Sei sulla pagina 1di 37

Arte Preistorica

Prof.ssa Paola Riccio


Classi PRIME
La Preistoria (prima della storia) va dalla comparsa
dell’uomo sulla Terra (4.500.000 milioni di anni fa)
all’invenzione della scrittura (5.000 anni fa), momento in
cui si inizia a parlare di STORIA.
I primi oggetti lavorati dall’uomo risalgono a meno di
2.000.000 milioni di anni fa, quando ha inizio l’ETA’
DELLA PIETRA, primo materiale usato dall’uomo per
fabbricare armi ed utensili.
Cos’è la
Questo periodo si divide in:
preistoria? PALEOLITICO (da 1.800.000 a 10.000 a.C.);
MESOLITICO (da 8.000 a 6.000 a.C.);
NEOLITICO (da 6.000 a 4.000 a.C.);
ETA’ DEI METALLI (da 4.000 a 500 a.C.)
Il Paleolitico è l’età della Pietra antica (dal greco:
PALAIOS = vecchia; LITHOS= pietra) volta distinta in tre
periodi.
Gli uomini vivono nelle caverne e si procurano il cibo
Il Paleolitico cacciando e raccogliendo vegetali selvatici.
inferiore Creano utensili in pietra scheggiando pezzi di selce con
altre pietre più dure. Vengono in questo modo realizzati i
(c.a. 1.800.000 CHOPPER (usati come arma o per tagliare carni e
– c.a. 120.000 raschiare pelli).
a.C.)
In questo periodo si diffonde in Europa l’Uomo di ,
Neanderthal che perfezionò notevolmente la
lavorazione dei manufatti litici introducendo nuove
tecniche di lavorazione ("tecnica Levallois"), dal sito
di Levallois, (Francia) che consisteva in una notevole
Il Paleolitico differenziazione degli strumenti su scheggia.
medio
(c.a. 120.000 –
c.a. 35.000
a.C.)
L’industria della lavorazione della
pietra giunge a un elevato grado di
specializzazione, con una ricca
produzione di utensili da taglio e da
incisione (AMÌGDALE), realizzati con
scheggiature bifacciali, cioè su
Il Paleolitico entrambe le facce.
superiore Sull’amigdala vengono poi incisi dei
(c.a. 35.000 – segni geometrici per affermarne il
«possesso».
c.a. 10.000 E’ questa la prima «realizzazione
a.C.) artistica» fatta dall’uomo.
Dal greco MÈSOS (medio) e LÌTHOS, è l’età della
PIETRA DI MEZZO, periodo di passaggio durante il
quale l’uomo affina le proprie tecniche di lavorazione
della pietra producendo, tra l’altro, vari MICROLÌTI,
piccole e sempre più efficaci pietre da taglio.

Il Mesolitico
(c.a. 8.000 –
c.a. 6.000 a.C.)
Dal greco NÈOS (nuovo) e LÌTHOS, è l’età della
PIETRA NUOVA, cioè della pietra perfettamente
levigata, indizio delle tecniche di lavorazione sempre
più raffinate e progredite (pietra levigata e lucidata e
inizio della produzione ceramica).
Divenuto ormai stabilmente agricoltore, l’uomo del
Il Neolitico Neolitico sa già realizzare delle rudimentali capanne
(c.a. 6.000 – che, riunite insieme, formano anche i primi villaggi.
c.a. 4.000 a.C.)
Verso la fine del Paleolitico nasce l’arte rupestre, con le
prime figurazioni dipinte o incise su rocce.
Sono immagini di animali ed uomini in movimento che
servivano, probabilmente, come rito propiziatorio per la
caccia.
Le rappresentazioni sono molto realistiche e, nonostante la
forte stilizzazione, ancora oggi si possono riconoscere gli
Arte rupestre animali dipinti.
Oggi possiamo ammirare numerose testimonianze ad
Altamira (Spagna), a Chauvet e Lescaux (Francia), ad Alta
(Norvegia), sul Massiccio del Tibesti (Ciad), in Val Camonica
(Lombardia) ed anche sul Monte Pellegrino (Sicilia, Palermo,
Grotta dell’Addaura).
Le immagini di animali, ma anche di figure umane, sono il soggetto più frequente delle
pitture rupestri.
La funzione di queste rappresentazioni era probabilmente di tipo magico e propiziatorio:
disegnare una scena di caccia significava portare fortuna ai cacciatori.
Ma nelle scene che coinvolgono solo gli animali è possibile che la funzione sia
semplicemente ARTISTICA: cioè quella di catturare col colore la realtà circostante.
La forma più elementare di pittura preistorica è costituita dalle
impronte delle mani ottenute imprimendo la mano immersa
nel colore o, ancora, spruzzandolo con una cannuccia.
Non si sa quale sia la funzione delle impronte (quasi sempre
della mano sinistra).
Gran parte delle impronte appartiene a donne: anulare ed
indice hanno la stessa misura (negli uomini l’anulare è in media
leggermente più lungo).
Arte rupestre

