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MATERIALI PER RICERCA NEVE

Anche nella più remota preistoria la Liguria aveva le stesse caratteristiche che la
contraddistinguono anche ai nostri giorni: il clima relativamente mite (anche durante le frequenti
glaciazioni) e l'abbondanza di ripari naturali (le grotte ed i ripari sottoroccia) la rendevano
particolarmente adatta ad ospitare insediamenti prima di animali e, successivamente, dell'uomo.
Le frequentazioni umane sono documentate ampiamente da resti organici (parti di scheletro) e da
industria litica presenti soprattutto nelle grotte ma anche in (rari) siti all'aperto.
Paleolitico inferiore (da oltre 2.000.000 a 130.000 anni fa)
Sull'altopiano delle Manie e nella Caverna delle Fate (entrambe località del Finalese) sono stati
reperiti attrezzi in pietra scheggiata risalenti ad oltre 300.000 anni fa. Resti ossei di 180.000 e 150.000
anni fa sono stati recuperati nella Caverna del Principe (Balzi Rossi di Ventimiglia). L'Homo erectus
aveva quindi imparato a vivere in comunità, che costruivano accampamenti la cui esistenza è
attestata dalla presenza di buche per i pali di sostegno delle capanne ovali (dai 10 ai 15 metri di
lunghezza), dai resti di focolari, da pietre scheggiate e dai relativi scarti e da grandi blocchi di pietra:
gli accampamenti erano sempre temporanei e venivano abbandonati per raggiungere altri territori di
caccia.
Paleolitico medio (da 130.000 a 38.000 anni fa)
L'Homo erectus viene gradualmente sostituito dall'Homo sapiens: è questa l'epoca dell'Homo
sapiens neanderthalensis, la cui presenza è attestata da resti umani ritrovati nella citata Caverna
delle Fate e da migliaia di strumenti litici disseminati in tutti i siti presenti in Liguria. Con l'uomo di
Neandertal, che tuttavia non viene considerato un nostro diretto progenitore, si afferma anche un
primo rozzo culto dei morti, che non sono più lasciati alla mercé degli animali e degli elementi, ma
vengono invece sepolti.
Paleolitico superiore (da 38.000 a 10.000 anni fa)
E' questa l'epoca dell'Homo sapiens sapiens, dal quale discendiamo. Arrivato presumibilmente
dall'Africa, ha convissuto per alcune migliaia di anni con l'uomo di Neandertal, del quale ha
probabilmente determinato l'estinzione. La caccia e la raccolta costituiscono ancora le fonti di
sostentamento, ma gli attrezzi sono più raffinati e alla pietra si affianca l'osso.VENERE DEI BALZI
ROSSI PIETRA CALCAREA Il culto dei morti e la religiosità sono attestati da sepolture sofisticate.
La Liguria è particolarmente ricca di testimonianze di ogni specie per la presenza di grotte, caverne
e ripari sottoroccia, che costituiscono un riparo adeguato e, soprattutto, a buon
mercato.....INCISIONE RUPESTRE CAVALLO GROTTA DEL CAVIGLIONE
Mesolitico (da 10.000 a 8.000 anni fa)
Finisce l'era glaciale ed il clima è analogo a quello attuale: il mare si assesta e le coste raggiungono
la fisionomia odierna nonostante numerose espansioni delle acque. L'uomo comincia ad
abbandonare le caverne per vivere all'aperto e inizia a colonizzare il territorio.

LA FAUNA
L'uomo convisse sia con animali dell'era glaciale (mammut, rinoceronte lanoso, bue muschiato,
cavallo selvatico, renna, lepre variabile, pernice bianca e orso delle caverne) sia con specie diffuse
nei periodi interglaciali (elefante delle foreste, cinghiale, cervo). La fine dell'ultima Glaciazione e lo
sviluppo della foresta portarono al progressivo declino della tipica fauna dell'epoca glaciale: il
mammut e il rinoceronte lanoso si estinsero completamente; la marmotta, la lepre variabile e la
pernice bianca scomparvero dall'Altopiano, mentre il cavallo selvatico si fece raro. La renna, dopo la
massima diffusione verso il 17'000 a.C., si estinse attorno al 9000 a.C.

