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I fenomeni sismici

I terremoti
I terremoti o sismi sono vibrazioni improvvise e rapide della crosta terrestre, provocate
da una liberazione di energia meccanica in un punto interno della litosfera, detto
ipocentro. Tale energia si propaga sottoforma di onde elastiche, chiamate onde
sismiche, in tutte le direzioni, anche all’interno della Terra. Il punto posto nella
superficie terrestre verticalmente all’ipocentro, si chiama epicentro ed è il luogo in cui
le scosse sismiche vengono maggiormente sentite.

Cause e distribuzione geografica dei terremoti


I terremoti nel mondo ve en sono tantissimi all’anno, ma la maggior parte sono di
piccola intensità (microsismi), percettibili solo con gli strumenti, mentre solo una
piccolissima parte, circa 20 all’anno, sono terremoti che generano scosse di grande
intensità (macrosismi). Le cause che portano al generarsi un terremoto sono varie e in
base a queste si distinguono: terremoti da crollo, terremoti da esplosione, terremoti
vulcanici e terremoti tettonici. I terremoti sono generati da un crollo di una miniera o
di una grotta, per cui sono deboli e rari, come quelli causati da un’esplosione di un
ordigno chimico o nucleare sotterraneo. I terremoti vulcanici accadono in seguito a un
movimento del magma, precedendo o accompagnando un eruzione vulcanica. Le
scosse di maggiore intensità in questo caso si hanno quando prende luogo un’eruzione
esplosiva, dovuto a un brusco cambiamento della pressione presente nella camera
vulcanica. I terremoti tettonici sono i più violenti e i più frequenti ed avvengono
quando masse meno rocciose si frantumano improvvisamente in zone della litosfera
sottoposte a una forte tensione, per opera di forze che agiscono all’interno della Terra.
Questo tipo di sismi hanno la particolarità di non essere degli episodi isolati e
occasionali, poiché sono conseguenti di una situazione d’instabilità della litosfera, che
non scaturiscono in un unico sisma. In base alla distribuzione dei terremoti tettonici si
identificano zone in cui questi eventi sono frequenti, tali aree sono dette aree
sismiche. Nella distribuzione di tali zone vi è una relazione tra le zone della Terra
soggette ai terremoti e quelle giovani e attive.

I meccanismi dei terremoti tettonici: la teoria del rimbalzo elastico


La teoria del rimbalzo elastico venne elaborata in seguito agli studi eseguiti dal
terremoto di San Francisco del 1906, spiegando varie cause che determinano un
terremoto tettonico. Secondo tale teoria, i terremoti si verificano nelle zone della
litosfera in cui le rocce in profondità sono sottoposte a una forte pressione di notevole
intensità che agisce per tempi lunghi. Le rocce però si comportano in modo elastico,
cioè iniziano a deformarsi, accumulando al loro interno energia. Ogni roccia possiede
un limite di elasticità (valore che differisce per materiale), che se superato per il
continuo agire della forza, nel punto più debole si crea una faglia, ossia una
spaccatura della crosta terrestre in cui due blocchi si muovono in senso opposto. Il
punto di rottura è di fatti l’ipocentro, dal quale viene liberata l’energia accumulata in
onde elastiche creando così un terremoto. In seguito all’energia liberata, le rocce
circostanti alla faglia vengono deformate e il terremoto non terminerà fin quando
l’energia non sarà dissipata completamente, raggiungendo una condizione di
equilibrio. Il terremoto è anticipato solitamente da scosse premonitrici, che si hanno
alcuni giorni prima, ed esplode con la scossa principale, avente più intensità. Tale
scossa però non è sufficiente per dissipare completamente l’energia, raggiungendo in
questo modo uno stato di equilibrio, ma sarà succeduta da piccole scosse (scosse di
assestamento). Per cui, secondo la teoria del rimbalzo, i fenomeni sismici si sviluppano
lungo il piano di scorrimento di una faglia. Finché la faglia resta attiva, ossia si
mantengono le tensioni che deformano i blocchi rocciosi ai due lati della frattura, si
possono generare nuovi sismi.
Le onde sismiche
Una parte dell’energia liberata dal ipocentro si propaga come onde sismiche
attraverso le rocce circostanti, che si comportano come corpi elastici. Tali onde,
quando attraversano le varie rocce, provocano a queste una deformazione dinamica:
al loro passaggio si deformano, ma dopo riacquistano la loro conformazione originaria.
Le onde sismiche, come tutte le onde elastiche, non comportano uno spostamento, ma
semplicemente un oscillamento di particelle. L’energia di ogni onda diviene sempre
minore, fino ad annullarsi, allontanandosi dall’ipocentro del terremoto, in quanto per
vincere l’attrito tra le varie particelle parte dell’energia viene dissipata e trasformata
in calore. Le onde sismiche vengono distinte in onde P, onde S e onde L. Le onde p
(onde primarie) e le onde S (onde secondarie) si generano dall’ipocentro, mentre le
onde L nell’epicentro.
Le onde P sono dette anche onde di compressione o onde longitudinali, poiché al loro
passaggio la roccia subisce variazioni di volume nella direzione di propagazione
dell’onda stessa. Le particelle di materia investite oscillano avanti e indietro rispetto
alla loro posizione media, nella stessa direzione della propagazione dell’onda. Le onde
P hanno la caratteristica di propagarsi in ogni materiale liquido e solido, anche se il
grado di deformazione e di velocità cambia in base alle proprietà del materiale. Sono
le onde più veloci, si propagano a una velocità che varia dai 4 ai 8 km/s.
Le onde S vengono chiamate anche onde di distorsione o onde trasversali, poiché le
particelle oscillano perpendicolarmente alla direzione dell’onda, generando una
deformazione solo della forma. Per tale motivo, onde S non si propagano nei liquidi,
poiché privi di forma propria e costituiti da particelle non strettamente legate tra loro,
per cui eventuale trasmissione di una vibrazione a una particella non viene trasmessa
alle altre. La velocità di queste onde è inferiore rispetto a quella delle onde P: si
propagano a una velocità che varia tra i 2.3 ai 4.6 km/s, anche se varia in base alla
composizione dei materiali.
Una volta però che le onde S e P raggiungono la superficie terrestre si trasformano in
parte in diverso tipo di onde, onde superficiali. Le onde superficiali si distinguono in
onde di Love e onde di Reyleigh. Le onde di Reyleigh si generano dallo scontro tra le
onde S e P sulla superficie, al loro passaggio le particelle compiono un’orbita ellittica
su di un piano perpendicolare alla direzione di propagazione, come avviene quando si
getta un sasso nell’acqua. L’ellissi sono sempre più piccole man mano che si va in
profondità. Queste onde non possono essere udite dall’uomo, ma solo da alcuni
animali, che ne percepiscono l’arrivo.
Le onde di Love (onde L.) si generano dall'incontro delle Onde S con superficie libera
del terreno. Le Onde L. fanno vibrare il terreno sul piano orizzontale in direzione
ortogonale rispetto alla direzione di propagazione dell'onda, provocando danni
gravissimi. Infatti la particolarità di queste onde è di disperdere l’energia con minor
lentezza, aumentando in questo modo la loro violenza.

