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Prologo del Codice di Hammurabi

Quando (= poiché) Anum, l’augusto, il re degli Anunnaku, (e) Enlil, il signore del
cielo e della terra, quello che determina i destini del paese, a Marduk, il figlio
primogenito di Ea, il potere supremo della totalità delle genti gli assegnarono, lo
magnificarono fra gli Igigi, nominarono (la città di) Babilonia con il suo nome augusto,
la resero eccellente fra le regioni del mondo, nel cuore di essa (Babilonia) una regalità
duratura, di cui, come (quelle) del cielo e della terra, le sue fondamenta sono
saldamente fissate, stabilirono permanentemente per lui (Marduk)!
In quel tempo (= di conseguenza), Hammurabi, il principe pio che riverisce gli
dèi, me, affinché la giustizia nel paese sia resa manifesta, affinché il cattivo e il
perverso siano dispersi, affinché il forte il debole non opprima, come Šamaš, sulle
Teste-Scure (= l’umanità che abita il paese) per sorgere e illuminare il paese, Anum e
Enlil, a migliorare il benessere delle persone, con il mio nome hanno chiamato!
Io sono Hammurabi, il pastore, scelto dal dio Enlil, che accumula abbondanza e
prosperità, che provvede in tutto a Nippur, la città legame del cielo e della terra, e che
devotamente si occupa del tempio Ekur; sono il re potente, retsauratore della città di
Eridu, purificatore dei riti del tempio Eabzu, colui che ha attaccato le quattro regioni
del mondo, che magnifica il nome di Babilonia, rallegra il cuore del dio Marduk, suo
signore, e che ogni giorno presenzia al tempio Esagil.
Sono di stirpe regale, generato da Sin, che tratta con munificenza la città di Ur,
sono l’umile e supplichevole, che porta abbondanza al tempio Ekišnugal. (Io,
Hammurabi, sono) il re del discernimento, quello che ha ascoltato (= è stato obbediente
a) Šamaš, il forte, quello che ha stabilito saldamente le fondamenta di Sippar, quello
che ha rivestito di vegetazione il Gigunû (= il tempio sulla ziqquratum) di Aya, quello
che ha reso famoso il tempio Ebabbar che è simile alla dimora del cielo (di Šamaš)!
(Io, Hammurabi, sono) l’eroe guerriero, quello che ha favorito risparmiandola Larsa,
quello che (vi) ha rinnovato l’Ebabbar per Šamaš suo alleato! Sono il signore che ha
fatto vivere Uruk, che procura acque in abbondanza per Anu e Ištar. Sono il protettore

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del paese, colui che ha radunato le genti disperse della città di Isin, che fa traboccare
di ricchezze il tempio Egalmah.
(Io, Hammurabi, sono) il grande drago dei re, fratello favorito del dio Zababa, colui
che ha saldamente fissato la dimora della città di Kiš, che ha circondato di splendore il
tempio Emeteursag, che ha consolidato i grandi riti della dea Ištar, che si prende cura
del tempio Hursagkalamma, sono la trappola dei nemici, a cui il dio Erra, suo
compagno, ha fatto raggiungere il suo scopo, colui che ha ampliato la città di Kuta, e
che a Meslam dispensa ogni cosa.
Sono il toro selvaggio che annienta il nemico, amato dal dio Tutu, che porta gioia
alla città di Borsippa, il pio che non trascura il tempio Ezida. Sono il dio dei re, colmo
di saggezza, che estende le piantagioni della città di Dilbat, che colma il silo del dio
Uraš, il forte; sono il signore, detendore di scettro e corona conferiti dalla saggia dea
Mama, colui che ha tracciato i piani per la città di Kiš e che pocura alla dea Nintu cibo
puro.
Io sono l’accorto, il perfetto, colui che fornisce pascoli e fontanili alle città di Lagaš
e Girsu, che assicura grandi offerte al tempio Eninnu, che cattura i nemici: sono il
protetto della nobilissima (= dea Ištar), che adempie agli oracoli della città di Zabalam,
che rallegra il cuore della dea Ištar. Sono il principe puro, la cui preghiera è ascoltata
dal dio Adad, colui che calma il cuore del dio Adad eroe della città di Bit-karkara, colui
che dispone le prerogative nel tempio Eudgalgal.
Io sono il re che ha dato la vita alla città di Adab, e che si prende cura del tempio
Emah; sono il sovrano dei re, guerriero senza pari, che ha donato la vita alla città
Maškan-šapir, e che inonda di abbondanza il tempio Meslam; sono il sapiente, la guida,
colui che ha raggiunto la fonte di saggezza, che ha salvato le genti di Malgium dalla
rovina e ha posto l’abbondanza nelle loro case, che ha stabilito offerte pure, per sempre,
per gli dèi Enki e Damgalnunna, che hanno esaltato la sua regalità
Il primo tra i re, colui che ha sottomesso il regno dell’Eufrate nel “segno” di
Dagan suo creatore, lui che si era messo in collera (ha risparmiato) contro le genti di
Mari e Tuttul, sono il principe pio, che rallegra il volto di Tišpak, che offre al dio