Cueva de las Manos - Argentina


NERO: Ricavato dal carbone e dalla fuliggine ottenute dalla
combustione della legna.

MARRONE: Ottenuto da minerali ricchi di manganese, un metallo


che tende a scurirsi se esposto all’aria.
ROSSO: Realizzato sull’ocra rossa, una terra derivante dall’ematite,
Colori e pietra ricca di ferro.

tecniche di GIALLO: Realizzato sull’ocra gialla, una terra derivante dalla limonite.

pittura
BIANCO: Ottenuto dalle terre argillose macinate.
CON LE MANI: Veniva spalmato il colore sulla parete con le
dita dopo averlo mischiato con sostanze fluide come grasso
o sangue animale, saliva o acqua, oppure usavano
direttamente un pezzo di minerale strisciandolo sulla roccia.

CON PENNELLI: veniva distribuito il colore sula roccia


Colori e usando ciuffi di pelliccia animale o rametti con la punta
tecniche di sfilacciata.

pittura
CON LA BOCCA: Questa tecnica veniva usata soprattutto
per dipingere le mani in negativo. Consisteva nel mischiare in
bocca il colore con la saliva e spruzzarlo direttamente sulla
pietra.
Le grotte di Lascaux, definite la «Cappella Sistina della
preistoria», furono scoperte nel 1940 a Dordogna, in
Grotte di Francia e sono universalmente riconosciute come il più
Lascaux alto esempio di pittura preistorica giunto ai nostri giorni.
Nel 1979 furono inserite nell’elenco dei Patrimoni
dell’Umanità dell’UNESCO.
Risalenti al Paleolitico superiore e realizzate in un arco di
tempo stimato tra il 13.000 ed il 15.000 a.C., le pitture
Grotte di rupestri rappresentavano principalmente animali (dai
Lascaux buoi ai cavalli, dai bisonti agli stambecchi) alcuni dei
quali oggi estinti.
La tecnica di rappresentazione è quella della pittura stesa
direttamente sulla roccia, senza preparazione ad
intonaco (per cui è sbagliato definire queste pitture
Grotte di «affreschi»).
Lascaux La roccia calcarea e l’ambiente umido riuscivano a far
penetrare in profondità il pigmento colorato.
Il cosiddetto «cavallo cinese» di Lascaux (15.000 a.C.) è
tracciato con una spessa linea di contorno, fatta con il
carbone nero.
Alcune frecce raggiungono il cavallo sul dorso.
L’animale è rappresentato in movimento, come si può edere
dalla posizione delle zampe.
La criniera è rappresentata in modo realistico: è infatti dipinta
con un colore nero sfumato, per imitare la criniera.
Il «cavallo
cinese» di
Lascaux
Nel Paleolitico le figure umane sono molto rare: l’unica
eccezione sono le figure della cosiddetta «Venere» (o «Grande
madre»).
Non si tratta di rappresentazioni realistiche, ma di amuleti
volutamente deformati per propiziare la fertilità femminile e,
se sepolte nei campi, anche quella della terra (per questo
motivo, molte Veneri sono appuntite).
Sono alte 10-15 cm e sono realizzate in pietra, osso, avorio o
Le «Veneri» steatite.
Una delle più note è la «Venere» di
Willendorf, una scultura calcarea
propiziatrice di fecondità nella quale gli
attributi femminili sono accentuati in
maniera esagerata, mentre testa, piedi
e braccia sono soltanto abbozzati.
La «Venere» di E’ stata trovata in Austria ed è
Willendorf conservata al Museo di Storia naturale
di Vienna.
E’ alta 11 cm ed è databile fra il 40.000
ed il 15.000 a.C.
Non troviamo tracce di architettura preistorica almeno
fino al periodo mesolitico (c.a. 6.000 a.C.), quando
l’uomo, scoperti l’agricoltura e l’allevamento, conquista
la sedentarietà, consistente nell’abitare stabilmente in
un determinato territorio, preferibilmente pianeggiante
ed irriguo (cioè attraversato da fiumi o corsi d’acqua).
Architetture
per abitare
Nel periodo paleolitico l’uomo è esclusivamente
cacciatore, non ha una fissa dimora e segue la selvaggina
nei suoi spostamenti migratori.
Per ripararsi alla meglio dalle intemperie e dagli animali
feroci si rifugia pertanto nelle grotte e nelle caverne
naturali, allo stesso modo di molti animali.

