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ARCHEOLOGIA E STORIA DELL'ARTE GRECA E ROMANA

Tempo (quando), luogo (dove), funzione (a che cosa), chi l'ha prodotto, grado tecnologico della società (indice
di ricchezza della società): ciò che ci è rimasto è un correlato fossile concettuale o è manufatto, ha subito un
processo di fossilizzazione passando da un sistema socio-culturale a una altro in relazione di rappresentanza:
deve essere in grado di rispondere alle nostre domande, di darci un significato, di rappresentare coloro che
l'hanno prodotto e consumato al tempo in cui è stato prodotto. C'è una differenza tra le varie situazioni
geografiche, che sono aree geo-culturali (le civiltà in determinati luoghi danno vita a forme diverse di cultura).
Il problema del ritratto romano e di arte plebea di Bandinelli: sono concetti ormai superati ma da affrontare
nei libri.

Età protogeometrica (1050-900 a.C.)


Iliade e Odissea: fonti importanti per questo periodo. Cronologie e definizioni convenzionali. Geometrico =
qualcosa che dipende dal tipo di motivi decorativi che caratterizza le produzioni, stile che si rifa a figure ed
elementi geometrici. Protogeometrico: prima del geometrico. Non c'è un accadimento storico che marca
questo periodo, che funziona da marcatore cronologico → ci sono date miste in questo sistema di cronologia,
in parte legato a mezzi secoli ed elementi stilistici, a volte legato ad elementi stilistici, ma cronologia legata a
momenti storici. Poche testimonianze di questo periodo: sono arrivati i Dori che hanno dato una spallata al
sistema palaziale proprio del mondo minoico e miceneo: Micene, Peloponneso in cui nuclei urbani ben
individuati erano sorti attorno a un centro di potere che controlla un territorio con un sistema sociale
organizzato in un sistema gerarchico, attorno a una figura detta wànax che prevede una classe nobiliare di
guerrieri affiancata a una classe sacerdotale con uno sfruttamento delle risorse del territorio e forme di
scrittura (lineare A e lineare B ritrovate nella Beozia a Tebe con delle tavolette che rappresentano testi che
riguardano l'amministrazione). Quando questo organismo si sfalda, abbiamo una situazione differenziata
dell'organizzazione della popolazione nella Grecia continentale e nelle isole. Casualità: altro elemento
dell'archeologia, le testimonianze ci giungono casualmente dovute al fatto che la civiltà successiva le ha
fagocitate o le ha emarginate. Rapporto binario della Grecia con le altre sponde dell'Egeo: Troade (Troia) sulle
coste della Turchia, poi c'erano altre popolazioni, come gli Ittiti, i Fenici, i Sumeri, i Persiani (civiltà dei due
fiumi). Poi c'era l'Egitto altrettanto importante. Isola di Creta: punto di incrocio tra chi arriva dall'Asia e chi
arriva dall'Africa. In Grecia c'erano realtà diverse dal Peloponneso, Attica, Tessaglia, Epiro, Tracia, Macedonia.
Arrivarono i Dori dal nord-est che danno una spallata al sistema che gravitava sulla parte insulare, sulle coste
della parte continentale e sulle coste della Turchia (cfr circolo delle tombe micenee dove è stata trovata la
maschera di Agamennone; il tesoro di Priamo). L'oro ritrovato è arrivato da rotte commerciali, perchè la Grecia
non lo produce; così l'avorio che viene da rotte commerciali orientali (due qualità: avorio di elefante o di
rinoceronte); materiali ancora più preziosi: ossidiana (set di stoviglie), lapislazzuli, testimoniano una società

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ricca che può acquistare oggetti suntuari. Ceramica: per le stoviglie e vasi di varie dimensioni. I materiali
testimoniano il grado tecnologico di una società. Decorazione dei vasi: devo avere un repertorio di figure,
interfaccia visivo di ciò che la società fa. Quando arrivano i Dori tutto ciò si sfrangia.
Prima testimonianza di come una comunità sia organizzata: insediamento protogeometrico in un'isola, l'Eubea,
che costeggia le coste dell'Attica, a Lefkandi che si trova nell'entroterra, dove è stata scoperta una costruzione
interessante a livello planimetrico (= come è organizzata la pianta). Testimonia più fasi di vita: lo sappiamo
dalle tecniche edilizie, infatti ha le fondazioni delle pareti laterali che sono in pietra e pietrisco, quindi solide;
su quelle è costruito l'elevato in materiale effimero, come argilla, legno e frasche. Esternamente ha una serie
di buchi di palo, di fori circolari: doveva essere circondato da una sorta di colonnato, ovvero peristasi, che
segue le pareti della struttura. Struttura absidata, ovale, nella parte opposta all'ingresso che ricorda la
struttura del megaron miceneo. È una struttura deputata ad accogliere una comunità che si era rifugiata
nell'Eubea e che manteneva qualcosa della struttura micenea di riferimento. Struttura degli spazi interni: buchi
di palo: fila di colonne lignee che sosteneva il tetto, ambiente rettangolare centrale, cui seguono due ambienti
a pianta rettangolare opposta che davano accesso alla zona absidata finale. Quasi al centro della struttura, nel
vano mediano, in posizione decentrata, sono state trovate due sepolture, una maschile e una femminile . La
struttura di copertura doveva essere in materiale effimero, struttura in pietra solo la parte iniziale dell'elevato.
Poi un focolare, dopo le sepolture, infine un deposito per derrate = materiali di consumo. Sepolture: nella
civiltà minoica e micenea di solito sepolture fuori dall'abitato. Pluralità di funzioni: zone di riunioni, zone di
stoccaggio di derrate alimentari, zone di focolare. Spazio multifunzionale, anche eroon (= luogo in cui è sepolto
un eroe). È considerato un edificio eroon, che sia servito alla comunità che ha riformulato lo spazio in ricordo
del precedente wanax, ma anche un edificio, luogo di riunione e in più tomba (l'uso di seppellire nello stesso
luogo in cui si abita non si faceva prima né si farà dopo). Forse le tombe contenevano i corpi dei fondatori di
questa comunità? Non ha avuto continuità di vita questo insediamento (scoperto a fine '800).
Edifici con funzione di raccolta individui, funzione sacrale che prevedevano un accesso monumentalizzato
(kroston) e elemento arsenale che chiude la struttura: abbiamo due piccoli modellini di edificio in terracotta
→ continuano ad usare alcune tecniche, lavori di carpenteria e falegnameria, anche se nel protogeometrico
sono state perse queste capacità. Tutto ciò viene comprovato da modellini, in terracotta, ritrovati a Perachora,
nella Corinzia (regione attorno a Corinto) e ad Argo (Diomede, Argolide). I contesti di riferimento sono due
contesti sacri, sono due aree sacre, due contesti di santuario → viene conservato nell'ambito di qualcosa che è
destinato alla divinità, depositi votivi. Alba della società greca: edifici sacri, che sono luoghi che coinvolgono
dei devoti e perdurano nel tempo. Si distinguono infatti in archeologia lo spazio civile e lo spazio sacro:
contesto di santuario. Questi due modellini vengono da depositi votivi. Vicinanza con Lefkandi nel kroston e
nel fatto che quello di Perachora ha la parte finale absidata. Le pareti esterne sono decorate con linee parallele
o oblique, a losanga; elemento geometrico: meandro spezzato, insieme ai triangoli penduli, detti anche denti

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di lupo, e linee ondulate (dalla tradizione micenea). Protogeometrico per via delle decorazione: repertorio
limitato di motivi geometrici, pochezza dei materiali risalente a questo periodo, in luoghi abbandonati o sacri
che hanno avuto continuità di vita. Modellino di Argo ritrovato nell'“Heraion”: area sacra dedicata a Hera, in
quanto divinità femminile, legata a cicli esistenziali della vita, santuario a 5 km da Argo, luogo che continua a
vivere nel tempo e che nell'ultima parte dell'edificio fu ricostruito in età classica. Attorno area di santuario per
accogliere i pellegrini e attrezzature ginniche per le gare. Si impostano anche i canoni per rappresentare la
ierogamia (il matrimonio sacro tra Zeus ed Hera). Tra gli anatemata (= ex voto) di Hera è stato trovato questo
edificio, simile a Lefkandi e che ha un kroston e un naos, una cella, unico vano d'accesso. Questo edificio è
coperto: infatti a Lefkandi doveva essere a doppio spiovente con capriate; tecnicamente c'è una sproporzione
tra la parte superiore e inferiore dell'edificio; nella parte frontale dell'edificio tra i due spioventi laterali c'è uno
spazio triangolare che è aperto: lì poi andrà il frontone (da qui il problema della copertura del frontone per un
architetto greco). Problema: se noi dedichiamo questo modellino nel santuario di Argo dobbiamo pensare che
il devoto l'abbia inventato o abbia preso ad esempio un edificio reale? Cioè, riproduce in miniatura l'edificio di
Hera? No, è una riproduzione di un tipo architettonico che poteva essere usato allora (questo interrogativo è
stato affrontato dallo studioso tedesco Drerup, negli anni '30 del '900). Peloponneso: santuario nella località di
Perachora dedicato a una divinità maschile, Poseidon. Diversi edifici sacri nel corso del tempo dedicati a
divinità maschili e femminili, luogo di incontro dei pellegrini, edificio in divenire e che comprende al suo
interno una pluralità di divinità, che hanno competenze complementari (politeismo). Ricostruzione di un
modellino più semplice di quello dell'Heraion: un archeologo scavando ha trovato un edificio absidato che
corrisponde alla pianta del modellino trovato nel deposito votivo dell'area sacra. Siamo tra il 1000 e il 950.
Sono costruzioni singole piccole votate al culto (diverso da Lefkandi, anaktaeroon = casa).
Planimetria: situazione pluristratificata, con edifici che hanno una serie di elementi costruttivi tangenti alle
evidenze che abbiamo notato. Siamo in Etolia, Grecia continentale al centro, sopra la Focide (dove sta Delfi), a
Termos, in montagna come Lefkandi. Ciò che si dedica a una divinità si deve conservare, non si butta via, per
cui creo dei depositi in cui stipo gli anatemata, gli ex voto, per la divinità. Deposito votivo (dipende se fatto in
una volta o in più volte): problema di datazione per l'archeologo, devo trovare una cronologia relativa, e posso
datare con una cronologia assoluta se sigillo quegli strati e ho degli elementi a cui ancorarmi. Posso datare solo
sulla base della tipologia e degli elementi stilistici. A Termos (scavi tedeschi) ha mantenuto una sua dimensione
perchè un tempio, ma non insediamenti di vita intorno. È un'area dedicata ad Apollo con una serie di edifici: la
successione fisica si traduce in successione temporale → le relazioni fisiche (Harris) sono pochissime: per le
sezioni verticali taglia e tagliato; per le sezioni orizzontali lo strato che copre è più recente di quello che è
coperto. Edificio A simile a Lefkandi; un ambiente tangente all'edificio A con lo stesso orientamento che
presenta una planimetria più recente: ha dismesso l'abside finale e ha chiuso con un muro perpendicolare e
diritto, sempre con una partizione dei volumi e degli spazi interni; tutto questo è stato tagliato da una struttura

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a pianta rettangolare piena che ha tagliato i due precedenti edifici e ha monumentalizzato l'area: tempio C:
uno dei primi esempi di architettura dorica ed è il più recente dei tre. Qui è conservata una delle metope in
terracotta più antiche della Grecia.
Terrecotte dell'area della Beozia. Pisside, scatola, a tempietto, anaiskos, in cui c'è anche un altro elemento: “o
anthropos”, la figura umana al centro. E poi gli indicatori che interessano molto all'archeologia: indicatore
funzionale, delle abilità tecnologiche, per la cronologia: ceramica → fossile guida perchè siamo in grado di
ricostruire le due forme, il tipo di argilla e ci è utile per delle informazioni di cronologia relativa. Poche forme di
base della ceramica: circa 12 (invece 80 forme ca. in periodo minoico e miceneo) → grandi vasi per contenere
le derrate (deinos = orcio), piatti (pochissimi), contenitori per liquidi (poco vino e olio: beni di lusso),
contenitori per bere (in contesti raffinati), se no si beveva con le mani o con materiale effimero. Il liquido
primo è l'acqua e il vaso che la contiene è l'anfora: amphì + phero = porto con due mani; ha due anse, delle
prese. Contesto chiuso: realtà circoscritta che non deve essere sconvolta, come una tomba, deve rispecchiare il
momento della deposizione e aver tolto dal circuito d'uso i materiali che sono stati chiusi per non essere più
toccati. Vengono dai corredi trovati nella necropoli del Ceramico ad Atene (necropoli iniziata dall'età micenea
fino alla tarda età imperiale romana) e riguarda gli studi di Kupner: corredi protogeometrici → descrizione
della tipologia (che riguarda una forma) attraverso un'anfora. Hanno in comune un labbro, un collo, una spalla,
un corpo che nella pancia ha il punto di massima espansione e un piede. Il marcatore che fa sì che una si
chiami ansata nella pancia, una nel collo, una nella spalla (“shoulder handeld anphora”) è la posizione della
anse. Cambia la decorazione: primo tipo: collo nero, fasce di semicerchi concentrici che distinguono le spalle,
sotto la spalla fasci concentrici di linee ondulate (retaggio miceneo) → tutte queste decorazioni si realizzano
con strumenti (ad esempio il compasso), tranne le linee ondulate realizzate a mano libera; si trova anche la
figura di un cavallino. Secondo tipo: semicerchi concentrici con fasci linee orizzontali. Terzo tipo: parte della
spalla e la pancia decorata da linee oblique a zig zag, a tappeto o scacchiera, e rombi. Quarto tipo: con anse
nel labbro (il meno usato perchè il più fragile). Il defunto si seppelliva con le anfore che facevano parte di un
corredo. Altre tre forme: vaso mono ansato, ha un labbro conformato, è una “oinochoe”, un vaso per versare il
vino, fa parte di un set per banchetto; vaso senza labbra conformato, con pancia schiacciata, la “lechitos”, per
l'olio; coppa a piede alto con due anse e che serve per bere dell'acqua mescolata a vino (nel tempo cambierà
forme). Li distinguevano i partiti decorativi riferibili a un repertorio geometrico, linee, semicerchi, scacchiera,
triangoli e rombi che non occupano tutta la superficie del vaso.
Cfr pisside (scatola) del Ceramico usata per contenere effetti personali, con ansa a forma di cavallo. Museo di
Olimpia: materiali provenienti da un'area sacra nell'Elide (Olimpia): selezione dei materiali che sono stati votati
nel periodo protogeometrico, alti dai 15 ai 20-25 cm: tripodi in bronzo e piccoli animali in bronzo, soprattutto
cavalli. Tripode: polifunzionale, ha le anse: ci si illumina, ci si scalda, si regala, si dà in premio. A Delfi era
l'oggetto sacro ad Apollo: oltre ad avere una valenza funzionale, rimanda a una serie di attese diverse della

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società. Il cavallo è legato a una sfera maschile, della ricchezza (aristos) ed è un elemento di passaggio di stato:
un giovane inizia la paideia con l'uso delle armi e del cavallo.
Riassumendo... Età protogeometrica (1050-900):
-pochi casi;
-poli architettonici: Lefkandi e Termos con modellini (sono tre, anche se noi ne vediamo solo due);
-diffusione di ceramiche: oggetti d'uso che riguardano anche la metallurgia (depositi votivi).
Si vede negli oggetti un certo benessere nella compagine sociale → si va verso il 900.
N.B. → ci sono sfasamenti nelle datazioni in base ai diversi centri considerati.

Età geometrica (900-700 a.C.)


Ci sono punti più precoci o attardati in base all'area geografica caratterizzata da un ethnos, ovvero
compresenza di territorio e gruppo umano che vi abita. I Dori si stanziano nel Peloponneso e anche nella
Grecia continentale, ma qui si caratterizzeranno con un'altra popolazione, gli Ioni → differenze etniche
riportate a differenti antenati mitici; eroe dorico per eccellenza: Eracle o Ercole che sarà preso anche dagli Ioni,
e in seguito Teseo che sarà un altro eroe panellenico, ma mai quanto Eracle, perchè è l'unico eroe (di stirpe
dorica; gli eroi sono semidei) ad essere diventato un dio, dopo aver superato le fatiche; verso Macedonia e
Tracia si trovano le Amazzoni che scardinano il nomos, essendo una società femminile. Teseo sposò Ippolita, la
regina delle Amazzoni, da cui nacque Ippolito. Teseo divenne re dopo il sinecismo dell'Attica, ma Ippolito non
divenne re perchè è figlio di una madre non greca. Pericle ebbe il figlio da Aspasia, donna non greca, per cui
cambiò la legge sulla cittadinanza. Così anche Temistocle era nothios, figlio di una madre non ateniese.
Oggetti funzionali, i tripodi, che sono una categoria di oggetti che continuerà nel tempo (per riscaldamento e
illuminazione). Sono composti da un bacile, calderone sostenuto da tre zampe, e poi ha delle anse per il
trasporto. Le prima sono anse ad anello, poi saranno plastiche conformate di solito a forma di cavallo. Olimpia,
verso il 700, in una delle zampe di un tripode tra due elementi, quadrati geometrici in rilievo, c'è una scena
che possiamo interpretare o come una scena generica di due umani (siamo avanzati) con corpo triangolare
frontale mentre le gambe di prospetto: hanno due copricapi diversi, hanno al centro un tripode e dal tipo di
gestualità si capisce che si stanno contendendo questo tripode (prezioso perchè in metallo), sono due
guerrieri. Scena generica o pur senza elementi specifici che li individuano come un'identità (senza che ci sia un
attributo che ce li fa riconoscere) sono riconoscibili come due personaggi del mito? Verso la fine del
geometrico possiamo supporre che ci fosse un modo di visualizzare un sistema di credenze (religiose),
possiamo scene rappresentate di miti? È una contesta che oppone Eracle ad Apollo per il possesso del tripode?
Se riusciamo oltre a rifunzionalizzare gli oggetti, a capire e organizzare gli spazi, a raffinarci negli utensili,
riusciamo nella mente ad avere gli spazi del sacro e della via quotidiana, e anche a rappresentarli?
Rappresentiamo i miti? Repertorio geometrico o che può contemplare degli animali, ma anche le figure

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umane? Se sorgono le città, esistono delle organizzazioni di umani che si mettono insieme in un contesto
tipograficamente organizzato anche nella suddivisione degli spazi: strade, controllo sul territorio,...
Discrimine del 900: come ci differenziamo dal protogeometrico nella ceramica?
Neck handeld anphora: presenta il cerchio al posto del semicerchio (early). Altro vaso: organizzazione ben
ordinata del repertorio geometrico organizzato per quadri, ovvero metope (early). Oinochoe: tutto il corpo del
vaso è occupato da un partito decorativo non iconico, antropomorfo, ma aniconico, con un complesso partito
geometrico che oltre alle fasce, alle linee, prevede rombi continui, meandri continui a scala (middle). Alti 30
cm per il vino. Siamo in un momento a metà del geometrico che si divide in early, middle, late.
Late: 750: in questi due vasi unione tra una completa tessitura geometrica del vaso con un inserimento di
elementi figurati che sono sia animali, sia figure umane. Sono vasi alti 1,40 – 1,60 m e sono a forma di anfora
con anse sul corpo. Cratere: vaso che serve per conservare e mescolare (da kerannumi) il vino (elemento più
importante da usare nel set per il simposio che è maschile), che in Grecia non si beve mai puro, ma solo
mescolato con acqua. Un cratere ha un labbro, un collo molto basso, una spalla un corpo con una pancia e un
piede, ma la forma che lo distingue dall'anfora: apertura della bocca → forma chiusa dell''anfora (in base al
diametro del labbro) e forma aperta del cratere. Ha le anse non funzionali sul corpo del vaso, e i crateri si
distinguono solo in seguito per la forma delle anse. Il cratere è di maggiore prestigio e connota un ambiente
maschile, mentre l'anfora connota un mondo al femminile. Presentano una perfetta scansione delle parti del
corpo e la superficie esterna tutta colorata: argilla depurata e sottile tra il giallo arancio e sovra-dipintura in
nero per tutte le figure. Fasci di linee parallele, meandri in tutte le forme, posizionate in diversi punti ben
individuati del vaso (subito sotto il labbro, nella spalla; invece nel cratere nella parte inferiore del vaso, nel
piede), i triangoli. Poi nell'anfora c'è piccolo un fregio con degli animali, “teoria” (termine tecnico) di animali
pascenti, ovvero un fregio zoomorfo. Ha rotto tutta la tessitura geometrica, è in punto in alto, piccolo e poi nel
punto di maggiore visibilità in asse con le anse è stata recuperata una scena: rappresentazione della figura
umana (congrua rispetto al contesto in cui è stato trovato) → dorso con un triangolo con il vertice verso il
basso con il vitino di vespa, poi differenziazione di genere con convenzione: gambe grandi rappresentate
frontali e con braccia filiformi sopra la testa sono maschi; mentre le figure inginocchiate e quella distesa con
una sorta di abito che copre le gambe sono figure femminili. Lo capiamo dalla comparazione con altri vasi. Le
teste sono tutte puntute nel mento, non c'è indicazione di dettagli, e in questo vaso è rappresentato un
threnos = lamento funebre che lamenta il thanathos, la morte di questa figura femminile stesa su una kline,
letto che è funebre. Scacchiera dietro: una sorta di stoffa che deve coprire la defunta, non è un riempitivo. È
una scena di prothesis = esposizione del defunto. Viene dalla necropoli del Dipilon, al confine con il Ceramico,
in Atene ed era un sema, un segnacolo di una sepoltura, che mi segnala una tomba. È una delle prime
rappresentazioni della lamentatio funebris. È un segnacolo di tomba ed è coerente, per quanto riguarda
questo fregio, con la destinazione del vaso, la funzione e il luogo di esibizione.

