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Storia e Geostoria - riassunto completo

Storia e didattica della storia (Università degli Studi di Milano-Bicocca)

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Storia e
Geostoria

Tomo A

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Storia e geostoria
LA PREISTORIA

L’ORIGINE DEI CONTINENTI E DEGLI INSEDIAMENTI UMANI


Secondo il geologo Wegener, 5 miliardi di anni fa circa, la Terra iniziò a raffreddarsi
e a indurirsi producendo fratture chiamate placche tettoniche, le quali si
allontanarono l’una dall’altra formando i continenti.
Wegener affermò che, inizialmente, i continenti erano riuniti in un ammasso unico, la
Pangea, poi nel corso di milioni di anni, si sono divisi (infatti i contorni dei continenti
anche lontani combaciano perfettamente): 180 milioni di anni fa vi fu la distinzione tra Laurasia e Gondwana che,
65 milioni di anni fa, originarono i continenti attuali, ancora in movimento.
Anche la storia dell’uomo seguì tempi geologici (circa 4 milioni di anni): a partire da un organismo unicellulare si
iniziò a tramandare DNA tra organismi passando da anfibi, rettili, mammiferi, scimmie antropomorfe e uomo. L’uomo
nasce nell’Africa orientale e si è poi diffuso nel pianeta.

L’ORIGINE DELL’UNIVERSO E DELL’UOMO


L’ORIGINE DELL’UNIVERSO. Non sappiamo con precisione quando e come sia nato l’universo perché la scienza non ha
ancora risolto questo problema. Le religioni come il Cristianesimo e l’Ebraismo sostengono la tesi della creazione da
parte di Dio. La più nota delle teorie scientifiche afferma che tutto ebbe inizio circa 15 miliardi di anni fa con
un’esplosione chiamata Big Beng. Con questa esplosione una massa di materiale primordiale esplose dando origine
all’universo, formato da stelle e da corpi celesti in continua espansione.
L’ORIGINE DELLA TERRA E LA SUA EVOLUZIONE. Circa 5 miliardi di anni fa, una nuvola di gas e polveri che ruotava
nello spazio incominciò a raffreddarsi e a diventare solida creando la Terra.
La vita sulla terra è comparsa 3 miliardi di anni fa a partire da piccoli organismi che si evolsero in organismi sempre
più complessi (evoluzione). I primi organismi furono batteri e alghe che divennero poi pesci, anfibi, rettili fino ai
mammiferi, tra cui l’uomo.

Anche la Terra ebbe un’evoluzione per tappe, le cinque ere geologiche:

ARCAICA o ARCHEOZOICA 5 miliardi di anni fa La crosta terreste iniziò a solidificarsi


(Pangea) e comparvero i primi organismi
viventi, come alghe e molluschi.
PRIMARIA o PALEOZOICA 570-500 milioni di Comparvero numerose forme di vita
anni fa animale e vegetale.
SECONDARIA o MESOZOICA 220-200 milioni di Suddivisione della Pangea in Laurasia e
(dei rettili) anni fa Gondwana e nascita dei primi uccelli e
mammiferi + rettili  DINOSAURI
TERZIARIA o CENOZOICA 65 milioni di anni fa Formazione delle catene montuose e
(dei mammiferi) divisione dei continenti attuali. Scomparsa
dei rettili e diffusione dei mammiferi.
QUATERNARIA o NEOZOICA 2 milioni di anni fa L’uomo fa la sua comparsa sulla Terra
(2.500.000 anni fa)

IL MISTERO DEI DINOSAURI


La storia dei dinosauri comincia almeno 350 milioni di anni fa, prima della comparsa dei rettili, quando alcuni anfibi
abbandonarono le acque per stabilirsi sulla terra emersa.
I dinosauri si adattarono su tutto il globo e a qualsiasi ambiente, diversificandosi per luogo e fisicità. La loro era fu il
mesozoico ma verso la fine di questo periodo, essi scomparvero misteriosamente.
Le teorie sull’estinzione dei dinosauri, tra immaginarie e scientifiche sono circa 80 tra cui quella relative alla
concorrenza dei carnivori che ha modificato il rapporto predatore-preda, quella dei mammiferi roditori che
avrebbero divorato le uova dei dinosauri e quella dell’esplosione della galassia di una supernova, i cui raggi
avrebbero modificato la classe dei rettili.
L’ipotesi attualmente più in voga è quella della collisione della terra con un gigantesco meteorite poiché si è vista la
presenza dell’iridio (tipico nella composizione di meteoriti) nello strato terrestre corrispondente agli anni di
estinzione dei dinosauri; inoltre questa ipotesi è sostenuta dalla presenza di un cratere di origine non vulcanica, e
quindi potrebbe essere dato dall’impatto con il meteorite, nella penisola dello Yucatan in Messico. L’esplosione del
meteorite portò all’oscurarsi del cielo a causa della polvere sollevatasi dall’impatto e i raggi del sole non filtravano
più rendendo impossibile la fotosintesi vegetale e la lotta per la conquista nel cibo portò i dinosauri a soccombere.

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Con la scomparsa dei dinosauri, i mammiferi ebbero il sopravvento, iniziando quel lungo processo che porta agli
ominidi e all’homo sapiens. Dale Russel si è chiesto se l’uomo avesse avuto lo stesso destino nel caso in cui i dinosauri
non si fossero estinti.

IL CLIMA NELL’ERA NEOZOICA O QUATERNARIA


Fin dall’inizio dell’era neozoica o quaternaria, la vita sulla terra venne enormemente influenzata dalle glaciazioni,
cioè dall’estensione dei ghiacciai. Nel momento in cui il clima diventava più freddo, i ghiacciai dal polo e dalle
montagne si espandevano e al contrario se il clima diventava più caldo essi si ritiravano. Il movimento dei ghiacciai
provocò delle modificazioni della superficie terrestre (formazioni di valli, pianure, colline…) ma anche delle variazioni
nella presenza o meno di animali e vegetali in molte aree del pianeta: quando i ghiacciai si espandevano molte specie
animali erano costrette a emigrare.

LA TEORIA DELL’EVOLUZIONE
Darwin fu il primo ad affermare che anche l’uomo si è sviluppato a partire dalle specie animali precedenti. Non
intendeva però dire che l’uomo deriva dalle scimmie ma che l’uomo e le scimmie hanno un antenato in comune.
Secondo Darwin, l’evoluzione della specie è regolata da due leggi fondamentali: la lotta per la vita e la selezione
naturale  solo gli individui che sanno adattarsi all’ambiente sopravvivono e si affermano.
Es. delle giraffe: non hanno il collo lungo perché si cibano delle foglie più in alto ma perché, a causa del cambiamento
del clima esse si estinsero eccetto alcune che avevano il collo più lungo e riuscirono a far fronte alla mancanza di cibo
mangiando le foglie più alte.

LA SPECIE UMANA
L’uomo è un mammifero che appartiene al gruppo dei primati (189 specie divise in 15 famiglie). Della famiglia degli
ominidi siamo rimasti solo noi uomini. Noi ci distinguiamo dai nostri parenti più prossimi, i pongidi, e dagli altri
animali per l’aspetto fisico e l’intelligenza oltre che per la postura eretta e il cervello molto più sviluppato.
Il più lontano antenato dell’uomo di cui abbiamo notizia e l’Australopiteco che comparve nelle savane dell’Africa
orientale 4 milioni e mezzo di anni fa e si è estinto 1 milione di anni fa. Egli camminava già dritto, ma aveva un
cervello molto piccolo, in ogni caso la postura eretta gli permetteva di avere maggior visibilità e disporre di mani
libere per afferrare gli oggetti e difendersi  primo importante passaggio per giungere alla specie umana.
I primi uomini risalgono a 2 milioni e mezzo di anni fa, anch’essi vissuti in Africa. L’uomo è diverso dalle bestie perché
è capace di modificare il suo comportamento in base ai bisogni, non è dominato solo dall’istinto, è capace di produrre
strumenti (primo segno dell’intelligenza) e migliorare la sua condizione di vita. Il primo uomo, proprio per l’abilità di
produrre oggetti è chiamato Homo habilis, con lui ebbe inizio la preistoria.

LUCY, LA PIU’ ANTICA AUSTRALOPITECA


Lucy fu scoperta nel 1974 e lo scheletro ritrovato è il più completo di cui disponiamo. Si tratta di una femmina di circa
20 anni. Il nome deriva da una canzone dei Beatles in voga ai tempi del ritrovamento.

L’ARCHEOLOGIA E LA CONOSCENZA STORICA


Quasi tutte le informazioni che disponiamo della preistoria derivano
dall’archeologia. La scienza ha come obiettivo la ricostruzione del passato dell’uomo
e dell’ambiente attraverso lo studio dei resti: l’archeologia studia e cataloga le
testimonianze materiali che vengono riportate alla luce con operazioni di scavo sul
terreno. Tutti i tipi di reperti sono utili e hanno uguale importanza, anche
frammenti di ceramica e brandelli di tessuto, armi, utensili, ecc... essi ci parlano della
vita quotidiana e della cultura degli uomini antichi.
Per stabilire la datazione dei resti nel corso degli ultimi due secoli vengono usate
diverse tecniche:
 Datazione incrociata: confronti tra reperti di cui non si conosce l’età e reperti di cui si conosce l’epoca;
Metodo della dendrocronologia: elaborato da Douglass, permette di definire le successioni degli anelli di
accrescimento degli alberi e di conseguenza si può risalire all’età delle travi, degli assi o altri reperti vegetali
più o meno antichi.
Datazione al radiocarbonio o carbonio 14: inventata da Libby nel 1949. Questo metodo rappresenta
un’innovazione nel sistema di datazione: è basato sull’isotopo del carbonio 14, un elemento radioattivo
assimilato da tutti gli esseri viventi in rapporto con il carbonio normale (c12). Il C14 è destinato a decomporsi
spontaneamente in un periodo di tempo determinato. In base quindi alla relazione tra C12 e C14 presenti in
un organismo decomposto si può affermare la data di morte di un organismo.
Ricordiamo anche la datazione potassio-argon, l’archeomagnetismo e la perdita di azoto degli aminoacidi nelle ossa.

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IL PALEOLITICO E IL NEOLITICO
Tra i resti che gli archeologi hanno ritrovato, particolare interesse hanno gli strumenti da lavoro  oggetti in pietra e
per questo la preistoria viene definita anche età della pietra. Dividiamo questa età in due periodi principali, il
paleolitico e il neolitico, e in uno di passaggio, il mesolitico.
PALEOLITICO MESOLITICO NEOLITICO
(2 milioni e mezzo di anni fa a 12000 anni (da 12000 anni da a 10000 (da 10000 anni fa a 5000 anni fa)
fa) anni fa)
Inizia con l’homo habilis e i suoi È la media età della pietra. Nuova età della pietra. Gli
strumenti, egli realizza, infatti, primi In seguito all’ultima oggetti ottenuti con la
strumenti in pietra. glaciazione ( sciolse i scheggiatura della pietra, in
Dopo di lui comparve l’uomo erectus ghiacciai delle Alpi, rese il questa era venivano levigati 
che imparò a utilizzare il fuoco con clima in Africa più caldo e rivoluzione agricola.
esiti molto positivi: cuocere il cibo, permise il passaggio tra L’osservazione della natura
scaldarsi, illuminare, difendersi dalle Asia e America poiché il portò a una grande scoperta: i
bestie… 400000 anni fa l’uomo erectus mare si era abbassato) semi di alcune piante, caduti
si estinse e apparve l’homo sapiens iniziò questa nuova era e per caso sul terreno,
che aveva il cervello più sviluppato, in questo periodo l’uomo germogliavano e davano vita a
praticava riti funebri e dimostrò i perfeziona la caccia, la nuove piantine. L’uomo si
primi approcci con l’arte (sviluppò un pesca e addomestica il fermava dove la terra era più
pensiero nuovo: la spiritualità). Un cane. fertile provocando la crescita
homo sapiens in particolare è l’uomo L’uomo inventa l’arco e le delle piantine utili per cibarsi e
di Neanderthal, dal nome della città prime tecniche per così nacque l’agricoltura,
tedesca dove vennero ritrovati i resti*. conservare il cibo, come attività nata dalle donne. Nello
Le prime tracce dell’uomo moderno si buche nel terreno. stesso periodo, gruppi di
trovano in Medio oriente e risalgono cacciatori trovarono
circa a 100000 anni fa  homo conveniente non uccidere
sapiens sapiens o uomo di cro- subito gli animali che avevano
magnon (rimase l’unico uomo sulla catturato ma tenerli in vita
terra a partire da 35000 anni fa). fino al momento in cui
L’homo sapiens sapiens è protagonista dovevano cibarsi, così nacque
di grandi migrazioni su tutto il l’allevamento del bestiame.
continente. In questo periodo si + diffusione di nuovi materiali
sviluppò l’arte rupestre e vi è un  tessitura (fibre di animali e
progresso nel vivere la vita spirituale e vegetali intrecciate) e
le sepolture furono più frequenti. ceramica (argilla dei fiumi
modellata ed essiccata).
* LA SCOPERTA DELL’UOMO DI NEANDERTHAL
L’uomo venne ritrovato casualmente durante degli scavi nella valle del fiume Neander. In particolare venne ritrovato
parte dello scheletro tra cui la calotta cranica che però presentava caratteristiche diverse dai precedenti studi: le
pareti della calotta erano più spesse e il cranio aveva una forma lievemente schiacciata.
L’uomo di Neanderthal si estinse probabilmente per le malattie portate dall’uomo sapiens sapiens.

L’ARTE e LA GROTTA DI ALTAMIRA E LE VENERI


Gli oggetti quotidiani erano sempre più belli esteticamente, il gusto artistico con mancava all’uomo primitivo che li
costruiva con materiali diversi e a scopi diversi (pettine, aghi…).
Vi era anche un’arte spirituale: le sepolture sempre più frequenti avvenivano con ornamenti in osso e madreperla che
accompagnavano il morto, ricoperti di ocra (minerale simbolo della vita) e fiori.
Le pitture sono incise sulla roccia e vengono per questo dette rupestri e in molte caverne sono state ritrovate pitture
risalenti a un periodo che va da 25 mila a 10 mila anni fa. Quando vennero scoperte le pitture nella grotta di
Altamira, in Spagna, furono ritenute dei falsi perché troppo “belle” oltre che troppo nascoste. Esse servivano come rito
religioso di cui ci sfugge il significato. Insieme alle pitture vennero ritrovate delle statuette in pietra, le Veneri, con i
tratti della femminilità esagerati  stupore verso i misteri della vita e della nascita.

LE MALATTIE DELLA PREISTORIA


I reperti fossili ci dicono che l’homo sapiens sapiens era piccolo di statura e poteva essere effetto da malattie
congenite delle ossa, come la malformazione delle anche o anomalie nella crescita delle dita delle mani. Quest’uomo
non superava più dei trent’anni e la mortalità, anche infantile, era molto elevata e la popolazione cresceva a ritmi
lenti.

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L’uomo preistorico doveva convivere in terribili situazioni con batteri, parassiti e in una natura che offriva condizioni
ambientali terribili e dove l’uomo trovava ripari in rudimentali dimore. Per questo andiamo contro l’idea del filosofo
Rousseau che ipotizzava la vita dell’uomo in armonia con la natura, ricca di frutti e animali per soddisfare i propri
bisogni.
Il neolitico favorì un’alimentazione a base di cereali che venivano pestati con delle pietre per ricavarne la farina; la
farina però danneggiava la dentatura e lo smalto degli uomini procurando la carie. Gli scheletri del neolitico erano
più bassi di quelli del paleolitico perché specialmente le donne stavano sempre in una posizione che favoriva
deformazioni della colonna vertebrale, es. per produrre farina.

LA RIVOLUZIONE NEOLITICA
Come abbiamo detto con l’avvento dell’ultima glaciazione inizia l’era neolitica. Essa segnò un deciso cambiamento
climatico che mise in crisi in modo di vivere delle comunità umane. In questa età nacquero agricoltura e
allevamento, nuove tecniche di lavorazione come la ceramica e la tessitura. L’uomo inoltre inventa nuovi mestieri e
apparvero nuovi e più importanti ruoli sociali: divenne fondamentale in lavoro svolto e il potere che una persona
esercitava nella società.
Inoltre l’uomo non si limitava a vivere alle spalle della natura, ma iniziò a trasformarla, anche se questo si ripercuote
sull’uomo stesso sotto forma di malattie.
L’uomo con la nascita dell’agricoltura rimane legato all’attività nei campi e ciò portò alla nascita di nuovi attrezzi da
lavoro, come ad esempio la falce.
La rivoluzione neolitica cominciò nel vicino oriente e poi raggiunse la mezzaluna fertile: una zona che ora comprende
i territori palestinesi, siriani e turchi ed è bagnata da numerose e abbondanti piogge. Essa si diffuse anche nelle
grandi valli dove scorrono i principali fiumi: il Nilo, il Tigri, l’Eufrate e il fiume Giallo.

NOMADI E SEDENTARI
I popoli che si dedicarono all’agricoltura si fissarono in modo stabile su un determinato territorio, abitando sempre lo
stesso luogo  sedentari o stanziali. Altri che invece privilegiavano la caccia e la raccolta non vivevano sempre nello
stesso territorio e venivano definiti nomadi.
I sedentari conoscevano la divisione del lavoro ed erano organizzati in comunità di capanne, dove ogni uomo aveva la
sua precisa funzione lavorativa, es. Camuni in val Camonica. I nomadi invece non conoscevano né la divisione del
lavoro né la proprietà privata; erano gruppi di poche decine di uomini che si spostavano da zona a zona seguendo le
migrazioni degli animali.
Le case erano costruite con materiali messi a disposizione dall’ambiente e quando esse sorgevano vicino ai fiumi o ai
laghi erano appoggiate su pali di legno conficcati dove l’acqua era poco profonda  palafitte, utili a difendere
l’uomo dalle bestie e dall’umidità.
I bisogni di una vita sedentaria portano alla nascita del commercio favorito dalla specializzazione del lavoro e dal
fatto che nell’ambiente in cui l’uomo si fermava mancassero determinati beni  baratto (si dà una cosa in cambio di
un’altra). La nascita del commercio richiedeva anche un luogo di scambio perciò nacquero le prime città (10000
anni fa, nel frattempo, in Palestina nascevano città più grandi dei villaggi neolitici, come Gerico).

Nel frattempo cresceva la vita culturale delle comunità neolitiche e i megaliti erano testimonianza della loro cultura.
I megaliti erano grandi costruzioni in pietra; le più semplici sono i menhir, grosse pietre infisse nel suolo – più
complessi erano i dolmen ossia due pietre infisse nel terreno sormontate orizzontalmente da una terza pietra. Si
pensa avessero scopo religioso.

L’uomo impara a usare i metalli  il rame si trova allo stato puro in natura, è quindi una pietra particolare che non
si rompe se martellata ma si riduce in lamina sottile. Come il rame anche l’argento, l’oro e lo stagno. Questa fu una
grande scoperta per gli uomini primitivi che la utilizzarono per produrre nuovi oggetti (i primi apparvero nel VIII
millennio a.C.).
 Età del rame, dal 5000 al 3000 a.C. – il rame si può fondere, solidificare e rifinire a freddo;
Età del bronzo, dal 3000 al 1100 a.C. – lega nata con stagno e rame e molto più resistente > spade, asce, vasi,
piatti;
Età del ferro, dal 1100 a.C.

