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Civiltà Prenuragica

Datazione Cultura Età

6000-4000 a.C. Su Carroppu Grotta Verde Filiestru Neolitico Antico

4000-3500 a.C. Bonu Ighinu     Neolitico Medio

3500-3000 a.C. San Ciriaco Ozieri   Neolitico Recente e Finale

inizi del III millennio a.C. Sub-Ozieri Filigosa Abealzu Eneolitico Iniziale e Medio

2500-2000 a.C. Monte Claro     Eneolitico Recente

2000-1800 a.C. Campaniforme     Eneolitico Finale

1800-1600 a.C. Bonnannaro A     Bronzo Antico

Civiltà Nuragica

Datazione Cultura Età

1600-1300 a.C.       Bronzo Medio

1300-900 a.C.       Bronzo Recente e Finale

900-535 a.C.       Età del Ferro

Cultura di Su Carroppu:

Il quadro culturale più ricco e indicativo è quello sinora apparso sulle colline calcaree di Sirri-
Carbonia nel Riparo sotto roccia di Su Carroppu, una piccola e poco profonda cavità aperta a nord
per una decina di metri, che domina dall'alto di un'erta parete rocciosa un'amena e chiusa valletta,
regno ancor oggi incontrastato di pastori e di mandriani.
Sono stati rinvenuti numerosi frammenti ceramici di grossolano impasto nerogrigiastro, in
prevalenza di forte spessore, con superficie bruna a chiazze nerastre, si riferiscono a ciotole e
pentole panciute a fondo convesso munite talora di piccole anse a maniglia orizzontale od obbliqua
forate verticalmente; presentano decorazioni, attuate mediante impressioni a crudo obblique o
verticali del bordo dentellato di conchiglie marine del
genere "Cardium".
L' industria litica appare esclusivamente in ossidiana, nelle
qualità traslucide e opache che in Sardegna si trovano nel
monte Arci.
I resti di pasto documentano un' economia basata sulla
caccia, l'allevamento, la pesca. Presenti le ossa di selvatici
quali il cervo e il cinghiale, quelle abbondanti del
"Prolagus sardus wagner, il piccolo roditore senza coda da
tempo estinto, e quelle di probabile montone.
Le sepolture erano di sicuro in grotta , dalla testimonianza
di due scheletri umani trovati in posizione contratta, con
accanto oggetti d'ornamento, diverse conchigliette di "columbella" e di "pectunculus" levigate e
forate.

STRUTTURE DOLMENICHE
Si indicano col termine "strutture dolmeniche" le costruzioni di tipo "trilitico" ovvero
composte da tre pietre ("tri" = tre ; "litos" =
pietra): due verticali (o ortostati) e la terza
sovrapposta alle precedenti (piattabanda).

Il tipo più semplice è il DOLMEN (dal


bretone "tol" = tavola ; "men" = pietra),
composto da un trilite provvisto di spalliera e
di facciata.

Quando il dolmen si ripete in successione si


ha un "sepolcro a corridoio" più comunemente detto
"allèes couvertes" (dal francese: corridoi coperti).
Quest'ultima struttura, nel periodo nuragico, si
arricchisce dell'esedra (un muro posto anteriormente a
semicerchio con stele centrale più alta dove si apre il
portello di ingresso) e prende il nome di Tomba dei
Giganti. I Dolmens e le Allées Couvertes appaiono
probabilmente nella fase finale del Neolitico (cultura di
S. Michele), ma si diffondono nell'età del rame sino al
bronzo iniziale.

MENHIR

I menhirs ("men" =
pietra ; "hir" =
lunga) sono pietre
saldamente
piantate per terra
(che ospita
l'elemento profano
uomo) e rivolte
verso il cielo
(elemento sacro)
quasi a significare
il tentativo di un
costante rapporto
fra i due elementi.
I Menhirs sono posizionati isolati o in gruppo, talora
in allineamento, presso i villaggi, in prossimità di
tombe, ma si ritrovano anche in siti con i quali al
momento non sembrano avere collegamenti diretti. Si
pensa che potessero avere una funzione
rappresentativa di tipo generale, un po' come i simboli
religiosi cristiani che si trovano un po' ovunque: le
croci in ferro o legno poste intorno ai paesi o le statue
e le edicole sistemate negli incroci delle strade
principali o dei viottoli più frequentati. Si distinguono
in aniconici, protoantropomorfi ed antropomorfi, i
primi sono pietre naturali appena sbozzate di forma
parallelepipeda o prismatica, talvolta vagamente
ogivale, i secondi tendono a restringersi alla sommità
a volte appuntita, a volte tronca, oppure ogivale con
sezione piano-convessa e ricordano vagamente la
sagoma umana, gli ultimi possono avere attributi
maschili (simbolo fallico) e femminili (coppelle in
positivo o in negativo). e sono lavorati in modo da
rappresentare la figura umana che troverà il pieno
sviluppo nell’età dei metalli con la raffigurazione di
vere e proprie statue-menhir o di betili.