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Ninazu cibo puro, che ha salvato il suo popolo dal pericolo e assicura il suo pacifico
stanziamento in Babilonia; sono il pastore delle genti , le cui azioni per la dea Ištar sono
ben fatte, che ha posto la dea Ištar nell’Eulmas dentro la grande sede, Akkad; sono
colui che proclama la giustizia , che guida nella correttezza il popolo, che ha rimesso
il suo buon genio protettore nella città di Assur, che reprime i ribelli; sono il re che a
Ninive, nel tempio Emesmes, ha promulgato i riti della dea Ištar.
Il pio, il supplice fervente dei grandi dèi, il discendente di Sumulael, l’erede forte
di Sînmuballiṭ, il seme duraturo di regalità, il re forte, il sole di Babilonia, quello che
fa sorgere la luce sul paese di Sumer e di Akkad, il re che fa ascoltare (= rende
ubbidienti) le quattro regioni (letteralmente le Quattro-Rive) (del mondo), quello che
è favorito da Ištar, (tutto questo) io (sono)!
Quando Marduk, allo scopo di guidare rettamente la gente del paese, mi ha
ordinato di insegnare buone pratiche, io ho messo sicurezza e giustizia nella bocca del
paese (= le ho rese pubbliche e comuni) (e così facendo) ho migliorato il benessere
delle persone!

“Se un uomo accusa un (altro) uomo e ...”

Epilogo del Codice di Hammurabi

(Queste sono) le decisioni di giustizia che Hammurabi, il re capace, ha stabilito


permanentemente e (in tal modo) egli al paese un comportamento sicuro e una buona
condotta ha fatto intraprendere!
(È per questo che posso dire di me stesso:) Hammurabi, re perfetto, io (ormai
sono)! Verso l’umanità che il dio Enlil mi ha donato e che il dio Marduk mi ha affidato
perché ne fossi il pastore, io non sono stato negligente né con le braccia inerti. Ho
cercato per esse luoghi salutari, l’ho liberata da gravi pericoli, su di essa ho fatto
sorgere la luce. Con la forte arma che le divinità Zababa e Ištar mi hanno concesso, con
la saggezza che Enki mi ha accordato, con la forza che Marduk mi ha dato, ho
annientato i nemici del nord e del sud, ho posto fine alle guerre, ho fatto il bene del

