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SARDEGNA

INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA


3 Ritratto della Sardegna
15 Note storiche

LA SARDEGNA ZONA PER ZONA


23 Cagliari e il Sud
45 La Costa orientale
59 Il Centro e la Barbagia
83 La Costa occidentale
117 Il Nord e la Costa Smeralda

Testi e disegni tratti da


LE GUIDE MONDADORI
SARDEGNA
Milano, 2003
INTRODUZIONE
ALLA SARDEGNA

Ritratto
della Sardegna
4 INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA
R I T R AT TO DI S A R D E G N A 5

propria isola invece che scrutare i


lontani orizzonti marini.
Ritratto della CENTRO DEL MEDITERRANEO
Sardegna Dal mare, come dice un proverbio
sardo, venivano ladri e predoni: “furat
chie venit da-e su mare”. Sulle coste
sbarcarono infatti, nei secoli, i Punici, i
Tra le tante sensazioni che si provano Romani, i Genovesi in perenne lotta
quando si sbarca in Sardegna per la con i Pisani e con gli Arabi, gli
prima volta, forse quella che colpisce di Spagnoli e, infine, i Piemontesi di casa
più è dovuta all’unicità di quest’isola. Savoia. Tutti hanno lasciato le tracce
Lontana, in mezzo al mare, la Sardegna architettoniche e culturali che fanno la
è stata per millenni ai margini della ricchezza della Sardegna d’arte: chiese
storia e dei commerci del Mediterraneo: e ipogei, statue e affreschi che oggi
un mondo a parte, splendido e peculia- rappresentano una delle grandi
re. attrattive dell’isola-crocevia. Ma
nessuno, mai, riuscì a mutare profon-
damente l’anima della Sardegna, fatta
Poi, di colpo, il XX di pastorizia, di pietre e di foreste dove
secolo è piombato il leccio e la sughera contendono il
sull’isola, con il sogno passo al cinghiale.
dell’industria, gli
equivoci e a volte gli
scempi provocati dal
Società, lingua e cultura
turismo, un afflusso Nell’interno il ciclo dell’agricoltura e i
di visitatori estivi in tempi della pastorizia scandiscono il
crescita inarrestabile. ritmo delle stagioni. Le antiche
Ma confondere l’anima sarda con il tradizioni – in cui si fondono la
bianco candido delle spiagge e il blu religiosità cattolica e le reminiscenze
profondo del mare è un errore. Certo,
le coste sono splendide, anche se a
tratti l’edilizia sfrenata le ha rovinate.
Ma è soprattutto l’interno dell’isola,
stranamente selvaggio e impervio pur
essendo privo di grandi montagne, a
meritare una conoscenza più appro-
fondita. L’ambiente
naturale è ricchissimo,
fatto di luoghi
completamente diversi
(si alternano suoli
calcarei, granitici,
alluvionali), di
panorami che mutano
dall’orizzontale al verticale in
pochi chilometri. La presenza dell’uo-
mo nell’interno ha origini millenarie:
le vestigia delle antiche civiltà dei re
pastori costellano l’isola, a riprova del
fatto che i Sardi, da sempre, hanno
preferito guardare verso l’interno della
6 INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA

LO SVILUPPO ECONOMICO
Tra passato e modernità, la
vicenda economica della
Sardegna è stata complessa
e ricca di contraddizioni. In
principio furono l’agricoltu-
ra e la pastorizia a reggere il
peso principale dello
sviluppo.
Poi, dopo l’Unità d’Italia,
geologi e ingegneri diedero
il via allo sviluppo minera-
rio di molte zone, tra cui il
delle altre precedenti religioni – si Sulcis, ricche di carbone e di metalli.
manifestano in una serie di feste e Fondamentalmente povera, l’industria
celebrazioni che si basano spesso sul mineraria isolana entrò in crisi
rapporto strettissimo dell’uomo con la soprattutto nel secondo dopoguerra, e
natura. oggi sembra destinata a una fine
Nell’interno dell’isola si parlano una dolorosa. Lo sviluppo industriale,
serie di dialetti fortemente differenzia- consistito nell’apertura di alcuni “poli”
ti, e la lingua dei sardi deve molto al di notevole importanza, non ha dato i
latino antico. Sopravvivono però risultati sperati e ha influito negativa-
influenze genovesi, spagnole e toscane, mente sull’ambiente sardo. Ma, nello
che fanno del sardo un vero e proprio stesso momento, la comparsa dei
mosaico composto da tante tessere potenti insetticidi degli anni Cinquan-
quanti furono gli antichi conquistatori ta ha ottenuto un risultato eclatante. In
dell’isola. pochi anni le coste – evitate da sempre
Le feste, i matrimoni, la vita di tutti i perché poco salubri e popolate da
giorni, soprattutto nell’interno, sono zanzare portatrici di malaria – sono
accompagnati da una musica molto divenute accessibili pur rimanendo
particolare. Definita da studiosi e selvagge e incontaminate.
musicisti – come Peter Gabriel, che ha
voluto il canto dei Tenores de Bitti LA SARDEGNA OGGI: IL TURISMO
nella sua collana di musica etnica – Nato a piccoli passi, poi trasformatosi
“unica in Europa”, la musica tradizio- in una corsa senza limiti, lo sviluppo
nale sarda attraversa oggi un momento turistico dell’isola ha avuto molti
di particolare sviluppo. Ricchis- difetti, ma anche alcuni pregi. Ha fatto
simo di voci e di conoscere l’isola nel mondo, ha aperto
strumenti, il le porte della Sardegna verso l’esterno,
panorama ha fatto parlare di ambiente e ha
musicale valorizzato la cultura e la storia.
dell’isola ruota Dopo l’abbuffata di cemento degli
attorno al suono scorsi decenni sono nati o stanno per
delle launeddas e vedere la luce riserve naturali, parchi
alle quattro voci marini e un grande parco nazionale, il
che compongono il Gennargentu. Per chi ha conosciuto la
Canto a tenores, che si può ascoltare wilderness del Golfo di Orosei – e si è
durante le feste (soprattutto nelle aree reso conto che in Sardegna ci sono
centrali dell’isola), e di cui è oramai ancora alcuni degli angoli naturali più
reperibile un’ampia discografia. selvaggi d’Europa – la via da intra-
prendere pare oramai chiara: coniuga-
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8 INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA

re turismo e ambiente, uscire dal


circolo vizioso delle case necessarie a
ospitare un numero di turisti estivi
sempre più alto, favorire l’interesse per
le zone dell’interno.
Dopo il momento d’oro del mare,
l’intera isola merita ora di essere
scoperta e valorizzata.
Un viaggio in Sardegna è un’occasione
per incontrare gente forse chiusa a un
primo contatto, poi sempre più aperta, diffuso, aveva dato nome a grotte e
ospitale e affascinante; per conoscere insenature. Nei mari di nord-ovest e
una gastronomia ricca e varia; per nell’area delle Bocche di Bonifacio –
scegliere tra i cento prodotti di un per la quale da anni si parla della
artigianato in grande rinascita; infine istituzione di una riserva marina
per scivolare dolcemente, tra una internazionale – è frequente l’incontro
tappa e l’altra del proprio itinerario, con i delfini e con gli altri grandi
all’interno di un paesaggio destinato a mammiferi marini.
rimanere per sempre negli occhi e nel
cuore. LE COSTE DELLA SARDEGNA
Le acque cristalline del Mar Mediter-
raneo lambiscono i 1849 km di costa
Il paesaggio marino che si rompono in una quantità
impressionante di scogli e isolette (per
Il mare della la precisione 462). Piccole calette
s’alternano a scogliere levigate dal
Sardegna,
secondo le analisi vento e dalle onde; spiagge di sabbia
corallina dove il mare assume tutte le
chimiche
effettuate da tonalità del verde e del blu lasciano il
posto a dune di sabbia dorata su cui
ambientalisti e
ASL, è tra i più puliti d’Italia. Le acque fioriscono il giglio selvatico e il cisto.
Le aree più attrezzate, oltre alla
sarde sono discretamente ricche di
fauna, i fondali sono in genere ben celeberrima Costa Smeralda, sono la
costa a sud di Olbia e quella all’estre-
conservati e meta di subacquei e
naturalisti. Le vertiginose scogliere a mità sud-orientale, intorno a
Villasimius. Solo alcuni tratti sono
picco sul mare ospitano decine di
specie di uccelli nidificanti e di rapaci. rimasti selvaggi: la costa Orientale, tra
Orosei e Arbatax, e quella sud-
Nel Golfo di Orosei, dopo anni di
ricerche, è stata nuovamente avvistata occidentale, tra Baia Chia e Oristano
(grazie alle servitù militari e alle
l’agile foca monaca, il favoloso “bue
marino” che, un tempo ampiamente concessioni minerarie).
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Le dieci migliori spiagge della Sardegna

LA PIÙ CITTADINA. IL MIGLIOR WINDSURF


Il Poetto, la A Porto Pollo,
spiaggia di Porto Puddu in
Cagliari, è la più sardo, c’è un’inse-
grande e vivace natura alla foce del
dell’isola. Un fiume Liscia, con
tempo era molto vento sempre
famosa per i fresco e teso.
colorati casoni.
LA PIÙ ROSATA
LA PIÙ NASCOSTA La spiaggia
Cala Domestica, dell’isola di Budelli,
protetta da una formata da pezzi di
torre saracena, è conchiglia, coralli
invisibile dal mare, e microrganismi
tanto che durante marini ha incredi-
la Seconda guerra bili riflessi rosa.
mondiale fu una
base militare dei LA PIÙ GIOVANE
tedeschi. La Cinta, lunga 1
km, tra mare e
LE DUNE PIÙ ALTE. laguna, amata dagli
Sono quelle di under 20. Ideale
Piscinas, 9 km di per windsurf e
dune che arrivano intense abbronza-
fino a 50 m di ture.
altezza (le più alte
d’Europa) coperte LA PIÙ SOLITARIA
di macchia Berchida, con
mediterranea. spiaggia candida e
rocce rosse; si
LA PIÙ CARAIBICA raggiunge al
Is Arutas, minu- termine di una
scoli “chicchi di lunga strada bianca
riso” di quarzo su attraverso la
un mare verde macchia.
smeraldo. Manca-
no solo le palme LA PIÙ INACCESSIBILE
per l’effetto Cala Luna, ci si
tropicale. arriva solo in barca
o a piedi. Ricca di
IL MARE PIÙ PULITO colori: acque
Bosa Marina, dal turchesi, spiaggia
tipico aspetto un candida, laguna
po’ retrò, è stata blu, oleandri rosa,
premiata in lentisco e mirto
passato come una verdi.
delle spiagge più pulite d’Italia.
10 INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA

Flora e fauna vivaci. Negli ultimi anni le aree di


macchia mediterranea sono andate
della Sardegna aumentando perché, dopo un incen-
dio, le piante della macchia crescono
Dalle rocce del più velocemente di quelle della foresta.
Gennargentu alle
pianure del
Campidano, dalle Il nuraghe
colline della Nurra
alle rocce erose dal
vento della Gallura, Con la loro forma a tronco di cono,
7000 nuraghi costituiscono parte
l’isola offre grande varietà
di ambienti naturali e di presenze integrante del paesaggio sardo.
Simbolo della civiltà fiorita tra il 1800
vegetali. Il leccio domina la foresta, la
sughera è sfruttata da secoli soprattut- e il 500 a.C. (anche se sacche di
resistenza continuarono a esistere
to nel nord, lentisco, cisto, mirto e
corbezzolo profumano la macchia. dopo la conquista romana), sono
situati in posizione strategica per
Anche dopo decenni di sfruttamento
la fauna è ricca e interessante. La scopi difensivi.
All’inizio erano
macchia mediterranea e le foreste
ospitano cervi e cinghiali. Sulle rocce costituiti da
una sola torre
assolate si muovono gli agili mufloni,
nell’area protetta di Monte Arcosu di grossi
blocchi di
sopravvive una piccola popolazione di
rari cervi sardi e all’Asinara un branco pietra
sovrapposti a
di asinelli selvatici. Nella spettacolare
cornice della Giara di Gesturi i secco. Con il tempo, ad essa si
aggiunsero altre torri collegate da una
cavallini allo stato brado pascolano e
galoppano ancora in libertà. Sull’isola cinta muraria fino a formare strutture
imponenti come il nuraghe Losa di
sono presenti varie specie di rettili, ma
è assente la vipera. Abbasanta (OR), il Santu Antine di
Torralba (SS), su Nuraxi di Barumini
LA MACCHIA MEDITERRANEA (CA) e il nuraghe Orrubiu a Orroli
(NU). La loro funzione era quella di
È un manto verde e fitto, spesso
impenetrabile, che ricopre le regioni case-fortezza ai cui piedi si stendevano
villaggi di capanne circolari, circonda-
costiere e le montagne. Fiorisce in
primavera e riposa in estate per te da un muro di difesa. Oltre all’archi-
tettura, la civiltà nuragica ha lasciato
riprendere a vivere in autunno. Per
questo motivo, anche in inverno l’isola più di 500 bronzetti, ritrovati nelle
tombe e presso i pozzi sacri.
è verdissima e colorata di bacche
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12 INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA

IL CULTO DEI MORTI


Per seppellire i morti il popolo dei
nuraghi costruì le imponenti Tombe di
Giganti. Si tratta di costruzioni
formate da un lungo corridoio coperto
con grandi massi. Una stele monolitica
di forma ovale, con apertura alla base
inferiore, forma il fronte della tomba,
che continua su entrambi i lati con due
filari di pietre disposte ad arco. La stele
centrale, centinata, poteva essere alta
anche oltre tre metri. La pianta
riproduce la linea delle corna del Dio
Toro. Spesso l’area della tomba è
circondata da lunghe file di menhir
antropomorfi.

La musica e il ballo
La musica della sardegna è una delle
più antiche del Mediterraneo: lo
testimonia il bronzetto nuragico corpo rigido, i ballerini si muovono a
dell’VIII-VII secolo a.C. di Ittiri, piccoli passi tenendo immobile il
conservato al Museo archeologico di corpo.
Cagliari, che raffigura un suonatore di
launeddas, strumento polifonico a tre IL MUSEO DELLA MUSICA
canne tipico dell’isola, utiizzato ancora A Tadasuni, un piccolo paese sulle rive
oggi in processioni e balli. Difficile da del lago Omodeo, si nasconde un vero
suonare – richiede una tecnica di gioiello: il Museo degli strumenti della
respirazione circolare – è formato da musica popolare della Sardegna, che
tre canne di diversa lunghezza: su raccoglie più di trecento strumenti
tumbu (la più lunga), sa mancosa e sa musicali. Il merito è di Don Giovanni
mancosedda. Senza accompagnamento Dore, parroco del paese, che da anni
è invece il canto a Tenores, una setaccia l’isola alla ricerca di strumen-
polifonica a quattro voci maschili: sa ti. I più numerosi sono i caratteristici
boghe (voce solista, dirige il canto); sa strumenti sardi, a fiato o ad aria, che
contra e su basso (voci d’accompagna- vanno dallo zufolo alle launeddas,
mento, scandiscono le sillabe con costruiti in genere in canna palustre.
suono gutturale), sa
mesa boghe (mezza
voce, ha il compito
di amalgamare il
coro). Il ballo è
momento
integrante di
feste religiose e
sagre legate
all’agricoltura e
alla pastorizia. A
testa alta, con il
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Sono conservati anche numerosi


tamburi, realizzati con membrane
di pelle di cane, d’asino o di capra.
Il trimpanu veniva utilizzato per
spaventare i cavalli e disarcionare i
carabinieri. Non manca natural-
mente anche l’organetto, introdotto
in Sardegna intorno alla metà
dell’Ottocento e costituito da cassa
del canto, mantice e cassa dei bassi.
14 INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA

Note
INTRODUZIONE
ALLA SARDEGNA

Note storiche
16 INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA
NOTE STORICHE 17

Arabi si disputarono a lungo i favore-


voli approdi sardi, fino a che le
Note storiche repubbliche marinare di Pisa e di
Genova fecero la loro comparsa sugli
agitati mari della Sardegna. A questo
Antiche, molto antiche sono le origini periodo risale la fioritura dello stile
della civiltà della Sardegna. romanico sardo, poi tramutato, dopo
I primi uomini la raggiunsero attraver- la conquista aragonese, in gotico.
sando un ponte di terre emerse Dopo 400 anni di dominio spagnolo, la
probabilmente fra 450 e 150.000 anni Sardegna venne assegnata all’Austria
fa, poi una serie di culture diverse che la cederà, nel 1718, alla casa
dominò l’isola fino all’avvento della Savoia. Il regno di Sardegna
civiltà nuragica dei re pastori, che ha sopravviverà fino all’Unità italiana.
lasciato eccezionali testimonianze. Dopo un lento sviluppo economico,

Tra i circa 7.000 nuraghi costruiti in solo al termine della Seconda guerra
terra sarda, alcuni sono giunti fino a mondiale verranno bonificate le paludi
noi in ottime condizioni, come i e gli stagni costieri: questo segnerà
complessi di Barumini e di Santu l’inizio del turismo e della storia della
Antine e il nuraghe Losa. I Fenici Sardegna di oggi.
raggiunsero la Sardegna 1.000 anni
prima di Cristo e si stabilirono sulle
coste (Tharros, Nora, Bithia e Cagliari)
e i Romani, al termine delle guerre
La preistoria
puniche, si insediarono sull’isola. Il
controllo romano durò 700 anni e Anche se il ritrovamento di alcuni
lasciò una serie di utensili litici a Perfugas attesta la
testimonianze presenza dell’uomo sin dal Paleolitico
importanti, ma (150 mila anni fa), è solo intorno al
alla caduta 9000 a.C. che la Sardegna inizia a
dell’Impero essere popolata da popolazioni
l’isola divenne provenienti dall’Asia Minore, dalle
nuovamente coste africane, dalla Penisola iberica e
terra di dalla Liguria. La ricchezza dei prodotti
conquista. della terra e le miniere di ossidiana di
Vandali, Monte Arci assicurarono contatti e
Bizantini, sviluppo. Intorno al 3000 a.C. i Sardi
18 INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA

erano durarono poco. I popoli nuragici, dopo


divisi in un periodo di pace, attaccarono le
tribù, colonie fenicie che, nel 509 a.C.,
vivevano in chiesero aiuto a Cartagine. Nel 238
villaggi di a.C. i Cartaginesi, sconfitti nella prima
capanne guerra punica, cedettero la Sardegna ai
dal tetto di Romani, che ne fecero una loro
paglia e provincia. Per oltre un secolo le
seppellivano i morti nelle domus de popolazioni locali opposero una
janas. Intorno al 1800 a.C. si verifica il strenua resistenza, che si concluse solo
passaggio da una società agricola a una nel 215 a.C. con la battaglia di Cornus
pastorale e guerriera: la civiltà (p 129). Ma i Romani non sottomisero
nuragica. Le capanne vengono mai l’intera isola: nell’interno la
costruite a ridosso della struttura resistenza dei popoli nuragici continuò
difensiva del nuraghe. Al primo a lungo. Grazie ai Romani, tuttavia,
periodo (1500-1000 a. C.) risalgono le l’isola ebbe una sua rete viaria, templi,
Tombe di Giganti, per il culto dei terme, acquedotti e anfiteatri.
morti.

Il Medioevo dai Vandali


Fenici, Cartaginesi agli Aragonesi
e Romani
Anno domini 456: i Vandali occupano
Intorno al 1000 a.C. i Fenici iniziarono la Sardegna. Pochi anni dopo l’isola,
a sfruttare i ripari delle coste sarde. occupata da Bisanzio, diviene una
Con l’ntensificarsi degli scambi delle sette province africane dell’Impe-
commerciali, circa 200 anni dopo, ro romano d’Oriente. Nel vuoto di
fondarono le città di Nora, Sulcis, potere che segue, accentuato dalle
Tharros, Olbia e, più tardi, quelle di invasioni arabe, nascono quattro
Bithia e Karalis, attuale Cagliari. I principati autonomi: i “giudicati” di
buoni rapporti con i capi tribù Torres, di Gallura, d’Arborea e di
NOTE STORICHE 19

Cagliari. Intorno al 1000 Pisani e sostituito dal marchesato di Oristano.


Genovesi, dopo aspre battaglie contro Con le nozze tra Ferdinando d’Aragona
gli Arabi, occupano porzioni dell’isola. e Isabella di Castiglia ha inizio, nel
Dopo un lungo periodo di contatti con 1479, il periodo spagnolo dell’isola.
l’Aragona, nel 1295 papa Bonifacio Nascono le università sarde (1562
VIII firma la bolla che nomina Sassari, 1620 Cagliari) e la peste si
Giacomo II d’Aragona “Re di Corsica e abbatte a varie riprese sulla Sardegna.
Sardegna”. Il 12 giugno del 1323 Nel 1714 l’isola, in seguito al trattato di
l’infante Alfonso sbarca con il suo Utrecht, viene ceduta all’Austria che,
esercito in Sardegna. con il trattato di Londra, la lascerà a
Vittorio Amedeo II di Savoia.

La dominazione spagnola
Il Regno di Sardegna
Non è facile la (1718-1860)
conquista
spagnola della
Tra i primi atti del
Sardegna: i governo sabaudo
giudici
c’è un piano per
d’Arborea la rinascita
intraprendo-
delle universi-
no una lunga tà sarde. A
guerra contro
causa di una
gli invasori, Alghero si ribella varie profonda
volte e la corona è costretta a dar vita,
crisi econo-
nel 1355, alle “costituzioni”, sorta di mica e
parlamento in cui sono rappresentate
sociale,
le sei maggiori città dell’isola. Il potere nell’isola si diffonde il banditismo.
passa definitivamente nelle mani degli
Dopo la Rivoluzione del 1789 fallisco-
Aragonesi solo nel 1409 quando, dopo no gli attacchi all’isola da parte della
la sanguinosa battaglia di Sanluri, il
Francia rivoluzionaria, ma nel 1795 la
giudicato di Arborea viene cancellato e
20 INTRODUZIONE ALLA SARDEGNA

Sardegna viene percorsa da fermenti: a Fra le due guerre si sviluppa l’industria


Cagliari scoppia la “sarda rivoluzione” mineraria, nasce Carbonia (1938), e
poi, nel 1799, la famiglia regnante si viene portato avanti un complesso
rifugia in Sardegna dopo l’invasione piano di bonifica e di realizzazione di
francese della Savoia. A Cagliari e a invasi artificiali importanti, come il
Sassari, una grande folla chiede ai lago Omodeo, creato da una diga sul
Savoia la “fusione perfetta” con il fiume Tirso. Durante il conflitto le
regno. Nel 1849 Garibaldi approda a città costiere sono devastate dai
Caprera e acquista una parte dell’isola. bombardamenti. Il 31 gennaio del
Dodici anni dopo la Sardegna entra a 1948 l’Assemblea Costituente approva
far parte del Regno d’Italia. lo Statuto della Regione Autonoma
della Sardegna.

La Sardegna dell’Unità
(1861-1948) La Sardegna oggi
Se la Sardegna odierna ha una data di
nascita, probabilmente è il 12 aprile
1946, quando fu fondato l’Ente
Regionale per la Lotta Antianofelica,
che porterà, nel 1950, alla bonifica
delle paludi costiere. Le coste, rifuggite
per millenni, divengono accessibili, e
nasce la Sardegna del mare: la Costa
Smeralda, invenzione dell’Aga Khan
L’industrializzazione della Sardegna degli Ismailiti, diviene un nome
famoso in tutto il mondo. Nel frattem-
avanza: nel 1871 entra in funzione il
primo tronco della ferrovia sarda e po, la vita dei sardi cambia, diminui-
scono pastori ed agricoltori, si
ferve il lavoro nelle miniere del Sulcis e
dell’Iglesiente. Nascono i primi sviluppano l’industria e il terziario
causando però danni ingenti all’am-
quotidiani, e a fine secolo Nuoro
diviene la culla di un movimento biente naturale. Oggi la Sardegna è a
un bivio. Da un lato, il proseguimento
culturale che darà i suoi frutti con
Grazia Deledda. Nella Prima guerra dello “sviluppo” senza freni, dall’altro,
una nuova, costante attenzione alla
mondiale, l’eroismo della Brigata
Sassari diviene il simbolo della vera ricchezza dell’isola: la natura
incontaminata e la diversità degli
rinascita sarda che, nel 1921, porterà
alla nascita del Partito Sardo d’Azione. ambienti.
NOTE STORICHE 21
22 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

Note
LA SARDEGNA
ZONA PER ZONA

Cagliari e il Sud
24 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
CAGLIARI E IL SUD 25

“granaio” dell’isola, anche se oggi al


lavoro dei campi si unisce quello delle
Cagliari e il Sud fabbriche, che sono concentrate
principalmente nell’area di Cagliari. Il
capoluogo della regione deve la sua
origine sempre ai navigatori fenici. Ma
Dune costiere alte fino a 50 metri, l’impronta più indelebile in questa
stagni salmastri dove nidificano colonie città l’hanno lasciata i dominatori
di fenicotteri rosa, foreste di macchia aragonesi che hanno costruito il
mediterranea in cui sopravvivono gli quartiere fortificato in cima alla rupe,
ultimi esemplari di cervo sardo. Ma in tuttora chiamato Castello.
questa zona dell’isola ci sono anche i più
interessanti siti archeologici della
regione, come quelli di Nora e
CAGLIARI
Barumini.