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Cratere dal Metropolitan Museum di New York: defunto portato su un carro trainato da cavalli e il threnos è
fatto da personaggi maschili che si portano le mani sulla testa. Sotto: altro fregio figurato e intorno ci sono
carri con le ruote staccate dalla struttura, tirati da coppie di cavalli dal collo filiforme, corpo sottile, e sui carri
ci sono personaggi maschili che hanno una differenziazione marcata rispetto alle figure superiori →
rappresentazione stilizzata di uno scudo, la doppia perta, lo scudo di tradizione micenea che solo un eroe
poteva portare secondo quanto dice l'Iliade. Provenienza dall'area del Dipilon ad Atene. Quelli che sono
rappresentati come se indossassero uno scudo devono avere uno status diverso da quelli che seguono il carro
dei defunti. È rappresentata una teoria di guerrieri con i loro carri, ciò significa che sono aristoi. Prothesis ed
ecphorà: corteo funebre (sul carro è il letto funebre). Sono attribuiti per convenzione a un grande ceramista (=
colui che ha realizzato il vaso) e ceramografo (= colui che l'ha dipinto), il maestro del Dipilon. Maestro perchè
questo artigiano è riuscito a realizzare dei prodotto sotto il profilo tecnico, funzionale, notevoli anche per
l'impegno nel partito decorativo. La tettonica del vaso, la modulazione della morfologia del vaso, funziona per
moduli che sono interpretati nel partito figurativo. Questi due pezzi sono semata, realizzati da uno stesso
autore alla metà del VIII secolo. Sono entrambi di grande impegno formale.
Studioso di ceramica (nato nel '27, Oxford), sir John Boardman, allievo di sir John Beazley (morto fine anni '50),
anche lui grande studioso di ceramica greca e ha organizzato il sistema di classificazione della ceramica attica a
figure nere e rosse applicando un metodo attribuizionistico, per attribuzione a maestri e discendenti di
realizzazione di botteghe. J. Boardman a metà degli anni '70 ha azzardato un'interpretazione sul vaso da
strutturalista: morto femmina su un'anfora, morto maschio su un cratere e segnano entrambi la sepoltura.
L'anfora serve per conservare e portare l'acqua e sta nell'oikos area della casa di pertinenza della gunè; invece
il cratere è più un vaso di rappresentanza usato nei banchetto, per il vino di pertinenza della sfera maschile →
anfora: indica sepoltura femminile; cratere: indica sepoltura maschile. Marcatore: elemento importante a
livello socio-culturale → modalità di seppellimento: incinerazione → segnacolo di una tomba di un corpo che è
stato cremato.
Elementi di convenzione: paratassi, una figura messa una accanto all'altra; isocefalia tra le teste di cavalli.
Paratassi e isocefalia caratterizzano queste raffigurazioni. Marcatori di un'epoca diversa: stesso schema
compositivo ma di dimensioni minori, elemento che introduce un concetto di gerarchia che sembra una
bizzarria in un contesto di paratassi.
Raffigurazione limitata quanto a soggetto e che afferisce a una scena di vita quotidiana → problema con un
vassoio tardo geometrico (dopo 750), che viene da Tebe (Beozia) conservato a Londra, scafo di una nave,
interno ribaltato fatto da due file di rematori appaiati, stesse figure umane, inserimento di un palmipede che è
mescolata alla rappresentazione della nave insieme a triangoli aperti che costituiscono delle sorte di riempitivi
nell'organizzazione della scena. Ponte di accesso a questo scafo sul quale sta mettendo piede una figura
maschile e dietro figura femminile: rappresentazione convenzionale come prima(vitino, gambe di prospetto);

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poi volto appuntito entrambi; la donna ha i capelli; e lui afferra lei per un polso; ma nessuno è più alto
dell'altro (isocefalia, prima isocefalia solo tra personaggi dello stesso sesso); lei ha nella mano destra una
corona. Cfr altra rappresentazione: scafo, con file di guerrieri armati scesi dalla nave (scena di sbarco di
guerrieri). Si pensa che sia rappresentata una scena del mito: ma chi è una che ha una corona e che viene
afferrata da un uomo? Ipotesi: Paride che afferra Elena (infatti ha una corona) e la porta a Troia. Scena
pertinente al mito, in particolare all'epos omerico. Dopo il 750.
Oinochoe: ansa sola, bocca con beccuccio che sporge, labbro trilobato, alta 2 cm quindi è funzionale. Viene
dall'Attica ed è conservata nelle collezioni di antichità a Monaco di Baviera. Geometrico: decorazioni nel
labbro, nel collo, teoria di animali canidi correnti, riempitivo puntinato. Ultimo quarto del VIII secolo (dal 725).
Nel collo: figure umane, ma non è tutto nero, ma è realizzato con la out line, linea esterna, infatti fuori linea è
rappresentato anche l'occhio. Anche il triangolo che fa il dorso non è tutto pieno. Siamo più avanti da un punto
di vista stilistico formale. Sempre nel collo: scafo rovesciato e uno è cavalcioni sopra → naufragio generico o è
una scena pertinente al mito (nostoi del ciclo troiano), cioè Odisseo sopravvissuto al naufragio? Fine del
periodo geometrico: sono rappresentate in immagine delle scene del mito, secondo Ronald Hampe che
sosteneva che in queste raffigurazioni sono rappresentazioni di saghe del primo periodo greco, oppure, come
vuole Snoddgrass, sono scene tratte dalla vita concreta → rappresentazione della prima colonizzazione greca
(infatti nel 731 prima colonia spartana)? In realtà sono prime rappresentazioni di saghe di ambito greco.
Metà VIII secolo, contesto di Olimpia, santuario, contesto di anatemata: inizio a trovare rappresentazioni
devianti rispetto alla semplice figura umana pertinente all'attività di tutti i giorni. Figura in bronzo con una
cintura, sessuata, con mento appuntito, con un berretto, detto polos, con anelli concentrici a forma di tronco
di cono (doveva portare un carro tra le mani). Una figura ha dietro a tre quarti attaccata una parte di cavallo
(dorso con zampe equine), è una delle prime rappresentazioni di centauro, è un essere ferino a metà: se nel
725 sono in grado di rappresentare una figura del mito sono in grado di rappresentare altri episodi del mito.
Quella figura che sta davanti è per convenzione più grande, forse Zeus. Altra figura che domina questi animali:
forse Eracle che domina il cinghiale di Eurimanto? Scena di caccia generica o scena in cui un eroe si
contrappone a un animale? Molto più probabilmente mito. Olimpia: marcatore cronologico importante: giochi
olimpici e i primi iniziano nel 776 a.C.; il santuario di Olimpia aveva dato l'avvio a una scansione di tempo, di
calendario a partire dal 776. Snodgrass ha detto che vede queste figure come coloro che rappresentano
genericamente dei guerrieri, ma come si costruisce la figura assume un significato differente.
Rappresentazione in avorio a fine VIII secolo di una figura femminile in nudità e che porta un polos sulla testa
con decorazioni di meandro (che ci dà indicazione del periodo), e anche interferenze di altri ambienti.
Bambolina in terracotta femminile a fianco dalla Beozia della fine del VIII secolo, ci rappresenta come si
vestivano all'epoca. Fa la sua comparsa anche la rappresentazione antropomorfa della divinità. Le divinità
iniziano ad essere rappresentare in maniera antropomorfa; nella statuetta maschile partizione netta delle parti

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anatomiche, c'è una sorta di movimento in un braccio (uno disteso e uno piegato, forse portava qualcosa),
occhi cavi, in bronzo cavo; questa è accompagnata da due statuette femminili vestite con una mantellina e un
chitone, una cintura in vita, ieratiche (braccia lungo i fianchi), e hanno i il polos sulla testa → tecnica che ci dà
un indizio di terminologie tecniche che recuperiamo dalle fonti → esistenza di “sphyrelaton” → usiamo delle
lamine sottili di metallo martellate e le possiamo conformare su un anima sottostante di altro materiale, di
solito di legno: prima tecnica per ottenere una scultura cava. La divinità maschile è alto 30 cm, le femminili
meno. Vengono da Dreros, nell'isola di Creta, luogo poco frequentato dal momento che molto montuosa. Da
un lato la tecnica di realizzazione di scultura, che sono bronzi a fusione piena, e ci attestano una
differenziazione di genere, ma stanno insieme e in qualche modo ci dicono che sono divinità. Tutte e tre hanno
l'occhio cavo, ma era fatto con cristallo di rocca, vetro, comunque un materiale prezioso. Siamo alla fine del
VIII secolo e abbiamo una triade divina in cui il personaggio più significato è quello maschile: triade = Apollo,
Latona, Artemìs. Soprattutto le due femminili ci aprono un altro concetto: ci fanno vedere un'immagine che
diventa l'icona, l'immagine di culto di una divinità, lo xoanon, immagine appena abbozzata di legno. Ci apre
alla categoria più vasta dell'agalma = cosa bella, preziosa e che può contenere sia lo xurelaton che lo xoanon
ma si estenderà ad altri materiali che si riferiscono a scultura. Da Palma di Montechiara in Sicilia viene uno
xoanon, immagine in legno di una divinità femminile → inizia a strutturarsi una sorta di pantheon e
riorganizzazione del sacro che viene fisicizzato. Momento di discrimine: siamo verso la fine del periodo
geometrico, verso il 700.
N.B. → nel momento in cui delinei delle aree di sepoltura per opposizione hai chiaro che hai organizzato anche
spazi di abitato → funzionalizzazione degli spazi: spazio pubblico, sacro e privato.
Se c'è il maestro doveva esserci anche un ergasterion, una bottega, un luogo di produzione dove c'erano dei
lavoranti → differenziazione di funzioni e di manifatture alla metà del VIII → in Attica.
Si tenta di esprimere attraverso un gesto (ad esempio braccio alzato o abbassato) un'espressione in queste
raffigurazioni. Si potrebbe pensare con Hampe (filone tedesco) che si iniziano a rappresentare dei momenti
che riguardano il mito e ci fanno pensare a una prima rappresentazione di eventi nell'ambito del pensiero di
questa società. Una delle più antiche colonie è Pitecusa, euboica, in Sicilia.
É una società che cambia, cfr rappresentazione dello scafo della nave: i greci iniziano a muoversi e non
andranno sprovvisti di armi. Tipo di armi che questi portano diversi a seconda delle varie aree. Abbiamo una
chorax, corazza (lorìca), anatomica (accenno di pettorale), elmo con i paraguance, in bronzo (di un certo
status).

Età orientalizzante (700-600 a.C.)


Ci apre a qualcosa che non è solo stilistico, ma anche geografico in senso lato, perchè siamo in un momento id

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trapasso: le popolazioni greche si muovono sul mare e iniziano ad andare in Magna Grecia, in Sicilia, sulle
coste dell'Asia Minore (Smirne), sulle coste dell'Africa (633: Cirene). Gli Eubei insieme ai Focesi prima del 600
arrivano sulle coste delle Francia e fondano Marsiglia, così come avevano fondato emporia lungo le coste della
Spagna → i Greci iniziano a commerciare, riprendono i traffici con altre popolazioni del Mediterraneo (Fenici,
Egizi, civiltà Urartera a est). I Greci prendono delle interferenze, dei motivi, degli influssi da Oriente. Città
importante per questo periodo che avrà rapporti con la penisola italica e con una popolazione che è ricca
(estrae i metalli), gli Etruschi, Corinto e le colonie corinzie saranno fondate soprattutto in Sicilia → Corinto:
potenza egemone. Atene in questo periodo subisce una contrazione nel territorio e inizia poche produzioni per
il consumo interno.
Vaso alto 1,30 m, è indicatore di questo periodo. Treccia, palma, esseri ibridi ovvero mostri (sfingi), iniziamo ad
avere elementi che non trovavamo: corpo maschile e testa femminile. Indicatore che non siamo più nel
geometrico: nel collo del vaso c'è una teoria di personaggi maschili e femminili, tre che si tengono per mano e
al centro c'è un auleta (colui che suona il doppio flauto). È un lutrophoros = vaso che ha un collo molto lungo e
un corpo ovoide ma fino con due anse, che non si trova comunemente perchè serve per portare e versare
l'acqua, ma si usa quando ci si lava e ci si lava ritualmente o nell'ambito di un contesto sacro o una ragazza
prima di sposarsi. Vaso a caratterizzazione femminile. Viene da Anàlatos, area di necropoli vicino ad Atene (a
sud-ovest). Vaso monumentale di grande impegno, attribuito al pittore di Analatos, è un sema = segnacolo di
tomba, e non è funzionale. In argilla applicata sopra una fascia ondulata sia sul labbro, sulle anse, sullo stacco
tra il collo e la spalla. A fianco: anfora (690 a.C.) della stessa cerchia, non funzionale, una delle prima
manifestazioni orientalizzanti ad Atene; ma In Attica e ad Atene l'orientalizzante, che avrà poco seguito, si
chiama per convenzione “protoattico” (700-600) → c'è poco scambio con quel mondo di beni suntuari.
Colonizzazione per rivolte sociali o aumento della popolazione o contrapposizione tra gruppi che se ne vanno
→ ma Atene non partecipa, infatti beni di lusso non ci sono.
Isola di Egìna, tra l'Attica e la Corinzia, isola strategica in questo periodo, è la prima che batte moneta, era la
terza potenza della flotta greca; centro florido. Da qui viene una cospicua serie di materiali di periodo
orientalizzante, ad opera del pittore della bocca degli Arieti. Cratere: partito che mantiene degli elementi
geometrici (cfr meandro a scaletta, fasce per indicare le partizioni del vaso, le linee parallele, i triangoli che
sono diventate delle onde correnti); presenza di tanti riempitivi; sull'ansa e sul labbro un cordolo di argilla;
teoria di carri: cavalli con la criniera ondulata (si vede anche il muso), sull'auriga ci sono maschi vestiti con una
tunica lunga, ma non occupa la parte più importante del vaso ma il collo; sulla parte più importante del vaso
c'è una novità che entra nel repertorio figurativo, una fiera, un leone che ha il muso in bianco rispetto al corpo
e la lingua pendula, leone di tipo ittita che ha studiato Akurgal, archeologo turco del '900 che ha impostato lo
studio dell'archeologia in Turchia e si dedicò al protogeometrico, geometrico e orientalizzante e al rapporto tra
popolazioni orientali e greci e romani (si formò in Germania). Leone di tipo ittita → indica che siamo in periodo

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orientalizzante.
Roma, Musei Capitolini, dall'Etruria, cratere firmato da Aristonatos su alto piede con una scena di battaglia
navale con due navi di due forme diverse, così come diverse sono le armi dei contendenti. Espansione sui mari,
cantieristica navale. Argilla a impasto diverso, sul giallino, verso la fine del corpo del vaso una sorta di fiori di
loto chiusi che sono motivo orientale e sono la traduzione in pittura di un motivo in architettura, un kimation
di tipo lesbio. Motivo a scacchiera larga, rosetta a petali bianchi e neri tra le navi. Colui che ha firmato ha
lavorato in Etruria, ma per questo motivo in basso (fiore di lato) doveva essersi formato nelle isole Cicladi da
dove deve avere avuto un passaggio in Sicilia ed essere arrivato in Etruria dove ha lavorato. E la nave è quella
che usavano gli Etruschi: combattimento Tirreni VS Etruschi. 650 ca.
Anfora dall'Attica, 1,60 m. Ha delle anse non funzionali, attaccate al collo e traforate, corpo ovoide, troppo
espanso e con un piede troppo piccolo. Ha la treccia doppia a marcare il partito figurato del vaso; sulla spalla
c'è il leone di tipo ittita che combatte contro un bovide; tanti riempitivi in varie forme; c'è un mito
rappresentato: tre personaggi, isocefali, stanti tenendo un bastone in alto, e un personaggio che da seduto è
alto come quelli in piedi. I personaggi in piedi sono distinti: uno si differenzia dagli altri perchè è tutto in out
line, bianco, differente da quelli che lo seguono ed è il primo che tiene il bastone. L'uomo seduto ha una coppa
→ episodio di Odisseo e Polifemo. Nel corpo c'è un altro mito rappresentato: due personaggi femminili
mostruoso, ma hanno una testa mostruosa (infatti all'estremità ci sono dei serpentelli), per convenzione è una
gorgone con il viso a calderone; a destra c'è un uomo. Poi c'è anche una gorgone morta cui manca la testa →
Medusa decapitata da Perseo. Da Eleusi, a 15 km da Atene, verso Corinto, luogo in cui c'era il culto di Demetra
per la quale si celebravano i misteri eleusini celebrati in un telesterion. Questo vaso è un unicum, trovato nel
1959, pubblicato nel '60 da Mylonas (archeologo greco da Princeton). Vaso che era un sema e anche il
contenitore del morto, dentro infatti c'è l'imago → cambia il regime di sepoltura: inumazione → il defunto era
un ragazzino che passava dall'infanzia all'adolescenza.
Corinto per tutto il VII secolo si espande fra i mari e ha rapporti con l'Etruria. Commercia contenitori nei quali
materiali preziosi possono essere trasportati, come spezie, profumi, incensi → si specializza una produzione di
vasi, di aryballos/oi o alabastron/a. Due vasi piccoli dai 7 ai 15 cm. Sono vasi voluttuari; produzione sia nel
contenitore che nel contenuto di lusso e raffinata. Il vaso piccolo a civetta, protocorinzia; vaso a fianco a sx
con un'ansa sola dalla collezione privata di Mac Millan (oggi British Museum). È plastico nella sua
conformazione, perchè il punto da cui dovrebbero uscire i contenuti è dalla bocca di un leone di tipo ittita,
corpo ovoide, piede indicato da triangoli che si staccano dal piede del vaso, corpo diviso in quattro registri
figurati: spirali contrapposte (quarto); il registro più largo: combattimento di guerrieri presentati su due piani
distinti con oplita che si contrappone ad oplita (monomachie) → nessun guerriero è uguale all'altro e ogni
scudo (episema in greco) è diverso dall'altro; sotto una teoria di giovani a cavallo; cui segue una teoria di
animali correnti. Attenzione miniaturistica propria dei ceramografi corinzi.

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Vaso da un contesto sepolcrale, museo di Villa Giulia a Roma. È un olpe: vaso monoansato con il labbro
estroflesso per versare il vino, ma ha una conformazione a uovo nella parte del corpo del vaso. Ha il nome
della famiglia proprietaria del vaso, la famiglia Chigi. Viene dall'Etruria meridionale. Vaso piccolo di 28 cm,
funzionale, con tre fregi nel corpo del vaso, ma con fregi molto complessi. Caratteristiche: miniaturismo;
calligrafismo; uso dei colori (nero, paonazzo = rosso, bianco), policromia caratteristica dello stile corinzio (i
colori si fanno con materiali preziosi. 640-630 a.C. Ci sono due armate opposte di opliti, che danno l'idea del
movimento (teste e piedi in avanti): da una parte vediamo gli scudi imbracciati, dall'altra li vediamo con la
parte esterna, l'episema. Un fanciullo suona il doppio flauto, è un auleta, è Tirteo: momento delle grandi
produzioni letterarie che cantano i carmi per le battaglie. Il fregio al centro è apparentemente più pacato:
cavalli con criniere lunghissime e con un'anatomia più vicina al naturale e i maschi hanno i capelli lunghi a
trecce che scendono sulle spalle (giovani di rango, aristoi). Terzo fregio: battuta di caccia. Attenzione
miniaturistica: queste rappresentazioni sono scisse l'una dall'altra o sono connesse? Secondo Torelli sono una
sorta di racconto della paideia, dell'iniziazione all'età matura, di un giovane aristocratico che deve partecipare
alle battute di caccia e alle guerre (aretai di un aristos). Ceramiche per un consumo interno, autoreferenziale.
Attenzione miniaturistica e calligrafica = ai dettagli.
Seconda Olpe: fregi sovrapposti, teorie di animali → produzione specifica di area rodia e cicladica (stile della
capra selvaggia o stambecco; wild goat style). Oinochoe rodia con un'argilla crema, con fregi sovrapposti di
animali pascenti. Al centro lo stambecco, treccia a tre capi sul collo, l'ansa con rotella nella presa, corpo ovoide
molto espanso. A dx: produzione etrusca calcata su quella cicladica e con una manifattura che si attribuisce al
pittore delle rondini.
Corinto: prima provincia acaia che diventa romana nel 146 a.C. ad opera di Lucio Mummio. H. Payne, studioso
inglese, che ha scritto “Necrocorinthia”, su ciò che si poteva recuperare da Corinto e dalle sue colonie; ha dato
una prima scansione delle ceramiche corinzie (distinzione per attribuzione) e ad oggi si segue ancora il suo
studio. I bronzi furono saccheggiati dai soldati di Mummio e venduti sui mercati antiquari dell'epoca. Studioso
americano Amyx e olandese Neeft importanti per lo studio della ceramica corinzia. Produzioni plastiche, quali
la scultura: nel periodo orientalizzante stile della scultura detto “dedalico”. Anni '50 del '900 uno studioso
tedesco, Schweitzer, ha chiamato questo periodo “dedalico”, perchè facendo un'accurata lettura delle fonti,
soprattutto Xenocrate ad Atene, ha letto tutto ciò che gli antichi attribuivano alla figura di Dedalo, figura dal
nome parlante che significa “colui che si martella” (labirinto a Creta, episodio di Pasifae, lavora ad Atene per
Teseo, invenzione di strumenti tecnici per misurare) → il primo che ha fatto muovere le figure, che sembrava
che camminassero. 690: figura mutila delle gambe da sotto il ginocchio (Boston), viene da Tebe in Beozia e in
particolare dallo Ptoion, santuario vicino a Tebe dedicato ad Apollo), reca un'iscrizione incisa sulla coscia nel
momento stesso in cui è stato realizzato: “Apollo di Manticlos” = nome di colui che l'ha dedicato, nome da
anatitemi = faccio una dedica; e ricorda anche il nome di Apollo, definito “dall'arco d'argento e che tira da

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lontano”. Alto 26 cm. Busto triangolare braccio avanzato, foro nella mano stretta a pugno dove doveva esserci
un arco, struttura triangolare del volto accentuata, occhi con il bulbo cavo, acconciatura uguale a quella dei
giovani aristocratici nell'olpe Chigi. Scansione netta nella volumetria che indica partizioni anatomiche molto
nette, una gamba poi è avanzata rispetto a un'altra. Produzione scultorea plastica dell'inizio del VI secolo.
Conservato a Boston. Apollo di Manticlos, dal nome del creatore. Scultura che si presenta con un suo carattere
di perentorietà,, si afferma con forza, ma mantiene la struttura triangolare del corpo, c'è una scansione netta
tra corpo, testa e arti inferiori, ha un elemento che caratterizza il periodo dedalico; perchè non presenta i piedi
pari, ma di profilo sembra che compi un passo → elemento proprio secondo le fonti dell'artista Dedalo che
aveva fatto nuove le sue sculture che sembrava parlassero. Nome parlante dal greco “battere”. La testa (viso
triangolare); collo lungo; trecce tubolari di capelli che coprono le spalle.
Isola di Delos all'interno della Cicladi, isola sempre più importante perchè sede di un importante luogo di culto
e sempre maggiore importanza acquisirà tutta l'isola come luogo sacro nel corso del tempo tanto da assumere
lo statuto di santuario panellenico. Il santuario è dedicato ad Apollo → nacque a Delo, cfr inno omerico ad
Apollo e inno di Callimaco. Apollo nacque a Delo perchè fu l'unica isola che non tenne conto del divieto di Era
di accogliere Latona incinta di Zeus; e Latona sotto una palma partorì i gemelli, Apollo ed Artemide. Tutta
l'isola era sacra alla coppia divina e nell'ambito della ristrutturazione ateniese, durante la confederazione delo-
attica fu sanzionato il fatto che (Archeologia, Tucidide) a Delo non si dovesse né nascere (era nato il dio) né
morire (isola dedicata al dio) → si è scoperto nel '900 che tutte le sepolture arcaiche di Delo furono spostate
nell'isola di Reneia vicino a Delo. Cartina risale al I sec. a.C. sotto la dominazione romana. Tre costruzioni che
tre naoi, templi, tutti dedicati ad Apollo: naos arkaios, oikos, tempio degli ateniesi. Un edifico ad un unico vano
con un portico antistante all'ingresso. Nei templi greci si entra di solito da est, ma qui si entra da ovest.
Bronzetto e una scultura in marmo con cintura. Riprendono il motivo dell'Apollo di Manticlos ma aprono alla
categoria della statua maschile in nudità che per convenzione si chiama kouros = giovane. Davanti all'edificio
che era il tempio del dio i Nassi, gli abitanti dell'isola di Nasso, dedicarono una grande statua realizzata in un
unico blocco ad Apollo. Schizzo della scultura da parte di San Ciriaco da Ancona. Di questa scultura rimane la
parte superiore del tronco alta 1,60 m, era un kolossòs. Inizia nel VII secolo una produzione scultorea non solo
in bronzo, ma anche in marmo: produzione scultorea che va sotto il nome di scultura dedalica da Dedalo il
quale secondo la tradizione antica avrebbe reso più aderenti alla natura le rappresentazioni delle figure
umane. È possibile che le informazioni delle fonti riferibili a una persona non esistita ma a un nome parlante
trovino consistenza → se si va per aree sacre, a Delo magari, si possono trovare informazioni riguardo a
sculture dedicate nel santuario: scultura in marmo insulare (dell'isola di Paros) → cava, estrazione, lavorazione
necessari per avere una statua in marmo, poi la composizione del marmo ha una grana diversa a seconda
dell'area di provenienza: il marmo insulare è pregiato, perchè ha una grana grossa (cristalli grossi) ed è molto
luminoso e permette riflessione e rifrazione dei raggi solari → marmo molto prezioso e lucente. Nella base