LA CIVILTA’ DEI FIUMI

L’AMBIENTE NEL NEOLITICO


Tra 12000 e 4000 anni fa ci furono grandi cambiamenti climatici come l’innalzamento dei mari e l’aumento
dell’umidità. Questi cambiamenti climatici favorirono la nascita delle prime civiltà. Dopo il V-IV millennio a.C., alcune

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aree si ritrovarono in condizioni ambientali e climatiche favorevoli per dare origine alle prime civiltà. Ciò che le
caratterizzava era la possibilità di sfruttare le risorse offerte da fiumi e altri corsi d’acqua. Gli uomini si unirono
all’inizio in villaggi, poi in città e poi in veri e propri stati. Essi riuscirono a organizzare veri e propri sistemi
economici, strutture amministrative e società gerarchizzate. Nei nuovi stati si elaborò la scrittura, si svilupparono le
conoscenze matematiche e scientifiche che permisero la costruzione di architetture complesse.

LA TERRA DEL TIGRI E DELL’EUFRATE


Il Tigri e L’Eufrate nascono dalle montagne dell’Anatolia, attuale Turchia, e sfociano nel Golfo Persico. La regione
compresa tra questi due fiumi prende il nome di Mesopotamia (=terra tra i due fiumi), oggi nello stato dell’Iraq.
Dal 5000 a.C., gruppi di uomini scesero dal grande arco di montagne e cominciarono a coltivare la terra e costruirono
dei villaggi. Altre popolazioni vi si insediarono ma non stabilmente, preferendo la vita nomade.
La comunità di agricoltori e quella di nomadi si scontrarono per secoli, anche in modo violento, ma nel corso del
tempo finirono per amalgamarsi e dare origine ad un’unica popolazione.
I nomadi si integrarono alla vita sedentaria della comunità agricola e nacquero i Sumeri. Altri popoli di questa zona
furono gli accadi e i Babilonesi.

I SUMERI
LA PRIMA CIVILTA’ URBANA
La prima civiltà della Mesopotamia si formò tra Tigri ed Eufrate, nella terra chiamata Terra di Sumer.
Molti aspetti della vita quotidiana dei Sumeri ci sono sconosciuti ma altri, grazie alla comprensione della lingua
sumera avvenuta poco tempo fa, siamo ora in grado di conoscerli.
Il nucleo originario delle città sumeriche era un villaggio agricolo che risaliva a 5000 anni a.C. e con lo sviluppo, 3000
anni fa, quella terra si era organizzata in grandi città come Ur, Uruk, Eridu e Nippur. Inizialmente queste città erano
autonome, delle vere e proprie città-stato, col tempo alcune divennero ancora più potenti di quel che erano e
nacquero i primi veri e propri imperi  impero: città-stato che estende il suo potere su vasti territori.

IL POTERE RELIGIOSO
Al centro della città sorgeva il tempio: una piramide a gradoni, chiamata lo ziqqurat, che simboleggiava la
montagna sacra, sede della divinità (il dio era signore e padrone della città).
Le divinità mesopotamiche rappresentavano le grandi forze dell’universo, tra cui:
AN Dio della volta celeste
ENLIL Dio dell’aria
ENKI Signore della profondità della terra, protettore
dell’umanità
INANNA Dea dell’amore e della guerra

Secondo la religione mesopotamica, all’origine del mondo gli dèi dovevano lavorare la terra fino a che Enki creò dei
servitori che svolgessero quel lavoro al posto loro: gli uomini; ecco perché i Sumeri erano un popolo di agricoltori.

I sacerdoti invece avevano il compito di effettuare i sacrifici, cioè offrire agli dèi i prodotti del raccolto, amministrare
le eccedenze alimentari e distribuirle alla popolazione. I sacerdoti accumulavano grandi quantità di beni nei
magazzini e granai e si preoccupavano della contabilità, delle entrate e delle uscite. Il tempio non era solo un centro
religioso ma anche economico e amministrativo.

IL POTERE POLITICO
Accanto ai sacerdoti del tempio vi era anche il sovrano, un “uomo grande”, il rappresentante degli dei sulla terra,
senza però considerarsi lui stesso una divinità. Spesso viene rappresentato in piedi davanti al Dio che lo protegge
seduto, come se stesse prendendo da lui il potere oppure con una cesta piena di mattoni in spalla come se fosse lui ad
aver richiesto il miglioramento o la costruzione del tempio. Egli poteva ordinare alla popolazione lavori forzati come
la costruzione di canali, edifici o mura e solo gli uomini ricchi e i sacerdoti erano esenti dai suoi ordini.
I sovrani vivevano a palazzo reale, al centro della città con lo ziqqurat. Con il diffondersi delle guerre il re assunse
anche il ruolo di guida dell’esercito.

LA RUOTA
Inizialmente la ruota venne usata dal vasaio come tornio, solo successivamente, sempre in Mesopotamia, dove iniziò
la sua storia, la ruota venne utilizzata come vera e propria ruota per i carri, nuovo mezzo di trasporto. Fra il IV e il III
millennio a.C. questi veicoli cominciarono a viaggiare e essere usati anche in guerra. Come si vede dallo stendardo di
Ur vi erano carri trainati da asini con su guerrieri. Le ruote dei carri erano piene e composte da due pezzi di legno

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fissati insieme; sarà solo nel millennio successivo, grazie alla lavorazione dei metalli, che incontreremo ruote a raggi e
carri trainati da cavalli, più veloci.

L’ORIGINE DEL MAL DI DENTI


L’origine fu, secondo un mito, quella che i vermi non sapevano dove stare e chiesero al Dio di porsi tra il dente e la
gengiva per succhiare sangue e nello stesso tempo rodere gli alveoli della gengiva.
Le operazioni ai denti avvenivano affondando un ago nel dente e prendendo il nervo e come cura bisognava ripetere
uno scongiuro tre volte al giorno e utilizzare una mistura di birra e olio da porre sul dente malato.

L’INVENZIONE DELLA SCRITTURA


L’invenzione della scrittura è avvenuta intorno al 3000 a.C. e segna l’inizio della storia.
I funzionari o il re dovevano aver sempre sotto controllo le ricchezze e il magazzino, perciò era necessario un sistema
che andasse oltre la memoria umana per garantire un buon controllo dei beni. Inizialmente i sacerdoti si basarono
sulla rappresentazione grafica dell’oggetto da indicare, affiancato da tanti segnetti quanto era la quantità di quel
bene; essa era un tipo di scrittura molto semplice incisa su una tavoletta di argilla molle  pittogrammi.
Le tavolette di argille mostravano un segno tipico per ogni funzionario che le controllava, una sottospecie di firma
data dall’impronta del sigillo personale del funzionario. Le tavolette venivano poi poste su scaffali, veri e propri
magazzini di contabilità.
I pittogrammi divennero sempre più complessi e non indicarono più solo oggetti materiali e si passò agli
ideogrammi: segni che rappresentano azioni, idee, ecc.…
Ad essi si aggiunsero i segni fonetici e ci si concentrava sul suono e non più sul significato del disegno; la
combinazione di questi segni diede origine a un vero e proprio sistema di scrittura, molto complesso e formato da
circa duemila caratteri.
La scrittura prima per scopo amministrativo divenne poi anche a scopo religioso, artistico, storico e letterario e in
Mesopotamia vi furono molti archivi da cui estrapolammo curiosità sulla vita passata.

LA SCRITTURA CUNEIFORME: scrittura che rappresentava il concetto semplificato attraverso cunei.

La scrittura rimase sempre una tecnica che si apprendeva con molti anni di studio, chi la studiava diventava uno
scriba e sapeva leggere, scrivere e far conto garantendosi una posizione privilegiata nonostante le possibili umili
origini.
Al di sopra degli scribi vi erano alti funzionari che con il loro sigillo controllavano il sistema fiscale. I funzionari erano
i nobili che si tramandavano di generazione in generazione il potere e le ricchezze. Il ruolo più alto era comunque
quello dei sacerdoti che erano a stretto contatto con le divinità e le interrogavano prima di intraprendere qualsiasi
grande azione o esaminando le viscere degli animali o osservando il volo degli uccelli.

PROVERBI E CONSIGLI
I proverbi trovano origine nel III millennio a.C. e sono modi di dire scritti talvolta in maniera brutale e diretta che
possono assumere significato del quotidiano o politico. Alcuni rappresentati anche da animali come asini, buoi, leoni e
volpi (le quali però non rappresentano l’astuzia ma la presunzione). Essi venivano usati principalmente dalla classe
dirigente e inseriti anche in documenti di alto livello.
I consigli sono invece codici di buona condotta, una serie di indicazioni dal padre al figlio per vivere serenamente.

I PRIMI IMPERI: ACCADI E BABILONESI

GLI ACCADI
I Sumeri si batterono spesso con gli altri popoli della Mesopotamia fino ad essere sconfitti dagli Accadi, provenienti
da Akkad, città che sorge sull’Eufrate. Il loro re era Sargon che divenne il primo imperatore della storia: egli riuscì a
creare nel 2300 a. C. un enorme impero che dalla Mesopotamia arrivava fino al Mar Mediterraneo, ed esso durò per
circa due secoli quando poi venne sconfitto dai Gutei.

I BABILONESI
Verso il 2000 a.C., la Mesopotamia fu invasa dagli Amorrei, un popolo guerriero che sottomise nuovamente i Sumeri
e ne acquisì la loro cultura. Il centro del nuovo impero era Babilonia, anch’essa sull’Eufrate, fortificata da mura e
ricca di giardini e monumenti (es. Torre di Babele). Il primo grande sovrano di Babilonia fu Hammurabi, re di umili
origini che raggiunse con la sua potenza anche la Siria, ricca di legname, metalli e pietre.
Il regno di Hammurabi è celebre soprattutto per un codice di leggi che è giunto a noi per intero. Esso è una lista
legislativa da rispettare all’interno dell’impero  scopo politico: un impero, una legge.

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La Mesopotamia ci fornisce i primi esempi di organizzazioni per classi sociali, per esempio secondo Hammurabi vi
erano tre classi sociali: gli uomini liberi, gli uomini inferiori (a metà tra uomini liberi e schiavi) e gli schiavi o
nullatenenti. Gli schiavi erano principalmente prigionieri di guerra ma si diventava schiavi anche come punizioni. La
distinzione in classe era riconosciuta anche dalla legge e commettere un reato verso un uomo di classe superiore alla
propria comportava una pena maggiore.

BABILONIA E I SUOI SPLENDORI


Secondo Erodoto, Babilonia era un quadrato perfetto di 22 km per lato. Vi era un ponte che attraversava l’Eufrate e
quattro torri agli estremi collegati da canali sotterranei e dai quali si poteva ammirare la città. I palazzi erano difesi
da grandi mura e caratteristici erano i giardini pensili che ricordavano alla concubina del re, persiana, le sue
montagne. I giardini erano formati da terrazze sostenute da numerose colonne e tutto era in pietra. Essi venivano
irrigate con pompe e macchine idrauliche che trasportavano verso l’alto l’acqua del fiume.

LA TORRE DI BABELE
Tempio piramidale dedicato al Dio Marduk. Esso venne fatto costruire da Nabucodonosor, aveva otto piani
sovrapposti ed era circondato da una cinta quadrata. Sulla piattaforma all’ultimo piano vi era una cappella con un
tavolo d’oro e un letto dove una donna andava per dormire e offrirsi al Dio. La cappella serviva anche da osservatorio
per gli astrologi. Vi era una seconda cappella caratterizzata anch’essa da parti in oro all’interno della quale si
sacrificavano gli animali.

A TAVOLA CON I MESOPOTAMICI


Pappe calde, pani molle, focacce farcite e orzo/cereali erano i cibi di tutti i giorni, vi erano anche verdure, radici, aglio
e cipolle, pennuti da cortile, pesci e frutta come i fichi e i datteri. Il miele dolcificava e il sesamo dava olio. Si
mangiavano anche i topi. I banchetti invece erano allietati dalla presenza costante di musici che suonavano l’arpa e si
mangiavano anche buoi, montoni, agnelli e cinghiale. Al Dio, colui che si onorava, venivano offerti acqua per bere e
lavarsi e cibi che avrebbe consumato. Il vino non mancava ma tipico della Mesopotamia era la birra, prodotta in
cento qualità differenti. Essa veniva bevuta in grandi bicchieri di terracotta o metallici attraverso delle canne (si
evitava di ingoiare i semi dell’orzo che stavano nel liquido). Il codice di Hammurabi aveva regole per la fabbricazione
e la vendita. La birra era considerata anche un toccasana per i mali.

GLI EGIZI

Il Nilo nasce nell’Africa centrale e scava una valle che corre verso il Mediterraneo, questa valle è l’Egitto. Il Nilo
causava periodicamente delle inondazioni, dall’estate fino a dopo l’autunno (stagione delle piogge) e nel momento in
cui le acque si ritiravano lasciavano sulla terra una fanghiglia fertilizzante, il limo. Fin dove arrivavano le piene del
fiume la vegetazione cresceva rigogliosa e dava nutrimento a animali e uomini, oltre vie era il deserto con delle
piccole oasi.
Il Nilo non venne vai risalito fino alle sorgenti, per questa incapacità si pensava che le inondazioni fossero frutto del
volere divino e per questo il Nilo è il fiume degli dei. Oggi sappiamo che esso nasce da due affluenti che si incontrano
presso Khartoum, capitale del Sudan, il Nilo Bianco e il Nilo Azzurro.

La rivoluzione neolitica arrivò in Egitto nel 4500 a.C. circa. L’agricoltura permise fin da subito un grande aumento
demografico; si produceva grano, orzo, lino, fichi e datteri. La zona fertile era lungo le rive del Nilo anche se gli Egizi
intrapresero grandi lavori di canalizzazione delle acque del fiume che consentivano di irrigare anche terre più
lontane dalla riva.

LA STORIA DELL’EGITTO
Già nella preistoria si erano formati due grandi regni: nella parte meridionale dell’Egitto vi era il regno dell’Alto
Egitto, a nord vi era il regno del Basso Egitto.
Poco dopo il 3000 a.C. il sovrano del sud, Narmer, unificò il paese dando vita alla storia egizia  regno Tinita. Il
regno era organizzato in una quarantina di provincie, corrispondenti alle antiche comunità locali – i nomi. A questa
epoca risale anche lo sviluppo della scrittura egizia: i geroglifici. Divenne capitale divenne Tini.
Dal 2700 al 2300 a.C. abbiamo una nuova fase: l’Antico Regno con capitale Menfi sul delta del Nilo. Era il periodo
della costruzione delle grandi piramidi, divenute il simbolo stesso della civiltà egizia. Esse erano le tombe del faraone
e la loro grandezza rappresentava la grandezza del faraone.

L’AMMINISTRAZIONE E LA SOCIETA’ EGIZIA


Il sovrano, detto faraone, per governare doveva contare su molti collaboratori: a capo dell’amministrazione vi era il
visir, il primo ministro. Ogni provincia era amministrata da un governatore e la restante amministrazione era

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composta da scribi che si dedicavano all’amministrazione dei magazzini. L’Egitto nono conosceva la moneta e le
entrate e le uscite erano beni materiali, gestiti dallo scriba.
Possiamo rappresentare l’intera società egizia come una gigantesca piramide umana, tutti obbedivano a chi fosse
sopra di loro  società autoritaria.
 Il faraone aveva potere assoluto, di vita e di morte su tutti gli egizi ed era un vero e proprio Dio in terra – il
titolo era ereditario.
I sacerdoti godevano anch’essi di un grande prestigio, amministravano i templi di tutti l’Egitto e ad ognuno
ne spettava uno in particolare, affidatogli dal faraone.
Appena sotto i sacerdoti, ma molto importanti, vi erano gli scribi che possedevano gli strumenti del sapere e
della cultura e per questo erano favoriti dal faraone con vantaggi economici e privilegi.
Gli artigiani vivevano in città e lavoravano per la decorazione e la costruzione delle tombe.
La condizione dei contadini invece era molto dura. Buona parte del raccolto era ritirato dallo stato ed essi
inoltre dovevano lavorare gratuitamente per costruire canali o fortezze.
Gli schiavi erano quasi sempre prigionieri di guerra o stranieri che vivevano come i contadini anche se a loro
spettavano compiti peggiori, come il lavoro in miniera.

LA VITA QUOTIDIANA NELL’ANTICO EGITTO


La vita quotidiana degli egizi era ritmata dalle piene del Nilo. Essi giunsero a stabilire che l’anno era composto da
365 giorni e che vi fossero tre stagioni di quattro mesi ciascuna.
Secondo gli Egizi l’inizio dell’anno coincideva con il giorno in cui la stella Sirio appariva nel cielo al tramonto del sole,
il 19 luglio  stagione dell’inondazione. In piena estate i contadini riposavano, abbandonando le loro terre al fiume.
La stagione successiva, quando il Nilo rientrava nel suo letto, vi era la stagione della crescita: le terre fiorivano ed
erano pronte per la semina. I contadini seminavano e conservavano l’acqua preziosa costruendo canali, dighe e
sbarramenti. La terza stagione è quella della raccolta.

Il villaggio egizio era composto da capanne vicine le une alle altre, divise da piccole vie strette e piene di rifiuti. Le
capanne, di una o due stanze, erano prive di finestre e avevano un pavimento di terra battuta e un tetto di foglie di
palma o palma intrecciate.
Il contadino egizio era povero, perché il raccolto spettava principalmente allo stato e anche la sua alimentazione era
scarsa e disequilibrata  malattie (epatiti, dissenterie, verminosi, infezioni agli arti, problemi agli occhi, ulcere…) che
provocavano la morte veloce – la media di vita era di 30 anni.

Gli Egizi si sposavano presto per avere molti figli. Il nucleo famigliare era però ristretto e composto da marito, moglie
egli, tutti sullo stesso piano giuridico e ciascuno con il proprio patrimonio e libertà.
Una parte del tempo libero era dedicata alle distrazioni: pesca, uscita in barca nei canali, passeggiate coi bambini,
musica, danze, giochi di società.

Gli Egizi, specialmente i sacerdoti, si pulivano e lavavano molto. Per gli egizi vi era un forte legame tra pulizia del
corpo e dello spirito. Essi proteggevano la pelle dopo i bagni con oli emollienti e anti-solari (specialmente
nell’esercito) con alla base grassi animali, non alcool.

Gli artisti artigiani avevano una posizione sociale abbastanza privilegiata. Nei
cantieri si lavorava a ritmo sostenuto tutto l’anno specialmente durante la piena del
Nilo. Molti artisti, muratori e artigiani lavoravano nella Valle dei Re per la
costruzione e la manutenzione dei monumenti. Loro vivevano in periferia di Tebe e
avevano turni di otto o nove giorni consecutivi. Durante il regno di Ramsete III gli
operai scioperarono e dichiararono mal contenti per la paga che era sempre
posticipata.

SCRITTURA, RELIGIONE E SCIENZA


Se oggi siamo in grado di interpretare la scrittura egizia si deve ad un colpo di
fortuna  ritrovamento della Stele di Rosetta*, un testo scritto in tre modi diversi (greco, demotici e geroglifico). I
greci chiamarono questi segni geroglifici poiché significa scrittura sacra. Alcuni sono ideogrammi (segno = parola)
ma la maggior parte sono segni fonetici: essi rappresentano un suono, cioè una singola lettera o un gruppo di lettere
che vengono combinati insieme per formare le varie parole.
Per la scrittura comune i geroglifici vennero semplificati e divennero segni ieratici; poi venne elaborato un terzo
sistema ancora più veloce: la scrittura demotica, ancora più popolare.