Per non parlare dell’archeologia


industriale dell’area mineraria
dell’Iglesiente che dopo anni di crisi
dovrebbe essere riconvertita al
turismo. Nel Sulcis e nell’Iglesiente le
bellezze naturali si sposano
sapientemente con gli edifici minerari
del secolo scorso, simili a castelletti Capoluogo della regione e importante
gotici ora invasi dalla macchia porto al centro del Golfo degli Angeli,
mediterranea. La storia mineraria della Cagliari si è sviluppata
regione è antica e risale a 7000 anni fa, ai piedi della collina di Castello, il
quando l’isola era abitata da un popolo quartiere pisano-aragonese. Furono i
che aveva scoperto come estrarre e Fenici, nell’VIII-VI secolo a.C., a
fondere rame e argento. Poi arrivarono scegliere la riva orientale della laguna
i Fenici che trasportarono in tutto il di Santa Gilla come approdo per
Mediterraneo le ricchezze del rifornire le navi nelle rotte tra Libano e
sottosuolo sardo. Nel Medioevo furono Penisola iberica. Kàralis, che significa
i Pisani a dare nuova linfa alle miniere città rocciosa, diventò presto uno dei
d’argento, mentre il fascismo puntò centri commerciali più importanti del
tutto sul carbone, in nome dell’autono- Mediterraneo. A dare a Cagliari
mia energetica. Poco distanti dalla l’aspetto attuale furono i Pisani, che
costa, San Pietro e Sant’Antioco, isole risiedevano in Castello. Ai Sardi, cui
non solo in senso geografico. era consentito l’ingresso solo durante il
I centri di Calasetta e Carloforte sono giorno, erano riservati i borghi murati
abitati dai discendenti di quei pescato- di Stampace e Villanova, oggi quartieri
ri liguri che furono costretti a lasciare centrali. Nel 1862 le fortificazioni
l’Africa del Nord dove erano tenuti in vennero abbattute. La città moderna,
ostaggio dai corsari barbareschi e che, circondata su tre lati dal mare e dagli
della lontana Liguria, hanno mantenu- stagni, si è espansa solo verso nord.
to parlata, tradizioni culinarie e
architettura delle case. Alle spalle delle VISITANDO CAGLIARI
montagne del Sud si apre la pianura Via Roma è il primo impatto con la
del Campidano bordata da siepi di Sardegna per chi arriva dal mare. Il
fichi d’India e da filari di eucalipti. viale corre parallelo alla banchina del
Questa zona da sempre è stata il porto, con palazzi signorili costruiti
26 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
CAGLIARI E IL SUD 27

nel secolo scorso e risale al II secolo d.C. L’anfiteatro è


lunghi portici d’im- stato interamente scavato nella roccia,
pronta sabauda. alla maniera dei teatri greci.
Durante il giorno il Era utilizzato come circo per le belve
viavai è feroci e per le naumachie (gli spettaco-
continuo li che riproducevano le battaglie
davanti ai navali,
negozi o nei
caffè dove la
gente sosta per chiacchie-
re rilassate. Alle spalle i vicoli di
Marina, il vecchio quartiere abitato un
tempo da mercanti e pescatori, con in
trattorie tradizionali, botteghe voga nell’antica
artigianali e negozi d’antiquariato. Ma Roma). Un sistema di
anche vicoli fatiscenti e osterie da canalizzazioni permetteva di riempire
angiporto. Largo Carlo Felice è un la fossa di acqua. Durante il Medioevo
ampio viale alberato, realizzato nella crollarono le parti in muratura e le
seconda metà del secolo scorso, che gradinate vennero utilizzate come cava
prende il nome dal re di Sardegna, di pietra per la costruzione di Castello.
immortalato da una statua. All’angolo Sono arrivati fino a oggi la cavea, la
con via Roma sorge il Palazzo Comu- fossa per le belve, i sottopassaggi, i
nale, una costruzione di inizio secolo sotterranei e le gradinate.
in stile neogotico, con bifore e torrette.
È stato ricostruito dopo l’ultima ORTO BOTANICO
guerra. Viale Fra Ignazio 13. § 070 67 53 501.
Nelle sale di rappresentanza si trovano # 8-13.30, 15-19 apr-ott. ¢ pomeriggio
dipinti di Giovanni Marghinotti e nov-mar. & 7
Filippo Figari. Nella sala della Giunta Si estende alle spalle dell’Ospedale su
interessante il Trittico dei Consiglieri. una superficie di circa 5
Si può visitare rivolgendosi al custode.

BASTIONI DI SAINT REMY


Costruiti alla fine dell’800 sui bastioni
spagnoli della Zecca e dello Sperone, si
raggiungono da piazza Costituzione
con una scala a tenaglia che porta alla
Terrazza Umberto I. La vista spazia dai
quartieri lungo il mare fino agli stagni
e alla Sella del Diavolo; in lontananza
le cime dei Sette Fratelli e di Monte
Arcosu. Tutte le domeniche mattina
la spianata si riempie dei banchetti di ettari. Fondato
un colorato mercatino delle pulci. Al nel 1865, raccoglie oltre 500 specie di
piano intermedio la passeggiata piante tropicali provenienti da
coperta utilizzata per mostre America, Africa, Asia, Oceania e le più
e manifestazioni. caratteristiche piante mediterranee.
L’area è piena di piccole cavità come la
ANFITEATRO ROMANO Grotta Gennari che nel secolo scorso
Viale Fra Ignazio. # estate 9-13, 15.30- fu attrezzata per la coltivazione delle
19; inverno 9-17. La più importante felci grazie alla temperatura e all’umi-
testimonianza della Cagliari romana dità presenti al suo interno. L’Orto
28 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

Botanico conserva anche alcune potere e i palazzi nobiliari hanno


testimonianze di epoca punico- subito un progressivoi degrado. Il
romana: cisterne e gallerie realizzate quartiere ha un andamento a fuso, con
per rendere più flessibile il sistema di tre strade parallele che lo attraversano
approvvigionamento idrico, che da sud-est a nord-ovest. Al centro
possono essere visitate. Come la piazza Palazzo su cui affacciano la
galleria romana o la cisterna a Cattedrale, il Palazzo
forma di damigiana. Arcivescovile, l’ex Palazzo
di Città e l’ex Palazzo
CATTEDRALE Reale, sede della
Piazza Palazzo. # 8.30-12.30 Prefettura. A fianco
lun-ven; 8.30-13, 16.30-20 della Cattedrale, la
sab, dom e fest. Chiesa della Speran-
Museo Capitolare § 070 66 za, cappella della
38 37. Visita su appunta- famiglia Aymerich.
mento.
Dedicata a Santa Maria, venne STAGNI
costruita dai Pisani tra il XII e il XIII Attorno a Cagliari si sviluppa una rete
secolo e trasformata nel corso dei di stagni e paludi che ospita una ricca
secoli. Nel 1930 la facciata fu rifatta nel fauna. Sul lato occidentale del Golfo
tentativo di ridare alla chiesa l’originale degli Angeli si incontra lo stagno di
stile romanico toscano, perduto Santa Gilla, con le antiche saline di
durante una ristrutturazione nel XVII Macchiareddu. A oriente della città, in
secolo. L’interno, a tre navate, conserva piena periferia, lo stagno di
il pulpito che Mastro Guglielmo scolpì Molentargius è un ottimo rifugio per
fra il 1159 e il 1162 per la cattedrale di gli uccelli migratori: il naturalista
Pisa e che la città toscana donò a Helmar Schenk vi ha osservato 170
Cagliari. Sotto l’altare maggiore è specie, numero pari a un terzo
scavata una cripta con le tombe di dell’intera avifauna europea. Poco
principi di Casa Savoia. Nell’Aula oltre, lungo la costa, si trovano gli
Capitolare è conservata una raccolta di specchi d’acqua di Simbirizzi e di
dipinti con un Cristo Flagellato Quartu. Dopo anni di degrado, oggi le
attribuito a Guido Reni. Il Museo zone umide che circondano Cagliari
Capitolare conserva le più importanti sono diventate aree protette. Attive in
opere del Tesoro della Cattedrale passato, le saline lavorano adesso solo
composto da anfore, calici, piatti nella zona di Santa Gilla; tra agosto e
cesellati. Al centro una grande Croce marzo i fenicotteri rosa che planano
in argento dorato. sulle acque attirano decine di naturali-
sti. Dal 1993 i fenicotteri hanno anche
IL QUARTIERE CASTELLO iniziato a nidificare sugli argini del
La parte più antica della Molentargius.
città, fu
costruito LA VITA NEGLI STAGNI
in gran Studiata da decenni, l’area degli stagni
parte da è ufficialmente protetta dal 1985.
Pisani e Grande interesse viene, a partire dal
Aragonesi 1993, grazie alla nidificazione dei
sulla sommità del colle. Protetto da fenicotteri rosa. Oltre ai fenicotteri (il
mura, racchiudeva i palazzi della cui numero supera in alcune stagioni
aristocrazia e la Cattedrale. Col tempo le 10.000 unità), si possono osservare il
ha perso la sua funzione di centro di cavaliere d’Italia, l’avocetta, la pernice
CAGLIARI E IL SUD 29
30 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

di mare, il cormorano sormontata da un piccolo campanile a


e l’alzavola. Sulle acque di vela. Di grande interesse le figure alla
Macchiareddu, invece, germani, base degli archetti: teste umane, cervi,
folaghe e codoni. vitelli, disegni geometrici. Per Santa
Lucia è meta di una processione di
carri (traccas).
UTA Dintorni: il paese-museo di San
Sperate famoso per i murales di vari
autori e per le sculture di Pinuccio
Sciola.

SANLURI
Importante paese ai bordi del
Posta tra il campidano e le montagne Campidano, si è sviluppato intorno al
del Sulcis, Uta è un fiorente centro Castello di Eleonora d’Arborea.
agricolo. Ai margini dell’abitato sorge L’edificio, costruito nel XIV secolo,
la chiesa di Santa Maria, costruita nel passò di mano diverse volte prima di
1140 dai Vittorini di Marsiglia. La entrare in possesso degli Aragona.
facciata, in pietra chiara con qualche Oggi è proprietà dei conti Villasanta
concio di colore più scuro, è decorata che lo hanno restaurato ospitando un
con cornici ad archetti pensili e Museo del Risorgimento. La struttura
CAGLIARI E IL SUD 31

è massiccia, a base quadrata, con SERRI


quattro torri angolari. All’interno sono
Centro agricolo-pastorale, sorge sul
conservati pregevoli mobili, dal letto bordo di un tavolato roccioso, che
cinquecentesco a sculture d’epoca
domina le colline della Trexenta.
come San Michele nell’atrio. Al piano Proprio sulla punta del promontorio, il
superiore il Museo della Ceroplastica
Santuario nuragico di Santa Vittoria,
con miniature del Cinquecento. Su un una delle rovine più affascinanti
dosso sorge il Convento dei Cappucci-
dell’isola. Nella zona archeologica sono
ni. All’interno vi è un Museo Storico stati portati alla luce i bronzetti votivi
Etnografico con una raccolta di oggetti
(esposti al Museo Archeologico di
di lavoro, paramenti sacri e reperti Cagliari). Dall’ingresso si raggiunge il
archeologici.
grande Recinto delle feste, un remoto
predecessore dei santuari campestri
(cumbessias o muristeni), presente
nelle principali chiese di campagna
della Sardegna per offrire ospitalità ai
novenanti. A pianta ellittica, è formato
da un’ampia corte centrale su cui si
affacciano vani porticati destinati ad
accogliere i pellegrini convenuti al
tempio del dio delle acque. Sul
promontorio, il Pozzo a Tempio, in
32 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

ottimo stato di conservazione, è chiesetta gotica di Santa Maria is


formato da una scala di 13 gradini in Acquas.
basalto, di sorprendente regolarità.

VILLANOVAFORRU
SÀRDARA
Ai margini del Campidano,
Sàrdara è un borgo che
ha avuto una storia
movimentata,
vista la sua
posizione al
confine
tra il
Giudica-
to di Centro agricolo ai piedi della
Arborea Marmilla, ha la topografia tipica del
e quello Seicento, quando venne fondato sotto
di Cagliari. Dell’epoca medievale gli Spagnoli. La struttura delle
rimangono i ruderi del Castello di abitazioni ha conservato i tratti
Monreale, in cima a un dosso che tradizionali e nel palazzetto del Monte
domina la pianura. Il paese ha una Granatico (una specie di banca del
pianta irregolare, dovuta alle successi- grano) è allestito un piccolo ma curato
ve fasi di espansione, ma conserva Museo Archeologico. Da vedere, al
grandi case in pietra con portale ad secondo piano, gli oggetti votivi
arco nella zona intorno alla chiesa dedicati al culto di Demetra e Core
romanico-gotica di San Gregorio, dalla (epoca punico-romana). Sulla stessa
facciata alta e stretta, con un bel piazza, in due tradizionali abitazioni
rosone scolpito. Nella parte alta, posto ristrutturate dal Comune, si organizza-
a pochi vicoli di distanza dalla no mostre temporanee. Nei dintorni,
cinquecentesca parrocchiale della ben segnalato sulla strada verso
Beata Vergine Assunta sorge il Tempio Collinas, il complesso nuragico di
nuragico a pozzo di Sant’Anastasia. Genna Maria. Il nuraghe, riportato alla
Risale al IX-X secolo a.C. ed è formato luce solo nel 1977 e ancora oggetto di
da blocchi di basalto e calcare non scavo, sorge in posizione dominante
squadrati. Una sorgente di acque sulla cima di una collina. A pianta
curative che sgorga vicino gli valse trilobata, ha un torrione centrale,
nell’antichità il nome di “Fontana dei circondato da tre grandi torri unite tra
dolori”: un canaletto in pietra portava loro da spesse mura che racchiudono
al tempio l’acqua della sorgente sacra. all’interno un cortile con pozzo a
Nei locali del vecchio municipio, thòlos. All’esterno dell’area del
infine, il Museo Archeologico Villa villaggio corre un’altra cinta di mura
Abbas espone una serie di oggetti con sei torri angolari.
provenienti dall’area di Sant’Anastasia,
da tombe nuragiche, fenicie e romane
della zona. Interessanti anche le GÙSPINI
mostre di reperti medioevali.
Centro del Campidano, nel cuore della
Dintorni: a 2 km i resti del complesso regione mineraria, ha una bella chiesa
termale romano Aquae Neapolitanae.
del XV secolo, San Nicola di Mira, che
Sono visibili una vasca quadrata, le ne costituisce il fulcro. Il borgo è
fondamenta degli edifici vicini e la
CAGLIARI E IL SUD 33

interessante perché società francese Pertusola, ex proprie-


nei suoi pressi si taria delle miniere. Le case, la chiesa e
trova la miniera la palazzina della direzione sono
di Montevecchio, circondate dal verde della macchia
negli anni ’50 una mediterranea e della pineta. Una
delle più grandi strada sterrata scende tra miniere,
d’Europa. Nono- edifici abbandonati e gigantesche
stante il progressivo abbandono, il discariche fino a Narcauli con le rovine
villaggio minerario è da visitare per della caveria costruita nel primo
vedere l’architettura delle case, il dopoguerra. Un tempo un trenino
palazzo della direzione, la chiesa, le decauville portava il materiale estratto
case dei dirigenti, la scuola, l’ospedale. fino al mare dove veniva caricato sulle
In estate vengono organizzate visite navi. Alcuni tratti delle vecchie rotaie
guidate alla miniera, alla palazzina con i carrelli si possono vedere sulla
della direzione e alla mostra sulla vita spiaggia di Piscinas nei pressi dell’al-
dei minatori. Vicino a Montevecchio si bergo Le Dune, ricavato da un vecchio
staglia il massiccio di Monte Arcuentu edificio minerario. Alle spalle una
con resti di un antico castello. Per la catena di bianche dune, formate dal
festa di Santa Maria si svolgono una vento, ma ricoperte dal verde della
processione di cavalli bardati e un macchia mediterranea. La spiaggia si
concorso ippico. estende per 9 km verso sud fino a
Capo Pecora, mentre a nord lascia
posto a una costa rocciosa che prende
ARBUS il nome di Costa Verde.
Piacevole paese dalle case in granito
posto alle pendici del Monte Linas. È
famoso per la lavorazione dei coltelli, a FLUMINIMAGGIORE
lama ricurva, arrasoias, che vengono Nella valle del rio Mannu,
prodotti da artigiani locali. Nei Fluminimaggiore è una borgata
dintorni il borgo minerario abbando- agricola che risale al Settecento. Nei
nato di Ingurtosu, costruito dalla dintorni, a 9 km sulla statale per
34 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
CAGLIARI E IL SUD 35
36 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

Iglesias, un cartello turistico ben occasione dei primi moti operai.


visibile porta alle rovine del Tempio Nei dintorni si trova la costa più
romano di Antas. Dedicato al Sardus selvaggia dell’isola. Alta e dirupata, a
Pater, considerato dai Romani dio e sud si apre sulla baia di Cala Domesti-
progenitore del popolo sardo, venne ca, una delle più belle della Sardegna,
scoperto nel secolo scorso, ma gli scavi ben protetta in fondo a un fiordo
iniziarono solo nel 1966. Il tempio fu roccioso sorvegliato da una torre
costruito nel III secolo d.C. sul luogo spagnola. Sulla piccola spiaggia un
di un preesistente tempio punico. tempo venivano imbarcati i minerali
Anche se della struttura restano solo estratti a Montecani, sopra Masua. La
sei colonne, il luogo è pieno di fascino costa fino a Capo Pecora è bassa e
per la posizione isolata nella macchia sabbiosa, protetta da alte dune.
mediterranea. La strada che si dirige
verso il mare tocca la bella spiaggia di
Portixeddu, protetta da dune ricoperte IGLESIAS
da una pineta, e sale poi verso Capo
Pecora, da dove si gode un ampio
panorama della costa.

BUGGERRU

Iglesias, Villa di Chiesa, venne fondata


nel XIII secolo dal conte Ugolino della
Gherardesca, quando i Pisani
riattivarono le miniere abbandonate al
tempo dei Romani. La produzione di
argento era allora molto alta, e la città
Ex villaggio minerario che si concentra aveva il diritto di coniare le sue
sul fondo di una valletta affacciata sul monete. A metà del secolo scorso
mare, si è da poco riconvertito al Iglesias attraversò un altro periodo di
turismo con l’apertura di un comodo splendore grazie alla Miniera
porto turistico (l’unico tra Carloforte e Monteponi. Oggi le discariche di
Oristano). Fondato nel secolo scorso in detriti e i ruderi degli edifici minerari
una zona ricca di giacimenti, divenne in gran parte abbandonati circondano
in pochi anni un fiorente borgo un centro storico ben conservato, con
minerario, centro direzionale della la centrale via Matteotti, pedonale, che
francese Société Anonyme des Mines porta verso piazza del Municipio, una
des Malfidano. Nel paese, circondato delle più belle dell’isola. Su di essa si
oggi da cumuli di detriti, c’erano allora affacciano il Vescovado, il Palazzo del
la corrente elettrica, un ospedale, Comune e la Cattedrale di Santa
scuole, librerie, una società di Mutuo Chiara. Terminata alla fine del XVII
Soccorso e un piccolo teatro dove si secolo, ha una bella facciata romanico-
esibivano cantanti d’opera lirica. Nella gotica con un rosone fiancheggiato da
parte bassa del paese sono esposte le due finestre chiuse e una serie di
sculture che Pinuccio Sciola ha archetti. Intorno si dipartono le vie
dedicato ai minatori morti nel 1904, in tortuose con palazzetti a due piani dai
CAGLIARI E IL SUD 37

balconi di ferro battuto.


Si arriva così a San Francesco, costrui-
ta a varie riprese tra il ’300 e il ’500, a
navata unica con cappelle nobiliari
laterali. Da Piazza Sella, una passeggia-
ta di mezz’ora conduce alle mura
pisane e al Castello di Salvaterra, in
cima alla collina.

Dintorni: in località Case Marganai si


trova il Giardino Botanico Linasia,
novemila metri quadrati dove ammira-
re tutti gli esemplari della macchia
mediterranea. Il Museo Casa Natura
custodisce reperti naturali e dell’attivi-
tà mineraria. Per scoprire le vestigia
del passato minerario sono organizzate
visite guidate da cooperative turistiche
in collaborazione con l’Associazione
Minatori.
Tra le più interessanti la via dell’argen-
to lungo un percorso che dalle miniere
di San Giovanni conduce al villaggio
abbandonato di Seddas Moddizzis.
Lungo il tragitto s’incontra il pozzo
Santa Barbara che con le sue mura
merlate sembra un castello medievale.
In alternativa la visita all’insediamento
minerario di Monteponi, dall’elegante
palazzina di Bellavista alla struttura
slanciata del pozzo Sella.

MINIERA MONTEPONI
La costa che dalla spiaggia di
Fontanamare porta a Masua è selvag-
gia e molto panoramica grazie ai
faraglioni di Masua e al Pan di
Zucchero, uno scoglio bianco che
raggiunge l’altezza di 132 m. A
completare il quadro le rovine di
archeologia industriale intorno a
Nebida, piccolo centro minerario con i
suggestivi resti della Caveria La
Marmora, in bilico tra terra e mare,
che può essere raggiunta con una
panoramica passeggiata. Oltre Nebida
si giunge a Masua, con una spiaggia
dominata dalla falesia calcarea di
Monte Nai.
38 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

CARBONIA Lo sviluppo urbanistico segue le


asperità del terreno con tre vie
Al centro della regione carbonifera del
Sulcis, Carbonia è una città recente: i parallele che dividono cinque isolati.
Interessante l’area della necropoli:
lavori, durati due anni, iniziarono nel
1936. Dell’epoca è rimasto l’impianto quella fenicia presenta tombe a fossa
mentre quella punica è formata da una
urbanistico-architettonico fascista con
strade ampie e regolari che convergono dozzina
di tombe a ipogeo.
verso la centrale piazza Roma, con il
Municipio, la Torre civica e la Chiesa
parrocchiale di San Ponziano con un
campanile in trachite, copia della CALASETTA
cattedrale di Aquileia. L’ex residenza Secondo centro dell’isola di
del direttore delle miniere, Villa Sulcis, Sant’Antioco e porto d’imbarco per
è stata trasformata in Museo archeolo- Carloforte, Calasetta è stata progettata
gico dove ammirare gioielli, ceramiche nel 1769 da un ingegnere militare
e bronzetti provenienti da domus de piemontese per accogliere i pescatori
janas e dagli scavi archeologici di liguri che arrivavano da Tabarka. Le
Monte Sirai. Fossili, minerali rari e la strade regolari con case a due piani
ricostruzione di una grotta naturale portano alla piazza principale e alla
sono invece i pezzi forti del Museo di Chiesa Parrocchiale dai campanili
Paleontologia e Speleologia Martel. arabeggianti. La strada che si dirige a
Nei dintorni di Carbonia una strada sud lungo la panoramica costa
ben segnalata porta alla collina sulla occidentale alterna scogliere a calette e
cui cima si estende il complesso spiagge.
archeologico di Monte Sirai. La visita
vale anche solo per il panorama che
spazia fino alle isole di Sant’Antioco e SANT’ANTIOCO
di San Pietro. Interessanti le rovine, Sant’antioco è il centro principale
ancora oggetto di scavi. L’acropoli
dell’isola omonima collegata alla
fortificata di Monte Sirai venne terraferma da un istmo artificiale; sin
costruita dai Fenici nel IV secolo a.C.
dall’epoca romana esisteva un ponte ad
come difesa di Sulki (l’odierna arcate di cui rimangono solo pochi
Sant’Antioco). La cinta muraria, spessa
resti. Fondata dai Fenici nell’VIII
fino a 4 m, proteggeva l’acropoli e gli secolo a.C. con il nome di Sulki, fu una
alloggi della guarnigione.
delle città più importanti del Mediter-
CAGLIARI E IL SUD 39

raneo, dal stato aperto l’Antiquarium Civico in


cui porto attesa che vengano ultimati i restauri
transitavano del Museo Archeologico ai piedi del
i minerali, Tophet. All’interno ceramiche, gioielli
oro compre- e oggetti fenici e romani. Interessante
so, estratti anche la raccolta del Museo
nell’Iglesiente. Per Etnografico, aperto nel luglio 1996,
questo Tolomeo la chiamò insula grazie a donazioni e a prestiti privati,
plumbaria, l’isola del piombo. Al in un vecchio impianto di
tempo della II guerra punica, il porto vinificazione. Nella grande stanza sono
fu usato come base dalla flotta presentati tutti gli attrezzi da cucina,
cartaginese. L’alleanza le costò in quelli per fare il formaggio e quelli per
seguito la punizione da parte dei coltivare la vigna. Nella sezione
vincitori Romani. Questo non fermò la tessitura sono esposti fusi e telai per la
sua espansione che continuò fino alla lavorazione della lana e del bisso, il
fine dell’Impero. Nel Medioevo le filato impalpabile che si ricava dalla
continue scorrerie dei pirati portarono Pinna nobilis, la nacchera, il più
a un progressivo abbandono. L’abitato grande bivalve del Mediterraneo. Nel
si estende dal mare alla collina, con portico esterno sono esposti gli
case dai balconcini in ferro battuto. In strumenti per la vinificazione e
cima al paese, su un’altura rocciosa, il l’allevamento. A fine giugno, per la
Castello Sabaudo in trachite rossa e festa di San Pietro, patrono dei
l’Acropoli della città punica. Su una pescatori, si svolge una suggestiva
roccia trachitica che domina il mare c’è Processione a Mare.
il Tophet, il santuario-necropoli dove
venivano deposte le ceneri dei bambini
nati morti o defunti poco dopo la TRATALÌAS
nascita. In zona l’area della Necropoli
Piccolo centro del
punica, una quarantina di tombe Sulcis, fino al 1413
ipogee, utilizzate per deposizioni di
fu sede
gruppi familiari e successivamente dai vescovile, come
Romani per la deposizione di urne in
testimonia la
pietra o piombo contenenti le ceneri cattedrale di
dei defunti. Le tombe occupano tutta
Santa Maria,
la parte alta dell’abitato, trasformate in stile
nell’epoca cristiana in catacombe
romanico
paleocristiane. pisano. Consacrata nel 1213,
Sotto la chiesa di Sant’Antioco,
presenta una facciata divisa orizzontal-
costruita nel VI secolo con pianta a mente da una cornice ad archetti
croce greca e cupola centrale ma
pensili, sormontata da un rosone.
modificata intorno al 1000, si aprono Curioso il timpano da cui sporge
le catacombe dove la tradizione vuole
l’ultimo tratto della scala d’accesso al
fosse sepolto il santo patrono dell’isola tetto. Anche i fianchi e l’abside sono
proveniente dalla Mauritania (in
percorsi da lesene ad archetti. All’in-
periodo romano l’area del Maghreb). terno le tre navate sono divise da
Se ne può visitare solo una parte
grossi pilastri a sezione ottagonale. Un
aperta sotto il transetto destro. I vani retablo datato 1596 è dedicato a San
sono alti meno di due metri e in alcuni
Giovanni Battista e a San Giovanni
punti affrescati. Evangelista, con al centro la Vergine e
Nella vicina Via Regina Margherita,
il Bambino.
nella palazzina del Monte Granatico è
40 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
CAGLIARI E IL SUD 41