Testimonianze
di architettura

Le grotte rupestri di Pantalica


Ben presto, però, grazie alla sua intelligenza, organizza
in modo diversificato gli spazi all’interno della caverna,
dedicando alla veglia e all’uso del fuoco quelli più vicini
all’entrata e al riposo, alle ritualità e alle sepolture quelli
più interni e protetti.
Ma se in montagna è facile trovare caverne e anfratti
Testimonianze naturali nei quali ripararsi, in pianura diventa quasi
impossibile: l’uomo comincia allora, per la prima volta, a
di architettura trovarsi nella necessità di costruire, cioè di “fare
architettura”.
Inizialmente scava caverne artificiali, profonde fosse,
rivestite con corteccia d’albero, pavimentate in terra
battuta e ricoperte alla meglio con frasche, stuoie e pelli
di animale.
Nelle regioni più calde, invece, egli fa ricorso alle
cosiddette camere ipogee, dal greco HYPÒ (sotto) e
GHÈ (terra), cioè a veri e propri pozzi, accessibili
mediante rudimentali scale in legno, in fondo ai quali la
temperatura risultava molto inferiore a quella, spesso
insopportabile, dell’esterno.

Architetture
per abitare
È sempre in epoca mesolitica che compaiono anche le
prime capanne costruite completamente fuori terra.
Da principio sono coniche, sul tipo delle tende usate, fino
alla seconda metà dell’Ottocento, dai Nativi d’America.
Esternamente vengono ricoperte con pelli o frasche, a
loro volta impermeabilizzate con fango, argilla o
escrementi di erbivori.
Architetture
per abitare
A seconda delle zone, delle caratteristiche ambientali e
del grado di evoluzione delle popolazioni si hanno, in
seguito, anche strutture edilizie più complesse (ad
esempio capanne con pareti verticali a pianta quadrata,
o ancora più articolata) fino ad arrivare –in epoca
neolitica – alle palafitte (costruzioni realizzate su una
serie di pali conficcati nel fondo melmoso di laghi, fiumi
Architetture o paludi, nei pressi della riva).
per abitare
Le palafitte sono solitamente riunite in villaggi ei quali
possono convivere anche molte famiglie, al fine di
organizzarsi meglio nelle attività produttive e di meglio
difendersi anche dalle tribù vicine.
Simili alle palafitte, infine, sono le terramare, costituite
da capanne sempre sopraelevate, ma poste sulla
terraferma e diffuse soprattutto nella Pianura Padana,
Le palafitte tra il XV e il XII secolo a.C.
A partire dal V millennio a.C. l’intero
continente europeo è interessato dalla
diffusione di oltre ventimila insediamenti
megalitici.
Questi, a seconda dei casi e delle
regioni(dal Portogallo alla Bretagna, fino
alla Scandinavia e alla Crimea), possono
Le costruzioni essere ora isolati, ora riuniti in gruppi,
megalitiche ora disposti secondo vari allineamenti.
In genere sono costituiti da gigantesche
pietre, opportunamente sagomate e
disposte con finalità e funzioni che he
spesso rimangono ancora abbastanza
misteriose.
La più semplice di queste strutture è il menhìr.
Esso consiste in un monolìte (dal greco MÒNOS, solo,
unico, e LÌTHOS, pietra), cioè in un enorme blocco di
pietra conficcato al suolo e sagomato in modo da
assumere una forma abbastanza aguzza e slanciata.
Di dimensioni variabili (da circa un metro a oltre venti), i
IL MENHÌR menhir sono spesso collocati in lunghe file,
determinando suggestivi allineamenti lunghi anche
qualche km.
Più complessa è la struttura del Dolmen il cui nome significa
letteralmente «tavola di pietra».
I dolmen, infatti, sono costruzioni megalitiche costituite da
