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VULCANISMO E TERREMOTI

INTERNO DELLA TERRA (1): viene studiato


utilizzando le registrazioni delle onde sismiche, che non si
propagano alla stessa maniera in tutti i mezzi e in
corrispondenza delle superfici di discontinuità subiscono
cambiamenti di velocità e direzione. (2) Crosta terrestre
(che insieme al mantello superiore forma la litosfera): è lo
strato più esterno della Terra. Il limite superiore sono
l’atmosfera e l’idrosfera; il limite inferiore è la
discontinuità di Mohorovicic (detta anche Moho), sotto
la quale c’è il mantello. Ha spessore variabile, da 1
(fondali oceanici) a 90 km (catene montuose) e la Moho
sottostante ha un andamento speculare ad essa. La
densità delle rocce è di circa 3 gm/cm3 e le rocce sono soprattutto ossidi (silicio, alluminio, calcio,
potassio). In corrispondenza delle terre emerse parliamo di crosta continentale, in corrispondenza
dei fondali oceanici di crosta oceanica. Il passaggio tra le due è marcato dalla scarpata
continentale.

CONTINENTALE OCEANICA
Spessore medio: 35 km 5 km
Densità media: 2,7 g/cm3 3g/cm3
Rocce prevalenti: graniti (rocce sialiche o acide) basalti o gabbri (rocce femiche o basiche)
Età media: 3 miliardi 200 milioni

Mantello: è la zona tra la crosta e il nucleo; il limite superiore è la discontinuità di Mohorovicic,


il limite inferiore è la discontinuità di Gutemberg. Arriva fino a una profondità di 2900 km (poco
meno della metà del raggio terrestre). Ha una densità media di 4,5 g/cm3 ed è formato
prevalentemente da Si, O, Fe, Mg. Si divide in mantello superiore, astenosfera e mantello
inferiore.
Mantello superiore: si estende fino ad una profondità di 100 km; è costituito da rocce ultrafemiche
(ultrabasiche), chiamate peridotiti, e ha un comportamento rigido, coerente a quello della crosta:
insieme formano la litosfera (3).
Astenosfera: va da 100 a 350 km ed è formata da rocce parzialmente fuse, e quindi ha un
comportamento plastico (non è fluido né rigido). L’astenosfera è soggetta a moti convettivi
astenosferici, la cui energia viene trasferita alla litosfera producendo l’evoluzione delle placche
che la costituiscono. L’astenosfera è stata scoperta perché causa un forte rallentamento delle onde
sismiche, la cui velocità è proporzionale alla rigidità del mezzo (è LVZ, low velocity zone).
Mantello inferiore: fino da 700 a 2900 km, ha un comportamento
rigido.
Nucleo: si trova sotto il mantello ed è lo strato più interno; è
limitato dalla discontinuità di Gutemberg. Si estende da 2900 a
6370 km occupando quindi più del 50% del raggio terrestre. La
densità media è di 10 g/cm3 ed è formato soprattutto da Fe e Ni. Si
divide in nucleo esterno (da 2900 a 5200 km) ed interno (da 5200
a 6370 km), separati dalla discontinuità di Lehmann. In quello
esterno ci sono anche Silicio, Zolfo ed Ossigeno mentre in quello
interno solo Fe e Ni. Quello esterno è meno denso (9,7 g/cm3) e
ha comportamento plastico, mentre quello interno ha
comportamento rigido ed è più denso (13 g/cm3).
(4) Geotermia: è la branca della geologia che studia i fenomeni naturali coinvolti nella produzione
e nel trasferimento di calore proveniente dall’interno della Terra. Il calore primordiale si è
generato durante l’accrezione del pianeta e deriva dall’energia gravitazionale. Successivamente il
calore è stato generato anche dal decadimento nucleare dell’uranio, del torio e del potassio.

