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Il periodo riguardante la Sardegna prenuragica comprende quella parte della storia della Sardegna che
precede la civiltà nuragica.
Nell'arco temporale che va dal VI millennio a.C. alla fine del III millennio a.C. si svilupparono sull'Isola
diverse culture il cui aspetto peculiare fu la continuità: questa loro continuità caratterizzerà gli sviluppi
culturali del Neolitico e dell'Eneolitico sardo.[1]
Durante la nascita e l'espansione del commercio dell'ossidiana le genti isolane risultano ben inserite nella
fitta rete dei contatti tra i popoli delle regioni costiere mediterranee; grazie all'insularità e a filtrati apporti
culturali esterni, mantennero tuttavia forti elementi di tradizione, seguendo un'evoluzione graduale.[1] I
traffici marittimi ebbero inizio probabilmente a partire dal Mesolitico, come testimoniano alcuni ritrovamenti
in contesti liguri, e si intensificarono con l'avvento del Neolitico quando la sua diffusione toccò l'apice
andando a raggiungere l'Italia centro-settentrionale, la Provenza e la Francia meridionale.[2]
Sempre in quell'arco temporale il vasto fenomeno culturale del megalitismo, che dall'Atlantico raggiunse il
bacino del Mediterraneo occidentale, investe in pieno le culture isolane lasciando sul territorio un gran
numero di vestigia senza eguali.[3] Questo fenomeno sfocerà - dopo millenarie evoluzioni - nella Civiltà
nuragica.[1]
Indice
Primi abitanti
Il Neolitico
Il commercio dell'ossidiana
Il fenomeno del megalitismo
Cronologia
Le diverse culture prenuragiche
Neolitico antico
Cultura di Su Carroppu
Cultura della Grotta Verde
Cultura di Filiestru
Neolitico medio
Cultura di Bonu Ighinu
Neolitico recente
Cultura di San Ciriaco
Cultura di Arzachena
Neolitico finale
Cultura di Ozieri
Età del rame
Cultura di Sub-Ozieri
Cultura di Abealzu-Filigosa
Cultura di Monte Claro
Cultura del Vaso Campaniforme
Età del bronzo
Verso la civiltà nuragica
Cultura di Bonnanaro
Cultura Sub-Bonnanaro
Primi abitanti
Lo stesso argomento in dettaglio: Sardegna preistorica.
Nel periodo dell'ultima glaciazione il livello dei mari era più basso di 130 metri: in quell'epoca la Sardegna
e la Corsica formavano un'unica grande isola, separata dalla Toscana da uno stretto braccio di mare dove
era possibile la navigazione a vista.
I resti più antichi riconducibili alla colonizzazione dell'Homo sapiens risalgono al Paleolitico superiore e al
Mesolitico. Le loro tracce sono state rinvenute sia nella Sardegna centrale (Grotta Corbeddu di Oliena) che
nella Sardegna settentrionale (Grotta di Su Coloru di Laerru)[6].
Il più antico scheletro umano completo rinvenuto in Sardegna risale al periodo di transizione tra il
mesolitico e il neolitico. Ribattezzato "Amsicora", venne ritrovato nel 2011 a "Su Pistoccu" , nella marina
di Arbus, a pochi metri dalla battigia della Costa Verde, nel sud-ovest della Sardegna. La zona è stata
oggetto di scavi più volte in passato e ha riportato alla luce altri importanti reperti.
Il Neolitico
Lo stesso argomento in dettaglio: Neolitico in Italia.
A partire dal VI millennio a.C. la rivoluzione neolitica si allargò al Mediterraneo occidentale e raggiunse
l'Isola. Intorno a quel periodo si svilupparono processi sociali e produttivi legati all'agricoltura,
all'allevamento stanziale del bestiame, alla nascita di villaggi stabili, all'aggregazione familiare di tipo
clanico all'interno di gruppi tribali. In quel contesto si svilupparono le tecnologie della pietra levigata, della
ceramica e di altri manufatti, oltre che la costruzione delle prime imbarcazioni negli insediamenti costieri.
Agli inizi del Neolitico nuove popolazioni si spinsero sull'Isola dall'Europa continentale trovandovi pianure
adatte allo sviluppo dell'agricoltura e dell'allevamento, foreste ricche di selvaggina e vasti giacimenti di
ossidiana, una roccia vitrea, nera e lucente di origine vulcanica.