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paese, ho fatto abitare la gente sedentaria su fertili terreni e non ho tollerato che
qualcuno la molestasse.
I grandi dèi mi hanno chiamato. Io sono il pastore salutare, il cui scettro è giusto.
La mia ombra benefica è stesa sulla mia città, ed ho accolto nel mio grembo le genti di
Sumer e Akkad. Esse hanno prosperato sotto il mio genio protettore, le ho governate
in pace, le ho protette con la mia saggezza. Perché il forte non opprimesse il debole,
per provvedere all’orfano e alla vedova io ho scritto le mie preziose parole sulla mia
stele e l’ho posta davanti alla mia statua (in veste di) re della giustizia a Babilonia, la
città a cui gli dèi Anu ed Enlil hanno alzato il capo, nell’Esagil, il tempio dalle
fondamenta come il cielo e la terra, per dare leggi al paese, determinare le sentenze per
il paese e provvedere all’oppresso.
Il re preminente fra i re io sono! Le mie parole sono scelte, le mie capacità non
hanno rivali! Secondo il comando di Šamaš, giudice principesco del cielo e della terra,
che la mia giustizia prevalga nel paese! Secondo il comando di Marduk, mio signore,
che i miei disegni non debbano affrontare qualcuno che voglia rimuoverli! Nell’Esagil
che amo che il mio nome con favore sempre sia ricordato! L’oppresso che abbia una
contesa venga davanti alla statua (che) mi (rappresenta come) re della giustizia, legga
la mia stele iscritta, ascolti le mie preziose parole. La mia stele gli chiarisca la sua
contesa, veda la legge che lo riguarda, si distenda il suo cuore, e dica: “Hammurabi,
che è come un padre che ha generato il suo popolo, si è sottomesso alle disposizioni di
Marduk, suo signore. Per Marduk ha consentito la vittoria al settentrione e al
meridione. Ha rallegrato il cuore di Marduk, suo signore. Per sempre ha assicurato
benessere al popolo, ed ha reso giustizia nel paese”.
Questo dica, e davanti a Marduk, mio signore, e a Zarpānītu, mia signora, preghi
con il cuore ricolmo. I geni protettori e tutelari, dèi che entrano nell’Esagil, i (sacri)
mattoni dell’Esagil possano ogni giorno magnificare la mia importanza davanti a
Marduk, mio signore, e a Zarpānītu, mia signora.
Che il re che ci sarà nel paese nei giorni futuri osservi le parole di giustizia che
sono scritte sulla mia stele, non cambi la legge del paese che io ho promulgato e le

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sentenze che ho determinato, non elimini i miei disegni, se quest’uomo possiede
discernimento ed ha la forza di provvedere al suo paese, presti attenzione alle parole
che ho scritto sulla mia stele, e questa stele gli mostri la via, la direzione, il diritto che
nel paese ho promulgato, le disposizioni che nel paese ho decretato, e provveda (così)
all’umanità, eserciti per essa la giustizia ed emani le sentenze, estirpi dal suo paese il
cattivo ed il malvagio e faccia prosperare il suo popolo.
Hammurabi, il re di giustizia, cui Šamaš ha affidato tutto ciò che è stabilmente
sicuro, io sono! Le mie parole sono scelte, le mie azioni senza rivali! Soltanto per chi
non ha discernimento esse sono insensate, per il sapiente (invece) esse meritano lode!
Se quell’uomo (= un re futuro) presta attenzione alle mie parole che ho scritto sulla
mia stele e non rifiuta i miei verdetti, non cambia le mie parole, non altera i miei
disegni, (allora) quell’uomo sarà come me un re di giustizia! Che Šamaš allunghi il suo
regno (lett. il suo scettro), possa (quell’uomo) guidare come un pastore la sua gente
nella giustizia!”
Se quell’uomo non presta attenzione alle mie parole che ho scritto sulla mia stele,
disprezza la mia maledizione e non teme la maledizione degli dèi, annulla le leggi che
ho promulgato, cambia le mie disposizioni, altera i miei disegni, erade il mio nome
iscritto o (vi) iscrive il suo nome, (o) a causa di questa maledizione lo fa fare ad un
altro, quest’uomo, che sia re o signore o governatore o chiunque altro di tal fatta, il dio
Anu, padre degli dèi e procalamatore del mio regno, lo privi dello splendore della
regalità, rompa il suo scettro e maledica il suo destino.
Che Enlil, mio signore, che fissa i destini, non revoca le sue decisioni, e magnifica
la mia regalità, susciti contro di lui, nella sua sede, una ribellione che non possa essere
sedata, una rivolta che sia la sua rovina! Che gli fissi per destino un regno di sofferenza,
un numero limitato di giorni, anni di carestia, tenebre senza luce, fine della vista. Sia
lui a decretare, con una importante affermazione, la rovina della sua città, la dispersione
della sua gente, la sostituzione della sua regalità e l’annientamento, nel paese, del suo
nome e della sua memoria!