(5) Campo magnetico terrestre: è assimilabile al campo magnetico generato da un dipolo


magnetico con poli magnetici non coincidenti con quelli geografici e non statici (spesso i poli si
invertono), e con asse inclinato di 11,5° rispetto all’asse di rotazione terrestre. L’unità di misura è il
tesla, ma spesso si usa il nanotesla o il gauss. Il campo magnetico terrestre ha un’intensità media di
circa 50G. Si estende per decine di migliaia di km nello spazio formando una zona chiamata
magnetosfera (la superficie limite è detta magnetopausa), uno scudo elettromagnetico che devia i
raggi cosmici e le particelle cariche che formano i venti solari, dando origine alle fasce di Van
Allen. Dall’interazione tra il vento solare e la magnetosfera si originano le aurore polari: le fasce di
Van Allen sono delle particelle cariche trattenute dal campo magnetico terrestre grazie alle forze
di Lorentz che, quando sono eccitate, colpiscono l’alta atmosfera dando luogo alle aurore polari.
Ci sono due fasce di Van Allen, una esterna, principalmente costituita da elettroni, e una interna,
di protoni. Ipotesi precedente sul geomagnetismo: il nucleo
ferroso si comporta come un dipolo permanente. Questo è
impossibile perché sopra il punto di Curie (determinata
temperatura) le proprietà magnetiche di qualsiasi sostanza
scompaiono. Teoria attuale: dinamo ad autoeccitazione.
La condizione necessaria affinché un flusso elettrico generi
un campo magnetico planetario è la presenza di un nucleo
che sia metallico, fluido e plastico. Per effetto del campo
magnetico solare e della rotazione terrestre si genera
inizialmente il campo magnetico terrestre, che poi si
amplifica e stabilizza per le correnti convettive nel nucleo
(fluido!). Il campo magnetico terrestre subisce notevoli variazioni in direzione ed intensità che
portano alla deriva dei poli magnetici e a ripetute inversioni del campo. Noi studiamo questi
fenomeni perché ogni roccia possiede una magnetizzazione corrispondente all’orientamento del
campo magnetico terrestre al momento della loro formazione: questo magnetismo fossile è detto
paleomagnetismo, ovvero una disciplina che studia le anomalie magnetiche, cioè valori e direzioni
del campo magnetico terrestre rispetto al valore teorico. Dalla somma vettoriale tra la
magnetizzazione delle rocce e il campo magnetico terrestre, troviamo anomalie positive (superiore
valore atteso) o negative (inferiore valore atteso), da cui si dimostra l’inversione della posizione dei
poli magnetici in passato, avvenuta circa 170 volte negli ultimi 76 milioni di anni.