SANTADI si alza un cordone di dune alte fino a


24 m, su cui vivono contorti ginepri
Costruita su
diversi piani secolari, e uno stagno che d’inverno
ospita garzette, aironi cinerini, svassi e
sulle
sponde del altri migratori acquatici.
Il paesino di Chia, una frazione di
rio Mannu,
Santadi conserva esempi di architettu- Domus De Maria, è formato da poche
case, immerse nel verde di grandi
ra tradizionale in trachite e scisto.
Oggetti da lavoro e arredi della casa piante di fichi, e da un paio di alberghi
per le vacanze. La baia dall’acqua
sono raccolti nel Museo Etnografico Sa
Domu Antigua, che ha all’interno un cristallina è chiusa da un promontorio
dominato da una torre spagnola e da
punto di vendita di prodotti artigianali
del Sulcis. Nella prima quindicina di scogli rossi ricoperti dalla bassa
macchia mediterranea. Ai piedi della
agosto vi si svolge il matrimonio
mauritano o maureddino, la cui torre si possono visitare i pochi resti
del centro fenicio-punico di Bithia,
tradizione sembra risalga addirittura
ad alcune popolazioni nordafricane menzionato da Tolomeo ma che non
raggiunse mai l’importanza di Nora e
trasferitesi nel Sulcis in epoca romana.
L’area intorno a Santadi era abitata in Tharros. Della città, non ancora
completamente portata alla luce e
epoca nuragica come testimoniano le
ceramiche e gli oggetti in oro, rame e sommersa per secoli dal mare, sono
rimaste alcune tombe fenicie, puniche
bronzo (come una barchetta votiva e
un tripode in stile cipriota) ritrovati e romane accanto alle rovine di un
tempio dedicato probabilmente al dio
nella grotta Pirostu e conservati al
museo archeologico di Cagliari. Bes.
Dintorni: il litorale fino a Capo
Vicino a Santadi è stata scoperta la
fortezza fenicio-punica di Pani Loriga, Spartivento è tutto un susseguirsi di
magnifiche baie, dune e pinete
su un piccolo tavoliere a sud-ovest.
Interessante la grotta Is Zuddas, ricca raggiungibili a piedi o lungo una
strada sterrata.
di aragoniti, stalagmiti e stalattiti, che
si può visitare con le guide della
cooperativa Monte Meana.
Nei dintorni, in territorio di PULA - NORA
Villaperuccio, la necropoli ipogeica di Centro agricolo di origine recente, è
Monte Essu. Alcune domus de janas famoso per i resort turistici di Santa
conservano sulle pareti le tracce Margherita, per il campo di golf e per
dell’originale rivestimento in giallo e le rovine di Nora, la città più antica
rosso. Altre erano destinate a luogo di della Sardegna. L’area archeologica si
culto, come la grotta-tempio (la prima stende ai piedi di Capo di Pula, un
dopo la salita) con un ingresso di 2 m promontorio ammantato di macchia
per 2, un atrio e una grande camera mediterranea con una torre eretta nel
sepolcrale. XVI secolo dagli Spagnoli per difen-
dersi dai corsari. Fondata dai Fenici tra
il IX e l’VIII secolo a.C., Nora divenne
BAIA CHIA sotto Cartagine il centro più importan-
Località della costa meridionale, è te dell’isola. La sua supremazia
continuò con Roma tanto che nel 238
famosa per il suo sistema di dune che
si stende fino a Capo Spartivento e che fu scelta come capitale della provincia
sarda romana. Nel Medioevo venne
dovrebbe diventare il cuore di una
riserva naturale della Regione. Alle abbandonata perché esposta alle
continue incursioni dei pirati arabi.
spalle delle spiagge di sabbia candida
42 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

Ma nel frattempo il progressivo QUARTU SANT’ELENA


abbassamento del terreno aveva già Cittadina alla periferia di Cagliari, è
coperto di acqua i tre porti. Poco resta
cresciuta vertiginosamente negli ultimi
del periodo punico anche se i ricchi
anni fino a diventare una delle più
corredi delle sepolture testimoniano grandi dell’isola. Sorge ai margini delle
un’intensa attività mercantile. Della
saline e dello stagno omonimo, scelto
città cartaginese si può ammirare il come stabile dimora e come nursery
tempio dedicato alla dea della fertilità
da decine di coppie di fenicotteri che
Tanit, su un’altura che domina tutto il da qualche hanno vi nidificano.
complesso. Ben disegnata la città
Davanti al moderno palazzo comunale
romana con il teatro, le terme, le sorge la Casa Museo Sa Dom ’e Farra,
abitazioni, le strade lastricate con rete
alla lettera “La casa della farina”, una
fognaria. Di grande interesse i mosaici grande abitazione padronale
caratterizzati dall’uso quasi esclusivo
campidanese che raccoglie migliaia di
dei colori bianco, nero e ocra. attrezzi della tradizione quotidiana
Molti ritrovamenti, comprese le
domestica e agricola del passato. Sono
iscrizioni puniche con la prima oltre 14.000 i pezzi raccolti in una vita
attestazione del nome Sardegna, sono
dall’ex pastore Gianni Musiu. Gli
conservate al Museo Archeologico di oggetti sono ambientati in diverse
Cagliari. Le ceramiche sono invece
stanze dedicate a lavori diversi, dalle
esposte nel minuscolo Museo Archeo- selle e dai finimenti in cuoio dello
logico locale. Gli scavi continuano
stalliere ai carri e al mantice del
nella zona del macellum, a fabbro. Interessante il frigorifero a
ridossodell’area militare. Nei pressi
neve che funzionava grazie alla neve
sorge la chiesetta romanica di raccolta in Barbagia, portata a Cagliari
Sant’Efisio, costruita dai monaci
a dorso di mulo e conservata sottoterra
Vittorini nell’XI secolo, meta dell’an- in grandi contenitori di paglia. La casa
nuale processione che parte da Cagliar.
comprendeva le abitazioni per i
padroni e per un buon numero di
CAGLIARI E IL SUD 43

dipendenti, più i locali a porticato su


un grande cortile, utilizzati per le
lavorazioni domestiche e agricole,
come la molitura, la preparazione del
pane, la riparazione degli attrezzi.
44 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

Note
LA SARDEGNA
ZONA PER ZONA

La Costa orientale
46 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
L A C O S TA O R I E N TA L E 47

Le zone dell’interno sono terra di


pastori che da secoli hanno condotto le
La Costa orientale greggi al pascolo lungo i tratturi oggi
percorsi dai fuoristrada. Al sud, poco
conosciuta e sfruttata turisticamente,
All’interno chilometri e chilometri di la regione del Sarrabus riserva grandi
pascoli e rocce, sul mare falesie inacces- sorprese a chi ama avventurarsi fuori
sibili che sprofondano nell’acqua dai circuiti tradizionali. Fino a pochi
turchese, dove da poco è ricomparsa la anni orsono è rimasta isolata per la
foca monaca. Per questo, il tratto di difficoltà delle comunicazioni. L’unico
costa del Golfo di Orosei è entrato a far modo per arrivare a Cagliari era il
parte del Parco Nazionale del trenino a scartamento ridotto che
Gennargentu, istituito per proteggere s’inerpicava per le valli e che oggi può
aquile reali e mufloni. costituire la meta di un viaggio a
ritroso nel tempo. Al centro, la regione
Senza città di rilievo, la Costa orientale dell’Ogliastra, con le sue spiagge
vanta buoni centri balnerari concen- sabbiose che variano dal grigio perla al
trati intorno ad Arbatax e a rosso acceso, offre montagne dure
Villasimius. Salvo in alcuni tratti, la dove la civiltà pastorale non è stata
strada corre lontano dal mare; per scalfita dalla modernità e la vita dei
questo il più delle volte le spiagge sono paesi scorre ancora con ritmo arcaico.
da conquistare con lunghe escursioni a Più facile la regione delle Baronie, con
piedi o seguendo strade sterrate che le cittadine di Siniscola e di Orosei,
sembrano perdersi nella macchia ben servite dai mezzi di trasporto e
mediterranea. Anche le cittadine più dalla superstrada.
importanti come Orosei, Muravera o
Dorgali non sono situate lungo la La statale 125 collega Olbia con
costa, ma leggermente all’interno. La Cagliari lungo la costa orientale. Il
causa è da attribuirsi alla malaria che tratto più spettacolare è quello tra
ha mietuto vittime fino all’ultimo Dorgali e Baunei, 63 km di curve di
dopoguerra e agli attacchi dei pirati montagna nel cuore del Parco naziona-
che per secoli hanno infestato le coste. le del Gennargentu. Questo tratto di
48 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

strada è stato tagliato nella roccia dai sembra sia stata costruita nella prima
carbonai piemontesi che tra la metà e metà dell’XI secolo dalla figlia del re di
la fine dell’Ottocento frequentavano Navarra come ringraziamento per uno
(unici stranieri) queste valli impervie, scampato naufragio. Sul sagrato sorge
tagliando gli alberi che caricavano poi un gigantesco olivastro, che dicono
sulle navi per il Continente. Un vecchio di oltre mille anni. La bella
disboscamento poi rivelatosi spiaggia è delimitata da una pineta e
irreversibile. protetta da una torre aragonese del
’600. Di fronte il grande scoglio a
forma di piramide
ARBATAX dell’Agugliastra, o Sa
Pedra Longa,
Questo centro sorge ai
piedi di Capo un sottile
pinnacolo
Bellavista, una falesia
di porfido rosso che termina in mare calcareo che sporge dal mare per 128
m. Si raggiunge in pochi minuti di
con le celebri rocce del medesimo
colore, di grande effetto cromatico. Il navigazione dal porticciolo da dove
partono anche i barconi per Cala Luna,
porto, protetto da una torre spagnola,
è il capolinea dei treni a scartamento Cala Sisine e Cala Goloritzè.
ridotto che arrivano da Cagliari. La
costa vanta acque limpidissime e baie
IL PARCO DEL GENNARGENTU
incantevoli, come Cala Moresca, dove
il porfido rosso contrasta con alcuni I 73.935 ettari di questo parco naziona-
le, i cui confini sono indicati da
blocchi di granito grigio e con
l’azzurro delle acque. Più a sud Porto un’intesa del 1992, si trovano in
provincia di Nuoro (esclusa l’isola
Frailis, protetto anch’esso da una torre
spagnola, e la lunga spiaggia di Orrì. dell’Asinara). I comuni interessati
dall’area protetta sono Aritzo, Arzana,
Dal Faro di Capo Bellavista si gode un
bel panorama sul mare e Baunei, Belvì, Desulo, Dorgali,
Fonni, Gairo, Gavoi, Lodine,
sugli isolotti
dell’Ogliastra. Nella baia Meana Sardo, Oliena, Ollolai,
Olzai, Ovodda, Orgosolo,
una strada privata
porta al club Vacanze Seui, Seulo, Sorgono,
Talana, Tiana, Tonara,
di Cala Moresca,
ricostruzione di un Urzulei, Ussassai e
Villagrande. Per visitare la
tipico villaggio
mediterraneo, con zona, bisogna tener
presente che la diversità
portoni in legno
massiccio e inferriate degli ambienti consiglia
differenti stagioni. In generale, però, a
provenienti dalle case che furono
abbandonate a Gairo Vecchia dopo un meno di non aver mete esclusivamente
balneari, le stagioni di mezzo rappre-
terremoto.
sentano il compromesso migliore tra il
caldo dell’estate e il gelo dell’inverno.
Mete interessanti sono la salita ai 1834
SANTA MARIA m della Punta La Marmora e, sul
NAVARRESE Supramonte, oltre alle rovine di
Piccolo centro balneare costruito Tiscali, le gole di Su Gorroppu e la
intorno a una bella chiesa campestre sorgente di Su Gologone. Verso il mare
da cui ha preso il nome. La chiesa, a si può scegliere tra la visita alla Grotta
tre navate con abside semicircolare, del Bue Marino e la discesa a piedi
della Codula di Luna.
L A C O S TA O R I E N TA L E 49

(provenienti anche dal vicino sito di


DORGALI Serra Òrrios), punica e romana. Qui ci
Svilupattasi su un costone roccioso che si può rivolgere per avere informazioni
scende dal monte Bardia, la cittadina sulle visite al villaggio di Tiscali.
di Dorgali dista 30 km da Nuoro e
poco meno di 10 dal mare di Cala
Gonone. Insediamento agricolo e
pastorale, questo paese è anche un
OROSEI
centro importante per l’artigianato del Il capoluogo storico della Baronia, in
cuoio, della ceramica e della filigrana, posizione arretrata rispetto al mare, ha
e per la tessitura di tappeti. Per i un centro storico vivace e ben curato,
buongustai, due tappe fondamentali con palazzetti in pietra e calce bianca
sono costituite dalla cantina sociale e su cortili lussureggianti. Chiese, archi,
dal caseificio. Nel centro storico si spiazzi e scale lo rendono molto
incontrano vecchie costruzioni gradevole. Fondata probabilmente nel
edificate con la scura roccia vulcanica. Medioevo, visse il suo momento
Molte le chiese dell’abitato, tra queste magico durante la dominazione pisana
San quando, sotto il dominio dei baroni
Lussorio, Guiso, divenne un porto importante
la con ancoraggi sul fiume Cedrino.
Madonna Dopo il passaggio agli Aragonesi iniziò
d’Itria e la la decadenza causata dalla malaria,
Maddalena. dalle scorrerie dei pirati e
Sulla centrale piazza
Vittorio Emanuele si innalza la facciata
della Parrocchiale di Santa Caterina il
cui interno è ornato da un grande
altare ligneo scolpito. In paese si può
visitare l’interessante Museo Archeolo-
gico che raccoglie una importante
collezione di reperti di epoca nuragica
50 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
L A C O S TA O R I E N TA L E 51

dall’insabbiamento del
fiume. Attraverso un
intrico di stradine si
arriva alla centrale
piazza del Popolo su cui
si affacciano tre chiese.
In cima a una scalinata
la Parrocchiale di San
Giacomo Maggiore
dalla facciata settecente-
sca e con più cupole
ricoperte in cotto. Sul
lato opposto la Chiesa
Del Rosario, con una
facciata barocca, e la Chiesa delle
Anime, fondate dalle confraternite
protagoniste dei riti della Settimana GALTELLÌ
Santa. La Chiesa di Sant’Antonio Alle pendici del Monte Tuttavista,
Abate, un tempo santuario campestre, Galtellì era nel Medioevo il centro più
è stata inglobata dall’espansione della importante della regione, fino al 1496
città. Nella torre pisana, all’interno del sede della Diocesi, come testimonia la
recinto, è allestita una esposizione di chiesa romanica di San Pietro, l’antica
artigianato locale. Anche il secentesco cattedrale del XII secolo. Decaduto a
Santuario della Madonna del Rimedio, causa della malaria e delle incursioni
fino a qualche anno fa isolato nella barbaresche, conserva tracce del
campagna, è diventato parte della passato splendore nella Parrocchiale
periferia. È circondato da cumbessias del SS. Crocifisso, che custodisce
che si riempiono nei primi giorni di interessanti statue lignee del ’500 e del
settembre in occasione del pellegrinag- ’600. Il nucleo centrale è molto bello
gio. con palazzetti e case in
Dintorni: in prossimità calce bianca che
della foce del Cedrino, danno all’insieme
sorge la Chiesa di Santa un aspetto lindo.
Maria ’e Mare, fondata Dintorni: una delle
nel XIII secolo da escursioni più
mercanti pisani. Piena di interessanti nei
ex voto, l’ultima domenica di dintorni porta al Monte
maggio è meta di un pellegrinaggio Tuttavista lungo una strada sterrata
con la statua della Madonna che (poi sentiero percorribile solo a piedi)
scende il fiume su una barca seguita che porta a Sa Pedra Istampada, la
dalle barche dei pescatori. Alla foce il Roccia Forata, un arco scolpito dal
fiume si divide in due rami: quello vento alto ben 30 m. Si può raggiunge-
settentrionale entra in un canale re anche la cima per godere di un
artificiale, quello meridionale dà vita panorama a 360 gradi. In località La
allo stagno Su Petrosu, una zona Traversa, a 12 km da Galtellì, si trova
umida dove vivono folaghe, gallinelle, l’interessante Tomba di Giganti di Sa
germani reali e il pollo sultano. Ena ’e Thomes. Suggestivo monumen-
Dove l’acqua è più bassa si trovano to preistorico con una stele, alta 3 m,
avocette e cavalieri d’Italia, aironi scolpita in un unico blocco di granito.
cinerini e garzette.
52 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

SINISCOLA cammino anche la spiaggia di


Berchida, con il massiccio scoglio
Ai piedi del monte Albo, a poca
distanza dal mare, si trova una chiamato “S’incollu de sa Marchesa” e
uno stagno popolato di cefali e
cittadina sviluppatasi in maniera
disordinata intorno alla parrocchiale anguille. In alternativa una strada
sterrata dal fondo sconnesso parte
settecentesca, che conserva all’interno
affreschi e statue in dalla Statale all’altezza del
chilometro 243, subito
legno di artisti
locali. Un rettilineo dopo il rio Berchida, e
s’incunea nella
porta a La Caletta,
porticciolo turistico macchia mediterra-
nea fino alla spiaggia di sabbia candida
con una spiaggia sabbiosa lunga 4 km.
Dintorni: in direzione Orosei, dopo il su un mare dall’acqua trasparentissi-
ma. Nel tragitto cartelli turistici
ponte sul rio Siniscola, si incontra la
deviazione per Santa Lucia, piccolo segnalano l’insediamento nuragico di
Conca Umosa e il villaggio abbando-
centro di pescatori; di origine, pare,
ponzese, è raccolto intorno alla chiesa nato di Rempellos.
e alla torre spagnola. Alle spalle una
pineta arriva fino al mare dove le rocce
si alternano a calette. Camminando POSADA
sulla battigia si giunge alle dune di Arroccata in cima a
candida sabbia di Capo Comino, una rupe calcarea
raggiungibili anche con una deviazione ammantata di
dalla strada statale. Sono le più belle euforbie e lentisco,
dune sabbiose della costa orientale su il paese è sovrasta-
cui crescono contorti ginepri. to dai ruderi del
Il promontorio, con un faro, è un Castello della Fava.
susseguirsi di scogli arrotondati dalle Costruito nel XII
forme più svariate che si aprono in sec. dai giudici di
piccole spiagge di ciottoli. Si può Gallura, fu conquistato dai giudici di
raggiungere a piedi con due ore di Arborea prima di passare sotto il
controllo degli Aragona. La zona era
già abitata in tempi lontanissimi come
testimonia la colonia cartaginese di
Feronia. Importante centro all’epoca
dei Giudicati, decadde per le numerose
incursioni saracene. Il borgo conserva
la struttura medievale con vicoli
tortuosi collegati da ripide scalinate,
archi e piccole piazze. Le case in pietra
grigia sono state via via ristrutturate.
Anche il castello è stato sottoposto a
lifting: una scala in legno porta alla
sommità della torre quadrata da cui si
gode un vasto panorama sul mare,
sulla foce del fiume Posada e sulla
pianura con agrumeti.
Dintorni: verso l’interno, il Lago di
Posada circondato da pinete, uno dei
tanti bacini artificiali dell’isola.
L A C O S TA O R I E N TA L E 53

bassa del paese. La festa più importan-


LANUSEI te si tiene il 13 giugno in omaggio a
Grosso centro dall’aspetto austero Sant’Antonio da Padova al quale è
costruito sul fianco della collina a 600 dedicata una delle chiese della città.
m d’altitudine, in posizione dominante Dintorni: a Ulassai, si può visitare la
verso il mare. Per secoli ha rivestito il grotta Su Màrmuri, il Marmo, una
ruolo di capoluogo dell’Ogliastra. cavità di calcare bianco cui si accede
Costruito su più per una scala di 200 gradini. Il
livelli, conserva percorso si snoda per quasi un
vestigia del chilometro tra laghetti e spettacolari
ricco passato stalagmiti.
nei palazzetti
signorili.
GAIRO
Gairo Sant’Elena sorge nella valle del
JERZU rio Pardu, una gola profonda chiusa da
Ai piedi dei “tacchi”, possenti forma- imponenti pareti di calcare. Il paese fu
zioni calcaree che sporgono candide costruito dopo il 1951 in seguito
dalla macchia mediterranea, Jerzu è un all’evacuazione del vecchio borgo che
grande paese circondato dai vigneti, stava lentamente scivolando a valle. La
ricavati sui fianchi ripidi delle colline. sua vista è inquietante, con le case
Nella zona si producono ogni anno
circa 100 000 quintali di uva che
vengono lavorati nella Cantina Sociale
famosa per il Cannonau Rosso DOC.
Il paese è costruito su diversi livelli
con case a più piani che s’affacciano sul
corso principale. Le ripide strade
laterali portano ad angoli dove si è
conservata qualche abitazione
tradizionale, specialmente nella parte
54 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

sventrate, senza portoni e inferriate. che un tempo la malaria doveva essere


Tutta la zona è spettacolare, a iniziare molto diffusa. Il centro più antico si
dalla strada che porta a Lanusei. raccoglie intorno alla Chiesa di San
Dintorni: la strada costiera corre a Leonardo e alla Parrocchiale dedicata
poca distanza dal mare con calette di alla Beata Vergine del Monserrato, dal
sabbia rosata e scogli dello stesso campanile in stile rococò. Interessante
colore. Dalla baia di Gairo, protetta da l’artigianato della tessitura con labora-
un promontorio ricoperto dalla tori che producono tappeti, arazzi,
macchia mediterranea, si raggiunge la coperte e cuscini di lino. Torre di Barì è
spiaggia di Coccorocci, l’unica spiaggia una piacevole località balneare
nera di tutta la Sardegna. sviluppatasi intorno alla secentesca
torre spagnola, costruita per difendere il
paese dalle incursioni dei pirati. Belle la
BARÌ SARDO spiaggia sabbiosa e la piccola pineta.
Grosso borgo agricolo, al crocevia tra Piena di mistero la festa di San Giovanni
l’Orientale Sarda e la strada verso Battista, detta Su Nenneri. Con un
Lanusei, in una campagna lussureg- rituale che propizia ricchi raccolti,
giante di vigneti e frutteti. Il nome, vengono lanciati in mare i germogli di
derivato da abbari, le paludi, testimonia legumi e cereali fatti germogliare al buio.
MURAVERA valle del Flumendosa, oltre San Vito.
Castiadas è una frazione di Muravera,
Il centro più importante del Sarrabus
sorge alla foce del Flumendosa, al con poche case intorno alle carceri
ottocentesche, al centro di una campa-
centro di una campagna coltivata ad
agrumi. Sull’area nei tempi antichi gna coltivata a vigneti e agrumi. Bello il
tratto di costa intorno a Capo Ferrato,
sorgeva la città fenicia di Sarcapos. Il
paese è quasi attaccato a Villaputzu e a con rocce basaltiche che si aprono in
baie dalla spiaggia candida, ombreggia-
San Vito, ideale punto di partenza per
escursioni lungo la costa e le valli te da pini. Proseguendo verso sud
s’incontra Costa Rei, un centro di
dell’interno. Verso nord il tratto di
costa, fino a Porto Corallo, è una lunga seconde case e di villaggi vacanze. La
baia quiè chiusa a sud da Cala Sinzias: il
spiaggia sabbiosa interrotta da piccoli
promontori rocciosi. fondale formato da lastroni rocciosi dà
all’acqua una trasparenza cangiante.
Torre Salinas domina da uno spuntone
granitico la riva sabbiosa e lo stagno di
Colostrai. Vicino al porto turistico
un’altra torre spagnola che nel 1812 VILLASIMIUS
vide una delle poche vittorie dei Sardi È la piÙ importante località balneare
sui pirati barbareschi. Una escursione della costa sud-orientale, con alberghi,
lungo l’Orientale Sarda verso Arbatax residence e case non sempre ben
porta ai resti del Castello di Quirra e inseriti nella natura. Il centro è
alla chiesetta romanica di San Nicola, moderno, al margine settentrionale di
l’unica della Sardegna costruita in un promontorio che si allunga fino a
mattoni. Dirigendosi invece verso Capo Carbonara. Al centro del
Cagliari, si risale il corso del rio Cannas promontorio si apre lo stagno di
dove le rocce rosse affiorano tra Notteri, separato dal mare solo dalla
corbezzoli, eriche, mirti e ginepri. In spiaggia lunga e sabbiosa. In inverno
estate è possibile bagnarsi nelle pozze ospita colonie di fenicotteri rosa. Dal
d’acqua cristallina all’ombra degli Faro si gode un’ampia vista panoramica
oleandri in fiore e dei salici piangenti. sulla costa e sulle isole dei Cavoli e di
Interessante anche l’escursione lungo la Serpentara. Intorno spiagge di quarzo e
isolotti di granito su un mare dai ricchi
fondali. Il tratto tra le due isole è stato
teatro di numerosi naufragi: a 10 m di
profondità si trova la statua della
Madonna dei Fondali dello scultore
Pinuccio Sciola. La si può vedere grazie
ai battelli dal fondo trasparente che
durante l’estate partono dal porticciolo
di Porto Giunco. Il carico di una nave
spagnola naufragata in queste acque nel
XV secolo, reperti d’epoca classica e
altri provenienti dal santuario di
Cuccureddus sono esposti nel Museo
Archeologico di Villasimius.