Il rilevamento delle onde sismiche: sismografi e sismogrammi


Il sismografo è lo strumento che viene utilizzato per registrare i fenomeni sismici. Il
sismografo è costituito da una serie di elementi che consentono la rappresentazione
grafica dell'andamento del terremoto nel tempo, sismogramma. Analizzando il
sismogramma si può conoscere l'entità, la natura (con una singola stazione solo in
modo parziale), e la distanza del sisma dal punto dove è avvenuta la registrazione del
sismogramma stesso. Normalmente una stazione sismografica è composta da più
sensori disposti ortogonalmente in maniera da registrare i movimenti sui tre assi
(verticale, nord-sud e est-ovest). Su un sismogramma, le onde sismiche vengono
rappresentate come oscillazioni di ampiezza e frequenza più o meno elevate, in base
all’intensità. Il sismogramma può essere suddiviso in tre parti (meglio distinte se
maggiore è la distanza dall’epicentro), corrispondenti alle varie fasi di sviluppo di un
sisma:
○ FASE INIZIALE corrisponde ai tremiti preliminari. Se il terremoto è lontano sono
visibili in questa fase due momenti: nel primo vengono registrate le onde P, che
sono le più veloci, con oscillazioni regolari , di piccola ampiezza e di periodo
breve; in un secondo momento, invece, vengono registrate le onde S da
oscillazioni meno regolari, di maggiore ampiezza e di periodo più lungo.
○ LA FASE PRINCIPALE è caratterizzata da oscillazioni più lente ma più ampie e di
maggior durata, che corrispondono alle onde superficiali (onde L).
○ LA FASE FINALE è caratterizzata dalle oscillazioni che si vanno lentamente
smorzando, fino a cessare del tutto. In questa fase possono anche venir
registrate onde di riflessione e di rifrazione, cioè onde non originate dal
terremoto direttamente, bensì dalle sue onde quando incontrano ostacoli.
Una giusta lettura dei sismogrammi ci serve per stabilire la posizione dell’epicentro, la
profondità e la grandezza del terremoto.