DINAMICA DELLA LITOSFERA


Deriva dei continenti (6): secondo la teoria geologica i continenti si muovono l’uno rispetto
l’altro. Viene avanzata già nel 1590 e poi ribadita nel primo ‘900 da Eduard Suess, che ipotizzò
l’origine dei continenti dalla frammentazione di un supercontinente, il Gondwana.
La sua versione moderna fu messa a punto nel 1921 da Alfred Lothar Wegener. Wegener sostiene
che nel Paleozoico e per parte del Triassico (fino a 200 milioni di anni fa) le terre emerse
formavano un supercontinente, la Pangea, circondato da un superoceano, la Panthalassa. Con la
prima spaccatura si sono contrapposte Laurasia (Europa, Asia, Nordamerica) e Gondwana
(Antartide, Sudamerica, Africa, India e Oceania), che poi si sono a loro volta frammentate fino a
formare l’assetto attuale dei continenti. Wegener spiegava, sbagliando, la deriva come il
galleggiamento di zolle di Sial (Silicio+alluminio, crosta terrestre composta da rocce acide) su una
superficie solida ma più malleabile di Sima (silicio e magnesio, rocce basiche). Oggi la deriva dei
continenti è spiegata con:
-prove geografiche e geologiche, per la somiglianza delle linee di crosta di continenti lontani e la
corrispondenza delle rocce affioranti lungo le rispettive coste;
-prove paleontologiche, per le quali in Brasile e in Sudafrica furono rinvenuti resti di un rettile
(mesosaurus) e una pianta (glossopteris) identici (organismi che non potevano certamente
attraversare un oceano);
-prove paleoclimatiche, con segni di glaciazioni su continenti che si trovano oggi nella zona
equatoriale e intratropicale, che quindi si dovevano trovare uniti ai poli, e la direzione centripeta
di scorrimento dei ghiacci.
Questi movimenti vengono giustificati da Hess nel 1962, quando elaborò la teoria dell’espansione
dei fondali oceanici (sea-floor spreading): i continenti viaggiano passivamente sul materiale del
mantello che arriva in superficie alla cresta della dorsale e poi se ne allontana spostandosi
lateralmente. La teoria fu poi confermata dalle ricerche paleomagnetiche di Matthews e Vine. 200
mila anni fa Sudamerica e Africa iniziarono a dividersi per una spaccatura della litosfera, dalla
quale usciva lava basaltica. Si andarono così a formare bande di rocce parallele alla dorsale
oceanica e di età simmetrica da entrambi i lati. Queste bande hanno magnetizzazione diversa ed
inversa, e ci dicono quante volte il campo geomagnetico si è invertito. Dallo spessore della banda
posso inoltre capire la durata del periodo di inversione del campo magnetico.
(7) La litosfera (formata da crosta e mantello superiore) è un involucro a comportamento rigido
suddiviso in una decina di zolle, che sono sostenute in equilibrio isostatico sull’astenosfera, che
ha comportamento plastico. L’isostasia è un fenomeno di equilibrio gravitazionale tra litosfera e
astenosfera paragonabile al principio di Archimede.
Le rocce fluide del mantello sono continuamente rimescolate da correnti convettive: le rocce
fluide e calde vicino al nucleo salgono e quelle fredde scendono; quindi le rocce in alto, dopo
essersi raffreddate, ri-scendono e quelle in basso risalgono. Il movimento circolare delle celle
convettive innesca in superficie i movimenti tettonici: quando due masse si allontanano si genera
un margine divergente; quando si avvicinano si genera un margine convergente.
(8) Poiché questi movimenti di placca avvengono in corrispondenza dei margini, è lungo di essi che
si concentrano la maggior parte di vulcani e sismi nel mondo.
(9) I margini di placca possono essere costruttivi (divergenti), in corrispondenza di un movimento
divergente, dove le placche si separano e si forma nuova litosfera; distruttivi, in corrispondenza di
un movimento convergente, dove le placche entrano in collisione e una delle due è trascinata nel
mantello; conservativi, in corrispondenza di un movimento a scorrimento laterale dove le placche
scivolano orizzontalmente una rispetto all’altra.
- Margini divergenti, o costruttivi/accrescimento: le zolle si allontanano una dall’altra e lo spazio
creatosi viene occupato da nuova litosfera oceanica generata dalla risalita di magma basaltico
proveniente dall’astenosfera: si crea una dorsale oceanica (dorsale medio-oceanica, come ad
esempio la dorsale medio-atlantica, che separa le Americhe dall’Africa e l’Europa). Esempio limite
è l’Islanda, dove si è verificata una tale uscita di materiale che la crosta continentale è emersa. Se è
presente un margine divergente sulla litosfera continentale si genera un rift, il cui movimento
divergente non viene compensato dalla formazione di nuova litosfera ma da assottigliamento e
fratturazione di quella esistente. Una volta
completata la rottura, il rift evolve in una dorsale
oceanica (Rift Valley in Africa Orientale e il Mar
Rosso). La cella convettiva è ascendente; gli ipocentri
dei sismi sono superficiali (poca intensità), il rischio
tsunami nullo. I vulcani sono lineari/fissurali. Il
magmatismo è primario e si parla di fusione per
decompressione (il materiale si fluidifica): il magma
arriva direttamente dall’astenosfera (è molto caldo e fluido).
- Margini convergenti, o distruttivi: le zolle si avvicinano l’una all’altra. La cella convettiva è
discendente. Gli ipocentri sono da superficiali a profondi (si accumula molta energia): il rischio
tsunami è alto, i terremoti possono andare da bassa ad altissima intensità. I vulcani sono a cono e il
vulcanismo può andare da intermedio (come l’Etna) ad esplosivo (come il Vesuvio). Il materiale che
