, il quale
alimenta il magma nella crosta
continentale formando vulcani.

- Oceaniche-Oceaniche: si formano delle isole


vulcaniche in fila(es. Filippine, Nuova Guinea)

- Continentali-Continentali: si formano
catene montuose una contro l’altra, (es.
Alpi Europee, Himalaya)

-> quando due placche continentali convergono si accartocciano e una parte


della crosta oceanica viene subdotta.

La crosta si inizierà a sciogliere piano piano, prima i materiali più leggeri, i


quali risalgono, poi i materiali più pesanti i quali sprofondano. La subduzione
è il fenomeno in cui la crosta oceanica sprofonda all’interno del mantello e
genera i più forti terremoti, poiché essendo un materiale ancora rigido va in
contrasto con il materiale plastico del mantello.

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Placche Trascorrenti

Le placche trascorrono l’una sull’altra.

PLACCHE della TERRA

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Vulcani e Placche Tettoniche

Questi due fenomeni sono connessi. I vulcani sono


disposti lungo i punti di convergenza e divergenza
delle placche, cioè lungo i loro confini.

I vulcani sono formati da fenomeni di subduzione,


RIFTING e HOTSPOTS

RIFTING: catena medio oceanica, si allontanano due placche che


permettono la fuoriuscita di materiale fuso proveniente dal mantello e ricco
di Ferro e Magnesio.

HOTSPOT: pennacchi di materiale caldo che esce in superficie dal mezzo di


una placca tettonica (es. Hawaii)

Le placche si muovono su punti fissi che formano una catena di vulcani.

I vulcani diventano più giovani da un’estremità all’altra, man mano che


nascono si spostano “invecchiando” lasciando spazi ad altri vulcani.

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Terremoti e Placche Tettoniche

Questi due fenomeni sono connessi; tutte le volte che le placche si muovono
si creano degli scatti che creano i terremoti, dando origine a una
deformazione plastica(NON permanente).

I terremoti si verificano sui bordi delle placche.

Le placche si deformano ad ogni loro movimento ed acquisiscono energia


plastica, la quale una volta che raggiunge e supera il punto di rottura, crea
una deformazione permanente che spacca il terreno => TERREMOTO

Ci sono dozzine di grandi placche litosferiche, alcune placche hanno


continenti, altre no, ma sono TUTTE in movimento.

- Come con i vulcani i terremoti non sono


distribuiti in modo casuale sulla superficie
terrestre, nei confini tra le placche, l’attrito le
fa rimanere unite, quando l’energia
accumulata supera il limite plastico, queste si
rompono.

- Le placche si muovono per milioni di anni di 1-10 cm all’anno

- Ci sono migliaia di terremoti ogni giorno, terremoti forti di circa M7


avvengono una volta al mese, mentre di >M8 una volta all’anno.

- I terremoti più profondi (deep >300km) sono nelle zone di subduzione

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Dove si formano i terremoti?

Nelle zone di subduzione, di convergenza e di divergenza.

FAGLIE DIVERGENTI: Normale


estensione del terreno, una faglia va
sotto all’altra

FAGLIE CONVERGENTI:
Compressione del terreno, una faglia
va sopra all’altra

FAGLIE TRASCORRENTI:scorrono
l’una contro l’altra in modo

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TERREMOTI

Gli eventi sismici sono concentrati in fasce ben precise del pianeta, che
corrispondono alle aree di maggior attività tettonica.

I terremoti sono distribuiti lungo i contratti delle placche.

TERREMOTO: serie di rapide oscillazioni del terreno


causate da una brusca liberazione di energia
accumulata dal movimento delle placche.

Le FAGLIE sono grandi discontinuità lungo le quali


avvengono i movimenti relativi delle porzioni in cui è
suddivisa la crosta terrestre e lungo le quali si
accumula energia.

Un terremoto è caratterizzato da:

- IPOCENTRO: il punto nel


sottosuolo dove inizia la
propagazione delle onde sismiche

- EPICENTRO: il punto della


superficie terrestre direttamente
sopra l’ipocentro

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Esistono due tipi differenti di scale per classificare l’intensità di un terremoto:

- SCALA MERCALLI: è di tipo qualitativo, cioè si basa sulla valutazione


degli effetti di un sisma sull’ambiente e sulle strutture. Essa dipende dalla
distanza dall’epicentro, dall’urbanizzazione, dalla sensibilità
dell’osservatore. Ora non si usa, si usava tempo fa.

- La scala RICHTER, o meglio la MAGNITUDO RICHTER (Mw), si basa


sull’energia liberata da un evento sismico, e costituisce quindi una
classificazione assoluta misurata con strumenti scientifici. È espressa in
una scala logaritmica, quindi da un grado a quello successivo, l’intensità
“aumenta” di 31,2 volte e tra due gradi aumenta di 31,22 volte, cioè +900.

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-> ci vuole del tempo per calcolare l’intensità di un terremoto tramite la scala
Richter, il primo risultato sarà sempre più impreciso rispetto ai successivi,
calcolati con più precisione.

-> in America si utilizza la Magnitudo Momento, che analizza l’area della


frattura e di quanto si sono spostati i due lembi => alta considerazione

-> i terremoti più forti avvengono nelle zone di subduzione (compressione)

Rischio Sismico

Il rischio sismico è calcolato in base a tre criteri:

- PERICOLOSITÀ: è rappresentata dalla frequenza e dalla forza dei


terremoti che interessano un certo territorio, ovvero dalla sua sismicità.

- VULNERABILITÀ: quantifica la predisposizione degli edifici e delle


strutture ad essere danneggiate da una scossa sismica.

- ESPOSIZIONE: è definita dalla presenza di beni a rischio e dalla


conseguente possibilità di subire un danno (economico, in vite umane, ai
beni culturali, ecc..)

- Alaska 1964 (9.2Mw): altissima pericolosità, bassa vulnerabilità, bassa


esposizione => 128 vittime

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- Haiti 2010 (7.0Mw): alta pericolosità, altissima vulnerabilità, alta
esposizione => 250’000 vittime

=> RIDUZIONE VULNERABILITÀ = prevenzione e costruzioni antisismiche

(es. California e Giappone)

- Giappone 11/03/2011, evento fortissimo (9.0Mw): bassa


vulnerabilità(elevata qualità edificato), alta esposizione => relativamente
poche vittime….(purtroppo poi è arrivato lo tsunami)

- S.Giovanni di Puglia 31 ottobre 2002 (5.4Mw): non altissima magnitudo,


alta vulnerabilità(struttura scarsa resistenza), alta esposizione(struttura
scolastica-concentrazione di persone) => vittime 27/30 in un unico edificio

=> a seguito dei terremoti in Italia..

—> Nel Rapporto conclusivo del Gruppo di Lavoro per la Redazione della
Mappa di pericolosità sismica del territorio italiano, prevista dall’Ordinanza
PCM del 20 marzo 2003, curato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia (INGV), vengono individuate una serie di zone sismogenetiche
per le quali viene ipotizzata una Magnitudine Attesa.

Cioè vien indicata l’intensità massima che può


raggiungere un terremoto in un arco di tempo, superato
questo periodo l’intensità può variare.

Le caratteristiche locali del territorio possono


modificare sensibilmente il moto sismico.

RISPOSTA SISMICA LOCALE

Il tipo di terreni e rocce nel sottosuolo, le


strutture geologiche sepolte e le forme del
rilievo topografico possono influire
enormemente sugli effetti dei terremoti,
amplificandoli e favorendo il verificarsi di altri
fenomeni:

- Frane sismoindotte

- Liquefazione delle sabbie

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Esistono vari tipi di onde sismiche:

- ONDE DI CORPO: onde-P e onde-S

- ONDE SUPERFICIALI: Rayleigh, Love

Ipocentro e epicentro si trovano tramite le coordinate di longitudine e


latitudine, l’epicentro darebbe anche il tempo di origine del terremoto,
chiamato tempo assoluto; l’ipocentro viene rilevato tramite la sua profondità
con il tempo di origine. Le onde P e S vengono generate dall’ipocentro.

Piano di errore: area su cui si trova lo scorrimento (movimento relativo)

Rimbalzo elastico: è un meccanismo caratterizzato da forti oscillazioni


dovute al ritorno delle rocce deformate al loro equilibrio.

- ONDE P: sono onde longitudinali, chiamate anche onde Prime di


Pressione, sono le più veloci, si trasmettono nei fluidi e si muovono in
modo parallelo alla propagazione dell’onda

- ONDE S: sono onde trasversali, chiamate anche onde Seconde e di


Sforzo di taglio, non si trasmettono nei fluidi, si muovono ortogonalmente
rispetto alla direzione di propagazione dell’onda, si propagano nel
mantello poiché è viscoplastico, mentre non si propagano nel nucleo

- ONDE RAYLEIGH: le particelle si muovono in modo circolare, sono onde


superficiali, percorrono il mare

- ONDE LOVE: le particelle si muovono in direzione ortogonale rispetto alla


propagazione dell’onda sul
piano orizzontale

Lo strumento per rilevare le onde


sismiche è il SISMOGRAFO.

Il sismografo deve essere in posti


isolati e distanti dalle città o da
movimenti non generati dalla
terra. Ne
esistono di vari
tipi (es. verticali, orizzontali..)

Possiede un peso attaccato ad una molla, il movimento fa


muovere un pennino che trascrive su un foglio la
frequenza delle onde sismiche; conoscendo la loro
velocità di propagazione riesco a calcolare la distanza
dell’ipocentro, ma servono 3 o più sismografi per il
calcolo, i quali generano 3 o più cerchi che si intersecano
nel luogo di origine del terremoto

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L’intensità di alcuni terremoti paragonata
all’equivalente quantità di milioni di tonnellate di
dinamite

Esistono terremoti di magnitudo negativa che non


vengono percepiti in superficie.

- Terremoto con rocce soffici: le onde sismiche fanno più fatica a


espandersi, un terreno più soffice amplifica l’oscillazione delle onde
sismiche, quindi gli edifici subiscono danni peggiori

- Terremoti con rocce dure: le onde sismiche fanno meno fatica a


espandersi ma generano danni minori

TROMOMETRO(tromino): percepisce le vibrazioni del terreno e dipendono


dal terreno, deve avere una stratigrafia nota e quindi sapere gli strati del
terreno diversi e i loro spessori, oppure la velocità di propagazione.

Effetti dei terremoti:

- Scossa (gli edifici crollano): amplificazione, risonanza

- Spostamenti permanenti

- Liquefazione

- Innesca frane

- Innesca tsunami

- Innesca incendi

- Perdita dei servizi(acqua, elettricità)

Edifici diversi vibra con una diversa frequenza di risonanza perciò reagiscono
in modo diverso; la frequenza si basa sull’altezza degli edifici, se un edificio è
più alto allora la frequenza è minore.

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Per rilevare le vibrazioni del terreno, non passive, vengono posti dei
geofoni(microfoni), poi si da un impulso al terreno (martellata forte o sparo
nel terreno), successivamente con una serie di calcoli molto complicati,
grazie a ciò che hanno rilevato i geofoni si riesce a capire quali frequenze
verranno rilevate dei diversi terreni, ma bisogna conoscere la stratigrafia.

(Altrimenti esiste il sistema MASV, ma è molto costoso)

Per indagini molto profonde si crea un buco dove si fa esplodere la dinamite


per poi raccogliere i dati dell’eco tramite i sensori nel buco.

Ora invece si utilizzano file di camion ai quali vengono attaccate masse


pesanti collegate; è stato fatto anche a Bologna(Saragozza), e ha permesso
di capire la geometria del suolo sottostante, ma non sai che materiali ci
sono, conosci solo le zone dei materiali diversi.

I diversi tipi di materiale si possono vedere con l’analisi del terreno geofisica.

Cosa provoca il danno?

Ciò che fa il danno è l’accelerazione nel suolo, le caratteristiche locali del


territorio possono modificare sensibilmente il moto sismico, si stabilisce
grazie alle carte topografiche. Loa risposta sismica locale evidenza che il
tipo di terreni e rocce presenti nel sottosuolo, le strutture geologiche sepolte
e le forme i rilievo topografico, possono influire enormemente sugli effetti dei
terremoti, amplificandoli e favorendo il verificarsi di altri fenomeni.

È molto importante conoscere anche la frequenza con la quale si espande il


terremoto poiché si riflette sugli edifici con una certa risonanza.

Liquefazione delle sabbie

Avviene con sabbia granulare di diversa dimensione, si sprofonda per la


presenza dell’acqua, i granuli sono tutti incastrati, all’arrivo dell’onda sismica
le particelle si muovono avanti e indietro, vengono quindi mosse dalle
vibrazioni dell’acqua dovute alle onde sismiche, si genera una
sovrimpressione che disgrega le particelle; se ci appoggi qualsiasi cosa
sopra, tale oggetto sprofonda. È un fenomeno che avviene nelle sabbie
sporche con sabbia granulare, ha profondità limitata e resistenza d’attrito.

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Tsunami

È una parola giapponese, “tsu”= porto “nami”= onda

Veniva usata la parola “maremoto”, ma non è corretta èpoichè ha a che fare


con le maree e la luna, quindi non c’entra nulla.

- Cause: frane, impatti di meteoriti, eruzioni vulcaniche, crollo della caldera,


terremoti sottomarini con spostamento verticale di grandi dimensioni.

La causa più comune è la subduzione causata da un terremoto, deve esserci


un movimento verticale, quindi non viene generato lo tsunami dal movimento
di slittamento; ci vuole inoltre un terremoti molto grande, non è previsto per i
terremoti di M>7.5; inoltre l’acqua non è comprimibile quindi l’energia viene
trasmessa in tutte le direzioni lontane dallo “splash”.

La velocità dell’onda dipende dalla profondità del fondale, il fondale si alza,


l’onda rallenta, ha una lunghezza molto lunga(100Km).

Lo Tsunami è un’onda in mare aperto che trasporta energia.

L’onda esistente sopra a un fondale più basso viene spezzata da quella più
profonda che si accorcia e aumenta d’altezza.

Gli tsunami sono pericolosi poiché si fermano quando finisce l’energia, ma


essa ci mette molto tempo ad esaurirsi.

Che differenza c’è tra un’onda generata dal vento e un’onda tsunami?

Gli Tsunami non sono spesso più alti rispetto alle onde generate dal vento,
ma sono molto più pericolosi. Anche uno tsunami che può sembrare piccolo
può essere pericoloso. In ogni caso se viene percepito un forte terremoto o
si vede un disturbo dell’oceano, potrebbe avvenire uno tsunami, quindi è
meglio andare in un punto molto alto o nell’entro terra.

Onde del vento:

-Lunghezza d’onda: 50-200m

-Periodo d’onda: 5-20 secondi

Tsunami:

-Lunghezza d’onda: >700Km

-Periodo d’onda: 10min-1hr

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Lo Tsunami è definito in tre fasi:

- GENERAZIONE: nasce dal disturbo del fondale marino, come il


movimento lungo una faglia che spinge verso l’alto l’acqua sovrastante.