ORROLI
Centro del sarcidano dedito all’alleva-
mento, sorge in una conca
dell’altopiano di Pranemuru, una landa
56 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

dalla vegetazione rada ai margini della struttura pentalobata, a pianta assai


valle del Flumendosa. La zona è ricca complessa, ancora più estesa di
di siti archeologici come la necropoli Barumini. In pietra rossa, il complesso
di Su Motti, con domus de janas si sviluppa intorno al torrione centrale
ricavate da massi erratici di basalto. In del XI-X secolo a.C. che secondo gli
posizione panoramica, poco distante esperti raggiungeva in origine l’altezza
dalla falesia, ci sono le rovine del di 27 m. Intorno sono sistemate cinque
Nuraghe Arrubiu. Si tratta di una torri, risalenti probabilmente al VII
secolo e collegate tra loro da alti
bastioni. A queste si aggiunse una
L A C O S TA O R I E N TA L E 57

seconda cerchia, nel VI secolo, allo regione dei “tacchi”, possenti formazio-
scopo di perfezionare il sistema di ni calcaree che sporgono candide dalla
difesa. Intorno sono visibili i resti del macchia mediterranea. La strada che
villaggio nuragico, con capanne a porta a Jerzu è una delle più panora-
pianta circolare e rettangolare. miche perché corre su un altopiano ai
piedi di queste cime dolomitiche con
PERDASDEFOGU vista spettacolare sul mare e sulla
lontana Perda Liana. Lungo la strada si
Paese montano della bassa Ogliastra,
in posizione isolata al margine della incontra la chiesa campestre di
Sant’Antonio, in un bel prato ai piedi
di Punta Coróngiu, il tacco più
spettacolare.
58 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
LA SARDEGNA
ZONA PER ZONA

Il Centro e la Barbagia
60 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
IL CENTRO E LA BARBAGIA 61

nuragica fino all’avvento del Cristiane-


simo. Terra aspra ma ospitale, il centro
Il Centro e la dell’isola richiede al visitatore un certo
sforzo: le strade sono lunghe e
Barbagia tortuose, le indicazioni talvolta
insufficienti e molti i chilometri su
strade sterrate. Qui però le tradizioni
La regione che occupa il centro sono ancora vivissime, le
della Sardegna è una terra del feste popolari
tutto particolare, in cui la natura importanti e
e la gente rispecchiano più che colorate: i
altrove la realtà più antica santuari e i paesi
dell’isola. L’orizzonte è fatto di si animano nella
montagne aspre su cui si intreccia- ricorrenza del
no i sentieri dei pastori. Lungo le santo patrono o durante la
valli, i piccoli paesi arroccati tra i boschi Pasqua, mentre a Mamoiada (p 102) i
sembrano fuori dal tempo. famosi “mamuthones” sfilano durante
il carnevale coperti dalle loro masche-
Con il nome di Barbagia (che deriva re grottesche. La natura è dovunque al
dal nome Barbària, con il quale i centro del paesaggio: dalle rocce del
Romani indicavano le regioni inacces- Supramonte di Oliena e Orgosolo il
sibili dell’interno, contrapposte alla mare è a un passo, mentre dalla Punta
Romània delle coste) si indica l’insie- La Marmora (p 82) - la massima
me delle regioni che circondano a est e elevazione del massiccio del
ovest la mole del massiccio del Gennargentu, a 1834 m di quota - nelle
Gennargentu. Abitato da sempre, ricco fredde giornate di vento si arrivano a
di siti preistorici come il villaggio vedere le acque dei due mari che
nuragico di Tiscali (pp 104-5), il cuore bagnano l’isola. La cucina è di terra ed
della Sardegna resistette per secoli alle ha i sapori della macchia mediterra-
invasioni romane e conservò gli nea, mentre l’artigianato - da non
antichi culti religiosi di origine perdere una visita alle preziose
62 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

collezioni esposte nelle


vetrine del Museo
Etnografico di Nuoro (p NUORO
99) - è ispirato alla vita
Al centro dell’isola,
pastorale con tappeti, Nuoro divenne una
cesti, ceramiche ornate
città importante a partire
con i motivi della dal XIV secolo ed è capoluogo di
tradizione.
provincia dal 1926. La topografia della
città è basata sulla presenza della
Nuoro è‘ il centro dell’interno della
dorsale montuosa che scende dal
Sardegna: a oriente si erge la catena del Monte Ortobene su cui crebbero i
Supramonte, con ai suoi piedi Oliena,
primi insediamenti umani della zona.
Orgosolo e Dorgali, mentre a occiden- In centro sopravvivono molti angoli
te sono le valli che digradano verso il
pittoreschi di rioni antichi che la
lago Omodeo e Macomer. In questo componevano, un tempo collegati tra
paesaggio fatto di colline e vette
loro dalla “Bia Maiore”, l’odierno Corso
rocciose (i “tacchi” e i “tonneri”) si Garibaldi. Centro commerciale delle
incontrano molti dei centri più
Barbagie, Nuoro si anima in occasione
importanti della regione, come di una serie di feste: il 19 marzo in
Mamoiada, Bitti, Sarule. A sud si
onore di San Giuseppe, il 6 agosto di
innalzano infine le alture che compon- San Salvatore e nell’ultima domenica
gono il massiccio del Gennargentu,
d’agosto in onore del Redentore.
ricco di foreste, e sulle cui pendici si
incontrano i paesi della montagna:
Gavoi, Fonni. Verso nord-est, costeg- UN PO’ DI STORIA
giate le pendici del Monte Ortobene
Al termine del periodo feudale
che domina la città, si scende fra ulivi, Nùgoro, come tuttora i nuoresi
mandorli e vigne in direzione delle
chiamano la loro città, entrò in un
Baronie. lungo periodo di instabilità politica:
IL CENTRO E LA BARBAGIA 63

rivolte e sommosse erano all’ordine del paleo-botaniche e naturalistiche del


giorno tanto che l’intendente piemon- Gruppo Speleologico Nuorese, il
tese De Viry descrisse la città, attorno museo si è arricchito con i reperti delle
al 1750, come un “covo di banditi e campagne di molti anni di scavi
assassini”. In seguito agli editti che ai intrapresi dalla Soprintendenza nel
primi dell’Ottocento ponevano fine al Nuorese. Interessanti gli scheletri del
tradizionale uso comunitario delle Prolagus sardus e della lontra gigante e
terre, una serie di sollevazioni popolari una piccola collezione di fauna
culminarono nei moti di “Su cavernicola, le statue-menhir di
Connottu”, nel 1868. A cavallo dei due Làconi, vari bronzetti di epoca
secoli, Nuoro divenne il centro di un nuragica e oggetti di epoca romana.
profondo rinnovamento culturale, che
aveva origine nel confronto tra la MUSEO DELEDDIANO
vecchia società isolana e quella nuova Varcato il portone della casa natale
espressa dal rapporto dell’isola con il della scrittrice, si entra in una tipica
continente. dimora sarda di metà Ottocento. Una
serie di cimeli, che ricordano le tappe
VISITANDO NUORO del successo della Deledda, sono
Centro della città è la piazza dedicata esposti negli ambienti, restaurati
al poeta nuorese Sebastiano Satta seguendo le descrizioni he la scrittrice
(1867-1914) che, alla fine del XIX ha lasciato nel suo romanzo Cosima. l
secolo animò la cultura cittadina cortile dà accesso alla zona dove un
insieme alla scrittrice Grazia Deledda tempo c’era l’orto (e dove ora si
(1871-1936) e al politico e saggista tengono manifestazioni culturali),
Attilio Deffenu (1893-1918). mentre ai piani superiori sono esposte
le copertine dei libri della scrittrice, le
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE locandine dei lavori teatrali tratti dalle
Fusione delle raccolte paleontologiche, opere e copia del diploma di
64 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

conferimento del Premio Nobel per la tiene in onore del Redentore cui
Letteratura del 1926. partecipano rappresentanze in
costume di tutta la Sardegna.
IL MUSEO ETNOGRAFICO DI NUORO
Per ospitare una collezione di oggetti e NECROPOLI DI SAS CONCAS
costumi della vita quotidiana Percorrere la SS 131 in direzione
sarda, l’architetto Antonio di Abbasanta, proseguire poi per
Simon Mossa ha progettato Oniferi. La necropoli è poco
negli anni Sessanta la replica lontana dallo svincolo sulla
di un villaggio ideale, con le destra a poche decine di metri
sue corti, le vie e le scale. dalla strada. Il complesso è
Nelle sale, percorse ogni anno composto da una serie di
da 70.000 visitatori, si trovano domus de janas tra cui alcune,
mobili, gioielli, le forme del come la “Tomba
pane tradizionale, telai e dell’Emiciclo”, sono istoriate
tappeti e i costumi caratteristi- da incisioni e bassorilievi: il
ci della vita di tutti i giorni e sito è aperto e incustodito.
delle feste. Ogni due anni, il Utile, quindi, una torcia
museo ospita una rassegna di cinema elettrica.
antropologico ed etnografico nel mese
di ottobre.
BITTI
MONTE ORTOBENE Questo borgo pastorale deve la sua
La città nacque sulle pendici granitiche
recente notorietà al gruppo musicale
del monte, e tutti i nuoresi hanno un dei “Tenores de Bitti”, la cui interpreta-
rapporto speciale con questa monta-
zione del canto polifonico tradizionale
gna. Per salire verso i suoi boschi, sardo ha conquistato estimatori in
bisogna uscire dalla città in direzione
tutta Europa. Secondo molti studiosi, il
di Orosei, passando a fianco alla dialetto di Bitti sarebbe la parlata sarda
Chiesa della Solitudine, dove si
più simile al latino. Sulla piazza
trovano le spoglie di Grazia Deledda. Giorgio Asproni si trova la
Dopo una serie di tornanti in un
ottocentesca chiesa di San Giorgio
ambiente fatto di boschi e grandi Martire, nella cui casa parrocchiale si
massi, si raggiunge la vetta, dove si
può visitare una piccola collezione di
erge la statua in bronzo del Redentore, reperti archeologici.
che si affaccia sulla città sottostante.
Dintorni: non lontano dal paese in
Nei pressi della statua si trova la chiesa direzione di Orune (la strada è
di Nostra Signora del Monte che,
segnalata da cartelli ma non semplice
l’ultima domenica d’agosto, diviene da seguire) è il tempio a pozzo di Su
meta della grande processione che si
Tempiesu, costituito da vari ambienti -
realizzati con grandi pietre basaltiche
squadrate - che ospitano il pozzo sacro
che attingeva a una vena d’acqua
utilizzata per scopi rituali. Nelle
campagne attorno a Bitti si incontrano
una serie di chiese campestri (tra
queste Santo Stefano e Babbu Mannu,
cioè Spirito Santo) che, in occasione
delle ricorrenze annuali, si animano di
feste.
IL CENTRO E LA BARBAGIA 65
66 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

BONO quale la zucca più imponente degli orti


di Bono viene data in premio all’ulti-
Ai piedi delle alture del Gocèano,
Bono è un ottimo punto di partenza mo classificato
nella corsa di cavalli, come ironico
per piacevoli escursioni nei grandi
boschi di Monte Rasu e nella Foresta riconoscimento al valore dell’esercito
sconfitto. Fino a qualche anno fa, la
di Burgos. Al centro del paese si trova
la parrocchiale di San Michele zucca veniva addirittura fatta rotolare
dalla montagna verso valle, in ricordo
Arcangelo che, anche se più volte
rimaneggiata, nasconde una singolare della fuga delle truppe nemiche. A
Bono si tiene, nella prima decade di
curiosità:l’orologio della chiesa è infatti
mosso dal peso di 4 palle di cannone settembre, l’annuale Fiera dei Prodotti
Tipici Artigiani del Gocèano.
che caddero in paese nel corso
dell’assedio del 1796, durante il quale Dintorni: dal valico Uccaidu, lungo la
strada per Sassari, si risale a piedi il
le truppe governative vennero
scacciate dalla popolazione. Questo crinale sino alla sommità del Monte
Rasu (m 1258), da cui si gode uno
episodio viene rievocato ogni anno nel
corso di una festa tradizionale che si splendido panorama su buona parte
della Sardegna.
tiene il 31 agosto, in occasione della
IL CENTRO E LA BARBAGIA 67

BURGOS pendenza sarda e l’inizio della


dominazione aragonese. Passate le
Il piccolo paese,
fondato nel 1353 mura si raggiunge l’interno del
maniero dove, circondata da altre
dal Giudice
Mariano fortificazioni,è una torre restaurata cui
si accedeva in passato grazie a una
d’Arborea, si
estende ai piedi scala in legno che veniva ritirata in
caso di assedio.
della montagna a
forma di cono su Dintorni: a metà strada tra Burgos e
Bono merita una gita l’area verde della
cui sorge la mole del castello di
Burgos, di molto precedente alla Foresta di Burgos, zona molto curata e
varia di rimboschimento, meta
fondazione del borgo sottostante.
Costruito nel 1127, il castello fu al apprezzata da turisti e abitanti della
zona. Tra le piante spiccano lecci e
centro di molti scontri tra principi,
giudici e coloni continentali e da qui conifere, querce e sughere, cedri e
qualche castagno isolato, mentre nei
partirono nel 1478 gli uomini di
Artaldo di Alagon diretti alla battaglia recinti pascolano i piccoli cavallini
della Giara.
di Macomer che vide la fine dell’indi-
68 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

OTTANA fondazione risale al 1150), la chiesa, in


conci di trachite nera e violacea,
Il paese sorge nella pianura della valle
del Tirso, non lontano dalle pendici risente di influssi pisani e conserva al
suo interno un polittico trecentesco e
delle colline della Barbagia di Ollolai.
Prima importante centro medievale, un crocefisso del ’500.
poi quasi abbandonata a causa della
diffusione della malaria, Ottana è stata
scelta, nei primi anni 70, per essere il OLLOLAI
centro di un polo di sviluppo Anticamente il piccolo borgo di
industriale promosso dal- Ollolai doveva essere ben più
l’ENI. I risultati non sono importante di oggi. Per
stati brillanti: le industrie non questo divenne capoluogo
hanno avuto i profitti che si della curatoria che com-
prefiggevano e i problemi prendeva la parte settentrio-
ambientali che l’insediamento nale della Barbagia che,
ha provocato sono sotto gli infatti, prese da allora il nome
occhi di tutti. Ora l’intero progetto è in di “Barbagia di Ollolai”. La sua deca-
via di abbandono. denza fu avviata da un incendio che
Dintorni: non lontano dal centro di distrusse gran parte dell’abitato nel
Ottana si può visitare una chiesa di 1490. Oggi nel centro del paese
notevole interesse: è San Nicola, un sopravvive qualche casa ornata da un
tempo cattedrale della diocesi di antico portale in pietra scura e qualcu-
Ottana. Di severe forme romaniche (la no, nei cortili, lavora ancora l’asfodelo
IL CENTRO E LA BARBAGIA 69

per la creazione dei tradizionali cestini però dovuta al vicino santuario di


intrecciati. Nostra Signora di Gonare, alto su uno
Dintorni: un’escursione breve porta sperone calcareo che domina il paese.
alla chiesetta di San Basilio, dove si Edificata per volere del giudice
svolge il 1° settembre una tradizionale Gonario di Torres, la chiesa è stata in
festa campestre. Dalla strada che sale larga parte ricostruita nel Seicento ma
verso la punta S’Asisorgiu (1127 m) si rimane uno dei centri di pellegrinag-
godono ampi panorami: per questo gio più importanti dell’isola. Lasciata
motivo la vetta è detta “finestra della l’automobile ai piedi delle rocce, in
Sardegna”. uno slargo su cui si aprono le
cumbessias, si segue un sentiero che,
dopo una decina di minuti di cammi-
SARULE no nella macchia di lecci, conduce al
santuario, da cui si gode uno splendido
Asarule, piccolo paese di origini
medievali, si è conservata la tradizione panorama. All’orizzonte appaiono il
monte Ortobene che sovrasta Nuoro e
della tessitura di colorati tappeti ornati
da figure fortemente stilizzate. Ancora vicino il monte Corrasi di Oliena.
Sullo sfondo, il Gennargentu.
oggi, passeggiando sulla via principale
del paese, si possono incontrare i Il monte Gonare ha una particolarità
geologica: è costituito da molte rocce
laboratori in cui si lavora come un
tempo su dei telai verticali, e dove si diverse. Dalla struttura granitica
emergono infatti strati di calcare e
possono acquistare i tappeti. La
notorietà di Sarule in terra sarda è affioramenti di scisto su cui cresce una
70 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

vegetazione varia e popolata da molte occasioni: il 17 gennaio, la Domenica


specie di uccelli (pernici, tortore, di Carnevale e il Martedì Grasso,
averle, picchi e rapaci). Il bosco è durante le celebrazioni più famose del
composto di lecci, roverelle, aceri; nel carnevale barbaricino.
sottobosco in primavera fioriscono Dintorni: a una decina di chilometri
ciclamini, convolvoli e peonie. dal paese in direzione di Gavoi, il
Dal 5 all’8 settembre si svolgono i Santuario di San Cosimo è un tipico
festeggiamenti in onore della Madonna esempio di chiesa campestre sarda,
di Gonare: gruppi di pellegrini salgono con la struttura centrale circondata
a piedi dai paesi vicini, si corre un dalle cumbessias dove alloggiavano i
palio equestre, si recitano poesie, si pellegrini che affluivano al santuario
canta e l’allegra animazione della festa per la novena. La chiesa attuale risale
sconvolge la tranquillità della zona. al Seicento ed è caratterizzata da
un’unica navata al termine della quale
recenti restauri hanno portato alla luce
MAMOIADA una nicchia con colonne e architrave
Nel 1770 i viceré sabaudi in roccia vulcanica di epoca
aragonese. Non lontano è
dell’isola notarono
Mamoiada a causa della da visitare anche il Santua-
rio della Madonna d’Itria,
grande quantità dei vigneti e
per l’eccezionale numero di attorno al quale si svolge
l’ultima domenica di luglio
pecore che, tutti gli anni,
transumavano sulle pendici la grande corsa di cavalli
detta “sa carrela”.
della Barbagia di Ollolai. Oggi,
il borgo nasconde ancora, tra le case
moderne nate a fianco della strada
principale, qualche vecchia costruzio- OLIENA
ne. Ma la notorietà di Mamoiada è Per chi giunge da Nuoro sul far della
dovuta soprattutto alle scure maschere sera, Oliena è uno spettacolo indimen-
dei “mamuthones” che fanno la loro ticabile. Le luci del paese brillano ai
comparsa nelle vie del paese in varie piedi della mole bianca e vertiginosa
IL CENTRO E LA BARBAGIA 71

del Supramonte, che da qui digrada Gologone, da cui sgorgano le acque


verso oriente in direzione del Golfo di che hanno scavato la loro via attraver-
Orosei. Attorno al paese, i vigneti so le rocce della montagna. Attorno
occupano tutti gli spazi disponibili (da alla gelida sorgente, fresca nei mesi
queste uve si ricava un ottimo dell’estate e travolgente durante le
Cannonau) e in paese non mancano i piene invernali (la portata media è di
luoghi interessanti per il visitatore. ben 300 litri d’acqua al secondo, cifra
L’architettura di Oliena offre qua e là che la pone al primo posto tra le
degli scorci interessanti: le vecchie case sorgenti sarde), un piacevole boschetto
sono cresciute attorno alle “corti” e permette tranquilli picnic lontano
presentano ancora scale esterne, dalla calura. Per esplorare le profondi-
pergolati e soprattutto i colori vivaci di tà della grotta sommersa da anni
alcune stanze. In paese si svolgono due gruppi di speleologi subacquei
importanti feste popolari che culmina- scendono ogni volta più in profondità
no con grandi processioni: San nelle viscere invase dall’acqua delle
Lussorio (21 agosto) e “S’Incontru” (la montagne del Supramonte.
mattina della domenica di Pasqua). La
chiesa di Santa Croce, rimaneggiata
nel ’600, è la più antica di Oliena ed è TISCALI E IL SUPRAMONTE
sovrastata da un curioso campanile a In alto, sulla montagna che sovrasta la
vela; il complesso dei Gesuiti, su Corso piana di Lanaittu, poco più di un
Vittorio Emanuele II, conserva il secolo fa dei boscaioli scoprirono un
ricordo dell’arrivo dell’ordine religioso villaggio nuragico, nascosto sul fondo
che, dalla metà del XVII secolo, di un’enorme voragine e popolato fino
promosse la viticoltura e l’allevamento ai tempi dell’invasione romana. Sul
dei bachi da seta. La chiesa di fondo di una dolina il villaggio di
Sant’Ignazio offre qualche interessante Tiscali custodisce alcune capanne, con
spunto per la visita (le statue lignee di architravi di ginepro che ne sorreggo-
Sant’Ignazio e di S. Francesco Saverio e no le porte. Purtroppo anni di incuria
il retablo di San Cristoforo). Il paese - hanno portato a un serio degrado del
uno dei più sviluppati dell’interno per sito che, soprattutto per la sua
l’accoglienza turistica - offre anche posizione unica, resta uno dei più
alcune interessanti possibilità di emozionanti della Sardegna. La salita
acquisti: un tempo era famosa infatti al villaggio di Tiscali è faticosa, ma
per i suoi gioielli, i dolci e la tessitura. non difficile ed è possibile prendere
Dintorni: fuori dal paese, ai piedi della parte a visite guidate.
scarpata della montagna, dal Rifugio
Monte Maccione sono
possibili varie escursio-
ni sulle aride e
spettacolari rocce del
Supramonte di
Oliena. Partendo da
Monte Maccione si
può attraversare la
catena per scendere
nella piana di
Lanaittu. A qualche
chilometro di distanza
da Oliena è infine la
sorgente carsica di Su
72 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
IL CENTRO E LA BARBAGIA 73

ORGÒSOLO Dintorni: Orgòsolo è un buon punto di


partenza per numerose escursioni
Orgosolo è certamente uno dei paesi-
simbolo della Sardegna dell’interno. “Il sulla montagna. Si può salire verso la
Foresta di Montes e la sorgente di
villaggio ha l’aspetto di
un nido d’aquila” Funtana Bona, per poi
decidere di arrivare fino
scrisse nel 1892
Pasquale Cugia al torrione calcareo di
Monte Novo San
“come di una
fortezza a cui la Giovanni (1316 m).
natura ha gettato
dinanzi baluardi e
fossati. Vive l’orgolese lassù nel suo GAVOI
nido... e ama le sue rupi, i suoi pascoli Il paese fu, nei
fino alla passione, fino alla nostalgia. secoli,
L’orgolese ardito, fiero, vago di famoso in
avventure, ha nel sangue l’ardore Sardegna
bellicoso, l’irrequietezza delle razze per la
nomadi; è ospitale nella sua rocca ed produzione di
entrati nel suo territorio, voi gli siete finimenti da cavallo. Oggi invece la
sacri e gli son sacre le cose vostre”. produzione più caratteristica è quella
Centro fondamentale della cultura dei formaggi, tra cui il pecorino “fiore
della Barbagia pastorale, il paese, che sardo”. Al centro del paese è la facciata
si estende ai piedi delle montagne del rosa della chiesa di San Gavino,
Supramonte, divenne famoso negli edificata nel XVI secolo, che si affaccia
anni della lotta dei contadini e dei sulla omonima piazza da cui partono
pastori per la difesa delle terre contro alcune delle vecchie vie del borgo.
l’esproprio. Il banditismo degli anni Passeggiando lungo le strette strade di
intorno al 1960 lasciò il suo segno: nel Gavoi si trovano alcuni palazzi storici
suo film Banditi a Orgòsolo il regista con i balconi fioriti e le facciate di
Vittorio De Seta narrò con stile freddo roccia vulcanica scura, come la casa a
e asciutto la dura vita dei pastori e la due piani all’angolo di via San Gavino.
diffidenza tradizionale nei confronti Nella chiesetta di Sant’Antioco sono
dello Stato. La passione politica e conservate decine e decine di ex voto
sociale ha lasciato in paese vistose realizzati in filigrana d’oro e d’argento
tracce: sono centinaia i murales che, e la statua del santo cui è dedicata una
dal 1975 circa in poi, sono stati dipinti festa nella seconda domenica dopo
sulle facciate delle case e sulle rocce Pasqua.
intorno al paese. La lunga galleria di
immagini parla della vita dei pastori,
degli episodi delle lotte per la terra,
delle tradizioni sarde e delle ingiustizie FONNI
di altri angoli del mondo. Dell’antico La prima immagi-
tracciato urbanistico del paese poco ne che si coglie
rimane in piedi: solo alcune casette di questo paese,
appartate mostrano qualcuno dei giungendo da
caratteri tradizionali, mentre la chiesa Pratobello, è
di San Pietro conserva ancora il quella di un
campanile quattrocentesco. La festa pugno di case
dell’Assunta a Ferragosto e la festa di S. che emergono
Anania la prima domenica di giugno dal verde, addossate
sono un forte richiamo per i turisti. al pendio della montagna. Fonni è uno
74 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

dei paesi più alti della Sardegna (1000


m di quota) ed è a metà strada tra
l’economia tradizionale e lo sviluppo di
un turismo per villeggianti attratti dal
clima e dalla posizione, anche se le
recenti modifiche alla struttura del
paese non sono state delle più felici.
Interessante l’artigianato (dolci, tessuti
e tappeti). Ai margini del paese è il
complesso francescano della Madonna
dei Martiri che risale al XVII secolo. In
esso è custodita una piccola statua
della Madonna realizzata frantumando
e impastando tra loro antiche reliquie
risalenti all’età romana. La festa che
qui si celebra a giugno ricorda il
ritorno dei pastori dalla lunga
transumanza.