Il commercio dell'ossidiana
Cronologia
Neolitico antico
Lo stesso argomento in dettaglio: Cultura della ceramica
cardiale.
Sono piccoli gruppi che si dedicano alla pesca, alla caccia e alla
Esempio di vaso con decorazione
raccolta e all'estrazione e al commercio dell'ossidiana, il prezioso
cardiale. Museo della preistoria di
vetro vulcanico abbondante nei giacimenti del monte Arci. La
Valencia.
produzione ceramica di quel periodo, per la decorazione e l'aspetto
delle forme dei vasi, viene chiamata cardiale, in quanto veniva
decorata tramite impressione sull'argilla fresca utilizzando il bordo
esterno del cardium edule (ora chiamato Cerastoderma edule), un tipo di conchiglia marina.
Cultura di Su Carroppu
Lo stesso argomento in dettaglio: Cultura di Su Carroppu.
La cultura di Su Carroppu rappresenta la fase più antica del Neolitico in Sardegna (VI - V millennio a.C.).
A partire dal 1968, nelle campagne di scavi portate avanti dagli archeologi Enrico Atzeni e Gérard Bailloud
in un riparo sotto roccia sulle colline calcaree in territorio di Sirri (Carbonia) chiamato Su Carroppu,
vennero rinvenute, in strati archeologici inviolati, ceramiche ad impasto grossolano di colore nerogrigio,
riferite a ciotole a calotta, olle globoidi e pentole con anse, a maniglia orizzontale oppure con bugne forate,
decorate con singolari motivi geometrici di tipo cardiale, insieme a strumenti litici di forma geometrica come
bulini e raschiatoi fabbricati con ossidiana proveniente dal Monte Arci.[10]
Fu rinvenuta inoltre la presenza di resti di antichi pasti, con il rinvenimento di ossa di animali come il cervo,
il prolago sardo, il cinghiale, documentando così una economia basata sull'allevamento, la caccia, la pesca.
La presenza di due scheletri umani, insieme ad oggetti di ornamento costituiti da conchiglie, secondo i
ricercatori testimoniano usanze di sepolture in grotta. questa cultura e da collocarsi dal fine mesolitico al
inizio neolitico antico.
La cultura della Grotta Verde prende il nome da una grotta localizzata a capo Caccia nelle vicinanze di
Alghero dove, nel 1979, sono stati fatti dei ritrovamenti oggi esposti al Museo Sanna di Sassari. Viene fatta
risalire alla seconda fase del Neolitico antico intorno alla metà del V millennio a.C..[10]
Questa cultura era presente nella parte nord occidentale della Sardegna ed era caratterizzata per la
produzione di una varietà di ceramiche di tecnica molto raffinata, incise con poche decorazioni di tipo
cardiale mentre abbondavano decorazioni definite "strumentali", ossia ottenute tramite un utensile
dentato.[10]
Su un vaso rinvenuto nella omonima grotta, delle particolari anse sono state rappresentate come delle
piccole teste umane con naso, occhi e bocca riprodotti in maniera stilizzata, probabilmente con funzione
magica. Secondo l'archeologo Giovanni Lilliu, quel vaso rappresenterebbe la prima raffigurazione
antropomorfa della preistoria sarda.
Su una parete all'interno della grotta sono stati inoltre rinvenuti dei particolari graffiti, altra singolare
testimonianza di quelle genti.
Cultura di Filiestru
Lo stesso argomento in dettaglio: Cultura di Filiestru.
Ne 1971 il prete speleologo Renato Loria scoprì nel territorio di Mara, tra Villanova Monteleone e Bosa, un
anfratto di circa sessanta metri quadri, la grotta di Filiestru, dove furono fatti ritrovamenti risalenti al
Neolitico antico.