- PROPAGAZIONE: l’onda si propaga attraverso l’oceano profondo a


velocità del jetliner, però con una lunghezza fino a 600 volte la sua altezza,
la pendenza d’onda è spesso troppo delicata da notare.

- INONDAZIONE: l’onda rallenta a velocità autostradale quando entra nelle


profondità dell’acqua, e a volte corre verso la terra come un’alluvione.

Aumento dell’altezza in acque poco profonde:

Altre volte, la rifrazione e lo shoaling(aumento altezza onda verso riva al


diminuire della velocità) incanalano l’energia dell’onda in un pericoloso alto
muro d’acqua(sotto). L’energia delle onde è compressa in un volume più
piccolo(punti), mentre si muove in acque più basse, rallenta e viene superata
dall’ondata dietro o avvolge un promontorio. Questa maggiore densità di
energia aumenta quindi entrambi, l’altezza d’onda e le correnti.

1.INIZIAZIONE

Inizia vicino alla fonte dei terremoti sottomarini, il fondo marino viene
permanentemente abbassato e sollevato, spingendo l’acqua verso l’alto.
L’energia potenziale che risulta dall’innalzare l’acqua sopra il livello medio del
mare, viene trasferita alla propagazione orizzontale dell’onda di tsunami
sotto forma di energia cinetica.

In questo caso la rottura del terremoto si


è verificata alla base del pendio
continentale in acque relativamente
profonde; le situazioni possono anche
sorgere dove la rottura del terremoto si
verifica sotto la piattaforma continentale
in acqua molto meno profonda.

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2.DIVISIONE

Entro alcuni minuti dall’inizio del


terremoto, lo tsunami iniziale è diviso in
uno tsunami che viaggia verso l’oceano
profondo(tsunami distante) e un altro
tsunami che viaggia verso la costa
vicina(tsunami locale). L’altezza sopra il livello medio del mare dei due
tsunami opposti è circa la metà di quello dello tsunami originale, la velocità
con cui entrambi gli tsunami viaggiano varia come la radice quadrata della
profondità dell’acqua. Quindi nell’oceano profondo lo tsunami viaggia più
veloce dello tsunami locale vicino alla riva.

3.AMPLIFICAZIONE

Accadono diverse cose mentre lo tsunami


locale viaggia verso il versante
continentale, più viaggia e l’ampiezza
aumenta. Inoltre la lunghezza d’onda
diminuisce, ciò risulta nell’irripidimento
dell’onda originale. Lo tsunami profondo
dell’oceano ha viaggiato molto più lontano del locale tsunami, a causa della
maggiore velocità di propagazione. Come lo tsunami dell’oceano profondo si
avvicina a una riva lontana, si verificherà l’amplificazione dell’onda, proprio
come avviene per lo tsunami locale.

4.RUNUP

Mentre lo tsunami viaggia dalla regione


delle acque profonde continentali alla
regione vicino alla terra, si verifica lo
straripamento dello tsunami. Runup è una
misura dell’altezza dell’acqua da terra, osservata sopra un livello del mare di
riferimento. Contrariamente a molte immagini artistiche di tsunami, la
maggior parte degli tsunami non si traduce in una gigante onda di rottura
(come normali onde di surf sulla spiaggia che si piegano quando si
avvicinano alla spiaggia). Piuttosto arrivano molto
similpelle maree molto forti e molto veloci (es.
rapido aumento locale del livello del mare). Gran
parte del danno inflitto dagli tsunami è causato da
forti correnti e detriti galleggianti. Il piccolo
numero di tsunami che si rompono spesso forma
pareti verticali di acqua turbolenta chiamati fori.
Gli tsunami spesso viaggiano molto più all’interno
della terra rispetto alle onde normali.

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MINERALI E ROCCE

I Minerali

I minerali sono una sostanza naturale, solida, inorganica, omogenea, sia nella
composizione chimica che nella disposizione strutturale degli atomi
costituenti, originatasi per la ripetizione regolare di un’unica struttura di base:

—> la Cella Elementare

A seconda delle condizioni di temperatura e pressione, della presenza di


fluidi o meno, gli atomi Chee costituiscono il reticolo cristallino si dispongono
a formare una struttura che sia in equilibrio con le condizioni presenti.

Le condizioni possono essere dovute a fenomeni interni alla superficie


terrestre(endogeni), o esterni alla superficie terrestre(esogene).

Forze Endogene: hanno origine da fenomeni geologici interni alla Terra

Forze Esogene: forze come la luce, il calore del sole, pioggia e vento

I Minerali come Sostanze Solide


I minerali hanno forma e volume proprio. Lavaggio parte sono allo stato
solido cristallino e costituiscono sostanze anisotrope, in cui le proprietà
fisiche variano con la direzione; mentre alcuni sono allo stato solido non
cristallino, ma vetroso, e costituiscono sostanze amorfe ed isotrope, in cui le
proprietà fisiche non variano con la direzione.

Struttura dei Minerali


I minerali possono presentarsi con:

- Struttura Amorfa: in cui gli atomi costituenti non sono distribuiti nello
spazio in modo fisso

- Struttura Cristallina: in cui gli atomi sono disposti nello spazio in modo
regolare secondo un modello geometrico tridimensionale (cella
elementare) che si ripete identicamente nello spazio

Struttura Cristallina: tale configurazione ordinata e ripetitiva serve per


riempire tutto lo spazio disponibile e per raggiungere il bilanciamento di
carica; la disposizione a celle elementari da maggiore resistenza(es. il
diamante ha un reticolo cristallino a forma di cubo, è molto resistente)—>

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Esempio: NaCl

Per ciascun atomo di Na vi è un atomo di Cl;


ciascun Na è circondato da Cl e viceversa; la
carica di ciascun Cl è -1 e quella di ciascun Na è
+1.

Per conferire al cristallo un bilanciamento di carica


e una disposizione più compatta risulta necessario
adottare la forma cubica.

I minerali come sostanze inorganiche


I minerali sono costituiti da sostanze inorganiche allo stato solido.

Non sono considerati minerali quelle sostanze che, anche se solide, come il
carbone, derivano da materia organica e non hanno la struttura cristallina.

I minerali come sostanze omogenee


I minerali presentano omogeneità chimico-fisica, nel senso che la loro
composizione e la loro struttura sono ben definite. La disposizione degli
atomi si presenta come una cella elementare di atomi secondo un modello
geometrico tridimensionale caratteristico per ogni minerale.

I minerali come sostanze cristalline


Le sostanze cristalline sono sostanze solide con una struttura interna
ordinata; i minerali si presentano in genere solide facce piane ben definite.

Alcuni minerali si presentano con forme non definite, ma compatte, come


aggregati a struttura micro- o cripto-cristallina, con forma fibrosa, lamellare,
pisolitica, dentritica, mammellonare o saccaroide.

Legge della Costanza degli Angoli Diedri


La struttura dei minerali rispecchia la forma dei cristalli, pertanto:

—>gli angoli fra la stessa faccia sui cristalli della stessa sostanza sono uguali

Conseguenza della struttura ordinata, ripetitiva alle varie scale dei cristalli

Polimorfismo
Molti minerali pur avendo identica composizione presentano reticoli cristallini
diversi, a seconda delle condizioni di temperatura e pressione agenti al
momento della cristallizzazione.

—> il Polimorfismo del carbonio

Il Carbonio(C) ha due differenti polimorfi:

- A più bassa di T, e P puro carbonio è il minerale


Grafite (es: matita), un minerale morbido

- A più alta di T, e P ha forma stabile è il


Diamante, la sostanza più dura

28
Esempio di polimorfismo:

Isomorfismo
Possibilità che due o più ioni, simili per raggio ionico e per carica, possono
sostituirsi nello stesso articolo cristallino e originare miscele o gruppi di
minerali (olivine, feldspati, pirosseni, anfiboli, miche, ecc..) con identica
struttura cristallina e con composizione chimica e proprietà fisiche variabili
fra due termini estremi.

—> Sostituzione Ionica: si verifica perché alcuni elementi(in forma ionica)


hanno la stessa dimensione e carica e si possono facilmente sostituire ad
altri nella struttura cristallina

FAMIGLIA delle OLIVINE

Fe2SiO4(Fayalite) e Mg2SiO4(Forsterite)

Fe+2 e Mg+2 sono circa della stessa grandezza, quindi essi possono
sostituirsi gli uni agli altri nella struttura cristallina, e l’olivina può avere un
range composizionale espresso dalla formula= (Mg,Fe)2SiO4

FELDSPATI ALCALINI

KAlSi3O8(Orthoclasio) è isomorfo con NaAlSi3O8(Albite)->K+1 sostituisce Na+1

FELDSPATI PLAGIOCLASI

NaAlSi3O8 è isomorfa con CaAl2Si2O8(Anortite)->NaSi+5 sostituisce CaAl+5

La crosta terrestre è composta principalmente da Silicio(Si) e Ossigeno(O)

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Classificazione dei Minerali
I minerali si possono classificare in base alla composizione chimica, alle
proprietà fisiche, alla genesi, alle strutture cristalline ed alla cristallochimica

La classificazione cristallochimica considera come la unità di base la Specie


Minerale e classifica i minerali in 9 Grandi Classi e in 78 Classi; chiamata
Classificazione di Dana:

VII Silicati: Nesosilicati, Sorosilicati, Ciclosilicati; Inosilicati, Fillosilicati,


Tettosilicati, Silicati Non Classificati

SILICATI: Albite, Augite, Berillo, Biotite, Orneblenda, Microlino, Muscovite,


Olivine, Ortoclasio, Quarzo

—> Struttura del Tetraedro —> Struttura dell’Ottaedro

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Struttura dei Silicati

Minerali Silicatici:

- SIALICI: Silice con almeno il 65%

- FEMICI: Silice con meno del 65% in cui prevalgono Fe e Mg

Le rocce possono essere Sialiche(Si-Al), e sono generalmente chiare; o


Mafiche(Fe-Mg) e sono generalmente scure.

—> MINERALI SIALICI:

- Quarzo, 12% in volume delle rocce

- Feldspati, costituiscono il 60% della Crosta Terrestre

- Feldspatoidi, si riscontrano in magmi poveri di Silice(SiO2)

- Zeoliti, sono definiti “Setacci Molecolari”

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QUARZO: FELDSPATI: ORTOCLASIO e PLAGIOCLASIO

PIROSSENI: AUGITE OLIVINA

MICA BIOTITE: MICA MUSCOVITE:

—>FILLOSILICATI: sono minerali argillosi

Reagiscono con l’acqua, rendono l’argilla bagnata e fanno si che si espanda

32
Le Rocce

Le rocce sono aggregati di uno o più minerali.

A seconda della loro “storia” sono composte


da diversi minerali, inoltre se subiscono molti
processi presentano più minerali. In alcuni
casi si può anche riconoscere il grado di
cristallizzazione che va in base al tempo;
alcune rocce con la stessa composizione non
hanno lo stesso ordine di cristallizzazione e
quindi non sono uguali. La crosta terrestre è
composta per lo più da Ossigeno e Silicio.

Esistono tre tipi di rocce:

- Rocce Magmatiche (o ignee): raffreddamento lento o veloce di lava

- Rocce Sedimentarie: derivano da sedimenti di rocce o sabbia, si uniscono

- Rocce Metamorfiche: derivano da cambi di temperatura e pressione di


altre rocce pre-esistenti

Ciclo Litogenetico

Le rocce superficiali subiscono processi di


degradazione, trasporto, sedimentazione e
successiva diagenesi, oppure possono
venire sepolte in profondità e trasformarsi
in rocce metamorfiche o magmatiche; esse
assieme ai magmi provenienti dal mantello,
possono poi giungere nuovamente in
superficie in seguito a movimenti tettonici.

Le rocce componenti la crosta terrestre


vengono continuamente modificate, erose,
compresse, rifuse in un ciclo continuo,
chiamato Ciclo Litogenetico.

Diagenesi: processo di
compattazione e cementazione dei
sedimenti

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Rocce Magmatiche

Sono le più presenti nella Terra e derivano dal magma fuso; molto compatte
e formate da cristalli di minerali diversi a stretto contatto fra loro.

Sono prodotte dalla solidificazione dei magmi fusi del mantello; a seconda
del magma che si solidifica in superficie o all’interno della crosta terrestre, da
origine a due tipi di rocce magmatiche: Rocce Effusive e Rocce Intrusive.

- ROCCE EFFUSIVE: hanno struttura microcristallina o vetrosa, cristalli


minuscoli, si solidificano in superficie, se è molto rapida si parla di una
struttura vetrosa poiché non si formano cristalli (es.pietra pomice).

—>PORFIDI: sono rocce effuse con struttura porfirea, sono caratterizzate da


fenocristalli(cristalli grandi) immersi in una pasta microcristallina; il magma
andando verso la superficie gli ha inglobati prima di raffreddarsi.

- ROCCE INTRUSIVE: hanno struttura macrocristallina, cristalli visibili ad


occhio nudo, si solidificano lentamente all’interno della Terra, chiamati
anche PLUTONI=corpi magmatici formatisi sotto la superficie terrestre.

Classificazione delle rocce in base ai minerali presenti:

In base al loro chimismo le rocce ignee si possono classificare in quattro tipi:

- Sialiche(Felsiche)—> prevalentemente minerali


felici e alto contenuto di silicio (>65%), sono rocce
continentali

- Intermedie—> 52%<silicio<65%, mediamente dense

- Mafiche(basiche)—> principalmente minerali mafici, 45%<SiO<52%,


si trovano in fondo all’oceano

- Ultramafiche(ultrabasiche)—> solo pirosseni e olivine, ricche di


ferro(Fe) e magnesio(Mg), silicio <45%, fuoriescono dagli hotspot

PIU’ SILICIO C’E’, PIU’ VISCOSO E’ IL MAGMA

—> Albert Strekeisen: ha impostato la classifica delle Rocce Ignee più


utilizzata e più semplice

FORMAZIONE DEI MAGMI:

Avviene per fusione parziale di rocce preesistenti quando diminuisce


localmente la pressione o aumenta localmente la temperatura.

La pressione esercitata dalle rocce si chiama pressione litostatica e


agisce da tutte le direzioni, essa aumenta con la profondità e determina
dunque un aumento della temperatura di fusione delle rocce.

Il magma può essere:

- PRIMARIO: magico, fluido, si forma nel mantello a circa 100Km

- ANATETTICO: felsico, viscoso, si forma nella crosta a circa 40/50 Km

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Quando il magma si raffredda i diversi minerali cristallizzano in tempi
differenti e a diverse temperature, separandosi dal fuso.

Prima che avvenga una solidificazione completa, coesisterà sempre una


fase solida contemporanea ad una fase liquida con composizioni
diverse (che cambiano in base alla temperatura) tra di loro e rispetto a
quel magma originario.