TETI
In alto sulle
montagne che
sovrastano il lago di
Cucchinadorza, Teti
ospita un museo
piccolo ma molto
interessante, poiché il
paese sorge al centro
di un territorio ricco di
testimonianze del lontano
passato. Nei locali del
Museo Archeologico
Comprensoriale, gestito da una società
di giovani, è illustrata con chiarezza e
con attenzione la storia degli antichi
insediamenti nuragici (soprattutto il
villaggio di S’Urbale e il luogo sacro
nuragico di Abini) e nelle vetrine
dell’esposizione sono in mostra gli
oggetti della vita quotidiana rinvenuti
negli scavi. In una sala del museo è
ricostruita una capanna di epoca
nuragica (risalente a circa il 1000 a.C.)
in cui sono esposti vasi di terracotta,
materiali necessari alla filatura, piccole
accette, macine di granito; al centro si
trova lo spazio che era destinato al
focolare domestico. Nelle sale del
piano sottostante vengono allestite
esposizioni temporanee dedicate alla
IL CENTRO E LA BARBAGIA 75
76 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

cultura e alle tradizioni (costumi poranea, inaugurato nel 2000 e


tradizionali, tessitura e intreccio). dedicato ad Antonio Ortiz Echagüe,
Dintorni: a un km circa, in corrispon- pittore costumbrista spagnolo che ha
denza del bivio per Austis, si trova soggiornato ad Atzara dal 1906 al
l’ingresso dell’area archeologica del 1909. L’esposizione ospita una sezione
villaggio di S’Urbale, abitato dal 1200 moderna e contemporanea, una
al 900 a.C., con i resti di una trentina dedicata all’informale e infine una
di capanne preistoriche. dedicata alla grafica.

SÒRGONO LÀCONI
Famoso per i Di Làconi colpiscono due particolarità:
vini la roccia che circonda l’abitato e la
(soprattutto suggestiva posizione in cui sorgono le
il rovine del Castello Aymerich. Questa
Cannonau), fortezza, di cui si conservano alcune
Sòrgono è il parti (una torre che risale al 1053, una
più importante centro della regione del sala del XV secolo e un portico
Mandrolisai. Vi sono i resti assai seicentesco), si erge al centro di un bel
degradati di un palazzotto secentesco parco. Prima capoluogo della curatoria
(la Casa Carta) e di una fonte di di Porto Valenza, poi centro di
origine pisana. Non lontano dal paese signoria e infine di marchesato, Làconi
si trova invece uno dei santuari conserva il palazzo Aymerich, di gusto
campestri più antichi e interessanti neoclassico, realizzato nella prima
della Sardegna: la chiesa di San Mauro. metà dell’800 dall’architetto cagliarita-
Circondata dal tradizionale recinto
delle cumbessias destinate al riposo
dei pellegrini, la costruzione è
imponente. Lo stile è il prodotto di
una ben riuscita fusione tra l’anima
popolare e i tratti caratteristici della
architettura gotico-aragonese.
La facciata di trachite grigia si
raggiunge grazie a una scala a fianco
della quale vegliano le statue di due
leoni mentre in alto occhieggia uno dei
più riusciti rosoni scolpiti della
Sardegna dei secoli gotici. Sulle pietre
della chiesa non è difficile trovare
iscrizioni antiche e moderne che
ricordano la visita di pellegrini.
L’interno della chiesa, coperto da una
volta unica e separato solo dall’arco
che dà accesso al presbiterio, ospita un
altare barocco. Vicino al santuario si
possono inoltre ammirare la Tomba di
Giganti di Funtana Morta e il grande
vano coperto all’interno del Nuraghe
Talei.
Dintorni: da vedere è il Museo
Regionale d’Arte moderna e contem-
IL CENTRO E LA BARBAGIA 77

no Gaetano Cima. Oggi paese di che, rinchiusa in casse foderate di


villeggiatura, ospita anche, non paglia, veniva portata ai mercati più
lontano dalla parrocchiale del ’500, un lontani e venduta a caro prezzo
piccolo museo dedicato al taumaturgo durante i caldi mesi dell’estate,
Sant’Ignazio da Làconi, vissuto nella rimangono molte tracce. Alcune case
seconda metà del XVIII secolo. Il presentano ancora la facciata di pietra
Museo Civico delle statue menhir si e i lunghi balconi tradizionali. Tra le
trova nel palazzo comunale e conserva costruzioni di maggior rilievo sono da
quaranta statue di varie misure e in annoverare la Casa degli Arangino (di
diversi stati di conservazione. forme neogotiche) e la cosiddetta
Dintorni: la zona che circonda il paese “prigione di Aritzo”, imponente
è ricca di vestigia preistoriche. Tra edificio secentesco in pietra.
queste vi sono i famosi menhir Se la neve non viene più trasportata e
antropomorfi da vedere a Perda venduta, in paese sopravvive la
Iddocca, Genna ’e Aidu e non lontano tradizione della lavorazione artigianale
dalla mole del nuraghe Orrubiu. dei mobili in legno (le “cascie” nuziali
intagliate) che si possono anche
acquistare presso le botteghe artigiane.
ARITZO Il clima, la quota e l’esposizione
panoramica fanno di Aritzo una meta
Al tempo dei governi aragonese e
spagnolo, questo paese aveva ottenuto di villeggiatura animata e piacevole in
estate. Partendo da qui è possibile
il privilegio di essere amministrato da
persone del luogo, scelte dalla popola- scegliere tra varie gite possibili - a
piedi o a cavallo - verso il
zione stessa. Della Aritzo di allora,
rinomata per il commercio della neve Gennargentu e l’alta valle del Rio
Flumendosa dove, in condizioni
idriche particolarmente favorevoli, si
può praticare la canoa.
Dintorni: nelle vicinanze del paese si
trova la sagoma rocciosa del Tacco di
Texile, dal quale lo sguardo può
spaziare sugli sconfinati panorami
della Barbagia e da dove, nei secoli
dell’Alto Medioevo, il mite sant’Efisio
predicò a lungo fino a convertire gli
abitanti dell’interno dell’isola.

BELVÌ
Il paese di Belvì sorge in alto, a
dominare la valle dell’Iscra, fittamente
coltivata a noccioleti e orti. Nel passato
il ruolo del paese - sia economico che
come luogo di scambio commerciale -
doveva essere ben più importante
tanto che una intera zona delle
montagne barbaricine ha tuttora il
nome di Barbagia di Belvì. Non
lontano dalle case del paese scorrono i
binari a scartamento ridotto della linea
ferroviaria che collega - con mille
78 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

curve e viadotti - Cagliari passato. Fino a non molti


con Sòrgono. anni fa, i suoi abitanti,
In paese si può visitare un abili scultori e
piccolo Museo di Scienze frequentatori assidui
Naturali e Archeologia, dei boschi, giravano
sorto una quindicina per i mercati e le
d’anni fa per iniziativa di sagre di tutta la
un gruppo di appassionati Sardegna a vendere
(tra cui un naturalista tedesco mestoli, taglieri, oggetti
che è vissuto per quasi dieci anni in di legno e castagne. Lo sviluppo
paese) che ospita una sezione di edilizio - devastante in tutti i paesi
paleontologia, una di mineralogia ed dell’interno dell’isola - ha purtroppo
espone collezioni di insetti e animali quasi cancellato la bellezza delle case
tipici della fauna sarda. tradizionali di scisto, mentre si
possono ancora incontrare frequente-
mente persone che indossano il
DÈSULO costume tradizionale del paese.
L’economia è strettamente legata alla
Arroccato a 895 m di quota sulle
pendici del Gennargentu, Dèsulo ha pastorizia e al rapporto secolare con i
boschi ricchi di castagni e i pascoli in
conservato molte tracce del suo
IL CENTRO E LA BARBAGIA 79

quota. La parrocchiale di Sant’Antonio TONARA


Abate e le altre chiese del paese come
Un tempo l’economia di questo centro
la Madonna del Carmelo e San era basata solamente sullo sfruttamen-
Sebastiano meritano una visita per una
to dei prodotti della montagna e del
serie di statue policrome di legno che bosco: castagneti e noccioleti circon-
risalgono alla metà del ’600.
dano infatti il paese di Tonara. Oggi il
Ma la ricchezza principale del paese è - turismo ha iniziato a fare capolino
e probabilmente sarà nei prossimi anni
anche su questo versante della
con l’entrata in funzione del neonato montagna ed è assai rinomata la
grande Parco Nazionale del
produzione del torrone, dei
Gennargentu - la vicinanza con gli campanacci per il bestiame e dei
splendidi panorami della più alta vetta
tappeti. In piazza, durante le sagre,
sarda. Infatti, Dèsulo è una meta fabbri ferrai producono i famosi
interessante per gli escursionisti diretti
campanacci di Tonara utilizzando
verso le quote più alte o verso la Punta forni, mantici e battendo il metallo su
La Marmora.
pietre sagomate. Chiedendo informa-
In paese si incontrano spesso gruppi di zioni in paese, si possono vedere
colorati camminatori e stanno
artigiani al lavoro e anche acquistare
nascendo le prime pensioni e gli ostelli tappeti di stile tradizionale. Nei vari
dedicati a un nuovo tipo di turismo.
rioni del paese è possibile incontrare
80 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

ancora oggi case pastorali di grande


suggestione, molto simili a come
dovevano apparire un secolo fa.
Tonara è una delle basi di partenza più
frequentate per escursioni sul massic-
cio del Gennargentu, tra le quali si
segnala la gita alla punta
Mungianeddu (1.467 m).

IL TORRONE
Il torrone è uno dei dolci più diffusi
nella cultura e nelle tradizione sarda
dell’interno. Non c’è festa o sagra in cui
manchi la bancarella che offre il
famoso torrone di Tonara, Dèsulo o di
uno degli altri paesi della montagna.
Gli ingredienti principali sono
mandorle, noci, nocciole, miele di
varie qualità e uova (di cui in alcuni
casi si utilizza anche il tuorlo). La
lunga cottura (durante la quale
l’impasto va controllato e mescolato
continuamente) dura più di 5 ore, e la
variazione del tipo di miele, dei sapori
di noci o mandorle, del numero di
tuorli aggiunti all’impasto crea diverse
varietà di torrone. Gli artigiani che
vendono questo dolce sono molti:
basta entrare in un laboratorio, grande
o piccolo che sia, per assistere alla
preparazione, oppure solamente per
poter scegliere di persona il gusto
preferito da un blocco che verrà
tagliato sull’istante. Merita una visita la
signora Anna Peddes che, al numero 6
di via Roma, a Tonara, produce un
torrone profumato e fragrante.
IL CENTRO E LA BARBAGIA 81
82 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
IL CENTRO E LA BARBAGIA 83

LA SARDEGNA
ZONA PER ZONA

La Costa occidentale
84 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

Note
L A C O S TA O C C I D E N TA L E 85

La dimensione quasi familiare delle


spiagge e dei centri balneari ben si
La Costa sposa con le dune di sabbia ombreg-
giate da folte pinete o con le distese di
occidentale chicchi di quarzo traslucidi dove
crescono i gigli selvatici. Ci sono anche
tratti impervi e rocciosi, raggiungibili
All’improvviso il verde della macchia soltanto dal mare o tramite lunghe
mediterranea è interrotto da una passeggiate.
nuvola rosa. Non sono i fiori di cisto,
ma i quattromila fenicotteri che Sentieri ben segnalati in parchi
eleggono lo stagno di Sale Porcus e gli naturali, spiagge che ricordano quelle
altri specchi d’acqua della costa dei mari tropicali, rovine puniche e
occidentale della Sardegna ad abituale cattedrali romaniche, città fortificate e
dimora invernale, quando il maestrale specialità eno-gastronomiche. La costa
soffia sul Golfo del Leone. occidentale della Sardegna soddisfa le
esigenze più diverse, da quelle di chi
Con i suoi stagni di acqua dolce, le vuole riposare su una spiaggia, e ha
lagune di acqua salmastra, le barene e solo l’imbarazzo della scelta tra Is
le dune costiere, la regione intorno a Arenas, Is Arutas e Bosa Marina, a
Oristano rappresenta una delle più quelle di chi predilige la scoperta della
importanti zone umide d’Europa. tradizione e ricerca vini e specialità
Artefici di questo ecosistema prezioso gastronomiche locali (dalla Vernaccia
sono le acque del fiume Tirso e il alla bottarga) senza disdegnare i musei
maestrale. Soffiando violento da della civiltà materiale, come il piccolo
occidente, il vento ha fatto accumulare gioiello di Santu Lussurgiu.
nei secoli alte dune di sabbia che Le distanze relativamente brevi tra i
hanno ostacolato il deflusso delle centri e i dislivelli minimi, specialmen-
acque. La pianura che si stende intorno te nel Sinis e nel Campidano di
all’ultimo tratto del fiume era un Oristano, ne fanno una meta ideale per
tempo infestata dalla zanzara anofele. i cicloturisti. Innumerevoli anche i
Solo nel XX secolo, grazie soprattutto percorsi per gli amanti del trekking e
alle bonifiche degli anni Trenta e alla quelli che preferiscono muoversi in
campagna Rockefeller contro la sella a un cavallo, partendo dal centro
malaria, è stato possibile coltivare equestre di Ala Birdi.
senza rischi la campagna fertilissima
dove si producono primizie destinate
ai mercati del continente. Anche la
Vernaccia, il vino più rinomato della
ALGHERO
Sardegna, proviene dalle basse viti che Nei primi anni del 1100,
si estendono alle spalle delle spiagge la nobile famiglia
del Sinis. La ricchezza di questa costa genovese dei Doria
ha da sempre attirato le navi degli decise di fondare due
stranieri, a iniziare dai Fenici che vi piazzeforti in terra
trovarono attracchi sicuri come Sulki e sarda. Nacquero così
Tharros ma anche ricche possibilità Castelgenovese (oggi
commerciali grazie all’ossidiana Castelsardo) e Alghero. A
estratta dalle miniere di monte Arci. causa della grande quantità di alghe
Anche i Romani e gli Spagnoli hanno depositate dal mare, la città prese il
lasciato un’impronta inconfondibile a nome di Alquerium - s’Alighera in
Bosa e trasformato Alghero in un sardo e l’Alquer in catalano. Nel 1353,
angolo di terra catalana in Sardegna. dopo una brevissima parentesi di
86 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

dominio pisano, la città venne l’automobile all’esterno e iniziare la


conquistata dalle truppe aragonesi e, visita a piedi, iniziando da una
da allora, Alghero è sempre stata la più passeggiata lungo l’antica cerchia delle
spagnola tra le città sarde. Il centro mura e delle torri. Il dialetto algherese
storico è compreso all’interno dell’anti- è strettamente legato al catalano e, dal
co borgo fortificato e il turismo, 1970, le targhe che indicano il nome di
insieme con l’artigianato - soprattutto piazze e strade sono bilingui: italiane e
del corallo - è il motore principale catalane. La visita è particolarmente
dell’economia cittadina. suggestiva di sera alla luce rosata dei
lampioni.
Nonostante le gravi distruzioni
provocate dai bombardamenti alleati PORTA A TERRA
della Seconda guerra mondiale, il Piazza Porta a Terra. Di origine
cuore della città è ancora in larga parte trecentesca sorge isolata perché in
integro e può essere tranquillamente questa zona buona parte delle
visitato a piedi. Le strade che arrivano fortificazioni verso terra è stata
da Bosa e da Sassari portano al limite abbattuta e sostituita dal tracciato
delle antiche mura. Conviene lasciare dell’odierna via Sassari.Un tempo era
L A C O S TA O C C I D E N TA L E 87

nota come Torre degli Ebrei, a causa torre dell’Esperò Real (il nome
del contributo della comunità ebraica significa Torre dello Sperone Reale),
cittadina allo sforzo militare del re costruita nella prima metà del XVI
Pietro III, ed era uno dei due ingressi secolo in sostituzione di una
della cinta muraria alla città. La struttura militare più
porta era anche munita di un antica. Alta 23 m, la
ponte levatoio che poggiava torre ha un interno
sulla grande arcata gotica, molto interessante,
trasformata oggi in composto da ampi
monumento ai caduti. Il ambienti sovrapposti,
piano terreno, chiuso da collegati da una scala
una volta in pietra, è un elicoidale.
piccolo centro per mostre.
Il lungomaree il Forte de la Magdalena
TORRE DELL’ESPERÒ REAL La passeggiata a mare diviene, sul far
Piazza Sulis. della sera, una meta piacevole e
Sulla piazza, centro della vita cittadina frequentata. Partendo da sud, al
di Alghero, è la mole imponente della lungomare Dante seguono i lungomare
88 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

Cristoforo Colombo e Marco Polo, necessario alle truppe spagnole, e con


lungo i quali sorgono una serie di il macello delle bestie al termine di
antichi bastioni fortificati (torre di San una estemporanea corrida avvenuta
Giacomo, bastione del Mirador, torre proprio sulla piazza.
de la Polvorera, torre de Castilla) che
conducono fino al porto. Non lontano CATTEDRALE DI SANTA MARIA
dalla scalinata che porta all’antica Sulla piccola piazzetta Duomo si apre il
Porta a Mare, sorge l’imponente mole portale della Cattedrale di Alghero,
del Forte de la Magdalena, importante edificata nel XIV secolo e che assunse
fortificazione di epoca spagnola, sulle l’attuale aspetto intorno alla metà del
cui mura una lapide ricorda lo sbarco ’500. Lo stile architettonico è tardo-
di Garibaldi il 14 agosto del 1855. gotico di ispirazione catalana e la

PALAZZO D’ALBIS PIAZZA CIVICA (PLAÇA


DE LA DRESSANA)
Di origine cinquecentesca, con finestre
a bifore, il palazzo, chiamato anche
palazzo de Ferrera, è uno dei rari
esempi di architettura civile catalana. È
celebre per aver ospitato, nell’ottobre
del 1541, l’imperatore Carlo V, di
passaggio per Alghero con la sua flotta
sulla via per Algeri. La tradizione
narra che, dal balcone, il re abbia
definito la città “Bonita, por mi fé, y
bien assentada” (“Bella, in fede mia, e
ben solida”) e abbia apostrofato gli
algheresi con la lusinghiera frase
“Estade todos caballeros”. Il passaggio
del monarca si concluse con un’impo-
nente requisizione di bestiame,
L A C O S TA O C C I D E N TA L E 89

struttura è sormontata da un campanile poligonali e capitelli scolpiti. D’estate,


ottagonale della stessa epoca. Nell’inter- il chiostro diventa scenario di concerti
no si nota una differenza sensibile tra la e manifestazioni culturali dell’Estate
struttura del corpo centrale (tardo Musicale Internazionale di Alghero.
rinascimentale) e le forme del presbite- Negli altri mesi le varie manifestazioni
rio gotico cinquecentesco. e le mostre si tengono invece nell’anti-
co refettorio del convento.
MUSEO DIOCESANO D’ARTE SACRA
La raccolta comprende numerosi LE SPIAGGE
oggetti, dipinti, marmi, gioielli, Il porto di Alghero non fu mai molto
paramenti sacri e sculture di scuola importante, a causa della sua posizione
catalana. e della conformazione delle basse
coste. Senza inquinamento o grandi
VIA PRINCIPE UMBERTO strutture industriali, quindi, il mare è
Partendo dalla Cattedrale, questa di casa in città e gli stabilimenti si
stretta via fu uno degli assi susseguono appena al di
principali dell’antica città murata: fuori del centro storico
qui si incontrano le facciate della cittadino. La spiaggia
Casa Doria (XVI secolo), del più famosa di
Palazzo della Curia e, su piazza Alghero è la
Vittorio Emanuele II, spiaggia delle
dell’ottocentesco Teatro Civico Bombarde,
sabaudo. una striscia
di sabbia
CHIESA E CHIOSTRO DI SAN bianca su un mare
FRANCESCO dall’acqua trasparente. Piacevole anche
Forse la chiesa di San Francesco è il la spiaggia del Lazzaretto che deve il
più significativo monumento catalano nome alla presenza, ai tempi della
di tutta la Sardegna. Edificata alla fine peste, di un lazzaretto. Nelle belle
del Trecento e poi in parte ricostruita a giornate, davanti alle spiagge si staglia
causa di un crollo nei primi del ’600, la la sagoma verticale del promontorio di
chiesa mostra le diverse fasi Capo Caccia.
costruttive. Dintorni: a pochi chilometri il centro
Il campanile è in stile gotico, con di Fertilia, porticciolo turistico. Di
corpo esagonale su base quadrata. La fianco corre il canale di sbocco dello
cupola, rivestita di piastrelle stagno di Calich dove si allevano
policrome, è diventata il simbolo della anguille, orate e muggini. In zona si
città. L’interno, a tre navate in arenaria possono ancora vedere le 13 arcate del
bianca, ospita ancora alcuni altari ponte romano dell’antico centro di
lignei d’epoca barocca e, sotto la gotica Carbia, collegato con Portus
volta stellata del presbiterio, un altare Nympharum, l’odierna baia di Porto
settecentesco. Tra le opere vanno Conte. Di lì in pochi minuti si
segnalate le statue del Cristo Morto e raggiunge il Nuraghe Palmavera.
del Cristo alla Colonna. Dalla chiesa,
attraverso la sacrestia, si può accedere
al chiostro, in arenaria, costruito in PORTO TORRES
diversi periodi. La parte bassa è di Il principale porto della Sardegna
origine trecentesca mentre quella
settentrionale, nell’interno del Golfo
superiore venne aggiunta nel ’700. Le dell’Asinara, fu in passato una fiorente
ventidue colonne sono a due ordini
colonia romana, col nome di Turris
sovrapposti con basi circolari o Libisonis.
90 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

I commerci con la città di Kàralis Dintorni: non lontano vi è uno dei siti
transitavano lungo la principale via più interessanti della Sardegna antica:
dell’isola, mentre gli stretti rapporti il santuario prenuragico di Monte
della colonia con Roma sono testimo- d’Accoddi. Da Porto Torres seguire la
niati dai mosaici rinvenuti nel Foro SS131 in direzione di Sassari: poco
delle Corporazioni di Ostia. Dopo un oltre il bivio per Platamona (al km
declino che cominciò nel Medioevo, 222,300)
Porto Torres crebbe nell’Ottocento - una strada sterrata conduce all’ingres-
divenendo il porto di Sassari - e con so dell’area archeologica.
l’industrializzazione nel Novecento. In Unico esempio di altare megalitico
città si trova la basilica di San Gavino, conosciuto in tutto il bacino del
una delle chiese romaniche più Mediterraneo occidentale, la costru-
importanti della Sardegna, edificata in zione risale all’Età del rame (2450-
stile pisano nel 1111. Da notare il 1850 a.C.) e ha una forma a tronco di
portale sulla facciata nord, con i suoi piramide con base trapezoidale
bassorilievi quattrocenteschi e il vicino sorretta da mura di blocchi di pietra.
portale in stile gotico con influenze Sul lato sud una rampa sale alla
catalane. All’interno vi sono una cripta sommità, a una decina di metri
che dà accesso a una zona di resti di d’altezza, mentre la base misura
epoca romana, le statue 30 m per 38. Attorno alla
settecentesche dei mole dell’altare si trovano
martiri Gavino, numerose fondamenta di
Proto e Gianuario e capanne, delle tavole
varie iscrizioni di sacrificali e alcuni menhir
epoca abbattuti. Un gruppo di
altomedievale. domus de janas (non facili
L’area archeologica da raggiungere) faceva parte
delle Terme Centrali offre una visione del complesso. I materiali scavati nella
abbastanza fedele di un quartiere zona - soprattutto ceramiche - sono
dell’antica città romana, mentre conservati nel Museo Nazionale di
nell’Antiquarium Turritano sono Sassari.
esposti i reperti provenienti dagli scavi
archeologici. Non lontano vi è infine il
cosiddetto Ponte Romano che, con le STINTINO
sue sette arcate, scavalca in 135 m la
Salendo in direzione del Capo Falcone,
foce del Rio Mannu. si raggiunge Stintino (dal sardo
L A C O S TA O C C I D E N TA L E 91

“s’isthintinu”, cioè il budello, animali rare o in via di estinzione. Le


nome tradizionale dello sue coste integre e le pochissime
stretto fiordo su cui sorse il strade realizzate sui 50 kmq
paese di pescatori). Oggi dell’Asinara la rendono un rifugio
centro di vacanze, Stintino ideale per rapaci, uccelli marini,
fu importante per le sue mufloni e cinghiali. Sopravvive
tonnare. Ogni estate si ancora un branco di asinelli
organizza al porto una bianchi, la presenza dei quali ha
esposizione sulle tradizioni certamente dato in passato il
legate alla pesca del tonno. nome all’isola. Tra le rocce
Mentre il Museo della vulcaniche sopravvive ancora
Tonnara espone una raccolta di un piccolo bosco di lecci e, tra
documenti, oggetti, foto e modellini la bassa vegetazione mediterranea,
che riproduce il ciclo di vita del tonno meta di appassionati e studiosi del
e illustra la vita della tonnara. I due settore, sono presenti varie rarità
porti - Portu Mannu e Portu Minori - botaniche. La splendida isola è oggi
sono attrezzati per il turismo nautico. visitabile con gite organizzate.
A nord la strada prosegue lungo la
costa fino a raggiungere Capo Falcone,
con la torre nel punto più alto e le due
fortificazioni spagnole della Pelosa e
dell’Isola Piana.