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dice che la scultura è di Nicandre di Nasso, una donna, che dice la sua genealogia e che ha dedicato la statua
ad Artemide (divinità parthenos) quando si stava per sposare (quando Nicandre smette il suo stato di
parthenos per diventare gunè). È alta 2 m, molto costosa, infatti Nicandre era di nobile famiglia. Dono votivo
costosissimo (anatema). Figura femminile, una kore = fanciulla, vestita, ha una cintura che segna la vita,
struttura triangolare del viso, collo lungo, capelli a boccoli che ricadono sulle spalle, frontale, braccia stese
lungo i fianchi, è piatta lateralmente e ha una struttura parallelepipeda (museo nazionale archeologico di
Atene). È una xanis, riprende la struttura di una trave, lavorata martellando e scolpendo il marmo. La più antica
kore pervenutaci (650 a.C.). Ha l'acconciatura (come la kore di Auxerre) che fa pensare che nell'articolazione
del kouros e della kore ci fosse il ricordo dei grandi kolossoi egiziani. Kore da Auxerre, Francia, viene da Creta,
ha una mantellina, il seno scoperto perchè è una dea. Ha un'acconciatura che ricorda una parrucca
d'ascendenza egiziana, il klaft. Delos: crocevia per popolazioni greche, insulari, greche dell'Asia Minore →
santuario frequentato da etnie diverse: ioni ed eoli.
C'è un luogo che ha restituito tracce evidenti di una frequentazione fenicia, egiziana, urartea, ittita, assira a
Creta, nel centro dell'isola (in montagna, in una grotta), nell'antro ideo, sul monte Ida. Zeus venne protetto
dalla madre e portato per questo sul monte Ida e viene curato dalla capra Maltea e dai Coribanti: cfr scudo
assiro levigato per Zeus: minotauro con testa di toro, scudo dedicato nell'antro ideo ed è di manifattura assira.
Fiore di loto, divinità maschile che trionfa con a fianco due divinità maschili. Isola di Samos, davanti alle coste
dell'Asia Minore, vicino a capo Micale. Area sacra intorno (Pitagoreion) occupata nel corso del tempo da più
edifici, dedicati a una divinità femminile, ad Hera (heraion). Si è succeduto nel tempo un culto di Maria. Avorio
con una coppia femminile e maschile, la donna ha il seno scoperto e ha il mantello: rappresentazione della
ierogamia, delle nozze sacre tra Hera e Zeus, da Samo (metà del VII secolo): volto tondo, occhio largo →
produzione di un artista orientale. Statuetta di avorio che è il tipo del kuros. Scultura piccola che doveva
decorare una lira (da sette corde). Dall'isola di Samos. Iconografia alla greca realizzata da un artigiano
orientale, che non è della stessa provenienza di colui che scolpito la ierogamia. Per le condizioni geo-
morfologiche (clima umido) dell'isola di Samos si sono conservate le porte di legno dell'edificio sacro. Leone
d'avorio abbandonato per uno strumento musicale di tipo ittita (nabateo); teste di grifo (un grifone):
decorazioni del bordo del bacile di un tripode (urartea); in bronzo bardatura di un cavallo dedicato nel
santuario ed è decorato con la lotta di Eracle contro Gerione (racconto di un mito), fatica che avviene in Africa
(infatti c'è una palma); pettorale umano con divinità femminile e tre divinità, fenicio, dedicato sempre
nell'heraion. Samos è a 10 km circa dall'Asia Minore quindi riesce a raccogliere devoti di etnia e provenienza
diversa. Culto della divinità femminile a Samos si configura e per i Greci diventa Hera per la quale c'è un rituale
molto complesso. Ha da subito un edificio lungo e stretto con una fila di colonne al centro, il naos della divinità
già negli anni '70 del VII secolo e una divinità alla quale si dedicano tutti gli oggetti è una divinità femminile,
che ha un naos (edificio di culto), ma che non avrà un eikon, ovvero una immagine. La dea non avrà una

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statua, una scultura, sempre la sua immagine sarà aniconica, un pezzo di legno. Cfr Imbrasos fiume che
attraversa anche l'heraion: ogni anno l'immagine della divinità si perde, casualmente ritorna dal mare
attraverso il fiume e ritorna purificata perchè nello heraion si è consumata la ierogamia e così ogni anno la dea
deve riacquistare il proprio stato di parthenos, essere purificata. Cfr inno omerico ad Hera: ierogamia
consumata presso una pianta di agnocasto, pianta afrodisiaca. Tiranno Policrate di Samos. Su questo santuario
sorge un edificio lungo e stretto in onore di Hera e abbiamo molto materiale anche di pregio che proviene dai
suoi depositi votivi. Posto con mescolanza di ethne testimoniato dagli scavi che attestano merci diverse e
anche pregiate.
Santuario di Olimpia. Edificio di culto per Hera, heraion. Nella seconda metà del VII sec. a.C. definizione e
inizio di struttura dell'ordine dorico per quanto riguarda l'architettura. Ceramiche, argille sopraffine,
miniaturismo, predominio delle fabbriche corinzie o greco-insulari. Inizio della grande scultura, plastica: in
marmo, grandi beni di lusso: avori; strutturazione architettonica (Delos e Samos) che si vedono ad Olimpia,
dove c'è una definizione dell'architettura dorica. Fondazioni (eutynteria); piano di calpestio (stylobate al quale
si può accedere con una scala fatta di scalini: cretitoma = scalinata); sullo stylobate le colonne che creano una
peristasi. Cella dove c'è la statua della divinità e prevede un pronaos (dove sta l'immagine di culto della
divinità), un naos, seguito da un opistomanos. Informazioni da Pausania nel libro dell'Elide su Olimpia. È
vissuto nell'età degli Antonini, seconda metà del II secondo sec. a.C., ha scritto una Periegesi, guida della
Grecia, di carattere antiquariale. Descrizione di regioni e luoghi e città della Grecia di cui fornisce delle
descrizioni (30 libri, noi ne abbiamo solo 8, un libro è dedicato all'Elide, regione di Olimpia). Pausania vede il
tempio di Hera ad Olimpia, lo descrive e dice che c'era una colonna di legno all'esterno, entra, vede cosa è
conservato all'interno del tempio, ma gli archeologi trovarono più cose di quelle che descrisse Pausania (fonte
esterna molto usata).
*Archeologia filologica: definizione della scienza archeologica che ha attraversato una fase di archeologia
filologica, sorta nella metà del '800 e proseguita fino alla prima guerra mondiale. Ultimo esponente: Adolf
Furtwangler. Ci si inizia ad interrogare combinando le informazioni assunte dagli autori greci e latini con la
realtà monumentale o anche con il tentativo di individuare attraverso le informazioni delle fonti i grandi
maestri: Fidia, Policleto e tentare di riconoscere tra le opere presenti (sculture, pitture) le opere che le fonti
attribuivano a questi maestri. Nel 1848 fu scoperto così il doriforo di Policleto.
L'archeologia filologica servì per andare sul campo (applicato allo scavo): questo fu fatto nel sito di Olimpia.
Non si sapeva infatti dove fosse il santuario di Olimpia e fu scoperto negli anni '60 del '800 seguendo Pausania,
gli edifici che vi si trovavano e questo fu praticato da un team di archeologi francesi, inglese e tedeschi. Poi
rimasero solo i tedeschi; i francesi si concentrarono su Delfi, mentre gli inglesi su Sparta. Il grande scavatore di
Olimpia a partire dagli anni '70 del '800 fu Emil Kunze, un tedesco. Situazione descritta da Pausania molto
lontana dalla fondazione di questo santuario (776 a.C.). Pausania ci dice che manteneva ancora una colonna di

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legno: edificio esastilo → 6 colonne sui lati brevi e 16 colonne sui latini lunghi (bizzarria di edificio). Il modulo
delle colonne è diverso, evidentemente sono state cambiate nel corso del tempo. C'è la peristasi. Il pronaos ha
i muri perimetrali aperti che comprendono due colonne: due colonne tra le ante (prolungamento dei muri
laterali della cella aperti nelle due facciate i quali comprendono due colonne che scandiscono l'accesso al naos
dalla parte del pronaos e all'opistodomos. Si entra a est. L'interno del naos prevede una scansione dello spazio
interno con una navata centrale, delle colonne lungo le mura esterne della cella, ma ci sono muri trasversali
che tagliano i muri longitudinali e creano con la presenza di queste colonne fra di loro delle sorte di nicchie o
cappelline nelle quali Pausania descrive oggetti, sculture, stoffe, armi stipate, tanto da essere una sorta di
museo. Materiale usato: calcare locale; architettura dorica; è già stata litizzata la primitiva struttura in legno
(infatti Pausania vede una colonna in legno) la colonna parte direttamente dallo stilobate, quindi ha il fusto che
può presentare delle scalanature ed è chiusa sulla sommità da un capitello formato da un echim, una sorta di
cuscino, e un abaco, parallelepipedo basso e schiacciato sul quale si imposta l'architrave che è liscio e sopra
l'architrave una serie di fregi e metope sulle quali c'è una fascia decorata e sopra questo c'è il frontone. Statua
alta 70 cm, in polos = calcare locale, rappresenta una testa femminile, ha i capelli, un polos sulla testa, l'occhio
largo, fattezze molto ampie con zigomi bassi, bocca inclinata lievemente verso l'alto, è stata trovata in stato di
crollo insieme al tempio. È un'immagine di Hera: forse è un'immagine del frontone al centro dell'edificio? Ad
Olimpia in periodo orientalizzante definizione del tempio dorico ad Hera alla quale si riesce a dare una visione
antropomorfa forse pensata per decorare lo spazio del frontone.
Grande armatura da parata dedicata ad Olimpia: c'è la raffigurazione di una lira.

Età arcaica (600-480 a.C.)


480 a.C.: momento storico legato alla battaglia di Salamina della seconda guerra persiana. Grandi cambiamenti
in questo periodo e profonde diversificazioni a seconda dell'area geografica. È un'età di forte ripresa: la
prosperità delle isole continua e di questa godrà anche l'Attica che era rimasta fuori dal periodo
orientalizzante.
Tempio di Samos, crocevia del traffico commerciale (davanti in Asia Minore c'è Efeso), Heraion. Intorno alle
metà del VI sec. a.C. enorme monumentalizzazione degli spazi che vengono occupati dalla creazione di un
grande tempio dedicato alla dea, di cui conosciamo i progettatori, Rhoikos e Theodoros, e fu poi perfezionato
dal tiranno dell'isola Policrate. Fregio continuo. Tempio diptero = due file di colonne in facciata e nella pars
postìca al quale arriva una ierà odòs (strada sacra), tempio anche periptero perchè ha il colonnato che corre
tutto intorno alle pareti della cella, monumentale, con una cella preceduta da un pronaos molto profondo con
il suo interno divido in tre navate da due file di cinque colonne, ma è priva dell'opistodomos. Un tempio
completamente in pietra e in marmo; altare monumentale (innovazione dei progettatori) → un greco e
comunque nel mondo antico le cerimonie cultuali si svolgono all'aperto, non all'interno nel tempio e ciò che

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serve più del tempio del dio è l'altare che in questo caso è monumentale, ma può essere anche un sasso, uno
spazio delimitato che si percepisce come sacro (non deve essere necessariamente monumentalizzato), in
questo caso è monumentalizzato e vi si accede tramite gradini ed è in asse con il tempio. Colonne con capitelli
ionici. Basamento della colonna: realizzato con tanti collarini come se fossero ottenuti tornendo la pietra →
indizio a favore di una sorta di trasferimento da una struttura in legno a una in marmo. I capitelli dovevano
chiudere le colonne e hanno ovoli alternati a freccette entro sgusci profondi → forma aurorale di un capitello
ionico. Il diptero prevedeva un ordine ionico caratterizzato da una colonna posta su una base, chiuso
superiormente da un capitello che prevede la presenza di ovoli. Grande altare cui si accedeva tramite gradini,
che prevedeva l'accumulo delle ceneri, che si mantiene in vita dal VI sec. a.C. fino a tutta l'età romana, fu
molto rimaneggiato, ma mantiene delle partiture arcaiche: le volute laterali delle terminazioni esterne che
rimandano all'architettura ionica; pulvino = cuscino, parte esterna, curva dell'altare. Zampe della sfinge che ci
sarebbe dovuta essere. È un unicum di area ionica insulare questo edificio templare? No.
Siamo in un contesto pertinente ai grandi edifici di culto di area ionica monumentale: a Samos; agli inizi del VI
sec. a Efesos in un edificio dedicato ad Artemis (artemision), edificio monumentale, diptero, periptero, che
prevede una cella munita di un pronaos e opistodomos, che doveva presentare il rocchio (possono essere di
misura diversa) inferiore delle colonne (30 m + capitello) scolpito. Columnae caelatae = colonne scolpite, il
rocchio inferiore della prima fila delle colonne sulla parte frontale presentavano sculture, teorie di figure
femminili e maschili. L'architetto fu Metarenes. E per realizzarlo dovette bonificare con letti di carbone una
zona paludosa. Bruciò nel 356 a.C. e fu ricostruito nelle stesse misure dell'edificio arcaico e furono riproposte
le sculture nel rocchio, e fu fatta l'immagine di Artemis Efesia. Era considerato una delle sette meraviglie.
Ordine ionico canonico con capitello ionico: fila di ovoli dentro sgusci e sormontato da due volute le quali
terminano lateralmente con i pulvini laterali e le volute (ionico canonico); poi elemento vegetalizzante, una
piccola palmetta che si imposta tra le curve delle spirali e la fila degli ovoli.
Edificio bruciato e ricostruito attorno al 310 a.C., in Asia Minore, a sud rispetto a Efeso, a Mileto: prende il
nome di “Didimaion” perchè sorgeva presso il sobborgo omonimo, dedicato ad Apollo Hulios (salvifico).
Edificio colossale. Grandi templi arcaici in area insulare e continentale dell'Asia Minore (non della Grecia).
Questo edificio prevede una scalinata d'accesso, è diptero e periptero, ha il pronaos, ma non ha l'opistodomos.
Il pronaos è diviso in più navate da tre file di quattro colonne ciascuna, una parte con due colonne, una
scalinata, un naos entro cui c'è un altro naos, una celletta con un porticato davanti. Edificio con la parte
centrale del tempio senza copertura. Anche per l'Artemision e l'Heraion c'è un problema di copertura: come si
fa a coprire un'area così vasta? Per cui si lasciò il naos ipetro, scoperto (sempre anche in età romana) e si
mette dentro un naiskos, un tempietto entro il quale si conserva l'immagine del dio = (in questo caso) grande
statua in bronzo realizzata da Kanakos,originario di Sicione.
Il Didimaion di Mileto è distante dalla città di Mileto circa 8 km, ierà odòs, strada con tanti anatemata (ex voto)

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ai lati. Anatemata: figure sedute, su sedili imponenti, dei troni di solito, e molte sono Bacchiadi (sacerdoti,
famiglia che si occupava della cariche sacrali nel Didimaion. Tubatura completa, veste un imation con lembo di
ricaduta, è a piedi nudi (per entrare nell'area dedicata alla divinità si tolgono le scarpe) e le scannellature della
stoffa cadono allineate alle dita dei piedi. È Hares, detto despotes (signore di Tecussa: ? non si sa dove sia).
Anni '90 del '900 scoperta in questo sito questa scultura di un kouros, nuda, che avanza, 12 m, mutila dei piedi,
rientra nella categoria del kolossos. Fu dedicata da Isches. Marmo ricco di venature, insulare, ma non è una
prima scelta: committente non troppo ricco. Arrotonda i contorni, tipico dello stile dedalico. Nel ginocchio,
nella rappresentazione della statue maschili, convenzione di rappresentare la rotula.
Hera di Cheramyes, dedicata da Cheramyes a Hera (Louvre). È come se lo scultore avesse tornito il rocchio di
una colonna, ha realizzato una struttura circolare; infatti in fondo la veste riprende in basso il modulo della
spalla. Gioco finissimo di linee. Volumetria cilindrica, smussati gli angoli, piedi nudi che escono dalla veste,
porta una veste, una mantellina e poi un'altra mantellina trasversale e può giocare solo con le linee in modo da
dare l'idea della diversità delle stoffe e di smorzare i volumi. Sta portando una mano al petto sul seno perchè
doveva avere un attributo, un oggetto che doveva votare alla divinità insieme a se stessa. Negli anni '80 del
'900 fu trovata la scultura gemella, conservata nel museo locale (era molto ricco Cheramyes). Erano incastrate
su un basamento cilindrico sopra uno rettangolare.
Sculture su un basamento rettangolare: anatema, gruppo di sculture firmato dall'artista Genelaos che ha
scolpito questo gruppo in cui ci sono tre korai, un kouros, una figura seduta (donna) e una sdraiata sul letto del
banchetto, tratto tipico dell'area ionica-insulare (maschio). È un gruppo familiare che si è dedicato nel
santuario di Hera. La figura sdraiata doveva tenere in mano un oggetto per bere, molto prezioso, un rhython =
vaso a forma di corno prezioso di solito proprio di un costume orientale, anche allora non usato nei banchetti.
Il ragazzo è nel tipo del kouros ma è vestito, perchè la nudità non era consentita (alcuni kouroi di area ionica
erano vestiti). Kore Filippe che con la mano destra si tiene un lembo della stoffa creando una rottura della
parallelismo spostando le linee lateralmente.
Sulla base di una scultura testa si capisce se le sculture erano policrome o no. Sorriso arcaico: inclinazione
verso l'alto delle labbra, così come del tagli degli occhi (il viso era basato su una serie di linee parallele).

Architettura arcaica: Corfu, Atene, architettura + scultura


Nella Grecia continentale soluzioni diverse legate all'architettura → affrontano il problema del frontone, che
non era stato considerato nella parte continentale dell'Asia Minore (infatti naos ipetro). È legata alla
definizione di un tipo di architettura dorica → misure più contenute (una fila di colonne in facciata) e fin dal
periodo orientalizzante Corinto ha risolto il problema della copertura frontale e l'ha inventato, l'ha esportato
poi con l'artista Damarato in Etruria. Però Corinto fu distrutta nel 146 a.C., fu abbandonata (popolazione in
cattività) ed è stata ripopolata, diventando una colonia giulia, dai veterani cesariani. Cinzia Berzot ha

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ridimensionato il fatto che Corinto fosse completamente spopolata però c'è un grave vuoto di
documentazione. Si trovano testimonianze di vita a Corinto solo con il ripopolamento dei veterani. Fu la prima
colonia romana in Grecia. A Corinto abbiamo la più antica testimonianza di un frontone per un edificio
templare di ordine dorico a Corfù, che è colonia di Corinto. È un Artemision. Divinità femminili di questo
periodo: Hera, grande madre, e Artemis, potnia teron = signora degli animali, della natura; divinità maschili:
Zeus, Apollo, Poseidon. Apollo ha tante competenze, deve essere una divinità che dà dei vaticini.
Piccolo frontone da Corfù in calcare, pietra locale, su delle lastre a rilievo → il più antico frontone dell'età
arcaica: rappresentata una figura con torso frontale, gambe di profilo, schema della corsa in ginocchio =
schema arcaico per rappresentare il movimento. Ha i serpentelli nella testa, creano un nodo nel punto vita e
formano una cintura, ha delle grandi ali. Ha alla sua destra un cavallo, e agli angoli due scenette rappresentate.
È una Gorgone che assume una sorta di rappresentazione di Artemis perchè è una signora degli animali, ai lati
ha delle leopantere sulle quali è signora, quale ipostasi di Hera. Alla sua sinistra c'è un kouros e ci sono le
zampe di un cavallo: i suoi due figli nati dal sangue uscito dalla sua testa mozzata → Pegaso e Crisalo (gigante).
Attenzione calligrafica ai dettagli. Si trova al centro del triangolo: parte detta timpano. Scene senza o con
legame? Si inventa il frontone con il legame della divinità che si venera in quell'edificio; o secondo il criterio
che le immagini nel timpano sono legate?. Aristotele dice che il frontone deve rispettare l'unità di tempo,
luogo ed azione di ciò che viene rappresentato e che deve rappresentare la divinità del tempio. La Gorgone
occupa l'architrave superiore, non c'è ancora una campitura (delimitazione precisa). Bisogna imparare a
riempire questo spazio che è difficile, essendo un triangolo. In questo caso vengono messe delle scene
riducendo i personaggi: sulla destra due kouroi lottano, con il dorso frontale e il prospetto nella gambe, è una
monomachia → figura a destra sovrumana (infatti è colossale): è un gigante, alla sua sinistra presenta un modo
convenzionale di rappresentare un fascio di fulmini: Zeus. Siccome diminuisce lo spazio diminuisco le
proporzioni delle figure. Non si è trovato il legame tra la gorgone e la gigantomachia → all'inizio non c'è un
legame tematico unitario nel frontale. Scena sullo spiovete opposto: maschio vestito che viene colpito da una
arma → uccisione di Priamo da parte di Neottolemo. La gigantomachia e l'iliupersis (ciclo troiano)
rappresentate ai lati del frontone → caratteristica che sarà propria dell'architettura greca. Il legame tra i due
episodi non c'è (si è pensato al raggiungimento del nomos, ma tema molto largo). Questo spazio passerà dal
rilievo all'alto rilievo e poi al tutto tondo e il soggetto sarà legato al luogo e al tempio, e infine rappresenterà
un soggetto secondo il concetto aristotelico (tra 100 anni). Forse su basa indiziaria, guardando alla colonia di
Corinto, possiamo credere che a Corinto fu inventata la copertura dello spazio triangolare che prevede una
decorazione. Il frontone era policromo. Frontone datato al 580 a.C.. Problema del frontone pertiene
all'architettura dorica. Un eco molto lontano sul frontone si trova anche in Pindaro.
Atene: per il periodo arcaico ci ha restituito il maggior numero di frontoni: vengono da una grande fossa che fu
scavata dopo il 480 sull'acropoli nella zona sud occidentale e che in parte è stata obliterata da un tempio che vi

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ha insistito sopra (il Partenone). Questi materiali rinvenuti tra fine '800 e primo '900, quando tutta l'acropoli è
stata demolita dalle varie costruzioni che lì si erano succedute e ne avevano fatto un luogo fortificato (Grecia
libera solo negli anni '30 del '800, prima faceva parte dell'impero bizantino e poi dell'impero ottomano →
turcocrazia). La Grecia divenne un regno sistemato dalla Prussia e dall'Austria con il beneplacito dell'Inghilterra
(re: Ottone I di Baviera → voleva costruire tre Atene: la Grecia di Teseo, di Pericle, di Ottone ); poi nel '900
divenne una repubblica. Atene è stata minuscola, tutta concentrata sull'acropoli fino al '800, poi gli scavi e
l'incremento della città di Atene hanno consentito di scoprire i resti archeologici. Quando si costruiva il palazzo
di Ottone sull'acropoli sono stati trovati dei reperti che corrispondono a quelli della colmata persiana (sacco
dei persiani durante la seconda guerra persiana). Dai resti si possono pensare dieci frontoni o uno unico → il
problema è che sul terreno dell'acropoli non è stata trovata nessuna fondazione arcaica (mancano gli edifici). Il
più antico frontone è in calcare (poros) e presenta degli animali, dei leoni che hanno azzannato una fiera. Il
motivo dei leoni e delle fiere che ne azzannano un'altra è un elemento che si presta in un tempio perchè è un
gruppo apotropaico. 570-560 a.C.. Al centro gruppo degli animali, poi sugli spioventi delle figure che sono
state selezionate in quanto si mettono bene nella parte bassa dello spazio triangolare. Queste sono ad alto
rilievo, che in un caso è quasi a tutto tondo nella parte superiore. Un essere in parte pesciforme e un kouros:
lotta tra Eracle VS Nereo, dio marino. Si mantengono delle tracce di policromia: l'edificio e gli elementi figurati
dovevano essere colorati come quelli della ceramica (nero, paonazzo, bianco e in casi eccezionali il blu, colore
molto costoso). Dall'altra parte: figura dal corpo intrecciato e poi tre busti: cosiddetto “barbablu” ed è un
mostro tricorpore contro il quale lotta Eracle: occhio largo, inarcamento delle labbra (sorriso arcaico), inizio di
attenzione anatomica. Altro frontone lungo 3 m: ci sono ovoli ionici policromi, c'è una figura maschile con la
barba seduta su un trono, figura che gli è fianco femminile (trecce), un'altra figura (che non c'è più),
personaggio che ha la leontè, l'attributo di Eracle; è il frontone con l'apoteosi di Eracle, davanti a Zeus, Hera e
Atena e viene accolto nell'Olimpo. Si iniziano a comporre scene piuttosto complesse con la presenza anche di
mostri, eroi, divinità e l'eroe che è più presente è Eracle → siamo in Attica e la popolazione è ionica; mentre
Eracle è un eroe dorico, ma poi diventa panellenico. Dopo non viene più usato così tanto. Perchè? Geografia
fisica del mito: la prima fatica che compie è l'uccisione del leone Nemeo da cui prende la pelle → leontè, suo
attributo. Nemea è una città del Peloponneso; le fatiche successive sono tutte nel Peloponneso allargandosi,
poi si va in Tracia, a Creta, a Erimanto, poi fatiche non canoniche: Eracle lotta contro Gerione, in Africa → è
l'unico eroe che può scendere nel mondo dei morti e ritornare su da vivo (cfr quando prende il cane Cerbero).
Le dodici fatiche vengono fissate alla metà del V secolo. Poi va ne giardino degli Esperidi: dove è? Infine
l'ultima fatica è quella della pulizia delle stalle di Augia, nel Peloponneso, ritorna dove è partito, ma ormai ha
girato tutto il Mediterraneo, è stato nel mondo dei morti e dei beati e diventa dio. È un eroe che va d'accordo
con Teseo, per questo è molto rappresentato in Attica. Teseo insieme a Pirotoo vogliono rapire Proserpina, ma
si siedono e rimangono intrappolati nelle rocce e Eracle li libera: ma può liberarne solo uno, ed Eracle libera