Gli Egizi avevano una religione politeista e credevano in molti dèi, tra cui:

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Ra Dio del sole


Osiride Dio di tutte le cose, ucciso dal fratello Seth e riportato in vita dalla
sposa Iside quindi divenne dio dei morti
Horo Dio falco, viveva nella persona del faraone
Maat Dio della giustizia
Ptah Creatore saggio dell’universo e dell’uomo
Amon - Ra Dio protettore di Tebe

Gli Egizi credevano che l’anima di ogni uomo sopravvivesse nell’aldilà, occorrevano pratiche funerarie:
- il nome del defunto doveva continuare ad esistere, per questo si incidevano le iscrizioni sulle tombe;
- il corpo doveva rimanere intatto  mummificazione  sarcofago;
- il defunto doveva avere cibo e bevande.

Gli egizi possedevano ampie conoscenze in campo scientifico e tecnico, erano abili in astronomia (idearono un
calendario), matematica, geometria, anatomia e medicina oltre che avere un gusto artistico e culturale visibile
attraverso opere narrative, sapienziali e religiose.

*LA STELE DI ROSETTA


Durante la campagna di Napoleone in Egitto, nell’estate del 1799, un ufficiale che sorvegliava i lavori per una
fortezza vide una pietra coperta da incisioni. Essa venne subito trasportata ad Alessandria e messa a disposizione
degli scienziati. Su di essa vi era una stessa scritta in tre lingue differenti: greco, facilmente decifrabile, caratteri
demotici e geroglifico. Essa conteneva un decreto sacerdotale del 196 a.C. nel 14 settembre 1822 Jean-Francois
Champollion comunicò l’avvenuta decifrazione. Nei tre anni successivi, Champollion fu in grado di pubblicare una
grammatica e di leggere la maggior parte delle iscrizioni disponibili.

LE PIRAMIDI
Le tombe dei primissimi faraoni erano delle camere sotterranee, al di sopra si costruiva una specie di piattaforma
rettangolare in mattoni e di fronte un altare di mattoni per le offerte al defunto ( mastaba). Poco per volta la
mastaba aumentava di dimensioni e sopra le prime piattaforme se ne costruirono delle altre più piccole.
Dopo molti anni e tentativi si arrivò alle piramidi che conosciamo ancora oggi. Esse sono costruite con grossi macigni
in pietra calcarea di parecchi metri che pesavano fino 15 tonnellate e all’interno vi erano delle gallerie che portavano
fino alla stanza destinata ad accogliere il corpo del faraone. La città dei morti, quindi le piramidi, stavano sulla riva
destra del fiume il defunto arrivava lì dalla riva sinistra dei vivi tramite una barca che rappresentava la barca divina
di Ra, il sole, che viaggiava di notte per tornare al mattino. La barca imboccava un canale artificiale che arrivava il
più vicino possibile alla piramide.
Furono molti i saccheggi nelle piramidi, o almeno i tentativi, poiché in esse oltre al corpo mummificato del defunto, si
ponevano ori e oggetti della quotidianità della persona – si dice tentativi di furto perché era difficile giungere nella
camera del morto dati i numerosi passaggi segreti e camere mortuarie non effettive.

GLI SCARABEI DEL CUORE E L’OCCHIO UGIAT


All’inizio del I millennio a.C., si diffuse tra le donne l’abitudine di recare con sé piccole strisce di papiro a scopi
protettivi, arrotolati e contenuti in astucci d’oro. In essi vi erano scritte espressioni benauguranti che assicurassero
protezione contro i mali della vita e molto diffusi per lo stesso scopo erano anche gli amuleti a forma di scarabei
(molti erano posti nelle tombe).
Un particolare tipo di amuleto rappresentante uno scarabeo veniva collocato sulla mummia, lo scarabeo del cuore,
che aveva la funzione di impedire al cuore di abbandonare il defunto.
Un altro amuleto era l’occhio, ugiat, fatto d’oro, argento, granito, porcellana, legno… un mito narra che l’occhio dei
un Dio rimase ferito e venne poi guarito tornando integro (=ugiat). Questi amuleti sono destinati alla protezione
magica dei vivi.

A TAVOLA CON GLI EGIZI


L’Egitto era un paese agricolo e l’alimentazione era principalmente vegetariana. I ricchi mangiavano molto, i
contadini invece meno e si accontentavano di qualche panino, cipolle e una brocchetta di birra.
Le carestie inoltre erano molte in Egitto e la quantità di calorie giornaliere erano superiori al minimo vitale.
Il pane era un alimento importante, venerato quasi in modo religioso. L’agricoltura forniva parecchi legumi e frutta
secca come fichi, datteri, melograni, uva, porri, cipolle e vi era poi il latte e il miele. Importante e diffusa in Egitto era
la pianta del loto che forniva semi commestibili e radici da mangiare cotte o crude.

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Solo i ricchi potevano gustarsi carne di bue, pecora, montone, oca, piccione, pesce e anatra. Vi era anche la carne di
maiale considerata però da molti impura. Caccia e pesca erano praticate come sport dai ricchi e ciò che prendevano
veniva essiccato al sole (pesce) o bollito/arrostito. Solo nel Nuovo Regno conobbero le uova di gallina.
Come bevande consideravano la birra come dono divino e tutti potevano berla, insieme al vino.

MEDIO REGNO, NUOVO REGNO E DECADENZA


 Antico Regno
 L’Antico Regno finì nel disordine: i governatori dei nomi erano diventati troppo potenti e non obbedivano più al
sovrano inoltre l’Egitto conobbe un periodo di carestie. Ciò, per gli storici prende il nome di primo periodo
intermedio.
L’unità del paese venne ristabilita da una dinastia originaria della città di Tebe e iniziò il Medio Regno
(2040-1640 a.C.). Tebe divenne la nuova capitale e in questo periodo si svilupparono la letteratura e le
scienze. Lo stato inoltre permise lo sviluppo favorendo la conquista di nuovi territori utili per procurarsi le
materie prime di cui l’Egitto era privo: pietre dure, legname, rame, oro… e conquistarono la Libia, la Nubia e
la penisola del Sinai (riuscendo così a tenere a bada anche i popoli stranieri).
Nel 1640 a.C. l’Egitto viene invaso dagli Hyksos, popolo nomade e anche il Medio Regno finisce nel disordine.
Inizia il secondo periodo intermedio.
Verso il 1550 a.C. alcuni principi di Tebe riuscirono a ristabilire l’ordine e l’unità dell’Egitto, instaurando il
Nuovo Regno che continuò ad avere Tebe come capitale. I nuovi faraoni si dedicarono con energia
all’espansione militare e nacque un vero e proprio esercito di professione che difendeva le terre dell’Egitto e si
impegnava in campagne militari verso l’Asia. Tutmosi III e altri sovrani si spinsero fino ai confini della
Mesopotamia, anche se il dominio egizio non andò mai oltre la Palestina.
Durante il nuovo regno la capitale e le altre città dell’Egitto si arricchirono di grandi monumenti, es. tombe nella
roccia della Valle dei Re. Nello stesso periodo si diffuse il culto del Dio Amon, protettore della monarchia. Amon Ra
divenne il più grande proprietario terriero dell’Egitto attraverso donazioni e eredità. Vi fu quindi un tentativo, da
parte di Amenofi IV, di monoteizzare la religione permettendo l’adorazione solo del Dio Aton. Il re cambiò il suo
nome in Ekhnaton e spostò la capitale a Aketaton, tutto in onore a Aton. Alla morte di Ekhnaton, poiché tutti non
erano favorevoli alla monoteizzazione, convinsero facilmente il figlio ancora fanciullo a chiamarsi Tutankhamon,
a favore di Amon. Tutankhamon riportò la capitale a Tebe e ristabilì la religione tradizionale, inoltre limitò il
potere dei sacerdoti; egli morì a soli 18 anni in una tomba ricca, la più ricca, di corredo funerario.
Gli ultimi faraoni del nuovo regno si impegnarono ancora nella conquista dei nuovi territori. Il più grande
faraone di questo periodo fu Ramsete II che guidò personalmente una spedizione in Asia e si scontrò con l’esercito
hittita.
A partire dal XI secolo a.C., la civiltà egizia sembrò esaurire le sue energie: il clero, l’esercito, la burocrazia
assorbivano enormi risorse dal faraone il quale disponeva di un potere sempre più debole. Vennero pian piano
abbandonati i poteri all’estero e poi si perse anche l’indipendenza nazionale. i nuovi padroni del mondo erano gli
Assiri, che conquistarono Menfi nel 671 a.C., poi i Persiani, i Macedoni con Alessandro Magno, i Tolonei e i Romani.

LE CIVILTA’ DEL MARE

DAL MEDITERRANEO AL PACIFICO


Il mare ha favorito gli stanziamenti, ne ha caratterizzato lo sviluppo economico, la cultura e ha influenzato persino la
psicologia degli uomini che con la navigazione hanno potuto allargare i propri orizzonti conoscitivi.
Il clima mediterraneo, che subisce l’influenza del Sahara arido e dell’atlantico umido ha anch’esso favorito gli
insediamenti.
A partire dall’antichità furono molte le civiltà che sorsero sulle coste del mare: Cretesi, Fenici, Greci e Romani…

I CRETESI
L’isola di Creta è una vasta terra montagnosa posta al centro del Mediterraneo orientale, che al massimo favoriva
attività marinare. Gli antichi Greci sapevano che Creta era stata abitata da altri popoli molto tempo prima di loro,
ma di essi avevano solo un ricordo fantastico.
Si raccontava di un re, Minosse, che aveva fatto costruire un immenso palazzo chiamato Labirinto. In esso abitava un
mostro mezzo uomo e mezzo toro: il Minotauro. si diceva che minosse dominasse il mare e la stessa Atene doveva
inviagli come tributo dei giovani perché fossero divorati dal mostro. Fu in onore al re che la civiltà si chiamò minoica.
L’epoca di massimo splendore della civiltà cretese va dal XIX al XV secolo a.C.

La civiltà minoica era una civiltà urbana, con centri principali Cnosso e Festo. Le città sorgevano intorno a splendidi
palazzi (il più altro e ricco artisticamente fu quello di Cnosso) facilmente riconoscibili con ampi cortili centrali, un

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teatro, sale di udienza, magazzini, (a chi e da cui entrava merce di esportazione e importazione – l’allevamento di
pecore forniva molta lana), laboratori artigianali e abitazioni per i dipendenti della corte. Nel palazzo vi erano anche
i servizi igienici, cosa eccezionale per l’antichità.
Nonostante sappiamo che i Cretesi usavano due tipi di scritture, lineare A (linee orizzontali) e geroglifica, ciò che
sappiamo su questa società, come il fatto che fossero abili navigatori, non proviene dalla scrittura che ancora non è
stata decifrata ma dalla letteratura greca.

Creta può essere definita come una talassocrazia (=dominio del mare), difatti Creta dominava l’intero bacino del
mediterraneo e favoriva un attivo commercio marittimo, una delle poche fonti di ricchezza.
Altre attività, oltre la navigazione commerciale, erano l’agricoltura (cereali, olio e vite) e l’allevamento e l’arte
(creazione di piccoli oggetti e abili nella pittura.

La società dei cretesi era pacifica, non vi era la classe dei guerrieri e non vi è testimonianza di attività belliche.
Ricordiamo solo il sovrano (giudice supremo e discendente della divinità), i sacerdoti, gli artigiani e i mercanti e gli
agricoltori e schiavi.

Essi erano politeisti e consideravano la fertilità un tema fondamentale per la religione cretese, e il toro ne era il
simbolo (spesso raffigurato). La religione era celebrata all’aperto, sui monti, non vi erano importanti templi perché la
natura era il santuario della divinità.
Appaiono molte immagini della divinità, per noi senza nome e fra queste vi è la signora dei serpenti, dea della
fertilità.
Era molto importante la donna, infatti la società aveva una impostazione matriarcale forte.

Il declino della società cretese avvenne intorno al 1450 a.C. a causa di un terremoto o un’invasione dei popoli nemici e
in seguito a un indebolimento Creta venne occupata dai Micenei o Achei, una popolazione proveniente da nord che
conquistò l’isola e diede inizio a una nuova civiltà.

MINOSSE, IL LABIRINTO E IL MINOTAURO


Gli storici hanno indagato a lungo per sapere cosa fosse il Labirinto della leggenda. Inizialmente, data la ampia
struttura del palazzo di Cnosso, si pensava fosse un vero e proprio labirinto. Successivamente si pensava fosse la sala
delle doppie asce presente nel palazzo, in quanto ascia si diceva labrys e simboleggiava i re e i potenti di palazzo.
Secondo altri ancora il labirinto era solo una caverna o delle gallerie sotterranee come quelle presenti vicino al
palazzo di Cnosso.
Attualmente, la maggior parte degli storici pensa che la parola labirinto non indichi né un palazzo reale, né una città
fortificata ma appunto delle gallerie sotterranee utilizzati per culti religiosi, oggi esistenti e visibili presso il villaggio
di Skotino, a 12 km da Cnosso.
Questa caverna si sviluppa su quattro piani con passaggi stretti che rendono il passaggio tortuoso e a volte pericoloso
tanto che senza guida o luce ci si può davvero perdere.

Il mito del Minotauro potrebbe però essere un viaggio dell’individuo che compie interiormente: il giovane che si perde,
supera le prove e si salva  per diventare adulti occorre conoscersi e trovare in sé stessi coraggio e intelligenza. Se
accettiamo questa ipotesi il labirinto è dentro di noi, nella nostra anima ed esso è costituito dalle nostre emozioni.

I FENICI
Alcuni secoli dopo l’improvviso tramonto di Creta, si fa spazio un’altra talassocrazia nel Mediterraneo, quella fenicia.
Il termine fenicio significa rosso, e indica probabilmente la porpora, un prezioso colorante che veniva prodotto da
Fenici e commerciato.
I Fenici si stabilirono lungo le coste del Libano almeno 2000 anni prima di Cristo e provenivano dalla penisola arabica
e del Sinai. La civiltà fenicia ebbe un grande sviluppo a partire dal XI secolo a.C. e fondarono importanti città senza
però mai fondare uno stato unitario. Ogni città era retta da un proprio sovrano e costituiva uno stato
autonomo, es. Tiro, Sidone, Biblo. Questo fu però motivo di debolezza in quanto spesso furono dominato da popoli
stranieri (Assiri, Persiani, Greci).
Essi erano politeisti e ogni città aveva la propria divinità, come Melqart (Tiro).

LA PORPORA
La porpora è un colorante per tessuti che veniva estratto da un mollusco. Ogni mollusco aveva una ghiandola che
produceva inchiostro colore rosso intenso ma per ottenere un singolo grammo di porpora occorrevano duemila
conchiglie. Per questo a Tiro vi sono intere colline di gusci di conchiglie, ancora oggi! I molluschi venivano messi a
macerare in vasche di acqua salata insieme a tessuti di lana finché non assorbiva il colore e veniva esposta al sole. In

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base alla concentrazione del colore vi erano tonalità di colore dal rosa al viola. La porpora era molto preziosa e
costosa, infatti era il colore tipico di cariche alte, es. il generale romano nel giorno del trionfo o l’ornamento di alti
ecclesiastici (rif. cardinali oggi).

GRANDI NAVI E MARINAI


Per molto tempo la ricchezza della Fenicia derivava dal legname, come il legno di cedro. Con il legname delle loro
montagne costruirono imbarcazioni che permettevano loro di viaggiare e incontrare gli altri popoli e scambiare con
loro la merce (nonostante le scarse risorse agricole del territorio, essi sapevano sfruttare la terra producendo viti,
ulivi, datteri, palme…).

La nave era costituita dalla chiglia, una lunga e robusta trave in legno che andava da poppa a prua e da cui
partivano altre travi ricurve che formavano le fiancate delle navi sulle quali era posto il fasciame che formava la
copertura esterna impermeabile. Al centro della nave si innalzava un albero che reggeva la vela rettangolare e se
non vi era vento vi erano i remi. Le navi merci erano più lente e larghe, quelle da guerra più strette e veloci.

I fenici erano quindi ottimi marinai ed erano temuti e rispettati dagli altri popoli sia come mercanti che come pirati.
Nell’antichità non c’era l’idea di diritto internazionale, cioè di giustizia valida anche per gli stranieri quindi se ne
incontravano uno potevano catturarlo e prendergli i propri beni.
A partire dal IX secolo a.C. i mercanti fenici iniziarono una vera e propria colonizzazione; ai Fenici non importava
occupare vaste estensioni di terra: le loro colonie erano piccoli centri che fornivano solo un approdo sicuro per le navi
e un magazzino per le merci.
Solo in alcuni casi i Fenici occuparono un vasto territorio e fondarono città vere e proprie, tra queste vi è Cartagine.

ABILI ARTIGIANI E MERCANTI DI SCHIAVI


I Fenici andarono oltre il Mediterraneo e arrivarono nelle isole britanniche, esplorarono le coste dell’Africa e le
Canarie. I Fenici commerciavano numerose merci tra cui: rame, stagno, pelli, avorio, legname, tessuti, coloranti,
oggetti di lusso in metallo e vetro, pietre preziose e alcuni di essi venivano dall’esterno, altri direttamente da loro. Essi
erano infatti abilissimi artigiani, soprattutto nella lavorazione dei metalli e del vetro. Va ricordato il commercio degli
schiavi, prigionieri catturati durante azioni di pirateria.

INVENTORI DELL’ECONOMIA
I Fenici inventarono l’economia moderno, fecero da tramite tra le società primitive basate sul primario, quindi
sull’agricoltura e quelle basate più sul secondario se non il terziario, come nel loro caso, abili nei commerci e nei
servizi.
All’inizio della loro storia essi furono più pescatori e marinai che commercianti ma poi si sviluppò la nuova attività di
scambio per i mari unendo l’agricoltura al mare. La loro fortuna sta nell’avere avuto merce da scambiare e legno per
costruire le barche.
Ai Fenici si può attribuire la vendita porta a porta, perché vendevano anche al dettaglio ai commercianti andando di
villaggio in villaggio.
Per commerciare da una zona all’altra utilizzavano vasi di terracotta, gli orci come container.
Si può dire che i Fenici erano economicamente moderni.

L’ALFABETO FONETICO
Le intense attività economiche richiesero un sistema di scrittura più semplice di quello pittografico o ideografico per
trascrivere i dati, contratti commerciali, contabilità. I Fenici elaborarono un sistema più pratico: l’alfabeto fonetico,
22 caratteri ciascuno corrispondente a un suono.
La scrittura così semplificata divenne alla portata di tutti e gli schiavi persero la loro importanza. I Fenici
svilupparono molta letteratura ma a noi non è giunto niente.
Da questo alfabeto derivano quello latino, cirillico, greco, ebraico e arabo. Essi scrivevano da destra a sinistra, come
fanno ancora gli Arabi e gli Ebrei oggi.
I caratteri fenici erano inizialmente dei disegni, molto semplificati, e il valore del segno era l’iniziale della parola.
Quando i Greci iniziarono a usare le lettere fenicie le girarono al contrario e trasportati nel tempo, questi segni,
rappresentano le nostre lettere.

POPOLI E LINGUE: INDOEUROPEI E SEMITI

I POPOLI MIGRATORI E L’IMPATTO CON LE CIVILTA’ SEDENTARIE

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Tra il IV e il XX secolo a.C. vi fu un massiccio spostamento di popoli nelle varie zone del mondo, per esempio dagli
altopiani dell’Asia centrale e dalle steppe della Russia meridionale si avviò un processo di immigrazione a raggiera
verso sud e verso ovest da parte di tribù nomadi e semi nomadi. L’emigrazione durarono per più di un millennio e
spesso l’impatto dei popoli migranti con le civiltà preesistenti fu violento.