ASINARA
Chiusa al pubblico fino a poco tempo
fa, a causa della presenza del carcere di
massima sicurezza di Fornelli,
l’Asinara fa parte del Parco Nazionale
del Gennargentu, di recente istituzio-
ne. Lunga poco meno di 18 km e larga
al massimo 6, l’isola culmina nella
punta della Scomunica a 408 m di
quota e rappresenta un ambiente
naturale unico nel Mediterraneo
occidentale per la presenza di specie
92 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

ARGENTIERA
Molti luoghi, in Sardegna,
riconducono alla storia delle antiche
miniere. All’Argentiera, non lontana
dal moderno borgo di Palmadula,
Romani e Pisani si dedicarono a lungo
all’estrazione del prezioso minerale che
avrebbe dato il nome alla zona.
Affacciati sul mare, da dove proveniva-
no navi e barche da carico necessarie al
trasferimento e al commercio del
minerale, gli stabilimenti minerari
ottocenteschi sono imponenti, con le
loro costruzioni in legno e in
muratura. Negli ultimi anni una serie
di restauri e rifacimenti (non ancora
portati a termine) ha cambiato il colpo
d’occhio sul complesso minerario, che
resta tuttavia uno dei più affascinanti
esempi di archeologia industriale che è
possibile visitare in Sardegna. Durante
l’estate la baia è frequentata dai
bagnanti che qui più che altrove
trovano tranquillità e acque cristalline.

CAPO CACCIA

minuti partendo da Cala Dragunara


Altissimo sul mare, (Porto Conte).
il promontorio di Capo Caccia è
sormontato da un faro, e dall’alto delle
scogliere il panorama verso Alghero è MONTELEONE ROCCA
eccezionale. Negli anfratti della
vertiginosa scogliera nidificano i DORIA
piccioni selvatici, i rondoni, i falchi Arroccato sulla cima dell’altura di Su
pellegrini e i gabbiani reali. Sul Monte (421 m), il piccolo paese di
versante occidentale del promontorio - Monteleone Rocca Doria vive giorni
al largo del quale si trova la sagoma tranquilli nella memoria di un passato
rocciosa dell’isola Foradada - una nobile e bellicoso. Sull’altura, i Doria
ripida scala scende verso l’ingresso edificarono nel XIII
della Grotta di Nettuno. I 656 gradini secolo una
(che scendono per 110 m di dislivello) fortificazione che
della Escala del Cabirol - la Scala del nel 1436, dopo tre
Capriolo - conducono alla grotta, anni di feroce
raggiungibile anche in barca in 3 ore assedio, venne
partendo da Alghero, oppure in 20 completamente
L A C O S TA O C C I D E N TA L E 93

distrutta dalle truppe coalizzate di alto, tra le case, la piccola parrocchiale


Aragona, Sassari, Bosa e Alghero. di Santo Stefano del XIII secolo.
Allora gli abitanti emigrarono e
fondarono il borgo di Villanova
Monteleone. I pochi rimasti vissero MACOMER
sull’alto della loro rupe, da cui lo Edificata su un gradino di antiche
sguardo spazia sul lago artificiale del rocce vulcaniche, Macomer è uno dei
Temo e sulla piana della Nurra. Il nodi commerciali più importanti della
paese fu escluso dallo sviluppo della Sardegna dell’interno. Cresciuto
regione, tanto che negli anni Cinquan- attorno alle vie di comunica-
ta gli abitanti zione - la Carlo Felice e la
tentarono di ferrovia - il paese deve
risollevarne la sua fortuna
le finanze all’agricoltura,
mettendo all’allevamento, ai
in vendita formaggi e alle
l’intero piccole industrie,
paese. In
94 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

e conserva qualche traccia interessante SEDILO


del passato. La parrocchiale di San
La roccia dell’altopiano di Abbasanta è
Pantaleo è un esempio di architettura stata la materia prima usata dagli
gotica secentesca chiara ispirazione
abitanti di Sedilo: le vecchie case del
spagnola. Sul piazzale della piccola paese sono caratteristiche di un’edilizia
chiesa di Santa Croce, la sera del 17
che, oramai, va scomparendo. Il centro
gennaio in occasione della festadi “Sa del paese non presenta particolari
Tuva”, in onore di Sant’Antonio Abate
motivi di interesse, a parte la chiesa di
viene acceso un grande falò. San Giovanni Battista. Sedilo è però
Dintorni: non lontano dal centro, a
famosa in tutta la Sardegna per il
poca distanza dalla strada Carlo Felice, grande santuario di Santu Antine (San
una breve passeggia-
Costantino, paladino del Cristianesi-
ta porta fino mo, molto venerato nell’isola). La
al Nuraghe Santa
chiesa sorge su un’altura che domina lo
Barbara, dalla specchio del lago Omodeo e, all’inter-
mole imponen-
no del suo recinto - dove si trovano le
te che sovrasta cumbessias destinate ai pellegrini -
una serie di torri
sono state sistemate anche numerose
minori e di bastioni.
L A C O S TA O C C I D E N TA L E 95

sculture di epoca nuragica, tra cui la Ghilarza è particolarmente noto per


cosiddetta “perda fitta”, monolito che, essere il paese in cui visse Antonio
secondo la leggenda, altro non sarebbe Gramsci. Una piccola porta che si
che il corpo di una donna trasformata affaccia su corso Umberto dà accesso
in pietra a causa della sua irriverenza alla casa di Gramsci, dove ha sede un
nei confronti del santo patrono. Nello centro studi e dove sono esposti
spazio antistante al santuario si svolge materiali storici sulla figura del
“S’ardia”, la spericolata cavalcata che dirigente comunista ucciso dalle carceri
conclude la festa che dal 5 all’8 luglio del regime fascista. Al secondo piano vi
viene celebrata per ricordare la vittoria è una piccola stanza da letto, spoglia e
di Costantino su Massenzio nella tranquilla, che fu quella in cui visse
battaglia di Ponte Milvio del 312. Le Gramsci dal 1898 fino al 1908.
pareti interne della chiesa sono ricoperte Dintorni: non lontano da Ghilarza,
da un’enorme quantità di ex voto. seguendo la strada per Nuoro, si può
ammirare la bella chiesa di San Pietro
di Zuri, spostata insieme al villaggio
GHILARZA omonimo nella posizione attuale in
Al centro del paese si trova una tozza e seguito all’allagamento artificiale che
incompiuta torre aragonese, ma ha dato origine al lago Omodeo nel
1923. La chiesa ricostruita risaliva al
1291 ed era stata commissionata dal
giudice Mariano d’Arborea all’architet-
to Anselmo da Como: l’architettura è
di stile romanico, anche se in alcuni
particolari si intravede già la transizio-
ne verso il gotico.

ABBASANTA
Il piccolo paese, con il suo centro dove
ancora si incontrano le vecchie case
della tradizione fatte di pietra basaltica
scura, ruota attorno alla ottocentesca
chiesa parrocchiale di Santa Cristina,
ispirata a
imponenti
forme
architettoniche
rinascimentali.
Al centro di
una regione
dove è molto sviluppata l’agricoltura,
Abbasanta deve la sua importanza alla
posizione rispetto alle principali vie di
comunicazione, antiche e moderne,
che attraversano il centro dell’isola.
Non lontano da Abbasanta vi sono due
dei siti di rilevante interesse archeolo-
gico dell’isola: il Nuraghe Losa e il
complesso nuragico di Santa Cristina
(p 137). Per raggiungere il Nuraghe
96 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

Losa, seguire la Carlo Felice in servivano come ripostiglio e una scala


direzione di Cagliari fino a che, in a spirale che sale al piano superiore,
corrispondenza del km 123, un bivio coronato da un terrazzo. Attorno alla
sulla destra conduce all’ingresso struttura principale si possono vedere
dell’area archeologica le basi di una serie di costru-
recintata. Insieme ai zioni che vanno
monumenti di dall’Età del
Barumini e Torralba, Bronzo fino al
questo complesso periodo
nuragico è uno dei più importanti altomedievale. Interessante, infine, la
della Sardegna immediatamente breve visita al piccolo antiquarium
precedente al periodo punico. Al edificato a un centinaio di metri di
centro della imponente struttura è un distanza dal nuraghe: qui sono esposte
mastio che risale al II millennio a.C., planimetrie e immagini di una serie di
mentre il bastione e l’antemurale sono monumenti di epoca nuragica della
posteriori e ultima in termini di tempo zona.
è la cinta esterna, edificata nel VII
secolo a.C. BOSA
All’interno del nuraghe sono accessibi- Dominata dal castello dei malaspina,
li tre ambienti coperti in cui si possono
Bosa si stende, con le sue case dai
osservare ancora numerose nicchie che
L A C O S TA O C C I D E N TA L E 97

colori pastello, sulla riva destra del CATTEDRALE


fiume Temo, l’unico navigabile della Via De Gasperi.
Sardegna, un paio di chilometri prima Dedicata all’Immacolata,
della foce. Le origini della città è stata ristrutturata nell’Ottocento in
risalgono ai Fenici, anche se il centro tardo stile barocco piemontese di cui
era più arretrato, sulla riva sinistra. In conserva tutta la maestosità. All’inter-
epoca medievale, per sfuggire alle no la statua policroma della Madonna
incursioni piratesche, il borgo si spostò col Bambino di scuola catalana,
alle pendici del colle di Serravalle risalente al XVI secolo. Ai lati dell’alta-
cercando la protezione dei Malaspina. re due leoni di marmo che uccidono i
Dichiarata dagli Spagnoli città reale, dragoni. Gli altari laterali hanno
Bosa ha sempre mantenuto stretti decorazioni
contatti con la Penisola iberica. Il suo in marmi policromi.
fascino è indiscutibile, con i fabbricati
di Sas Conzas che si specchiano nelle CORSO VITTORIO EMANUELE II
acque calme del fiume e il quartiere di La via principale di Bosa, dal fondo
Sa Costa tutto stradine e scalinate dove lastricato in pietra, corre parallela al
ancora qualche donna siede sull’uscio fiume. Su di essa si affacciano
a lavorare il filet. Il suo mare è stato palazzetti signorili e i negozi degli
dichiarato dalle associazioni artigiani orafi che lavorano la filigrana
ambientaliste tra i più puliti d’Italia. d’oro e il corallo.
98 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

PINACOTECA CIVICA restaurata nel 1974-75. Al suo interno


Casa Deriu rappresenta un esempio di è stato ritrovato un ciclo di affreschi di
abitazione bosana del secolo scorso scuola catalana, uno dei pochi rimasti
trasformata in uno spazio espositivo. in Sardegna. Dai bastioni della torre, la
Al primo piano sono raccolti i prodotti vista spazia sulla chiesa di San Pietro,
(dolci, vino, pane) della tradizione la bassa valle del Temo e i tetti rossi di
insieme a foto d’epoca in bianco e nero. Sa Costa. Piacevole la discesa verso il
Al secondo piano si può visitare la centro attraverso la ripida scalinata in
ricostruzione dell’appartamento pietra lungo i pochi resti della cinta
signorile con parquet in ulivo, soffitti a che un tempo proteggeva a est tutto
volta decorati, piastrelle in maiolica di l’abitato.
Ravenna e tende
a filet. L’ultimo SAS CONZAS
piano ospita la Sulla riva
Pinacoteca sinistra del
Civica con la fiume Temo,
raccolta questi grandi
Melkiorre Melis, magazzini erano
artista bosano, un tempo
uno dei princi- adibiti alla
pali promotori concia e alla
delle arti lavorazione
applicate del delle pelli.
Novecento in Caduti in disuso
Sardegna. Le con la crisi del
opere in mostra settore, aspetta-
coprono un arco no da anni una
di 70 anni con opere grafiche, dipinti a risistemazione. Per ora ospitano un
olio, ceramiche, manifesti. Interessanti piccolo ristorante affacciato sul fiume.
i lavori d’influenza araba prodotti dal Il punto migliore di osservazione è dal
Melis nel decennio in cui diresse la Lungotemo De Gasperi, una passeg-
Scuola Musulmana di Arti e Mestieri a giata ornata di palme dove i pescatori
Tripoli. ormeggiano le proprie imbarcazioni.

CASTELLO MALASPINA
Costruito nel 1112 dai marchesi di
Malaspina dello Spino Secco, ha un
aspetto imponente nonostante restino
solo le torri e il muro di cinta.
Ampliato e ricostruito nel ’300,
racchiude una superficie di diecimila
metri quadrati. Del castello vero e
proprio rimangono in piedi solo alcuni
muri nell’angolo nord-est del recinto,
ai piedi della Torre maestra. Costruita
in blocchi di trachite ocra chiaro agli
inizi del Trecento, è oggi in fase di
ristrutturazione. All’interno delle
mura l’unica costruzione rimasta in
piedi è la chiesa di Nostra Signora di
Regnos Altos, costruita nel Trecento e
L A C O S TA O C C I D E N TA L E 99

SAN PIETRO SANTU LUSSURGIU


Circa un chilometro a est sulla sponda
A 500 metri di altitudine, sul versante
sinistra del Temo, sorge la ex cattedra- orientale del Montiferru, Santu
le di San Pietro, una delle più interes-
Lussurgiu si stende ad anfiteatro sul
santi opere romaniche sarde. In bordo di un cratere vulcanico circon-
trachite rossa, è stata costruita nella
dato da uliveti. Interessante il centro
seconda metà dell’XI secolo, mentre storico con strade in salita e piccole
l’abside, il campanile e le murature
piazzette su cui si affacciano belle case
laterali vennero aggiunti nel secolo in pietra a più piani, intonacate con
successivo. La facciata unisce elementi
colori vivaci dal rosso vinaccia al giallo
romanici a elementi gotici importati zafferano. Alcune hanno architravi
dai monaci cistercensi. Sull’architrave
decorate e balconi in ferro battuto. In
del portale, una singolare Madonna col via Roma, in una casa padronale del
Bambino e i santi Pietro, Paolo e
XVIII secolo, si aprono le 11 stanze del
Costantino. L’interno, a tre navate, è Museo della Tecnologia contadina,
difficilmente visitabile.
realizzato dal Centro di Cultura
Popolare e visitabile su appuntamento.
Dintorni: Bosa Marina, a poco più di
Artefice della raccolta “Su mastru
due chilometri dal centro, ha una bella Salis”, Maestro Salis, che in venti anni
spiaggia riparata, con sabbia scura. La
ha raccolto più di 2000 oggetti
rocciosa isola Rossa è collegata alla appartenuti alla civiltà e alla tradizione
terraferma da un lungo molo di
del paese. Visitare il museo con la sua
protezione. Nella Torre aragonese, guida, o con quella dei volontari che lo
aperta in luglio e agosto, vengono
aiutano, è come fare un viaggio a
allestite esposizioni temporanee. La ritroso nel tempo. Sala dopo sala
costa tra Bosa e Alghero è una delle
riemergono oggetti usati quotidiana-
più spettacolari della Sardegna. mente dai contadini, dai pastori e dai
Un’escursione interessante è quella sul
carbonai che lavoravano ai piedi del
Trenino verde da Bosa Marina a Montiferru. Particolarmente interes-
Macomer costeggiando la spiaggia di
santi la sezione della filatura e della
Pedras Nieddas (Pietre Nere) prima di tessitura, la cucina e la sezione dei
risalire la valletta del Rio Abba Mala
mestieri con un insolito ellissografo.
verso Modolo, Tresnuraghes e Sindia. Interessante anche la stanza del vino
con una gualchiera, lo strumento
100 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

preindustriale utilizzato per ammorbi- successivo. L’interno, a navata unica,


dire e infeltrire il tessuto. Nel territorio conserva le insegne della Congregazio-
di Santu Lussurgiu ne funzionavano ne. Di fronte alla chiesa c’è una piccola
più di quaranta. Nella parte alta del biblioteca comunale. All’inizio di
paese si trova la chiesa di Santa Maria giugno, San Leonardo ospita una fiera
degli Angeli, che conserva al suo di cavalli da sella.
interno un bell’altare di legno intaglia-
to. In paese esistono ancora artigiani
specializzati nella fabbricazione dei CUGLIERI
coltelli o nei finimenti per cavalli
Sul versante occidentale del
(morse, selle e stivali di cuoio). A Montiferru, in posizione panoramica
Carnevale la strada di fronte al museo,
sul mare, Cuglieri è un grosso borgo
chiamata “Sa Carrela ’e Nanti”, è teatro agricolo e pastorale a 500 m d’altitudi-
di una sfrenata corsa a pariglia di
ne. Il paese si stende ai piedi della
cavalli guidati da cavalieri in costume. imponente chiesa di Santa Maria della
Dintorni: a pochi chilometri c’è un
Neve, dalla facciata settecentesca
bosco di pini, lecci e querce che affiancata da due campanili. Si
circonda il paesino di San Leonardo de
Siete Fuentes, famoso per la presenza
di sette sorgenti dalle acque radioatti-
ve e diuretiche che sgorgano da sette
fontanelle a temperatura costante di
11 gradi. I sette ruscelli attraversano
un boschetto meta di scampagnate
domenicali. Al centro dell’abitato si
trova la piccola chiesa di San
Leonardo appartenuta ai Cavalieri di
Malta. In trachite scura, è stata
costruita nel XII secolo ma l’aspetto
attuale romanico-gotico è dovuto a
una ristrutturazione del secolo
L A C O S TA O C C I D E N TA L E 101

raggiunge con una bella passeggiata in


salita che dalla via principale si snoda
tra vicoli e scalinate strette tra alte case
in pietra. Dal piazzale del Colle
Barodus, davanti alla chiesa, la vista
spazia dai tetti rossi del paese alla
costa tra Santa Caterina di Pittinuri e
Porto Alabe.

Santa Caterina di Pittinuri


E una località balneare sorta intorno
alla caletta di sassi bianchi, chiusa da
una scogliera calcarea dominata dalla
Torre del Pozzo, costruita dagli
Spagnoli. Questo tratto di costa è
molto panoramico con promontori
calcarei e spiagge di sabbia e sassi
bianchi. Il punto più famoso è
S’Archittu, un grande arco scavato
nella scogliera dalla forza delle acque.
Una strada sterrata, che parte dalla
statale 292 tra Santa Caterina di
Pittinuri e S’Archittu, porta alle rovine
della città punico-romana di Cornus
dove, nel 215 a. C., si combatté l’ultima
battaglia tra i Romani e i Sardo-punici
guidati da Amsicora. Nel IX secolo la
città venne abbandonata a causa delle
continue incursioni saracene e gli
abitanti si spostarono in collina
fondando una nuova cittadina, Curulis
Nova, l’attuale Cuglieri. La strada
termina poco prima dell’insediamento
paleo-cristiano di Columbaris, mentre
l’acropoli di Cornus sorge sul colle a
sud-ovest. La zona archeologica
sembra abbandonata, ma si possono
individuare alcuni sarcofagi e i resti di
una basilica a tre navate probabilmente
risalenti al VI secolo.

CABRAS
A pochi chilometri da Oristano,
Cabras è un paese dalle case a un
piano che ha conservato l’impianto
antico. Sorge ai bordi dello stagno,
esteso per 2.000 ha, che è il più grande
stagno di acqua dolce della Sardegna e
comunica col mare attraverso una
serie di canali. La presenza contempo-
102 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

ranea di acqua dolce e salata attira campestre di San Salvatore. Esse


falchi di palude e folaghe, polli sultani vengono abitate per nove giorni
e falchi pellegrini. Le acque sono all’anno, a cavallo tra agosto e settem-
ricche di anguille e muggini. Un tempo bre, in occasione della novena per la
sullo stagno si andava a pesca con festa del santo. La grande piazza
imbarcazioni dalla forma appuntita, is centrale è stata utilizzata negli anni
fassonis, costruite con erbe palustri Sessanta del Novecento come set dei
essiccate al sole, avvalendosi della film western all’italiana. La chiesa è
stessa tecnica usata dai Fenici. Sempre sorta alla fine del XVII secolo nell’area
ai Fenici sembra risalire sa merca: i di un santuario pagano di origine
muggini vengono avvolti nuragica, incentrato sul
in erbe lacustri e lasciati culto delle acque e
a macerare in acqua ricostruito nel VI
salata. secolo come chiesa
Dintorni: al limite sotterranea. Attraver-
settentrionale del golfo di Oristano c’è so una scala nella navata sinistra si
la Laguna di Mistras. Separata dal scende all’ipogeo formato da sei vani:
mare da due cordoni litorali, inserita due rettangolari ai lati di un corridoio
nelle zone umide di importanza che conduce a un atrio circolare con
internazionale previste dalla conven- un pozzo intorno al quale sono
zione di Ramsar, rappresenta l’habitat disposte tre camere. L’ipogeo è
ideale per fenicotteri rosa, cormorani, parzialmente scavato nella roccia; i
aironi cinerini e falchi pescatori. Ricco soffitti a botte sono in arenaria e
di avifauna anche il vicino stagno Mar mattoni. Sulle pareti si sono conservati
’e Pontis, dove visitare la Peschiera diversi graffiti di animali (elefante,
Pontis, un’antica costruzione per la pantera e pavone) e di divinità (Ercole
itticoltura, con chiuse e lavorieri. che lotta con il leone Nemeo, Marte e
Venere con un piccolo Eros alato).
Interessanti le scritte arabe che parlano
SAN SALVATORE di Allah e Maometto, nonché le
Le bianche case dei pellegrini, le numerose raffigurazioni di navi, che
gli studiosi ritengono potessero essere
cumbessias, circondano la chiesa
L A C O S TA O C C I D E N TA L E 103

dei probabili ex voto. Le lettere latine


RVF intrecciate come in un mono-
gramma e ripetute più volte sembrano
derivare dalla lingua fenicia e signifi-
care “guarire, salvare, dare salute”. Il
primo sabato di settembre si celebra la
festa di San Salvatore con la corsa degli
Scalzi in ricordo dell’impresa di alcuni
giovani che, dopo avere abbandonato il
villaggio per sfuggire ai Saraceni,
ritornarono per mettere in salvo la
statua del santo. Appena fuori
dell’abitato, in direzione est, ci sono le
rovine delle terme romane di Domu ’e
Cubas.