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Teseo dall'Ade → eroe dell'Attica che realizzato il sinecismo. Inoltre superò anche le colonne d'Ercole: compie
tantissime imprese che hanno una geografia fisica e mitica varia. Il mostro tricorpore è un'altra divinità marina:
Eracle conquista anche il mare.
Abbiamo solo un edificio arcaico sull'acropoli, un edificio che è un tempio lungo 100 piedi: hekatompedon
neon. Sappiamo perchè abbiamo informazioni dagli inventari e testi epigrafici: fu iniziato da Pisistrato e fu
completato dai suoi figli. Pisistrato, tiranno di Atene, di famiglia nobile, imparentato con gli Alcmeonidi (che
cacciò poi dalla città), riuscì nel 546 a.C. a tenere il potere ad Atene (dopo tre tentativi). Corinto, Sicione,
Samos → fase della politica tirannica in questo periodo: i tiranni attuano una politica volta a incrementare le
infrastrutture cittadine, pensano al benessere dei cittadini: grandi acquedotti e creazione di fontane (cfr
acquedotto dell'architetto Eupalinos a Samos fatto realizzare dal tiranno Policrate; grandi fistule, tubi in
terracotta, per la conduzione dell'acqua nel centro dell'agorà ad Atene con un sistema perfezionato sotto
Pisistrato). Fase positiva della tirannide attraversa la prima metà, la metà e la seconda metà del VI sec. a.C. che
vede ad Atene questa nuova disposizione degli spazi e dall'età di Pisistrato assume solo una funzione sacra,
tolse le abitazioni → per evitare sacche di resistenza al suo interno. Eracle: eroe aristocratico che sublima i
valori aristocratici. Lui e i suoi figli fanno costruire questo tempio che in tutti i rifacimenti successivi viene
salvaguardato nelle fondazioni, fu violato dal sacco persiano, e a questo edificio è pertinente un frontone in
marmo di Paros, insulare (anni '20 del VI sec. a.C.), in cui le figure sono a tutto tondo. Il tempio era in onore di
Atena (2,5 m), in promakos = una che avanza per combattere in prima fila contro i giganti (è rappresentata una
gigantomachia) e compare sul frontone. I figli Ippia e Ipparco furono nel 514 uno ucciso e poi l'altro cacciato. A
livello figurativo ha dato due esiti nella plastica: kouros e kore usati anche per essere dedicati alla divinità,
presenza del kouros e della kore come anatemata anche ad Atene. Kore: volumetria non stondata, ma
parallelepipeda, attenzione massiccia alle spalle, si gioca con le pieghe delle vesti in maniera da seguire la
struttura del corpo, ha una collana, braccialetti, anelli, scarpe con suola alta, porta un polos, ha in mano un
melograno (ricorda la morte, Proserpina) → è un sema, il segnacolo di una tomba. Piccola kore alta 1,50m, un
unicum, indossa il peplo, ha una veste preziosissima, è cava, la parte restante del braccio sarebbe dovuta
essere incastrata nel gomito, è un anatema. Si incastra in una base, la kore Frasicleia, e la sua iscrizione recita
che è morta prima di essere sposa, è un sema, una statua funeraria che indica la sepoltura di questa fanciulla
rappresentata nel tipo della kore, con un attributo (fiore di loto chiuso = è nel sonno della morte) ripreso
anche nella corona. Fratello: kouros, posizionato sulla tomba. Metà del V secolo, alto 1,60 m fino al ginocchio:
rappresentazione di un gruppo, il moskophoros = portatore del vitello, con una veste, una mantellina che
accompagna il movimento delle braccia, e la testa è costruita come quella del vitello (unione del braccio e
della zampa anteriore del vitello), porta una lieve barba, ha le trecce. Giovane cavaliere in nudità eroica a
cavallo (del cavallo rimane poco), doveva stare in coppia con un altro cavaliere. Cavaliere “Rampin” dal nome
del collezionista francese che la possedeva: il busto trovato sull'acropoli, testa in possesso del collezionista → il

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merito di aver attaccato la testa al busto è dello studioso Payne. È una testa preziosissima: ha elementi
peculiari del periodo arcaico→ occhio che va in alto, sorriso arcaico, volto costruito con morbidezza,
attenzione alla descrizione: barba e capelli a perle, treccioline, ciocche di capelli aperte sulla fronte, ha un
diadema di foglie d'edera. Testa Sabouroff (collezionista russo): metà de VI secolo, taglio dell'occhio, forma
della bocca, corrispondente all'altro, ha i baffi e ha la calotta di capelli appena indicata. Problemi su queste due
teste: ipotesi di J. Boardmann → ha pensato che queste due teste andassero insieme e che non sono generici
personaggi (ma non individualizzazione ancora nel ritratto), forse che siano Ippia e Ipparco e Pisistrato? Ma
ancora si possono rappresentare solo categorie generiche di doni votivi o morti, non individui; il tipo con i baffi
si differenzia dalle solite rappresentazioni del tempo, sicuramente non sono personaggi qualunque, ma non si
può dire di più. Statua di Creso: era il suo sema, perchè è morto fra i primi combattenti; il suo nome ricorda
Creso di Lidia del VI secolo, che si suicidò per non consegnarsi vivo nelle mani dei persiani (Erodoto e
Bacchilide): forse che sia lui? Cfr grande maschera d'avorio, nera perchè bruciata, con inserimenti in oro,
rinvenuti nel deposito votivo di Delfi che attesta la presenza di Creso. Indicazione della colonna vertebrale, del
ventre, si cerca di avvicinarsi a una visione realistica.
Rappresentazione di un oplita su una stele rettangolare ma con il lato minore che costituisce la base e qui è
rappresentata la figura del morto che un guerriero: schinieri, corazza, piccolo elmo, capelli con le perline,
lancia in mano. Scene di lotta (pancrazio), di gioco, di vita quotidiana: sono dei piccoli basamento su cui vi si
imposta una stele o una scultura.
560 a.C.: statue di marmo insulare di Nasso, alti 1,97 m, sono due kouroi (viso largo con zigomi pronunciati,
pettorali ben marcati, rotula dedellata, osso sopra che sporge), dedicati a Delfi: Cleobis e Biton → Argo,
cerimonia per la loro madre che era la sacerdotessa dell'heraion di Argo, che tirarono il carro al posto dei buoi
per accompagnare la madre al tempio. Hera, per ringraziarli, non li fece mai svegliare: esempio di eusebeia
(pietas) e devozione nei confronti della dea e della madre.
Delfi; statua su una colonna chiusa da capitello ionico, alto 2m, stilemi del periodo arcaico, rappresenta la
sfinge che i Nassi dedicano all'Apollo di Delfi.

Il fatto che si possano costruire segnacoli di tomba dimostrano che la società è opulenta e che crede in certe
aretai.

Qualcosa di epocale dal punto di vista della produzione e ceramica per un'area che era rimasta depressa,
Attica e Atene perchè soppiantata da Corinto. L'Attica soppianterà le altre regioni in questo periodo. Le
fabbriche ateniesi acquistano una loro dimensione.
Deinos, ad alto piede, per conservare le derrate attribuito al pittore della Gorgone, che risente molto delle
fabbriche corinzie (cfr fregi animalistici piccolini ed elementi vegetali), gorgoni sotto il brodo, compaiono
palmette in più punti (palmette in sequenza = anthemion). Nero e paonazzo del periodo corinzio. 600-590 a.C.

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Atena, Perseo e le Gorgoni.
Ceramica firmata da Sofilos che ha rappresentato i giochi funebri in onore di Patroclo: frammento di un deinos.
Prende file di animali, leoni araldici con il fiore di loto con palmetta che li divide, baccellature che segnano
l'inizio del corpo del vaso, l'uso del nero, del paonazzo dalla ceramografia corinzia. Sofilos: grande pittore della
ceramica attiva a figure nere. Ha costruito una scalinata con personaggi che fanno il tifo per gli eroi che
partecipano ai giochi in onore di Patroclo → utile per gli studi sulla nascita del teatro.
Vaso che è la testa di serie delle produzioni attiche di ceramiche a figure nere realizzate da Kleitias e Ergotimos
(ceramista e ceramografo che hanno firmato), che hanno inventato un vaso: il cratere a volute (è il più antico),
le anse sono in forma di nastro con voluta all'attacco dell'altra. È stato tutto decorato dal labbro al piede
comprese le anse, con sei fregi sovrapposti (l'ultimo nel piede) con un'alternanza di elementi teriomorfi
(sfinge, antheion), ma il resto è un racconto di episodi del mito tutti con iscrizioni: accanto ad ogni personaggio
c'è il nome. Si chiama cratere François, dal nome di colui che lo scoprì alla metà del '800 questo vaso vicino a
Chiusi (Clusum nell'Etruria interna) in una tomba di un lucumone locale associato a del bucchero pesante →
commerci di Atene con l'Etruria; che si vuole imporre su Corinto e realizza un campionario e da qui capiamo il
bisogno delle iscrizioni (non è ideato per un consumo interno, ma per essere esportato in una società ricca).
Testa di serie della produzione attica a figure nere trovata nell'Etruria interna. Questo vaso è firmato dal
ceramista e dal ceramografo. Vaso per simposio, che doveva far parte di un set da tavola, ed il primo cratere a
volute cosiddetto dalle anse a nastro. È un cratere dipinto ovunque con una serie di fregi sovrapposti e accanto
a ogni personaggio è presente un'iscrizione → elemento che ha fatto pensare che oltre e al di là del luogo di
rinvenimento, che è in Attica, che questo vaso sia stato pensato per essere esportato. Le iscrizioni c'erano
anche per Sofilos che aveva scritto ciò che aveva rappresentato, ma in questo caso le iscrizioni sarebbero la
spia che il vaso è pensato non per un consumo interno, ma per andare fuori. Vaso lacunoso in alcuni punti:
trovato alla fine del '800 e fu portato a Firenze, capitale d'Italia all'epoca, e andò a far parte del museo
archeologico nazionale di Firenze: direttore a quell'epoca era Luigi Adriano Milani, funzionario di stato (padre
di Don Lorenzo Milani e parente di Domenico Comparetti, importante negli studi della villa dei papiri).
Nell'agosto del 1908 gli arrivò un telegramma perchè un custode del museo lo distrusse → vaso lacunoso. Non
solo è stato ritrovato in frammenti, ma è stato ulteriormente danneggiato. È alto 80 cm. È il più antico cratere
a volute di fabbrica attiva a figure nere; l'hanno inventato coloro che lo hanno firmato; è un repertorio di miti
ricchissimo perchè ogni fregio presente un mito diverso; è tutto iscritto; è pensato per essere esportato dove
sarebbe potuto piacere. I fregi sono quasi miniaturistici: prestito da come i corinzi dipingevano. I dettagli sono
indicati da paonazzo e bianco, ci sono sottili incisioni che percorrono le vesti dei personaggi e i dettagli degli
animali. Dall'alto: caccia al cinghiale Caridonio ad opera di Meleagro ed Atalanta; carri, tripode e un deinos
senza piede, le corse di carri con aggiunte in posizione scomode del tripode, di un deinos, rappresentano le
corse, i giochi (atla) in onore di Patroclo (mito omerico); fregio più alto, nel punto della massima espansione

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del vaso ed è l'unico che corre lungo tutto il corpo del vaso: nozze di Peleo e Teti con corteo di tutte le divinità
olimpie, da qui nacque Achille; sotto: fontane, donne che vanno alla fontana e uomo a cavallo → agguato che
Achillo compie verso Troilo mentre questi andava a prendere l'acqua; fregio animalistico, teoria di cervi; sfingi
araldicamente disposte: orientalizzante; su tutto il piede lotta tra pigmei e gru → elemento omerico. Come
modello del cratere è usato un deinos (immaginalo de togli il piede, le anse e la parte superiore), nasce come
sviluppo del deinos. Sull'altro lato: imbarcazione e figure maschili e femminili che sono scese: Teseo insieme ai
giovani ateniesi che danzano una volta sfuggiti al Minotauro. Sotto una centauromachia. Di nuovo nozze di
Peleo e Teti. Sotto divinità olimpie sedute, una divinità su un asino e dei satiri → ritorno di Efesto festante
all'Olimpo accolto da Dioniso. Zeus ed Hera hanno un unico figlio insieme, Efesto, brutto e zoppo che viene
scaraventato giù dall'Olimpo in mare, stette sette anni da Nereo, poi ritorna all'Olimpo e quando vi ritorna chi
lo accompagna è Dioniso e c'è un corteo trionfale di Efesto: dio che può mangiare il fuoco, lavorare i metalli (la
sua officina è nell'Etna), sposò Afrodite, sarà una divinità per l'Atene di periodo classico: è il dio che protegge
tutte le attività artigianali e da suo figlio nascerà la stirpe degli Ioni. La controparte romana è Vulcano. Poi ci
sono grifi affrontati a una palmetta, essere ibridi, poi lotta dei Pigmei. Potrebbe esserci un collante come
interpretazione del vaso → anse: nella parte superiore all'esterno una potnia theron, Artemis, alata e sotto
Aiace che porta il cadavere di Achille, rappresentato ne tipo del kouros. Sono anche rappresentate le muse con
i nomi. All'interno di questa ansa c'è una gorgone che corre con le ginocchia con le zanne e ha nella cintura un
nodo serpentino. Si data intorno al 570 a.C.. C'è un filo unitario tra tutte le rappresentazioni? C'è stato un
tentativo di leggerle: l'eroe che compare di più è Achille, quando attacca Troilo, quando è morto e matrimonio
dei suoi genitori che occupa il fregio più rilevante → tematica achillea? Peleo poi ha anche partecipano alla
caccia del cinghiale. Ma può essere anche trovato un rimando con l'episodio di Teseo e i giovani Ateniesi:
sbarcano a Delo secondo il mito. “Gheranos” = gru e danza rituale che va fatta incerchio e che si dice che fu
quella che Teseo danzò con i giovani ateniesi sbarcato a Delos per ricordare la liberazione dal Minotauro, ed
era inoltre una delle danze che facevano le deliadi, le ninfe di Apollo, che sapevano parlare tutte le lingue e
potevano profetare. Richiamo tra la parte alta e bassa del vaso, richiamo anche a stemperare la tragicità degli
eventi con degli episodi buffi, come la lotta dei Pigmei VS gru. Bios di Achille che lo vede folgorante guerriero
che muore e la morte è ricordata nei giovani che sono sfuggiti e nella lotta d Pigmei e gru. Nella
centauromachia c'è poi Chirone, il centauro maestro di Achille. Achille e latente presenza di thànatos →
questo cratere così rifinito non è pensato per essere realmente usato, ma per costituire un dono preziosissimo
da porre in una tomba in un set da simposio che dovevano essere usati dal defunto nel suo banchetto
nell'Aldilà. Questo vaso nasce con una vocazione etrusca e funeraria. Il cratere si collega al problema
dell'origine della tragedia, del coro, del dramma satiresco e di come erano fatti i coreuti: presenza di satiri
itifallici e auleti → una studiosa tedesca arriva alla tesi sul “ditirambo vascolare”. Ideale eroico dato dalla
presenza dei carri e dell'eroe a cavallo.

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Subito dopo, nel 560, il pittore Nearcos ha dipinto Achille con i suoi due cavalli e l'ideale di chi consuma questi
prodotti è quello di kalokagathìa del giovane aristocratico.

Ceramica attica a figure nere


Intorno al 560 inizia la grande stagione della ceramica attica a figure nere: Lydos (il più vecchio), Amasis,
Exekias (il più grande) grandi ceramografi e ceramisti della prima fase della ceramica attica a figure nere, dal
560 al 530.
Svolgimento di una scena in cui ci sono satiri e menadi su un cratere a colonnette, di Lydos = viene dalla Lidia,
forse non è attico. Quello che caratterizza questo autore: dipinge anfore e delle figure che sono molto
imponenti con enfasi particolare data ai cavalli. La raffigurazione dove è contenuta è contenuta come in una
metopa, un riquadro, tra le anse del vaso: satiri che raccolgono e premono l'uva nella scena principale; sopra
teoria di menadi insidiate dai satiri. Maestro della prima fase della ceramica attica a figure nere.
Amasis non è un nome greco, ricorda il nome di un faraone (forse viene da fuori), alcuni pezzi sono stati trovati
a Naucrati, colonia greca sul delta del Nilo. Dipinge due idriai, i suoi due capolavori: scena di un personaggio
maschile su un carro, preceduto da personaggi maschili e femminili con una porta aperta e una figura
femminile all'interno, la sposa. Attributo che porta una fanciulla che va in sposa come una corona. Cerimonia
che deve avvenire di notte, pannukis, prima di entrare nell'oikos. Figure bianche: donne; figure nere: maschili.
Scena di vita quotidiana. Le idriai servono per trasportare le anfore, ma anche per trasportare l'acqua.
Nell'altra idria scena femminile, di tessitura che si svolge nell'oikos, c'è un grande telaio orizzontale; un'altra
figura carda la lana e poi a lato c'è il prodotto finito. C'è una collana appesa → rimanda al mondo femminile, e
poi la donna di un genos doveva stare a casa, filare la lana, produrre i teli che servivano per il consumo interno
delle case. Questo vaso si trova al Metropolitan Museum di New York. Vasi trovati in Etruria.
Anfora trovata in Etruria completa del suo coperchio (oggi nella BN di Parigi), con le anse sul collo. Il nero è un
nero lucentissimo, le pareti dei vasi sono sottili con un'argilla depurata, camoscio-aranciato, sopra le quali sono
dipinte le figure con tutti i dettagli incisi sulle vesti di due menadi che offrono una lepre a Dioniso che ha una
coppa (kantaros), ed è un Dioniso maturo, barbato, il modo con il quale viene rappresentato il dio in età
arcaica. In età classica sarà rappresentato giovane. Attenzione minuta ai dettagli nella resa delle figure.
Anfora di Exekias: seconda metà del VI secolo, raffigurazione di Achille e Pentesilea i cui nomi sono scritti come
se continuassero gli elementi decorativi. Fra i tre è quello che tenta di più di creare un'atmosfera, crea una
sorta di relazione fra i personaggi che rappresenta, rappresenta scene con pochi personaggi. Pentesilea è la
regina delle Amazzoni di cui Achille si innamora quando la uccide, dal momento che era accorsa in aiuto dei
romani. Lei porta una pelle di animale come elemento aggiuntivo, oltre lo scudo e alla corazza, è un elemento
femminile → è una donna guerriera e una delle più importanti . È creato un gioco di sguardi e un richiamo
chiastico tra le lance, la posizione delle gambe in modo da creare il ritmo dei vuoti e dei pieni.

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Altra anfora che rappresenta una scena di due guerrieri vestiti con queste armi opulente: uno ha il suo elmo,
l'altro l'ha lasciato insieme allo scudo, sono Achille e Aiace, colti mentre giocano a dadi. In una pausa della
guerra di Troia, mentre sono tutti armati, sono in una pausa di gioco → stemperamento di grandi momenti di
pathos con gesti comuni.
Anfora con le anse a metà tra spalle e collo. Momento drammatico per la mentalità greca: personaggio nudo
che sta piantando una spada a terra, ha una palma e le sue armi → momento del suicidio di Aiace.
L'interno di una coppa è dipinta con una nave sulla quale sta disteso un personaggio con una corona ed è
barbato e dall'albero da cui pende la vela di due colori scaturisce una vite con grappoli d'uva e attorno delfini
che guizzano → interpretazione: è Dioniso che da bambino fu rapito dai pirati Tirreni (forse Etruschi), ma poi si
liberò da solo perchè trasformò i suoi rapitori in delfini. Ma qui il mito non è descritto, si può solo intuire,
suggerisce il racconto e l'artista organizza questo tondo interno con finezza, perizia e un sano bilanciamento
tra la parte superiore e inferiore. Cfr Omero: “mare colore del vino” e dentro la coppa va il mito. Exekias è un
grande artista; dipinse anche la coppa con all'esterno due occhi. Questo artista è attico. Statuto dei tre pittori:
ricchi, prosperi, con una bottega; ma exekias avrà ricoperto un ruolo sociale diverso dagli altri due → c'era una
gerarchia sociale tra i ceramisti. Le opere di Exekias arrivano fino al 530 ed è il più giovane.
Coppa in ceramica con ingobbiatura, rivestimento giallino, tipico della ceramica laconica: bilancia con due
bracci, i piatti, omini che stanno accatastando i pacchi, sparvieri, c'è una scimmia, una pantera → pesatura del
silfio, pianta cirenaica. Coppa di Archesialos, quarto re di Cirene che assiste ala pesatura del silfio. Erano coloni
di Tera e avevano fondato la colonia di Cirene, che prospera grazie al silfio. Altra raffigurazione nera e rossa.
Linea sulla quale poggiano i personaggi: eserco: elemento fisso della produzione laconica per crearsi
nell'ambito di uno spazio tondo la definizione di uno spazio rettangolare in cui si può dipingere la propria
scena.
Anche produzione calcidese.
Pinax, pinakes: tavoletta in terracotta su cui si fanno i fori e si appende e su di essa è rappresentato un vasaio
con il suo forno e lo spioncino che può dare un'idea di come si stia lavorando. Da Pentescufia, tempio vicino a
Corinto. Dà l'idea di come era costruito un forno per la ceramica.
Anfora a figure nere che rappresenta Atena su una faccia, sull'altra corse, lotte, ma questo vaso ovoide ha
sempre queste anse minuscole → anfore panatenaiche: fossile-guida perchè per convenzione il gruppo Burgon
è la prima produzione di queste anfore (dal 566 a.C.) perchè Pisistrato organizzò e riorganizzò i grandi
festeggiamenti per Atena (festival panatenaico) e dette ai vincitori dei giochi come dono un'anfora contenente
dell'olio. Manterrà questa forma per 150 anni, sarà un oggetto pregiatissimo per i vincitori dei giochi, vengono
dati ai cittadini ateniesi e saranno conservatori nella forma e nell'immagine, sempre un'Atena promakos che
avanza in armi. Le ultime saranno prodotte intorno al 390. La loro produzione è ad Atene in Attica, ma nel
corso del tempo saranno dedicate nel santuario di Olimpia, poi trovate anche in Africa settentrionale

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(Cirenaica) in contesti sepolcrali e in Etruria nelle tombe (infatti i giochi panatenaici erano stati anche aperti a
stranieri). In alcune di queste anfore è scritto “atla parthenou” per cui attestano che venivano date in
occasione dei giochi panatenaici. Si manterranno sempre a figure nere.
A partire dal 525 a.C. inizia una produzione di vasi bilingui, una faccia a figure nere e una a figure rosse →
momento di avvio della ceramica attica a figure rosse, molto esportata nel bacino del Mediterraneo. Ci
traghetta tra il periodo arcaico e severo.