SERIE DI BOWEN:

—> SERIE CONTINUA: trasformazione del plagioclasio da termini più ricchi


di calcio a termini più ricchi di sodio

—> SERIE DISCONTINUA: progressiva comparsa di una serie di minerali


(olivina, pirosseno, anfibolo, biotite) con un grado di polimerizzazione sempre
maggiore (dai più densi ai meno densi)

Cristallizzazione frazionata: durante la solidificazione di un magma la fase


solida si separa dalla liquida, le rocce che si formeranno avranno una
composizione molto diversa

Fusione parziale: fase liquida si separa dalla solida durante la solidificazione

Rocce Ignee Intrusive:

Si distinguono due gruppi di minerali:

- FONDAMENTALI: sono quelli che caratterizzano le rocce e contribuiscono


a classificarle; in genere, ma non sempre, sono quelli più abbondanti

- ACCESSORI: non incidono nella classificazione, ma possono influire nella


nomenclatura; in genere, ma non sempre sono quelli meno abbondanti

MINERALI SIGNIFICATIVI:

I minerali sono stati distinti in 5


gruppi:

- Q = Quarzo

- A = Feldspati Alcalini

- P = Plagioclasi

- F = Feldspatoidi

- M = Minerali Femici ed altri (olivine,


pirosseni, miche, anfiboli, melilite,
minerali opachi, zircone, apatite,
titanite, epidoti, allanite e carbonati)

-> tutte le rocce sono classificate


tramite i parametri Q,A,P,F che rappresentano minerali non felici, ad
eccezione di quelle M>90(ultrafemiche)

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Si utilizza per classificare le rocce un diagramma
ternario(APQ), tre vertici, triangolo equilatero, all’interno ci
sono tanti piccoli triangoli equilateri. Riesco a fare la
rappresentazione di un punto in base alla percentuale di
componenti di diversi minerali, ad ogni vertice si presenta
il 100% di composizione minerale, il punto è dato
dall’unione delle tre altezze dei lati.

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Le rocce più comuni sono i graniti, ce ne sono di varie tipi e variano per la
percentuale di quarzo presente in essi. Se c’è il quarzo non ci sono i
feldsptoidi, le rocce feldspatoidi sono intrusive e molto rare.

Verso il vertice dei plagioclasi aumentano le rocce ricche di minerali femici e


saranno più scure, mentre verso il quarzo le rocce sono povere di minerali
femici e quindi saranno più chiare. Il quarzo è l’ultimo a cristallizzarsi, l’olivina
invece si cristallizza presto; si vede dal diagramma a doppio triangolo.

La Riolite(roccia effusiva) è corrispondente del granito(roccia intrusiva)

Trachite, usata molto per le costruzioni(san pietrini a Bologna)

Basalto, (molto usati a Roma nelle strade), roccia ricca di potassio, un suo
isotopo è radioattivo “potassio 40”, infatti la radioattività di Roma è più alta
rispetto a quella di Bologna

ROCCE IGNEE SIALICHE

Le rocce ignee che derivano da magmi sialici(magma felsico) contengono


una relativamente alta quantità di sodio, alluminio e potassio e sono
composti da più del 65% di silice. Le rocce formate da magmi sciali
comprendono il Granito, la Riolite, Granodiorite, Sienite, Trachite

GRANITO: composto da mica(minerale femico), feldpati, quarzo

Granito a Feldspati Alcalini: GRANODIORITE:

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TRACHITE: pasta di fondo vetrosa, quarzo, SIENITE:

cristalli fenici e feldspati

ROCCE IGNEE INTERMEDIE

Le rocce ignee intermedie sono quelle che hanno un chimismo tra il femico e
il sialico, con una quantità di Silice compresa tra 53% e 65%

Le rocce più rappresentative sono la Diorite(intrusiva) e la Andesite(effusiva).

ANDESITE(intrusiva): DIORITE(effusiva):

ROCCE FEMICHE

I magmi femici producono rocce ignee ricche in Calcio, Ferro e Magnesio e


sono relativamente poveri di Silice, con quantità compresa fra il 45% e il
52%; le più comuni rocce ignee mafiche sono il Basalto(grana fine) e il
Gabbro(grana grossa).

BASALTO(effusivo): GABBRO(intrusivo):

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Tessitura delle rocce ignee

Per tessitura delle rocce ignee si intende la dimensione e la forma dei


cristalli, la distribuzione degli stessi ed il rapporto fra cristalli e matrice
microcristallina o vetrosa nella massa rocciosa.

Tessitura rocce ignee INTRUSIVE:

- Faneritica o Fanerocristallina: hanno cristalli ben visibili ad occhio nudo

- Olocristallina: hanno cristalli visibili ad occhio nudo e ben formati, tutti


delle stesse dimensioni

- Ipidiomorfa: con cristalli idiomorfi(cristalli con la propria forma cristallina) e


alloriomorfi(cristalli con forma irregolare diversa dalla propria)

Tessitura rocce ignee EFFUSIVE:

- Afanitica: a grana minuta, da micro- a cripto-cristallina, non visibile ad


occhio nudo e spesso nemmeno con la lente

- Vetrofirica: se costituite da vetro vulcanico

- Afirica: se tutta la roccia è afanitica o vetrofirica

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- Porfirica: se nella roccia ci sono cristalli che sono più grandi (fenocristalli)
rispetto ad una pasta a grana minore

- Fluidale: se la struttura si presenta orientata e a seconda della dimensione


dei cristalli in ofitica, trachitica, ecc..

- Perlitica: tipica dei vetri vulcanici

—>Tessiture dei Tufi Ignimbritici:

- Eutaxitica: fluidale e fibrosa

- Sferulitica, di alterazione

- Vacuolare; pomicia

TUFO CONGLOMERATO: materiale di origine


vulcanica effusiva, possono essere cristalli
preesistenti, pezzi di condotto vulcanico, o
goccioline di lava che nel tragitto si solidifica e
danno origine alla cenere vulcanica.

È una roccia che si lavora molto facilmente, in


Toscana molto usata dagli etruschi
(es: Tombe di Tarquinia)

Roccia Filionana: si sono solidificate più


velocemente delle rocce intrusive ma meo
delle effusive, si raffreddano in prossimità
della superficie, danno origine a piccolissimi
cristalli irriconoscibili —> es. APLITE

—>Di una roccia magmatica è necessario descrivere:

- Struttura

- Granulometria

- Colore

- Composizione Mineralogica

Le rocce si riconoscono quando le spacchi

Granulometria

Viene definita in base alla dimensione media dei cristalli nella roccia.

- Grossolana: cristalli con dimensioni maggiori di 5 mm

- Media: cristalli con dimensioni comprese tra 1-5 mm

- Fine: cristalli con dimensioni minori di 1 mm

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Colore

Dipende dalla composizione mineralogica della roccia ed è definito stimando


l’abbondanza percentuale dei minerali scuri(melanocrati) rispetto a quella dei
minerali chiari(leucocrati), presenti sia sotto forma di cristalli che nella massa
di fondo; utilizzando delle carte di comparazione si può calcolare un indice di
colore M:

- 0<M<33% = rocce Leucocrate

- 33%<M<66% = rocce Mesocrate

- 66%<M<100% = rocce Melanocrate

Carta di comparazione:

Minerali Leucocrati: Quarzo, Plagioclasi, Feldspati, Mica Muscovite

Quarzo
Il quarzo è di colore traslucido, trasparente, opaco, ha una lucentezza vitrea,
infatti riflette la luce; si spacca con superfici storte dovute al suo reticolo
cristallino, infatti alla luce una superficie piana riflette la luce in un punto, una
superficie storta riflette la luce in più punti, come il quarzo, che quindi non si
sfalda ed ha una struttura irregolare. (es. frecce primitive fatte di selce)

Plagioclasio
Il suo colore varia da bianco a scuro, ha una lucentezza opaca, e si sfalda
lungo due direzioni tra loro inclinate, ha una forma tabulare, prismatica. I

Plagioclasio feldspato presenta colori freddi.

Feldspati Alcalini
Sono di colore bianco, rosa, rosso, hanno lucentezza opaca, si sfaldano
lungo superfici piane e hanno forma tabulare.

Capo feldspati (feldspato potassico) si formano per penultimi e se


presentano delle picchiettature di quarzo, il quale si forma per ultimo, si
riconosce un ordine di cristallizzazione.

I feldspatoidi sono feldspati a cui manca un tetraedro di silicio

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Mica Muscovite
È di colore argenteo, ha una lucentezza madreperlacea, si sfalda in lamine ed
è appunto formato da lamine.

Minerali Melanocrati: Pirosseni, Anfiboli, Mica Biotite

Pirosseni
Colore nero, marrone, hanno lucentezza vitrea, si sfaldano lungo le facce del
prisma, e hanno una forma prismatica tozza.

Mica Biotite
Colore nero, bruno, lucentezza madreperlacea, è composta in lamine.

AMBIENTI MAGMATICI

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43
Rocce Sedimentarie

Le rocce sedimentarie derivano dalla deposizione di prodotti dell’alterazione


chimica e della disgregazione fisica di rocce preesistenti; si possono formare
anche in seguito a precipitazione chimica di sali.

l’80% della superficie terrestre è coperto di sedimenti, elementi e composti


utili all’uomo si trovano comunemente in rocce sedimentarie e inoltre le
nostre conoscenze sull’evoluzione biologica e geochimica della Terra sono
basate sullo studio dei fossili da esse contenute.

Tali rocce si generano a seguito di diversi processi:

•DEGRADAZIONE alterazione chimica dovuta a agenti erosivi

•DISGREGAZIONE fattori fisici, con la precedente portano all’erosione delle


rocce e alla formazione dei clasti. Una particella di sedimento può trarre
origine da una roccia precedentemente formata o essere “neoformata”
tramite i processi chimici e/o biochimici

•TRASPORTO processo subito dai clasti a opera della gravità e/o degli
agenti di trasporto esogeni, es. acqua, vento

Rocce residuali: rocce sedimentarie che non hanno subito trasporto

Rocce non residuali: rocce sedimentarie che hanno subito trasporto

•SEDIMENTAZIONE deposito dei clasti in particolari aree definite ambienti di


sedimentazione, i principali sono di tipo: continentale, transito, marino

•SEPPELLIMENTO i materiali si dispongono solitamente a strati gli uni sopra


gli altri e si ha un graduale aumento della pressione e temperatura
(puddinga, tondeggiante, trasporto da parte di un fiume; breccia, spigolo
vivo, trasporto breve)

•DIAGENESI insieme dei processi chimici, fisici e biologici (es.


compattazione del sedimento sciolto per pressione degli strati sovrastanti e
cementazione dei clasti per deposizione di sostanze chimiche disciolte nelle
acque che circolano nel sedimento) che porteranno alla trasformazione in
roccia. Sedimento sciolto —> roccia sedimentaria

—>Costituita da tre passaggi:

- Costipamento: seppellimento del sedimento; aumento pressione verticale;


espulsione acqua interstiziale; compattazione del sedimento litificato;
aumento pressione e temperatura(<200°); compenetrazione dei
granuli=dissoluzione delle porzioni a contatto tra i clasti(soprattutto nei
sedimenti ricchi di carbonato di calcio); questo è il primo grado di
44
cementazione sostanze precipitate durante la deposizione e agiscono
come cemento tra le particelle.

- Cementazione: introduzione di una nuova materia minerale nei pori del


sedimento; soluzioni circolanti sovrasature, ad esempio di carbonato di
calcio o di silice. Cemento = CaCO3 , SiO2

- Ricristallizzazione: favorita dala presenza di fluidi sottostanti; disciolgono


parte del sedimento poiché fluidi sovrasaturi; precipitazione sottoforma
cristallina (dolomia diagenetica)

Le rocce sedimentarie possono essere classificate in tre gruppi basati sul


tipo di sedimenti: Clastiche, Chimiche, Biochimiche.

ROCCE CLASTICHE:

Detriti provenienti dalla degradazione o disgregazione di rocce preesistenti


(magmatiche, metamorfiche e sedimentarie). La classificazione avviene in
base alla dimensione dei granuli:

->2 mm, conglomerati, ghiaia

-1/16 mm< sabbia< 2 mm

-1/256 mm < silt < 1/16 mm

-Argilla < 1/256 mm

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ROCCE CHIMICHE:

Rocce deposte per fenomeni chimici.

-EVAPORITI: Depositi salini formatisi per precipitazione salina dopo


l’evaporazione dell’acqua (es. gesso)

-ROCCE CARBONATICHE: formazione dovuta a fenomeni di tipo carsico


(es. travertino, stalattiti, stalagmiti)

-SELCI: deposito di silice che risulta in un deposito di cristalli


microscopici di quarzo.

-ROCCE RESIDUALI: rocce sedimentarie che si formano dopo la


degradazione del suolo (es. bauxite)

ROCCE BIOCHIMICHE:

Derivate dall’accumulo di parti del corpo di organismi o da attività degli


organismi stessi.

-CALCAREE: dall’accumulo di resti di organismi marini (es. molluschi)


sottoposti a diagenesi, si formano rocce BIOCLASTICHE (dovute
all’accumulo di detriti organici). Dall’attività di organismi costruttori (es.
coralli) che danno origine a rocce organogene BIOCOSTRUITE (es.
barriera corallina)

-SILICEE: derivano da resti organici a composizione silicica (es. diatomiti


e radiolariti)

-FOSFATICHE: derivano dall’accumulo di ossa di vertebrati o escrementi


di uccelli marini detto guano (molto utilizzati in agricoltura)

-CARBON FOSSILI: costituiti per lo più da carbonio, derivano da resti


vegetali sepolti + diagenesi. All’aumentare della pressione causata dal
seppellimento i depositi vegetali diventano: torba lignite litantrace
antracite

-PETROLIO: deriva da un processo di decomposizione di sostanze


organiche a opera di batteri in ambienti privi di ossigeno; il petrolio si
forma da successive modificazioni molto lente che avvengono a 150oC e
alta pressione

L’età relativa della roccia sedimentaria si capisce grazie alla presenza di

fossili, al principio di sovrapposizione e alla frattura della faglia.

—>Proprietà delle rocce sedimentarie

- Composizione

- Tessitura

- Struttura

- Granulometria

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Caratteri genetico-tessiturali delle rocce sedimentarie:

Rocce particellari o granulari: costituite da


elementi singoli e separati che subiscono
trasporto e accumulo. Il deposito è
controllato dalla gravità e dalla leggi della
meccanica dei fluidi.

Rocce cristalline: derivate da processi


chimici(controlli: temperatura e
concentrazione della soluzione)

Rocce biocostruite: sono accresciute in


situ, “fabbricate” da organismi (alghe,
coralli, briozoi, ecc..); non hanno subito
trasporto, non sono stratificate ma sono
estremamente porose. Possono essere
costituite dagli scheletri secreti
direttamente dagli organismi (scogliere) o
accumularsi per l’azione legante e
fissante di organismi molli (stromatoliti).

Rocce residuali: si formano in situ per


degradazione e decomposizione di
materiali preesistenti; hanno subito
trasporto scarso o nullo, son mal
stratificate, possono essere porose.

Maturità composizionale delle rocce terrigene(clastiche):

L’abbondanza di un minerale terrigeno in una roccia sedimentaria dipende


da tre fattori:

1. Disponibilità: il minerale deve essere presente in sufficiente quantità


nell’area di provenienza

2. Resistenza meccanica: è favorita dalla mancanza di tracce di sfaldatura e


da un alto grado di durezza

3. Stabilità chimica: i minerali che si formano per ultimi nel processo


magmatico, quando la temperatura è più bassa ed è presente vapore
acqueo, sono i più stabili dal punto di vista sedimentologico.