INDOEUROPEI
Tra il III e il II millennio a.C. vi fu un vasto movimento di popoli provenienti dalle steppe asiatiche e dalla zona del Mar
Nero occuparono un’immensa area del continente Euroasiatico, tra l’India e l’Atlantico. Esso non erano un unico
popolo ma gruppi diversi accomunati dalla stessa lingua. La loro lingua era l ’indoeuropeo che indica una famiglia
linguistica, cioè un insieme di lingue della stessa origine. Gli storici della lingua hanno individuato nell’indoeuropeo la
lingua da cui sono derivate moltissime lingue tra loro completamente diverse: dall’italiano moderno al sanscrito. Le
lingue appartenenti a questa famiglia sono ben 425 se si considerano le lingue morte e i dialetti ancora parlati.

ORGANIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ


I popoli indoeuropei erano pastori nomadi che praticavano un’agricoltura primitiva; avevano una struttura sociale
basata sulla famiglia patriarcale e divisa in tre classi: sacerdoti, guerrieri e contadini allevatori a cui appartenevano
anche i popoli vinti. Conoscevano l’uso del ferro con cui costruivano l’ascia e il carro da combattimento a sostegno
dell’ipotesi di una loro vocazione guerriera. Anche la loro religione era basata sulla guerra in quanto le divinità erano
guerrieri maschi, affiancati da donne rappresentanti figure agricole o naturali come la luna il sole il cielo….

POPOLAZIONI DI LINGUA SEMITICA E CAMITICA


I Semiti non erano un unico popolo ma, come gli indoeuropei, un gruppo di popolazioni con una lingua comune, la cui
presenza è attestata dalla metà del III millennio a.C. in Asia minore e Arabia.
La famiglia linguistica semitica comprende diversi idiomi ancora vivi oggi, come l’arabo, l’ebraico e lingue antiche
come il fenicio e l’accadico. Il termine Semiti deriva da uno dei figli di Noè, Sem; un altro figlio di Noè era Cam, da lui
derivano le lingue camitiche, lingue del nord Africa tra cui l’egiziano antico.
Semiti e Camiti non sono completamente diversi.

GLI ITTITI, UN IMPERO AL CENTRO DELL’ANATOLIA


Gli Ittiti, figli di Heth, sono un gruppo di indoeuropei che occuparono la parte occidentale dell’Anatolia tra il 2300 e il
1900 a.C. solo a partire dal XVII sec. a.C. città e villaggi si unificarono dando origine al vero e proprio regno degli ittiti
con capitale Hatusa, il cui sovrano era Hattusili I.
Nel 1595 a.C. gli ittiti devastarono Babilonia e si scontrarono con gli Egizi (Hattusil II vs Ramsete II)  battaglia di
Qadesh, non vi furono né vincitori né vinti ma un’alleanza tra i due popoli.
L’alleanza durò fino a Hattusili III che diede in sposa a Ramsete sua figlia; ciò portò agli Ittiti il controllo della Siria e
agli Egizi il controllo della Palestina.
Il successore di Hattusili III nel 1210 a.C. salì al trono Suppiluliuma II, ultimo sovrano ittita.
Intorno al 1200 a.C. Hattusa fu saccheggiata e distrutta e l’impero ittita scomparve per sempre, probabilmente da
un’invasione da parte dei popoli del mare tra cui i Filistei che chiamarono poi quella terra Palestina.

GLI OGGETTI DI FERRO


La lavorazione del ferro si diffuse con gran lentezza nel mondo antico poiché, nonostante la presenza di minerali,
risultava alquanto difficile. Gli Ittiti conoscevano sicuramente il ferro ma esso era ancora raro e costoso (un oggetto
di ferro costava 5 volte di più di un oggetto d’oro); il bronzo era a l’unico materiale comunemente usato per armi e
attrezzi, le spade in ferro se li potevano permettere in pochi e gli Ittiti si arricchivano vendendoli ai faraoni egizi.

LA SOCIETÀ
La società ittita era costituita prevalentemente da schiavi e uomini liberi che erano al servizio del sovrano; la loro
sottomissione si esprimeva con il pagamento di tributi e l’esecuzione di lavori per lo stato.
Il potere del sovrano non era assoluto ma limitato da quello dell’aristocrazia.
Era molto importante il valore attribuito al diritto e alle leggi  legge del taglione.
Inoltre:
 Migliorarono la lavorazione del ferro;
Addomesticarono il cavallo  usato specialmente in guerra;
Portarono in Anatolia statue e architettura egiziane ignorando la pittura;
i sacerdoti e i re utilizzavano la scrittura geroglifica appresa dagli egizi, dai mesopotamici presero la
scrittura cuneiforme per l’amministrazione dello stato.

I SOVRANI ITTITI

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Il re ittita insieme alla regina rappresentavano le divinità ittita protettrici dello stato: il dio della tempesta e la dea
del sole.
Il sovrano era:
 sommo sacerdote: garantiva ordine cosmico mediava tra l’uomo e Dio e poteva essere deposto solo se
riconosciuto colpevole di sacrilegio
capo militare: guidava gli eserciti e difendeva il popolo
capo della diplomazia: stringeva relazioni e stipulava contratti con le altre potenze vicine, manteneva la
giustizia emanando leggi e garantiva la convivenza civile.
Il sovrano inoltre si curava affinché vi fosse il rispetto della legge.
Molto importante era anche la figura della regina che permise l’emergere di figure femminili nell’antichità di
particolare rilievo culturale e familiare (n.b.: non era società matriarcale!).
Il mito noto come La storia della vacca, del Dio Sole e del pescatore chiarisce la concezione che gli Ittiti avevano della
donna (vedi pag. 121).

GLI EBREI, IL POPOLO DELLA BIBBIA


Gli antichi chiamavano Siria, Libano e Palestrina con il nome di Terra di Canaan, molti degli abitanti di questa terra
parlavano una lingua semitica. Qui vivevano gli Ebrei.
La storia degli Ebrei è molto tormentata. Il più noto dramma da loro subito è quello che va sotto il nome di diaspora
(dal greco, dispersione): a causa delle sconfitte e delle persecuzioni subite, il popolo ebraico si è trovato a vivere gran
parte della sua storia lontano dalla patria d’origine.

Gli Ebrei sono il primo popolo monoteista della storia e il loro testo sacro è la Bibbia (fonte storica perché narra le
vicende raccontando un messaggio religioso e culturale).
La storia degli Ebrei inizia con Abramo e il patto con Dio per la Terra Promessa, in Palestina, promessa da Dio al
popolo in cambio di adorazione.
Verso il 1800 a.C. gli Ebrei vennero guidati da Abramo in Palestina, dando origine alla loro nazione. Abramo sposa
Sara e genera Isacco il quale con Rebecca genera Giacobbe e Esaù. Giacobbe sposò Lea che ebbe dodici figli, ognuno
capo di una tribù.
In seguito a una carestia, un gruppo di Ebrei emigrò in Egitto ma i faraoni iniziarono a perseguitarli e le loro
condizioni divennero dure.
Intorno al 1250 a.C. Mosè, uno dei grandi patriarchi, guidò nuovamente il suo popolo verso la Terra Promessa,
dall’Egitto; durante questo esodo, Dio consegnò a Mosè le tavole della legge dove erano scolpiti i dieci comandamenti.
La legge degli Ebrei, Thorah, è quindi formata da dieci comandamenti e da numerosi obblighi, tra cui:
- rispettare il sabato, giorno da dedicare a Dio e nel quale è proibito lavorare;
- celebrare alcune festività, tra cui la Pasqua  liberazione degli Ebrei dall’Egitto;
- mantenere i rapporti con gli altri basati sul rispetto e sulla giustizia per il prossimo;
- non mangiare alcuni cibi come la carne di maiale;
- libertà, responsabilità individuale e uguaglianza;
- riconoscere le altre culture e religioni rispettando i dieci comandamenti.
In Palestina, gli Ebrei non formarono uno stato unitario ma le dodici tribù vivevano in modo autonomo sotto la
guida dei propri anziani e in caso di guerra ci si rivolgeva ai giudici (la Bibbia definisce questo periodo età dei
Giudici).

Verso il 1200 a.C. la terra degli Ebrei venne occupata dai Filistei, nemici molto agguerriti. Per combatterli, gli Ebrei si
unirono sotto il regno di Saul e dopo la morte di quest’ultimo gli succedette Davide che li sconfisse definitivamente,
scegliendo poi come capitale Gerusalemme. Dopo Davide regnò Salomone che garantì floridezza economica, egli ebbe
grande fama per la sua sapienza espressa in sentenze e proverbi e inoltre costruì a Gerusalemme uno splendido tempi
in onore a Jaweh.
Alla morte di Salomone il regno si divise in due stati, spesso in lotta tra loro:
 Regno di Israele a nord, con capitale Samaria;
Regno di Giuda a sud, con capitale Gerusalemme.

Il regno di Israele venne distrutto dagli Assiri che nel 722 a.C. conquistarono Samaria, il regno di Giuda venne
distrutto dai Babilonesi di Nabucodonosor II nel 587 a.C.  periodo di cattività babilonese: lo stato degli ebrei perse
la sua autonomia per moltissimo tempo ma l’identità religiosa del popolo ne uscì rafforzata. Gli Ebrei vennero ridotti
in schiavitù e condotti a Babilonia dove rimasero per cinquant’anni. Nel frattempo i profeti annunciarono la venuta
del messia successore di Davide, per la formazione della nuova Gerusalemme.

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Nel 539 a.C. Babilonia fu conquistata dai Persiani e l’imperatore Ciro, babilonese, permise agli Ebrei di tornare a
Gerusalemme e ricostruire il tempio anche se la Palestina non ebbe più la sua indipendenza e l’attesa del Messia dura
ancora adesso.

GERUSALEMME, LA CAPITALE
Davide aveva occupato il piccolo villaggio fortificato di Gerusalemme e Salomone lo trasformò in una vera e propria
capitale, costruendovi due opere fondamentali: il tempio di Jaweh e il palazzo reale. A questi due edifici erano
collegati i magazzini, le scuderie per i cavalli, le caserme per i soldati, le abitazioni per la corte, per i sacerdoti e per i
servitori.
Oggi di Gerusalemme non resta quasi nulla, solo qualche mura  venerate dagli Ebrei come il muro del pianto.

ASSIRI E BABILONESI, NUOVI IMPERI IN MESOPOTAMIA


Nei decenni successivi alla conquista Babilonese da parte dei Persiani, l’imperatore Ciro permise agli Ebrei di tornare
a Gerusalemme.
Gli Assiri, dopo essere stati a lungo sottomessi dai Babilonesi e dagli Ittiti, verso il 1300 a.C., si ribellarono e
iniziarono ad affermarsi nella regione. Assur divenne la capitale di un regno in continua espansione. L’espansione
assira culminò tra l’800 e il 650 a.C., con la conquista del vicino Oriente. Il re Sargon II sottomise Israele e distrusse
Babilonia.
La capitale fu spostata da Assur a Ninibe. L’impresa più grande venne compiuta dal re Assurbanipal che conquistò
l’Egitto, il quale perse per la prima volta la sua indipendenza. Dopo Assurbanipal, il regno entra in crisi e fu aggredito
dagli stessi popoli che dominava.

La ripresa dei Babilonesi avvenne sotto una dinastia straniera: fu il popolo dei Caldei a creare un nuovo impero ma
di breve durata. Il più importante sovrano del regno babilonese fu Nabucodonosor II, il quale conquistò e distrusse
Gerusalemme.
Nel 539 a.C. la Mesopotamia venne invasa dai Persiani: conquistarono Babilonia che divenne una provincia del nuovo
impero. Fu l’inizio di un’espansione straordinaria, che portò i persiani a conquistare le regioni del vicino oriente.
Da allora la Mesopotamia perse la sua centralità nelle vicende del mondo antico.

LA GRECIA ANTICA E MICENEA

IL MONDO NELL’ETA’ DEL BRONZO


Durante il III millennio a.C., nelle aree in cui erano sorte le prime civiltà, gli uomini impararono a fondere il rame e lo
stagno per creare una lega più resistente: il bronzo. Questa età rappresentò un passaggio cruciale verso il progresso
 nuovi utensili, nuovi mestieri, nuovo modo di fare la guerra.
In alcune zone però - differentemente dalla Cina, dall’Oriente e dal Mediterraneo - la lavorazione dei metalli non era
ancora conosciuta poiché lì si viveva ancora in uno stato nomade.

I POPOLI ELLENICI: ACHEI, IONI ED EOLI


La storia della Grecia iniziò intorno al 2000 a.C. quando venne invasa da alcuni popoli nomadi di origine
indoeuropea: gli Achei, gli Ioni e gli Eoli (antenati dei veri e propri Greci).

GLI ACHEI
Gli Achei, dopo aver sconfitto le popolazioni presenti in Grecia, fondarono alcune città tra cui Micene, città che dà il
nome a tutta la civiltà degli Achei  civiltà micenea.
La città degli Achei era difesa da grandi mura, formate da enormi massi. Essa era una città-fortezza e tutto intorno
ad essa si trovavano le case dei contadini, degli artigiani e degli schiavi. Ogni città-fortezza era gelosa della sua
indipendenza.

L’organizzazione interna della società era piramidale: al vertice vi era un re che aveva anche funzioni sacerdotali;
al suo fianco vi era un capo militare appartenente all’aristocrazia militare. Al di sotto del re vi era una potenza
aristocratica guerriera che controllava anche le terre e più sotto ancora vi era la popolazione e poi gli schiavi che
occupavano il livello più basso della società.

L’economia era prevalentemente agricola. L’artigianato era sviluppato prevalentemente nel settore della tessitura,
della lavorazione della lana e dei metalli come il bronzo e l’oro.
I Micenei erano anche dei navigatori che commerciavano con i paesi dell’area mediterranea; gli scambi avvenivano
con il baratto, poiché ancora non era conosciuta la moneta.

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Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce molte tavolette con incisi dei segni: questa scrittura prende il nome di
lineare B, si tratta infatti di una scrittura molto simile a quella cretese ma a differenza di quest’ultima, la B è stata
decifrata (1952) - si ritiene inoltre che gli Achei parlassero un antico dialetto greco.

Attorno al XV secolo a.C., gli Achei invasero l’isola di Creta, la sottomisero e nel contempo ne assorbirono la cultura,
sostituendosi ai Cretesi nel dominio del Mar Egeo. Il regno miceneo sull’isola di Creta durò circa due secoli, e i Micenei
raggiunsero persino l’Asia Minore.

ILIADE E ODISSEA
La fama degli Achei è legata alla guerra di Troia, resa celebre dai poemi Iliade e Odissea di Omero. L’Iliade narra la
guerra e l’assedio da parte degli Achei contro Troia, mentre l’Odissea è il racconto lungo e travagliato del ritorno di
Ulisse a Itaca, sua patria.
Inizialmente questi poemi erano orali, cantati da aedi o rapsodi, poi e dal VI secolo a.C. vennero messi per iscritto. Essi
hanno una notevole importanza nel tramandare i valori culturali della civiltà greca.
Non si sa bene il motivo per cui scoppiò la guerra di Troia, probabilmente perché Troia imponeva forti dazi per chi
passava nello stretto dei Dardanelli – motivo commerciale.

LE GUERRE DEI MICENEI


In genere, le guerre dell’epoca micenea, consistevano in imboscate che avevano come scopo il saccheggio. Coloro che
assediavano una città non la conquistavano con impegno e servendosi di numerosi uomini disciplinati e tatticamente
organizzati - spesso si utilizzavano degli stratagemmi, e il cavallo di Troia ne è un esempio. La tattica di vittoria più
diffusa inoltre era quella di isolare il capo dei nemici affinché chi dovesse rispettare i suoi comandi si sentisse perso e
non attaccasse più.
Va detto che i combattimenti descritti da Omero non sono sempre verosimili, per esempio la cittadella di Troia era
piccolissima ed era impensabile portarvi tutti i greci descritti da Omero ma i numeri da lui descritti stavano a
rappresentare la grandezza della Grecia.
Nelle sue opere si parla anche spesso di ferro, ma sappiamo che in questo periodo si conosceva soprattutto l’uso del
bronzo il quale era usato per armi e corazze, copri guance, copri nuca, caschi…

I POPOLI DEL MARE E I DORI


L’Iliade e L’Odissea furono ritenute per lungo tempo dei racconti fantastici ma nel 1870, l’archeologo tedesco
Heinrich Schliemann scoprì le rovine un’antica città nel luogo in cui Omero descriveva la posizione di Troia (anche
se poi le rovine risultarono appartenere a un altro tempo) *. Egli ritrovò inoltre molti altri oggetti, per esempio
affermò di aver trovato il tesoro di Priamo, re di Troia.
Nel 1876 Schliemann trovò la rocca di Micene, patria di Agamennone e la sua maschera d’oro (anche la maschera
d’oro di Agamennone si verificò appartenesse al secolo successivo la distrutta di Troia).

*Schliemann nasce nel 1822 nel Meclemburgo, da padre pastore e violento donnaiolo e madre sottomessa dal marito
e debole dalle nove gravidanze. Quest’ultima muore quando Schliemann ebbe solo nove anni e per indisposizione di
denaro il padre smette di pagare gli studi al ragazzino che fu costretto a guadagnarsi da vivere da solo.
A 19 anni va ad Amburgo e poi in Venezuela per lavorare in una ditta tedesca ma durante il viaggio la nave naufraga
e lui si salva a stento. Si ritrova poi ad Amsterdam senza soldi e malato di tubercolosi, grazie alla conoscenza delle
lingue straniere trova lavoro in un’agenzia commerciale e da questo momento iniziò una vita in salita. Egli imparò
rapidamente anche l’olandese e il russo - si trasferì in Russia a 24 anni per lavoro. Poco dopo aver aperto una sua
impresa va in California in seguito alla morte di uno dei fratelli, per raccoglierne l’eredità.
Nel 1856, Schliemann era un uomo ricchissimo e studiò anche il greco moderno in sole sei settimane e si avvicina alla
cultura classica, studiando anche il greco antico e leggendo Omero. Quest’ultima attività gli fa nascere il desiderio di
scoprire dove fosse Troia e andò sulla collina di Hissarlik, ritenuta da lui il posto in cui sorgeva l’antica città (a
discapito degli altri storici che pensavano fosse a Burnabasi). I suoi scavi portarono buoni frutti e tanto entusiasmo:
affiorarono enormi mura ma gli scavi non mostrarono una sola città, bensì nove e quella che secondo Schliemann
rappresentava Troia era al II livello, mentre da scavi successivi si intuì potesse essere al IV livello ma ormai tutto era
distrutto e Schliemann chiese di mantenere la notizia segreta per non farsi associare una cattiva reputazione.

I POPOLI DEL MARE


La guerra di Troia rappresentò al massimo il trionfo della civiltà micenea. Da quel momento però vi fu il declino degli
Achei. La crisi della società micenea fu probabilmente causata da una nuova ondata di popoli nomadi chiamati
popoli del mare.
Nel 1200 a.C. in Grecia, iniziava il cosiddetto medioevo ellenico chiamato anche età oscura in quanto:

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 Abbiamo scarse notizie di questo periodo per la scomparsa degli scribi;


I commerci decaddero e il pascolo e l’agricoltura tornarono a essere l’unica attività.
E come tutte le età oscure, il medioevo ellenico fu ricco di novità:
 Giunse in Grecia la lavorazione del ferro, preso dagli Ittiti;
Nacque l’originale organizzazione politica chiamata poleis (=città-stato).