Il santuario di Egina
Sempre periodo arcaico, ma un periodo che bisogna considerare in relazione all'architettura sacra e all'area di
Egina, un'isola importante nel periodo orientalizzante. Contesto dell'ultimo quarto del VI secolo a.C.. Edificio
templare e decorazione scultorea dei frontoni. Edificio piuttosto piccolo che si trova su un promontorio
dell'isola che è stato scavato alla fine del'800 e primi del'900 ma in realtà una parte dei materiali pertinenti a
questo edificio erano pertinenti dagli anni '10 del '800 e hanno costituito un nucleo al centro del dibattito
artistico. Tempio: scavato da Adolf Furtwangler (morto agli inizi del '900), ultimo esponente della scuola
filologica. É un edificio di ordine dorico, visto già nel Peloponneso e anche ad Atene. È un dorico che si
avvicinerà a quello che sappiamo essere il modulo canonico, che diventerà il modulo canonico dell'ordine
dorico. Queste informazioni architettoniche sugli ordini architettonici antiche ci sono date da Vitruvio (vissuto
tra la fine del I sec. a.C. e l'inizio del I sec. d.C., nel periodo augusteo), autore del trattato “De architectura” =
manuale riassuntivo dell'architettura greca e romana e una serie di regole su come si costruiscono gli edifici e
dove si devono costruire e ci dà delle indicazioni sugli ordini architettonici (era marchigiano e ha costruito la
basilica di Fano e una porta urbica che fu poi distrutta, che noi conosciamo tramite una raffigurazione
rinascimentale), e da Plinio il Vecchio, autore della “Naturalis Historia” in 33 libri, morto nel 79 d.C. sotto i Flavi
durante l'eruzione del Vesuvio che noi conosciamo tramite due lettere scritte dal nipote Plinio il Giovane in
due lettere indirizzate a Tacito. Con il tempio di Egina ci si avvicina all'ordine dorico canonico: il tempio ha sui
lati brevi 6 colonne, sui lati lunghi ha 12 colonne → si sta avvicinando all'ordine dorico canonico = colonne sui
lati lunghi = doppio + 1 di quelle della fronte (cioè dovrebbero essere in questo caso 13). Ci stiamo avvicinando
a una partizione armonica dell'interno della cella: pronaos, naos, la cella divisa in tre navate (centrale
maggiore delle laterali), opistodomos più corto del pronaos (per essere uguali bisogna aspettare). È canonico il
fatto che vi siano due colonne in antis, cioè comprese nei prolungamenti dei muri perimetrali della cella.
L'assonometria del tempio dimostra che all'interno della cella le colonne, che sono di modulo minore della
peristasi esterna, dovevano essere su due ordini sovrapposti (questo sarà canonico nel dorico). Eutenteria =
fondazioni, krepidoma = scalinata con i gradini di ingresso, stilobate, colonne che partono direttamente dallo
stilobate, colonne a fusto scannellato, che hanno il collarino nella parte finale del fusto che permette l'innesto
del capitello (echino e abaco), architrave liscio e sopra una serie di frigi e metope sulle quali si imposta il

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frontone triangolare, il quale deve avere degli akroteri = sculture posizionate sulle due estremità degli
spioventi laterali e sulla trave centrale (kome) nel punto più alto del tetto.
Il materiale usato è una pietra locale, il calcare, il poros. È un tempio collocato in uno spazio sacro, quindi fa
parte di un complesso santuariale delimitato da una recinzione, un muro in collegamento con l'edificio di
culto, l'altare. C'è un propilon un ingresso monumentale al tempio e una serie di annessi, ambienti che devono
servire per il culto, la casa dei sacerdoti e per l'accoglienza ai pellegrini. L'edificio era in stato di crollo:
anastilosi = tirato su e posizionato la struttura architettonica (colonnato e architravi) rimettendo in posizione i
blocchi che costituivano l'esterno delle pareti della cella. Era dedicato ad Aphaia: la ninfa, divinità locale, che
protegge l'isola e dalla quale sono originati i re e a loro volta derivati dagli eroi più importanti dell'isola, Egina,
già nominata nei poemi omerici, infatti è ricca di metalli ed è una delle prime che batte moneta (stateri), è la
terza flotta del Grecia, terza potenza commerciale e vi si lavora il bronzo, una lega particolare e preziosa nella
proporzione dei componenti (lo sappiamo da Plinio il Vecchio). Gli eroi sono Telamone e il figlio Aiace
Telamonio: tutti e due hanno partecipato alla guerra di Troia, le spedizioni contro Troia infatti furono almeno
due: la più antica contro Ilo cui parteciparono Eracle e Telamone e i Greci persero; la seconda è quella omerica,
la Troia trovata negli anni '80 del '800 da Schliemann. A questa spedizione della Troia omerica partecipò anche
Aiace figlio di Telamone. Problema del frontone: bisogna interrogarsi su che tipo di raffigurazione si pone sul
frontone → all'inizio non ha legame con la divinità cui è dedicato il tempio e con il luogo, ma con il tempo ci
deve essere un legame nella rappresentazione con la divinità cui è legato il tempio e il luogo. Sculture a tutto
tondo nel frontone ad Egina e raccontano miti che si legano alla divinità venerata nell'edificio e al luogo dove
sorge l'edificio (anni '20 del VI secolo) e raccontano episodi che si chiudono → rappresentazione di Telamone
ed Aiace. I frontoni di Egina raccontano nell'ambito del concetto aristotelico (tempo, luogo e azione) un unico
episodio che ruota attorno alla divinità fulcro della rappresentazione della prima spedizione contro Troia al
quale partecipò Telamone e un altro episodio della spedizione omerica al quale partecipò Aiace. La ninfa
Aphaia è assimilata ad Atena: rappresentata al centro dei due frontoni su cui sono raffigurati due episodi di
guerra. C'è un frontone principale orientato ad est e corrisponde con l'ingresso principale e uno secondario
che corrisponde all'ingresso secondario. Nel momento in cui si realizza il frontone dell'atrio di accesso deve
essere per suo statuto quello più conservatore in ciò che rappresenta, mentre se si vuole innovare e
movimentare bisogna farlo sul frontone della parte posteriore del tempio, al parte meno importante →
problema di Egina: è il contrario → il frontone innovatore è quello orientale; il frontone conservatore è quello
occidentale. C'è uno scarto cronologico, uno iato tra i due frontoni: il frontone posteriore è contemporaneo
alla costruzione dell'edificio, mentre il frontone orientale si data intorno al 500 a.C.. Il tempio è stato scavato e
tirato su tra la fine del '800 e inizio '900, ma tutto il gruppo delle scultore che costituivano le decorazioni dei
frontoni e degli acroteri sono state scoperte nel 1815 ad Egina da un prussiano von Hallerstein e dall'inglese J.
Cockerell → la Grecia si affaccia nel mondo occidentale, infatti nei primi del '800 l'ambasciatore inglese Elvin

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ha iniziato a smantellare il Partenone e i marmi e li ha trasferiti in Inghilterra e si scatenò la diatriba su chi
realizzò quei marmi → dopo il congresso di Vienna Antonio Canova è incaricato dal papa nel 1816 di riportare
in Italia i beni che Napoleone aveva esportato dopo il trattato di Tolentino. Canova passa anche in Inghilterra e
dà un'occhiata ai marmi di Lord Elvin che voleva venderli e dovevano essere acquistati dal trust del British
Museum: una parte della critica del tempo diceva che fossero eccezionali e di Fidia, invece Cockerell sosteneva
che fossero migliori i marmi provenienti dal centro dell'Arcadia. Canova sostenne che fossero di Fidia → alla
fine vennero ritenute opere originali greche di Fidia. Cockerell e Hallerstein recuperano ad Egina da uno strato
di crollo una quarantina di sculture minori del vero, ma tutte frammentate in una qualità formale notevole, che
entrano sul mercato antiquario europeo → problema. Sono frammentate e bisogna capire cosa sono. Verranno
recuperate da Ludovico di Baviera che fonda la Gliptoteca di Monaco (a inizio '800 nascono i musei di
antichistica), ma non li vuole tutti frammentati, così vengono trasferiti a Roma nel '15, dove vengono
restaurati: l'aiutante di Ludovico, von Wagner, funge da intermediario. I marmi fecero una sosta ad Atene e poi
andarono a Roma, dove vengono sottoposti al giudizio di Bertal Thorvaldsen (detto “Fidia del nord”), scultore
che lavora per le grandi commissioni dei nobili e regnanti di tutta Europa, conferma che sono di qualità e
stabilisce quelli che vanno insieme rispetto agli altri: stabilisce i gruppi di materiale pertinenti a un frontone o a
un altro (non vennero stabilite le date di origine dei marmi). Secondo i criteri del tempo fu incaricato da
Ludovico di Baviera di procedere al restauro delle figure, un restauro integrativo di tutte le sculture, ma non
lavorò da solo, infatti venne da Berlino un professore che insegnava Scienze dell'Antichità, Hirt, e disse che
cosa rappresentavano le statue e gli episodi. Nel 1818 furono completati i due cicli di frontoni e vennero inviati
a Monaco di Baviera nella Gliptoteca: oggi gli “Egineti” sono montati ad altezza d'occhio ma sono sculture tutte
mutile, perchè tra gli anni '60 e '80 del '800 il direttore della Gliptoteca, Ohly, compì un'opera di grande
impatto culturale, le sculture furono tutte de-restaurate e i restauri furono tolti. Le sculture frontonali del
tempio di Atena Aphaia ad Egina che presentano Atena al centro e scene legate a due spedizioni contro Troia
sono entrate nella cultura europea dagli anni '15 del '800, sono state sottoposte a Thorvaldsen il quale era
riuscito a separare sculture più antiche rispetto a quelle più recenti fra una quarantina di pezzi. Le sculture
sono in marmo pregiatissimo, in marmo di Paros, a differenza del tempio in calcare. Sarebbero dovute essere
tute policrome. Frontone superiore sul lato orientale e più recente (500 a.C.) → scarto tra i frontoni: edificio
danneggiato da una caduta di massi e scossa di terremoto che aveva provocato il rifacimento della fronte. A
livello di composizione sono costruiti nella stessa misura: Atena al centro e ai lati combattimento tra eroi greci
e troiani; le metà sono simmetriche per quanto riguarda la costruzione delle figure.
Frontone superiore: schema di combattimento monomachico, ma un terzo guerriero compare e la loro
posizione si uniforma alle misure del frontone: sono selezionate posizioni congrue allo spazio triangolare
(gruppi di tre guerrieri), due arcieri inginocchiati dove lo spiovete si abbassa, a seguire un caduto di guerra
disteso. Ogni arciere saetta sul fronte opposto, c'è un richiamo tra le due metà del frontone in modo da creare

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un ciclo unitario della scena. Questo scultore ha ripreso posizioni dall'altro frontone. Crea la circolarità della
scena, mettendo in correlazione le due parti del frontone in modo che si richiamino. Scena più larga.
Frontone inferiore: Atene a al centro, gruppi di guerrieri, ogni arciere saetta nella propria parte → c'è bisogno
di una monomachia. Sono costruite in maniera simmetrica ma ognuno nella sua metà.
Al di là della composizione modi diversi di rappresentazione: Atena nel frontone occidentale in posizione
frontale nel tipo della kore e ha indicatori antiquari; sul frontone orientale Atena è rappresentata ruotata.
Atena nel frontone occidentale e orientale: cambiata la concezione volumetrica: quella più recente è più
sfinata e con gli zigomi meno affioranti, cambia l'acconciatura (elmo in metallo), il taglio degli occhi,
l'inclinazione della bocca. Due modi per l'arciere: frontone occidentale e orientale → gerarchia di priorità nelle
scene: Eracle con la leontè su quello orientale → spedizione più antica; frontone occidentale → spedizione di
Aiace. Quello a sx è un troiano per convenzione Paride con un berretto frigio, è vestito, porta le braghe,
indossa una veste aderente con le maniche, mentre ha un viso puntuto con il sorriso arcaico; Eracle no,
indicazione dei muscoli nella coscia piegata in Eracle e posizione del piede diversa, korax, malleolo indicato, lui
saetta, mentre il troiano sta morendo con una barba, si regge sullo scudo e si appoggia sulla mano venendo in
avanti verso lo spettatore e dove c'è un foro ci sarebbe dovuta essere la freccia di metallo. Greco che muore
ucciso da Paride: sorriso arcaico, capelli lunghi secondo il tipo del kouros e rappresentazione frontale.
Passaggio vero un maggior naturalismo nei corpi. Non si sa chi abbia realizzato questi due frontoni → l'ipotesi
è che, siccome Egina aveva una grande scuola di bronzisti i cui nomi sono riportati da Vitruvio e da Plinio, forse
sono maestro, Kalon, e allievo, Onatas. Ma non c'è nessuna prova che siano loro. Comunque opera di grandi
scultori in marmo insulare, rifiniti in ogni parte. Si riconosce che queste sculture sono più dure di quelle
partenoniche, ma comunque di qualità e questo diventa un elemento che permette nel '800 di inserirli in un
tempo, più vecchio rispetto ai marmi partenonici, quando ancora non era stato scoperto il santuario. Ci si
interroga sul fatto che queste pere in origine dovevano essere policrome, anche se è un marmo lucentissimo.
Viene dismesso un grande paradigma di Winckelmann, che nel 1764 pubblicò “Storia delle arti del disegno
presso gli antichi”, e aveva posto il problema sulla qualità delle manifestazioni figurate degli antichi e aveva
dato il primato alla Grecia e alla scultura (ma non aveva visto nulla, lavorò sulle copie romane), e impostò il
mito del bianco. Morì nel 1768 prima di imbarcarsi per la Grecia. È un complesso tardo arcaico; dal punto di
vista architettonico è un passo aurorale rispetto al dorico canonico; si trova in un'area sacra con l'altare e la
recinzione; planimetria dell'edificio; ha due frontoni conservati (520 e 500) che sono dei due età diverse,
bizzarria dovuta a eventi naturali che hanno danneggiato l'edificio e il frontone orientale è il più recente
rispetto a quello occidentale ed è anche quello con la storia più antica, e che, pur mantenendosi fedele al
soggetto, al legame con divinità e luogo, rappresenta un momento e lo racconta consapevole di dover inserire
le figure a tutto tondo in uno spazio triangolare costruendoci una storia: il fruitore avrebbe così capito cosa
rappresentava il frontone.

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Ceramica attica a figure rosse
530-20: vasi dall'Attica ed Egina è una grande alleata di Atena. Ci danno il marcatore del cambiamento delle
rappresentazioni: dalle figure nere alle figure rosse su un numero limitato di pezzi, vasi bilingui. Disteso
banchettante, Atena vicina e un servitore. Per convenzione si dice che questi vasi sono dipinti da Lisippides e
Andochides (si trova maggiormente), non si sa se sono la stessa persona o meno. Vasi evoluti nella forma, elle
figure rosse e selezione di personaggi sempre del ciclo omerico. Onesimos pittore di coppe.
530-25: inventano una produzione di anfore (dura fino al 520) che hanno l'ansa a nastro che parte dal labbro,
si imposta sulla spalla e inventate da Nicostenes; le figure rosse si collocano solo sul collo e sono
rappresentanti di scene di genere. Anfore nicosteniche: spesso si trovano in Etruria.
Cratere a campana di Euphronios. Rarissima scena con Sarpedonte morto (eroe del ciclo troiano)
rappresentato lievemente girato → in pittura vie è un'anticipazione degli schemi di composizione e della
descrizione dell'anatomia delle persona rispetto alla scultura, alla plastica; si colloca intorno agli anni '20 del VI
secolo. Rarissima rappresentazione di queste figure maschili alate, mitiche: sono Sonno e Morte che prendono
Sarpedonte caduto. Scena bilanciata e simmetrica: l'elemento che crea l'asse compositivo è Sarpedonte con
dietro Hermes con il caduceo (bastone con il doppio serpente) e il petaso (cappello alato), ma non ha qui le ali
sui piedi. Oggi è nel museo di Lilla Giulia a Roma. Ama figure che occupano tutto il corpo esteso del vaso e su
cui è disegnata un'anatomia.
Eracle e Anteo che lottano su un cratere.
Piatti e interno della coppa in cui c'è un giovane efebo su un cavallo con un copricapo particolare e vesti
opulente con motivi figurati, con gli stivaletto da guerra o da caccia. Questi si chiama Leagros “kalos”: coppe
del pittore di Leagros, magari un giovane aristocratico molto amato e raffigurato nelle coppe del gruppo
Leagros, di coppe a figure rosse.
Altro grande pittore (520-20): Euthimides. Banchetto aristocratico, donna vestita elegantemente, lui è vecchio:
è Teti e a fianco c'è Peleo.
Anfora di Myson che ripropone qualcosa di epocale. Uno con l'abito da lavoro che accende un fuoco per
questa pira di tronchi di legno posizionati con un ordine attento sul quale è seduto su un trono un personaggio
regale → visualizzazione della morte eroica, del re Creso che si uccide e muore sul rogo.
Interno di una coppa firmata Sosias, è creato l'eserco, palmette eleganti nello spazio di risulta, gruppo di due
guerrieri: Achille che medica Patroclo, guerriero ferito sotto Troia. Lo sappiamo perchè i nomi sono scritti. Con
le figure rosse si risparmia il fondo rosso del vaso e si ottengono maggiori particolari, pittura molto preziosa.
Produzione di coppe carro di Europa di Brygos.
Altre coppe preziose in cui è usato il fondo bianco per rappresentare una menade.
Scena in cui un giovane vomita e l'etera lo assiste.

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Coppa a occhioni e a figure rosse. All'esterno vi sono questi occhi apotropaici. Una studiosa, Frontisi Doucroux
(“La maschera di Dioniso”), pensa che la coppa ad occhioni richiama alla maschera di Dioniso che veniva usata
durante le Lenee, festeggiamenti dove il dio veniva portato in processione come maschera. Infatti quando si
beve mandando la testa all'indietro si crea una maschera di Dioniso (l'occhio cade nella parte superiore del
viso), divinità che sovrintende al vino e al consumo eroico del vino.
Kleophrades, grande pittore e ceramografo di vasi a figure rosse (500-490). Coppa di 50 cm ca. di diametro in
cui sono rappresentate crudelmente scene pertinenti all'Iliupersis. Neottolemo davanti ad Andromaca che ha
sulle ginocchia Astianatte; Diomede con Aiace cattura Cassandra che si aggrappa al palladio (xoanon di Atena).
Menade: particolare della forma dell'occhio ripreso con attenzione naturalistica nella posizione della pupilla.
Pittore di Berlini, ceramografo che non firma le sue opere. Intorno al 490. Di solito figure isolate. Anfora con
coperchio: Atena che poggia su un eserco decorato; sul lato opposto Eracle: campeggiano come statue queste
figure sul vaso. Su un'altra Eracle e Apollo. Cratere a campana: su un eserco figura maschile con uno scettro.
Zeus, il quale insidia Ganimede (giovane con in mano il gallo, figura dalla forte carica erotica). Attenzione più
naturalistica all'anatomia che troveremo nella plastica di periodo severo.
Coppa del “Pittore di Pentesilea” (460 a.C.): Achille che incombe su Pentesilea che è inginocchiata e sta
soccombendo d fronte all'eroe. Costruzione quasi piramidale.
Cratere a calice, 460, rinvenuto in Etruria vicino ad Orvieto, su un fondo nero si stagliano delle figure che è
come se fossero posizionate su piani diversi indicati da questa sottile linea che crea la base d'appoggio. Figure
monumentali: Eracle con la clava, un soldato armato e che fa un passo Ares, una figura femminile armata
Atena e delle foigure sdraiate in basso che si rivedono nella parte posteriore del vaso: due personaggi armati
di arco, uno maschile e uno femminile, feretra vicino al gluteo (come arciere troiano sul frontone di Egina), ha i
capelli raccolti nel sakos (foulard) e sono Apollo con la corona di alloro e Artemis che saettano questi fanciulli
che è come se fossero disposti su pian sfalsati e la loro posizione indica quasi delle balze del terreno. Saettano i
figli di Niobe, regina tebana che si era vantata dei suoi figli con Latona e così i suoi figli saranno uccisi. Niobe
sarà un soggetto che in periodo ellenistico sarà molto amato er creare gruppi scenografici. Circa 60 cm. È la
testa di serie dei vasi polignotei: non sappiamo chi ha dipinto, definiamo l'autore dal soggetto rappresentato
come se si proponesse in ceramica piani sfalsati, individui presentati su tre livelli diversi con un tentativo di
sfondamento spaziale → si pensa che questo vaso e un'altra decina riprendano la pittura su parete presente ad
Atene e realizzata da grandi artisti, come Polignoto, di cui non abbiamo alcuna pittura (nell'ambito dell'agorà e
della stoà aveva dipinto la battaglia di Maratona).
Nel santuario di Delfi vi era una costruzione dedicata dagli Chmidi, la leskè, un portico con le pareti interne
dipinto da una grande nekua = regno dei morti che ritrae l'Ade, il regno dei defunti e su questa abbiamo solo
descrizioni dalle fonti ed è stato un grande esercizio ricreare come è stata rappresentata → personaggi posti su
piani diversi e sfalsati che prendevano a modello la pittura di questi vasi. Non abbiamo nulla della pittura

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parietale greca arcaica e del periodo severo, ma solo fonti indirette. Si pensa che ci fossero Tantalo con tutti i
supplizi e Ades. È la visualizzazione dell'Ade.
In questi pochissimi gruppi di vasi si tenta una sperimentazione che si pensa sia un'eco della pittura parietale
per la monumentalità delle figure e il loro essere posti su piani differenti → fatto ricostruito in maniera
indiretta. Sono tipi di vasi pregiatissimi, importanti, pochi e si trovano pensati per l'esportazione nella ricca
Etruria (anni 60 del V secolo), le figure rosse si trovano nell'Etruria interna (i centri della costa in questo
periodo hanno perso di importanza). Questi vasi qui si pensa che siano un'eco, una trasmissione filtrata di
quella che doveva essere prestigiosa pittura su parete. Questo vaso si colloca nel 460, nel periodo severo.

Età severa (480-450 a.C.)


Il santuario di Olimpia
Alla fine dell'arcaismo e si sta entrando in un periodo che non è ancora età classica, ma il periodo che va dal
480 al 450 è il periodo severo, un periodo di transizione tra l'età arcaica e classica. In seguito 450-323: periodo
classico. Ha i suoi capisaldi in lotti di materiali che si datano, la cui cronologia è garantita da elementi esterni.
Datazione data da una fonte. Siamo al santuario di Olimpia (nell'Elide, zona pianeggiante alle pendici di un
monte e tra due fiumi) in età arcaica, e con il tempo verrà monumentalizzata questa area. Di solito in un
santuario ci sono più edifici dedicati a varie divinità, e ci deve essere uno spazio in qualche misura marcato con
dei confini che devono circoscrivere l'area → questi confini che indicano, circoscrivono quello che per un
santuario è il temenos, l'area sacra nel suo complesso, non sono costruiti con una recinzione, ma possono
essere dei confini indicati da una pietra (cippi = horoi) o indicati naturalmente. Alle pendici del Crono c'è il
tempio di Hera (Heraion di Olimpia); quella tratteggiata è una linea iniziale del confine del santuario, indica il
temenos che si allarga nel corso del tempo; altro elemento che marca Olimpia è il calendario ufficiale a partire
dal 776 a.C., infatti da questa data si svolgono i giochi olimpici che prevedono delle corse in un avvallamento
naturale che verrà regolamentato nei suoi confini in uno stadio (si corre a piedi o con i carri trainati da cavalli o
mule). Presenza di un tempio dedicato ad Hera, di un edificio dedicato ad attività sportive (stadio), e poi c'è un
altare accanto al tempio di Hera e ci vuole il fatto che si riconosca l'autorevolezza del luogo, è infatti un
santuario panellenico (anche se all'inizio di etnia dorica), e nella terrazza troviamo piccole costruzioni in forma
di tempio nel corso del VI secolo, il thesauros = edificio di pianta rettangolare piccolo che ha uno spazio
interno, una cella preceduta da un pronaos ed è una costruzione che rappresenta il dono che un'intera
comunità dona alla divinità, all'interno dei quali sono conservati doni votivi. Le pubblicazioni di Olimpia sono
tutte in lingua tedesca (una serie di monografie = Olympische Forschungen). Tesori dedicati da Siracusa, Gela,
anche dalle poleis opulente che sono le colonie doriche nella Magna Grecia. Questi tesori non sono disposti
ovunque, ma devono stare tutti allineati su un'unica terrazza in modo tale che lo spazio sacro sia bene
organizzato. Ci deve essere una costruzione deputata ai sacerdoti, un pritaneion, edificio di pianta quadrata,