—> La maturità composizionale di un sedimento terrigeno riflette:

- L’intensità della degradazione chimica sofferta sia nell’area di provenienza


che durante il trasporto;

- Un lungo processo abrasivo, verificatosi per lo più in condizioni di stabilità


tettonica

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—> L’immaturità composizionale indica viceversa un trasporto breve e
violento e/o condizioni climatiche piuttosto aride

Un sedimento composizionale è composizionalmente maturo quando esso è


costituito dai minerali più stabili chimicamente e più resistenti
meccanicamente, quali quarzo, zircone, rutilo e tormalina.

Classificazione generale delle rocce sedimentarie:

48
->Tessitura delle rocce sedimentarie particellari:

In una roccia sedimentaria è possibile individuare tre diverse frazioni.

- Granuli o clasti: frammenti più grossolani che rappresentano l’impalcatura


o scheletro della roccia sedimentaria

- Matrice: sedimento più fine presente tra i clasti, diametro <2mm

- Cemento: materiale di precipitazione chimica che, riempiendo i vuoti,


litifica il sedimento sciolto, può essere calcareo o siliceo.

- Tessitura grano-sostenuta: matrice scarsa o assente; formazione di pori o


vuoti; i grani sono a contatto tra di loro e formano una struttura stabile

- Tessitura fango-sostenuta: la matrice costituisce la principale frazione della


roccia e i granuli non sono a contatto tra loro

- Tessitura pelitica: la matrice(<1/16mm) è almeno il 90% dell’intera roccia

Granulometria delle rocce


terrigene:

Il principale carattere
tessitura delle rocce
terrigene è la
granulometria Dimensione
dei granuli:

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Classificazione granulometrica:

Le rocce terrigene si suddividono in:

- Ghiaie, deposito granulare grossolano di varia natura non cementato

Deposito cementato:

- Brecce: clasti spigolosi, trasporto limitato, ambiente subaereo

- Conglomerati/Puddinghe: clasti arrotondati, ambiente fluviale,


marino o glaciale

Le principali rocce terrigene sono:

CONGLOMERATO: formato da detriti, ghiaie di


dimensione grossolana>2mm, matrice più o meno
abbondante di natura sabbiosa o sabbioso-limosa,
cemento carbonatico o siliceo(raro), tessitura
clasto-sostenuta

ARENARIA: formata da sabbie, granulometria media <2mm

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BRECCIA: PUDDINGA:

Ambienti di formazione dei conglomerati

Continentali:

1. Scarpata di versante (brecce sabbioso-argillose)

2. Caverna (brecce)

3. Glaciale (morene grossolane)

4. Fluviale (puddinghe)

Marini:

1. Ambiente neritico poco profondo

BRECCIA DI VERSANTE: CONGLOMERATO FLUVIALE:

CONGLOMERATO DI SPIAGGIA CONGLOMERATI MARINI:

-STRUTTURA EMBRICIATA:

51
SABBIA: termine indicante una classe granulometrica 1/16 mm - 2 mm

-> Sabbia: termine indicante un deposito sciolto le cui particelle ricadono


nella classe granulometrica corrispondente

- Arenite: termine generico per sabbie cementate

- Arenaria: sabbia litificata con componente detritica silicoclastica

Principali tipi di arenarie: Quarzaneriti, Arcosi, Grovacche, Litareniti

- Quarzaneriti: arenarie quarzose


chiare(bianche, rosate, rosse), a grana
media o fine; i granuli sono arrotondati ed il
grado di selezione è eccellente; matrice
scarsa o assente. Sono in genere
cementate da quarzo in continuità ottica e
cristallografica, quarzo detritico >95%;
derivano da sabbie riciclate o prodotto
finale di alterazione completa, sono
sperature mineralogicamente e spesso
tessituralmente

- Arcosi: arenaria chiara o rosata a grana media


o grossa costituita da quarzo(<75%) e
feldspati(>25%); il feldspato impartisce un
colore rosato. Sono rocce di ambiente marino e
mediamente mature. Spesso sono presenti
grossi frammenti di mica, derivano da graniti, i
granuli sono in generale irregolari e non molto
arrotondati, derivano da rocce platoniche.

- Grovacche: matrice >10%-15%; sono arenarie


grossolane di colore grigio scure o nere, in
genere dure e ben litificate. La frazione
sabbiosa è in generale ricca di quarzo, ha una
porzione variabile di feldspati e litici; le
grovacche sono rocce immature (erosione,
trasporto, deposizioni rapidi); molte sono
sabbie ridepositate, sono tutte marine e
depositi torbiditici.

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- Litareniti: arenarie litiche, grigio chiare a grana grossa
con abbondanti frammenti litici>25%(rocce
sedimentarie a grana fine e metamorfiche di basso
grado come ardesie, filati e micascisti), in genere
predomina il quarzo; derivano da rocce effusive,
sedimentarie fini e metamorfiche di basso grado; le
arenarie litiche sono per lo più immature

LUTITI:

Le lutti comprendono i sedimenti e le rocce a grana finissima con


granulometria inferiore a 0.062 mm (1/16 mm) ed in particolare:

1. Silt: sono depositi sciolti che solo raramente danno luogo a rocce(Siltiti),
possono generarsi sia in ambiente marino che continentale

2. Argille: sono i depositi sciolti, mentre le Argilliti sono i depositi litificati,


quando sono dotati di fissilità (possibilità della roccia a suddividersi in
lastre sottili lungo piani subparalleli) si denominano argilloscisti, che sono
rocce con grana molto fine e con dimensioni <1/256 mm

Rocce miste - Le Marne

Trattasi di rocce costituite da percentuali variabili di argilla e calcare(CaCO3)

53
ARGILLE: implicano una caratterizzazione dei
materiali molto approfondita, è più difficile da
trattare, costa di più costruire sull’argilla poiché
bisogna capire bene che comportamento potrebbe
avere quel tipo di argilla nel suolo. Non riesci a
capire bene che tipi di comportamento avrà come
avviene quando si ha un suolo sabbioso, la sabbia si comporta in
modo lineare. L’argilla va trattata con ragionamenti differenti, l’argilla è
soggetta a forze di massa o a forze di superficie.

- Forze di massa: legate alla massa(e quindi anche al volume) delle


particelle; producono interazioni di tipo meccanico

- Forze di superficie: legate alle cariche elettriche superficiali delle particelle;


producono interazioni di tipo chimico

Disposizione con terreno dove sopra e sotto c’è carica negativa e sui lati
carica positiva, è una disposizione negativa, molecola dell’acqua polare con
eccesso di carica negativa in su, ed eccesso di carica positiva in basso.

Si formano legami tra H2O e argilla, per gravità l’acqua non si stacca e quindi
l’argilla si gonfia e si staccano le particelle dell’argilla per creare legami con
acqua quindi va in sospensione, cioè una singola particella ancora integra e
libera di fluttuare all’interno dell’acqua. Se superi il carico che ha avuto in
precedenza si compatta in modo drastico, argilla-acqua si costipa.

LE ARGILLE DERIVANO DALLA SOLIDIFICAZIONE DEI FELDSPATI!!!

Aumento pressione notevole, piccolo


cedimento, (acqua già espulsa)

poco aumento pressione grande cedimento di


acqua

Superficie

100m Minerali argillosi-> argille assorbe H2O

Diagenesi

1000m Idromice-> argillite

Metamorfismo

10.000 Sericite-> filladi

54
Rocce Metamorfiche

Rocce che hanno subito una modificazione nella composizione mineralogica


(non cambia però la composizione chimica complessiva) o nella struttura
(forma, dimensione, modo di aggregarsi di un minerale) e tessitura
(caratteristiche geometriche di una roccia) a seguito di un cambio di
temperatura e pressione (che determinano il fenomeno della
ricristallizzazione) Maggior pressione genera nuove strutture cristalline più
stabili. Il metamorfismo comprende tutti quei meccanismi che portano alla
modifica in composizione e struttura di rocce preesistenti sotto l’azione delle
alte temperature e pressioni e della circolazione dei fluidi.

Il calore costituisce uno dei principali agenti della modificazione metamorfica


delle rocce. Alla temperatura di 200°C, le rocce cominciano a modificarsi
chimicamente e la struttura cristallina dei minerali della roccia si rompe e si
trasforma in differenti combinazioni di elementi e composti, vengono creati in
questo modo, nuovi minerali. Il processo metamorfico si arresta intorno a
temperature sui 600-1200°C in corrispondenza delle quali avviene la
completa fusione delle rocce.

Tipi di metamorfismo:

-DI CONTATTO(termico): prevale l’azione della temperatura (che


aumentando fa aumentare la dimensione degli ioni ma non la loro
disposizione), zone localizzate intorno a camere magmatiche che portano
ad una ricristallizzazione delle rocce (es. quarzite e marmo); è il
riscaldamento a piccola scala e la modificazione delle rocce per tramite di
intrusioni ignee localizzate

-CATACLASTICO(dinamico): prevale l’azione della pressione orientata


(che cambia la disposizione degli ioni), localizzato lungo le grandi faglie o
fasce di sovrascorrimento, che si trovano in superficie(es. cataclasti e
miloniti); le rocce sedimentarie si accumulano nei bacini dove vengono
progressivamente seppellite subendo una pressione sempre maggiore a
causa del peso dei materiali sovrastanti, uno degli effetti della pressione
sulle rocce è la riorientazione dei cristalli dei minerali. Sotto livelli di
pressione estremi le rocce diventano plastiche creando strutture di flusso
della loro struttura cristallina.

-REGIONALE(termico): Azione combinata di temperatura e pressione,


interessa grandi aree della crosta (es. gneiss, ardesia e fillade), è il
riscaldamento a grande scala e la modificazione di rocce preesistenti
attraverso la creazione di Plutoni

55
Riorientazione dei minerali

Le pressioni non agiscono mai isolatamente dalla temperatura


incrementandosi entrambe con l’incremento di profondità al di sotto della
superficie terrestre.

Struttura rocce:

-SCISTOSA: si riconoscono diversi piani di minerali visibili

macroscopicamente

-FOLIATA: Struttura a piani ma i cristalli non sono ben visibili

GRADO METAMORFICO = entità delle trasformazioni subite da una roccia,


diventa + elevato con la profondità (da grado basso a intermedio e elevato).

PRESSIONE LITOSTATICA = Dovuta al peso delle rocce sovrastanti, intensità


da tutte le direzioni, no deformazione rocce.

PRESSIONE ORIENTATA = Agisce lungo una direzione prevalente e inoltre


deforma le rocce.

Migmatiti: al confine tra


metamorfiche e
magmatiche: parte fusa e
solida

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Le più comuni rocce metamorfiche:

ARGILLOSCISTI: grana fine, create da metamorfismo


minore su argilliti, evidente foliazione dei suoi granuli
minerali che induce un clivaggio parallelo

SCISTI: rocce foliate a grana da media a


grossolana, la foliazione è il risultato del
riarrangiamento di mica, talco e granuli di minerali
di ematite i forma di strutture parallele; rispetto agli
argilloscisti derivano da un più intenso
metamorfismo

GNEISS: rocce ignee metamorfosate a grana grossa;


si crea una ricristallizzazione ed una foliazione di
quarzo, feldspati, miche e anfiboli in forma di bande
colorate chiare e scure.

MARMO: è una roccia derivata dal metamorfismo

di calcari e dolomite

QUARZITE: deriva dalla ricristallizzazione della silice


presente nelle Arenarie

57
Classificazione delle rocce metamorfiche

Grado metamorfico

Le zone di collisione e subduzione sono zone di metamorfismo

58
I VULCANI

Un vulcano è formato dalla camera magmatica, che contiene il magma, dal


condotto vulcanico, dal quale risale il MAGMA ed esce tramite il cratere
sotto forma di lava. Un vulcano può anche dare origine a colate di lava, e ad
esplosioni di bome vulcaniche.

—> MAGMA = materiale fuso e gas che esce dalla superficie terrestre, in
superficie torna in parte sotto forma di gas e da origine alla lava

Più gas presenta l’esplosione di un vulcano, più questa sarà violenta; inoltre
un vulcano cresce grazie all’uscita del materiale fuso che si solidifica
creando così un condotto vulcanico di materiale fuso, solido e poi gassoso.

Esistono vari tipi di eruzione che dettano la pericolosità.

- eruzione esplosiva—>disastro elevato

Il Vesuvio è nato dallo sprofondamento di un altro vulcano molto più grande.

L’arrivo del nuovo magma nella camera magmatica può causar un’eruzione,
poiché fa si che vari il chimismo delle fumarole e la pressione all’interno del
condotto vulcanico. Non si può sapere tra quanto ci sarà l’eruzione, ma si
saprà un po’ in anticipo in modo tale da evacuare la zona.

Il Vesuvio ad esempio provoca un’eruzione esplosiva, che crea un grave


danno perciò l’area che verrebbe colpita è estesa.

Esiste una specie di sistema semaforo che a seconda del colore ti dice a che
livello di pericolo ci si trova e quanto bisogna monitorare la situazione.

- VERDE—>tranquillo

- GIALLO—> monitoriamo

- ARANCIONE—>monitoriamo in modo attento

- ROSSO—>scappiamo

59
In questo momento il Vesuvio è al livello Giallo d’allerta.

Anche Ischia è una zona vulcanica, ma per ora non c’è segno di pericolo

Per cercare di limitare i danni si cerca di capire a quale rischio si è esposti

60
FRANE COLATE DI DETRITO SECCO ACCUMULO DI CENERE

DEPOSITI DI FLUSSI PIROCLASTICI

61
ENERGIA GEOTERMICA

Da dove viene il calore sotterraneo?


Come conosciamo l’interno della Terra?

Le risposte a queste domande le da la Geotermia, che tramite la conoscenza


della variazione di temperatura con la profondità abbiamo capito molte cose.

L’energia geotermica non ha emissioni in


atmosfera, va giorno e notte, non si ferma
mai, non dipende dal tempo, non occupa
spazio nel territorio, si ricava da un
stabilimento con delle turbine e un buco
nel terreno, non è pericolosa. Non viene
utilizzata, poiché l’economia funziona
sulla vendita dei pannelli solari.

Ci sono alcune zone in cui il flusso geometrico è più elevato, come ad


esempio lungo i confini tra le placche.

In alcune zone della pianura padana a 1000 m di profondità si raggiungono


90°, da un pozzo in queste condizione si ricaverebbe una quantità
considerevole di energia. Questo calore deriva dai minerali presenti nel
nucleo. Fino a 15 metri si risente della temperatura esterna.

Tale energia che viene trasmessa sotto forma di calore, deriva dai flussi
convettivi della Terra. Energia da decadimento radioattivo si trasforma in
calore. Si può calcolare facilmente quanta energia si trasforma in calore.

Un modo efficiente per


portare il calore in superficie
è sfruttare i moti convettivi
della terra, l’acqua fredda
piove nel terreno, viene
trasportata e riscaldata dai
moti convettivi, generando
calore sulla superficie
terrestre sotto forma di
calore. L’acqua quando
passa di stato può cedere
molto calore, si muove
sempre il caldo, l’energia
passa da un corpo caldo a
uno freddo.