I DORI E LA PRIMA COLONIZZAZIONE


A partire dal XIII-XII secolo a.C. altre popolazioni scesero in Grecia, i Dori (=combattenti con la lancia). Essi
occuparono il sud, il Peloponneso e si insidiarono lungo le coste e le isole del Mar Egeo  prima colonizzazione.
Gli Achei sopravvissuti furono costretti a rifugiarsi in Acaia. Tra il XII e il VI secolo a.C., uno scenario del tutto nuovo si
aprì in Grecia, caratterizzato da poleis.

IL MONDO DI OMERO
Dai poemi omerici emergono i modelli di comportamento a cui l’individuo doveva adeguarsi, come la forza
rappresentata da Achille, il coraggio da Ettore e la felicità da Penelope. La poesia di quel tempo aveva una funzione
importante: divertire trasmettendo tutti i valori su cui si fondava la società, a iniziare dalla difesa del proprio onore.
Chi non si vendicava, in caso di offesa, perdeva l’onore e il rispetto da parte della comunità e in questo caso
subentrava la vergogna. Era importante la pubblica stima.

Le storie narrate da Omero vedono tra i loro protagonisti, accanto agli eroi, anche gli dèi e spesso sono proprio questi
ultimi a muovere le sorti delle vicende belliche. Omero raffigura gli dèi come uomini e donne dotati di capacità
eccezionali ma che tuttavia si comportano come uomini e donne normali: litigano, si odiano, si amano, parteggiano
per Troia o per la Grecia e intervengono nei fatti degli uomini  elemento divino e naturale creano la complessità
della realtà.
Gli uomini svolgevano sacrifici per gli dei uccidendo animali ai quali si lasciava colare il sangue nella terra perché gli
eroi potessero cibarsene.

Per Omero, l’uomo è composto da due parti: una visibile, il corpo e una invisibile, l’animo che sopravvive alla morte.
Dopo la morte, le anime sopravvivono in una condizione infelice: l’Ade, dove appaiono come deboli immagini, ma
comunque rimangono sempre in vita e possono comunicare con i viventi grazie al sogno. Platone addirittura sosterrà
che il corpo è una prigione per l’anima che si libera veramente solo con la morte.

I racconti omerici ci rivelano anche aspetti politici del periodo miceneo, ad esempio che la monarchia (rappresentata
da Agamennone e Ulisse) è sottoposta ad attacchi che ne minano l’autorità e che le città-fortezza perdevano
importanza a favore dei villaggi che diventavano importanti imponendo ciascuno le proprie regole (vi era il basileus,
capo tra i pari, sostenuto dalla gherusia, consiglio degli anziani). Nel poema omerico appare anche una nuova
istituzione: l’assemblea, adunanza degli uomini liberi chiamati a discutere delle questioni di interesse generale.

Nell’epoca di Omero la guerra non era solo un’occasione per mettere in mostra la forza e il valore degli eroi, ma
anche un modo per guadagnarsi della merce non reperibile in altro modo, come i metalli. Ogni comunità era basata
su un’autonomia autarchica, provvedeva cioè a produrre quanto necessario per il proprio bisogni senza ricorrere a
rapporti con altre comunità: la produzione era essenzialmente agricola e artigianale quindi la guerra e la rapina nei
confronti degli stranieri sopperivano alla mancanza dei beni.

Molto importante era anche il valore dell’ospitalità, che non andava assolutamente violato. L’ospite riceveva un
dono che avrebbe dovuto poi restituire quando sarebbe stato lui stesso ospitante, la restituzione del dono aveva
valore religioso e civile.
Menelao riconosce che l’offesa ricevuta più grande da Paride non fu quella di rapire Elena ma di non essere ospitale.

LA PACE, IL LATO FEMMINILE DELL’ILIADE


Baricco, scrittore contemporaneo che propose l’ultima traduzione dell’Iliade, al termine di essa riflette sulla pace e sul
ruolo della donna, nonostante l’opera fosse un’esaltazione della guerra.
Le donne, nell’Iliade spesso pronunciano il desiderio di pace perché sono convinte che si possa vivere in un mondo
diverso. Quando Ettore entra in città vi trova tre donne: la madre che lo invita a pregare, Elena che lo invita a
riposarsi al suo fianco e Andromaca che gli chiede di essere prima padre e marito e poi eroe e combattente.  donne
contro la guerra.

UN’ORIGINALE ORGANIZZAZIONE POLITICA: LA POLIS

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Gli Achei avevano dato vita a città-fortezza, governate da un re, il basileus. Si trattava di una monarchia (governo di
uno solo) ma pian piano questa forma di governo andò a sostituirsi con l’aristocrazia. Successivamente si vengono a
creare le poleis. Inizialmente poleis significava rifugio, poi indicò quella particolare forma politica di città-stato. La
polis è l’insieme dei cittadini.
All’inizio della sua storia, la polis era una piccola comunità indipendente e ogni polis aveva un suo governo, le proprie
leggi, le sue tradizioni, gli usi e i costumi, un suo calendario e proprie divinità protettrici e inoltre ogni polis aveva un
proprio esercito - le comunità confinanti erano infatti spesso in guerra tra loro. Ciascuna polis era autosufficiente ma
nonostante ciò, i Greci presero coscienza di appartenere allo stesso popolo e di avere in comune la stessa lingua,
cultura e la stessa patria  sviluppo delle poleis.

Lo sviluppo della poleis fece uscire la Grecia dall’età oscura. A fianco dell’agricoltura si svilupparono l’artigianato e il
commercio, con tanto di introduzione della moneta*, strumento fondamentale per gli scambi. La crescita
dell’economia favorì la nascita di un nuovo gruppo sociale, i lavoratori, piccoli proprietari terrieri, commercianti e
artigiani, non aristocratici  il lavoro nella mentalità greca aveva un ruolo importante.

Le categorie sociali legate al mondo del lavoro appartenevano al demos, cioè al popolo. Nel momento in cui il popolo
e l’aristocrazia si scontrarono si affermò la tirannia. Oggi il termine tirannia ha valore negativo ma al tempo dei
Greci, il tiranno permise l’abbattimento del potere aristocratico e il passaggio a una nuova organizzazione politica: la
democrazia.

LA GRANDE COLONIZZAZIONE
Con l’avvento della democrazia si aprirono anche le strade per la grande colonizzazione: lungo le coste del
Mediterraneo vengono fondate nuove polis  Magna Grecia.
Da tutta la Grecia, isole e coste, partirono gruppi di coraggiosi, sotto la guida di un unico capo militare ( ecista –
fondatore) e una volta raggiunta una terra disabitata, i coloni davano vita a una polis. Queste nuove terre erano utili
per far fronte all’aumento della popolazione e la scarsezza di terreni coltivabili.

TRE ASPETTI DELLE POLEIS


Le poleis erano costituite da tre aspetti: struttura urbanistica, territorio, cittadini.
La struttura urbanistica era caratterizzata da case e botteghe, una piazza per il mercato e le assemblee e un’acropoli,
sede dei templi, più rialzata, dove i Greci si ritiravano anche in caso di pericolo.
Attorno alle città vi era il territorio, la kora, in cui prevaleva il terreno coltivato, diviso in appezzamenti privati; vi
erano poi fattorie e zone dedicate al pascolo mentre ai confini vi erano i boschi.
I cittadini erano coloro che potevano partecipare alla vita politica e influire sulle comuni decisioni. Non erano
considerati cittadini gli stranieri, gli schiavi e le donne.

*LA MONETA
Fin dalla preistoria e per lunghissimo tempo il commercio fu attuato con il baratto ma questa tecnica aveva molti
inconvenienti in quanto era difficile avere un’idea precisa del valore di un prodotto. Un modo più pratico era
confrontare un prodotto con il valore dell’oro e dell’argento ma anche questa operazione risultava complessa perché
tutte le volte bisognava pesare i metalli e assicurarsi che fossero puri.
Furono i primi gli Ittiti a mettere le monete in circolazione, esse erano pezzi d’argento di peso fisso, marchiate con il
simbolo dello Stato ma la moneta Ittita ebbe un uso limitato e ben presto venne abbandonata.
La diffusione della moneta vera e propria si ebbe con il regno di Lidia nel VI secolo a.C. dove di emisero monete d’oro e
argento. Questa invenzione passò al regno persiano dove, sotto il potere del re Dario, si coniò il darico.
Furono però i Greci a diffondere la moneta in tutto il mondo: ad Atene venne coniata la dracma che si impose
internazionalmente, anche se in altre città vi furono diverse monete.
La moneta veniva creata fondendo il metallo e sistemato in due stampi molto resistenti con inciso il conio, disegno
della moneta.
Una dracma era la paga giornaliera di un operaio specializzato, quella di un semplice operaio era di tre oboli (1/6 di
dracma ciascuno).
Per i grandi pagamenti si usava il talento: 26kg di argento.
Il sistema monetario fu poi utilizzato anche nel regno di Alessandro.

L’ARTE DI SUONARE LA CETRA: LA LIRICA


La lirica era un genere letterario diverso dalla poesia omerica, più legato alla vita privata e ai sentimenti, lirica
significa arte di suonare la cetra. La cetra era uno strumento utilizzato dai poeti per accompagnare i canti. La lirica
nasce nelle colonie della Grecia per allietare banchetti, nozze, feste private.

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Gli argomenti della lirica variavano dalla lode per ospite, per le nozze o per il padrone di casa e il tono poteva essere
serio o scherzoso.
All’interno della lirica distinguiamo i giambi (accompagnati da strumenti a corda), le elegie (tristi e accompagnate
da flauti) e le liriche corali o monodiche (cantate da un singolo individuo, come Saffo).

LA RELIGIONE IN GRECIA [approfondire]


I Greci avevano un grande senso del sacro. Un aspetto caratteristico della religione greca fu quello di non avere dei
sacerdoti professionisti che formassero una classe sociale. Per i Greci gli dèi non erano molto diversi dagli uomini,
almeno nel comportamento: gli dèi amavano, litigavano, provavano gelosie e si riconciliavano come tutti gli esseri
umani. La differenza era data dalla loro potenza: essi erano non solo più forti degli uomini ma erano immortali ma
non eterni (siccome nascevano e non esistevano da sempre). La loro sede era tra la terra e il cielo, sulla vetta del
monte Olimpo, il più alto della Grecia.

Per conoscere il futuro, i Greci si affidavano all’oracolo e questo termine indicava sia il contenuto, ossia ciò che la
divinità rivelava e sia il Dio che la pronunciava.
Il sentimento religioso che accomunava tutti i Greci spinse le poleis, tradizionalmente gelose della loro autonomia, a
trovare forme d’intesa  anfizioni: leghe sacre, alleanze tra polis confinanti.
Un altro esempio di collaborazione tra poleis in nome della religione fu quello dei giochi panellenici, che si
svolgevano nei santuari più importanti. Questi giochi erano organizzati in nome delle divinità, un esempio erano le
Olimpiadi che si svolgevamo ogni quattro anni in onore di Zeus.

Accanto alla religione degli dei dell’Olimpo vi erano culti misterici, celebrati nei boschi e in località appartate 
desiderio dell’individuo di andare oltre l’ufficialità delle feste religiose in onore degli dèi e per essere ancor più
emotivamente coinvolto. Tra i più famosi vi sono l’orfismo e i culti eleusini: il primo è legato a Dioniso, i secondi
Demetra.

L’ORACOLO DI DELFI
Il santuario greco era un terreno segnato da un confine, in genere un muro, di cui ne era proprietario il Dio a cui era
dedicato il tempio. I grandi santuari della Grecia antica si trovavano in luoghi montuosi, ed erano frequentati
inizialmente da pastori locali, come nel caso di quello nella zona di Delfi. Delfi si trovava sul Parnaso, vicino al golfo di
Corinto. Qui vi era l’oracolo di Apollo, il più ricco e famoso di tutta la Grecia. Esso veniva consultato non solo dai
singoli ma da tutta la città prima di decisioni importanti.
All’ingresso dell’oracolo vi erano scritte come “conosci te stesso” o “nulla di troppo”. La sacerdotessa Pizia rivelava
l’oracolo del Dio entrando in estasi e iniziando a parlare in modo incoerente  ciò che diceva veniva interpretato dai
sacerdoti come responso. Le sentenze venivano scritte in versi perché la poesia era considerata sacra.

LA DONNA
La donna greca, considerata come un essere dominato dalla natura e privo di ragione, veniva lodata solo se non
faceva parlare di sé. La sua istruzione non era incoraggiata ma neppure proibita. Per i Greci il destino di tutte le
donne erano il matrimonio e la maternità. Nonostante la sua posizione subordinata, il marito della donna non
aveva tutto il potere su di lei ma secondo Aristotele il loro rapporto era come quello di governante e governato, ossia
vi erano delle regole da seguire.
La dote della sposa apparteneva al marito, lei poteva solo amministrarla ma, in caso di divorzio, il marito doveva
restituirla.
Fragile fisicamente, la donna non era fatta per combattere e di inoltre era esclusa dalle responsabilità politiche che,
per i Greci, derivavano da quelle militari.
Nella commedia Lisistrata le donne fanno lo sciopero dell’Amore per far sì che si cessi la guerra, infatti esse erano
legate a desideri di pace.
Particolare sarà la condizione della donna a Sparta, ma in generale le donne greche non erano fondamentali.
Dal punto di vista economico, esse potevano svolgere azioni solo sotto la tutela del padre, del marito o del tutore.
Il solo campo della vita sociale in cui le donne avevano un ruolo uguale a quello degli uomini era quello della
religione: le donne potevano infatti partecipare alle feste religiose ed esercitare sacerdozio. Eletta o sorteggiata, la
donna doveva superare una prova di idoneità per essere sacerdotessa poiché questa carica ti rendeva servitore degli
dèi.

IL MATRIMONIO
La cerimonia del matrimonio durava due o tre giorni e la vigilia era consacrata da riti preliminari: il sacrificio di
Artemide, le offerte, la preparazione del bagno nuziale…

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L’acqua utilizzata per il bagno era portata in processione nei vasi speciali, gli stessi utilizzati per i funerali. Il giorno
del matrimonio, si procedeva alla vestizione: principalmente le donne veniva coperta con un velo.
Vi era poi il momento del sacrificio, del pasto e dei canti e delle danze presso casa del padre della sposa.
Partecipavano uomini e donne, ma separatamente.
Quando la sposa alzava il velo, il fidanzato le dava dei regali. Di notte invece si formava un corteo con fiaccole per
accompagnare gli sposi, sempre con canti e danze. La giovane sposa veniva accolta dai genitori del marito e condotta
alla camera nuziale custodita da un amico del marito. I genitori della sposa il giorno successivo le portavano regali
come vasi, gioielli e profumi.

LO SPORT NELL’ANTICA GRECIA


I poemi omerici rappresentano sempre un modello per l’educazione del giovane greco. In esse si trova l’ideale di forza
e coraggio. I protagonisti delle gare greche sono contraddistinti da forza e attività fisica.
Le discipline greche degli Achei erano considerate un allenamento di guerra, es. le corse dei carri, il lancio del
giavellotto, il tiro con l’arco…
Accanto all’insegnamento delle discipline intellettuali troviamo quindi le attività atletiche, e nel V secolo a.C., la
ginnastica aveva il loro stesso valore tanto che gli edifici dove venivano educati i giovani erano i ginnasi.
Numerose testimonianze dimostrano quanto fosse importante per un atleta greco vincere una gara sportiva, specie
durante i giochi olimpici. Il prestigio di queste vittorie non riguardava solo l’atleta ma a esultare spesso era l’intera
città di provenienza che lo premiava in vari modi e riconoscimenti.
Addirittura chi vinceva in uno sport poteva far carriera politica.
Il motivo che spingeva giovani di famiglia meno agiata a partecipare a taluni giochi, nonostante il lungo periodo di
preparazione, doveva essere la possibilità di guadagnarsi gloria e denaro. Spesso le ricompense erano considerevoli
ma ai giochi di Olimpia si vinceva solamente una corona di ulivo selvatico.

I greci praticavano diverse discipline sportive, la più antica forma di corsa era lo stadio o corsa semplice. Vi era poi il
diaulo e il dolico o corsa lunga. Nella 38° olimpiade venne istituito il pentathlon, una disciplina di cinque prove: corsa,
lancio del disco, salto in lungo, giavellotto e lotta.
Più violenti della lotta erano gli incontri di pugilato, i pugili erano selezionati per statura e robustezza e disponevano
di fasciature e poi guantoni.
La corsa dei carri si svolgeva nell’ippodromo e nel pancrazio (misto tra lotta e pugilato) si potevano anche usare i
piedi per colpire l’avversario.
Lesioni gravi o mutilazioni erano molto frequenti e spesso i vinti o vincitori venivano portati fuori dal campo di
battaglia malconci o cadaveri.
Pausania riporta l’episodio di Arrichion, un campione di pancrazio che sul momento di morte riuscì a fratturare un
dito all’avversario facendolo urlare di dolore e rinunciare alla presa che lo stava strangolando. Arrichion venne
decretato vincitore nonostante fosse morto.

GLI STILI DEL TEMPIO GRECO


Gli stili artistici dei templi greci erano il dorico, semplice e severo; lo ionico che mostrava un capitello simile a un
rotolo di pergamena arrotolato e il corinzio, più ricco e ricercato.
LE POLEIS GRECHE: SPARTA E ATENE

LO SCENARIO MONDIALE NEL I MILLENNIO a.C.


Nel I millennio a.C., il processo di formazione delle civiltà era ancora in pieno svolgimento. Mentre tra il VIII e il V
secolo a.C. il mondo ellenico raggiunse il suo massimo splendore con l’affermazione delle due maggiori poleis, Sparta
e Atene, vaste aree del pianeta erano ancora percorse da popoli in cerca di una sede (es. i Celti).
Anche laddove si erano formate le prime civiltà si andarono a modificare i confini, poiché l’intera area fu un continuo
susseguirsi di diverse dominazioni fino alla presa del dominio da parte dei Persiani, i quali conquistarono anche la
Fenicia e Cartagine divenne la potente città del Mediterraneo.
Nel frattempo la penisola italica venne insediata da piccoli popoli, tra cui gli Etruschi, che avevano fondato una
cultura tesa a influenzare gli altri popoli.

SPARTA: MODELLO OLIGARCHICO E MILITARE


Sparta venne fondata dai Dori attorno al X secolo a.C. ed era situata in quella parte del Peloponneso chiamata
Laconia. Sparta era chiusa nell’entroterra da montagne e vallate, mentre a ovest della Laconia si trovava Messenia,
una delle pianure più fertili della Grecia. Tra l’VIII e il VII secolo a.C., gli spartani la conquistarono e al culmine della
loro potenza giunsero a dominare gran parte del Peloponneso.

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Per tutti i Greci, gli Spartani rappresentano sempre un’eccezione: erano un popolo straordinario e particolare 
vivevano in una società chiusa, militarizzata e che aveva fatto della guerra la sua stessa ragione di vita, il centro di
tutti gli interessi.

Per gli spartani, l’uomo era un forte guerriero: il maschio doveva imparare ad uccidere infatti gli spartani erano
convinti che la pace potesse essere raggiunta solo con la guerra. Anche discutere era cosa da uomini e le donne erano
escluse tanto dalla guerra quanto dalla politica.