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monumentalizzato il tempio di Hera, l'altare, la terrazza con i tesori e lo stadio. Edificio fuori dall'area sacra
dove si riunisce il consiglio dei sacerdoti (bouleterion). Edificio vagamente pentagonale, che non verrà mai
monumentalizzato, fuori dall'area sacra, il pelopion = area destinata al culto dell'eroe Pelope che ha la sua
tomba lì (cenotafio). Altare destinato al culto di una divinità maschile, che non ha edificio, Zeus. Heraion:
edificio dorico, troppo lungo rispetto alla fronte, in calcare (poros) e che si mantiene nel corso del tempo in
parte ligneo in parte litizzato in calcare locale. Si discute se la testa del fronte sia un'immagine di Hera da
collocare sul frontone. Lo stadio non è stato mai monumentalizzato, tranne con la costruzione di gradinate, c'è
un'area a pianta quadrata in cui c'è un altare. Metroon nel IV secolo e Ninfeo, fontana monumentale, vicino
alla terrazza, costruita con l'atto evergetico di Annia Regilla: tra l'età di Adriano e Antonino Pio (anni 20 e 30
del II sec. d.C.), questa signora è della gens Annia senatoria, la quale sposa Erode Attico, il quale era un
magnate greco, plutocrate, amico intimo di Adriano (cfr romanzo di Sara Pomeroy). Tesauros: edificio a pianta
rettangolare come un piccolo naiskos (tempietto) completo della sua decorazione anche frontonale. Metroon:
edificio di pianta rettangolare destinato al culto della Grande Madre (meter). C'è un cambiamento epocale tra
periodo tardo arcaico e severo (rimangono fisse tutte le costruzioni), che sconvolge la struttura del santuario
anche come gerarchia di divinità al suo interno: la divinità femminile viene spodestata dal suo ruolo primo e
questo viene preso da Zeus al quale viene dedicato un edificio sacro, il tempio di Zeus, di ordine dorico
canonico → sei colonne in facciata, tredici sui lati lunghi; non sappiamo quando è stato costruito, l'ha
progettato Lybon, un architetto originario dell'Elide, e l'ha costruito come finanziamento di Sparta. Lybon è
l'architetto che tra il 476 e il 452 a.C. costruisce l'edificio: di esso parla Pausania che dà queste informazioni sul
tempio di Zeus → edificio che è un caposaldo della plastica di periodo severo. È un edificio che presenta un
krepidoma, scalinata di accesso, una parte di cella partita tra il naos divisa in tre navate da due file di colonne
su ordini sovrapposti, e pronaos e opistodomos hanno le stesse misure → il dorico si canonizza in periodo
severo e nel tempio di Zeus ad Olimpia da parte di Lybon. L'edificio era in calcare locale, colossale, trovato in
stato di crollo dagli archeologi tedeschi, con i rocchi in stato di crollo (collegati tra loro e poi stuccati), i capitelli
dorici sulla fine della colonna (linoscapo), edificio destinato a Zeus, la divinità che diventa egemone nel
santuario, alla quale è connesso l'altare, che non è monumentalizzato, perchè è una sorta di piattaforma sulla
quale vengono bruciate le offerte alla divinità che lì vengono conservate. Gruppo acroteriale (sulla sommità
del tempio) in terracotta che mostra Zeus, in periodo tardo arcaico, che ha preso Ganimede (che diventò
coppiere degli dei). Questo tempio diventa canonico per quanto attiene alla sua decorazione esterna, sia
frontonale sia delle metope decorate in marmo e sono sei nel pronaos, sei nell'opistodomos e triglifi → in
questo periodo vengono canonizzate sulle metope le dodici fatiche di Eracle: compie le dodici fatiche che lo
renderanno suddito di Oristeo e si emancipa. Per un tempio ci vuole una statua di culto, celeberrima realizzata
a tempio finito, posta al centro della cella, su un grande basamento, da Fidia in tecnica mista, polimaterica in
oro e avorio e acrolito → Zeus seduto in trono in un'iconografia che Fidia si inventa. Era considerata una delle

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sette meraviglie del mondo antico e lo sappiamo dai Papiri di Alessandria (conservati oggi ad Oxford).
Abbiamo descrizioni da Dione di Prusa, commenti su questa scultura che era colossale, ma nella cella non si
poteva entrare. Oggi non l'abbiamo. Diatriba dal '800 agli anni '50 del '900 che la statua di Fidia era colossale
ma sperequata rispetto allo spazio interno della cella → tutti dicevano che se si fosse alzata avrebbe sfondato il
tetto. A Olimpia è stato scavato un ambiente riconosciuto come l'ergasterion, la bottega di Fidia (strumenti con
il suo nome), dove lavorò alla realizzazione della statua e questo ambiente ha le stesse dimensioni della cella,
per cui Fidia aveva coscienza di dove avrebbe dovuto collocare la statua del dio, e il fatto che fosse così
colossale era perchè attraverso queste dimensioni imponenti doveva essere sottolineata la potenza del dio, un
dio che si mostra ai fedeli, è un'epifania, è gigante, titanico ed è luminoso per l'uso di oro e avorio. Fu istituita
e durò fino al 529 un'apposita carica sacerdotale dei custodi della statua di Zeus e coloro che vi partecipavano
dovevano verificare che nessuno derubasse la statua e che fossero in grado di restaurare questa scultura (nel
tempo furono chiamati artisti come Damofon di Messene, III sec. a.C.), carica sacerdotale che si passa di padre
in figlio. È tutta pensata ed è molto complicata come scultura. Ogni parte di questa scultura (trono, braccioli,
basamento) presenta una decorazione e questa è collegata all'immagine del dio, ma anche a dove si trova il
dio (Olimpia) e chi venera e chi va Olimpia: immagini che interessano la popolazione dorica e tutti i Greci
(infatti si trova anche Teseo, poi il fanciullo tebano, strage dei Niobidi sui braccioli del dio), in parte dipinta da
Kamaidos, fratello di fidia. È una scultura di piena età classica, di Fidia che lavora ad Atene sul Partenone per
conto di Pericle.
Tempio importante per la sua decorazione: metopa in cui Eracle (barbato, la cui anatomia è indicata con
attenzione, ma è più naturalistico rispetto al tempio di Egina) sta consegnando gli uccelli stinfalidi alla sua
sorellastra, Atena → unico indicazione e mostra che è Atena (seduta su una roccia, su un doppio piano),
altrimenti sarebbe una kore, l'egida, ornata di serpentelli. Un'altra metopa, anch'essa in marmo di Paros, che
rappresenta Eracle che regge il mondo, mentre Atlante è andato a prendere i pomi delle Epseridi (versione di
Olimpia riguardo a questa fatica), dietro Eracle figura frontale ma con testa di lato, nel tipo della kore (peplo,
capelli con lo chignon, piedi nudi), e l'aiuta, è Atena. Perfetta campitura dello spazio con una calibrata
distribuzione delle figure nell'impaginato, in queste metope.
I frontoni orientale e occidentale che creano dei blocchi, sculture di periodo severo, in marmo pario, ma non si
sa chi le abbia realizzate. Sono statue organiche, realizzate in un unico momento, da un maestro che è venuto
ad Olimpia dalle isole, detto “il maestro di Olimpia”. La figura mutila della testa è alta 3m → frontone
monumentale in cui le figure devono essere viste dal basso; è Zeus al centro del frontone. Unità di tempo,
luogo e azione presente: sul frontone orientale è rappresentato l'aition, mito di fondazione delle gare
olimpiche. Tra il tempio di Hera e il tempio di Zeus il pelopion, da Pelope, eroe che ha dato il via alle corse di
carri ad Olimpia. Alla destra di Zeus si trova Pelope; a sinistra, figura in nudità con un mantello, Enomao. Il re
dell'Elide Enomao, che era sposato con la regina Sterope, aveva una figlia Ippodamia e aveva detto che

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avrebbe dato in moglie sua figlia a chi lo avesse vinto nelle corse con i carri, carri che erano trainati dai cavalli
dati da Poseidon. Tutti perdono la testa contro Enomao, ma l'unico eroe che lo vince è Pelope, della famiglia
degli Atrei. Pelope era protetto dagli dei e va ad Olimpia per battere Enomao: però vinse con l'inganno, l'auriga
di Enomao sostituisce i mozzi di metallo delle ruote del carro con mozzi di cera → Pelope batte Enomao e
diventa re dell'Elide e avvia nel santuario di Olimpia i giochi. Nel frontone è raccontato il mito di fondazione
dei giochi olimpici (Pelope è l'ecista). Non c'è movimento in questo frontone perchè è quello principale:
presentazione paratattica dei personaggi. Sterope e Ippodamia sono a fianco di Enomao e Pelope, ancelle,
carri con gli aurighi presso di loro figure sugli spioventi del frontone, figure di anziani (uno si porta la mano
sulla guancia, un indovino), fanciullo che si tocca i piedi = il mirtilo, colui che ha tradito, sottolinea con questo
elemento sospeso ma carico di drammaticità quando sta per iniziare la corsa. Ai lati personificazioni di
elementi naturali, dei fiumi Cladeo e Alfeo, che circoscrivono l'evento. Peploforos: donna che porta il peplo e
acconciatura con chioccioline (periodo severo), cavalli con anatomia ben descritta (vene sul ventre), attenzione
morbida all'andamento del corpo. Staticità delle figure e che si presentano in parata, tutte frontali allo
spettatore con attenzione a riempire i vuoti con figure inginocchiate o sdraiate, ma nessuno compie gesti
violenti o forti. Nonostante sia sapientissima la rappresentazione dei corpi e delle stoffe non c'è movimento.
Frontone occidentale: estremamente mosso e con un racconto che si svolge con raccordi tra le figure che vi
partecipano: figura al centro, Apollo, e gruppi di tre figure → si svolge una centauromachia, quella che si svolge
ad Olimpia nel momento in cui i centauri furono invitati alle nozze di Piritoo prima di Enomao, nozze alle quali
partecipò Teseo e lì i centauri, dopo aver bevuto il vino, insidiarono le Lapitesse, le donne della comunità dei
Lapiti, che combattono fortemente per liberare le loro donne. Sono gruppi di tre figure ed estremamente
mossi e movimentati. Apollo è algido, è un'epifania e con il gesto aiuta i Lapiti: acconciatura con chioccioline
sui capelli e treccia tipiche del periodo severo. Motivi a occhione nelle stoffe rappresentate con estrema
morbidezza: chi le ha realizzate è lo stesso che ha lavorato al frontone orientale, ma ha cambiato
completamente il ritmo della composizione. Possiamo così constatare che c'è una parte più conservativa e una
più mossa che di solito si posiziona sulla parte posteriore dell'edificio → Olimpia corrisponde, Egina è
un'eccezione. Leonidaion: edificio a pianta quadrata che ha un cortile all'aperto donato da Leonidas alla metà
del III secolo come xenoikion, un albergo per i pellegrini. Filippeion: tholos (edificio a pianta circolare) che
Filippo II di Macedonia dedica ad Olimpia nella prima metà del IV secolo. Davanti al tempio di Zeus ci sono
molti anatemata. Pilastro a pianta trapeizodale con l'iscrizione (da cui sappiamo l'autore) e con l'immagine che
vi plana sopra, pilastro dedicato dai Messeni nel 425, dopo la battaglia di Sfacteria, che reca una nike, la
vittoria dedicata nel santuario di Zeus di Olimpia. Tempio di Zeus: in periodo severo. Ambito del santuario di
Olimpia: tempio di Zeus di un contesto severo, di cui sappiamo il nome dell'architetto, quando è stato costruito
(fonte: Pausania). Tempio dorico canonico: lato breve: sei colonne, e lato lungo: il doppio delle colonne del lato
breve più uno. In questo tempio abbiamo metope decorate, legati all'area, al contesto (quali giochi, quale

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divinità). Tanto è statica, paratattica, tanto era dinamica la scena. Sul frontone occidentale abbiamo un mito
locale.

Plastica severa
Periodo severo > periodo di trapasso verso il classico. Nel 480 si consuma con la battaglia di Salamina la
vittoria della Grecia contro i persiani. I punti salienti di questa battaglia sono il sacrificio di Leonida, la
precedente battaglia in mare a Capo Artemisio. Altre battaglie importanti sono quella di Platea (confine Attica-
Focide) e una per mare, in Asia Minore, a Capo Micale, dove vincono i greci sui persiani. Platea è importante,
perché, come tramandano le fonti, c'era stato un giuramento che violava la ricostruzione delle cose distrutte
dai persiani, per lasciarle al ricordo. Sull'acropoli viene realizzata la cosiddetta “colmata persiana”, fossa in cui
sono conservati tutti i materiali che erano stati oggetto di devastazione da parte dei persiani. Il 479 è un'altra
data importante, perché si decide che non si sarebbe ricostruito nulla: vedremo quanto sarà vero (strategia
politica: non abbiamo più finanze, dobbiamo prima rimettere in sicurezza l'economia). Questi posti sono
importanti anche perché da li vengono monumenti.
Efebo: scultura che viene dalla colmata persiana, di Kritios. Giovane nudo. Capigliatura: sorta di boccoloni
arrotolati sopra la fronte. Gli occhi cavi indicano l'inserimento di un altro materiale. Notevole muscolatura. Se
lo guardiamo di profilo, sembra avere lo sterno carenato (sta impettito): impostazione rigida del busto.
Altra testa originale, simile nella struttura all'Efebo di Kritios. Perché efebo? Rispetto a kuros abbiamo un altro
concetto. È sempre un giovane, ma è rappresentato con maggiore naturalezza, aderenza ai tratti realistici. Un
efebo è un giovane che sta passando dall'adolescenza alla giovinezza. Efebo biondo: tracce di mordente rosso
che prevedevano la capigliatura bionda. Come nell'arcaismo, le sculture continuano ad essere policrome.
Capelli con striature, poi riuniti a treccia intorno al capo. Testa lievemente ruotata, inclinata su un lato (fattore
molto importante, si rompe la frontalità dopo 150 anni). Abbiamo dismesso il sorriso e l'occhio non è più così a
mandorla (elementi più aderenti all'anatomia del personaggio). L'efebo biondo non sappiamo chi lo ha
realizzato.
Sculture con cui si apre un nodo critico che ha interessato e interessa la produzione plastica. Sono copie di età
romana di un originale greco perduto. Copia → concetto utile per la ricostruzione di un originale, ci serve per
la restituzione di un'immagine. Copia romana → ci serve a costruire l'immagine virtuale di ciò che non
abbiamo più e l'originale era fatto in bronzo. Impostazione dell'anatomia molto simile. Attenzione anatomica
naturalistica. Il più giovane ha la calotta con le chioccioline. Alcuni elementi di carattere antiquario ci dicono
che siamo nel periodo severo. Un altro elemento ci fa capire che gli originali di queste due sculture non erano
in marmo. Le sculture come l'efebo ponderano la gravitazione e stanno in piedi da sole, non hanno bisogno di
nessun supporto. Le copie romane hanno un tronco d'albero, che tecnicamente si chiama puntello, collocato
presso la gamba, perché evidentemente i piedi hanno bisogno di un supporto. Indizio del fatto che il loro

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originale doveva essere in bronzo. Le due sculture sanno insieme, non si capiscono da sole. Il più giovane fa un
gesto come per brandire qualcosa, mentre il più vecchio ha una mano in avanti. Sono avvicinate, giustapposte,
ma formano un insieme, che se non è proprio gruppo (= non scindibili, insieme strutturalmente unito - es.
moscophoros), queste sono un gruppo a livello concettuale. Non li capiamo se non li mettiamo in relazione.
Quello più giovane sta per colpire, quello più anziano lo difende. Queste sculture sono dette i “Tirannicidi”, e
sono Armodioo e Aristogitone. Sono coloro che nel 514 uccisero Ippia, uno dei due figli di Pisistrato, per
liberare Atene dalla tirannide, ma furono uccisi. Erano due aristocratici, uno più giovane e uno più vecchio.
Scacciato l'ultimo dei Pisistratidi, la città onora i tirannicidi con un gruppo da collocare nell'agorà, realizzato da
Antenor, scultore, di cui noi abbiamo una kore. Scultore famosissimo. Antenor ha lavorato anche a Delfi
(Focide), e ha anche realizzato una kore trovata nella colmata persiana. Il tempio di Apollo a Delfi fu finanziato
dagli Alcmeonidi, una famiglia aristocratica di Atene che si era opposta a Pisistrato. La moglie di Pisistrato era
una Alcmeonide. Quando Pisistrato prende definitivamente il potere, dopo averci provato tre volte, li caccia.
Questi finanziano la ricostruzione del tempio arcaico di Delfi, e affidano l'incarico ad Antenor, che si qualifica
come uno scultore di parte aristocratica, pro-Alcmeonidi.
Quando i tirannicidi ammazzano e sono ammazzati, gli Ateniesi affidano ad Antenor la realizzazione di un
gruppo, che doveva riprendere Armodio e Aristogitone. Nel 480 arriva Serse e mette a sacco la città di Atene:
gli piace così tanto il gruppo dei tirannicidi che lo porta in Persia. Una volta che gli Ateniesi si sono liberati dei
persiani, nel 474 rivogliono i tirannicidi (simbolo della libertà di Atene), e affidano a Kritios, il quale lavora con
un altro scultore, Nesiotes, la realizzazione di un gruppo di tirannicidi. Realizzano un altro gruppo, concettuale,
che viene posizionato nell'agorà. Si può pensare che Kritios e Nesiotes non si siano discostati dal gruppo di
Antenor. I tirannicidi sono un caposaldo della plastica greca di tipo severo. Ricordano due personaggi che
hanno combattuto per la libertà di Atene. Questi due personaggi non sono rappresentati individualmente, ma
sono caratterizzati per diversità di età. Questi due sono stati realizzati due volte (periodo tardo-arcaico la prima
volta, gruppo perduto/in bronzo fatto da Kritios aiutato da Nesiotes). I tirannicidi Farnese sono conservati a
Napoli, e sono il secondo gruppo, quello più recente. Abbiamo solo Aristogitone, diverso da quello Farnese. Ci
sono in queste sculture delle differenze. Scultura di età sillana (di nuovo un forte valore politico).
Gruppo dei tirannicidi: a fronte di questo nucleo originario i tirannicidi che conosciamo sono copie e in base
alle informazioni delle fonti sappiamo che ad Atene vi era due gruppi, uno realizzato da Antenor intorno al 510
(tardo-arcaico), quando l'ultimo dei figli di Pisistrato era stato cacciato da Atene. Quando nel 480 i Persiani
entrarono ad Atene, Serse si portò quel gruppo scultoreo con sé. Gli Ateniesi avevano giurato di non
ripristinare i luoghi violati dai persiani, ma c'erano altre priorità. Tuttavia una delle prime realizzazioni fu nel
474, e fu dato allo scultore Kritios e al fonditore Nesiotes il mandato di realizzare un altro gruppo dei
tirannicidi, di periodo severo. Alla fine del IV e inizi del III secolo, Seleuco I, signore di Siria e di Persia, decise di
restituire il gruppo dei tirannicidi (ne abbiamo testimonianza dal trono di Antenor di Malibu). Sulla base delle

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informazioni storiche fu uno scultore di parte, uno che lavora per dei committenti, gli Alcmeonidi, famiglia
aristocratica che si era contrapposta a Pisistrato.
Periodo severo: trent'anni. Sculture sciolte = non legate ad un contesto architettonico. Abbiamo originali oltre
al gruppo frontonale del tempio di Olimpia? Sì, dalla colmata persiana (efebo di Kritios e efebo biondo, e copie
romane che ci permettono di ricostruire un gruppo dal forte valore politico e civile). C'è un salto, uno scarto
concettuale nella concezione del gruppo (l'uno non si comprende senza l'altro). Altri originali ci testimoniano il
fatto che in periodo severo si lavora il bronzo. Abbiamo originali in bronzo.
Originale che proviene da Capo Artemisio, recuperato in mare nel '900 in un relitto che era affondato (frutto di
una razzia). Questa opera ci ripropone nella struttura del corpo. Calotta che ci dà lo stile del tempo: treccia
riportata. Cosa sta facendo? Lancia qualcosa. Per come impugna la mano o gli facciamo impugnare l'asta di un
tridente o un fascio di fulmini. O lo chiamiamo Poseidon o Zeus. È alto 2 m. Divinità olimpia di quelle più
importanti e di prima generazione. Caratterizzazione di questo periodo: vecchio - giovane (cambiano in base
alla barba: vecchio sì, giovane no). Gli occhi sono cavi perché dovevano essere inseriti a parte, in un altro
materiale più o meno prezioso.
“Auriga di Delfi”: ha vinto. Si conservano le zampe del cavallo, il servitore, e quello meno conservato è l'auriga.
Calottina con i boccolini che si pongono in fuori. Ha questa apparente non armonia nelle proporzioni ideali del
corpo. Sembra che abbia il torso più corto, in parte dovuto al lungo mantello con la cintura imboccata subito
sotto il seno, e a causa della correzione dovuta alla posizione. Parte di sopra più sottile e svettante rispetto alla
parti di sotto, coperta. È cavo perché qui si attua la tecnica a cera perduta.
Auriga di Mozia (isola della Sicilia), in marmo molto più morbido.
Abbiamo opere originali sempre in periodo severo.
“Atena pensosa”: piange sui caduti di guerra. Davanti a lei un kolossòs.
Non è un originale, ma una copia di età romana, ci indica il tipo: figura femminile tutta completamente
panneggiata. Volumetria tutta chiusa. “Afrodite Sosandria”. Ne conosciamo almeno 10 di repliche di età
romana.
Autore più importante di periodo severo, Mirone, originario del sobborgo di Eleutere, vicino ad Atene. Fu
bronzista e autore di gruppi. Treue, inizi del '900: ha riconosciuto questa statua con fattezze adolescenziali,
tipo di Francoforte, chiamata così da dove è conservata la scultura. Non si capisce cosa fa considerandola da
sola.Copia romana di Atena giovane (tipo Francoforte): sguardo verso il basso con satiro che passa indietro
(Marzia Lateranense): Mirone ha realizzato Atena che getta una siringa e Marzia dei Sileni la vede e la prende.
Il discepolo di Marzia sfiderà Apollo nel suonare l'uno il flauto, l'altro la cetra; ma perde ed è scorticato vivo.
“Discobolo di Mirone”: rappresenta l'attimo, il momento prima dell'azione → fatto importantissimo.
Conosciamo solo da copie di età romana. Questo scultore doveva essere un bronzista, doveva reggersi
autonomamente, compresa tra due linee parallele presenta l'atleta nell'atto di compiere il gesto. Ha delle

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piccole corna, dei piccoli bozzi che escono fuori: sono i punti che ci danno indizio del processo di copia, perchè
bisognava avere le misure. Le misure sono fisse, ma poi vanno levati i punti. Recupero dei primi anni '50 del
'900 da un funzionario italiano. Determinate opere possono entrare a fra parte di un certo immaginario
collettivo (questa opera fu posseduta da Hitler).
Copia del pittore della fonderia: come venivano realizzate statue in bronzo (disegno su vaso) nelle varie fasi.
Kritios e Mirone sono bronzisti; il bronzo è privilegiato rispetto al marmo. La grande produzione bronzistica e la
finezza con la quale questi autori si erano sperimentati → la tecnica della fusione a cera perduta: le sculture
all'interno sono cave. La coppa a figure rosse del pittore della fonderia, che sta a Berlino. Forno, i lavoranti,
fuochista, addetto alle temperature del forno, mentre altri stanno mettendo in opera una scultura. Si realizza
un modello della testa in argilla, usando un materiale duttile. Poi si realizza un calco del modello in argilla; si
inserisce la cera, si posizionano dei piccoli chiodi per prendere delle misure, questo modello in cera va
nell'armatura, all'interno del forno, bisogna usare i fori sfiatatoi all'interno del quale va il bronzo. Alla fine va
rifinita a freddo la scultura. La fine delle ciocche, il ripasso delle striature sul boccolo, il margine dell'occhio, il
capezzolo, i peli pubici vanno rifiniti a freddo, una volta estratto il modello con una serie di raschiatoi. Linea di
giunzione tra testa e corpo. Le opere in bronzo non sono più piene → minore consumo di materiale grazie
all'invenzione di questo meccanismo. All'interno di queste statue rimangono i resti degli involucri di fusione,
l'anima di argilla → lo studio delle scienze naturali in questo caso permette il restauro e l'acquisizione di
informazioni utili per quanto riguardano le conoscenze tecniche del mondo antico.

Il santuario di Delfi
Antenor lavora per gli Alcmenonidi e alla decorazione del tempio di Apollo a Delfi, santuario panellenico, nella
Focide, nella Grecia continentale, alle pendici del Criso e vicino al Parnaso, non troppo distante dal mare e in
una zona che era totalmente circondata in basso dagli ulivi. Ha tante stratificazioni negli elementi che lo
costituiscono, negli edifici, negli anatemata (da piccoli oggetti a tesauroi), ma qui a Delfi c'è nella terrazza
mediana posizionato un grande edificio di culto dedicato ad Apollo → in questo santuario c'è solo un tempio
dedicato ad una sola divinità. Ma in realtà Apollo per un periodo dell'anno va fra gli Iperborei, al nord, e al suo
posto va Dioniso. In una platea mediana è posizionato il tempio del dio, infatti il santuario è su un pendio. Ha
un temenos senza muri, non è circoscritto → confine mentale che corrisponde a confini fisici. Fuori dal
temenos c'è un altro piccolo santuario, di accesso a questo di Apoll, destinato ad Atena “pronaia” = portiera,
che apre al santuario ad Apollo. È un santuario oracolare, come a Klarios in Asia Minore. A Delfi chi risponde
per Apollo è la Pizia, la sacerdotessa di Apollo, nonostante ci fossero gerarchie maschili. La Pizia dava i responsi
oracolari, ma come mai a Delfi si danno delle risposte? Per la storia stessa di come Apollo si è appropriato del
luogo che all'origine non era sua. Infatti Apollo si è impadronito del santuario di Delfi lottando e sconfiggendo
Puton, il serpente, figlio di Ghè, siamo nell'ambito di un culto ctonio legato ad una divinità non antropomorfa.