62
Facendo condensare dell’acqua sottraiamo del calore il quale riusciamo ad
utilizzarlo. A seconda del calore che riusciamo a recuperare si può sfruttare
in diversi modi a seconda della temperatura, costruendo impianti che ne
usufruiscano. Esistono diversi tipi di impianti:

- IMPIANTI A BASSA PROFONDITÀ: si sfrutta la capacità del terreno di


trasmissione di calore, con impianti costruiti a bassa profondità.
Sonde geotermiche: 50-300m

Campi di sonde geotermiche per grandi palazzi: 50-300m

Il terreno mantiene la stessa temperatura

Impianti domestici a bassa entalpia: si


montano delle pompe di calore, che usano
come radiatore il sottosuolo, utilizzando
dei pozzi verticali (singoli o doppi), in
svizzera utilizzano i laghi, mettendo i pozzi
all’interno di essi. Funziona con una serie
di tubazioni all’interno della casa che
fungono da radiatore, collegati un
serbatoio di acqua calda e poi a una
pompa di calore, collegati poi ad altri tubi
radiatori nel sottosuolo che trasportano il
calore, rinfrescano e
riscaldano la casa.

Ciclo bidirezionale

63
Da dove viene questo calore?

Energia da decadimento radioattivo si trasforma in calore.

Le radiazioni sono emissioni di particelle e energia(fotoni gamma), prodotte


dagli isotopi radioattivi. Il tempo di dimezzamento, è la quantità di tempo in
cui avviene il decadimento dell’isotopo radioattivo, dopo sette volte l’isotopo
smette di produrre radiazioni. Esistono dei tempi di efficienza di questo
processo che sono enormi, miliardi e miliardi di anni.

Il calore prodotto dal riscaldamento radioattivo è circa 21 milioni di watt

Il calore invece che utilizziamo è di circa 42 milioni di watt

Un isotopo radiattivo è per esempio l’Uranio

CIRCOLAZIONE ACQUA GEOTERMICHE—> produzione del calore

64
Differenti usi necessitano di differente temperatura:

IMPIANTI DI RISCALDAMENTO:

TELERISCALDAMENTO: utilizzato a Parigi

65
PROCESSI EROSIVI

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AMBIENTI SEDIMENTARI

MORENA: corpo sedimentario continentale a


forma di fascia più o meno arcuata
dall’accumulo dei clasti trasportati da un
ghiacciaio nelle fasi di “ablazione”.

Il trasporto avviene in massa, senza alcun tipo


di selezione granulometrica.

CONOIDE DI DETRITO: corpo sedimentario


continentale solitamente ghiaioso, a forma di
ventaglio fortemente convesso, prodotto dal graduale
accumulo gravitativo dei prodotti della disgregazione
al piede di una scarpata rocciosa. Il trasporto del
sedimento è selettivo in quanto i clasti grossolani,
che rotolano più a lungo di quelli fini, tendono a
concentrarsi presso la base del conoide.

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FALDA DI DETRITO: corpo sedimentario continentale a forma di fascia,
prodotto da più “conoidi di detrito”messi uno di fianco all’altro.

Indica il detrito che cade dalle scarpate rocciose.

SEDIMENTI ALLUVIONALI: derivano dal trasporto selettivo e dall’accumulo


dei materiali clastici terrigeni ad opera dei corsi d’acqua.

CONOIDE ALLUVIONALE: corpo sedimentario continentale, ghiaioso e/o


sabbioso, a forma di ventaglio mediamente convesso, prodotto in seguito ad
un rapido calo nella capacità di trasporto di una corrente idrica. Il conoide
alluvionale si forma solitamente dove un corso d’acqua passa dal proprio
tratto vallivo inferiore ad una più ampia “piana alluvionale” nella quale può
divagare. In queste condizioni la corrente perde rapidamente velocità,
obbliga i clasti a depositarsi in
ordine di granulometria
decrescente: di conseguenza,
quelli più grossolani si concentrano
verso l’apice del conoide, mentre
quelli più fini proseguono oltre. Gli
strati del conoide alluvionale sono
mediamente meno inclinati di quelli
del conoide di detrito.

AMBIENTE LACUSTRE: ambiente lacustre è estremamente vario.

I laghi sono masse d’acqua non marina limitate da terre emerse.

Possono essere da poche centinaia di metri a centinaia di chilometri; così


pure può variare moltissimo la profondità. I laghi possono essere permanenti
o effimeri, di montagna o di zone basse e
piatte. Contengono acque dolci o sovrasalate
a seconda del clima, sono provvisti o privi di
emissari ecc..

L’origine dei laghi è altrettanto varia: tettonica,


escavazione glaciale, sbarramento glaciale,
morenico, da parte di lava, frane, artificiale.

La classificazione dei laghi può dunque essere


basata su vari criteri, tra cui:

- Zona climatica in cui il lago è situato

- Origine

- Condizioni idrologiche, idrochimiche,


termiche

- Tipi di sedimenti

- Drenaggio (presenza o assenza di emissario ecc..)

I fattori climatici influenzano gli altri notevolmente.

68
Si possono così distinguere tre zone principali:

- Laghi d’aqcua dolce tropicali e subtropicali

- Laghi salati e salmastri a Nord e a Sud dei tropici

- Laghi montani

Come gruppo a parte, si possono mettere i laghi extrazonali il cui carattere è


definito da fattori geologici e idrologici particolari.

In base alla salinità, i laghi sono così suddivisi:

- d’acqua dolce

- Salmastri

- Salati

PIANA ALLUVIONALE: ambiente di sedimentazione legato alla divagazione


laterale ed alla periodica tracimazione di uno o più corsi d’acqua; può essere
confinata in un fondovalle oppure occupare l’intera estensione di un bacino
subsidente prossimo al colmamento.

DELTA: corpo sedimentario, sabbioso e/o ghiaioso, che si può formare dove
un corso d’acqua sfocia in un lago o nel mare. L’accrescimento in un delta è
concettualmente analogo a quello di un conoide alluvionale, a patto che
l’energia di trasporto delle correnti lacustri o marine sia mediamente molto
inferiore a quelle delle correnti fluviali. Se accade il contrario, al posto del
delta si sviluppa un “estuario” o “piana di marea”.

69
DUNA: struttura sedimentaria di forma e
dimensioni molto varie, prodotta e
continuamente rielaborata dal vento, che
trasporta sabbia.

SEDIMENTI DI SPIAGGIA:
derivano dal rimaneggiamento
lungo-costa dei sedimenti
depositi presso le foci dei fiumi;
occupano un articolato insieme di
sotto-ambienti da emersi a
sottomarini, che si estende fin
dove è avvertibile l’azione
trasportatrice delle onde, maree e
mareggiate ordinarie.

In condizioni di emersione, gli


stessi sedimenti vengono
ulteriormente elaborati dal vento.

INCRESPATURA DI SABBIA: in inglese “Ripple”, struttura sedimentaria


analoga alla duna, ma di dimensioni più piccole. Se in un profilo parallelo alla
direzione di trasporto l’increspatura appare asimmetrica, è stata prodotta da
una corrente di verso costante(increspatura da corrente); altrimenti è stata
prodotta da una corrente di verso alternante(increspatura da onda).

70
AMBIENTI MARINI

SEDIMENTI DI PIATTAFORMA(CONTINENTALE): si tratta di sedimenti clastici


a grana media(sabbia) e fine(lutiti) che bordano un continente, dal limite
esterno della fascia costiera fino alla prima brusca rottura del pendio del
fondo marino; tali sedimenti, che per la loro profondità non risentono più del
moto ondoso e delle mareggiate ordinarie, vengono trasportati dalle correnti
di marea o dalle correnti di ritorno delle mareggiate straordinarie.

71
SEDIMENTI DI SCARPATA CONTINENTALE: sono prevalentemente fanghi,
miscele di lutti “terrigene” silico-clastiche e lutti “indigene” carbonatiche.

Le lutti terrigene sono quelle più fini, che derivano dalle correnti torbidi
fluviali, dal continente o rielaborate dalla mareggiate; mentre le lutti indigene
derivano dalla lenta e costate sedimentazione per gravità dei gusci dei
micro-organismi marini “planktonici”. Le scarpate sottomarine hanno una
pendenza tale che può
provocare instabilità del
terreno (es. frane). Se sulla
scarpata si propagano molti
sedimenti terrigeni si ha la
periodica “risedimentazione”
lungo la scarpata stessa fino
alla piana sottomarina; tale
processo avviene per vari
tipi di flussi gravitativi, come
le correnti di torbidità.

CORRENTE DI TORBIDITÀ: flusso gravitativo turbolento di una sospensione


di sedimento in acqua lungo un pendio sottomarino. La sospensione ha
solitamente una densità media molto maggiore di quella dell’Acqua
circostante, viene mantenuta tale dalla propria turbolenza, e si muove come
un corpo unico anche su pendenze minime. Una corrente di torbidità può
essere innescata da una scossa sismica, da una frana sottomarina o da
entrambe le cause in successione, il suo movimento è molto veloce poiché
trasporta attriti di dimensione ridotta, raggiunge anche i 100Km/h.

Nelle correnti di torbidi il trasporto del sedimento si svolge finché l’energia


disponibile è levata, poi man mano che diminuisce i sedimenti solidi iniziano
a precipitare al suolo fino
alla sospensione e all’arresto
della corrente; questo
processo sarà più lungo se
la granulometria del
sedimento è molto fine.

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TORBIDITE: corpo sedimentario prodotto da una singola “corrente di
torbidità”, è composto da una base erosiva con i pronte di fondo lasciate da
vortici e oggetti trascinati; gradazione diretta della granulometria(sabbie,
lutiti), tipica successione di strutture sedimentarie interne.

I singoli stati torbiditici si formano in tempi brevi e tendono a ricoprire quasi


per intero il fondo su cui si posano, si tratta pertanto di “orizzonti guida”
litostratigrafia; ma le torbidi formano corpi sedimentari spessi e monotoni;
perciò è difficile trovare chiarimenti stratigrafici, quindi diventa inutile.

CONOIDE SOTTOMARINO: corpo sedimentario prevalentemente sabbioso,


a forma di ventaglio poco convesso e molto ampio. Il suo sviluppo dipende
da una brusca perdita di energia delle correnti che trasportano il sedimento;
avviene solitamente alo sbocco di un “canyon sottomarino”, nella zona di
raccordo tra scarpata e piana sottomarina; si accumulano i sedimenti più
grossi trasportati dai flussi gravitativi.

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PIANA SOTTOMARINA: ambiente di sedimentazione profondo, caratterizzato
da un fondale molto piatto sul quale si spandono periodicamente flussi
torbiditici di vario volume e densità. Tra una torbidite e l’altra si depositano
molto lentamente fanghiglie clastico-organogene.

In un grande bacino sottoposto a sprofondamento tettonico, il deposito di


sedimenti può continuare in modo invariato per milioni di anni dando origine
a strati molto spessi con successione monotona (Flysch), in cui si alternano
solo due litotipi (es. nell’Appennino Romagnolo, arenarie+marne)

SEDIMENTI ABISSALI: sono fanghi finissimi che derivano per lo più da una
lentissima “pioggia” di micro-organismi planctonici, la loro composizione è
prevalentemente silicea, poiché la maggior parte dei resti calcarei si scioglie
molto prima di raggiungere il fondo del bacino. Alla componente organogena
si aggiungono polveri terrine trasportate dal vento sugli oceani (es: polveri
vulcaniche) e rari corpuscoli di origine extraterrestre(es: micro-meteoriti).

74
TESSITURE CRISTALLINE:

—> Rocce mono-mineraliche

Tessitura zonata: implica l’accrescimento di croste cristalline


ben saldate tra di loro e delineate da variazioni interne di
colore. Un caso evidente si riscontra nell’incrostazione
cristallina, in particolare in quella continentale costituita
quasi interamente da calcite; le fasce colorate indicano la
variabilità nel tempo dell’impurità.

Tessitura oolitica: implica l’accrescimento zonato-


concentrico di involucri cristallini attorno a particelle in
continuo rotolamento, tipica degli ambienti di
sedimentazione carbonatiche ad alata energia

(es. Bahamas)

Tessitura “saccaroide”: si tratta di un


mosaico cristallino molto uniforme,
derivato ad es. da ricristallizzazione
diagenetica (es.dolomitizzazione
secondaria)

75
Struttura stratificata: con deformazioni plastiche tipiche di
gessi anidridi, salgemma.

Tessitura fibrosa: deriva dalla crescita di cristalli molto


allungati, solitamente di calcite o gesso “sericolitico”; in
fratture sottoposte a movimenti tettonici.

TESSITURE ORGANOGENE:

Sono costituite da fossili = spoglie mineralizzate da organismi viventi: i fossili


possono avere varie composizioni (calcarea, silicea, fosfatica..) e possono
essere di varie dimensioni.

Chiamiamo macro-fossili quelli chiaramente riconoscibili ad occhio nudo,


micro-fossili tutti gli altri. Nella maggioranza dei casi, i macro-fossili sono
resti di organismi marini a composizione calcarea, dove il carbonato di calcio
non è precipitato spontaneamente dall’acqua marina, ma è stato fissato
biologicamente mediante complesse reazioni di chimica organica.

NUMMULITI: sono organismi unicellulari di mare basso, estinti, che non si


fissavano al substrato e che non formavano colonie. Alla loro morte i
Nummuliti venivano trasportati da onde
e correnti ed in molti casi andavano a
formare grandi accumuli sulle
piattaforme continentali. La litificazione
dei calcari organogeni avviene durante
la diagenesi, come per qualsiasi altro
sedimento sciolto.

GASTEROPODI: Sono organismi ancor oggi molto diffusi


in svariati ambienti allo stato fossile, è molto frequente
trovarli nei calcari di biostroma o dispersi il lutiti calcaree.

AMMONITI: Sono Cefalopodi non costruttori estinti, che vivevano sparsi in


condizioni di mare profondo. È facile trovarli solo in lutiti calcaree a
bassissima velocità di sedimentazione, poiché occorreva molto tempo per
accumularne una discreta quantità. Non costituiscono dei veri calcari
organogeni, poiché perlopiù sono una componente minoritaria delle rocce
che li contengono.

76
CORALLI: sono Celenterati che vivono
prevalentemente in condizioni di mare basso, con
acque calde e limpide, salinità normale e costante;
si fissano al substrato su cui vivono e formano
spesso imponenti colonie. Quando solo coloniali
vengono definiti “organismi costruttori”, in quanto
crescono gli uni sugli altri e si cementano tra di loro,
costruendo direttamente una roccia calcarea. La
diagenesi interviene solo in seguito, accentuando la cementazione ed
eventualmente provocando la ricristallizzazione ed il metasomatismo del
calcare organogeno. L’interno dei singoli rami di corallo è caratterizzato da
cavità disposte a stella e separate da “setti”.