Le prede più frequenti dell'uomo del Mesolitico erano il cervo, l'alce, il capriolo, il cinghiale, l'uro,
l'orso bruno, il lupo, la volpe, la martora e il gatto selvatico. Il cervo, che riuscì rapidamente a
diffondersi nelle aree boschive, divenne il principale bottino di caccia nelle varie epoche postglaciali
e tale rimase, seppure in proporzioni sempre minori per molto tempo.
ALIMENTAZIONE
L'uomo iniziò a macinare cereali decine di migliaia d'anni prima che nascesse l'agricoltura. Tracce
ne sono state trovate su pietre destinate a quest'uso rinvenute al Riparo Bombrini, nell'area
archeologica dei Balzi Rossi a Ventimiglia.
L’Homo Sapiens del Paleolitico si nutriva non solo in prevalenza di cacciagione (come ritenuto fino
a poco tempo fa) ma anche i vegetali costituivano una parte importante della sua alimentazione, in
particolare i carboidrati complessi sotto forma di farina.
Infatti sono stati ritrovati una macina e di un macinello in pietra usati per produrre la più antica
farina della storia risalente a 30 mila anni fa , molto prima dell’invenzione dell’agricoltura,
utilizzando vegetali selvatici, in particolare i rizomi, cioè le radici, di piante palustri.
Homo sapiens che già conosceva ed era in grado di trattare le piante più opportune per la sua
alimentazione. Essa era infatti a base di carne magra, frutta, verdura, semi (mandorle, noci,
nocciole) carboidrati senza glutine e ben si adattava ad una vita fatta di tantissimo movimento.
GLI UOMINI DELL’ ARMA
A pochi passi dal confine con il Piemonte, si apre un antico rifugio naturale, dalla curiosa
forma a capanna, quasi a ricordare una gigantesca tenda, l’ ARMA VEIRANA .Il termine
“arma”in dialetto ligure significa ampio riparo sottoroccia
Bisogna dunque immaginare di risalire la Val Neva,attraversare i suoi boschi, ascoltare le
sue acque e alzare gli occhi al suo cielo, fino poi a raggiungere l’imponente e solitario
sperone bianco, alla cui base si apre la grotta e il suo “libro” di terra.
Ed ecco che allora quasi per miracolo, le storie più nascoste e profonde( tra i 10 e i 30.000
anni da oggi) , torneranno alla luce,raccontandoci di quando i signori di queste terre erano
uomini dalla fronte sfuggente, dal naso largo e dalla corporatura forte e compatta, ma ignari
di dover lasciare tutto questo, un giorno, a nuove e più aggressive genti venute dall’Africa, a
uomini alti e dalla pelle più scura della loro, insomma, a noi.