fuoriesce è intermedio e viscoso, tanto che si può osservare il verificarsi dell’effetto champagne
(botto forte). Seguono fenomeni diversi a seconda del tipo di zolle che collidono.
Crosta oceanica-crosta continentale (come le Ande): avviene il fenomeno della subduzione: la
crosta oceanica, più sottile e più densa, sottoscorre a quella continentale e viene trascinata in
profondità nel mantello. Si generano le fosse abissali, cui corrisponde un arco vulcanico sul
continente, causato dal magmatismo per idratazione del cuneo di litosfera sopra Benioff (zolla
di Nazca-zolla sudamericana: Ande). Si forma una dorsale oceanica abissale.
Crosta continentale-crosta continentale (come l’Himalaya): nessuna delle due viene subdotta ma
le zolle collidono e consegue l’innalzamento di un orogene. Si formano tra le due faglie dei piani
di sovrascorrimento che risultano nella formazione di catene montuose molto alte ma prive di
attività vulcanica (Himalaya).
Crosta oceanica-crosta oceanica (danno origine ad
arcipelaghi insulari ad arco, come il Giappone, i
Caraibi, l’Indonesia e le Filippine): una delle due
zolle sottoscorre all’altra generando una fossa
abissale e un arco vulcanico insulare per
idratazione del piano di Benioff.
Il piano di Wadati-Benioff è un piano inclinato dove
la litosfera oceanica sprofonda sotto la continentale,
definito dall’allineamento degli ipocentri dei sismi
che si creano lungo la linea di contatto delle due placche. Si forma una dorsale oceanica abissale.
La crosta oceanica è più densa, ma più sottile di quella continentale.
- Margini a scorrimento laterale, o conservativi:
le zolle scorrono lateralmente l’una rispetto
all’altra e non si crea né si distrugge la crosta. I
terremoti possono essere di intensità bassa o
altissima; il rischio tsunami è molto alto. Non ci
sono vulcani e non c’è la cella convettiva. Un
esempio è la Faglia di Saint-Andreas. Sono presenti
nelle faglie trascorrenti e in quelle trasformi.
Faglia: è una frattura perpendicolare (normale,
ortogonale rispetto alla superficie) della roccia che
mostra evidenze di movimento relativo tra due
placche da essa divise. La superficie lungo cui si è
verificata la frattura è il piano di faglia. Se il piano è verticale con spostamento orizzontale, la
faglia si dice trascorrente. Le faglie trasformi (la dorsale medio-oceanica è spezzata da faglie
trasformi) invece sono zone di frattura comprese fra due segmenti di una dorsale: sono
conseguenza dell’espansione dei fondi oceanici avvenuta in corrispondenza di ciascun troncone.
(10) Hot spots: sono punti dove si presenta magmatismo (primario ed effusivo) interplacca sotto i
quali dal mantello si ha una forte risalita di materiale. La cella convettiva è ascendente in
corrispondenza dell’hotspot e il materiale è fluido, caldo, basico, ha pochi gas e molta lava. Non è
chiara la profondità della sorgente, secondo alcuni viene dal nucleo esterno, secondo altri dal
mantello inferiore se non addirittura dall’astenosfera (Hawaii).
TERREMOTI
(11) In geofisica i terremoti (terrae motus), o sismi, sono vibrazioni o oscillazioni improvvise della
crosta terrestre provocate dallo spostamento di una massa rocciosa del sottosuolo, generato dalle
forze tettoniche che agiscono all’interno della crosta terrestre. Queste forze provocano la
liberazione di energia in un punto interno della Terra chiamato ipocentro, il cui luogo della
superficie corrispondente è detto epicentro e generalmente è quello più interessato dal fenomeno.
A partire dalla frattura creatasi nell’ipocentro, si propagano in tutte le direzioni delle onde elastiche,
dette onde sismiche.
La teoria del rimbalzo elastico, formulata nel 1906, dice che i terremoti si verificano quando la
tensione accumulata da stress meccanici (ovvero l’energia accumulata a seguito del movimento
di placche e zolle) supera il carico/limite di rottura, cioè eccede la capacità del materiale roccioso
di sopportarla. Le forze tettoniche, che agiscono soprattutto in corrispondenza dei margini di
placca, sono di compressione, quando le placche si scontrano (margini di placca convergenti), o di
distensione, quando le placche si allontanano (margini di placca divergenti). I corpi rocciosi con
forze di compressione tendono a incurvarsi e
corrugarsi; con forze di distensione tendono ad
assottigliarsi.
(12) Una faglia può avere comportamento
duttile/plastico o fragile/elastico. Un materiale
ha un comportamento duttile se, sottoposto a una
forza, modifica la sua forma e mantiene nel tempo
la deformazione acquisita. Es: argille.
Un materiale ha un comportamento fragile se,
sottoposto a una forza, all’inizio si deforma ma, al
perdurare dell’azione della forza, si rompe
all’improvviso. Es: calcari.
Il comportamento duttile o fragile dipende dalla natura della roccia ma anche dall’intensità e dalla
durata della forza, oltre che dalla temperatura.
Le deformazioni causate dalle forze tettoniche sono pieghe e faglie. Le pieghe sono deformazioni
duttili di una massa rocciosa i cui strati subiscono flessioni; le faglie sono fratture della crosta,
lungo la quale i due blocchi rocciosi si spostano uno rispetto all’altro. In base al movimento relativo
dei due blocchi di roccia, ci sono:
Faglie inverse: compressione della crosta;
Faglie dirette: stiramento e conseguente allungamento e lacerazione della crosta;
(13) Onde sismiche: in base a come percorrono il materiale perturbato, si dividono in: onde di
corpo (P ed S) e onde superficiali (R e L).