RUDISTE: sono Lamellibranchi costruttori estinti, estremamente simili ai


Coralli; vivevano nello stesso ambiente e formavano anche loro dei calcari
organogeni di bioherma. L’interno dei gusci è molto diverso da quello dei
coralli, in quanto è costituito da un’unica cavità, senza setti.

DEPOSITI DI COPERTURA SUPERFICIALE

Depositi di materiale cha ha subito alterazione chimico fisica o che


rappresenta il risultato di processi geomorfologici più o meno complessi.

77
—> Depositi eluvio-colluviali: sono litologicamente e granulometricamente
associati al SUBSTRATO sottostante, di cui rappresentano il risultato
dell’alterazione chimico-fisica. Non si riconoscono più la stratificazione o le
altre strutture presenti nella “roccia madre”. Possono aver subito
dilavamento o un trasporto gravitato non eccessivo e molto lento(mm/anno).

Inquadrabili nel regime morfoclimatico attuale.

Sono quindi rigonfiamenti del terreno, si sta spostando, ma molto


lentamente, quindi non si spacca la terra, la superficie si muove quindi non si
può costruire in superficie, ma bisogna andare in profondità e far si che la
struttura resista alla pressione.

—> Depositi da processi: sono dovuti a svariati processi geomorfologici


complessi che prevedono un trasporto significativo, sia ad opera della
gravità che per l’azione di acque, correnti, del ghiaccio e del vento.

Hanno litologia e granulometria differente rispetto al SUBSTRATO


sottostante. Hanno subito un trasporto importante (fino a migliaia di Km) da
lento (1cm/anno) a molto veloce (>>1Km/anno).

Spesso non sono inquadrabili nel regime morfoclimatico attuale.

SUBSTRATO = BEDROCK: roccia compatta e consolidata che non ha subito


weathering (alterazione chimico-fisica). Può essere interessato da
deformazioni tettoniche (pieghe, faglie, fatturazione).

—> Definizione geotecnica dei materiali geologici:

- TERRE: materiali costituiti da elementi granulari di diversa dimensione


(ciottoli, ghiaie, sabbie, silt, argille), tenuti insieme da forze di aggregazione
di natura prevalentemente fisica, senza che vi sia cementazione. I depositi
di copertura superficiale sono generalmente considerati come terre.

- ROCCE: materiali costituiti da elementi di differente natura ed origine in


cui esistono intense forze di aggregazione di natura chimica
(cementazione). Criteri di classificazione vari in funzione di diversi
elementi, come la fatturazione, la litologia, o parametri di resistenza
meccanica.

DINAMICA DEI VERSANTI:

- PROCESSI DI DISFACIMENTO - WEATHERING: sono costituiti


dall’insieme delle alterazioni chimiche delle disgregazioni meccaniche
subite da una roccia al contatto con gli agenti meteorici. Con il tempo
produco la totale cancellazione delle strutture (stratificazione) ed il
decadimento delle originarie proprietà di un ammasso roccioso.

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- PROCESSI EROSIVI - DENUDAMENTO: sono i processi che mobilizzano
ed erodono la parte superficiale del terreno e tendono a mettere a nudo il
substrato nei quali l’azione delle acque meteoriche è determinante. In
genere il trasporto subito dal materiale interessato non è elevato.

- PROCESSI GEOMORFOLOGICI: spostamenti di masse di materiali che


avvengono nei versanti sotto l’azione principale (ma non unica) della forza
di gravità con il contributo di altri vettori ( acque corrive, vento).

—> Esistono vari tipi di depositi:

- DEPOSITI da PROCESSI DOVUTI alla GRAVITA’

—> Corpi e accumuli di frana, conoidi pedemontane

- DEPOSITI da PROCESSI DOVUTI alle ACQUE CORRIVE SUPERFICIALI

—> Depositi alluvionali, conidi alluvionali(delta fluviali)

- DEPOSITI da PROCESSI MARINI

—>Depositi da spiaggia, cordoni litoranei, depositi di stagni costieri o laguna

- DEPOSITI da PROCESSI GLACIALI, PERIGLACIALI E NIVALI

—> Depositi morenici, glaciai, rock glaciers

- DEPOSITI da PROCESSI EOLICI

—> Dune

- DEPOSITI ANTROPICI

—> Discariche, riempimenti, risulte

Il processo correlato al deposito può essere completamente esaurito


(paleodeposito) oppure in attività (deposito in evoluzione).

DEPOSITI ELVIO COLLUVIALI:

- Detrito di falda
Deposito di falda, materiale che si
deposita e forma una parete, ciottoli più
grossi in cima, area soggetta a caduta di
ciottoli dall’alto, quindi bisogna rinforzare
la zona e mettere una parete rinforzante
anti caduta di massi

79
- Depositi carsici residuali
Zone carsiche, possono
presentare degli sprofondamenti
SINKHOLE(S), possono essere
buchi di decine di metri di
grandezza e inghiottire interi
edifici, problemi in Lazio, Friuli, o
in altre parti del mondo, piccoli
sinkhole ci sono anche in emilia
romagna al parco dei gessi bolognesi.

DEPOSITI da PROCESSI DOVUTI alla GRAVITA’

- Corpi e accumuli di frana, conoidi pedemontane


Corpo e depositi di frane, costa molto bonificare queste aeree.

DEPOSITI da PROCESSI DOVUTI alle ACQUE CORRIVE SUPERFICIALI

- Depositi alluvionali, conoidi alluvionali (delta fluviali)

80
I depositi alluvionali presentano ciottoli di origine continentale portati da un
fiume; è una pessima idea costruire una casa su un fiume/corsi fluviali, sui
ciottoli accanto al fiume. Alluvioni sono pericolose. Il fiume erode il terreno,
delta(deriva dalla forma del delta del Nilo) i delta hanno zone depresse
rispetto al livello del mare, zone lagunose, zone con sabbia, materiale
melmoso, argilla, se si appoggia una casa in una zona del genere con diversi
tipi di suolo, si spaccherebbe crepandosi. Il delta del Po è stato bonificato,
hanno tolto l’acqua e l’hanno portata a un livello più alto in modo tale da
evitare una immensa palude e da far affluire l’acqua verso il mare.

Le conoidi vanno trattate in modo meticoloso, poiché portano in profondità,


attraverso zone molto ampie, quantità di acqua infiltrata, quindi se si getta
un agente inquinante questo va ad inquinare tutta la pianura padana e le sue
falde acquifere più profonde. I pozzi comunicano idraulicamente sia con le
falde in superficie sia con quelle profonde, quindi se una falda in superficie
viene inquinata di conseguenza viene inquinata anche quella in profondità, la
legge imporrebbe di non far comunicare le falde tra di loro.

Alcune falde in pianura padana sono falde termali, poiché hanno una grande
affluenza di minerali e sali, però sono molto piccole, e alcune di queste
vengono utilizzate anche per uso comune diluendole in tanti metri cubi di
acqua normale, sprecando così una fonte ricca.

DEPOSITI da PROCESSI MARINI

- Depositi di spiaggia, di stagni costieri o laguna, cordoni litoranei

DEPOSITI da PROCESSI GLACIALI, PERIGLACIALI E NIVALI

- Grezes litees,
depositi
morenici, glacis,
rock glaciers
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Depositi ghiacciai, si distinguono poiché le rocce
depositate sono variegate, ciottoli grossi e piccoli
sono deposti nello stesso posto e i ciottoli grossi
sono dispersi all’interno di quelli fini.

Il ghiacciaio ha scavato il lago di garda, è molto


profondo, circa 700m.

Depositi morenici, massi molto grandi si


trovano in zone boscose, massi erratici

DEPOSITI da PROCESSI EOLICI

- Dune
Dune: depositi da processi eolici, sono un problema quando si va a costruire
in Africa perché le dune emigrano a seconda del vento in varie direzioni.
L’idea per non farle migrare è di mettere della vegetazione o dei materiali di
recinzione in modo tale da fermarle.

DEPOSITI ANTROPICI

- Discariche, riempimenti, risulte

82
LE FRANE

- Definizione: movimento di masse di terreno o di roccia lungo un pendio

- Agente morfogenetico: gravità principalmente, ma anche acqua nel


terreno ha un ruolo importante

- Materiali:

1. Roccia: materiale roccioso (cementato) intatto prima del movimento

2. Terreno: aggregato sciolto poco cementato; a sua volta si distingue in:

2.1 Terreni grossolani (detriti o debris)

2.2 Terreni prevalentemente fini (terre o Earth)

ATTIVITÀ DELLE FRANE

Stato di attività: informazioni note sul tempo in


cui si è verificata la frana:

1. Attiva: frana che si sta muovendo al


momento dell’osservazione

2. Sospesa: frana che si è mossa entro


l’ultimo ciclo stagionale, ma che non è attiva attualmente

3. Riattivata: frana di nuovo attiva dopo essere stata inattiva

4. Frana inattiva: frana che si è mossa l’ultima volta prima dell’ultimo


ciclo stagionale; le frane inattive si possono
suddividere ulteriormente:

- Quiescente: frana inattiva che può essere


riattivata dalle sue cause originali.

- Naturalmente stabilizzata: frana inattiva che non è


più influenzata dalle sue cause originali;
fenomeno per il quale le cause del movimento
sono state naturalmente rimosse (es. se il fiume
che erodeva l’unghia della frana ha cambiato corso)

- Artificialmente stabilizzata: frana inattiva che è


stata protetta dalle sue cause originali da misure
di stabilizzazione (es. se l’unghia della frana è
stata definitivamente protetta dall’erosione)

- Relitta: frana inattiva che si è sviluppata in


condizioni geomorfologiche o climatiche
considerevolmente diverse dalle attuali.
Le frane relitte sono inattive ma comunque
possono essere riattivate dall’attività antropica

83
TIPOLOGIE di FRANE

Tipologie di frane secondo la terminologia internazionale

La presenza di acqua nel terreno ha una importanza elevata, il terreno


franato si sbriciola, può essere formato da detriti grossolani o polveri

Nel momento in cui avviene una frane il terreno si scompagina, dove c’è già
stata una frana è molto facile che l’evento si ripeta.

84
1.Frane per crollo: distacco e
conseguente caduta di una
massa di materiale da un
pendio molto ripido. Il
materiale si muove in caduta
libera poi, dopo aver raggiunto
il versante, si può muovere per
rimbalzo e/o rotolamento.

2.Frane per ribaltamento: rotazione, attorno ad un


punto, di un blocco di roccia o detrito, sotto
l’azione della gravità, di pressioni esercitate da
blocchi adiacenti e/o dell’acqua nelle fratture.
Frequenti in ammassi rocciosi fratturati; e può
evolversi in crollo (o scorrimento).

3.Frane per scorrimento o scivolamento: movimento lungo una superficie


di rottura o entro una fascia relativamente sottile di intensa deformazione di
taglio. Si distinguono ulteriormente, in funzione della geometria della
superficie di scivolamento, in:

3.1.Frane per scorrimento traslazionale:


movimento lungo una (o più) superficie piana; la
superficie di scivolamento spesso corrisponde ad
un contatto mitologico tra rocce o terreni con
caratteristiche diverse

3.2.Frane per scorrimento rotazionale: movimento


lungo una superficie curva, concava verso l’alto

4.Frane per espandimento laterale: si verificano nel caso di un materiale a


comportamento “rigido” (competente) (roccia, terra parzialmente cementata)
è sovrapposto a materiale a comportamento plastico (meno competente).

Si verifica una estensione e


conseguente fatturazione del
materiale rigido in seguito al flusso
plastico del materiale sottostante
(argilla, argillite, gesso..)

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- in Roccia: indicate anche come
espansione a blocchi; tipiche
evidenze: fratture trincee

- in Terreni: indicate anche come


espansione per liquefazione in
quanto causate da liquefazione di
terreni poco competenti.

5.Frane per colamento: movimento distribuito in maniero continua nella


massa spostata, con superfici di taglio multiple e temporanee.

Si distinguono ulteriormente, in funzione del materiale coinvolto:

5.1.Frane per colamento in roccia: fenomeni


lenti, continui, più o meno costanti nel tempo,
simili a movimento di un fluido viscoso

5.2.Frane per colamento in terreni e in detriti: caratterizzate da


contenuti d’acqua e velocità estremamente
variabili (colamenti di terreni) oppure
fenomeni rapidi, innescati da precipitazioni
intense e che si muovono per lunghe
distanze entro aste torrentizie (colate di
detrito incalanate); possono dare origine
anche a valanghe di detrito; che sono
colate di detrito, di grandi dimensioni,
estremamente rapide.

Esempio di frana per colamento di terreno:

6.Frane complesse: combinazione di due o


più tipi di movimento tra i 5 descritti in
precedenza, ecco vari esempi:

86
—> Fenomeni di erosione superficiale dei versanti:

- SOLIFLUSSO: colamento lento di una massa fluida


molto viscosa(superficiale). Si manifesta in terreni fai
fluidificati(saturi) a seguito di precipitazioni o in regioni
periglaciali durante periodi di disgelo (geliflusso).
Evidenze: lobi, terrazzate, increspature

- SOIL CREEP O REPTAZIONE: movimenti parziali di


detriti che ricoprono il versante (particella per
particella). Causati da circolazione acqua nel terreno,
imbibizione, dislocamento, gelo-disgelo. Evidenze:
forma incurvata dei tronchi di alberi, increspature

—> Nomenclatura delle frane:

—> Causa delle frane:

- Cause preparatorie o predisponenti: fattori intrinseci di instabilità legati,


essenzialmente, alle caratteristiche litologiche, strutturali, tessiturali,
giacitura dei materiali costituenti il pendio.

- Cause scatenanti o innescanti: agiscono su un pendio in genere già


intrinsecamente instabile e sono così definite perché innescano il
movimento franoso (es: intense precipitazioni, attività sismica)

L’angolo che si forma su un materiale mi da l’angolo di attrito

Ma non è questo che fa muovere la frana

Per poter intervenire sulle frane bisogna conoscere il tipo di materia che si
sta muovendo, la direzione della frana la sua tipologia e su che materiale è
appoggiata. Franapoggio meno inclinato, posizione più pericolosa!

87
GEOMORFOLOGIA

La geomorfologia ha per fine lo studio e l’interpretazione delle forme e dei


processi responsabili del modellamento del rilievo terrestre.

I processi geodinamici posso distinguersi in due categorie:

1. PROCESSI ENDOGENI: fenomeni tettonici, sismici, vulcani, ecc

2. PROCESSI ESOGENI: fenomeni legati all’atmosfera, biosfera, idrosfera

—> Modellamento dei versanti:

Il modellamento dei versanti deriva dall’interazione di una serie di processi:

1. Degradazione meteorica: dove l’agente morfogenetico è rappresentato


dagli agenti atmosferici

2. Movimenti di massa(frane): dove l’agente morfogenetico è rappresentato


dagli agenti atmosferici

3. Erosione superficiale(dilavamento): dove l’agente morfogenetico è


l’acqua di precipitazioni e di ruscellamento superficiale

—> Processi di degradazione meteorica:

- Disgregazione fisica: produce una disgregazione della roccia madre senza


che si verifichino trasformazioni chimiche

- Alterazione chimica: produce trasformazioni chimiche della roccia madre

—> Forme di disfacimento della roccia:

Le rocce, soggette ai processi di degradazione


meteorica, danno luogo a vari tipi di forme
geometriche di disfacimento:

- Disgregazione granulare: si originano dei granuli

- Esfoliazione: formazione di scaglie ricurve

- Separazione a blocchi: in rocce molto fratturate


rappresenta la forma più comune di disfacimento

- Frantumazione: in rocce molto compatte e


resistenti (es. Selci) si producono frammenti
aguzzi con angoli acuti e taglienti

Rocce granitiche modellate da esfoliazione

(es: Yosemite National Park, California)

88
—> La separazione in lastre del granito è una forma di esfoliazione su vasta
scala che ne facilita l’estrazione in cava.