Ricostruzione virtuale della sezione della grotta Arma Veirana

Ora l’ orso usava la grotta come rifugio quando i cacciatori-raccoglitori non erano presenti.
Gli uomini, infatti, solo se necessario, risalivano la Val Neva e qui bivaccavano;
I resti di questo animale, infatti, sono venuti in luce soprattutto in corrispondenza dei livelli
quasi privi di testimonianze umane.
Tracce di focolari e residui della preparazione di frecce sono le testimonianze riferibili a
questa fase; i manufatti sono ora confezionati in materie prime che provengono anche da
distanze considerevoli, come la Francia o le Marche, e sono per lo più caratterizzati da
piccole punte che servivano per armare le aste in legno usate per la caccia o le frecce per
l’arco. Qualche raro grattatoio ci racconta anche della lavorazione delle pelli. Tra gli animali
più cacciati si segnala sempre il cervo,oltre a resti di stambecco e di cinghiale. Alcune
conchiglie marine forate testimoniano invece come questi cacciatori-raccoglitori amassero
decorarsi con collane e pendenti.
Nella grotta nell’entroterra di Albenga, in provincia di Savona, un gruppo internazionale di
ricercatori ha scoperto la più antica sepoltura di una neonata mai documentata in Europa. La
piccola bambina – che gli studiosi hanno soprannominato “Neve” – è vissuta circa 10.000
anni fa, durante la prima fase del Mesolitico, un periodo che ha segnato probabilmente
grandi cambiamenti sociali nelle popolazioni umane, legati agli adattamenti dovuti alla fine
dell’ultima era glaciale. Insieme ai resti della neonata è stato ritrovato un corredo formato da
oltre 60 perline in conchiglie forate, quattro ciondoli, sempre forati, ricavati da frammenti di
bivalvi, e un artiglio di gufo reale.
Lo studio delle gemme dentarie della piccola ha rivelato che la madre di Neve si nutriva
seguendo una dieta a base di prodotti derivanti da risorse terrestri (come ad esempio
animali cacciati) e non marine (come la pesca o la raccolta di molluschi).
Anche lo studio degli ornamenti che componevano il corredo funerario ha rivelato
informazioni rilevanti. Sono state ritrovate più di 60 perline lavorate a partire da conchiglie,
che erano probabilmente cucite su un abitino o un fagotto in pelle: elementi che indicano
una particolare cura e attenzione rivolta alla sepoltura. Diversi di questi ornamenti, inoltre,
mostrano un’usura che testimonia come fossero stati prima indossati per lungo tempo dai
membri del gruppo e solo successivamente fossero poi stati impiegati per adornare la
veste della neonata.È interessante notare che i gasteropodi presentino tracce d'uso prolungato,
come se fossero stati staccati da abiti di altre persone del gruppo (forse i genitori), e poi
ricuciti addosso all’abito della neonata. È stata trovata anche una sorta di collana con
quattro pendenti composti da frammenti di un bivalve chiamato Glycymeris glycymeris.
Abbiamo poi osservato la presenza di ocra rossa e di una lama in selce – che potrebbe
addirittura essere stata usata per tagliare il cordone ombelicale alla nascita – trovata
accanto al cranio della piccola.
Relativamente alle pietre scheggiate,si nota che, se nell’età del Paleolitico le pietre
apparivano rudimentali nella loro fattezza perché essenzialmente usate per tagliare e
scuoiare, nel periodo del Mesolitico esse vengono levigate e affinate perché utilizzate
anche come arnesi per la caccia e la difesa dagli animali.
Infine, un elemento interessante che possiamo associare con un certo grado di probabilità
alla sepoltura, è la falange terminale di un gufo reale. Questo artiglio di rapace ha
probabilmente un significato totemico legato alla singola persona o al gruppo. D’altronde,
l’offerta di frammenti di origine animale di vario tipo è una pratica osservata anche in altri
contesti sepolcrali della Liguria. Nella Caverna delle Arene Candide, gli inumati sono stati
deposti insieme a un ricco corredo costituito anche da reperti provenienti da uccelli o
piccoli mammiferi. Si tratta di un rito riconducibile ad una cultura precedente che, a quanto
pare, si è mantenuto ancora tempo dopo. D’altronde, grazie all’analisi del genoma, abbiamo
appurato che Neve discendeva da un gruppo di persone che abitava quest’area fin dal
Paleolitico, e quindi ben prima dell’arrivo in Liguria delle comunità neolitiche a partire dal
6000 a.C.”.
CURIOSITA’
L’idea del marsupio porta bebè, una delle soluzioni più comode e alla moda per portare in
giro i più piccoli ed avere le mani sempre libere, è molto (ma molto) più vecchia di quanto si
possa pensare. Nella storia, il suo uso risalirebbe ad almeno 10.000 anni fa, visto che già nel
Mesolitico – il periodo intermedio dell’Età della pietra, che va dal 10.000 all’8.000 a.C. – sono
state inaspettatamente scoperte alcune evidenze della sua esistenza. A rivelarlo, in un
articolo scientifico recentemente pubblicato sul Journal of Archaeological Method and
Theory, è un team di ricerca internazionale che, nell’ambito delle analisi degli ornamenti
trovati nel sito di sepoltura della neonata mesolitica soprannominata Neve, ha fornito
importanti informazioni circa l’uso del marsupio per bambini nella preistoria.
Questa scoperta permette di indagare un eccezionale rito funerario della prima fase del
Mesolitico, un’epoca di cui sono note poche sepolture, e testimonia come tutti i membri
della comunità, anche piccole neonate, erano riconosciuti come persone a pieno titolo e
godevano in apparenza di un trattamento egualitario
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