La grotta fu successivamente indagata dagli archeologi V.R Switsur e David H. Trump i quali analizzando
un deposito archeologico dello spessore di tre metri e mezzo, scoprirono un susseguirsi di varie culture che
abbracciavano in arco temporale molto lungo, da quella più antica, di tipo cardiale, a quella più recente già
in epoca nuragica (cultura Sa Turricola).[12]
Quella più antica è stata datata alla fine del V millennio a.C.; i reperti mostrano una cultura evoluta
composta da genti dedite all'agricoltura, all'allevamento, alla caccia e alla pesca. Viene notata inoltre la
quasi totale scomparsa delle precedenti forme di decorazione vascolare mentre compaiono gli anelloni in
pietra verde che trovano riscontri in Corsica e nella penisola italiana: questi ritrovamenti inducono gli
studiosi a sostenere che durante quel periodo le popolazioni sarde intrecciarono stretti rapporti commerciali
con le comunità neolitiche mediterranee coinvolte nel commercio dell'ossidiana abitanti in Francia
meridionale, nella penisola iberica, in quella italiana e in Sicilia.[10]
Neolitico medio
Durante questo periodo (inizi del IV millennio) gli abitanti neolitici della Sardegna conoscono una elevata
crescita culturale ed economica. Questi cambiamenti si avvertono in particolar modo nella produzione
ceramica che si presenta più raffinata e di migliore fattura, mentre gli strumenti litici vengono rinvenuti in
numero maggiore.[10]
Aumenta il numero dei villaggi e si diffonde il culto della Dea Madre mediterranea, dea della fertilità
agraria e umana, le cui numerose raffigurazioni steatopigie rinvenute in questo periodo ne sono
testimonianza eloquente.[10]
La cultura di San Ciriaco (3400-3200 a.C.) caratterizza la parte finale del Neolitico medio e introduce a
quello recente. Viene considerata dagli archeologi come una cultura di raccordo tra quella di Bonu Ighinu e
quella di Ozieri ed è attualmente in fase di una esatta definizione.[10]
Prende il nome dalla chiesa di San Ciriaco di Terralba, comune in provincia di Oristano, nelle cui vicinanze
fu rinvenuto un villaggio preistorico ricco di testimonianze.
Secondo lo studioso Giovanni Ugas, durante questa fase vengono scavate le prime domus de janas[14] che
si diffonderanno in tutta l'isola, ad eccezione della Gallura[15].
Cultura di Arzachena
Lo stesso argomento in dettaglio: Cultura di Arzachena.
Le grandi tombe a circolo galluresi segnano l'esordio del megalitismo in Sardegna, fra i più antichi del
Mediterraneo occidentale[14]. I corredi funebri comprendono oggetti raffinatamente lavorati come coppette
in steatite, lame in selce, piccole accette triangolari in pietra dura levigata e grani di collana di steatite verde
a forma di piccole olive.
Neolitico finale
Datazione calibrata: 4000 a.C. - 3200 a.C.
Datazione tradizionale: 3200 a.C. - 2800 a.C.
Cultura di Ozieri
Lo stesso argomento in dettaglio: Cultura di Ozieri.
Cultura di Sub-Ozieri
La cultura di Sub-Ozieri (detta anche "Ozieri rosso"), datata fra il 2850 e il 2700 a.C., rappresenta la
continuazione, in particolare nell'area centro-meridionale dell'isola[17], della precedente fase del Neolitico
finale.
Cultura di Abealzu-Filigosa
Lo stesso argomento in dettaglio: Cultura di Abealzu-
Filigosa e Complesso prenuragico di Monte d'Accoddi.
Nelle sepolture sono frequenti le armi quali pugnali in rame[19] e asce a martello in pietra, ma anche punte di
freccia in ossidiana[20]. Soprattutto nella fase di Abelzu le forme vascolari ricordano quelle della cultura del
Rinaldone[18].
Fra le principali innovazioni si segnalano le tombe a forno individuali, apparse nel cagliaritano, e le grandi
muraglie megalitiche del centro-nord dell'isola come nel sito di Monte Baranta[15].
Utilizzavano grappe in piombo per riparare i vasi. Le ceramiche mostrano influssi orientali nel sud e della
cultura di Fontbouisse nel nord[22][23].
È una cultura di apporto esterno, diffusasi fra la fine del III e l'inizio
del II millennio a.C. (2100-1800 a.C.), le cui popolazioni vissero
mischiate con popoli di altre culture. Sono identificabili per le Vasi campaniformi e brassard dalla
manifatture vascolari e per i braccioli di pietra levigata (brassard) tomba di Marinaru (SS)
che indossavano per attutire il rinculo dell'arco.
Usano pugnali di rame, bracciali ed anelli e compaiono per la prima volta nell'isola oggetti in oro (collier
dalla tomba di Bingia e' Monti).