Come si localizza un terremoto


Un sismogramma può essere utilizzato per stabilire l’epicentro e il momento in cui si è
originato il terremoto. Noi sappiamo che i diversi tipi di onde che attraversano uno
stesso materiale si propagano con velocità differente e solo nell’epicentro le onde P ed
S sono ravvicinate, in quanto percorrono un tratto molto breve. Il ritardo tra le onde S
rispetto alle onde S cresce in rapporto alla distanza tra il centro di rilevazione e
l’epicentro. A causa di ciò i sismogrammi di uno stesso terremoto, registrati da
posizioni differenti, sono diversi tra loro. Queste conoscenze vengono applicate per
conoscere la distanza esistente tra il centro di rilevazione e l’epicentro. Infatti in base
alla differenza del tempo di arrivo tra le onde P e S viene determinato l’epicentro. Il
rapporto tra la velocità delle onde P e delle onde S è sempre lo stesso. Così viene
costruito un diagramma spazio-tempo nel quale sono riportate le curve dei tempi di
propagazione (dette dromocrone) delle onde P ed S in funzione della distanza
dell’epicentro. Tale metodo però non è il più affidabile, infatti si necessita dei dati
raccolti di tre stazioni sismografiche. In base a tali dati vengono tracciate su una carta
geografica equidistante tre circonferenze di raggio pari alla distanza ricavata da
ciascuna stazione ed il punto d’incontro delle varie circonferenze corrisponde
all’epicentro. Per trovare l’ipocentro invece si tratta di un’operazione più complessa
che non da risultati certi: si mettono a confronto più sismogrammi almeno 10.

La scala delle intensità


La scala Marcalli è una scala che misura l’intensità di un terremoto tramite gli effetti
che esso produce su persone, cose e manufatti. La raccolta delle informazioni
necessarie viene effettuata usando quattro generi di indicatori: lesioni a costruzioni,
danni a persone ed animali, modifiche di elementi ambientali ed effetti sugli oggetti
tipici quotidiani. L’intensità di un sisma in genere diminuisce progressivamente
allontana dosi dall’epicentro. L’intensità non ha nessun valore scientifico, poiché non
misura l’energia liberata dal terremoto, ma solo i danni da esso creati. Infatti due
terremoti di magnitudo identico possono avere diversa intensità: se un terremoto si
genera in una zona poco abitata o costruita rispettando le norme antisismiche i danni
saranno minori, rispetto ad un’area di alta densità. I valori fino ad ora registrati vanno
da 1 a 12, valore massimo che corrisponde a scosse ultracatastrofiche che portano
alla distruzione di intere zone.

La scala delle magnitudo


La scala Richter fu la prima scala magnitudo teorizzata. Questa misura la forza di un
terremoto, in base all’ampiezza delle scosse sismiche registrate (maggiore è l’energia
liberata dal terremoto, maggiore sarà l’ampiezza delle oscillazioni registrate dai
sismografi). Richter elaborò una formula matematica permettesse di elaborare le
informazioni raccolte:
M=log10AAo+Q
A ampiezza massima delle oscillazioni del terremoto che si sta osservando
A0 ampiezza massima delle oscillazioni causate dal terremoto di riferimento
(oscillazione massima 0.001 mm posto a una distanza pari a 100km)
Q fattore di correzione che tiene conto della distanza dall’epicentro della
distanza di rilevamento
La scala Richter è una scala logaritmica, per questo un’unita di misura differisce da
quella successiva di 10. La scala di magnitudo non ha un valore massimo predefinito.
Il valore di magnitudo dipende principalmente dall’energia liberata dall’ipocentro.

Previsione dei terremoti e previsione dei danni


Prevedere con precisione dove e quando si verificherà un terremoto non è ancora
possibile, ma ciò nonostante è possibile eseguire una previsione ipotetica basando su
una previsione probabilistica o deterministica. La previsione probabilistica consiste nel
calcolo della probabilità del verificarsi in quella zona un terremoto, ossia il pericolo
sismico. In questo modo vengono elaborate carte della pericolosità sismica, in cui le
zone vengono classificate in base alla loro maggiore o minore pericolosità. Per
valutare la pericolosità sismica di un’area si considerano i terremoti passati. Queste
carte sono utili per elaborare piani di prevenzione. L a prevenzione deterministica
consiste nel localizzare e monitorare le faglie attive, le quali porterebbero all’insorgere
di un sisma. Per ciò si possono valutare tutta una serie di segnali premonitori, anche
se non sempre si verificano. Il primo passo nella prevenzione sismica consiste nel
determinare il rischio sismico della regione, che si definisce secondo tre fattori: il
pericolo, la vulnerabilità e l’esposizione. La vulnerabilità sismica è una valutazione
della predisposizione da parte di persone, edifici o attività a subire danni o
modificazioni in seguito al verificarsi di un terremoto. L’esposizione sismica viene
definita in base alla distribuzione e al valore dei beni e delle attività presenti sul
territorio, che possono essere danneggiati direttamente o indirettamente dall’evento
sismico, che può essere la base per calcolare i costi di una ricostruzione. In base a
tutti questi parametri vengono costruite le carte del rischio sismico e vengono
elaborati interventi per ridurre le vittime e i danni, tra cui il rispetto di norme
antisismiche, piani di evacuazione e di soccorso.

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