ESSERE DONNA A SPARTA


Presso le altre città greche, le donne di Sparta godevano di una cattiva reputazione perché vivevano senza regole ed
erano sessualmente troppo libere. Esse invece vivevano in una condizione migliore rispetto a quella delle altre donne
nella Grecia: erano libere e praticavano molta ginnastica in vista di una sana figliolanza, non si occupavano della
casa, né dei figli (a questo ci pensavano schiave e nutrici). La donna di Sparta doveva fornire figli forti alla patria, era
la madre dei forti guerrieri, per questo le anch’esse dovevano essere sane e robuste e vivere preferibilmente all’aria
aperta. Inoltre se un marito era in là con gli anni, sceglieva un giovanotto e lo faceva giacere con la moglie per far
nascere figli forti, che sarebbero comunque suoi. Spesso se la moglie partoriva figli sani li chiedeva al marito per
generarne con loro altri. Plutarco racconta che questo avveniva perché a Sparta i figli non dovevano essere generati
da chiunque ma dai migliori.
Esse danzavano, si dedicavano al canto e alla ginnastica oltre che alla corsa, la lotta e il lancio del disco o giavellotto.
Plutarco racconta che le donne spartane affermarono di non comandare gli uomini ma di generare gli uomini.
Per il matrimonio, le donne venivano rapite, rasate a zero e vestite con abiti maschili e poi aspettava il suo uomo al
buio e sola. Il loro compito di educatrici terminava quando a sette anni il fanciullo iniziava l’addestramento alla vita
militare.

LA FALANGE OLPITICA
Nuova tattica di combattimento (VII secolo a.C.)  falange oplitica.
Precedentemente gli scontri erano tra nobili cavalieri i cui valori erano quelli del singolo ma con questo nuovo modo
di combattere era importante l’insieme dei soldati a piedi e la fanteria.
Questo modo di combattere prevedeva che ogni soldato fosse equipaggiato in modo adeguato. I soldati, equipaggiati
di scudo, elmo, corazza, schinieri, lancia e spada, chiamati opliti, si disponevano a fianco a fianco in file compatte;
in questo modo formavano una muraglia umana, una vera e propria falange, una linea di battaglia ( falange).
L’introduzione della falange oplitica non ebbe dappertutto le stesse conseguenze:
 Ad Atene e in altre poleis contribuì all’affermazione della democrazia  gli opliti appartenevano al demos;
A Sparta consolidò il potere degli aristocratici  gli opliti appartenevano all’aristocrazia e venivano
chiamati Spartiati.

Sparta non fu mai una potenza marittima ed ebbe importanti rapporti con una sola colonia da essa fondata, Taranto.

LICURGO E LA COSTITUZIONE DI SPARTA


Anche Sparta, come tutte le altre poleis, fu di origine monarchica. Successivamente, narra una leggenda, un antico re
di Sparta, Licurgo, introdusse una riforma basata su una costituzione. Secondo questa costituzione, la società
spartana era divisa in classi:
 L’ultimo posto della società era occupata dagli iloti, gli schiavi, privi di qualsiasi diritto, non liberi ma
appartenenti allo stato e discendenti dai Dori;
Poi venivano i perieci, cioè gli abitanti dei dintorni  abitavano in campagna dove praticavano l’agricoltura,
il commercio e l’artigianato. Erano liberi, ma non avevano diritti politici (non potevano né votare né essere
votati per le diverse cariche). In caso di necessità erano però obbligati a far parte dell’esercito;
Al di sopra di tutti vi erano gli spartiati che vivevano dentro la città di Sparta. Solo loro godevano dei diritti
politici e ciò significava partecipare all’apella, l’assemblea dei cittadini maschi di più di trent’anni. L’apella
poteva approvare o respingere le proposte che provenivano dalla gherusia, il consiglio degli anziani di 28
spartiati di età superiore ai 60 anni – compito legislativo. Inoltre l’apella, ogni anno eleggeva cinque efori: i
sorveglianti che avevano compiti esecutivi e giudiziari.
Vi erano poi due re, discendenti delle due più importanti famiglie di Sparta, che erano i generali dell’esercito.
Il sistema spartano può essere quindi definito oligarchico, di pochi, in quanto solo il ristretto gruppo degli spartiati
deteneva il potere.

Il sistema spartano però presentava dei limiti: gli spartiati si sposavano solo tra di loro e avevano pochi figli, quindi
incominciavano a diminuire rispetto ai perieci e agli iloti. Furono presi provvedimenti legislativi per risolvere questo
problema (es. tasse per i celibi) ma non si ottenne il risultato sperato. Inoltre, gli abitanti di Sparta erano solo dediti

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alla guerra e per loro l’agricoltura, il commercio e l’artigianato non avevano molta importanza quindi a Sparta non
si contava su un’economia prospera come ad Atene. Gli spartani non accettarono mai di mescolarsi con le altre
popolazioni e a lungo tempo, questa scelta, la loro società si danneggiò.

LA VITA DEGLI SPARTANI


Non abbiamo molte fonti su Sparta ma Plutarco è colui che più ha scritto su questa città. Da lui apprendiamo che la
decisione di allevare o no un neonato non veniva presa dal padre; erano gli anziani che esaminavano il bambino, se
era robusto ordinavano che fosse allevato, se era debole e malformato lo facevano precipitare dal monte Tigeto.
Il bambino sano inizialmente stava vicino alla madre che lo abituava a non lamentarsi e a non temere buio e
solitudine ma a sette anni il bambino veniva sottratto dalla famiglia e da quel momento viveva in gruppo con i suoi
coetanei sotto la guida di educatori adulti.
Sin da subito apprendeva una rigorosa disciplina, l’obbedienza e la resistenza alle fatiche più dure. A vent’anni
entrava nell’esercito e ci rimaneva a tempo pieno fino a trent’anni e a tempo parziale fino i sessanta.
Per formare uno spirito temerario, i giovani dovevano affrontare prove di coraggio, come la kripteia  le autorità
mandavano i giovani nei territori intorno alla città provvisti solo di un pugnale e del nutrimento necessario. Di giorno
si riposavano e di notte uscivano per le strade uccidendo tutti gli iloti che trovavano.
Il matrimonio era obbligatorio affinché nascessero nuovi soldati ma gli uomini non andavano a vivere con la sposa fin
dopo i 30anni.
Gli spartani dovevano essere fedeli e rispettosi soprattutto nei confronti degli anziani e si trovavano ogni giorno a
gruppi per confrontarsi.

LA SPARTA DEI NAZISTI


L’esaltazione della Sparta mitica, attaccata tenacemente alla tradizione e alle virtù eroiche inizia già nell’antichità.
Tuttavia nella Germania di fine ‘800 essa venne tenuta in considerazione come modello per le teorie razziste. Il
nazismo è un antenato del terzo reich per la sua educazione militaristica e il rifiuto della democrazia oltre che per lo
sfruttamento o la soppressione dei bambini inferiori.
A Sparta va comunque ricordato che dominava la classe degli spartiati e non una razza.
Questo collegamento è ben presente nella letteratura tedesca.

ATENE: MODELLO ARISTOCRATICO


Atene venne fondata dagli Achei e questa polis si trovava nell’Attica, un terreno montuoso ma con strette pianure
adatte alla coltivazione della vite, dell’ulivo e del fico. Inoltre aveva coste ricche di insenature che formavano ottimi
porti naturali come il Pireo e la baia di Salamina. Un’altra ricchezza di questa terra erano le risorse minerarie.

LA COSTITUZIONE ARISTOCRATICA
Secondo una leggenda, il primo re di Atene sarebbe stato un egiziano ma conclusa la fase monarchica, Atene fu
governata dagli aristocratici che diedero la loro prima costituzione (VIII e VII secolo a.C.).
La costituzione aristocratica prevedeva un’assemblea detta ecclesia, di cui facevano parte gli aristocratici e il demos
(uomini piccoli proprietari terrieri o artigiani e commercianti), nove arconti, che formavano il governo della polis e
l’aeropago, il tribunale supremo (formato dagli ex arconti).
Le donne, gli stranieri (meteci) e gli schiavi non avevano diritti politici.

Nonostante si sappia ben poco dell’Atene di questi tempi, emerge però la figura di un legislatore  secondo la stessa
leggenda si deve a Dracone la nascita di un codice penale, esso segna la fine della vendetta personale e l’introduzione
di alcune garanzie a difesa di chi venisse ritenuto colpevole. Il codice penale stabiliva l’entità della pena distinguendo
tra omicidio volontario e involontario e dichiarava non punibile chiunque uccidesse per legittima difesa.

LA COSTITUZIONE DI SOLONE
Da tempo, l’aumento della popolazione costringeva molti contadini a vendere subito il raccolto dei campi per sfamare
sé e la propria famiglia; giunti però al momento della semina a questi contadini mancavano le sementi necessarie.
Allora per avere dei prestiti si rivolgevano agli aristocratici che chiedevano in cambio alti interessi; inoltre, nel caso in
cui i contadini non fossero stati in grado di pagare il debito, dovevano cedergli la loro terra e se non ne disponevano
più diventavano loro schiavi.
Questa situazione determinò forte tensione nella polis e qui si colloca la figura di Solone.

Solone è uno dei primi personaggi politici di Atene di cui abbiamo notizie ben precise. Egli fu un grande riformatore,
secondo lui, il bene della poleis richiedeva un compromesso che si basava su due principi:
1. I contadini dovevano pagare i loro debiti;

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Gli aristocratici dovevano accettare una somma decisamente più bassa di quella che avrebbero voluto e
dovevano accettare la soppressione della schiavitù per debiti.

Superata la crisi sociale, inoltre, Solone regolò la vita politica di Atene in modo che il potere dell’aristocrazia non
impedisse al demos di far sentire la propria voce. La riforma costituzionale del VI secolo a.C. da lui introdotta,
trasformò Atene in una timocrazia, in quanto in potere venne distribuito secondo il censo, la ricchezza posseduta.

Solone divise la popolazione in quattro classi:

pentacosiomedimn grandi proprietari Marina militare,


i terrieri cavalieri
cavalieri Medi proprietari
terrieri
zeugiti Piccoli proprietari Opliti
terrieri
teti nullatenenti Truppe leggere o
rematori

+ donne, meteci e schiavi senza diritti

Solamente i pentacosiomedimni potevano essere eletti arconti ma tutte le classi, come prima, potevano partecipare
all’assemblea dei cittadini. Anche la struttura dell’esercito rispecchiava la divisione in quattro classi (marina militare,
cavalieri, opliti, truppe leggere o rematori).

Solone intervenne anche a proposito del diritto di famiglia, introducendo la distinzione tra concubinato e matrimonio
(che deve essere preceduto dal fidanzamento e il dovere della fedeltà era solo femminile). Di conseguenza era
possibile distinguere in figli legittimi e illegittimi, questa precisazione era di importanza non secondaria in una
società dove i problemi di eredità erano all’ordine del giorno: da quel momento solo i figli legittimi avrebbero avuto
diritto all’eredità.

Solone non intervenne a proposito del diritto penale e rimase in vigore la legge sull’omicidio introdotta da Dracone.

Quindi con solone vi erano: 4 classi, l’ecclesia, i nove arconti, l’aeropago controbilanciato dalla bulè (consiglio dei
400) e nacque anche l’eliea (tribunale del popolo).

ESSERE DONNA AD ATENE


Ad Atene la vita delle donne era all’ombra dell’uomo. Essa poteva essere moglie e far figli sani e belli, concubina
(donna colta che a pagamento offriva all’uomo piaceri sessuali e intellettuali e accompagnava l’uomo nei banchetti) e
prostituta (donna di basso livello sociale che si dedicava al piacere sessuale in maniera occasionale e esercitava la sua
professione in strada o nei bordelli).
Le donne sono promesse spose già da bambine e si sposavano verso i 12 anni e poi si dedicavano ai bambini, anche se
la donna di classi elevate non si occupava neppure di quello.
Dal punto di vista civile la donna aveva ben pochi diritti, tra questi il mantenimento della propria dote e la facoltà di
chiedere il divorzio allo stesso modo del maschio (le donne comunque non divorziavano perché altrimenti si
sarebbero messe in cattiva luce). Una volta sposate a loro spettava il dovere della fedeltà.

GENITORI E FIGLI
Non esiste in greco un termine che possa indicare la famiglia come unione di persone ma vi è un termine, oikos, che
indica la famiglia, la casa e i beni di un cittadino.
L’uomo ateniese deve procreare e avere figli legittimi, allora cercherà una donna intorno ai trent’anni e normalmente
la prescelta è una cugina, una parente e spesso anche la sorellastra. La sopravvivenza dell’oikos dipendeva dalla
presenza dei figli e se non vi erano figli maschi nella famiglia si tendeva ad adottare un cittadino adulto. Se invece
non vi era adozione, la figlia femmina diventava epilkleros, cioè erede della proprietà. Essa doveva poi andare in
sposa al parente più prossimo.
A Sparta invece, come abbiamo visto, non andava allo stesso modo.

Aristotele racconta che vi erano vincoli nel matrimonio affinché nascessero figli sani in corpo e in spirito  tra figli e
genitori non vi deve essere molta distanza di età e neanche troppo poca, non si deve procreare troppo giovani perché,

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come negli animali, i figli dei giovani sono imperfetti e la donna quindi deve sposarsi verso i diciotto anni e l’uomo
intorno ai trentasette.

ATENE: DALLA TIRANNIDE ALLA DEMOCRAZIA


L’equilibrio trovato da Solone non durò a lungo. L’economia dell’Attica era in grande trasformazione. Gli artigiani e i
commercianti si affermarono sempre di più e il loro successo non fece che accrescere il tradizionale scontro tra
l’aristocrazia e il popolo. Fu allora che Atene piombò nel caos e si affermò la tirannia che abbatté il potere
aristocratico.
Il tiranno saliva al potere e da quel momento in poi governava senza rendere conto a nessuno e talora in modo
arbitrario e crudele.

Il governo dei tiranni non fu sempre un momento negativo nella storia della città, i tiranni a volte incoraggiavano il
commercio e l’artigianato e assecondarono la trasformazione dell’economia delle polis fino al allora basata quasi
esclusivamente sull’agricoltura. Per esempio, Pisistrato fu un tiranno spregiudicato ma intelligente che riuscì a
impadronirsi del potere (561 a.C.) ponendo fine al caos in cui si trovava la città e dando importanza anche ai ceti
popolari tutelando gli interessi commerciali.

Dopo la morte di Pisistrato, fu il turno dei figli Ipparico e Ippia che però non seppero dimostrare lo stesso talento del
padre nella politica. Ipparico venne ucciso dagli aristocratici nel 514 a.C. e Ippia fu costretto a fuggire da Atene
perché si scontrava con gli aristocratici, i quali ritornarono ad occuparsi del potere riscontrandosi con il popolo.
Atene ripiombò nel caos. E vi fu una lotta politica.

In questa situazione emerge la figura di Clistene, nel 508 a.C., che era giunto alla conclusione che la costituzione di
Solone non fosse più adeguata: la timocrazia infatti, invece di impedire il conflitto tra l’aristocrazia e il demos, aveva
finito per esaltarlo.
Clistene propone una nuova costituzione che aveva l’obiettivo di raggiungere un’uguaglianza politica, l’isonomia -
meccanismo a cui si ricorse per raggiungere questo complesso obiettivo.

Clistene divise la regione dell’Attica in tre altre regioni:


 l’entroterra;
la città;
la costa.
Ciascuna venne suddivisa in dieci distretti chiamati trittie, per un totale di trenta trittie.
Ogni trittia venne divisa in 5 demi, per un totale di 150 demi.
Poi divise la popolazione in dieci tribù formate da aristocratici, in città, piccoli proprietari nell’entroterra e da
marinai e pescatori sulla costa.
Ogni tribù nominava 50 consiglieri che andavano a formale la bulè, il consiglio dei 500. Al suo interno la bulè si
articolava in dieci commissioni chiamate pritanìe, di 50 bulenti ciascuna.
Le pritanie governavano il paese per un decimo dell’anno e il presidente del paese veniva eletto per sorteggio ogni
giorno dai 50 pritani del mese.
Rimasero in vigore ecclesia, arconti, aeropago, eliea.
Ogni tribù era tenuta a fornire uno squadrone di cavalleria, un reggimento di opliti e un generale detto stratega, che
veniva eletto.

Clistene comprese che uno stato è giusto se tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge (per questo vi erano le
elezioni a sorteggio) ed è proprio nella polis che nasce il cittadino inteso come colui che ha diritti politici.

Quella di Clistene era una prima forma di democrazia diretta, mentre quella odierna è rappresentativa.

Una novità introdotta da Clistene, molto importante, era l’ostracismo: ogni anno, per decisione dell’ecclesia, i
cittadini dovevano segnare su cocci di terracotta i nomi di coloro che venivano ritenuti pericolosi per lo stato, e il
cittadino ritenuto più pericoloso veniva espulso per dieci anni.

L’ABBIGLIAMENTO DEI GRECI


Il capo di abbigliamento più usuale per l’uomo era una tunica corta, indossata direttamente sulla pelle. Gli schiavi, i
soldati e gli operai portavano una tunica che lasciava scoperta una spalla. L’abbigliamento era completato dal
mantello che avvolgeva il corpo senza essere fermato da nessuna fibbia, tranne che per i soldati. I filosofi, contrari alle
comodità portavano mantelli ruvidi.

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L’abbigliamento delle donne era invece più elaborato che usavano biancheria intima, come sottoveste e reggiseno
(una fascia). Per molto tempo, esse sopra si coprivano con il peplo, uno scialle di lana molto stretto e fermo sulle
spalle ma venne poi ritenuto troppo rozzo e rimase abbigliamento solo per schiave e contadine. Le donne di città
preferivano tuniche di lino e amavano bracciali, anelli, collane e cavigliere. Esse potevano anche truccarsi con uno
schiarente del volto e un rossetto ricavato dalle alghe.
Ai piedi gli uomini e le donne indossavano i sandali con suola di sughero, legno o cuoio e in viaggio degli stivaletti; le
donne in testa amavano le acconciature e i nastri mentre gli uomini i cappelli di feltro o con copri orecchi.

I BRONZI DI RIACE
Nel 1972, al largo della marina di Riace, in Calabria, sulla rotta che da Grecia portava a Roma, furono recuperate nel
fondale due grosse statue di bronzo. Dall’atteggiamento rappresentano due guerrieri, nudi e con la barba. Il peso del
corpo è sul piede destro mentre nella parte sinistra si pensa che tenessero uno scudo. Le differenze più evidenti
stavano nelle teste: una ha un’abbondante capigliatura di ricci raccolti in una benda mentre l’altra ha la testa
conformata in modo da ricevere un elmo. Le due sculture non sono dello stesso autore perché sono troppo grandi e
diverse nelle tecniche e nello stile. Si pensa siano bronzi del V secolo a.C.
Secondo studi si è riuscito ad affermare con ipotesi valide che la prima statua fosse del maestro di Fidia e provenisse
dalla città di Argo (dai ritrovamenti della terra) e la seconda di Alcamene ed entrambe avrebbero fatto parte di un
gruppo di statue collocate sull’agorà dedicate ad un mito, I sette contro Tebe, di Eschilo.

A TAVOLA CON I GRECI


Le notizie sull’alimentazione greca iniziano coi poemi omerici. Nell’Iliade si mangiava seduti, nell’Odissea su letti. La
vita conviviale era molto semplice – gli eroi omerici si preparavano da sé il cibo e poi ripulivano loro stessi. I re nelle
dimore regali si occupavano di arrostire la carne da spartire con il resto della corte e si versavano da soli il vino.
Il cibo si prendeva con le mani e si mangiava a morsi, non vi erano piatti e posate ma solamente coppe per bere il vino
e coltelli affilati per tagliare l’arrosto. La carne era di capretti, agnelli e manzi. Inoltre vi erano formaggi e pane.
I poemi omerici non parlano invece di frutta e verdure e neppure di pesce.
Dal V secolo in poi l’alimentazione greca si arricchì e divenne ampia: antipasti, pesci, molluschi, verdure, insalate e
dolci. Il pane era fondamentale e ve ne erano di sessantasei specie, tra cui il pane piatto e spugnoso che si inzuppava
nel vino, chiamato blema.
Vi erano molti legumi, come ceci e fave, cipolla, cavolo, rape e malva poi il cetriolo, i funghi, la frutta secca, i datteri e
il miele, usato come dolcificante. Si consumava molto formaggio e poca carne perché costosa, eccetto il maiale. Il
pesce era tipico di chi viveva vicino al mare ed era cucinato fritto, bollito o arrosto.
Di tipico vi era il brodo di Sparta, fatto con sangue e carne di maiale, aceto e sale. Molto consumato era il latte e il
vino, unito ad acqua, miele o aromi.

