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La scimmia di Montebamboli
Dopo 8 milioni di anni fa parlare ancora di sé
Un territorio unico
L’ipotetico passeggero di un ancor più improbabile aereo, che nove milioni di anni fa
avesse gettato lo sguardo su quella parte della Toscana che oggi è chiamata Maremma
grossetana, avrebbe visto un panorama tropicale, occupato principalmente da un mare
poco profondo, popolato da molti pesci, crostacei e molluschi, con un vasto arcipelago di
isole fittamente ricoperte di vegetazione ed abitate da animali di ogni genere. Queste
isole facevano parte di un sistema molto ampio e complesso che creava un ‘ponte’ virtuale
tra le coste del nord Africa ed il continente europeo, quando l’Italia ancora non c’era.
Lo scenario era completato da vaste lagune racchiuse tra le isole che, in seguito
all’evoluzione di questo territorio, circa un milione di anni dopo, sprofondarono
trascinando tutti i resti degli esseri viventi, animali e vegetali, che, ricoperti da depositi
alluvionali, iniziarono il lento processo di fossilizzazione.
Successivamente la Terra entrò nel periodo del Pliocene (circa 5,5 milioni di anni fa)
ed iniziò ad assumere la fisionomia attualmente conosciuta.
La deriva dei continenti, divisi in placche che si spostano come lastre di ghiaccio
sull’oceano, li fa scontrare e li sottopone a spinte poderose che fanno curvare, spezzare e
sollevare la crosta terrestre.
La placca del continente Africano, insinuatasi nel fianco dell’Europa, continuò a
sollevare dapprima la catena Alpina, e, poi, quella Appenninica; questa è la ragione degli
ancora (ahinoi!) attuali terremoti italiani.
L’imponenza delle forze in gioco sollevò, oltre all’Appennino, anche il territorio delle
Colline Metallifere, e non solamente le isole sprofondate, ma anche i fondali marini,
completi dei sedimenti accumulati nel tempo.
Come sempre nei casi di ipotesi innovative numerosi studiosi del settore si sono
schierati contro, ma non mancano altri autorevoli ricercatori che appoggiano questa
teoria con argomentazioni difficilmente confutabili.
In ultima analisi, sembra proprio che se questo primate era divenuto bipede per una
serie di circostanze favorevoli, ciò non può essere più considerata una esclusiva degli
umani.
Inoltre, stando così le cose, il fenomeno bipedia non ha avuto la sua culla in Africa,
come finora ritenuto, ma in Europa, meglio in Italia; in Maremma per la precisione.
Tuttavia, assumendo per valide le conclusioni dei paleontologi spagnoli, si aprono
alcuni interrogativi fondamentali sulle modalità di evoluzione dei veri ominidi.
In breve: se non fu la stazione eretta, né l’uso delle mani, a determinare il passaggio
da scimmia ad ominide, quale fu il fattore che solamente 5 milioni di anni dopo permise a
Lucy, o qualche suo antenato, questo salto della barricata? Forse l’articolazione del
linguaggio?
Homo
sapiens arcaico
1,5 milioni
di anni
Australopithecus Homo
boisei erectus
3,2 milioni 2,5 milioni
di anni di anni
8 milioni Lucy
di anni
Oreopithecus Australopithecus
bambolii afarensis Ricostruzione
schematica ad uso
didattico