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A questo punto Apollo diventa la divinità primaria e tutto questo si concentra nell'ambito del suo tempio che
avrà un'organizzazione particolare per quanto riguarda la cella. Ierà odòs che arriva al santuario; questa strada
attraversa anche il santuario e lungo questa naiskoi, tesauroi, doni votivi votati ad Apollo di solito da una
comunità, non dal singolo. Subito sopra, a un livello più alto rispetto al piano di calpestio della platea, c'è un
teatro così l'ultimo gradino può essere occupato da un teatro che permette lo svolgimento di spettacoli e la
visione scenografica dall'alto, di lato decentrato c'è uno stadio in cui si possono fare corse e giochi. Ci sono
monete che attestano il fatto che Apollo è insediato a Delfi, che ha come elemento fondante il tripode (fu
l'oggetto della contesa con il serpente). Ne conosciamo sei di templi: zona soggetta a terremoti per cui fu
ricostruito più volte. Si mantenne fisso nelle proporzioni, il tempio è in poros e dorico con sei colonne sui lati
corti mentre quindici sui lati lunghi (non è un dorico canonico), colonne massicce che partono direttamente
dallo stilobate, senza basi. Nella sua fase tardo arcaica (530-510) fu ricostruito dopo che cascarono i massi, con
un finanziamento degli Alcmeonidi, e fu chiamato a decorarlo Antenor. L'ipotesi Antenor è stata sostenuta
sulla base del trattamento e della composizione dello stile delle figure che compongono il frontone arcaico,
avvicinabili alla kore che Antenor aveva realizzato. Sculture in marmo di Paros, frontone orientale molto
conservatore: al centro quadriga con Apollo, Latona e Artemis; Apollo affianca tra korai con il chitone e tre
kouroi, gli spioventi si chiudono con gruppi di leoni che attaccano un cervo e un toro (scene spostate dal
centro e messe ai lati). Rappresentazione paratattica in cui ogni figura sta a sé. Frontone occidentale:
gigantomachia. Il tempio ha una zona risparmiata tra la parte centrale della cella e l'opistodomos a una quota
più bassa perchè c'era un “adyton” nella ricostruzione del IV secolo, un antro che poi verrà monumentalizzato
in cui la Pizia vaticinava. C'è della verzura che anche nelle monete Apollo ha, perchè il primo tempio che Apollo
ebbe qui era fatto di alloro (pianta a lui sacra), poi venne costruito in bronzo e poi in pietra. Zona visibile
rispetto al tempio, che ha un altare di fronte a sé in età ellenistica e poi nel 168 a.C. vengono innalzati dei
pilastri, monumenti onorari. Pilastro che Lucio Paolo Emilio, allora console e anziano, votò che ebbe vinto
Perseo, ultimo re della Macedonia; pilastro già iniziato da Perseo e di cui si appropria e fa mettere la più antica
iscrizione latina in un contesto greco “Lucius Aemilius Paolus imperator”. Tito Quinzio Flaminino all'inizio del II
secolo a.C. combatté nella terza guerra macedonica, e parlò ai Greci in greco: a distanza di vent'anni Lucio
Emilio Paolo, appartenente a una famiglia molto ricca, è un uomo molto colto, ma si rifiuta di parlare in greco
in pubblico (mentre lo parla in privato) e parla in latino e fa incidere sulla base del pilastro che pone a Delfi una
dedica in latino. Questo pilatro sta davanti al tempio dove c'è ancora la sfinge che i Nassi avevano dedicato a
Delfi. Lo spazio davanti al tempio è lo spazio di maggiore visibilità è occupato da doni votivi di un certo rilievo e
che si mantengono nel tempo: Lucio Emilio Paolo fa un'operazione grandissima, mettendo il suo pilastro in
quella posizione. Colonna chiusa da foglie di acanto con le deliadi, ninfe di Apollo. Dal 479 in bronzo con tre
serpentelli che sopra avrebbe dovuto sostenere un tripode, è il tripode di bronzo che tutte le poleis della
Grecia (infatti è iscritto nelle spirali che lo compongono) donarono dopo Platea nel 479, per ricordare il

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giuramento che avevano prestato di rimanere sempre coesi contro i persiani e di non ricostruire i danni lasciati
dai persiani. Il fusto del tripode è conservato a Istanbul, posto lì da Teodosio nella Moschea Blu. Enorme
realizzato in modo poligonale, sostiene il tempio e col le colonne davanti forma una sorta di stoà, un accesso
moumentalizzato alla platea del tempio e presso quel muro sono stai trovati Clobis e Biton. Due tesauroi: in
periodo arcaico gruppi di cittadini dedicano tesauori, ma c'è un'apparente caoticità nella costruzione degli
edifici a Delfi: si tende ad accaparrarsi lo spazio più visibile lungo la ierà odòs senza che ci sia prima una
progettualità. A un certo punto l'ingresso fu spostato da Occidente a Oriente. Nella zona verso la ierà odòs due
tesauroi dedicati uno nella metà del VI secolo e l'altro intorno al 525, e hanno strutturalmente un'innovazione
importante: le colonne sono sostituite da figure femminili, le cariatidi (se fossero state maschi si sarebbero
chiamati telamoni). Il tesauros di Sifni è molto importante: perchè offre un elemento di cronologia assoluta su
Delfi, con un testo anonimo che noi chiamiamo dalla Suda che alla voce Sifno: i Sifni tutti (isola delle Cicladi a
sud di Samos, ricca di miniere di argento) decisero di donare questo edificio ad Apollo, a Delfi, ma essendosi
dimenticati di pagare la decima ad Apollo, furono conquistati da Policrate di Samos (tra il 526 e il 524) e infatti
il loro tesauros non è finito. Cronologia data da un elemento esterno al tesauros il quale è molto significativo
perchè ha un piccolo frontone che con una tecnica di altorilievo ci presenta una figura al centro più grande che
tiene un tripode, Zeus, e ai lati Eracle (con la leontè) e Apollo (con la faretra; altri attributi: alloro). Sotto il
frontone c'è un fregio → di ordine ionico e nel fregio è realizzata la teoria degli dei, un'assemblea di divinità, e
queste sono fanciulle rappresentate nel tipo della kore. Una kore è vista di spalle mentre si rivolge alle altre
dee, ha una spalla scoperta, è Afrodite. Queste divinità assistono e prendono parte a una gigantomachia.
Questo fregio doveva essere policromo e con iscrizioni che indicavano i nomi dei partecipanti alla lotta, dei e
giganti. Uno studioso, Langloss, ha messo in rapporto lo stile di questo fregio che ha una cronologia assoluta
con la prima produzione dei vasi bilingui, quelli di produzione attica, elemento che fornisce dall'esterno un
elemento di cronologia assoluta per dire che la prima produzione di vasi bilingui si consuma con maggiore
enfasi intorno al 525 (concetto ribadito da Bisley). Sullo scudo dei giganti sono incisi i nomi. Statua firmata
anche da Endoios, scultore arcaico. Sulla curva c'è l'ultimo dei tesauroi che vengono dedicati sia a Delfi che ad
Olimpia, sarà una categoria di dono votivo che non si farà più. Tesauros che gli Ateniesi dedicarono dopo la
battaglia di Maratone, dopo il 490, in poros, con metope che ricordano le fatiche di Eracle cui si affianca Teseo,
eroe che diventerà più importante di Eracle per Atene in periodo tardo arcaico. Delfi fu ricostruita tirata su
dagli anni '80 nel '800 dagli archeologi francesi. Pteroon: edificio di metà arcaismo, intorno al 560-550, a
pianta circolare e dorico. Fu votato dai Sicioni, abitanti di Sicione, nel Peloponneso, e presenta delle metope.
Una rappresenta tre teste di bovidi e tre contrarie, e gambe umane e degli animali che vanno in parallelo. È
costruita come se fosse una sorta di sequenza filmica: costruzione che mette insieme una costruzione pensata
dello spazio. Anche nella metopa che rappresenta Europa, e in un'altra che rappresenta la nave Argo
(prosegue i quella a fianco): presenta lo stesso modo di costruire la scena all'interno delle coppe di produzione

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laconica, spartana, e questo modo di comporre deve essere qualcosa di peculiare all'area dorica. Delfi dove
Apollo ha sconfitto Puton è l'omphalòs del mondo, l'ombelico, e a Delfi abbiamo la rappresentazione
dell'ombelico ellenistica e abbiamo conservata un'opera originale di Lisippo, scultore al servizio di Alessandro
Magno. Infatti Apollo è rappresentato per Delfi anche seduto sull'omphalòs. Forse i bronzi di Riace erano
posizionati a Delfi. Santuario panellenico, oracolare, che ha la sua origine legata all'uccisione di una divinità
Ctonia, e oggetto di contesa nella prima guerra sacra: chi controlla Delfi? Da qui viene un dono che Creso di
Lidia regalò a Delfi. Santuario chiuso nel 529 da Teodosio, ma la sua decadenza era già iniziata nel IV secolo.
Molti dei materiali sono conservati nel museo archeologico di Delfi.

Età classica (450-323)


Periodo dell'età classica. La prima è data convenzionale: la metà del V secolo quando Pericle si è affermato
sulla scena ateniese e internazionale; mentre la seconda è una data storica legata alla morte di Alessandro
Magno → diverso assetto geopolitico che la parte del Mediterraneo orientale verrà ad assumere → implosione
della Grecia con un conflitto interno: guerra del Peloponneso. Filone della scultura e delle grandi personalità
artistiche che innovano, inventano e acquisiscono una fama che rimane invariata.
Uno dei grandi scultori, bronzisti, toreuta (toreutica: arte di creare vasi, cesellature mobili in materiale
metallico) è Policleto di Argo, autore peloponnesiaco. Nella parte orientale del Peloponneso continua una
tradizione scultorea in età severa di cui Policleto è un grande rappresentante. Storiografia critica moderna crea
contrapposizioni tra artisti: nel libro di Plinio è stato sempre contrapposto ad un altro autore Fidia; ma a
Policleto, il quale ha dato vita ad una bottega, ad un'officina, ad una scuola detta “i discendenti di Policleto”
(perchè inventa dei criteri), i quali sono in parte suoi figli, nipoti e lavoranti, va avanti per generazioni (abbiamo
le firme di questi artisti). Ha un periodo di attività dal 460 al 415 quando crea la sua ultima opera, la statua di
culto per l'Heraion di Argo: brucia a fine anni '20 e viene ricostruito, come la statua di culto della dea, che
secondo lo studioso greco Delivorrias è l'ultima opera di Policleto, lavorata in oro e avorio, polimaterica e
crisoelefantina, con la quale Policleto imita Fidia (anche lui un artista versatile). Ha portato a conclusione la
rappresentazione dell'uomo “o anthropos” → come rendere la figura umana in una società antropocentrica
come quella greca. Ha creato il canone; Policleto aveva scritto un testo “Il canone”, anche matematico che non
ci è arrivato: trova un modo di costruzione della figura umana, che deve essere razionale e la testa è pari a 1/8
di tutto il corpo; l'impostazione policletea prevede la presenza di un chiasmo → ci deve essere la “quadratio
policletea”, come dice Plinio: ci deve essere un bilanciamento tra la gamba portante (la dx); l'altra gamba è
portata indietro (su di essa è scaricato il peso); si crea un modulo: testa proporzionata al corpo (1/8), ho un
punto fisso dove poggio il peso: chiasmo dentro una costruzione regolare, la quadratio; il braccio è alzato,
quello in chiasmo con la gamba portante; la parte superiore del corpo è in posizione inversa rispetto alla metà
inferiore del corpo e alla gamba portante corrisponde la spalla opposta rialzata, e alla gamba che scarica il

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peso, corrisponde la spalla abbassata;gamba sula quale si scarica il peso braccio portato in avanti; spalla scesa
con il braccio disteso lungo il corpo → rapporto di modulo, di movimento, bilanciato delle proporzioni. La testa
è lievemente girata e rivolta verso la parte portante. Caratteristica dello schema compositivo. Il canone è
identificato in una scultura di doriforo, portatore di lancia, che le fonti antiche(storiografia romana), la
“retorica ad Erennium” (anonima), ricordano questa scultura e definiscono Policleto “viriliter/virilis iuvenis”, un
giovane pienamente formato. Questa definizione si riferisce all'impianto volumetrico formale e anche stilistico:
per prima cosa ci dice cosa è rappresentato, un giovane, figura virile (è rappresentato pienamente formato nel
corpo, proprio di un giovane adulto) giovanile, descrizione dei volumi, dello stile e della forma; per
corrispondere al sistema di ponderazione e corrispondenza tra la parte superiore e inferiore del copro ci sono
degli spostamenti con una descrizione della linea epigastrica e della massa muscolare superiore (seno) e della
finitura dei muscoli tenuti insieme dalla cassa toracica. Ci deve essere una volumetria bilanciata (diverso dal
discobolo), anche nella partizione delle masse. Ci deve essere una capigliatura che è una calotta, un capello
corta, ma realizzata con delle piccole ciocche a punta, ciocche fiammanti, la capigliatura ha un punto di
radiazione, bisogna partire dal punto centrale dell'occipite, vortex e bisogna creare una capigliatura che mi
organizza serie concentriche di ciocche piatte ma una sovrapposta all'altra. Lavora opere di bronzo Policleto e
quella che è la sua scultura più fumosa, cioè il doriforo, era di bronzo e con Policleto si è obbligati a lavorare
nel contesto dei tirannicidi: bisogna lavorare su copie di età romana che ci permettono di costruire l'originale
per noi perduto. Ma di Policleto, di originale, non abbiamo nulla. Archeologia filologica riconosce Policleto:
volume del 1848 di uno studioso tedesco in cui ha individuato il doriforo tra le copie di età romana →
conquista dell'originale perduto sono nel 1848 (prima non si conosceva nulla di Policleto). Canova si ispirò al
doriforo, senza sapere che fosse di Policleto, per realizzare Napoleone nelle sembianze di Marte pacificatore.
Opera molto famosa grazie alle fonti come anche Policleto. Tecnica e creazione modulare di Policleto è
ricostruibile sulla base di copie di età romana, originali perduti. Sterno-cleido maistodei sottolineati. Questo
giovane adulto avrebbe dovuto essere in bronzo (così si evita il puntello che sostiene la gamba e il polso).
Questa scultura rappresenta un giovane che porta la lancia, fu fatta per Atene, e forse rappresenta Achille.
Questa scultura è stata recuperata da Pompei, nella palestra sannitica di Pompei, scoperta a partire dal 1748.
Scultura rinvenuta a inizio '800. Questa è una delle numerose repliche della scultura, di cui conosciamo
almeno 60 esemplari sparsi per tutto il mondo romano. È una scultura che piace perchè connotativa
dell'arredo di ginnasi e palestre, infatti il giovane corrisponde a un tipo atletico. Il concetto a Roma è quello di
applicare il “decor” = appropriatezza, devo posizionare degli elementi di arredo con soggetti congrui all'edificio
in cui si trovano. Vitruvio ci riporta questo aneddoto: sugli abitanti di Alabanda, nella Caria, di cui dice che
erano “insensientes” perchè avevano ornato il foro con statue di atleti e il ginnasio con statue di oratori →
secondo un romano nel foro statue di oratori mentre nella palestra e nel ginnasio statue atletiche. Non a caso
molte delle repliche che abbiamo provengono da luoghi pubblici, che sono spazi legati ad attività agonistiche;

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poi ne abbiamo anche provenienti dalle case private. Ricostruzione di Troy combinando varie copie di questo;
una delle migliori copie del doriforo è solo un torso in cui si riconoscono le proporzioni policletee. Questa
scultura è in scisto verde (basalto) delle cave egiziane (colore fra nero e verde scuro ed è una pietra molto
resistente e difficile da realizzare) che vengono sfruttate in romana e imperiale e sono una proprietà imperiale.
Questo torso in materiale così prezioso è un materiale che si avvicina il più possibile all'originale materiale
bronzeo usato: superficie liscia, levigata che dà la luminescenza del metallo. È un'erma: modo di
rappresentazione → non è una statua intera, ha solo la testa impostata su un pilastrino sottostante in
parallelepipedo che si conforma come un inizio di busto e collo:in parte è antropomorfo e in parte no (cfr
Hermes propulaios, = davanti al propilon, di Alcamene) per un romano, ma per un greco il pilastrino deve
essere connotano dagli attributi sessuali maschili (mutilazione delle Erme: mutilazione degli attributi sessuali);
ai lati del busto ho dei pilastri paralleli in cui posso appendere delle offerte. Le Erme nel mondo greco sono
riferite ad Hermes, mentre nel mondo romano interessa solo la connotazione del busto. Questa è un'erma che
ripropone la testa del doriforo di Policleto e per il fatto che è di bronzo ci mostra ciò che è di più simile
all'originale, rinvenuta negli anni '50 del '700 nella villa dei papiri di Ercolano, sito iniziato a scavare nel 1738.
Questa Erma nel retro presenta una ricostruzione dei capelli modulari, mentre sulla fronte, sul viso non c'è
alcun elemento individualizzante: è un'immagine generica di un giovane, che ha un viso sfinato nella parte
inferiore, ha le cavità nasali piuttosto largo e taglio netto e acuto della cavità sopra-orbitale, e ha due ciocche
divergenti al centro della fronte. Questo tipo di organizzazione della capigliatura verrà ripreso in un certo
numero di tipi del ritratto di Ottaviano Augusto; scelta voluta da Augusto di riprendere dei modelli dall'arte
greca del V secolo e in particolare da Policleto. Augusto userà anche le immagini per veicolare i suoi
intendimenti, renderli partecipi ai suoi sudditi e non solo veicolerà i soggetti, ma li sceglie e sceglie lo stile con
il quale devono essere rappresentati, e lo stile si rifa ad un formulario classicheggiante che riprende lo stile
classico greco. Ha una scritta realizzata sul bronzo: erma realizzata da Apollonio figlio di Apollonio
(patronimico), Ateniese (etnico), della metà del I secolo a.C. → indicazione di quella che sarà tra la fine della
repubblica e inizio impero la produzione neoattica. Selezione da parte di Augusto di un linguaggio stilistico che
si innesta in un filone in parte preesistente e in parte affermato da Augusto che privilegia produzioni attiche di
periodo classico reinterpretate. Altra proposta di ricostruzione con scudo nella mano sinistra e spada nella
destra: non va bene! Entrò nella cultura romana trasferendo alcune caratteristiche nell'arte romana ufficiale
sotto Augusto.
Realizza statue efebiche: cfr Efebo che ha le stesse caratteristiche invertite, capigliatura a ciocchette che parte
dal vortice occipitale, poi ha la forbice al centro della fronte; statue di atleti; un Hermes riconoscibile per le
alucce sulla testa e che ha sempre la clausola nelle ciocche divergenti, filettatura (sottolineatura) nel labbro
inferiore e nelle palpebre: conferma che l'originale era in bronzo. Statua che viene da una casa di Delos di cui
abbiamo una quindicina di copie, è alto 1,90 m, compie un gesto per cui è più complicato, le ciocche sono

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meno appiccicate al cranio e più movimentate, aspetto coloristico e dei capelli movimentati che si pensa
derivato dalla contaminazione della maniera di Fidia, così come aver smussato la tensione muscolare, si
mantiene la struttura sfinata della testa,ma dà un'accezione più pensosa, intorno alla testa passa la benda che
questo giovane si sta fermano → l'immagine di un diadumeno, atleta vittorioso, e questo è descritto dalle fonti
come “molliter” = attenzione ad addolcire le masse e ad acquisire alcuni elementi propri dello stile e della
maniera propria dell'ultima fase di Policleto, di Fidia, suo grande contemporaneo più giovane, che si impone
ad Atene.
Scultura che rappresenta una donna con il seno scoperto, il vestito corto (chitonisco), è un'amazzone. Plinio,
Vitruvio, Luciano ci dicono che nel 436 a.C. i sacerdoti dell'Artemision di Efeso (Asia Minore) chiedono una
scultura di amazzone per il loro santuario facendo un bando, indicono un concorso pubblico e dicono che vi
parteciparono cinque artisti: Policleto, Fidia, Cresilas, Fradmon, Kudon che crearono l'amazzone e i sacerdoti
non seppero scegliere quale era la scultore che per loro era migliore, perchè erano tutte belle, quindi chiesero
agli artisti stessi un giudizio di valore → tutti gli artisti misero se stessi al primo posto, ma al secondo posto
tutti misero Policleto, quindi scelsero l'Amazzone di Policleto. Ovviamente dobbiamo inserire l'episodio nel
gusto della storiografia ellenistica che ama l'eccellenza e le gare (gli atla). Questa scultura ha tutti gli elementi
che riguardano la quadratio, il chiasmo e il modulo di Policleto. Questa scultura ha innescato il concetto di
certamina, concetto storiografico, nella trattatistica d'arte dal Rinascimento in poi. Problema concettuale:
perchè Efeso? Perchè un'amazzone? Ha risposto alla fine degli anni '90 del XX secolo lo studioso tedesco
Holscher: Efeso era una grande città, ma è pur sempre un centro che deve fare i conti con l'impero persiano, è
nell'orbita degli Achemenidi, persiani che hanno visto ridimensionato tantissimo i loro potere dopo essere stati
sconfitti dalla coalizione greca e perderanno sempre territori (le satrapie diventano sempre più staterelli
autonomi che hanno governanti locali) → da qui si capisce al volontà di Efeso di avere una statua di amazzone:
l'amazzone è qualcosa di disturbante, va contro un nomos e scardina l'ordine del kosmos, perchè è una donna
guerriera in una società femminile e sta nella Tracia, è qualcuno con cui ci si è dovuti sempre confrontare:
Eracle, Achille, le Amazzoni attaccano Atene e sono vinte da Teseo che sposa la loro regina Ippolita; il tema
della Amazzonomachia ricorre sempre negli edifici greci di periodo arcaico → perchè è un combattere contro
un mondo diverso come contro i centauri, mondo ferino. Ma l'amazzonomachia perde di vigore nel corso del
tempo, perchè la società greca si è strutturata, non c'è bisogno di rappresentare la lotta contro qualcosa di
diverso, quando la si recupera si recupera nella decorazione delle metope del tempio di Atena Parthenos di
Atene, realizzato tra il 448-7 e il 432-1 → si può anche pensare che i greci possano riconoscere nelle Amazzoni
trasferendolo sul piano dell'attualità politica i Persiani, qualcosa che proviene da oriente e diverso
profondamente. I Medi, parte della popolazione persiana, secondo una tradizione dossografica, sarebbero
originati da Medo, figlio di Medea, che era stata per un periodo regina di Atena; e i Medi hanno rapporti con le
Amazzoni. Tante versioni di mito ri-attualizzate e riviste: Amazzone posta in relazione con il mondo persiano.

