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La struttura dell'interno della Terra può essere studiata con metodi indiretti, come lo studio della propagazione delle
onde sismiche. Le superfici di discontinuità, che separano strati caratterizzati da differenze di composizione chimica
(densità e stato di aggregazione), sono state individuate per mezzo delle indagini sismiche. Sono 3:
- la discontinuità di Mohorovidit (Moho), con profondità variabile (in media 30 km), separa la crosta dal mantello;
- la discontinuità di Gutenberg, a 2900 km di profondità, separa il mantello dal nucleo esterno (liquido);
- la discontinuità di Lehmann, a 5170 km di profondità, che separa il nucleo esterno dal nucleo interno (solido).
La crosta terrestre ha una composizione eterogenea, è più spessa (20-70 km) e ha una densità di 2,7 g/cm. La crosta
oceanica è più sottile (6-8 km), ha una densità di 3 g/cm3 ed è composta ovunque da strati: uno strato di sedimenti
calcarei o silicei dovuti all'accumulo di gusci di organismi planctonici; uno strato di basalti; uno strato di gabbri che
appoggia sulla Moho. Il mantello ha una densità di 3,3 g/cm, nella sua parte superiore. I dati sismici indicano una
composizione di rocce ultrabasiche chiamate peridotiti composte da olivina e pirosseni per lo meno fino a 400 km di
profondità, dove l'olivina lascia il posto a minerali più stabili, con strutture più dense e compatte tipiche degli ossidi,
ma con la stessa composizione chimica. Il nucleo si crea dalla scomparsa delle onde S in prossimità della discontinuità
di Gutenberg e la presenza di zone d'ombra delle onde P e S fa pensare alla presenza di un nucleo esterno liquido e di
un nucleo interno solido e molto denso (fino a 10-12 g/cm). Esso è formato essenzialmente da una lega Fe-Ni.
Un'ulteriore suddivisione dell'interno della Terra si basa sulle caratteristiche fisiche e meccaniche dei materiali:
- la litosfera= composta dalla crosta e dalla parte superiore del mantello, ha un comportamento rigido ed elastico;
- l'astenosfera= corrisponde allo strato a bassa velocità delle onde sismiche (tra i 70 e i 200 km di profondità) nel
mantello ed è composta da materiale plastico;
- la mesosfera sottostante= si ritorna al comportamento rigido.
La teoria isostatica: la crosta continentale e quella oceanica tendono a stabilire una condizione di equilibrio
gravitazionale con le rocce del mantello. Questa condizione di equilibrio, che varia a seconda della densità e dello
spessore della crosta, viene chiamata isostasia. Le rocce del mantello si comportano in modo plastico se sottoposte a
sollecitazioni costanti e per periodi molto lunghi. Ogni variazione della massa dei blocchi crostali, dovuta a erosione,
deposizione o formazione di ghiacciai, provoca un aggiustamento isostatico con spostamento verticale fino al
raggiungimento dell'equilibrio.
Il calore interno della Terra: il gradiente geotermico è l'aumento della temperatura in funzione della profondità e
ammonta a circa 3 °C ogni 100 m di profondità. L'incremento del gradiente non è costante: esso diminuisce con la
profondità. La curva che mette in relazione la temperatura interna con la profondità viene chiamata geoterma.
Il campo magnetico terrestre: l'asse magnetico terrestre non corrisponde all'asse di rotazione e quindi i poli
magnetici non coincidono con i poli geografici. L'ago della bussola si dispone sempre tangente alle linee di forza del
campo magnetico formando un angolo con la direzione del Nord geografico, chiamato angolo di declinazione
magnetica. L'origine del campo magnetico è quella della dinamo ad autoeccitazione, che sfrutterebbe deboli correnti
per generare un campo magnetico indotto.
La teoria della deriva dei continenti, nasce dal movimento dei continenti. È stata ipotizzata già nei secoli passati e poi
ripresa nel ‘900 dal meteorologo tedesco Alfred Wegener, o con questo nome o come teoria organica. Lo studioso,
pensa l'esistenza di un unico supercontinente chiamato Pangea, che si sarebbe fratturato circa 200 milioni di anni fa,
per dare origine a più blocchi continentali che sarebbero poi andati alla deriva.