Nelle case dei ricchi ai banchetti partecipavano solo gli uomini. Distesi sui letti mangiavano con le mani e si
asciugavano con la mollica. Le donne invece erano ammesse solo in qualità di danzatrici. Spesso alcuni ospiti
arrivavano solo per la seconda parte del banchetto, quella dedicata al bere  simposio significa riunione di bevitori.
Il re del banchetto era il simposiarca, colui che decideva quanta acqua unire al vino.
Quando terminava la cena si iniziava a bere e si giocava al cottambo, ossia lanciare il vino su un bersaglio e chi lo
colpiva vinceva denari e ori.

L’IMPERO PERSIANO

Mentre in Grecia si sviluppava la civiltà delle poleis, in Oriente si formava l’impero persiano.
I Persiani erano guidati dal re Ciro, che dopo aver sconfitto i Medi che li sottometteva, si lanciò in un’impetuosa
campagna di conquiste, la più importante fu la conquista del regno di Lidia (546 a.C.).
Successivamente Ciro si estese verso alcune poleis greche, ma in questo caso lasciò loro un po’ di autonomia
preferendo un governo indiretto attraverso la collaborazione di tiranni locali. Iniziò così una convivenza difficile tra i
due popoli ma che aveva aspetti vantaggiosi per entrambi. I persiani impararono dai Greci l’uso della moneta e i
Greci vennero inseriti nell’amministrazione dell’impero o lo servivano come soldati mercenari. I due popoli però non
si capirono mai veramente e la convivenza tra questi due popoli non fu mai facile.
Alla morte di Ciro, il figlio Cambise ne completò l’opera, impadronendosi dell’Egitto (525 a.C.).
Seguì poi un periodo di disordini finché si affermò un nuovo gran re, Dario (522 a.C.).

Dario iniziò l’importante opera di riforma del sistema dei trasporti, organizzò l’economia per mezzo di una moneta
d’oro, il darico ed era tollerante alle diverse religioni dei sottomessi. Egli divise inoltre l’impero in 20 provincie
chiamate satrapie e a capo di ciascuna vi mise un governatore, il satrapo. Volle inoltre costruire una capitale

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sontuosa: Persepoli. Fu un lavoro che durò circa 70 anni e fu portato avanti dai suoi successori: Serse e Artaserse. Il
potere dei re persiani fu assoluto ma basato sul rispetto delle culture straniere senza diffusione del terrore, come nel
caso assiro. L’esercito era formato da uomini di tutte le lingue. I Persiani erano mazdeisti, adoravano cioè Ahura
Mazda, signore sapiente dio della giustizia e del bene; il loro libro sacro era l’Avesta del profeta Zarathustra.

LE GUERRE PERSIANE
Dario conquistò le coste della Tracia e si espanse verso le isole del mar Egeo e sottomise le poleis della Ionia
attraverso dei tiranni, tra cui Aristagora.
Aristagora, tiranno di Mileto, con l’aiuto di Dario decise di attaccare Nasso, un’isola dove si era affermata la
democrazia. L’isola però resistette agli attacchi e l’assedio fallì.
Nel 499 a.C. Aristagora, temendo di venir punito da Dario per il fallimento a Nasso, decise di rinunciare al suo ruolo di
tiranno e si pose a capo di una ribellione contro il re persiano che aveva come scopo la liberazione delle poleis greche
dall’oppressione persiana: Sparta rifiuta, Atene e Eretria mandano alcune navi. I rivoltosi all’inizio ebbero successo
conquistando e distruggendo Sardi, sede della satrapia ma poi furono travolti dalle truppe persiane. Aristagora nel
frattempo morì in Tracia e Dario distrusse Mileto (polis greca) nel 494 a.C.

LA PRIMA GUERRA PERSIANA


Quattro anni dopo la distruzione di Mileto, Dario invase la Grecia con 25000 uomini prima guerra persiana. Lo
scontro avvenne nel 490 a.C. nella pianura di maratona, vicino ad Atene. Gli ateniesi risposero con soli 10000 uomini
ma riuscirono, grazie alla loro tecnica, a vincere sui persiani nella battaglia di Maratona grazie anche all’abilità dello
stratega Milziade.
La vittoria sui persiani procurò ad Atene un grande prestigio e la città apparve a tutti come una grande potenza,
Milziade venne premiato con l’affido del comando di una squadra navale per conquistare l’isola di Paro. L’attacco fallì
e Milziade si ferì e fu inoltre accusato di aver ingannato gli ateniesi e condannato a pagare un ingente somma di
denaro, consegnata poco prima di morire per cancrena.
Intanto Dario era all’opera per organizzare un esercito in grado di distruggere i greci, ma nel 485 a.C. morì e gli
successe Serse. Toccò a Serse vendicare l’offesa subita ed egli iniziò a preparare la seconda guerra persiana.
Nel frattempo ad Atene, Temistocle, intende rafforzare la flotta per affrontare nuovamente i Persiani. E Santippo
preferirebbe chiedere la pace ai Persiani ma vinse l’idea di Temistocle.

LA SECONDA GUERRA PERSIANA


Nel 480 a.C., Serse invase la Grecia per mare e per terra  seconda guerra persiana. Gli spartani questa volta
decisero di contribuire e combatterono la battaglia alle Termopili. Nonostante la maggioranza degli spartiati sia
rimasta a vegliare il Peloponneso. Alle Termopili la truppa greca resistette due giorni mentre il terzo venne sconfitta,
così i Persiani arrivarono ad invadere l’Attica.
Gli ateniesi dovettero quindi abbandonare la loro città che venne saccheggiata ma essi, nel 480 a.C., riuscirono a
portare le grandi navi persiane verso le coste, farle scontrare e distruggerle a Salamina, sconfiggendo definitivamente
i Persiani.
Serse, sconfitto, non si diede pace e volle cercare un accordo di pace coi greci, che invece non si trovo se non con le
armi. A Platea i Greci misero in campo un grande esercito comandato dal re di Sparta Pausania che riuscì a
sconfiggere definitivamente i Persiani i quali abbandonarono finalmente la Grecia.
Nel 477 a.C. viene costituita una Lega navale con a capo Atene che riuniva le poleis greche della Ionia e del mar Egeo
con l’obiettivo di continuare la guerra contro la Persia. Ben presto Atene fece sentire la sua autorità  aveva il
controllo sia delle flotte sia delle casse della lega.

CONTRO I CARTAGINESI
Nel 480 a.C. anche i Greci delle colonie in Sicilia dovettero difendersi dall’espansione di Cartagine. Le poleis greche si
allearono sotto Gelone, insieme a Terone e annientarono il nemico cartaginese a Imera.

Si apriva così, per il mondo ellenico, una stagione di grande sviluppo economico, politico e culturale, l’età classica 
Atene era il centro e il motore della Grecia.

CRESO, L’UOMO PIU’ RICCO DEL MONDO


Si racconta che il re della Lidia, Creso, stesse ancora piangendo la morte del figlio in seguito a un incidente, quando
giunse la notizia che i Persiani stessero minacciando il suo regno. Allora Creso decise di interrogare due oracoli per
sapere l’esito della guerra ed egli portò presso i templi offerte ricchissime per guadagnarsi un buon esito divino.
L’oracolo rispose che egli avrebbe vinto la guerra passando presso il fiume Halys. Così fece Creso.
Non è però stato Creso a vincere, perché i persiani furono più forti.

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Secondo Erodoto, Creso disse a Ciro che doveva smettere di saccheggiare i suoi beni perché ora erano già suoi, non più
Di Creso del tipo “non saccheggiare più che tanto è già roba tua”. Per questo i soldati restituirono una parte dei beni
agli dèi e oggi li possiamo vedere nel museo di Ankara.
La Lidia rimase colonia persiana fino all’arrivo di Alessandro Magno.

UN’IDEA SBAGILATA, I FASTI DELLA PERSIA


Uno dei concetti più utilizzati dai Greci quando parlano dei persiani è quello di lusso ostentato. Per i Persiani questo
lusso ostentato era simbolo dello splendore del potere reale, era l’essenza della monarchia persiana. E i Greci hanno
tramandato fino a noi l’idea che le corte persiane erano luoghi di ambizioni sfrenate, complotti, tradimenti, intrighi
amorosi e quant’altro. Questa immagine ha attraversato i secoli e anche nell’Ottocento gli storici parlavano di
corruzione delle corti persiani.

IL REGNO DEI TRACI


La Tracia è famosa nell’antichità per l’estensione delle sue terre e per il numero degli abitanti. Erodoto definisce i
Traci come il popolo più grande dopo gli Indi. Nell’età del rame e del bronzo la società tracia era fondata su clan che
man mano si allargarono per diventare tribù organizzate, dei veri e propri stati.
Per i Traci l’agricoltura era molto importante, le terre venivano definite fornitrici di grano e i Traci protettori del
grano. Essi coltivavano anche orzo, canapa, aglio e cipolla oltre che ulivo e vite. La ricchezza maggiore della Tracia
erano però le miniere di oro, argento, rame e ferro.
Il rapporto con i greci era dato dalle importazioni di bestiame, legno, miele, metallo, schiavi e rematori o nutrici. Sui
vasi greci, i traci erano riconosciuti dai tatuaggi sui corpi.
I re traci preferivano essere in continuo movimento a capo del loro esercito armato, per esercitare il controllo militare
su tutto il territorio. I sovrani infatti non avevano una sede fissa ma molte residenze fortificate. La città includeva
spesso una cittadella con depositi per alimenti, animali e armi, oltre che botteghe per la lavorazione del metallo.
I Traci veneravano il sole, credevano nell’immortalità raggiungibile solo dall’uomo più importante della tribù. La
vittima sacra per eccellenza, in caso di sacrifici (compiuti solo dal re) era il cavallo – stessa importanza dell’uomo.

L’IMPERALISMO ATENIESE

DA TEMISTOCLE ALL’ETA’ DI PERICLE


Le due guerre persiane fecero capire ad Atene tutta l’importanza del mare. Ciò portò alla formazione di un’alleanza
marinara, la Lega di Delo che aveva come obiettivo la difesa dei comuni interessi contro Persiani e Barbari. Questa
era una lega basata su un giuramento eterno tra le stesse persone (simbolo dell’impossibilità di cambiamento 
lastre di ferro lanciate in mare e lasciate affondare).

Intanto all’interno di Atene vi era un nuovo scontro tra due fazioni politiche:
 Temistocle guardava con preoccupazione Sparta  costruzione di lunghe mura per raggiungere il mare
anche se attaccati;
Cimone (figlio di Milziade) voleva allearsi con Sparta per combattere i persiani.
La notizia che i Persiani stavano preparando una flotta per ri-attaccare i Greci parve dare ragione a Cimone.
Temistocle  ostracismo, anche se non passò molto tempo che gli Ateniesi compresero quanto le preoccupazioni di
Temistocle però fossero fondate: nel 464 a.C. ci fu un terremoto che distrusse la città degli spartani che chiesero aiuto
ad Atene. Cimone fu subito disponibile ad aiutare Sparta, ma gli ateniesi si comportarono in modo ambiguo e poco
disponibile tanto che furono cacciati a casa; l’ambiguità di Atene verso Sparta provocò l’ostracismo anche per
Cimone.

Successivamente sul piano politico vennero favoriti i democratici che avevano in Efialte il loro massimo
rappresentante. Dopo l’assassinio di Efialte, ad opera di un rivale, la sua eredità politica passò nelle mani di Pericle
che governò Atene per circa trent’anni, dal 461 al 429 a.C.  età di Pericle.
Pericle decise tre riforme costituzionali:
1. Gran parte del potere venne trasferito all’ecclesia popolare mentre l’areopago perse importanza (bisognava
valorizzare le classi basse perché richiamavano l’attenzione dato che ad esempio erano stati proprio i
marinai a salvare Atene);
Tutti coloro che avevano cariche pubbliche vennero pagati;
Venne stabilito che cittadino ateniese era solo chi avesse entrambi i genitori ateniesi.

L’ETA’ CLASSICA E LO SPLENDORE DI ATENE

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L’età classica è l’epoca dello splendore di Atene e della Grecia, in questo periodo si assiste allo sviluppo delle arti, della
filosofia e del teatro (Eschilo – scrive un’opera storica attuale: Le persiane, Aristofane – scrive di politica, Euripide e
Sofocle – scrivono di eroi e miti).
In questo periodo nasce il circolo culturale di Aspasia.
Tutta la Grecia, ma soprattutto Atene, produsse in campo artistico, letterario, scientifico e filosofico, opere che
successivamente vennero considerate da imitare.
Il termine filosofia in greco indica l’amore per la sapienza, il filosofo non è colui che ricerca qualche verità ma colui
che ricerca la verità, senza lasciarsi condizionare dalla natura o dai miti, ma usando solo la ragione. Il termine
ragione traduce il termine greco logos (procedimento di critica e verifica delle conoscenze). I sofisti erano dei filosofi
che si vantavano di conoscere e saper insegnare tutte le scienze e tutte le arti, in particolare la retorica  saper
parlare in pubblico convincendo delle proprie tesi, utile per la carriera di un uomo politico. Socrate si opponeva ai
sofisti perché secondo lui vi è una sola verità, uguale per tutti e accessibile da tutti purché disposti a ricercarla
correttamente. Egli venne accusato di corrompere i giovani con la sua arte e di essere contro gli dèi, per questo venne
condannato.

IL TEATRO
La principale invenzione della cultura ateniese era il teatro, termine che significa luogo dove si guarda. Tutti
potevano guardare, quindi il teatro è legato alla nascita della democrazia.
Al centro del teatro vi era l’orchestra, luogo dove si danza, questa parte era destinata al coro che accompagnava le
vicende danzando e cantando. Gli attori recitavano su una specie di palco detta scena, che in greco significa tenda.
I primi spettacoli erano al tempo di Pisistrato ma la diffusione del teatro fu rapida: nel V secolo a.C. in ogni poleis vi
era un teatro e prima degli spettacoli, spesso, si compiva un sacrificio per gli dèi.
Potevano recitare solo gli uomini che indossavano delle maschere, anche per le parti femminili -interpretate da
ragazzi con voce più acuta e che indossavano maschere bianche.
Molte delle opere, tragedie o commedie, sono giunte fino a noi e trattavano di temi comuni e attuali, come la presa in
giro dei personaggi politici.
Al tempo, gli spettacoli si succedevano dall’alba al tramonto: di solito venivano rappresentate quattro tragedie e una
commedia che aveva la funzione di intermezzo comico. Durante le rappresentazioni gli spettatori si portavano da
casa da mangiare e da bere.

L’ACROPOLI
L’acropoli era la città alta, luogo in cui si trovavano i templi degli dèi e dove la gente si radunava in caso di pericolo,
date le fortificazioni.
Durante la seconda guerra persiana, l’acropoli venne distrutta da Serse e Pericle volle ricostruirla ancora più bella di
prima, in segno della potenza della città. Dal 447 al 405 a.C. vennero ricostruiti i propilei, il tempio di Atena Nike,
l’eritteo e il partenone. Quest’ultimo, dedicato ad Atena Parthenos, era lungo 70 m e aveva colonne alte 10m e tutto
era in marmo con decorazioni dipinte e all’interno una grande statua di Atena, creata da Fidia.

LA GUERRA DEL PELOPONNESO


Pericle fu un democratico in politica interna e un imperialista in politica esterna. La vita interna di Atene però era
molto costosa e le tasse raccolte non bastavano. Allora l’idea fu quella di raccogliere fondi dall’esterno: la Lega di
Delo si trasformò  i contributi dati per la comune divennero i contributi per Atene e tutte le città che cercarono di
opporsi alla lega vennero punite. Il tesoro della Lega di Delo venne portato ad Atene, così che fosse più facilmente
gestibile.

LE TASSE AD ATENE
Solo i meteci e gli stranieri erano costretti a pagare una tassa sulla persona, anche se bassa, questa tassa aveva un
grande significato: indicava la non piena libertà di una persona.
I cittadini ateniesi non pagavano imposte dirette ma solo indirette, quindi sui prodotti in particolari quelle importati
ed esportati.
I ricchi poi erano moralmente obbligati a finanziare attività pubbliche, chiamate liturgie, cioè servizi per la comunità.
Esse potevano consistere nel finanziamento di: triremi, banchetti o cerimonia religiosa. In questo modo il ricco si
faceva conoscere e avvantaggiato per la sua carriera politica.

SCONTRO INEVITABILE
Dopo le guerre persiane si formarono in Grecia due blocchi politici contrapposti:
 Lega di Delo, guidata da Atene – democratici;
Lega peloponnesiaca, guidata da Sparta – aristocratici.
La tensione tra i due blocchi cresceva sempre di più fino a che Pericle cercò lo scontro con Sparta.

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Inizialmente Pericle intervenne, provocando Sparta, in un conflitto esploso tra Corinto (Sparta) e Corcira (Atene),
costrinse una città della lega del Peloponneso a bloccare ogni contatto con Sparta e rubò a Sparta la città di Megara.
Sparta chiese ad Atene di ridarle Megara ma Atene rifiutò  iniziò la Guerra del Peloponneso (431-404 a.C.).

 Pericle era cosciente della sua superiorità marittima (disponeva meno uomini ma una flotta molto più potente) e
decise di far rifugiare la popolazione dell’Attica all’interno della città (vi erano le lunghe mura che, in caso di
necessità portavano al mare) affinché gli spartani, giunti in Attica, non trovassero nessuno. Così successe e, dopo che
gli spartani arrivarono in Attica, la devastarono ma poi furono bloccati dalle lunghe mura.

 Nel frattempo:
 gli ateniesi, avendo libero l’accesso al porto del Pireo, organizzarono con la loro flotta diverse incursioni lungo le
coste del Peloponneso. Ma in poco tempo morirono un gran numero di persone  Atene, nonostante le conquiste,
fu colta anche da una terribile malattia che provocò altri morti.
Anche Pericle perse la vita.
Con la morte di Pericle, all’interno di Atene vi fu un dibattito: continuare la guerra (democratici guidati da
Cleone) o trattare una pace onorevole (conservatori guidati da Nicia).
Sparta aveva spostato la guerra in Tracia per far perdere ad Atene i collegamenti con il mare e lo scontro
decisivo avvenne a Amfipoli, dove Sparta vinse.

 Si arrivò alla pace di Nicia (421 a.C.) che prevedeva la fine di tutte le ostilità tra le due poleis anche se non andò
davvero così: questa pace non portò a nessun tipo di cambiamento.

 Il nipote di Pericle, Alcibiade, non accetta la pace, perché non è simbolo di vittoria e riprende le ostilità in seguito
alla richiesta di Segesta (colonia siciliana di Atene) di attaccare Siracusa, alleata di Sparta. Il piano di Alcibiade era
semplice, conquistare la Sicilia intera e attaccare poi Sparta.

 Approvato il piano però, ad Atene, si verificò lo scandalo delle Erme  alcune statue vennero mutilate e ciò
venne considerato un sacrilegio tanto che Alcibiade venne accusato responsabile dell’ira degli dèi. In attesa del
processo, Alcibiade per vendicarsi fugge e va a Sparta.