Questa cultura era diffusa principalmente lungo la costa occidentale e nelle zone di pianura adiacenti mentre
sono scarsi i ritrovamenti nella costa orientale concentrati prevalentemente nel dorgalese.
Della cultura del vaso campaniforme in Sardegna si possono riconoscere tre facies riconducibili a origini
geografiche e periodi differenti[24]:
Fra il 1800 e il 1600-1500 a.C., l'evoluzione delle civiltà Protonuraghe Albucciu, Arzachena
prenuragiche portò al periodo forse più affascinante della storia
sarda, dominato dalla civiltà nuragica. Tale civiltà ha disseminato in
tutto il territorio dell'Isola di testimonianze importanti, originali e suggestive: i nuraghi.
Cultura di Bonnanaro
Lo stesso argomento in dettaglio: Cultura di Bonnanaro.
Nel 1800 a.C. si sviluppa la cultura di Bonnanaro, regionalizzazione isolana della precedente cultura del
vaso campaniforme con delle influenze provenienti dalla cultura di Polada dell'Italia settentrionale[25].
Vengono eretti i primi pseudonuraghi e i protonuraghi, ma sono
poco numerosi rispetto al totale delle costruzioni. Questi
Protonuraghi sono costituiti da una base con corridoio e un vano
scala per accedere al terrazzo.
Si cura l'organizzazione del territorio, vengono costruiti migliaia di Nuraghi monotorre, centinaia di tombe
megalitiche, numerosi villaggi.
Le popolazioni si diffusero in tutta l'Isola, costruirono nuovi insediamenti, ma non abbandonarono i vecchi.
La vita di agricoltori e pastori è testimoniata dagli strumenti litici e ceramici pervenutici.
Nello stesso periodo la civiltà torreana, strettamente legata a quella nuragica, si diffonde nel sud della
Corsica mentre nelle isole Baleari si sviluppa la civiltà talaiotica.
A partire dalla prima età dei metalli il culto della grande Dea inizierà ad essere in parte soppiantato da
quello di una divinità maschile, bellicosa e irrequieta, come testimoniato anche dalle statue stele del
Sarcidano e del Mandrolisai rappresentanti guerrieri armati con pugnale[26].
Le necropoli ipogeiche
Domus de Janas
Lo stesso argomento in dettaglio: Domus de janas e Cultura di Ozieri.
Così come i nuraghi dell'Eta del bronzo hanno caratterizzato la civiltà nuragica, così le migliaia di tombe
ipogeiche conosciute come domus de janas hanno caratterizzato il periodo prenuragico. Le ricerche
archeologiche hanno evidenziato infatti come durante la cultura di Ozieri - il momento più elevato ed
unitario del periodo prenuragico - sull'Isola fiorì un'economia basata
su un'ulteriore espansione dell'agricoltura e dell'allevamento,
rilevando anche la centralità della Sardegna nello scambio di
importanti risorse naturali quali l'ossidiana nell'ambito del bacino
occidentale del Mediterraneo.[27]
Se ne contano con certezza 2500, in forme semplici oppure in raggruppamenti che contano fino a 24 vani,
spesso in planimetrie diverse del tipo a pianta cruciforme, a forma di T o a pianta centripeta, isolate oppure
aggregate in vaste necropoli che arrivano a contenere fino a 40 tombe, mentre numerosi sono i siti ancora
da scavare.[10]
Tombe in tafoni
Questi particolari ripari sotto roccia riguardavano sia cavità isolate che raggruppamenti di anfratti lungo le
pendici dei grandi ammassi granitici tutt'oggi peculiari ai paesaggi galluresi. Un insieme di tafoni contigui e
abitati assumevano talvolta l'aspetto di veri e propri insediamenti fortificati, difesi sia dalla loro ubicazione
naturale che da muraglie megalitiche di sbarramento alle vie d'accesso e da torri di avvistamento, come - per
esempio - il villaggio fortificato del sito di Monti Candela, in territorio di Arzachena dove è ancora visibile
una tomba dolmenica all'interno di un tafone, con annessa cista litica, oppure quello di monte Mazzolu con
muraglia di epoca nuragica. Nel tafone di monte Incappiddatu, sempre ad Arzachena, durante le ricerche
archeologiche effettuate nel 1959 sono state trovate ceramiche simili a quelle rinvenute nei circoli dolmenici
di Li Muri e Macciunitta, tipiche della cultura di Ozieri.[29]
Tombe a forno
Rinvenute in alcuni siti del cagliaritano ascrivibili alla cultura di Monte Claro, queste sepolture sono
caratterizzate da un pozzetto d'accesso e da un massimo di tre cellette "a forno" dove venivano deposti i
defunti[22][30].