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Che Ninlil, grande madre, le cui parole hanno gran peso nell’Ekur, signora che
magnifica la mia importanza, là dove ci sia la deliberazione di un tribunale renda
cattiva, davanti a Enlil, la sua parola, dalla bocca del sovrano Enlil faccia decidere la
rovina del suo paese e la perdita del suo popolo, faccia in modo che la s ua vitalità si
versi come acqua!
Che Enki, grande principe che stabilisce anticipatamente i destini, il sapiente degli
dèi che conosce ogni cosa, colui che allunga i giorni della mia vita, lo privi
dell’intelletto e della ragione e lo riduca in confusione. Chiuda alla fonte i suoi fiumi e
faccia sì che non ci sia nella sua terra il grano, vita delle genti.
Che Šamaš, giudice principesco del cielo e della terra, quello che provvede
percorsi corretti per le (creature) dotate di vita, il signore, la mia fiducia (cioè: il dio in
cui ho fiducia), rovesci la sua regalità! Che egli non emetta i suoi verdetti! Che gli
confonda la via! Che gli sconvolga (lett. gli faccia scivolare) la disciplina del suo
esercito! Che quando una divinazione (è effettuata) per lui un presagio nefasto di
sradicamento delle fondamenta della sua regalità e di rovina totale del suo paese gli
assegni! Che una parola funesta di Šamaš rapidamente lo raggiunga! Che nel mondo
superiore da quelli che vivono lo sradichi! Che nel mondo inferiore negli inferi il suo
fantasma soffra la sete!
Che Sin, re del cielo, dio mio creatore, la cui facoltà di punire è manifesta fra gli
dèi, lo privi della corona e del trono della sua regalità, gli imponga una pesante pena
ed una grande punizione che non scompaia dal suo corpo! Che gli faccia terminare i
giorni, i mesi, gli anni del suo regno tra gemiti e lamenti! Che gli mostri un rivale della
sua regalità, gli fissi come destino una vita simile alla morte!
Che Adad, signore della prosperità, regolatore dell’acqua del cielo e della terra,
mio soccorritore, lo privi della pioggia dal cielo e dello scaturire (dell’acqua) dalle
sorgenti! Che mandi in rovina il suo paese nella carestia e nella fame, tuoni
furiosamente sulla sua città e riduca il suo paese a resti di siti (sconvolti) dal diluvio!

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Che Zababa, grande guerriero, primo figlio dell’Ekur, che cammina alla mia
destra, dove c’è una battaglia rompa le sue armi, rivolga il giorno in notte, e faccia
trionfare su di lui il suo nemico!
Che Ištar, signora del combattimento e della battaglia, colei che sfodera le mie
armi, mio benefico spirito protettore, che ama il mio regno, con il suo cuore irato ed
una grande furia maledica la sua sovranità, riduca il suo bene in male, rompa le sue
armi dove c’è combattimento e battaglia, gli procuri confusione e scompiglio, abbatta
i suoi guerrieri, abbeveri la terra del loro sangue, formi nella piana dei mucchi con i
cadaveri dei suoi guerrieri, non faccia avere misericordia verso le sue truppe, lo metta
completamente nelle mani del suo nemico e lo conduca prigioniero in un paese ostile!
Che Nergal, potente tra gli dèi, battaglia senza pari, che mi fa ottenere il trionfo,
con la sua grande arma potente bruci il suo popolo come il fuoco impetuoso di un
canneto, lo colpisca con la sua forte arma, e rompa le sue membra come (se fosse) una
statua d’argilla!
Che Nintu, augusta signora dei paesi, madre mia genitrice, lo privi di un erede,
non gli faccia avere progenie e non generi in mezzo al suo popolo (alcuna) semenza
umana!
Che Ninkarrak, figlia di Anu, che parla in mio favore nell’Ekur, faccia sorgere
nelle sue membra una grave malattia, una maligna disgrazia, un penoso disturbo che
non possa diagnosticare, che non possa essere mitigato con bendaggi, come il morso
della morte non possa essere sradicato, e (così) pianga la sua vitalità (perduta) finché
non venga meno il suo soffio vitale!
Che i grandi dèi del cielo e della terra, gli Anunnaku tutti, lo spirito protettore del
tempio, il (sacro) mattone dell’Ebabbar colpiscano con una maledizione nociva lui, la
sua stirpe, il suo paese e le sue genti, popolo e truppe! Che Enlil, per una sua decisione
che non possa essere cambiata, lo maledica con questi anatemi, che possano
raggiungerlo velocemente!

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