 La flotta ateniese, che poco prima dello scandalo delle Erme stava salpando verso la Sicilia, giunse in quell’isola
per poi attaccare Siracusa ma la flotta ateniese venne sconfitta perché dietro ai comandi delle truppe spartane vi
erano i consigli di Alcibiade, che conosceva bene la truppa ateniese.

 Atene e si arrese ma intimorita dalla potenza di Sparta, che avrebbe potuto conquistarla, infatti nel 421 a.C.
Sparta strinse un’alleanza con Dario II e divenne ancora più potente.

 Le condizioni politiche di Atene erano in crisi creazione Consiglio oligarchico di 400 persone. Il popolo non era
d’accordo e propose di richiamare in patria Alcibiade, come stratega, per guadagnarsi delle vittorie e risollevarsi.
Alcibiade ritornò ad Atene ma non riuscì a reggere a lungo nel successo.
Lo scontro decisivo tra Atene e sparta avvenne nel 405 a.C. ad Egospòtami, nello stretto dei Dardanelli, dove Atene
ebbe la peggio.

 Atene, nel 404 a.C. si arrese definitivamente e Sparta le impose delle durissime condizioni di pace:
 Abbattimento delle lunghe mura;
Perdita di tutti i possedimenti fuori dall’Attica;
Riduzione della flotta a sole 12 navi;
Adesione alla Lega peloponnesiaca;
Abolizione istituzioni democratiche  Consiglio oligarchico (30 persone) > Trenta tiranni.
[Nel 403 a.C., un gruppo di democratici riuscì comunque a riportare le istituzioni democratiche ad Atene,
sotto la guida di Trasibulo, Sparta accettò perché meglio un governo democratico stabile che uno oligarchico
instabile].

EGEMONIA DI TEBE
Sparta aveva vinto, ma grazie all’aiuto persiano. L’egemonia di Sparta sulla Grecia non era affatto solida. Tebe,
stanca di subire l’egemonia spartana, si ribella e nel 371 a.C. riesce a vincere su Sparta a Leuttra, imponendo poi per
alcuni anni una sua egemonia in tutta la Grecia. La vittoria venne decretata grazie anche alla superiorità tecnica dei
persiani  falange obliqua, nuovo tipi di attacco in battaglia basato sulla parte destra dell’esercito che cerca di
accerchiare i nemici mentre la parte sinistra dell’esercito si fionda a cuneo contro di essi.

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Per paura del consolidarsi dell’egemonia di Tebe, Sparta e Atene decisero di coalizzarsi. Lo scontro con i Tebani
avvenne a Mantinea nel 362 a.C. Tebe vinse ma perse i suoi due capi storici, Epaminonda e Pelopida, quindi, dopo
nove anni di egemonia sulla Grecia, Tebe tornò nell’ombra.

La guerra del Peloponneso non ebbe nessun vincitore, prima Atene, poi Sparta, poi Tebe vollero raggiungere
l’egemonia e andare oltre il governo delle poleis, ma nessuno riuscì nell’impresa in modo definitivo.
PERICLE, TESTA DI CIPOLLA
Pericle nacque ad Atene verso il 494 a.C. e apparteneva a un nobile casato. Il padre era Santippo, famoso in Grecia nel
V secolo a.C. e la madre e apparteneva alla casata di Clistene.
La sua nascita venne preceduta da un presagio: la madre, quando era incinta sognò di partorire un leone; egli nacque
comunque senza imperfezioni, eccetto un cranio più allungato e i poeti comici lo definirono testa di cipolla.
Pericle ebbe molti amici tra cui Anassagora, Zenone, Protagora e Sofocle che furono anche suoi maestri.
A trent’anni sposò una donna di cui non si conosce il nome e da lei ebbe due figli. Il loro rapporto però non era
gradevole e lui trovò a sua moglie un altro marito per unirsi poi con Aspasia – etera di Mileto – ed anche con lei ebbe
un figlio, chiamato come il padre. Ma, essendo la moglie straniera, il figlio, secondo la sua legge (è cittadino ateniese
chi ha entrambi i genitori ateniesi), non poteva essere cittadino ateniese.
Quando ad Atene scoppiò l’epidemia lui era in spedizione contro Sparta. Quando tornò però trovò moltissime
recriminazioni contro di lui perché ritenuto responsabile di molte disgrazie su Atene (anche con i suoi primi figli non
scorreva buon sangue). Egli venne anche accusato di corruzione e forse condannato a morte e poi salvato dal demos.
A sessantacinque anni venne colpito dall’epidemia e morì.

ALCIBIADE, L’EROE DEL TRIPLO GIOCO


Alcibiade nacque nel 450 a.C. da aristocratici. Suo padre Clinia collaborò con Pericle e morì in battaglia nel 446 a.C.,
lasciando ad Alcibiade, un figlio più piccolo  orfani affidati alle cure di Pericle.
Alcibiade sposò la figlia dell’uomo più ricco di Atene e la ragazza, Ipparete, portò in dote una somma incredibile, mai
versata prima per un matrimonio. Poco dopo il matrimonio, la ragazza chiese il divorzio perché la casa era sempre
piena di altre donne con cui il marito si divertiva ma davanti al tribunale egli ebbe la forza di riportarsi a casa la
donna per non rinunciare alla sua dote (che andava in caso restituita).
Nello stesso periodo, Alcibiade entrò in politica ad Atene e si accattivò le simpatie degli spartani.
Inoltre Alcibiade partecipò anche alle olimpiadi con sette equipaggi e vinse i primi tre premi.
Egli era diventato molto popolare ma molto invidiato. In seguito allo scandalo delle Erme fu accusato di sacrilegio e
scappò a Sparta e si alleò contro la sua patria. Ebbe poi contatti anche con la Persia perché gli spartani lo
considerarono troppo potente e vollero ucciderlo così lui per salvarsi andò da un satrapo persiano. Dopo tre anni a
Sparta e un breve soggiorno in Persia tornò ad Atene come stratega ma la sua flotta subì una disfatta e lui si ritirò
dalle cariche politiche. Nel 405 a.C. venne assassinato (non si sa se da ateniesi, spartani o persiani).

LA MACEDONIA DI ALESSANDRO E I REGNI ELLENISTICI


Ciò che sappiamo sulla Macedonia ci viene fornito da molti documenti in pergamena, conservati dalle sabbie d’Egitto.
Sul papiro vi sono scritte opere letterarie e scientifiche, decreti, testi legati alla vita quotidiana come lettere, relazioni,
promemoria, appunti… Il più conosciuto è di Platone, da non confondere con il filosofo ateniese del V secolo, il quale
scrive a Zenone per trovare un posto di lavoro al figlio di Demetrio in cambio di alcuni doni.

LA MACEDONIA, UNA GRANDE POTENZA


La Macedonia era un vastissimo territorio a nord della Grecia e poco popolato, coperto di foreste e montagnoso. La
sua economia era legata all’allevamento del bestiame. I macedoni parlavano dialetto greco, ma erano molto arretrati
e i Greci li consideravano dei barbari (ma essendo greci, ammessi alle Olimpiadi). Su questo territorio, fin dai tempi
mitici, si era estesa una monarchia e la capitale del regno era Pella.

Durante la guerra del Peloponneso, la Macedonia rimase fuori dagli scontri e si rafforzò diventando una forte
monarchia.
Nel 359 a.C. Filippo II, uomo dalla grande personalità e dalla forte preparazione militare (istituì la falange
macedone*), salì al trono ed era intenzionato a conquistare la Grecia.
Furono molte le campagne vincenti che intraprese come la conquista delle miniere d’oro del Pangeo  ricchezza per
la città e creazione delle monete di stato, il filippo.

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La Macedonia cercò di sostenere la Grecia durante i momenti di crisi dopo la guerra e a molti greci l’iniziativa
macedone parve un’ancora di salvezza ad altri no, tra cui Demostene, che pronunciò diversi discorsi contro Filippo,
Le filippiche.
Altri pensavano che il vero nemico della Grecia rimase la Persia, ma Demostene convinse i Greci per un all’alleanza
anti-macedone.

Nel 338 a.C. avvenne uno scontro decisivo a Cheronea: i Greci vennero sconfitti da Filippo II che estese la sua
egemonia su tutta la Grecia (a capo dell’esercito vi era il figlio Alessandro).
L’esercito di Filippo avrebbe potuto sottomettere con le armi tutte le poleis greche ma il sovrano decise di essere più
diplomatico e non assorbire le poleis ma farle partecipare a un’impresa di conquista dell’Oriente.
Nel 337 a.C. a Corinto, si riuscì il Consiglio delle città greche  attaccare la Persia per rivendicarsi dopo un secolo
e mezzo; Filippo II morì poco prima di partire per l’attacco.

*LA FALANGE MACEDONE


La falange macedone era schierata su sedici file, che formavano un blocco compatto. Ogni soldato era dotato di una
lunghissima lancia, la sarissa, di circa 5-7 metri. La falange macedone era superiore a quella oplitica: sia in fase di
attacco, poiché disponeva di lunghissime lance che generavano scompiglio ai nemici, sia e soprattutto in difesa poiché
grazie alle lunghe lance, i soldati dei nemici erano tenuti maggiormente distanti  i macedoni risparmiavano le loro
forze mentre i nemici si stancavano. Inoltre in difesa i macedoni posti al centro alzavano le loro lance per proteggersi
dai giavellotti e dalle frecce.

ALESSANDRO E LA CONQUISTA DEL MONDO


L’erede al trono di Filippo II, Alessandro III, che venne poi chiamato Alessandro Magno, aveva vent’anni quando
successe il padre. Egli ebbe un’educazione completa, dalla guerra ai valori politici, filosofici, artistici e letterari grazie
al suo maestro Aristotele.
Alessandro non voleva nemici nella sua patria e fermò subito una tentata ribellione di Tebe (sostenuta da Atene –
rivolevano la libertà) infliggendole una dura punizione.
Alessandro riprese con entusiasmo, appena salito al trono, il progetto del padre e si dedicò subito alla conquista
dell’impero persiano.
La Persia stava vivendo un periodo di crisi e il successore di Dario II, Dario III non si preoccupò molto del possibile
attacco macedone.
Alessandro quindi attaccò nel 334 a.C. con moltissimi soldati e conquistarono diverse città tra cui Grànico e Isso.
Dario chiese una pace concedendo i territori occupati ad Alessandro, ma quest’ultimo rifiutò poiché non voleva solo
dei territori ma bensì tutti i territori persiani. Alessandro decise quindi di attaccare la flotta, invadendo e
conquistando la Fenicia; raggiunse poi l’Egitto e fondò una città, chiamata Alessandra. Conquistò, in chiusura, anche
Gaugamela, in Mesopotamia e la Persia era disgregata definitivamente.
Dario III scappò da un satrapo che però lo fece uccidere per guadagnarsi la fiducia di Alessandro, al quale però non
importò del suo atto, anzi, Alessandro fece uccidere anche il satrapo in segno di ugual giustizia.
Ad Alessandro non bastava aver conquistato la Persia e si estese fino al fiume Indo ma i suoi soldati erano stanchi e
decisero di fermarsi lì.

Alessandro volle creare un impero universale e per questo realizza una politica di integrazione tra Greci e
Persiani.
La politica di integrazione tra macedoni e persiani portò alla celebrazione di numerosi matrimoni, tra cui quello dello
stesso Alessandro con Rossane, figli di un principe asiatico.

Nel 330 a.C. venne organizzata una congiura: i paggi (servitori di Alessandro) vollero assassinarlo ma scoperto tutto
ciò Alessandro li fece uccidere insieme a tutti coloro che mostrarono dissensi nei suoi confronti.

A trentatré anni, Alessandro morì per una febbre malarica.

NEL SEGNO DI FILIPPO E ALESSANDRO


Nell’autunno del 337 a.C., Filippo II di Macedonia celebrava il suo settimo matrimonio con Cleopatra, una
giovanissima fanciulla macedone. Al banchetto nuziale avvenne uno scontro violento tra Filippo e il figlio Alessandro,
che allora aveva diciannove anni. Nel brindisi augurale il nobile Attalo, zio e tutore della sposa, esortava i Macedoni a
pregare gli dei per avere un erede legittimo al trono. Alessandro disse nell’occasione di non essere un bastardo e gli
rovesciò la coppa in faccia. Tirò fuori la spada, la puntò contro di lui ma scivolò sul pavimento a causa dell’ira e del
troppo vino bevuto.

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Nel luglio del 336 a.C., Filippo venne assassinato a Ege, capitale della Macedonia, da Pausania. La causa dell’omicidio
sarebbe stata una vendetta privata, compiuto il delitto e la fallita fuga, venne ucciso anche Pausania.

Alessandro intanto cresceva di potenza e aveva tutto il necessario per essere condottiero: il genio, l’ambizione e il
fascino. Preparata da Filippo, la conquista dell’Oriente venne effettuata da Alessandro, con conseguenze che
superarono ampiamente le aspettative. Alessandro, volle costruire un impero multinazionale, con un’intenzione di
riunire e fondere l’occidente e l’Oriente. Un episodio significativo per tutto ciò è il matrimonio con Rossane,
principessa iranica di eccezionale bellezza.

Alessandro morirà prima della nascita del suo unico figlio. Si trovava a Babilonia, di ritorno dalla spedizione in Asia e
proiettava di preparare una nuova spedizione in Arabia. Il 29 maggio radunò amici a un banchetto che si protrasse
fino a notte inoltrate. Quando ci si mosse per andare a riposare, Alessandro incontrò Medio, un principe di Tessaglia
che lo invitò ad una sua festa. Il giorno dopo fu assalito dalla febbre e poi la sua situazione peggiorò, non riusciva più
a muoversi e parlare. Nella disperazione dei suoi soldati il 10 giugno morì. Alcuni parlarono di avvelenamento, ma
probabilmente fu la malaria che portò alla morte in seguito al una ferita al polmone e l’eccesso del bere.

DEMOSTENE: “NON BISOGNA APPOGGIARE FILIPPO” vs ISOCRATE: “FILIPPO DEVE PORTARE LA PACE TRA I GRECI”
Demostene afferma che tutte le città, Atene in primis, poi Argo, Sparta e Tebe, hanno permesso a Filippo di fare ciò
che egli desiderasse: sottomettere, derubare, assalire… E tutte le malefatte subite da Atene contro Sparte furono
inferiori a ciò che ha fatto Filippo, perciò andava fermato.
Isocrate, al contrario, afferma che Filippo sarebbe in grado di unire in pace le diverse popolazione e città - Sparta,
Argo, Atene e Tebe; forse, quando c’era la guerra in Grecia non avrebbe mai affermano che si potessero unire città così
diverse, ma proprio adesso che esse sono caratterizzate dalle stesse sventure e dalla presenza di un uomo grande
come Filippo, questo progetto è possibile.

L’ETA’ ELLENISTICA
Dopo la morte di Alessandro, i suoi generali, diadochi, divisero l’impero in stati indipendenti: i regni ellenistici.
Le dinastie dei regni ellenistici furono:
 Tolomei in Egitto  tennero il trono fino il 31 a.C. con la conquista romana;
Seleucidi in Anatolia, Siria e Mesopotamia;
Antigonidi in Macedonia;
Attalidi a Pergamo  governato da Attalo I;
Arsacidi nel regno dei Parti.

L’età ellenistica, che durò fino al 31 a.C. è un periodo di sviluppo urbano e commerciale, di incontro tra culture
orientali e occidentali che favorirono il progresso in tutte le scienze (astronomia, geometria, medicina, matematica).
I sovrani ellenistici proseguirono il culto del sovrano diffuso da Alessandro ma lo stato esercitava il suo potere e
controllo su qualsiasi settore.

I greci si mescolarono con le popolazioni locali formando società multietniche e multiculturali: si costruì un mondo
cosmopolita che si lasciò alle spalle i limiti e le rivalità regionali del passato  non vi erano più tensioni e limiti: la
società ellenica era cosmopolita e comprendeva diversi popoli, lingue e culture e l’uomo pensava di aver come patria
il mondo.
Il greco divenne lingua ufficiale dal Mediterraneo all’Oriente e il concetto di cittadino variò per definirsi la figura del
suddito, obbediente al monarca.
Si diffuse una visione più individualista, anche sul piano religioso + sincretismo religioso > fusione di aspetti delle
diverse religioni.

Sparta decadde a piccolo centro regionale, Atene divenne centro commerciale secondario anche se viva dal punto di
vista intellettuale e culturale (Platone e l’Accademia, Aristotele e il Liceo), ottenne invece importanza Rodi.

Tutti i sovrani si impegnarono a fondo per abbellire le loro capitali con opere grandiose e raffinate, come ad esempio
a Pergamo, ad Alessandria.
Tra tutte le città fondate da Alessandro, quella che ebbe maggior fortuna fu Alessandria D’Egitto che in pochi decenni
divenne la più grande città del tempo e il più grande centro culturale. Questo fu possibile grazie anche ai tesori
trovati nelle casse dell’impero persiano: gli ori e i metalli permisero la distribuzione nell’impero di una moneta
unica, il rialzo dell’economia e la ricchezza delle città – specialmente Alessandria.
Molto importanti a Alessandria erano la biblioteca e i musei che rappresentavano le più importanti istituzioni
culturali.

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Le ricerche svolte ad Alessandria raggiunsero risultati eccellenti in astronomia (teoria eliocentrica) e nelle altre
scienze.
In campo letterario ebbe origine la filologia e le idee in poesia di Callimaco e fu tradotto per la prima volta l’antico
testamento.
In filosofia furono nuove scuole a diffondere risposte alle paure dell’uomo e alle domande esistenziali, come Epicuro,
Zenone e lo scetticismo tutti a favore di un affronto delle circostanze della vita con imperturbabilità.

Per due secoli la cultura greca si diffuse in tutto il mondo diventando universale, anche se tutto ciò andò a toccare
principalmente l’élite.

ALESSANDRIA D’EGITTO
Alessandria era costruita con numerose vie ad angolo retto, con alcuni viali larghi fino 30m. tutto era progettato
secondo criteri scientifici e in relazione ai venti.
Due erano i porti: il porto Eunosto e il porto Grande. Davanti a quest’ultimo, sull’isola di Pharos, sorgeva un enorme
torre, da cui deriva il termine faro. Sulla cima di questa torre infatti di notte veniva acceso un fuoco, visibile grazie a
una serie di specchi fino a sessanta miglia. Questo primo faro della storia verrà distrutto da un terremoto nel 1375.
I palazzi reali e i templi delle divinità greche ed egizie si trovavano a nord e a sud della città mentre al centro vi era la
tomba di Alessandro.

ESSERE DONNA NELL’ETA’ ELLENISTICA


Il cambiamento dei valori determinato alla fine del mondo greco classico influì sulla condizione della donna. Scuole
filosofiche nuove o già esistenti da tempo misero in primo piano l’uguaglianza di uomini e donne nella ricerca della
virtù – unico valore riconosciuto come universale.
Da questo periodo le donne vennero ammesse nelle prime scuole. Le tradizioni della polis vennero messe in crisi.
I maggiori cambiamenti si verificarono nel campo del diritto: le donne potevano fare testamenti ed ereditare, firmare
contratti, acquistare e vendere, ricevere e concedere prestiti.
La madre acquistava una nuova responsabilità sui figli: ella doveva prendersene cura solo dopo la morte del marito.
In ogni modo la donna rimase in una condizione sfavorevole poiché non poterono partecipare alla vita politica.

Scaricato da Carla Pedrelli (carlapedrelli@gmail.com)

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