SAN GIOVANNI DI SINIS


Al limitare della penisola del Sinis, vi è
una località balneare un tempo famosa
per le caratteristiche baracche dei
pescatori costruite in legno e giunco.
Oggi ne rimangono solo alcune: il
gruppo più numeroso è a oriente della
statale, poco distante dagli scavi di
Tharros. All’ingresso del paese sorge la
chiesa paleocristiana di San Giovanni,
insieme a San Saturnino di Cagliari,
più antica della Sardegna. Risale infatti Bonacardo. Ben più antica la coltiva-
zione della vite: a Tharros (pp 132-3)
al V secolo, anche se gran parte
dell’aspetto attuale è dovuto a inter- sono stati ritrovati vasi vinari, anfore,
bicchieri. La Vernaccia di Oristano è il
venti del IX e X secolo. L’interno a tre
navate coperte da volte a botte è vino più famoso della Sardegna e viene
prodotta nei comuni di San Vero Milis,
suggestivo.
Dintorni: a poca distanza c’è l’Oasi Cabras, Zeddiani, Narbolia, Riola,
Baratili. È un vino forte, con gradazio-
Torre ’e Seu del WWF che conserva
una delle ultime macchie spontanee di ne alcolica di almeno 15 gradi e un
invecchiamento minimo di 3 anni in
palme nane rimaste nella zona. Si
raggiunge con una strada sterrata che barrique di rovere. Piacevole una gita
nella zona di produzione, magari
parte dalla periferia settentrionale di
San Giovanni di Sinis. Dal cancello si fermandosi per degustazioni e acquisti
nella Cantina sociale della Vernaccia.
prosegue a piedi fino al mare e a Torre
’e Seu costruita dagli Spagnoli. Molto belli i portali settecenteschi che
segnavano l’accesso ai fondi.
NELLA TERRA DELLA VERNACCIA
La campagna a nord di Oristano è una
delle più fertili di tutta l’isola, un’oasi THARROS
di viti, aranci e olivi. La coltivazione La città di tharros venne fondata dai
dei mandarini risale al Trecento e Fenici intorno al 730 a.C. sul promon-
all’opera dei monaci camaldolesi che torio di Capo San Marco, che offriva
avevano un grande convento a ancoraggi sicuri in qualsiasi condizio-
104 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

ne atmosferica alle navi all’interno delle mura, ormai abbattute,


che arrivavano cariche di è piccolo e facile da girare a piedi,
merci da tutto il anche perché in buona parte isola
Mediterraneo. Già nel pedonale.
VI e V secolo a.C.
Tharros era diventata CATTEDRALE
un fiorente centro Dedicata alla Beata Vergine Assunta,
portuale e l’espansione venne realizzata nel 1228 per volere di
continuò anche con i Mariano di Torres con l’apporto di
Romani, dal 238 d.C. Dell’antica città maestranze lombarde. Ricostruita
sono stati riportati fino a oggi alla luce completamente nel XVII secolo in stile
i tre quinti. L’area archeologica, barocco, si presenta oggi come un mix
sospesa tra i due mari, è una delle più di diversi elementi. Dell’epoca
affascinanti del Mediterraneo. Una giudicale rimangono il campanile
visita nella parte meridionale porta ottagonale, staccato dal corpo centrale
alla città punica e romana con le sul sagrato, con cupola a cipolla e
abitazioni, le terme e i santuari; più a maioliche dai colori brillanti, e anche i
nord, permette di visitare il tophet, le battenti in bronzo e la Cappella del
capanne nuragiche del villaggio Murru Rimedio dalla balaustra in marmo con
Mannu e la cinta muraria di età bassorilievi pisani raffiguranti Daniele
romana. nella fossa dei leoni. Importante anche
il coro in stile rinascimentale sardo
dietro l’altare maggiore. Ricco e vario il
ORISTANO Tesoro del Duomo, conservato
Al limite settentriona- nell’aula Capitolare: argenterie,
paramenti sacri e antichi codici
le del Campidano,
tra la foce del Tirso miniati si possono ammirare su
richiesta. La piazza del Duomo è
e lo stagno di
Santa Giusta, chiusa dal Palazzo Arcivescovile e dal
Seminario Tridentino.
Oristano è il
centro più
TORRE DI MARIANO II
importante della
Sardegna occiden- Chiamata anche torre di San
Cristoforo o Porta Manna, è una torre
tale. La sua
origine risale al in blocchi di arenaria fatta erigere nel
1291 dal giudice Mariano II che allora
1070, e
all’abbandono guidava il Giudicato d’Arborea ed è,
insieme allatorre opposta di
della ricca e
potente Portixedda, l’unica
traccia dell’antica
Tharros, troppo
esposta alle incursioni dei pirati. Il cerchia muraria.
Sovrastata da una
periodo tra il 1100 e il 1400 vede una
città guidata da sovrani illuminati grande campana
del 1430, è aperta
come Mariano IV e la figlia Eleonora
che arrivarono a controllare quasi tutta sul lato interno. Ai
suoi piedi si stende
l’isola. Al centro di una pianura
fertilissima e di un sistema di stagni piazza Roma, il
punto più animato
che producono grandi quantità di
pesce, è diventato capoluogo di della città, con
negozi alla moda e
provincia solo nel 1974. Il centro
storico, corrispondente ai quartieri bar all’aperto.
L A C O S TA O C C I D E N TA L E 105

CORSO UMBERTO CHIESA DI SAN FRANCESCO


Chiamato via Dritta, è l’isola pedonale, In stile neoclassico, venne costruita sui
salotto buono di Oristano, con edifici resti di una chiesa gotica, completa-
imponenti come il Palazzo Siviera, un mente distrutta all’inizio dell’800. La
tempo sede del marchese d’Acrisia, che facciata è a sei colonne con capitelli
termina con una cupola, e Palazzo ionici. All’interno una delle più
Falchi, risalente agli anni 20. Vi si interessanti sculture in legno di tutta
concentrano le vetrine dei negozi più l’isola: il Crocefisso policromo detto
eleganti e al tramonto diventa teatro “di Nicodemo”, opera di ignoto autore
del quotidiano rito del passeggio. catalano della fine del XIV secolo.
Interessante anche San Francesco che
PIAZZA ELEONORA D’ARBOREA riceve le stimmate, opera del pittore
Alberata, irregolare e lunga, è dedicata cagliaritano Pietro Cavaro, sistemata
alla giudichessa che promulgò la nella Sacrestia.
famosa Carta de Logu. Sulla piazza si
affacciano il Palazzo Carta, il Palazzo SANTA CHIARA
Mameli, il Palazzo Corrias e il Palazzo In stile gotico, la chiesa di Santa
Comunale, un tempo convento degli Chiara risale al XIV secolo. Lineare la
Scolopi, che ingloba la chiesa di San facciata in conci di arenaria con sobrio
Vincenzo, a pianta ottagonale. Al rosone centrale e piccolo campanile a
centro la statua di Eleonora d’Arborea, vela. All’interno sono interessanti le
realizzata nell’Ottocento. mensole in stile gotico in legno
intagliato con figure di animali.
106 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
L A C O S TA O C C I D E N TA L E 107
108 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

Mainas, rappresenta i consiglieri della


città di Oristano inginocchiati intorno
alla Madonna. Della ricca collezione
archeologica sono da notare gli oltre
duemila raschiatoi in ossidiana del
periodo neolitico, i fermacapelli in
osso, le anforette provenienti dalla
Grecia e dall’Etruria, vetri e lucerne
romani. Tutti i reperti fanno parte
della Collezione Efisio Pischedda cui si
affiancano collezioni minori (Pau,
Carta, Sanna-Delogu). Tra i pezzi più
importanti una maschera in terracotta,
scarabei in diaspro verde e gioielli con
incisioni di epoca romana.
ANTIQUARIUM ARBORENSE I CAVALIERI DELLA STELLA
All’interno del neoclassico Palazzo La Sartiglia si tiene l’ultima domenica
Parpaglia, il museo ospita diverse di Carnevale e il Martedì Grasso
collezioni archeologiche provenienti secondo un rituale secolare. Fu
dagli scavi di Tharros, una pinacoteca introdotta probabilmente nel 1350 da
e una sezione dedicata alla città Mariano II per festeggiare le sue nozze.
all’epoca dei Giudicati. Nella pinacote- Il 2 febbraio viene scelto il capocorda,
ca sono da segnalare il retablo di San su Componidori, che, il giorno della
Martino (XV secolo) attribuito alla gara, viene vestito da un gruppo di
scuola del pittore catalano Ramon de ragazze in costume. Gli viene cucita
Mur. Del retablo di Cristo (1533), addosso una camicia bianca, il volto
opera della scuola di Pietro Cavaro, si viene avvolto con bende e coperto con
sono conservate solo nove tavole. Il una maschera femminile, in testa gli
retablo della Madonna dei Consiglieri vengono posti un velo da sposa e un
(1565), opera del cagliaritano Antioco cilindro nero. Così bardato guida il
L A C O S TA O C C I D E N TA L E 109

corteo di cavalieri, trombettieri e una bella vista sullo stagno, uno dei
tamburini che attraversa la città fino più pescosi dell’isola, solcato ancora da
alla piazza della giostra. A un segnale is fassonis, le lunghe imbarcazioni di
convenuto si lancia al galoppo per la falasco, di lontana origine fenicia;
via che costeggia l’Arcivescovado e la durante la sagra di Santa Giusta
Cattedrale. Nella corsa il capocorda gareggiano in una spettacolare regata.
deve infilare la spada nel foro al centro La specialità locale è la bottarga,
di una stella appesa a un filo. Se ci costituita da uova di muggine
riesce il raccolto dell’anno sarà essiccate.
abbondante.

ARBOREA
SANTA GIUSTA Al centro di una piana
Sulle sponde dello stagno omonimo, è bonificata in epoca
un borgo agricolo che sorge sui resti fascista, Arborea è
della città romana di Ottona. Su un sorta nel 1930 con il
rilievo all’ingresso del paese si trova la nome di
Cattedrale di Santa Giusta, gioiello Mussolinia.
dell’architettura romanico-pisana che Immerso nel verde
risente di influssi arabi e lombardi. dei campi, il paese
Costruita nella prima metà del XII ha la tipica struttura
secolo, presenta una facciata slanciata, regolare degli insediamenti recenti. Gli
il cui effetto risulta amplificato dalla edifici pubblici (la scuola, la parroc-
scalinata, con triplice arcata, che chia, l’albergo e il palazzo del Comu-
inquadra il portale e una finestra a ne) si affacciano su piazza Maria
trifora. Nell’interno, a tre navate, le Ausiliatrice, da cui partono le vie
colonne hanno stili e forme divesi principali che seguono uno sviluppo
perché provengono dai resti delle ortogonale. I viali sono alberati, le case
vicine città romane di Neapolis, a due piani in stile neogotico sono
Tharros e Othoca. Dal sagrato si gode circondate dal verde. Nel Palazzo
110 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
L A C O S TA O C C I D E N TA L E 111
112 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

Comunale si trova la Collezione Civica “casa aragonese” del primo ’600, con
Archeologica: una raccolta di reperti portali e finestre in stile catalano. Sulla
archeologici, provenienti dalla stessa via, la cinquecentesca parroc-
necropoli romana di S’Ungroni. A chiale di San Pietro Apostolo in
circa 9 km si trova il borgo di pescatori trachite rossa, quasi interamente rifatta
di Marceddi sui bordi dello stagno, in epoca moderna. In riva al fiume ci
dominato dalla cinquecentesca sono le Terme Romane, oggi visitabili
Torrevecchia. dopo un lungo
restauro. La
piscina
FORDONGIANUS rettangolare
raccoglie
Nella bella valle del Tirso, l’antica
Forum Traiani è la più importante città ancor oggi
l’acqua calda
romana dell’interno, avamposto
fortificato contro le popolazioni (a una
temperatura di circa 50 gradi)
barbaricine. Le case del centro sono in
pietra rossa e grigia. Una delle meglio proveniente dalle sorgenti termali e
utilizzata dalle donne del paese per il
conservate è casa Madeddu, l’antica
bucato. All’interno un porticato e belle
L A C O S TA O C C I D E N TA L E 113

sale con pavimento a mosaico. A pochi


chilometri dal paese sorge la chiesetta
campestre di San Lussorio, costruita
dai monaci Vittorini verso il 1100 su
una cripta Paleocristiana.

PAULILÀTINO
Circondata
da oliveti e
boschi di
sughere,
questa
borgata
agricola
sorge ai margini dell’altopiano
basaltico di Abbasanta. Le case sono in
pietra scura, con portali in stile
aragonese e balconcini in ferro battuto.
Scura anche la parrocchiale di San
Teodoro del XVII secolo in stile
gotico-aragonese, con un rosone dai
vetri colorati e campanile a cipolla. Nel
Palazzo Atzori è aperto un Museo
etnografico che raccoglie oggetti di uso
quotidiano e utensili domestici tipici
della zona.
Dintorni: a 4 km dal centro, sulla
superstrada 131, deviando si arriva al
villaggio nuragico di Santa Cristina.
Un muro a secco delimita la zona
114 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

archeologica costituita da un tempio a domenica di maggio. A destra della


pozzo dedicato al culto della dea chiesa, nel bosco di ulivi, si apre
madre risalente al I millennio a.C. Il un’altra area archeologica che com-
pozzo, a imboccatura trapezoidale, è in prende un piccolo nuraghe ben
ottimo stato di conservazione. Una conservato e due capanne in pietra,
scala dagli ampi gradini scende alla dalla pianta rettangolare. La meglio
camera a volta. Poco distante sorge un conservata è lunga quattordici metri e
recinto che doveva servire come sala di alta due.
riunione. La sacralità del luogo è
sopravvissuta nei secoli, tanto che in
epoca cristiana venne edificata una ÀLES
chiesa dedicata a Santa Cristina. Come
Alle falde orientali di Monte Arci, è il
nell’antichità, i devoti continuano ad centro principale della Marmilla. Nella
affluire alla chiesetta circondata da un
parte alta del borgo sorge la Cattedrale
villaggio di muristenes, le case dei di San Pietro, costruita nel 1686 dal
novenanti, in occasione della festa
genovese Domenico Spotorno che
della santa che si celebra la seconda utilizzò per la costruzione i ruderi di
L A C O S TA O C C I D E N TA L E 115

una preesistente chiesa del XII secolo. torrioni di Trebina Longa e Trebina
Due campanili con cupole in ceramica Lada, le cime più alte di Monte Arci,
chiudono la facciata. L’interno, in stile punte residue dell’antico cratere.
barocco, ha una sagrestia arredata con Lungo i sentieri si possono notare le
mobili intagliati e un raro crocifisso schegge di ossidiana, il prezioso vetro
del Trecento. Nell’Archivio capitolare si naturale che, ridotto in sottilissime
trovano raffinate opere di oreficeria. lastre, serviva per la fabbrica-
Sulla stessa piazza si affacciano il zione di punte di frecce,
Palazzo vescovile, il Seminario e lance e raschiatoi.
l’Oratorio della Madonna del Rosario. L’ossidiana di Monte Arci
Àles è il paese natale di Antonio non riforniva soltanto la
Gramsci (1891-1937), come ricordano Sardegna ma, tra il VI e il
il monumento di Giò Pomodoro e la III millennio a.C., veniva
targa apposta sulla sua casa natale. esportata in tutto il
Mediterraneo.
Dintorni: il paese è il punto di
partenza per salire ai panoramici
LA SARDEGNA
ZONA PER ZONA

Il Nord e la
Costa Smeralda
118 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

Note
I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A 119

querce da cui è appena stato staccato il


sughero, le rocce granitiche che creano
Il Nord e la paesaggi ipnotici, come la Valle della
Luna nei pressi di Aggius, le sagome
Costa Smeralda dei nuraghi sono ancora i punti di
riferimento per interpretare il paesag-
gio. Qui sono di casa la buona cucina
di terra, l’artigianato tradizionale e la
Le coste frastagliate, il turchese delle storia, come quella raccontata
acque, le spiagge di sabbia candida dall’eccezionale sfilata di chiese
sono gli elementi che compongono una romaniche del Logudoro che, partendo
delle immagini più classiche della da Sassari, portano fino alle pietre
Sardegna. Le isole che affollano lo bianche e nere della Santissima Trinità
stretto delle Bocche di Bonifacio, a un di Saccargia.
passo dalla Corsica, sono da qualche
anno una meta prediletta dal turismo Visitando il Nord e la Costa Smeralda
internazionale. Il porto e l’aeroporto di Olbia accolgo-
no la gran parte dei turisti diretti non
Nel 1962 un solo in Costa Smeralda, ma in tutta
gruppo di l’isola. La lunga e bellissima costa, con
finanzieri - tra le sue spiagge e le sue scogliere, sale
cui l’Aga Khan - verso nord fino a Santa Teresa di
diede vita al Gallura; poi volge a occidente, oltre la
“Consorzio Costa rocca di Castelsardo, fino a raggiunge-
Smeralda”, re Porto Torres. All’interno, Tempio
promuovendo Pausania, capoluogo della Gallura, che
l’idea di uno costituisce il punto di partenza per
sviluppo turistico delle coste della affascinanti itinerari alla scoperta
Sardegna. Dopo 40 anni poche sono le dell’arte, delle tradizioni e della natura
zone sarde cambiate così profonda- del Nord della Sardegna, e la bella città
mente, nel bene e nel male, come di Sassari.
queste coste, oggi tutte costellate di
ville, residence e porti turistici.
Attorno è il quadro affascinante della OLBIA
natura e del mare: scogliere scolpite
Dalle banchine del porto di Olbia il
dal vento come a Capo d’Orso e Capo
continente, con il porto di
Testa, spiagge bianche e il profumo
Civitavecchia, dista solo 125 miglia,
della macchia mediterranea che ancora
poco meno del doppio della
sopravvive all’invasione
distanza tra Cagliari e il
delle seconde case.
continente. Per questo
Oramai, dopo anni di
motivo, la città è stata
discussioni, è però
sempre il centro dei
chiaro che allo sviluppo
collegamenti esterni
turistico deve essere
dell’isola, ruolo conferma-
posto un limite, oltrepassato
to dall’apertura dell’aeroporto
il quale i vantaggi del turismo rischia-
Costa Smeralda. Città moderna, Olbia
no di trasformarsi negli svantaggi della
è solo una tappa, in genere, verso altre
distruzione dell’ambiente. Vicino, ma
destinazioni, ma vale la pena di
profondamente diverso dalla costa,
visitare la chiesa romanica di San
l’interno della Gallura è un mondo
Simplicio, edificata a partire dall’XI
ancora ricco di suggestioni. Le foreste
secolo e ampliata nel XIII.
in cui brilla il colore chiaro delle
120 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

Dintorni: vi sono due siti preistorici GOLFO ARANCI


molto interessanti, il complesso
Non cercate aranceti sulle rive del
nuragico di Cabu Abbas e il pozzo golfo: Golfo Aranci deve il suo nome
sacro Sa Testa. Per raggiungere il
all’errata interpretazione del toponimo
primo, dal porto vecchio di Olbia locale “di li ranci” che sta a significare
seguire prima Corso Umberto, poi Via
dei granchi. Fino a qualche tempo
d’Annunzio e oltrepassata la ferrovia addietro frazione di Olbia, il paese è
raggiungere la chiesa campestre di
divenuto comune autonomo solo nel
Santa Maria Cabu Abbas. Dalla 1979, e la sua importanza sta nel fatto
chiesetta una strada sterrata sale verso
che, a partire dal 1882, qui fanno scalo
la cresta rocciosa e sono poi necessari molti dei traghetti provenienti dal
15 minuti a piedi. In alto sulla cresta,
continente. Golfo Aranci è lo scalo
con il panorama che si apre sull’isola marittimo
di Tavolara, il sito è composto
delle
da una torre con pozzo Ferrovie
centrale (dove vennero
dello
rinvenuti nel 1937 resti di Stato.
sacrifici: ossa bruciate e
frammenti ceramici) e da
un ampio recinto megalitico che si
sviluppa per circa 200 m. Per raggiun-
gere invece il pozzo sacro di Sa Testa PORTO ROTONDO
bisogna percorrere la SP 82 verso Più‘ che di un vero e proprio paese si
Golfo Aranci fino all’Hotel “Pozzo tratta di un ben progettato insedia-
Sacro”. Il complesso archeologico è mento turistico, nato dal nulla negli
composto da un ampio cortile anni d’oro del grande sviluppo della
lastricato nel quale si apre l’ingresso a Costa Smeralda. Le costruzioni, sorte
una scala coperta di 17 gradini che attorno all’indispensabile porto
scende nella camera del pozzo dove turistico, sono state progettate per
sgorgava una vena d’acqua. essere il più possibile inserite nell’am-
biente circostante. Il risultato è
I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A 121

piacevole, confortato da un successo tornei di golf.Una passeggiata lungo le


che ha fatto di questa località una meta banchine del porticciolo non si può
prestigiosa, anche se l’aspetto decisa- evitare: con un occhio alle vetrine e
mente “di maniera” riflette la nascita a l’altro ai panfili ormeggiati si raggiun-
tavolino. Lungo le banchine e sulla ge la chiesa Stella Maris che, affacciata
piazzetta San Marco si aprono molti sul paese, conserva un quadro
negozi famosi. Le possibilità di attribuito a El Greco.
mangiare, bere o ascoltare musica sono
molte anche se, passata Dintorni: molte le spiagge
la stagione famose tra le quali
balneare, Porto Liscia Ruja, confinante a
Rotondo appare un nord con Cala di Volpe.
po’ abbandonata.
Nella chiesa di San
Lorenzo, progettata da Andrea PALAU
Cascella, una serie di statue in legno di
Punto d’imbarco obbligato per le isole
Mario Ceroli rappresentano scene dell’arcipelago della Maddalena, il
sacre. Piacevole è l’escursione in
paese deve la sua fortuna anche alla
direzione della Punta della Volpe, che ferrovia a scartamento ridotto Sassari-
separa il golfo di Marinella dal golfo di
Tempio-Palau. La vita ruota attorno ai
Cugnana. moli e agli ormeggi del porto turistico.
Da Palau vale la pena visitare i luoghi
più rinomati e affascinanti della costa:
PORTO CERVO il promontorio di Capo d’Orso, che
culmina in una grande roccia scolpita
Cuore della Costa Smeralda e paradiso
dei Vip, Porto Cervo ruota attorno ai dal vento che ricorda la sagoma di un
plantigrado. La Punta Sardegna è
due porti turistici che ospitano alcune
delle più spettacolari barche private raggiungibile percorrendo la strada
che sale verso il Monte Altura per poi
del mondo. I mesi estivi sono scanditi
da una serie di eventi mondani e scendere fino alla spiaggia di Cala
Trana, sull’estremità della punta. Il
sportivi: sfilate di moda, regate e
122 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

panorama da qui è eccezionale, anche incrociano ad angolo retto, con al


se la continua espansione delle aree centro la piccola piazza dove sorge la
edificate sta rovinando la bellezza dei chiesa di San Vittorio. La pesca (anche
luoghi. del corallo) e il turismo sono le basi
Dintorni: la Batteria del Monte Altura, dell’economia locale. Sul promontorio
in posizione panoramica, è raggiungi- roccioso che si affaccia sul mare sorge
bile attraverso la strada che conduce a la torre Longosardo, eretta nel XVI
Porto Raphael. secolo in età aragonese, da cui lo
sguardo abbraccia sia la baia di Porto
Longone che, sullo sfondo, le chiare
SANTA TERESA DI scogliere che circondano la città corsa
di Bonifacio. Sulla sinistra la costa
GALLURA scende verso la spiaggia di Rena
Popolata in epoca romana, la zona Bianca che termina a poca distanza
dove sorge Santa Teresa fu importante dallo scoglio dell’Isola Monica su cui
anche per i Pisani rimangono le tracce di una cava
che dagli abbandonata.
affioramenti Dintorni: Capo Testa, uno scoglio
granitici collegato alla terraferma da una
cavavano pietra striscia di sabbia, al quale si può
da costruzione. Il arrivare percorrendo un tragitto molto
paese odierno è panoramico aperto sulle baie di Colba
stato creato ex e di Santa Reparata. Tra le cave
novo durante la moderne e antiche - qui i Romani
presenza sabauda ed è ordinatamente scelsero la pietra per le colonne del
scandito da strade rettilinee che si Pantheon - e il profumo della vegeta-
I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A 123

zione della macchia si raggiunge infine direzione di Olbia e, dopo 600 m, alla
il faro di Capo Testa. fine dell’abitato, seguire un bivio e un
sentiero sulla destra; una volta
raggiunta la costruzione, con una scala
ARZACHENA che sale al livello superiore si può
raggiungere un corpo laterale. Sono
Fino a quarant’anni fa, Arzachena era
un pacifico borgo pastorale dell’inter- ancora visibili le mensole sporgenti di
pietra necessarie a sorreggere l’antica
no. Oggi, trasformato nel capoluogo di
una regione turistica tra le più note del struttura in legno.
mondo, la Costa Smeralda, il paese è
cambiato molto. In alto, sopra le case, TOMBA DI GIGANTI CODDU VECCHIU
Percorrere la SS427 in direzione
vi è una curiosa roccia scolpita dal
vento che per la sua forma viene Calangianus e poi, dopo circa 3 km,
seguire il bivio verso destra in
chiamata il Fungo, e nei dintorni molte
sono le tracce della preistoria. Tra i siti direzione di Luogosanto. Dopo circa
1,800 km, ci si immette sulla strada di
più interessanti per un’escursione
nell’interno sono il Nuraghe Capichera e poche centinaia di metri
più avanti (un breve sentiero deve
Albicciu, la Tomba di
Giganti Coddu essere percorso a piedi),
sulla destra si incontra la
Vecchiu e la
Necropoli Li tomba. Al centro del
monumento
Muri.
NURAGHE funerario vi è una
stele alta 4 m
ALBUCCIU
Uscire da circondata da una
quinta
Arzachena in
124 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

semicircolare formata da grandi lastre macchia mediterranea


di pietra conficcate nel terreno. sono le caratteristiche
principali delle isole,
NECROPOLI LI MURI conosciute in epoca
Si esce da Arzachena in direzione di romana con il nome di
Calangianus (SS 427) e si volta a destra Cuniculariae, cioè
per Luogosanto. Dopo circa 4,5 km un “isole dei conigli”. Dal
bivio a destra (strada sterrata) conduce Settecento in poi l’isola della
verso la necropoli Li Muri. Maddalena è diventata una base
Il sito comprende molte tombe di età militare a causa della facilità dell’ap-
neo-eneolitica: si tratta di sepolture prodo e della posizione favorevole. Il
circondate da pietre (fino a 5 cerchi giro di quest’isola può essere comple-
concentrici). Questi circoli tombali tato da una breve escursione a quella
sono il più importante complesso di Caprera, per visitare i luoghi dove
monumentale lasciato da quella che gli visse e venne sepolto Giuseppe
archeologi hanno denominato Cultura Garibaldi.
di Arzachena.