Note
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URL consultato il 31 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2013).
2. Paolo Melis, Un approdo della costa di Castelsardo, fra età nuragica e romana (PDF), su
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3. ^ Mario Alinei, Origini del megalitismo europeo: un approccio archeo-etno-dialettologico
(PDF), su Quaderni di semantica, continuitas.org, 2008, p. 8. URL consultato il 23 novembre 2014.
4. ^ Julien Vandevenne, Le doigt sur l'homo sardaignus ?, su Archives du Quinzième jour du
mois, mensuel de l'Université de Liège., www2.ulg.ac.be, 2002. URL consultato il 25 novembre
2013 (archiviato dall'url originale il 18 settembre 2020).
5. ^ Barbara Wilkens, La falange della grotta di Nurighe presso Cheremule: revisione e nuove
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Archaeology, www.academia.edu, 2011. URL consultato il 25 novembre 2013.
6. ^ Paolo Melis-La Sardegna prenuragica (http://paolomelis.altervista.org/prenuragico.pdf)
7. Carlo Lugliè, La montagna della roccia nera (PDF), su sardegnacultura.it,
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8. ^ Piero Ceruleo, Le vie dell'Ossidiana dalle isole al continente: approvvigionamento,
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9. Giacomo Paglietti - All'origine del megalitismo nell'occidente mediterraneo:le tombe a
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dall'url originale il 9 novembre 2013).
13. ^ Ugas, p.12.
14. Ugas, p.14.
15. Brigaglia,Mastino,Ortu, p.9.
16. ^ Giovanni Lilliu: Prima dei nuraghi in La società in Sardegna nei secoli, pag. 9
17. ^ Anthroponet-Sub Ozieri (http://www.anthroponet.it/schede_subozieri.htm)
18. A cura di Manlio Brigaglia-Storia della Sardegna (1995) pg.43
19. ^ Maria Grazia Melis-L'Eneolitico antico medio ed evoluto in Sardegna (https://www.academi
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20. ^ Anthroponet-Cultura di Abelzu (http://www.anthroponet.it/schede_abealzu.htm)
21. ^ Foschi Nieddu, Alba (2000) I Nuovi dati sull'Eneolitico sardo dagli scavi 1993 nella
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Italia. Sassari, Università degli studi di Sassari, Facoltà di Lettere e filosofia, Istituto di
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22. Ugas, p.16.
23. ^ Depalmas, Anna (1989) La Cultura di Monte Claro:considerazioni e aspetti tipologici.
Antichità sarde, Vol. 2, p. 5-62. (http://eprints.uniss.it/5899/1/Depalmas_A_Cultura_di_Monte
_Claro.pdf)
24. ^ Ugas, p.17.
25. ^ Museo Nazionale G.A. Sanna - Il Bronzo Antico (2.000-1.600 a.C. circa), su
museosannasassari.it. URL consultato il 22 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2018).
26. ^ Giovanni Lilliu-Arte e religione della Sardegna Prenuragica pg.7
27. ^ Museo Nazionale Archeologico di Nuoro, Il Neolitico Recente (fine IV - inizi III millennio
a.C.), su museoarcheologiconuoro.it, www.museoarcheologiconuoro.it, 2005. URL consultato il
25 ottobre 2013.
28. ^ Ugas, p.198.
29. ^ Angela Antona Ruju, Il nuraghe Albucciu e i9 monumenti di Arzachena (PDF), su
sardegnacultura.it, Carlo Delfino, 1992, 33-36. URL consultato il 24 ottobre 2013 (archiviato dall'url
originale il 24 settembre 2015).
30. ^ Anthroponet-La cultura di Monte Claro (http://www.anthroponet.it/schede_monteclaro.htm)
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Gary Webster (2019). The Sardinian Neolithic: An Archaeology of the 6th and 5th Millenia
BCE. BAR int. Ser. 2941. Oxford: BAR Publishing.
Altri progetti
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