ONDE DI CORPO
Onde P: sono onde primarie/longitudinali e di compressione e
rarefazione che corrispondono a compressioni e rarefazioni (come
le onde acustiche) del mezzo in cui viaggiano (le rocce si
comprimono come una fisarmonica). Al loro passaggio le particelle
del materiale attraversato compiono un moto oscillatorio nella
direzione di propagazione dell’onda. Possono propagarsi in tutti i
mezzi e sono le più veloci (la velocità dipende dal mezzo e dalla
temperatura del mezzo, (anche nei fluidi e nell’aria (per questo sento
il botto prima di avvertirle), dunque le prime avvertite in una
stazione sismica. Generano una variazione del volume delle rocce.
Attraversano tutta la Terra.
Onde S: sono onde secondarie e trasversali (sono sforzi di
taglio). Al loro passaggio le particelle del materiale attraversato
compiono oscillazioni perpendicolari alla loro direzione di
propagazione. Non possono propagarsi nei fluidi (sostanze che
non sono in grado di sopportare gli sforzi di taglio) e hanno una
velocità pari circa al 60/70% delle onde P. Cambiano la forma
delle rocce, non il volume.

ONDE DI SUPERFICIE
Si generano per l’intersezione delle onde di corpo con una
superficie di discontinuità, quindi non vengono generate
direttamente dalla scossa del terremoto nell’ipocentro. Mentre la
loro velocità è inferiore rispetto a quella delle onde di corpo,
l’ampiezza e quindi l’energia associata è molto maggiore (più
oscillazioni e danni).
Onde di Rayleigh: quando un’onda S e un’onda P incidono sulla superficie libera, vengono in
parte riflesse generando un'onda di Rayleigh, data dalla composizione vettoriale delle due, che si
propaga sulla superficie stessa. Le particelle investite da un’onda di Rayleigh vicino alla superficie
seguono un movimento ellittico retrogrado rispetto alla direzione di propagazione dell’onda
(causano il ribaltamento degli edifici e spezzano le fondamenta).
Onde di Love: sono generate dall’incontro delle onde S con una superficie libera del terreno,
fanno vibrare il terreno sul piano orizzontale in direzione ortogonale rispetto alla direzione di
propagazione dell’onda (causano il crollo degli edifici).
La velocità di propagazione di tutte le onde dipende sia dal tipo di onda sia dal mezzo di
propagazione.
(14) Il sismografo è lo strumento usato per registrare i fenomeni sismici. Un sismografo
rudimentale è formato da una componente del movimento solidale al suolo (stativo) e da un pendolo
svincolato dal suolo e con una grande massa inerziale, con attaccato un pennino che segna su un
rullino le oscillazioni.
Il grafico della registrazione fatto da un sismografo rappresenta lo
spostamento, la velocità e l’accelerazione del suolo in funzione del
tempo: è detto sismogramma.
(15) Dal sismogramma possiamo risalire all’intervallo di tempo
trascorso tra l’arrivo delle onde P, di quelle S e di quelle R e L.
Conoscendo le curve dei tempi di arrivo delle varie onde, possiamo
quindi risalire alla distanza dall’epicentro del sisma. Più è la
stazione di misura è distante, più i tempi di arrivo delle onde P e S
sono diversi. Questa distanza fornisce però una circonferenza, per
determinare con esattezza l’epicentro di un sisma si procede a
triangolazione: si intersecano le circonferenze delle distanze da tre sismografi diversi, che hanno
un solo punto in comune.
(16) Per valutare la forza dei terremoti si stimano o i danni che ha provocato o l’energia che ha
liberato. Esistono tre tipi di scale di misura:
Scala Mercalli-Cancani-Sieberg
Valuta l’intensità di un sisma prendendo in considerazione gli effetti del sisma sulle cose e sulle
persone. Attualmente prevede una serie di gradi di intensità crescente da 1 a 12, che non hanno
valore univoco: si riferiscono ai danni provocati dal sisma in un particolare luogo (è una scala
locale/relativa).
Scala di magnitudo del momento sismico
Sviluppata negli anni ‘70 come aggiornamento della scala Richter, misura le dimensioni dei
terremoti in termini di energia scatenata. È una scala logaritmica assoluta, per cui la quantità di
energia è circa 30 volte maggiore per ogni magnitudo di differenza. Un terremoto di magnitudo
superiore di due gradi ad un altro terremoto libera un'energia 900 volte superiore (30 x 30).
Scala Peak Ground Acceleration (accelerazione di picco dal suolo)
Misura la massima accelerazione del suolo indotta dal terremoto. Anch’essa come la MCS si
riferisce a una singola area geografica. In base al valore massimo di PGA misurato o prevedibile,
si divide il territorio mondiale in quattro zone sismiche (Milano sta nella zona 4).