due o più elementi monolitici verticali aventi funzione di vere e
proprie pareti sulle quali viene appoggiato orizzontalmente un
enorme lastrone di pietra (la tavola, appunto).
In tal modo si delimita un’area coperta probabilmente dedicata
IL DOLMEN a riti magici o a sepolture collettive.
Il sistema costruttivo dei Dolmen è detto TRILITICO, ed è il
sistema statico più semplice da realizzare.
Nel sistema trilitico le due pietre verticali (dette MONTANTI)
non possono essere molto distanti fra loro, altrimenti la pietra
orizzontale (detta ARCHITRAVE) dovrebbe essere troppo
lungo e rischierebbe di spaccarsi.
Questa è la limitazione di questa tecnica.
IL DOLMEN
I cromlech sono invece grandi costruzioni megalitiche a
pianta circolare.
Diffusi in Svezia, Danimarca, nelle regioni atlantiche della
Francia e soprattutto in Gran Bretagna, essi consistono in
una serie di monoliti sagomati a parallelepipedo o a tronco di
piramide che vengono conficcati al suolo in cerchio, in modo
da circoscrivere degli spazi probabilmente riservati a riunioni
magiche o a cerimonie di culto (dedicate al culto del Sole).
I CROMLECH
Il cromlech più famoso e meglio conservato (anche se i
restauri che ha subìto nel corso degli anni ne hanno forse
compromesso l’aspetto originario) è quello di
Stonehenge, presso Salisbury.
Sorto a partire dal 1800 a.C. circa e ampliato intorno al
1500 a.C., esso consiste in un doppio recinto di menhir
verticali a loro volta sormontati da architravi, anch’essi
I CROMLECH monolitici, disposti a formare una sorta di duplice,
gigantesco cerchio.
Alcuni dei monoliti verticali del circolo esterno si stima
che possano pesare una cinquantina di tonnellate,
mentre gli architravi che li collegano arrivano a pesarne
quasi sette.
All’interno del cromlech, infine, si innalzano cinque
dolmen disposti a «U»
STONEHENGE
La costruzione di menhir, dolmen e cromlech costituisce,
date le scarsissime conoscenze tecniche del tempo, uno
sforzo collettivo veramente grandioso.
Per sagomare, muovere e sovrapporre pietre di tali
dimensioni, infatti, deve essere stata impiegata una
LA manodopera enorme, necessariamente, veniva sottratta
COSTRUZIONE ad altre attività vitali quali, ad esempio, la difesa o la
coltivazione della terra.
Tutto questo dà l’esatta misura dell’enorme importanza
simbolica e rituale che a tali costruzioni veniva attribuita
dall’uomo preistorico, anche se le loro esatte finalità non
appaiono ancora del tutto chiare.
STONEHENGE
Attenzione a parte, infine, meritano i nuraghi, la cui
diffusione è però limitata alla sola Sardegna.
Si tratta di costruzioni megalitiche di forma tronco-conica
aventi un unico ingresso, posto solitamente a Est o a Sud.
All’interno, a seconda delle dimensioni e della disposizione,
possono esservi anche diversi locali, collocati su uno o più
piani e collegati mediante scale di legno o gradini ricavati
I NURAGHI nelle spesse murature.
Varie sono anche le funzioni alle quali i nuraghi vengono
adibiti fin dal XVII secolo a.C.
Si va da quelle rituali a quelle difensive, ma anche di
riunione, di deposito e forse, in certi periodi, di
abitazione, arrivando a costituire veri e propri villaggi
fortificati.
Gli enormi massi squadrati che compongono questi
I NURAGHI massicci torrioni sono sovrapposti in modo
progressivamente aggettante (cioè sporgente) verso
l’interno, al fine di formare una specie di finta cupola.

Potrebbero piacerti anche