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Dopo il terremoto di San Francisco del 1906, il sismologo americano Reid enunciò la
teoria del rimbalzo elastico, perché il disastroso terremoto aveva provocato
movimenti del terreno lungo la faglia di Sant’Andrea, una profonda lacerazione della
crosta terrestre che attraversa la California. Dopo il terremoto alcuni elementi del
paesaggio come le strade apparivano spostate lateralmente l’una rispetto all’altra di
diversi metri, prendendo in esame alcuni rilevamenti topografici effettuati nella zona
nel corso dei cinquant’anni precedenti, mise in evidenza che prima del terremoto
quelle strade si erano incurvati nel tratto in cui attraversavano il percorso della faglia.
Il sismologo giunse alla conclusione che: le rocce sottoposte a qualche sforzo, si
comportano in maniera elastica, si deformano lentamente, accumulando energia,
fino a che non viene raggiunto il limite di rottura, cioè il limite di elasticità oltre il
quale una roccia non può deformarsi elasticamente. Se la forza continua ad agire e
la tensione accumulata supera il limite di elasticità, la roccia si spacca
improvvisamente nel punto più debole, producendo una faglia, luogo in cui le rocce
possono scorrere le une contro le altre direzioni opposte. Le masse rocciose
scorrendo lungo i piani della faglia riacquistano il loro volume e la loro posizione di
equilibrio , con una serie di rapide vibrazioni , e si trasmettono alle masse rocciose
circostanti e che possono durare da pochi secondi a qualche minuto , a seconda di
come di quanto si estende la lacerazione . Nel caso in cui esistesse già una faglia,
come nel caso del terremoto di San Francisco , l’attrito tra le due labbra delle faglie è
così forte da impedire all’inizio ogni movimento , le rocce cominciano a deformarsi
elasticamente , quando però la tensione che si accumula nelle rocce supera la
resistenza dovuta all’attrito , la faglia si riattiva e il movimento avviene lungo di essa.
Nei giorni successivi per ristabilire una situazione di equilibrio ci sono scosse di
assestamento di debole intensità. Gli ipocentri dei terremoti sono collocati sul piano
di scorrimento di una faglia , e diventano proprio il punto di rottura di un terremoto.
Finché la faglia resta attiva , quindi abbiamo la deformazione elastica della roccia, si
possono generare nuovi eventi sismici .
Se le forze che hanno causato un terremoto agiscono anche dopo l’evento sismico ,
le rocce ai lati della faglia iniziano ad accumulare energia e a deformarsi, quando
viene superato nuovamente il limite di elasticità , si verificherà una nuova rottura e un
nuovo terremoto. Se gli eventi sismici lungo la faglia sono frequenti, la scossa non
sarà violenta; se invece l’intervallo tra un sisma e l’altro si prolunga, si accumulerà
una maggiore quantità di energia elastica nelle rocce, quindi sarà più violento e
disastroso il sisma che si produrrà. Questo è il periodo che intercorre tra due eventi
sismici, che prende il nome di periodo di ritorno.
L’energia elastica che si era accumulata nel tempo si libera come energia meccanica
e si propaga in tutte le direzioni sottoforma di onde sismiche. La sismologia è lo
studio delle onde elastiche generate dei terremoti. Le onde elastiche sono dette
onde sismiche, perché provocano una deformazione dinamica dei materiali che
attraversano, ma dopo il loro passaggio, il volume della roccia riacquista la sua
conformazione iniziale, infatti le onde sismiche non causano un vero spostamento
dei materiali che attraversano, ma solo vibrazioni delle particelle, che pur oscillando,
mantengono una posizione costante.
La forza di un terremoto può essere rilevata con due metodi diversi: la scala di
intensità e la scala di magnitudo.
La scala di intensità si basa sullo studio degli effetti prodotti dal terremoto su
persone, manufatti e terreno. La scala utilizzata è la scala MCS, Mercalli, Cancani,
Sieberg. Ad ogni località viene assegnato un grado di intensità massimo nell'area
epicentrale, fino a zone in cui non si sono rilevati effetti. Dopo aver riportato su una
rappresentazione cartografica i valori dell’intensità per ciascuna località, si tracciano
delle linee di confine tra le zone in cui il terremoto si è manifestato con intensità
diverse, otteniamo una serie di curve chiuse dette isosisme. La forma e l’andamento
delle isosisme forniscono informazioni sulla struttura geologica dell'area in esame.
L’intensità di un sisma diminuisce allontanandosi dall’epicentro e dipende dalla
distanza da esso, quindi si indica come intensità di un sisma il massimo valore
registrato.
L’intensità ,invece, si riferisce agli effetti provocati dal terremoto in una certa zona ed
è una valutazione del modo in cui il sisma è stato avvertito nelle varie zone.
I terremoti possono provocare dei danni agli edifici e non solo. Il tipo di costruzione
ha grande importanza: l’ingegneria antisismica è in grado di realizzare strutture
resistenti a sollecitazioni di fronte alle quali i normali edifici sono invece vulnerabili.
Anche la natura geologica del terreno su cui poggiano gli edifici a grande importanza
perché può modificare il comportamento delle onde sismiche. Altre volte sono le
caratteristiche di certi terrene, alcuni di essi a causa delle vibrazioni subiscono un
fenomeno detto liquefazione e perdono ogni consistenza, per cui gli edifici
sovrastanti affondono in essi. Tra gli effetti del terremoto considerati i primari
ricordiamo la formazione di fratture nel terreno, e il sollevamento l’abbassamento del
suolo che provocano dislivelli lungo strade e ferrovie che possono devi far deviare il
corso dei fiumi.
La distribuzione dei terremoti sulla superficie, non è casuale, ma gli epicentri risulta
un allineati secondo fasce ben definite dal punto di vista geografico. Queste fasce
coincidono in particolare con le dorsali oceaniche e le fosse abissali. Una sismicità
significativa e con ipocentri superficiali segue il sistema di dorsali oceaniche, una
sismi città molto più intensa segue tutte le grandi fosse oceaniche dell’ Oceano
Pacifico. L’ipo centri e come se fossero distribuiti lungo una superficie reale che
scende nell’interno della terra, fino a oltre 700 km di profondità. Tale superficie e
nota come superficie di Benioff-Wadati. Una fascia di forte sismi città segue le
catene montuose di formazione recente dal Mediterraneo all’Himalaya con un ramo
che prosegue verso la Cina.