L'altezza varia da un massimo di metri 6,50 ad un


minimo di metri 0,55. Pare che l'uso di questi simboli
sacri, peraltro diffusissimi nell'area mediterranea ed
europea nordoccidentale, inizi in Sardegna nel
Neolitico Recente e si mantenga sino al periodo
romano; solo nella Barbagia i rituali precristiani
continuano sino al periodo medioevale come
testimoniano alcune fonti storiche indicando che le popolazioni locali adoravano pietre e
pali di legno infissi in terra. I menhirs vengono chiamati in sardo "pedras fittas" o "pedras
longas". Alcuni menhir ritrovati a Laconi si distinguono per il maggior livello di
elaborazione, per questo sono identificati come statue-menhir. Le statue-menhir sono di tipo
proto e antropomorfo e sono "armate": infatti, il corpo del monolite reca, scolpiti in rilievo, i
pugnali, simbolo del potere. Questo segno fa pensare che le statue siano la rappresentazione
simbolica di eroi o divinità e che fossero legate alla loro commemorazione.

TOMBE IPOGEICHE O DOMUS DE JANAS

Nel Neolitico Recente, detto anche periodo Ozieri o S. Michele, si diffonde l'usanza di
seppellire i morti in grotticcelle scavate nella roccia (ipogei da "ipo"= sotto e "geo" = terra)
più comunemente dette "domus de Janas" anche se, negli anni ottanta, sono state scoperte a
"Cuccuru Arrius" (Cabras) tombe ipogeiche con materiali di Cultura Bonu Ighinu che
sembrano indicare che il
fenomeno sia precedente al
Neolitico Recente.

La tipologia di queste tombe


è piuttosto varia e va dal
tipo più semplice, caratterizzato da ingresso, anticella e cella principale posti un asse (ad
esempio la Domus n° 5 di "Binza 'e Giosso"; vedi riquadro qui a destra), al tipo canonico
detto a "T" in quanto sull'asse del tipo precedente si aprono altre due celle laterali a quella
principale (vedi tomba
dipinta di "Mandrantine" e
la tomba n° 2 di "Binza 'e
Giosso", sezionata
dall'attività di cava) per
arrivare alla gran varietà del
tipo complesso dove si
aprono cellette in tutte le
direzioni. E' certo che lo
scavo della domus non
avveniva in un unico
momento costruttivo e pare
non fosse casuale.

L'accesso nei tipi più antichi è "a pozzetto"; in seguito si usa un corridoio (dromos) e, se la
roccia lo permette, i portelli d'ingresso, spesso sagomati con eleganza, vengono aperti
verticalmente su frontoni naturali. Le decorazioni sono diverse comprendendo la rifinitura
dei portelli interni ed esterni, la riproduzione di elementi architettonici come zoccoli,
paraste, pilastri con basi, architravi, il trave centrale
con i travicelli trasversali del tetto, ed altri elementi che
nell'insieme portano a rappresentare l'interno della
dimora dei vivi. Queste decorazioni non si limitavano
ai rilievi, ma potevano essere completate da colori per
evidenziare e abbellire gli ambienti (un documento
eccezionale è rappresentato dal soffitto a riquadri
restituito dalla celebre tomba di "MANDRANTINE" a
Thiesi).

Oltre agli elementi architettonici, la decorazione più ricorrente nelle domus è la "Protome
Taurina" che, isolata o ripetuta, naturalistica o stilizzata, rappresenta una divinità simbolo
della vita e della riproduzione intesa anche come rigenerazione del defunto nella vita
dell'aldilà.

Le domus sono tombe collettive dove, con accanto il corredo funebre, il defunto veniva
deposto dopo averlo lasciato all'aperto a scarnificarsi (sepoltura secondaria). Le ossa e il
corredo venivano rimossi o spianati per far luogo ad altre sepolture per cui non è facile
rilevare se le tombe siano state utilizzate per un gruppo familiare anche se questa per ora è
l'ipotesi più accreditata.

Davanti alla domus, nel "dromos" e nell'interno con molta probabilità si svolgevano riti
sacri, come fanno pensare le coppelle, i focolari scavati nei pavimenti ed altri elementi.

Qualche millennio dopo gli Etruschi useranno tipologie similari di sepoltura.

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