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e la Cultura di Stentinello
Una straordinaria rivoluzione, a partire dal VII millennio a.C., ben ottomila anni fa, segna
il passaggio a quella fase della storia dell’uomo che prende il nome di neolitico:
l’introduzione dell’agricoltura ha trasformato i gruppi umani da cacciatori/raccoglitori in
coltivatori, dando origine ai primi insediamenti stabili. Si inizia a lavorare l’argilla,
realizzando le prime forme ceramiche in funzione delle diverse necessità, mentre si
diffondono la filatura e tessitura.
Con la cultura di Stentinello ha inizio una complessa articolazione della Preistoria
siciliana scandita, attraverso la storia della ceramica, dall’archeologo Luigi Bernabò
Brea che ha assegnato a ciascuna fase il nome di un sito archeologico.
La cultura di Stentinello prende nome dal villaggio scoperto da Paolo Orsi a nord di
Siracusa. Le tracce di questa cultura si estendono rapidamente in altre parti dell’isola, con
una particolare concentrazione sulle fertili pendici dell’Etna. Nelle vetrine potete vedere
interessanti reperti provenienti anche dagli insediamenti costieri di Matrensa,
Megara Hyblaea e Ognina.
Questi villaggi erano contraddistinti da ampi fossati difensiviscavati nella roccia, ma non
sappiamo molto della loro organizzazione: solo a Stentinello è stata rintracciata
una capanna rettangolare intagliata nella roccia. Da questo villaggio provengono dal
alcune statuine di terracotta, che mostrano la grande abilità dell’artigiano nella
modellazione dell’argilla e nella resa dei particolari anatomici. Queste figurine fittili, in cui
ad esempio riconosciamo un cane e dei bovidi, ci aiutano a ricostruire il mondo dell’Uomo
neolitico, scandito dai cicli agrari e dominato da entità divine femminili.
Di cosa viveva quest’Uomo della Cultura di Stentinello? Le tracce rinvenute dagli
archeologi hanno dimostrato che raccoglieva semi e frutti spontanei, ma era anche dedito
alla pesca e alla caccia al cervo e al cinghiale.
La ceramica che l’Uomo di Stentinello produceva era modellata a mano e decorata a
stampo, attraverso alcuni punzoni, oppure con una decorazione incisa, riempita da pasta
bianca.
Lo sapete che, in questa fase, alcuni gruppi umani tentano di “umanizzare” le forme
ceramiche con l’inserimento di rappresentazioni del volto umano, con i dettagli degli occhi
e del naso? Lo attestano alcuni frammenti rinvenuti nel villaggio neolitico di Trefontane a
Paternò, vicino Catania.
Quest’usanza, riscontrata presso alcuni gruppi neolitici di Sicilia e nella penisola italiana,
potrebbe ricondursi, secondo gli studiosi, a una credenza secondo la quale il vaso
diventava il riparo dell’anima del defunto, ad esempio di bambini o di individui deceduti in
circostanza particolari.