AGGIUS
ARCIPELAGO DELLA La natura ha dato la forma al paese e al
MADDALENA suo circondario.
Sette isole (Maddalena, Caprera e La roccia
granitica
Santo Stefano a sud-est, Spargi,
Budelli, Razzoli e Santa Maria a nord- domina nel
paesaggio di
ovest) costituiscono l’Arcipelago della
Maddalena, oltre il quale si apre lo Aggius, sia tra
le alture del Parco Capitza che
stretto delle Bocche di Bonifacio
diventato parco marino dall’inizio del sovrastano il paese, che nel fantastico
labirinto di massi della vicina Valle
1997. Coste frastagliate, rocce erose
dal vento e il tenace rigoglio della della Luna. In passato sotto il dominio
dei Doria e poi degli Aragonesi, il
I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A 125

paese deve oggi la sua prosperità del consorte Ubaldo Visconti, prima di
all’estrazione e alla lavorazione del divenire feudo delle nobili famiglie
granito, anche se l’artigianato (soprat- italiane dei Doria e dei Malaspina. Su
tutto la produzione di tappeti che tutto domina la sagoma articolata del
viene eseguita in ogni sua fase Monte Limbara, il vero centro
utilizzando tecniche tradizionali) è in geografico delle alture della Gallura.
notevole sviluppo. Il centro del paese
ha un aspetto gradevole per la cura
con cui vengono conservate le antiche BUDDUSÒ
case in pietra, forse tra le più belle
Grosso borgo che deve la sua prosperi-
dell’intera Gallura. Durante i tà alla pastorizia, all’estrazione del
festeggiamenti della prima domenica
granito e alla lavorazione e
di ottobre si svolge anche la festa “di li commercializzazione del sughero,
’agghiani”, cioè degli scapoli, nella
Buddusò ha un centro storico le cui
quale si può gustare la “suppa cuata”, strade lastricate si snodano davanti alle
tipica minestra gallurese. La strada che
facciate di palazzetti di pietra scura. In
da Aggius va verso Isola Rossa epoca romana, qui passava la grande
raggiunge in breve il fondo della Valle
strada commerciale da Kàralis
della Luna, paesaggio impressionante a (Cagliari) a Olbia e il paese aveva il
causa dell’enorme quantità di
nome di Caput Thirsi. Interessante una
affioramenti rocciosi, resti dell’antico visita alla parrocchiale di Santa
modellamento glaciale. In corrispon-
Anastasia (e ai dipinti conservati nella
denza di una curva a sinistra, si stacca sagrestia) e da non perdere la gita
dalla strada sulla destra un viottolo
attraverso i Monti di Alà.
sterrato che va abbandonato poco Dintorni: non lontano il Nuraghe Iselle
prima di un ponte per seguire la
(verso Pattada) e il Nuraghe Loelle, in
stradina che, sulla destra, conduce al direzione di Mamone.
Nuraghe Izzana, nel centro della valle.

BERCHIDDA SAN TEODORO


A sud del promontorio di Capo Coda
Sulle pendici meridionali del massiccio Cavallo, proprio
del Monte Limbara, in un paesaggio di
davanti alla mole
colli che culminano nel Monte rocciosa dell’Isola
Azzarina, Berchidda è un paese
di Tavolara (vedi
dall’economia basata sulla pastorizia, la box), San Teodoro
lavorazione del sughero e la viticoltu-
è un paese che,
ra. Tra i vini, va ricordato il negli utimi anni,
Vermentino, mentre, tra i cibi, il
sta crescendo
pecorino. In paese si può visitare il sull’onda del
Museo del Vino (tel. 079 29 91 31) con
turismo. Dal paese,
laboratorio vinicolo all’aperto.A circa però, si possono
quattro chilometri dal centro del paese
compiere escursioni
si possono visitare, interessanti verso la
dopo una ripida
spiaggia della Cinta,
salita a piedi, i una lunga striscia di sabbia che
pochi resti del
separa lo Stagno di San Teodoro dal
Castello di mare. Vicinissimo alla carreggiata
Montacuto, che fu
dell’Orientale Sarda, questo specchio
la rocca di d’acqua di più di 200 ha di estensione è
Adelasia di Torres e
126 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

uno dei pochi superstiti della serie di e lentisco. Si racconta che nel secolo
stagni costieri che si stendeva a sud del scorso Carlo Alberto, re di Piemonte e
golfo di Olbia. Sull’acqua non è Sardegna, sbarcato sull’isola a caccia
difficile osservare i germani reali e le delle mitiche capre dai denti d’oro
folaghe che, se avvistano un rapace o (fenomeno causato da un’erba che
un pericolo, si radunano in gruppi lascia quei riflessi), rimanesse affasci-
scuri e vocianti. Aironi cenerini, aironi nato dal posto tanto da nominare il
rossi e fratini si aggirano in cerca di suo unico abitante, Paolo Bertolini, “re
preda, mentre non è raro osservare il della Tavolara” con tanto di carta
volo del gheppio, uno dei rapaci più protocollare. D’estate si raggiunge
piccoli dei nostri cieli. facilmente da Olbia.

ISOLA DI TAVOLARA ALÀ DEI SARDI


È una montagna di calcare alta 500 m Rocce e macchia,
che spunta dal mare con pareti boschi di enormi
verticali. Il settore orientale, zona querce su cui
militare, è inaccessibile, al contrario di spiccano chiari i
una striscia bassa, chiamata segni dell’ultima
Spalmatore di Terra, dove si trovano raccolta del
spiagge, un porticciolo, due ristoranti sughero. Questo è il
tipici e qualche casa. Insieme alle paesaggio di Alà dei
vicine isole Molara e Molarotto su cui Sardi e del suo altopiano, ultima
vivono 150 esemplari di mufloni, oggi propaggine dell’interno roccioso che si
è un parco marino. I suoi bordi affaccia a balcone verso il mare di
granitici sono traforati da grotte e Olbia. Piccole case di pietra granitica
nicchie. Sulla striscia sabbiosa sono allineate lungo la strada principa-
Spalmatore di Terra crescono gigli di le di Alà, il cui territorio è stato
mare mentre la roccia è ricoperta da popolato per secoli prima dell’era
cespugli di ginepro, elicriso, rosmarino moderna.
I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A 127

gli artigiani che lavorano acciaio e


corno per produrre lame e impugnatu-
re, decine e decine, oramai, le imita-
zioni italiane del famoso coltello sardo.
Dintorni: non lontano dal paese vi
sono l’area verde di Fiorentini - nata
attorno al rimboschimento di un
vivaio forestale - e i ruderi del castello
medievale di Olomene.

OZIERI
Adagiata sul fondo di una conca
naturale, Ozieri è una delle mete più
accattivanti della Sardegna del nord-
est. Interessanti le tradizioni e
l’architettura del paese, affascinante la
storia millenaria che, andando indietro
nel tempo di millenni, ci porta a
conoscere la cultura di cui Ozieri fu la
Dintorni: non lontano dal paese, in culla, la più recente delle culture
direzione di Buddusò, vi è la mole del neolitiche. Il tessuto urbanistico del
nuraghe Ruju, con il suo villaggio paese è vario, e si adatta al pendio dei
preistorico che emerge dalla colli: tra le case alte spunta di quando
vegetazione.In direzione di Monti, in quando un’altana adorna di fiori. Ai
invece, dopo una lunga traversata margini della parte antica del paese - i
sull’altopiano costellato di grossi massi cui punti di maggiore interesse sono le
di tutte le forme e dimensioni, una piazze Carlo Alberto e quella dell’anti-
deviazione conduce al santuario di San ca Fonte Grixoni - vi è la cattedrale che
Pietro l’Eremita, lungo un percorso ospita uno splendido polittico del ’500
che a tratti si apre verso il mare con in sardo realizzato dal “maestro di
lontananza la mole della rocciosa Ozieri”, il più importante pittore del
Tavolara. La chiesa, romanica, è stata XVI secolo. Il polittico, che rappresen-
recentemente restaurata e tutti gli ta la miracolosa apparizione del
anni, il giorno di Ferragosto, si affolla Santuario della Madonna di Loreto,
di numerosi pellegrini provenienti dai mostra influenze spagnole e spunti di
dintorni. maniera fiamminga. Il
complesso del convento
secentesco di San Francesco,
PATTADA invece, ospita il Museo
Archeologico, nelle cui sale
Al centro di un territorio
sono esposti materiali prove-
ricchissimo di nuraghi e di
nienti dagli scavi nella zona e
testimonianze dell’antichità,
precedentemente esposti nel
Pattada è famosa in tutto il
museo di Sassari. Buona parte dei
mondo per l’artigianato dei
reperti è riferibile alla cultura detta
coltelli, nato proprio qui a
di Ozieri - o di San Michele dal nome
causa della presenza di un
della grotta nella quale sono stati
ricco giacimento di
effettuati i più importanti ritrovamenti
minerale ferroso sfruttato
- che, tra il 3.500 e il 2.700 a.C., ha
fin dall’antichità. Molti
dominato nell’isola.
128 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

SASSARI
Seconda città sarda per importanza
commerciale, politica e culturale,
Sassari sorge su un tavolato che
digrada dolcemente verso il mare tra
oliveti, valli fertili e ben coltivate. Ha
una lunga storia di invasioni, conquiste
e razzie, ma anche una forte tradizione
di ribellioni e sommosse dovute allo
spirito combattivo e individualista dei
suoi abitanti. Pisani, Genovesi e
Aragonesi tentarono di sottometterla,
ma sempre lo spirito indomito dei
Sassaresi riuscì a riconfermare la
propria autonomia e indipendenza.
Non a caso, l’eroe simbolo è Carlo
Maria Angioj, capo della rivolta del
1796 da un gruppo di radicali contro il
governo dei Savoia che volevano
imporre un sistema feudale. La città ha
dato i natali a due presidenti della
Repubblica, Antonio Segni e Francesco
Cossiga, e al segretario del PCI, Enrico
Berlinguer.

VISITANDO SASSARI
La città vecchia, dai vicoli tortuosi e
intricati che partono dalle arterie
principali, era un tempo delimitata da
una cerchia di mura che correvano
lungo gli attuali corso Vico, corso
Trinità, via Brigata Sassari e corso
Margherita. Ora della cinta muraria
La zona circostante il paese è ricca di esistono solo pochi frammenti (come
testimonianze storiche e quello all’inizio di corso Trinità), ma la
archeologiche, come le domus de janas città conserva un centro storico che,
di Butule, la necropoli di San Pantaleo, seppur degradato, mantiene una
il dolmen di Montiju Coronas. La fisionomia ben precisa.
grotta di San Michele si apre in uno Il nucleo storico si può visitare tutto a
spiazzo alle spalle dell’ospedale di piedi nel corso di una mattinata. Le
Ozieri, presso il campo sportivo; tappe fonda- mentali sono costituite
proprio nel corso della costruzione di dal Duomo, da
questo una parte della grotta è andata piazza Italia, dalla
distrutta. Nella cavità sono stati fonte del Rosello,
rinvenuti numerosi frammenti di dalle chiese di
ceramica decorata, ossa umane, una Sant’Antonio,
Dea Madre e frammenti di ossidiana di Santa Maria di
Monte Arci. Tutti reperti che avvalora- Betlem e San
no la teoria che ci sia una continuità Pietro in Silki e
fra la cultura di Bonu Ighinu e quella dal museo Sanna.
di questo periodo.
I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A 129

IL DUOMO
Dedicato a San Nicola, presenta
un’imponente facciata barocca che
contrasta con la sua mole e con le linee
semplici ed eleganti della piazzetta
settecentesca dalla caratteristica forma
semicircolare sulla quale si affaccia.
Frutto di sovrapposizioni operate nei
secoli, sorge su una primitiva chiesa
romanica di cui rimangono la parte
inferiore del campanile e la base della
facciata. Alla fine del Quattrocento, la
struttura originaria subì trasformazio-
ni radicali che ne modificarono la
sagoma, ampliandola fino a farle
assumere proporzioni inusuali. I
fianchi vennero rinforzati da pesanti
contrafforti decorati con doccioni
dalle forme di animali mostruosi,
mentre l’interno venne ricostruito in
stile gotico. Alla fine del Settecento,
venne modificata la parte superiore
della facciata che fu abbellita da
pesanti quanto sfarzose decorazioni
barocche: volute, fiori, angioletti e
figure mostruose. Al centro, la statua
di San Nicola è sovrastata dalle
rappresentazioni dei tre martiri
turritani Gavino, Proto e Gianuario
racchiuse in tre nicchie. Alla parte
inferiore del campanile, in stile
lombardo, venne aggiunta, sempre nel
Settecento, una sopraelevazione
ottagonale decorata con maioliche
policrome. L’interno della chiesa (che è
stato completamente restaurato)
conserva la semplicità delle linee
gotiche, nonostante la presenza di
alcuni altari barocchi. Notevole il coro,
frutto del lavoro di artisti sardi del
Settecento. Il Museo del Duomo, cui si
accede tramite la “cappella aragonese”
sulla destra, conserva lo Stendardo
processionale di un anonimo del
Quattrocento e la statua di San Gavino una piccola scalinata in pietra che un
in argento, sbalzato secondo la tecnica po’ pomposamente prende il nome di
messicana in voga nella seconda metà via Col di Lana porta alla Fontana del
del Seicento. Rosello in fondo al vallone di Valverde.
In realtà, della valle e del boschetto che
FONTANA DEL ROSELLO un tempo dovevano costituire lo
Sul lato destro della chiesa della sfondo naturale di questo piccolo
Santissima Trinità in piazza Mercato, gioiello in stile rinascimentale, è
130 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

rimasto ben poco. Questo non torri, che sono il simbolo della città; il
significa però che l’amore che i tutto è sormontato da due archi
sassaresi nutrono per la fonte sia incrociati che proteggono l’immagine
diminuito: un tempo ritrovo della di San Gavino.
borghesia illuminata e centro della
raccolta dell’acqua che sgorgava dalle SANT’ANTONIO ABATE
otto bocche di leone alla base della L’imponente facciata barocca della
fontana per gli acquaioli della città, è chiesa, che risale ai primi anni del
ora uno dei simboli della città. La Settecento, domina con le sue linee
fonte, opera di artisti genovesi, risale ai semplici e la struttura ben proporzio-
primi anni del XVII secolo ed è nata la piazza alberata che si apre al
formata da due parallelepipedi termine di corso Trinità. Il portale reca
sovrapposti in marmo bianco e verde. ancora nella parte superiore l’emblema
Le bocche di leone sono circondate della confraternita che la fece costrui-
dalle statue che simboleggiano le re, mentre l’interno conserva uno dei
quattro stagioni, i cui originali più raffinati altari
andarono distrutti durante i moti del in legno della
1795-96. Al centro, una divinità città, sormon-
barbuta e un po’ arcigna, conosciuta tato da un
come Giogli, è circondata da piccole retablo in
I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A 131

legno intagliato e dorato a più pannelli subito numerose sovrapposizioni nel


dipinti da un artista genovese. Un corso del Settecento e dell’Ottocento
tempo, questa piazza, sulla quale che ne hanno appesantito le linee e la
sorgeva l’omonima porta settentriona- purezza originali. La parte più antica e
le, era un punto vitale per la vita l’unica intatta è la facciata che si apre
commerciale e politica della città. Del sulla piazza: il portale (del ’200),
passato rimangono solo un frammento adorno di colonnine e capitelli, è
della cinta muraria medievale e una sormontato da un bel rosone del ’400.
torre merlata sul lato sinistro della L’interno gotico, un tempo spoglio e
chiesa. severo, è stato appesantito da decora-
zioni e altari barocchi: intatte sono
SANTA MARIA DI BETLEM invece le cappelle laterali, dedicate
La chiesa sorge sulla piazza omonima, ognuna a un gremo diverso (le antiche
all’ingresso nord-ovest della città. corporazioni degli artigiani) a ricordo
Eretta dai benedettini nel 1106, passò dell’antica funzione sociale della
in seguito all’ordine dei francescani. chiesa. Ancor oggi, infatti, il 14 di
Purtroppo, la struttura originale, un agosto, data della “festa de li
tempo molto Candareri”, vengono portati qui in
lineare, ha processione dalla chiesa del Rosario i
132 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

ceri votivi donati dalle corporazioni. di una statua della stessa all’interno di
Nel chiostro, purtroppo in parte una colonna posta sul piazzale e
murato ma ancora visitabile, sorge la rimane uno degli esempi migliori dello
trecentesca fontana di pietra granitica stile gotico-catalano dell’isola.
del Brigliadore che un tempo riforniva Dall’altra parte della piazza, proprio di
di acqua gran parte della città. fronte alla chiesa, il convento dei Frati
Minori ospita una delle biblioteche più
SAN PIETRO IN SILKI ricche della Sardegna: più di 14.000
La chiesa romanica di San Pietro in volumi recuperati dai Francescani al
Silki si apre su un bel piazzale alberato momento della chiusura di molti dei
e porta il nome dell’antico borgo loro conventi.
medievale su cui fu eretta nel XII
secolo. La semplice facciata secentesca CORSO VITTORIO EMANUELE
presenta un ampio atrio che conduce Arteria principale della città, il corso
alla navata interna in stile gotico su cui collega piazza Sant’Antonio con piazza
si affacciano quattro cappelle. La Cavallino, attraversando il cuore della
prima venne dedicata nella seconda città vecchia. Antiche case
metà del Quattrocento alla Madonna ottocentesche e palazzi aragonesi
delle Grazie, in seguito al ritrovamento cinquecenteschi lasciano spesso
I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A 133

intravedere scorci di cortili e interni corallo eseguiti secondo gli


un tempo sontuosi: è la via dello antichi disegni tradizionali,
shopping su cui si aprono negozi vasi e terrecotte antiche
di ogni genere, da quelli riprodotte dagli artigiani
d’abbigliamento ai ferramenta. moderni secondo le
tecniche in uso all’epoca.
MOSTRA PERMANENTE Sulle pareti, i bei tappeti
DELL’ARTIGIANATO sardi dai caratteristici
Affacciato sui giardini disegni geometrici sembrano
pubblici dell’Emiciclo quadri di pittori moderni. Non
Garibaldi, un moderno mancano poi i merletti tessuti al
edificio ospita la Mostra dell’Artigiana- tombolo e, forse meno preziosi ma
to Sardo che espone i pezzi migliori sempre interessanti, cesti in palma
delle varie cooperative artigiane sparse nana, pentole in terracotta, oggetti di
in tutta l’isola. Le sale corrono lungo uso quotidiano i cui modelli si
un giardino interno che dà luce alle perdono nella notte dei tempi.
vetrine nelle quali sono esposti gli
oggetti più preziosi: collane, orecchini MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE
e braccialetti in filagrana, gioielli in “G. A. SANNA”
Donato allo Stato dalla famiglia Sanna
che lo fece erigere nel 1931 per
conservare i reperti archeologici
raccolti da Giovanni Antonio Sanna, il
museo rappresenta una tappa fonda-
mentale per chiunque voglia avvicinar-
si a comprendere la storia dell’isola.
Due piani sono infatti dedicati ai vari
periodi della storia della civiltà sarda
dal Neolitico al Medioevo: frammenti
di frecce, bronzi nuragici, anfore,
suppellettili, armi,
ceramiche,
utensili e
gioielli
sono
esposti
secondo
un ordine
cronologico
preciso; al pianterreno, ampie tavole
sinottiche illustrano l’evoluzione
storica della Sardegna mentre ogni sala
è corredata dalle relative tavole
cronologiche e didattiche. Interessante
la ricostruzione dei vari ambienti
(capanne, domus de janas, tombe dei
giganti). Nell’ultima sala, tra piante,
sarcofagi e statue è stato ricostruito il
pavimento in mosaico di una villa
patrizia romana, proveniente dalla
vicina Turris Libisonis (l’attuale Porto
134 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

Torres): aragoste, cavallucci marini e


foche dai colori delicati sembrano
rincorrersi in un gioco senza fine.
Dalla sezione archeologica si passa in
una piccola pinacoteca che raccoglie
una cinquantina di opere di artisti
sardi dal ’300 al ’900. Il museo dispone
anche di una sezione etnografica divisa
in quattro sale, dove si possono
ammirare gioielli, costumi, oggetti
folcloristici, strumenti musicali,
attrezzi relativi all’attività artigianale,
quasi tutti ancora in uso nelle regioni
della Sardegna centro-settentrionale.

PIAZZA D’ITALIA
La grande piazza (un ettaro di
superficie) sorge proprio all’inizio
della città ottocentesca. Circondata da
eleganti quanto armoniosi edifici in
stile neoclassico, costituisce un
ambiente omogeneo: al centro, fra alte
palme e aiuole ben tenute, troneggia la
statua di Vittorio Emanuele II. Tra gli
edifici, spicca il Palazzo della Provin-
cia, dalle pure linee neoclassiche. Al
primo piano è possibile visitare l’aula
consiliare: lungo le pareti corrono
dipinti ottocenteschi che illustrano
momenti importanti della vita politica
cittadina, come La proclamazione
degli Statuti Sassaresi e L’ingresso di
Carlo Maria Angioj a Sassari. È inoltre
possibile visitare l’attiguo appartamen-
to reale realizzato nel 1884 in occasio-
ne della visita del re di Sardegna. Nelle
serate estive il cortile è a disposizione
per rappresentazioni teatrali e
concerti. Belli i portici Bargone e
Crispi che portano, sul lato nord-ovest
della piazza, a piazza Castello. Di
I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A 135

epoca ottocentesca, ospitano i bar e le


pasticcerie più antiche della città.

SANTA CATERINA
Nella chiesa, eretta alla fine del XVI
sec. per la Compagnia di Gesù,
mescola elementi di tradizione gotica
con forme rinascimentali. Pregevole la
decorazione a intagli di pietra.
All’interno sono custoditi dipinti di
Giovanni Bilevelt.

CASTELSARDO
In alto su un promon-
torio vulcanico
Castelsardo ha
cambiato nome
più volte nel
corso
della
sua
storia.
Fondato nel 1102 dalla nobile famiglia
genovese dei Doria, il paese si chiamò
inizialmente Castelgenovese, nome che
mantenne fino al 1448 quando, dopo la
conquista spagnola, divenne
Castellaragonese. Solo nel 1776
assunse il nome attuale. A dominare il
panorama è il castello, che ospita un
museo dedicato all’arte dell’intreccio,
mentre sul mare si affaccia la cattedra-
le di Sant’Antonio Abate. È
consigliabile una visita accurata, anche
per la possibilità di acquistare oggetti
d’artigianato nei numerosi negozietti
che si aprono sui vicoli del centro. La
cucina di mare è basata sul pesce e
sulle aragoste. Il lunedì della Settimana
Santa, il paese di Castelsardo è teatro
136 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

di una spettacolare processione del


“Lunissanti”. Nelle vie del centro,
illuminate dalle fiaccole, si muovono le
figure incappucciate della tradizione
mentre risuonano le note dei tre cori
de Lu Stabat, Lu Jesu e Lu Miserere. I
canti sono molto antichi, probabilmen-
te anteriori alla dominazione catalana,
e sono stati tramandati oralmente fino
a oggi. La processione
termina davanti alla
chiesetta di Santa Maria,
dove i Misteri vengono
esposti alla venerazione
della folla dei fedeli.

IL CASTELLO
Costruita tra il XII e il XIV secolo, la
fortezza è composta da diversi
ambienti in cui sono esposti oggetti
intrecciati realizzati con i vari materia-
li della tradizione: palma, asfodelo,
giunco. Dalle terrazze del castello il
panorama è aperto sul golfo
dell’Asinara con, sullo sfondo, nelle
giornate limpide, i monti della Corsica.

CATTEDRALE DI SANT’ANTONIO ABATE


Costruita nel Seicento sulla struttura
di una precedente chiesa romanica, la
cattedrale di Castelsardo è sormontata
da un campanile che termina in un
tetto coperto da maioliche colorate che
offre uno splendido colpo d’occhio con
lo sfondo del mare. L’interno della
chiesa è caratterizzato da un notevole
arredo ligneo che risale al XVI secolo.
I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A 137

CHIESA DI SANTA MARIA


Nel cuore del paese vecchio, la parte
alta dell’abitato, sorge la chiesa di Santa
Maria che non ha una facciata, ma vi si
accede da un’entrata laterale. Nell’in-
terno è conservato il crocefisso
trecentesco noto come il Cristo Nero.

LA ROCCIA DELL’ELEFANTE
Non lontano da
Castelsardo, in
località
Multeddu, a
fianco della
strada si erge
l’imponente
mole della
Roccia dell’Elefante, un blocco di
trachite scura scolpita dal vento; si
tratta di una delle rocce scolpite più
famose della regione, utilizzata
anticamente come luogo di inumazio-
ne. Alla sua base infatti si trovano i
piccoli imbocchi scolpiti di alcune
domus de janas.

ISOLA ROSSA
Le ultime colline della Gallura scendo-
no verso il mare in un paesaggio
caratterizzato dalle bizzarre forme delle
rocce rosate erose dal vento. Isola
Rossa, piccolo insediamento di
pescatori, sorge su un promontorio ai
piedi di una imponente torre
d’avvistamento cinquecentesca. Al largo
della costa vi è l’isolotto che, per il suo
colore rossiccio, diede il nome al paese,
mentre in una piccola cala vengono
tutti i giorni tirati in secco i
pescherecci di ritorno
dal mare. La costa dei
dintorni è di notevole
interesse, soprattutto
verso oriente, dove
merita una deviazione
il monte Tinnari, affacciato
sul mare. A occidente, invece, la costa si
abbassa in corrispondenza della foce
del Rio Coghina, a poca distanza dalla
mole di Castelsardo.
138 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA

Dintorni: non molto lontano si trova il


borgo di Trinità d’Agultu, un piccolo
paese agricolo sviluppatosi alla fine
dell’Ottocento attorno alla chiesa
omonima. Il santuario campestre
divenne, come spesso è accaduto
nell’isola, un importante centro di
scambio e commercio, soprattutto in
occasione delle feste religiose.
I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A 139

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