Le prove della deriva dei continenti sono:
- la somiglianza tra le linee di costa e la continuità di formazioni geologiche e di catene montuose, per continenti che
si affacciano nell'oceano Atlantico;
- la somiglianza tra fauna e flora su continenti molto distanti;
- gli studi di paleoclimatologia.
Ma il punto debole della teoria, è la spiegazione del motivo della deriva continentale.
I fondali oceanici: sono una possibile spiegazione dei movimenti ed inoltre negli anni '50 del secolo scorso, con i
sonar, si afferma la presenza sui fondali oceanici, di una catena montuosa (Dorsale) e di fosse oceaniche al largo delle
coste continentali.
Il paleomagnetismo: supporta le teorie mobiliste e si può risalire alla posizione dei poli magnetici nel passato,
studiando le rocce della stessa età, prelevate su continenti diversi, che indicano posizioni diverse dei poli magnetici.
Le anomalie magnetiche, le abbiamo quando ad esempio, la lava fuoriesce dalla dorsale, si raffredda, registra il c.m.t.
del momento e se la lava si solidifica in un periodo normale si registra una anomalia magnetica positiva, se si solidifica
in un periodo inverso, si registra una anomalia negativa.
Il fondale oceanico è formato da bande a polarità positiva e negativa simmetriche rispetto all'asse della dorsale e
significa che, nel corso del tempo il c.m.t. ha subito delle inversioni di polarità ogni 500 mila anni circa.
L'espansione dei fondali oceanici come causa della deriva dei continenti è ipotizzata nel 1962 da Harry Hess, che dice
che, l'espansione sarebbe provocata dalle correnti convettive del mantello. La litosfera oceanica si accresce e si
inarca, per l’uscita di lave basaltiche; mentre viene distrutta e rifusa nel mantello, a causa delle rocce fredde, che
sprofondano verso il basso.
Le dorsali medio-oceaniche sono catene montuose sottomarine, hanno basalti ricoperti da sedimenti a guscio, di
organismi planctonici. L'asse centrale ha una zona depressa, detta rift valley, con fratture causate da effusioni laviche.
Le faglie trasformi spezzano in diversi tronconi la dorsale medio-oceanica.
Lo spessore e l'età dei sedimenti oceanici sono un'ultra prova dell'espansione dei fondali, che vanno dalla dorsale
verso le fosse oceaniche e verso i continenti. Inoltre la loro età non supera i 190 milioni di anni.
Il meccanismo che muove le placche forma diverse ipotesi poiché non esiste nessuna prova certa che confermi una
sola ipotesi. Esse spiegano i movimenti della litosfera collegandoli prevalentemente con i moti convettivi all'interno
del mantello. Secondo alcuni studiosi la litosfera potrebbe essere addirittura la parte superiore della cella convettiva,
secondo altri il movimento sarebbe favorito dalla spinta laterale del nuovo magma sulla dorsale e dall'effetto
trascinamento che si verrebbe a creare nelle zone di subduzione.
L'orogenesi è il processo di formazione delle catene montuose. Secondo la teoria della tettonica a placche esse si
possono formare attraverso una collisione oceano-continente e per accrescimento crostale. Nella collisione tra 2
masse continentali si prevede che l'oceano interposto si chiuda del tutto, lasciando però una prova della sua antica
esistenza in lembi di rocce piegate e metamorfosate, affini a quelle che si trovano attualmente sui fondali oceanici,
chiamate ofioliti. Accanto alle ofioliti si possono trovare anche mélanges tettonici, associazioni caotiche di rocce
appartenenti ai fondali oceanici che vengono deformate e accumulate sul lato interno della fossa di subduzione.
Attraverso lo studio delle catene montuose e degli oceani scomparsi possiamo ricostruire la situazione tettonica del
passato e prevedere quella di un prossimo futuro. Le dorsali e le fosse oceaniche possono essere soggette a
migrazione nel tempo in un sistema in continua evoluzione.