VULCANI
(17) Vulcani: sono tutte le discontinuità nella crosta terrestre attraverso le quali fuoriescono, con
manifestazioni diverse, i prodotti dell’attività magmatica endogena, ovvero lava, cenere, lapilli,
gas, solidi, vapori e vapore acqueo. Un vulcano è formato da:
- Camera magmatica, che si trova tra i 10 e i 50 km di profondità ed è alimentata dal magma. Il
magma è rimescolato da correnti di convezione e il materiale più caldo e meno denso risale. In alto
si raccolgono i gas che si libereranno con il magma. Quando si svuota con un’eruzione il vulcano
può collassare formando una caldera.
- Cratere sommitale, dove sgorga il camino vulcanico.
- Camino vulcanico, luogo di transito del magma dalla camera magmatica verso la superficie.
I vulcani a cono hanno forma conica, formata da strati di lava solidificata, e culminano in un
cratere, estremità aperta da cui fuoriesce la lava durante l’eruzione, solitamente di tipo esplosivo.
Si trovano principalmente lungo i margini di placca. Il magma è solitamente di tipo secondario,
quindi acido e ad elevato contenuto d’acqua e di sostanze volatili; ristagna nella camera magmatica,
abbastanza superficiale, da cui periodicamente origina un’eruzione, arrivando al cratere tramite il
camino vulcanico, o può anche solidificarsi tra gli strati rocciosi. In questo caso la fuoriuscita del
magma è favorita dall’effetto champagne, determinato dall’alta presenza di gas. Se invece da uno
stratovulcano esce effusivamente lava basica, si forma un vulcano a scudo, dai fianchi poco ripidi e
un cratere molto ampio.
I vulcani lineari (fissurali) si trovano in corrispondenza delle dorsali oceaniche e hanno forma
fissurale, da cui fuoriesce la lava con eruzioni di tipo effusivo. Il magma è di tipo primario, quindi
basico e a basso contenuto di acqua e sostanze volatili; non si trova in una camera magmatica ma
risale direttamente dall’astenosfera. Ci sono poi i vulcani intra-placca (Hawaii, Canarie e
Galapagos).
(18) Il magma è un sistema complesso di roccia fusa e parzialmente fusa, comprensivo di acqua,
sostanze fuse e semi-fuse con gas disciolti (CO2, CO, H2S, SO2, SO3 e gli ossidi dell’azoto).
varia da circa 2,2 g/cm3 per i magmi acidi a circa 2,8 g/cm3 per i magmi basaltici; aumenta con la
pressione e diminuisce con la temperatura e con il contenuto in H2O. Ha temperature superiori ai
1000°C ed è meno denso della roccia circostante quindi tende a salire in superficie. Può provenire
da rocce fuse in profondità o derivare dalla fusione di rocce solide per decompressione
(diminuzione della pressione interna; margini di placca divergenti) o idratazione (aggiunta di acqua
che abbassa la temperatura di fusione delle rocce; margini di placca convergenti, con almeno una
crosta oceanica coinvolto). I vulcani intraplacca e gli hot spots sono caratterizzati da un
magmatismo per aumento di temperatura. Maggiore è il tenore in silice e più il magma è acido.
Magmi primari: si formano per fusione parziale del mantello terrestre. Il materiale arriva
direttamente dal mantello. La roccia fusa è ultrafemica (poco silice: fluido, basico/ultra-basico). Ha
elevata velocità di risalita che ne impedisce il raffreddamento: al momento dell’eruzione può
arrivare a 1200°C. Ne deriva lava basica e priva di gas, quindi dà luogo a eruzioni effusive. La
temperatura e la fluidità sono molto alte.
Magmi secondari, o di anatessi: si formano dalla ri-fluidificazione di magmi preesistenti
(intermedi o acidi). La roccia fusa è acida (silice: viscoso) e spesso si trova in presenza di acqua.
Raggiungono raramente la superficie e, quando avviene, fuoriescono in maniera esplosiva. La
temperatura è più bassa, circa 900°C