—> Fratturazione e separazione a blocchi in arenarie che può assomigliare


ad una pavimentazione a blocchi di pietra

—> in alcune rocce e(es. Basalti o Graniti), la separazione a blocchi e la


successiva alterazione chimica possono produrre blocchi sferoidali.

Genesi di blocchi sferoidali a partire da una roccia


fratturata in blocchi parallelepipedi

Blocchi sferoidali
formatisi per
disgregazione Frammenti
granulare di una rocciosi a
roccia granitica spigoli vivi in
fratturata in clima una quarzite
semiarido

—> Coni e Falde detritiche:

- Cono detritico: frammenti rocciosi formati per l’alterazione


fisica e chimica delle rocce, si accumulano per gravità alla
base del pendio dando luogo alla caratteristica forma a cono

-Falda detritica: unione di più coni detritici che


determinano la formazione di un versante di
detriti con inclinazione di circa 30°-35°

I detriti di falda sono dovuti a termoclastismo e ad altri


processi di alterazione fisica.

89
—> ROCCIA, SUOLO, DETRITI
Il substrato roccioso può essere ricoperto da materiali detritici (derivanti da
degradazione meteorica) di varia natura:

- Eluvium o materiale eluviale residuale o regolite: formatosi in posto per


disgregazione della roccia sottostante (origine locale)

- Colluvium o materiale colluviale: ha subito qualche trasporto

- Alluvium o depositi alluvionali: entra nel reticolo idrografico

SUOLO: strato superficiale di materiale che ha origine


dalla trasformazione cui le rocce sono sottoposte in
superficie, in un ambiente anche notevolmente
differente da quello in cui sono state originate;
attraverso una serie di processi pedogenesi che ne
determinano la differenziazione in orizzonti pedologici.

—> STRUTTURA del SUOLO: definisce la disposizione


spaziale delle particelle primarie (argilla, limo, sabbia,
sostanza organica, ecc..), dei loro aggregati e dei vuoti
presenti nel suolo. Si possono distinguere vari tipi di
strutture, quali lamellare(A), prismatica colonnare(B),
poliedrica(C), granulare(D)

—> Erosione del suolo o dilavamento: erosione particella


per particella dovuta sia all’azione diretta d’impatto della
pioggia sul terreno, sia a quella dello scorrimento dell’acqua in
superficie (ruscellamento superficiale). Il processo erosivo può
assumere varie forme, che possono permanere isolate ma
anche essere collegati fra loro in una successione sia
temporale che spaziale (da quote più elevate a quote inferiori).

90
- Erosione da impatto: erosione dovuta all’impatto diretto delle gocce
di pioggia sul suolo; l’impatto della goccia d’acqua provoca la
mobilizzazione delle particelle di suolo.

-Erosione laminare: il ruscellamento superficiale genera una


sottile lama d’acqua che provoca un’erosione areale sul
versante

- Erosione per rigagnoli: l’acqua comincia a scorrere in linee


sub-parallele di scorrimento preferenziale (ruscellamento
concentrato) formando dei rigagnoli (dimensioni
decimetriche)

-Erosione per fossi: l’approfondimento progressivo dei


rigagnoli produce un’incisione a solchi che tendono ad
approfondirsi e ramificarsi

—> Fenomeni di erosione accelerata:

CALANCHI: forme di erosione accelerata dovuta


al dilavamento da parte delle acque superficiali.
Tipici di versano argillosi. Costituiti da fitta rete di
valevole separate da creste.

BIANCANE: rilievi cupoliformi simili a calanchi

91
CICLO DELL’ACQUA

—> Stati dell’acqua in natura (a 1 atm)

E l’unica sostanza presente in tre fasi


sulla superficie terrestre

—> Calore latente: durante i


passaggi di stato la temperatura
rimane stabile finché non si è
compita completamente la
trasformazione assorbendo o
cedendo il calore.

92
—> Ciclo d’infiltrazione dell’acqua: Il 30% di acqua sotterranea proviene
dalla condensazione (gocce di rugiada sul terreno)

Esistono anche dei pozzi di condensazione, mucchi di ciottoli dove grazie al


vento freddo e alla presenza di umidità, anche senza precipitazioni, grazie
alla condensazione, viene prodotta acqua in continuazione, lo stesso
principio caratterizza le sorgenti di montagna che producono acqua anche
quando non piove poiché le nuvole si infiltrano nella roccia e condensano.

—> Distribuzione dell’acqua: la maggior


parte dell’acqua sotterranea è dei ghiacciai.

—> Distribuzione acqua continentale: è


distribuita in acqua del sottosuolo, acqua
nei laghi e acqua nei torrenti; si potrebbe
bere se non fosse inquinata

L’acqua sotterranea crea un problema,


poiché per utilizzarla va portata in superficie
e quindi si consuma energia

—> Acqua disponibile sulla terra:

—> Provenienza dell’acqua: Per l’irrigazione e la


fornitura di acquedotti, l’acqua proviene dalla
superficie; mentre alle miniere e agli allevamenti
l’acqua proviene dal sottosuolo

—> L’uso dell’acqua: uso domestico, uso


pubblico, produzione di energia..

93
—> Uso dell’acqua sotterranea:

Importanza dell’acqua sotterranea, fabbisogno idrico:

Acqua potabile:

- 1 essere umano beve 2/3 litri al giorno

- Lavaggio piatti, 2/4 litri al giorno

- Toilette, 12/20 litri al giorno

Zona piezometrica: La pressione dell’acqua è in equilibrio con la pressione


atmosferica. L’acqua si muove da un punto di quota piezometrica più alto a
uno più basso, spesso coincide con la quota topografica ma non sempre,
perciò vanno fatte ulteriori analisi

Abbiamo dei fenomeni di variazione di livello delle quote piezometriche in


base al variare della pressione atmosferica, si può capire il variare del livello
delle falde grazie al cambiamento delle quote piezometriche per l’influenza
della pressione atmosferica.

POROSITA’:

—> Porosità efficace: volume di acqua che posso estrarre per


sgocciolamento, per gravità

—> Porosità totale: volume totale dei


pori sul volume della roccia

Analisi granulometrica: slide

Più permeabilità curva più alta, poca


permeabilità curva più dritta

—> Coefficiente di immagazzinamento:


immagazzinamenti falde, è il volume d’acqua che un
acquifero rilascia o immagazzina per unità d’area
dell’acquifero per una variazione unitaria di carico.

—>Immagazzinamento specifico: è il volume


d’acqua che un acquifero rilascia o immagazzina
per unità di volume dell’acquifero per una variazione
unitaria di carico idraulico. È quindi uguale al
coefficiente di immagazzinamento diviso lo
spessore dell’acquifero

94
Analisi granulometrica: Più
permeabilità curva più alta, poca
permeabilità curva più dritta

Permeabilità delle sabbie sciolte, in


base a quanto è fluido il materiale
cambia la sua permeabilità, la quale
sarà basata da un coefficiente di
permeabilità K

—> Acqua nel sottosuolo

- Zona vadosa(non satura):

-> Acqua vadosa: intrappolata nelle cavità del suolo, non si può
estrarre per gravità

-> Acqua di adesione: intrappolata sulle superfici dei granuli; non si


può estrarre per gravità

->Acqua capillare, frangia capillare di acqua che risale dalla superficie


della falda verso l’alto per capillarità; non si può estrarre per gravità

TIPI DI ACQUE NEL SOTTOSUOLO

DENOMINAZIONE CARATTERISTICHE GENERALI GIACITURA


1) H20 di a) può essere eliminata solo per a) aderisce ai granuli o
ritenzione completa evaporazione
in gocce o in
pellicole

a) igroscopica
b) Eliminata solo per centrifugazione e
b) pellicolare
evaporazione
b) Pellicole sottili
c) capillare intorno ai granuli

c) Se isolata occupa canalicoli e non si


sposta per azione della gravità, c) Canalicoli isolati
eliminata per centrifugazione
2) H20 gravitativa Se continua può spostarsi per azione Occupa gli spazi
della gravità, eliminata per gravità intergranulari liberi da
(libera in senso (sgocciolamento) altri fluidi e dalle acque
stretto) di ritenzione sotto il
livello piezometrico
- Zona freatica(satura):

-> Acqua interstiziale: acqua intrappolata nelle cavità del suolo, non
si può estrarre per gravità

-> Acqua freatica(o “di falda”): acqua libera di fluire dalle cavità, si
può estrarre per gravità

95
—> Acquiferi

Acquiferi: insiemi di roccia e acqua in


cui l’acqua può scorrere sotto terra;
hanno tre zone principali:

->Zona di infiltrazione, zona di


accumulo e di reflusso.

Dalla zona vadosa l’acqua viene


risucchiata dalle piante

—>Falde e acquifere non sono


sinonimi

- Acquifero: spessore tra i


due livelli impermeabili,
di terreno contenente
acqua

- Falda: parte contenente


acqua, indica il livello in
cui l’acqua può
espandersi liberamente

Dalla zona vadosa traggono l’acqua le piante (le sequoie mandano l’acqua
dalle radici fino alla loro foglia più alta utilizzando un misto di capillarità e
osmosi). Si può estrarre l’acqua dalla zona vadosa per carico litostatico o
per pressione di gas, per elettro-osmosi, per capillarità o per riscaldamento.

Spesso quest’estrazione comporta una diminuzione di volume della roccia


che viene ad essere essiccata. Si usa togliere quest’acqua per risolvere
problemi di stabilità di geotecnica.

-> l’acqua di falda è quella che si può estrarre con pozzi, sfruttando la
gravità, drenandola e pompandola in superficie.

ACQUIFERI: acquifero e
falda non sono sinonimi e
possono avere spessori
diversi. La porzione di
terreno saturo e il livello
piezometrico solitamente
non coincidono per gli
acquiferi confinati.

96
—> Esistono vari tipi di falde: Acquifero, Acquicludo, Acquitardo

- Acquifero (falda) in pressione: è limitato superiormente e inferiormente


da setti a bassa permeabilità continui attraverso i quali non avviene
filtrazione d’acqua

- Acquifero (falda) libero: è limitato solo inferiormente da un substrato e la


falda può liberamente sollevarsi nel corso dell’anno a seconda delle
condizioni di alimentazione

Pozzo artesiano, viene scavato nel terreno finché non penetra nella parte di
terreno impermeabile e raggiungendo la falda a pressione, l’acqua sale
poiché la pressione viene liberata

Pozzo dove non esce l’acqua si chiama pozzo saliente

Pozzo dove esce l’acqua, pozzo zampillante

97
-> Falde libere: in questo caso
la superficie piezometriche
coincide con la superficie
superiore della zona satura
del sottosuolo

-> Falde in pressione(Falda Artesiana): di norma la superficie piezometrica


non coincide con la superficie superiore della zona satura, ma ha una quota
superiore al tetto impermeabile che confina superiormente l’acquifero
confinato. L’acquifero, compreso tra un letto (impermeabile o
semipermeabile) e una letto impermeabile, subisce una pressione
(geostatica) dall’alto verso il basso pari alla colonna di terreno sovrastante.
Tale pressione è equilibrata all’interno dell’acquifero dalla pressione dei pori
(l’acqua è in pressione).

Quando si realizza una


perforazione che capta
una falda confinata,
venendo a mancare in quel
punto la pressione
geostatica, il livello
dell’acqua nel foro potrà
stabilizzarsi alla quota di
equilibrio che indica il
livello piezometrico.

In alcuni casi il livello


piezometrico può essere superiore alla superficie topografica (falda
artesiana). Se invece il livello risale sopra il tetto del strato confinante ma non
arriva in superficie si parla di “falda saliente” o “semiartesiana”

98
Un acquifero in pressione può essere: Confinato o Semiconfinato.

- CONFINATO: si intende quello limitato superiormente da una formazione a


bassa permeabilità tale da rendere la filtrazione verso lo stesso poco
significativa ma non nulla; la definizione di permeabilità è funzione della
granulometria del sedimento, ma dipende anche dalle caratteristiche dei
fluidi che li attraversano; gli orizzonti geologici sedimentari non sono mai
da considerarsi perfettamente impermeabili.

—> Fattori indicativi del grado di separazione di due acquiferi:

- le differenze di carico idraulico registrate in piezometri vicini ma pescanti


in acquiferi differenti (superficiale freatico e profondo);

- Le risposte di un acquifero a sollecitazioni naturali o artificiali applicate


all’altro (es. se l’acquifero superficiale risente di azioni di drenaggio o
alimentazione da parte di corpi idrici superficiali ma non altrettanto quello
profondo; la risposta ad un pompaggio);

- La dimensione dei coni di depressione indotti da un pompaggio, molto più


ampi in quelli confinati;

- Le curve diagnostiche ottenute dall’interpretazione delle prove di falda


eseguite a portata costante.

99
Parametri idrogeologici:

- Livello Piezometrico: il carico idraulico in un punto P dell’acquifero è


definito come il livello a cui si porta l’acqua in un piezometro, rispetto ad
un livello di riferimento posto uguale a zero (m)

- Gradiente Idraulico: è la caduta di pressione (perdita di carico idraulico)


per unità di lunghezza. “pendenza” della falda —> i=(H-h)/L (%)

Potere auto depurante delle falde, acquifero che costituito da sabbia


argillosa, argilla caratterizzata di scambi ionici, idrocarburi a catena lunga
diventano idrocarburi a catena corta, se l’acqua fa un percorso corto
avvengono meno scambi ionici e quindi rimarrà sporca, mentre se l’acqua fa
un percorso lungo, più lungo sarà e più scambi ionici avvengono tra le
particelle e quindi sarà più pulita l’acqua

Acquitardi: trasmissione molto lenta di acqua al loro interno, permeabilità


bassa

Acquifero: acqua scorre permeabilità medio alta

Acquicludo: acqua non scorre, permeabilità molto molto bassa(in teoria non
esistono poiché in milioni di anni cambiano)

Livello piezometrico, livello a cui la pressione dell’acqua è in equilibrio con la


pressione atmosferica....Se cambia la pressione atmosferica, un acquifero
fermo il livello varia

Livello di soggiacenza, e la profondità a cui si trova il libello piezometrico


dell’acqua

QUOTA TOPOGRAFICA

SOGGIACENZA

Livello piezometrico

Livello del mare

100
Acquifero superficiale, mostra livelli piezometrici differenti dall’acquifero
profondo, e ha anche differenti caratteristiche chimiche

Quando pompi acqua dal pozzo il livello piezometrico all’interno del pozzo di
abbassa in funzione di vari parametri in acquifero superficiale a parametro
libero si abbassa molto meno rispetto agli acquiferi confinati, è importante
sapere se c’è un acquifero profondo o meno, poiché se non sai ti trovi nel
caso in cui a causa della pressione zampilla l’acqua fuori

Il gradiente idraulico mi dice la direzione della pendenza della falda, l’acqua


si sposta sempre dal punto più alto al punto più basso, mi dice anche la sua
velocità e con altre considerazioni si può sapere la sua permeabilità.