MAGMA ACIDO MAGMA BASICO


secondario primario
Densità: 2,7 g/cm3 3 g/cm3
Silice elevato Silice basso
Viscoso Fluido
Origine: crosta mantello
Temperatura: 800°C 1200°C
Sostanze volatili: elevato basso
Acqua: elevato basso
Pendici: molto inclinate molto poco inclinate
Attività: esplosiva effusiva

In base al grado di basicità/acidità, i magmi si classificano in: acidi/sialici, intermedi, basici,


ultrabasici. I magmi acidi sono ricchissimi in silicio e alluminio. Hanno una densità abbastanza
abbassa, circa 2,7 g/cm3. Non diventano lava perché c’è molta silice (circa il 65%): quando si
solidificano diventano rocce acide/sialiche (come il granito). I magmi acidi generano lave viscose
che tendono a ristagnare nel camino vulcanico, facendo tappo alla fuoriuscita del materiale.
Quando in superficie la pressione si riduce, o nella camera aumenta, i gas si liberano e si ha
un’eruzione esplosiva, con emissione di prodotti lavici polverizzati e nubi incandescenti. I magmi
intermedi hanno una composizione intermedia di silice (52-65%) e danno origine a rocce neutre ed
eruzioni effusive ed esplosive alternate. I magmi basici hanno una quantità bassa di silice
(45-52%), ma sono ricchi in magnesio e ferro. Hanno una densità pari a 3 g/cm3. Da questi magmi
ottengo plateaux basaltici, lave o gabbri. I magmi ultrabasici sono poverissimi in silice (meno del
45%). Dai magmi basici e ultrabasici originano lave basaltiche che si solidificano in rocce: basalti.
Le lave basaltiche fuoriescono dalle dorsali oceaniche, poi formando sui continenti dei
grandissimi plateaux, o da pennacchi che bucano la litosfera dando origine a degli hotspots.
(19) Quando il magma fuoriesce dalla crosta diventa lava che, solidificandosi, forma rocce ignee
effusive. Le lave basaltiche tendono a solidificarsi in superficie, quelle granitiche nella camera
magmatica.
Lave a corda (pahoehoe): sono lave molto basaltiche che scorrono a fiumi. Solidificando,
formano i vulcani a scudo.
Lave a blocchi coriacei (AA): sono lave basaltiche, ma meno basiche rispetto a quelle a corda.
La caldera deriva dallo svuotamento della camera magmatica e dal collasso dell’edificio vulcanico
a cono.

(20) TIPI DI ERUZIONE


Hawaiiano: il magma risale da pennacchi fino a hot spots. La sommità del vulcano è occupata da
caldera e limitata da pareti ripide per il collasso del fondo. La lava è molto basica e fluida, dà
perciò vita a eruzioni per lo più effusive e edifici vulcanici a scudo. Non sono dovute a movimenti
della placca, ma a fenomeni che vedono il magma risalire dai pennacchi caldi fino agli hotspot.
Islandese (vulcani fissurali): le eruzioni avvengono attraverso delle lunghe fenditure e non da un
cratere circolare. Le colate effusive sono alimentate da magmi basici e ultrabasici e tendono a
formare degli altopiani basaltici (plateaux basaltici), i cui esempi più caratteristici si trovano in
Islanda.
Stromboliano: i magmi sono basaltici ma molto viscosi danno luogo ad un’attività di emissioni a
intervalli regolari di fontane di lava, brandelli di lava, lapilli e bombe vulcaniche, cui si
alternano eruzioni effusive di lava. Si creano stratovulcani abbastanza ripidi.
Vulcaniano: eruzioni esplosive con emissione di bombe di lava e nuvole di gas. Le esplosioni
possono produrre fratture, rompere il cratere, aprire bocche laterali.
Pliniano (simile a quella vulcaniana): è prodotta da magma molto viscoso, l’esplosione iniziale è
talmente violenta da svuotare gran parte della camera magmatica, facendo poi risalire il magma
più in profondità che si dissolve in minuscole gocce. Si formano nubi ardenti e generalmente
l’eruzione si conclude con il collasso totale o parziale dell’edificio vulcanico. L’edificio vulcanico
è a forma a cono.
Peléeano (St. Helens): è una variante dell’eruzione pliniana in cui la nube ardente non va verso
l’alto ma procede lateralmente lungo le pendici del vulcano, portando a effetti ancor più
devastanti. Dunque la nube ardente scende lateralmente smembrando parte dell’edificio vulcanico.
Krakatoiana: è un’ulteriore variante dell’eruzione pliniana (Krakatoa e Santorini), in cui si
distrugge completamente l’edificio vulcanico e vengono emesse enormi quantità di cenere che
possono avere ripercussioni sul clima mondiale.