Piezometri, varie tipologia, possono essere tubi di un pollice(2,54cm)

Coefficiente di immagazzinamento, quantità di acqua che riesco a togliere


per sgocciolamento(per gravità) da una falda freatica non in pressione

Falda in pressione è la quantità di acqua che io estraggo per far abbassare il


livello piezometrico di una unità

—> Bacino idrogeologico: rappresenta la porzione del bacino idrologico


situata sotto la superficie del suolo ed è il dominio delle acque sotterranee.

Il bacino idrogeologico è costituito da uno o più acquiferi che costituiscono


le unità idrogeologiche maggiormente permeabili entro cui le acque
sotterranee fluiscono. Le acque sotterranee si organizzano in corpi idrici
aventi caratteristiche differenti a seconda della natura dei terreni entro cui
scorrono; inoltre la permeabilità può essere primaria o secondaria.

- se Rocce cristalline o sedimentarie(non soggette a fenomeni carsici): le


acque circolano prevalentemente lungo fratture e discontinuità

- se Rocce sedimentarie interessate da dissoluzione carsica: le acque


scorrono lungo le fratture ma anche all’interno di condotti e cavità

- se Terre sciolte: le acque vanno a riempire i vuoti presenti tra i granuli

I terreni saturi d’acqua all’interno dei quali avviene il deflusso sotterraneo


vengono denominati acquiferi, mentre il termine falde viene riservato alle
acque che vi circolano.

101
RICOSTRUZIONE DELLA SUPERFICIE PIEZOMETRICA:

Conoscendo la quota topografica del puto di misura si rivada la quota della


superficie piezometrica rispetto al livello medio del mare. Le misure così
effettuate in una determinata area possono quindi essere interpolate per
ottenere una carta piezometrica rappresentante la forma della superficie (tipo
carta topografica) attraverso linee ad uguale quota piezometrica: ISOPIEZE

Bisogna prendere livelli piezometrici dello stesso acquifero, sapere se è


profondo o superficiale, bisogna prenderli nella stessa condizione , poiché la
pressione varia i livelli, e vanno prese le misure in condizioni climatiche
uguali, poiché se prendi le misure a novembre o ad agosto i livelli sono
completamente diversi. Il metodo più semplice è quello della triangolazione;
traccio le linee isopiezometriche collegando i punti ad uguale carico idraulico

La precisione va a centimetri. Se si tocca l’acqua lo strumento fa rumore e si


legge dalla cordella centimetrata la quota piezometrica, lo strumento si
chiama FREATIMETRO

L’acqua nell’argilla c’è, è poca ed è in pressione

Sistema con galleggiante che non galleggia sul livello di idrocarburi, quindi
quando raggiunge gli idrocarburi da un primo segnale, poi continua ad
andare giù finche non incontra l’acqua, galleggia e da un secondo segnale,
ci sono anche dei sistemi che ti dicono il Ph dell’acqua e la temperatura, utili
per l’analisi sull’inquinamento.

La superficie piezometrica si può analizzare tramite un analisi che definisce:

- Direzione di flusso: ricavabile dalla linea di flusso, il russo è perpendicolare


alle curve di uguale potenziale, si muove da un punto più alto a uno più
basso, l’acqua tende ad andare dove fa meno fatica a passare

1.Fiume alimenta la falda

2.Falda alimenta il fiume

102
- Cadente piezometrica: calcolabile lungo la linea di flusso che congiunge
due successive isopieze, come differenza di quota piezometrica divisa per
la lunghezza della linea di flusso fra queste due quote;

- Assi drenanti: rappresentati dagli assi delle depressioni della superficie


piezometrica, essi sono determinati da particolari condizioni naturali, che
facilitano la convergenza delle acque verso questi settori, in genere
caratterizzati da maggiore trasmissività;

- Depressioni piezometriche artificiali: prodotte dai prelievi di batterie di


pozzi o da singole castrazioni;

- Assi di depressione;

- Spartiacque piezometrici: individuati dal divergere delle linee di flusso;

- Corsi d’acqua drenanti o alimentati da falda;

- Depressioni o innalzamenti della superficie piezometrica: dovuti a


intercomunicazioni con altre falde o al passaggio di acque verso il
substrato o provenienti da esso.

103
—> FATTORI DETERMINANTI DEL LIVELLO PIEZOMETRICO NEL TEMPO:

1. Fattori Naturali:

- Oscillazioni della portata e del livello della fonte di alimentazione falda

- Precipitazioni

- Temperature dell’aria e della sua umidità relativa e assoluta

- Pressione atmosferica

- Variazioni di livello del recapito della falda

2. Fattori Antropici:

- Prelievi da pozzi

- Locali aumenti della pressione sul terreno per sovraccarichi temporanei


(es. il passaggio di automezzi pesanti)

- Irrigazioni o bonifiche agenti un arco di tempo relativamente limitato

- Forme di drenaggio o di convogliamento delle acque agenti per periodi


limitati (es. durante forti piogge)

Campagna Piezometrica:
Per effettuare una campagna piezometrica occorre:

- compiere una ricerca bibliografica

- individuare lo scopo della campagna (regionale, locale, bonifica..)

- Individuare i pozzi/piezometri che possono essere misurati

- Attraverso le stratigrafie distinguere i pozzi che captano in falde diverse

- Scegliere i pozzi in modo tale da ottenere per una data falda una
distribuzione omogenea dei punti di misura ed eventualmente più densa
nell’area di maggior interesse

- Ricerca delle quote topografiche della bocca pozzo

- Nel caso di misure di una falda freatica valutare l’opportunità di misurare i


livelli idrici dei corsi d’acqua superficiali

- Prima di effettuare la misura spegnere il pozzo per almeno 15 min, in


modo tale da ottenere il livello statico

N.B. la campagna deve essere condotta nel più breve tempo possibile

PROPRIETÀ IDROGEOLOGICHE DEI TERRENI

1. Porosità totale: percentuale del


volume dei vuoti su totale del volume
dei terreni esaminati —> m= Vv/Vtot

2. Porosità efficace: percentuale del


volume dei vuoti in cui può essere
contenuta acqua libera su totale del
volume dei terreni esaminati

3. Capacità di ritenzione: differenza fra


porosità totale e porosità efficace

104
PERMEABILITA’

Legge di Darcy

Permeabilità: è la proprietà che hanno i terreni di lasciarsi attraversare


dall’acqua quando è sottoposta ad un certo carico idraulico(Q=KiA)

(i è la pendenza della falda)

Il coefficiente di permeabilità(K) è relativo al materiale, è definito dalla legge


di Darcy: quantità di acqua libera che, sotto l’effetto di una cadente
piezometrica unitaria, attraversa una sezione unitaria del terreno ortogonale
alla direzione di deflusso, nell’unità di tempo, ed è proporzionale al
coefficiente K, di solito si calcola su un metro quadro (è una velocità m/s)

Trasmissività è lo spessore dell’acquifero per la permeabilità , coefficiente


con unità di misura tendenziale, m2/giorno o cm2/h

La velocità vera: è la velocità di Darcy diviso per la porosità efficace

Il coefficiente NON varia a seconda del flusso

Nel caso in cui il fluido che si muove nell’acquifero non è acqua pura è più
corretto riferirsi alla permeabilità intrinseca (Ki) che è il prodotto della
permeabilità per il rapporto tra la viscosità dinamica e il peso specifico fluido

Così come per la porosità efficace, la permeabilità è funzione della


disposizione dei grani e della eterogeneità del terreno.

La presenza di materiale fine riduce la permeabilità.

Velocità della falda:

- INFILTRAZIONE(a componente prevalentemente verticale): nel non saturo

- FILTRAZIONE(a componente prevalentemente orizzontale): nel saturo

105
-> Moto Laminare: avviene in maniera regolare, senza interruzione dei fletti
fluidi, che rimangono sempre omogenei e sono solamente deformati per le
deviazioni dei granuli —> VALE la LEGGE di DARCY

-> Moto Turbolento: quando la velocità dell’acqua aumenta oltre un certo


valore (velocità critica), i filetti fluidi non sono più regolari ma si creano dei
vortici —> NON VALE la LEGGE di DARCY

Trasmissività (m2/s):

-> è il prodotto di permeabilità dell’acquifero (K) per il suo spessore (e)

106
COEFFICIENTE DI IMMAGAZZINAMENTO S (adim.)

È il rapporto tra il volume di acqua


liberato o immagazzinato da un’unità
di superficie di acquifero e la
variazione di carico idraulico a cui è
dovuta la liberazione o
l’immagazzinamento stesso.

Immagazzinamento specifico:

è il rapporto tra il volume di acqua


liberato o immagazzinamento da
un’unità di volume di acquifero e la
variazione di carico idraulico a cui è
dovuta la liberazione o
l’immagazzinamento stesso

-> L’accumulo di acqua in un


acquifero in pressione può avvenire
solo grazie al fatto che gli interstizi tra
i pori possono allargarsi
(compressibilità della matrice solida
dell’acquifero) e, in parte, alla
comprimibili dell’acqua stessa

-> Quando aumenta in carico idraulico, l’acqua viene immagazzinata


nell’acquifero; mentre quando il carico idraulico diminuisce, si ha la
decompressione dell’acquifero (si riducono gli spazi fra i pori; l’acqua si
dilata - effetto minimo) e quindi l’acqua viene espulsa - liberata

-> negli acquiferi liberi questi effetti esistono ma sono praticamente influenti
rispetto a quelli legati alla porosità efficace (drenaggio). L’acqua liberata/
immagazzinata per una variazione di carico idraulico corrisponde a quella
contenuta nei pori precedentemente saturi/non saturi

Portata specifica della falda: volume d’acqua che fluisce attraverso una
superficie unitaria nell’unità di tempo (m/s) = velocità darcyana

Portata unitaria: attraversa l’unità di larghezza della sezione di flusso

107
CARTE GEOLOGICHE

La carta geologica è la rappresentazione, su una base topografica, delle


caratteristiche del territorio:

- Topografia

- Rocce e sedimenti che costituiscono l’aerea

- Giacitura delle diverse formazioni

- Andamento delle principali discontinuità tettoniche

A fianco della carta vera e propria è riportata una leggenda nella quale sono
rappresentate le rocce affioranti e gli altri elementi di interesse.

-Intestazione

-Scala

-Inquadramento
Schema dei rapporti
geografico

stratigrafici, indica:

-Riferimenti per i
sitemi di coordinate
- Rapporti tra le
diverse formazioni
presenti in carta

- Esistenza di eteropie

- Esistenza di lacune
stratigrafiche

- Esistenza di
sovrascorrimenti
108
- Loro potenza media
LA LEGENDA: le rocce sono raggruppate tra loro a
seconda del tipo mitologico e dell’età in cui si sono
formate. Si ottengono così Unità litologiche dette
Formazioni: costituite da rocce aventi la medesima
origine, appartenenti allo stesso tipo mitologico o
costituenti un’alternanza di alcuni tipi mitologici
caratteristici dell’ambiente di deposizione.

Ogni Unità ha un nome che indica in sintesi la litologia e il


luogo dove meglio è esposta. Le Unità sono raggruppate
in ordine di deposizione: dall’alto verso il basso troviamo
formazioni via via più antiche. I colori indicano diverse
età: es. formazioni del Cretaceo sono rappresentate in
tonalità del verde. Le rocce intrusive occupano uno
spazio a parte senza riferimenti all’età.

—> Colori e Legenda

I colori indicano i vari periodi geologici. La sigla delle formazioni


metamorfiche è costituita dall’iniziale del litotipo predominante:

g => Gneiss

m => Micascisti

f => Filladi

La sigla delle formazioni


magmatiche è costituita da una
lettera greca.

Per le formazioni metamorfiche e


magmatiche i colori non indicano
l’età, ma la litologia o il chimismo.
In legenda le unità sono
raggruppate in ordine di
deposizione: le più antiche sono
in basso e le più recenti in alto,
rispettando il principio di
sovrapposizione => schema dei
rapporti stratigrafici

(sono escluse le rocce intrusive)

—> Simboleggiatura litologica

109
—> Giacitura degli strati:

- Direzione: orizzontale del piano di strato

- Inclinazione: max pendenza del piano di strato

- Immersione: senso della max pendenza rispetto al N

110
111
112
—> Strutture disgiuntive (=linee spesse rosse o blu ed Ideogrammi):

Derivano dalla deformazione fragile degli ammassi rocciosi; a seconda del


tipo e della scala dei movimenti tettonici che rappresentano, si possono
classificare come fratture senza spostamento, faglie trascorrenti, faglie
dirette, faglie inverse, sovrascorrimenti e coltri di ricoprimento.

Senso di scorrimento delle faglie: se non esplicitamente indicati da


ideogrammi, i lembi rialzati o ribassati delle faglie possono essere desunti
dall’accostamento in superficie di unità aventi diversa età relativa: a seconda
dei casi, tale accostamento deriva dall’elisione tettonica o dal raddoppio
tettonico di parte della successione stratigrafica.

Immersione e inclinazione delle faglie: se non


esplicitamente indicati da ideogrammi e/o valori
numerici, questi parametri possono essere desunti
dall’andamento delle linee d’intersezione tra le
superfici di faglia assimilate a piani geometrici, e la
superficie topografica rappresenta le isoipse; in
carte a scala piccola (es. 1:100.000), è buona norma
limitarsi a ricavare la sola immersione dei piani di
faglia, osservando le intersezioni a “v” che detti
piani formano con i fondovalle o gli spartiacque.

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—> Strutture plicative (=linee doppie ed Ideogrammi):

Derivano dalla deformazione duttile delle masse


rocciose; a seconda della loro geometria, possono
essere classificate come pieghe anticlinali, pieghe
sinclinali, flessure e semplici monoclinali.

Geometria e orientamento delle pieghe: in una carta


geologica, questi caratteri possono essere desunti:

1. Dall’esposizione in superficie di unità stratigrafiche


aventi diversa età relativa; in particolare, al nucleo
delle anticlinali compaiono le unità più antiche
(sottostanti), mentre al nucleo delle sinclinali si
trovano le unità più recenti (soprastanti);

2. Dall’orientamento delle giaciture di strato

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—> Formazioni e depositi: su una carta geologica al 100.000 sono riportate
le formazioni (contraddistinte da una sigla e da un colore), mentre i depositi
superficiali vengono raggruppati in base al loro ambiente di sedimentazione.

La descrizione delle formazioni e dei depositi superficiali, della loro litologia


ed età è riportata nella legenda posta ai lati della carta geologica.

La sigla delle formazioni sedimentarie è costituita da una o più lettere


accompagnata in genere da due numeri:

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