(21) EFFETTI DELL’ATTIVITÀ VULCANICA


Colata di lava: è un flusso di magma totalmente o parzialmente fuso eruttato durante attività
effusiva (come nell’Etna). Una volta arrivato in superficie, il magma diventa lava;
Fontana di lava: consiste in un getto di lava (magma con rapida espansione di gas) che
raggiunge generalmente altezze che al massimo arrivano a 500m;
Colonna eruttiva: è una miscela di piroclasti, gas e vapore emessa durante un’eruzione
esplosiva. Si innalza a grande velocità nell’atmosfera;
Caduta di materiali grossolani: sono frammenti >64mm; sono bombe, frammenti piroclastici
emessi allo stato (semi)fluido che solidificano in aria o appena toccano terra; sono blocchi, emessi
allo stato solido e derivanti dall’edificio vulcanico (non di natura magmatica);
Caduta e accumulo di materiali fini: lapilli, ovvero frammenti piroclastici di dimensioni tra 2 e
64 mm; ceneri, frammenti di rocce, minerali e vetro vulcanico <2 mm. La cenere calda sale
velocemente fino a formare una colonna eruttiva sopra il vulcano; siamo nella fase collassante, in
cui avviene la caduta gravitativa, come nel caso di Pompei (avviene il seppellimento dall’alto da
parte delle ceneri: i tetti cadono e si muore asfissiati).
Colata piroclastica: Si forma durante un’eruzione esplosiva (siamo nella fase sostenuta, in cui il
vulcano spinge: le forme di vita gassificano all’istante, come ad Ercolano. Avviene il seppellimento
di lato). Nube ardente, frammenti di rocce e gas, generata dal collasso di una colonna eruttiva
che scorre al suolo ad alta velocità (100 km/h) e con temperatura fino a 500°C, con conseguenti
effetti devastanti;
Colata di fango: è l’insieme fluido di rocce, detriti, acqua e fango che scende dalle pendici di un
vulcano ad altissima velocità. Può essere causata dalla fusione di nevi e ghiacciai sommitali, dallo
straripamento di un lago sommitale, da temporali di origine vulcanica. Sono spesso chiamati
volcanic mudflows o debris flows.
Emissione di gas: i gas sono emessi dal magma in risalita e in eruzione (escono anche se il vulcano
è spento).
Possono verificarsi frane, terremoti, incendi, fulmini e temporali.
Maremoti (Tsunami): sono generati dal collasso di una caldera in mare o terremoti sottomarini.
(22) Nel magmatismo secondario il vulcano non erutta. Il geyser è una tipologia di sorgente di
acqua calda che ha delle eruzioni periodiche che formano delle colonne di acqua calda e vapore.
Una sorgente idrotermale è una frattura nella superficie terrestre da cui fuoriesce acqua
geotermicamente riscaldata e arricchita in sali e gas. Le fumarole sono emanazioni di vapore e altri
gas presenti generalmente in prossimità di aree vulcaniche. Legato al vulcanismo secondario è il
fenomeno del bradisismo: consiste in un periodico abbassamento (bradisismo negativo) o
innalzamento del suolo (bradisismo positivo), di circa 1 cm all’anno, dovuto a variazioni di
volume di una camera magmatica vicino alla superficie che si svuota e si riempie. Esempio è il
tempio di serapide a Pozzuoli che fino al 1983 era parzialmente sommerso dal mare mentre oggi è
emerso.

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