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Per cui nel 436 la si vuole ad Efeso, che ha un rapporto di alleanza con le pòleis greche, in un santuario:
immagine di un'amazzone vinta → scelta politicamente e concettualmente molto forte: mondo vinto e
normalizzato. Dopo questa data si rarefanno le immagini di Amazzoni, perchè non avranno più senso.
Un'amazzonomachia si troverà nel regno ellenistico degli Attalidi di Pergamo, perchè l'amazzone sarà la moglie
del mitico eroe fondatore, Telefo che si sposò la regina delle Amazzoni, che morì in battaglia. Questa scultura
che rappresenta una figura femminile di amazzone e per almeno 120 anni non troveremo temi amazzonici
importanti. Le motivazioni politiche e religiose le ha presentate questo studioso. Copia di età romana che si
attribuisce a Policleto: si orta una mano sulla testa perchè è ferita, si appoggia a un pilastro e rappresenta nella
costruzione modulare del corpo l'applicazione del canone al femminile: questa è la scultura che si riferisce a
Policleto, colui che vinse il concorso indetto ad Efeso. La bottega di Policleto fu attiva fino al II secolo a.C..
L'elemento dirimente è che ha creato un'impostazione di rappresentare la figura umana maschile e e
femminile, e questo modulo applicato anche alle statue di divinità che realizzò, anche se poche. *Però tutte le
cinque sculture accettano il chiasmo policleteo. È un bronzista e scultore in marmo e all'ultimo riesce anche a
lavorare oro e avorio. L'ultima opera che realizza è la statua crisoelefantina di Argo, di lei abbiamo anche
riflessi nelle monete di Argo, anche in epoca adrianea. Forse identificata in una statua di Antonia Minor.
Policleto aveva posto un canone nelle sculture, ma recepisce dal Fidia delle innovazioni per quanto riguarda le
costruzioni dei corpi evidenti nei diadoumenoi.
“Apollo di Kassel” di Fidia, nel V secolo. Testa dell'Apollo di Kassel che si attribuisce a un Fidia giovane, siamo in
periodo severo per l'organizzazione dei capelli, taglio degli occhi, viso massiccio e bocca con una leggera
incurvatura. È attico.
“Atena Lemnia”. Gli Ateniesi dopo che hanno allontanato il problema persiano, si conquistano un'isola, l'isola
di Lemno che è davanti alla calcidica, alla Grecia settentrionale e di fronte alle coste dell'Asia Minore, a nord-
est rispetto alla Grecia. Mettono nell'isola una cleruchia. Si pensa che gli Etruschi siano provenienti da Lemno.
La città di Atene chiese una statua della sua divinità protettrice, Atena, e la chiese a Fidia che rappresentò
un'Atena giovane e non nel suo stato di divinità belligera; è munita di egida ma non aveva l'elmo. Non incontro
il favore degli Ateniesi, ma fu acquistata dai cleuruchi ateniesi (di stanza a Lemno). Metà del V secolo. Questa è
stata riconosciuta da A. F. in una testa giovanile su un erma: in una rappresentazione giovanile di Atena con la
fascia sulla testa, detta “Palagi”, riconobbe l'Atena di Fidia. Ha riproposto questa costruzione (testa e corpo in
due posti diversi). Atena giovane, Atena guerriera e Atena pensosa (come linea) mischiati da Fidia. L'Atena di
Lemno non indossa l'elmo, è giovanile e pensosa.
Fidia realizza la statua che conosciamo solo da derivazioni di età romana sia intere sia teste su erma, l'
“Anacreonte Borghese”. È ad oggi conservato a Copenaghen alla Gliptoteca (si chiama così per il raffronto con
la Gliptoteca di Monaco; nasce verso la fine della seconda metà del '800 da Carl Jakobsen il quale aveva una
fabbrica di birra e ha lasciato in eredità alla sua città sia il museo che aveva fondato, sia la birreria e

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quest'ultima mantiene l'altra; raccolse materiali sia in Italia, in Grecia, che in Asia Minore: collezione di
materiali greci, romani ed etruschi). Questa scultura è una replica, è una derivazione da un'opera in bronzo.
L'ipotesi che Fidia si forma in periodo severo nasce anche dal fatto che in periodo severo si lavora in maniera
massiccia il bronzo. Questa scultura era posizionata sull'acropoli di Atene, perchè era un anatema (lo sappiamo
dalle fonti). La dedica è forse realizzata dal padre di Pericle. Il torso sembra che vada indietro → è preda del
vino, di un vino che permette maggiore lucidità intellettuale tanto da consentirgli di comporre poesie
nell'ambito del simposio; la parte mancante del braccio destro avrebbe dovuto portare una coppa, e l'altra del
braccio sinistro doveva avere una chitara, uno strumento musicale, coerente con quello che faceva, infatti era
un grande poeta asiatico, trasferitosi ad Atene, fu un grande poeta lirico e un grande signore aristocratico. È
nudo con un mantellino portato sulle spalle → è aristocratico: cfr Enomao raffigurato nudo per sottolineare la
sua regalità. Il membro di Anacreonte è anche avvolto in una specie di benda in maniera che rimanga
contenuto, infatti rappresenta un inizio di erezione, cosa che rientra nella raffigurazione dei satiri itifallici →
aspetto dionisiaco di Anacreonte. Ha una benda fra i capelli lunghi: rientra questa scultura con il modo di
rappresentazione della testa nella categoria “rappresentazione di poeti e uomini di pensiero” attraverso le
quali in età arcaica, tardo arcaica e classica si rappresentano personaggi famosi → non si caratterizzano con
ritratti individuali, ma si incasellano entrano in una categoria: poeta, retore, filosofo, stratega, atleta
(sottocategoria: il pancraziaste). Si pensa che nell'ultimo periodo della sua presenza sotto i Pisistratidi la
famiglia di Pericle avesse avuto modo di conoscere il poeta, e quindi è una dedica votiva privata di questo
poeta aristocratico che viene immessa sull'acropoli e per il quale viene creato un tipo di rappresentazione e la
inventa Fidia. Anacreonte è un unicum.
Erma tolta da un corpo e posata su un pilastrino. In alcune erme di età romana studiate da Voutiras c'è il nome
inciso del personaggio ritratto. Fidia realizza questa scultura e già qui si vedono dei legami che lo possono
connettere con la famiglia di Pericle.
“Bronzi di Riace” nel museo di Reggio Calabria: sono due sculture di bronzo recuperate negli anni '70 del '900
in prossimità di Riace. Sono state recuperate da un relitto che è affondato della seconda metà del IV secolo,
frutto di un saccheggio nel mondo antico. Queste sculture hanno avuto diversi problemi: discussione violenta
tra Brunilde Sismondo (USA) che ha ipotizzato che queste opere fossero opere di età romana, statue
classicistiche romane; chi ha pensato che fossero sculture ellenistiche e filone tedesco (Verner Fuchs) e
Antonio Giuliano che sostennero che fossero opere originali greche della metà del V secolo e Verner Fuchs che
ha pensato che queste opere fossero uscite da una bottega fidiana. N. Himmelmann l'ha sostenuto, anche
Antonio Giuliano e altri studiosi più giovani che sostengono che siano opere fidiaci. Rappresentano un
guerriero: struttura anatomica che ha un movimento nel corpo, spostamento della linea epigastrica, masse
muscolari (cfr Anacreonte); il più anziano ha il corpo meno tonico e anche nella parte superiore del torace
dove è dismessa la tartaruga. Descrizione della barba che differisce dalle creazioni più antiche quali il

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Poseidon, rifinitura in rame e argento → effetto policromo, un occhio è andato perduto, l'altro è in avorio.
Statua più giovanile: rifinita nei particolari, nelle labbra, e denti in argento, occhi in avorio, modo di lavorare il
capezzolo in rame, attenzione a indicare la muscolatura e la vena nella mano. È stata trovata ancora la terra di
fusione che porta una cronologia corrispondente alla seconda metà del V secolo. Secondo Fuchs, sono ritenute
due statue che rappresentano due degli eroi eponimi (erano 12 come le tribù) della città esibiti su un lungo
basamento rettangolare nell'agorà e realizzate da Fidia. Era stato replicato dagli Ateniesi nel santuario di Delfi.
Prede di un saccheggio nel santuario di Delfi, messe su un carico e destinate ad arrivare a Roma o a Milano.
Erano un donario che gli Ateniesi avevano donato doppio prima nella loro agorà e poi dopo quindici anni a
Delfi, in piena età periclea quando Atene aveva potere su Delfi. Delfi condizionava molto la strategia politica
delle poleis della Grecia. Sono due opere originali che si ritengono uscite da una bottega fidiana. Cfr
particolare della mano → c'è la possibilità di riuscire a mettere in relazione queste sculture di bronzo con un
lotto di marmi attribuiti alla concezione di Fidia, pertinenti al Partenone, ricostruito per volontà di Pericle.
“Le Amazzoni”: quella centrale è di Fidia ed è una copia di età romana. Fidia, che inizia la sua attività nel
periodo severo, si allontana dal suo primo stile costruendo raffigurazioni innovative (cfr Anacreonte),
sottolineando i dettagli anatomici, per poi essere attivo al servizio di Pericle.

L'Atene di Pericle
Pericle si formò nelle fila di Cimone. Tenne il governo della città di Atene fino al 429, dopo che era iniziata la
guerra del Peloponneso. Categoria del ritratto che individua una categoria: signore con la barba e l'elmo, in
copia di età romana, in diminuzione rispetto alla versione greca posizionata su un'erma che reca un'iscrizione
che dice chi è rappresentato (Periclès). A Roma si può rappresentare solo la testa, mentre nel mondo greco è
sempre accompagnata dal corpo. Pericle è rappresentato come uno stratega, un uomo di guerra, infatti ha
l'elmo. Siccome le voci a lui contrarie dicevano che avesse la testa a forma di cipolla, si pensa che l'elmo la
coprisse. Quest'opera è realizzata da Kresilas, allievo di Fidia, anni '40 del V secolo. Quando Roma è diventata
un impero, la nobilitas esibisce nelle sue dimore ritratti di uomini illustri: si trova nella villa dei Papiri ad
Ercolano.
Nel V secolo Pericle ha preso l'eredità di Cimone, che aveva riniziato la costruzione degli edifici sacri e pubblici
di Atene. Inizia così la ricostruzione dell'acropoli. Pisistrato volle che fosse solo deputata ad area sacra. Nel
progetto pericleo dell'acropoli abbiamo fonti da Tucidide, Plutarco, Pausania, Dione di Prusa, Cicerone,
Luciano. Sicuramente il progetto pericleo riguardava l'acropoli e volle l'epistates (=sovrintendente) nella figura
di Fidia. Si accede all'acropoli da ovest con una ierà odòs, si deve organizzare un accesso monumentale al
pianoro (i propilei), si deve arrivare all'immagine di Atena Promakos (alta 12 m), si lascia uno spazio di rispetto
alle fondazioni dell'ecatompedon neon e decentrato si costruisce il tempio ad Atena. Si crea un recinto sacro
per Artemide Braulonia (nome di un demo), poi area dedicata a Zeus “cittadino”. Il tempietto sulla destra che si

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innalza su un bastione non fu voluto da Pericle, il Purgos (da dove si buttò Egeo), e poi viene costruito il tempio
di Atena Nike, in una fase di intervallo della guerra del Peloponneso; alle spalle della Promakos costruzione che
finirà nel 404: ampia area occupata dall'Eretteo. Nell'acropoli devono convivere i culti più antichi e recenti che
caratterizzano la storia religiosa e politica di Atene. Nell'acropoli si vede la parte posteriore del tempio perchè
l'ingresso dell'acropoli è da ovest: il retro è di pari importanza se non superiore al lato orientale. Altare per
Atena cittadina (polias) di fronte al tempio di lato alle fondazioni di Pisistrato. Edificio a pianta circolare voluto
da Augusto nel 19 a.C. dedicato a Roma e Augusto. Ottaviano nel mezzo dell'agorà di Atena trasferisce un
tempio dalle fondazioni e lo fa ricostruire nell'acropoli, è dedicato a Marte → Atena sconfitta. Nel Foro di
Augusto a Roma c'è il tempio di Marte Ultore. C'è anche il pilastro di Agrippa che ha messo dopo Azio.
Planimetria dei propilei: monumentalizzazione dei gradini di acceso attraverso colonne doriche poste su più
livelli. L'autore di questo progetto, l'architetto fu Mnesikles. Sono sei colonne massicce in poros poi rifinite in
marmo che permettono di accedere alla platea. Atena Promakos di cui c'è la base originale. A vista la
fondazione del tempio lungo 100 piedi di Pisistrato. Secondo un'ipotesi ci sarebbero dovute essere le
fondazioni del pre-Partenone, quello voluto da Cimone.
Fidia epistates: a partire dal 448-7 fino al 432-1 volontà di costruire un edificio che è dedicato alla divinità
protettrice della città, ad Atena Parthenos. Tempio simmetrico, dorico ma non canonico: 8 colonne sulla fronte
e 17 sui lati lunghi. Prende in prestito un'architettura di tipo ionico. È periptero, ma sembra uno pseudo-
diptero perchè sia davanti al pronaos che all'opisotodomos ha sei colonne in asse con la prima facciata in
modo da dare l'idea di una duplicazione delle colonne. Il compito di progettare l'edificio è stato affidato
all'architetto Iktinos coadiuvato da un altro architetto, che si schiera poi da parte aristocratica, Kallikrates (colui
che realizza parte dell'Eretteo e tempio di Atena Nike). Attorno al 435 Iktinos va a lavorare in Arcadia e realizza
un tempio a Zeus basileus dove mette il primo capitello corinzio (inizio dell'architettura corinzia: anni '40 del V
secolo). Quasi non esistenza del pronaos e opistodomos. La cella ha tre navate, ma la cenale è più larga delle
laterali e si inventa il colonnato che fa da quinta prospettica al fondo e ha uno spazio risparmiato per la statua
di Atena. Divisa da un muro una sezione della cella e gli inventari scritti che ci dicono che cosa era stato donato
ad Atena si riferiscono a questo luogo come tesauros, luogo dove viene conservato il tesoro della dea. Gli
inventari ricordano anche i nomi degli arconti ateniesi e registrano le spese giornaliere per ricostruire questo
edificio e ci dicono anche quanto furono pagati gli operai. Seguono lo svolgimento dei 15 anni durante i quali
questa struttura fu completata. Edificio tutto in marmo preso da una cava vicino alla città. Quasi tutte le
maestranze ateniesi sono convogliate in questo cantiere che è come un primo grande cantiere di stato.
Testimonianza autografa delle spese su epigrafi. Edificio dorico con modulo ionico, nella partizione del naos ha
un'altra innovazione unica: in relazione alle parti scultoree ha le metope tutte decorate sulla fronte e sui lati
lunghi (192), un fregio peculiare dell'ordine ionico che corre tutto intorno al tempio, nella parte interna, sopra
la struttura della cella, in modo che c'è la doppia visione una volta che si entra nel porticato della peristasi, e il

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frontone dell'ordine dorico. Il lato sud è apparentemente vicino al muro di contenimento esterno: parte
ampliata dalla creazione della colmata persiana. I resti della colmata persiana stanno sotto il Partenone. La
zona sud occidentale è quella che è stata occupata dalla creazione di questa fossa dove dopo Salamina sono
stati ricoverati tutti gli oggetti votivi come anatemata o statue, e così in parte è stato aumentato il piano di
calpestio dell'acropoli. Era decorato in ogni sua parte, policromo (resti di colore nelle metope e fregi visti si
primi del '800), nello stilobate partono le colonne senza base. Il colonnato interno ha un modulo minore di
quello esterno e presenta la reduplicazione dell'ordine: avendo il diametro minore le colonne sono
raddoppiate nell'altezza per sostenere le capriate (nell'antichità architetto = ingegnere). Hanno lavorato
almeno due generazioni di scalpellini al tempio di Atene e per questo fu fondamentale. Il tempio doveva
contenere la statua di culto di oro e avorio alta 12 m, e l'oro della lega delo-attica era nella scultura: le parti di
cui era costituita erano mobili perchè i sacerdoti potessero valutare l'oro. Non solo ha valore religioso, ma
anche politico. Viene canonizzata e dimostrata la storia di Atene sulle metope. Si lega divinità, tempio e luogo
nel frontone e ciò che viene rappresentato sono le divinità più antiche di Atene che assistono a un mito locale:
Atena e Poseidon che gareggiano per il possesso dell'Attica → solo per un ateniese era chiaro, sul frontone
occidentale. Sul frontone orientale: si canonizzano le 12 divinità dell'Olimpo.
Il monumento che viene realizzato nell'ambito della politica di Pericle, non è un unicum perchè considerando
Plutarco noi sappiamo che oltre alla risistemazione dell'acropoli Pericle riuscì a ripristinare le Lunghe Mura che
univano Atene al suo porto, il Pireo; che ripristinò e fece ampliare sempre ad opera di Iktinos il santuario di
Demetra ad Eleusi con la costruzione del Telesterion, il tempio della dea. Cfr Anfora di Eleusi; unico tempio in
cui le cerimonie si svolgono all'interno dell'edificio. Poi ristrutturazione del teatro di Dioniso ad Atene e
creazione di un Odeion, un edificio di spettacoli alle pendici dell'acropoli. Poi anche costruzione del tempio in
onore della divinità poliade, Atena, il Partenone, costruzione di ordine dorico, pseudo-diptero, ha un fregio
oltre alle metope. È un fregio che si sviluppa dovendo accedere al peristilio, si sviluppa sulle pareti della cella e
ha un punto di partenza obbligato che è nell'angolo sud-occidentale. È un edificio che si presenta con la parte
posteriore per chi accede all'acropoli → la parte posteriore dell'edificio deve avere la stessa importanza di
quella orientale. Tempio orientato secondo la direzione peculiare alla maggior parte dei templi greci. Il
programma di costruzione Fidia come epistates l'ha concordato con Pericle, che detta la politica culturale e di
costruzione del sistema dei contenuti delle immagini e dei modi formali attraverso cui presentare questi nuovi
temi. Tutto l'edificio è pensato per contenere al suo interno la statua di culto (inserita nel 438), mentre la
costruzione dell'edificio si chiude nel 432-1 con i frontoni, è un contenitore per la statua polimaterica
crisoelefantina che ingloba il tesoro della lega delio-attica con le parti mobili controllabili e sostituibili nel corso
del tempo. Stessa modalità che Fidia attua per la statua di culto crisoelefantina di Zeus nel tempio di Olimpia.
Le proporzioni per la statua di Zeus erano realizzate perfettamente in proporzione alle dimensioni della cella,
così come è calcolato il volume della cella che doveva accogliere una statua alta 12 m con il basamento. La

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parete di fondo della cella è chiusa da una fila di colonne per il posizionamento del basamento (come dice
Plutarco): all'interno della cella c'era un sistema di bacini che dovevano contenere oli ed essenze per creare un
microclima che conservasse l'oro e l'avorio (sostanza organica), per non farli ossidare. All'interno il tempio si
può illuminare con fiaccole, braceri, non con lucerne, non ci sono finestre, il luogo è buio, e l'uso di certi
materiali poteva rendere visibile a un devoto il fatto che la dea compisse un'epifania: la caratteristica degli dei
è la luminosità, la lucentezza, la brillantezza, infatti essi si devono travestire da mortali. Sculture di oro e avorio
riescono a trasmettere un concetto che appartiene alla sfera religiosa: gli dei appaiono, sono brillanti e
luminosi. Il tempio è un contenitore per il tesoro della lega delio-attica e in più viene presentata l'essenza della
divinità al devoto.
Apparato decorativo del tempio funziona per rimandi, cioè ciò che si mostra all'esterno si mostra anche
all'interno in tutti gli elementi che decorano la statua di culto di Atena: miti all'esterno (metope 192 lungo
tutto il tempio, non solo davanti o dietro; fregio, frontoni e acroteri finali) → sulle metope del lato occidentale
è rappresentata una amazzonomachia; sul frontone che si vede meno, il lato meridionale, che guarda sulla
scarpata e che sarebbe stato ampliato con la colmata persiana, si trova una centauromachia (miti dal tardo-
geometrico e orientalizzante). Sul lato settentrionale troviamo una Iliupersis → abbiamo tutti i miti
sovranazionali che vanno bene per tutti i Greci. Sul lato di ingresso c'è la Gigantomachia. Amazzonomachia:
uomini (eroi) VS uomini: Achille, Eracle e Teseo VS Amazzoni. Battaglia di dei VS dei, i giganti figli di Ghè:
Gigantomachia. Centauromachia: eroi VS animali; soprattutto combatterono gli Ateniesi e gli abitanti dell'Elide
contro i centauri. La raffigurazione della distruzione di Troia fa parte del patrimonio religioso e storico: muthos
e logos insieme → distruzione di Troia. Dagli anni '70 del '900 Bordman aveva provato a dare un valore anche
politico ad alcuni modi di rappresentazione: fa un ragionamento anche su questi miti che vengono
rappresentati sulle metope e prova ad attualizzarli → sono tutti aspetti condivisi per religione, per aspetto
culturale, sotto il piano delle arti (Omero, Teogonia), ma forse c'è un modo di riferirli a un momento politico →
sono tutti combattimenti che interessando uomini e dei: per ripristinare il logos nel caso delle Amazzoni, per
sconfiggere un mondo ferino (i centauri), per sconfiggere una città d'oriente, e poi una violazione dell'Olimpo
(Gigantomachia): tutte queste cose stanno ad Oriente → riconosciamo una civiltà d'oriente, di cui il greco era
consapevole → è un modo per ricordare che hanno sconfitto i Persiani, sotto l'aspetto di una cultura figurativa
che traspone in immagini il proprio patrimonio culturale. Sono schemi nella composizione innovati: un
centauro che ha sconfitto un greco ed è fatto con un bilanciamento tale da occupare tutto lo spazio, altorilievo
marcato e complicazioni molto raffinate nel bilanciare il modo di costruire questa monomachia: c'è un morto
rappresentato di profilo, con la testa reclinata e sopra parte equina del centauro e si bilancia con la gestualità
la cosa sottostante. Centauro rappresentato secondo il canone policleteo. Per realizzare tutto questo Fidia
deve avere un sistema di artisti che concorrono a questa costruzione di stato in cui tutti gli artigiani sono
convogliati per quindici anni. Nella metopa 30-sud nella testa del centauro si riconosce la scalpellata di Fidia.

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Le metope si trovano al British Museum, perchè tra il 1801 e il 1810 Lord Elvin, ambasciatore britannico presso
la Sublime Porta di Costantinopoli, ottenne un permesso per trarre calchi, poi per smantellare una parte
dell'apparato figurativo e attraverso l'opera di un artista italiano che lavorava in Grecia riuscì a togliere dal
monumento la decorazione e a trasportarli in Inghilterra. Situazione molto complicata perchè durante la
guerra anglo-francese. Furono acquisiti dal trust del British Museum e solo dopo il 1816 vennero certificati
come opera di Fidia attraverso il giudizio qualitativo di Antonio Canova. Da quando la Grecia è tornata libera,
negli anni '70 del '900, l'allora ministro della cultura ha aperto la battaglia circa la restituzione dei marmi ad
Atene. Infatti nel nuovo museo dell'Acropoli, alle pendici sud dell'acropoli, l'ultimo piano del museo ha le
stesse dimensioni della cella del Partenone e presenta una serie di vuoti che indica tutte le sculture che
stavano nel monumento.
Il Partenone è così dopo una ricostruzione degli anni '80 del '800, ma è sopravvissuto a se stesso ed è stato
molto reimpiegato, ha subito delle trasformazioni nel passaggio da un sistema socioculturale a un altro,
essendo un residuale fossile con stratificazioni successive: all'inizio la cella diventa una piccola chiesa cristiana;
quando Maometto II conquistò la Grecia mise una guarnigione turca sull'acropoli e la chiesa fu trasformata in
moschea; quando ci fu la guerra di tutta l'Europa contro i Turchi nel 1680, fu portata la guerra per mare contro
i turchi e nel 1687 l'esercito della confederazione degli stati europei comandata da un italiano bombardò
Atene e colpì il deposito delle polveri da sparo che si trovavano nella cella. Filopappo, re della Commagene in
Asia Minore sotto Adriano, allevato a Roma, muore giovane e ad Atene vicino all'acropoli ha la tomba che lo
ricorda: punto da cui bombardarono il Partenone. Quindi la parte nordorientale del Partenone saltò in aria e
abbiamo perso gran parte delle metope dell'Iliupersis.
Fregio: presentava un fondo blu e le parti architettoniche dorate, come sappiamo dalle memorie di coloro che
lo videro nel primo '800. Rappresenta un evento ateniese, il festival che ogni 4 anni la città indiceva in onore di
Atena, le Panatenaiche. Il festival delle Panatenaiche lo riformò e lo istituzionalizzò nel 568 Pisistrato.
Festeggiamento ateniese per la divinità poliade. Ha una direzione di lettura, parte dall'angolo sud occidentale
e si chiude sul lato orientale sulla fronte del monumento. Una parte cospicua che riguarda i lati ovest, nord e
sud, è occupata da una grande cavalcata di giovani organizzati per gruppi di 10, in parte vestiti, in parte nudi,
sono rappresentati a bassorilievo ma su più piani in modo da dare più file di cavalieri, in modo da dare
l'accenno di più cavalli. Grande varietà di schemi compositivi caratteristica di Fidia. Tutto il monumento è in
marmo locale. Presenta anche le giovani donne che lavorano il peplo per Atena, il dono che tutta la città offre
alla dea. A fronte di questo ritmo intenso della cavalcata c'è un ritmo molto pacato, ieratico, si procede per
paratassi con isocefalia, e sono rappresentate nel tipo della peplophoros. Queste hanno dei movimenti negli
arti inferiori ai quali si accompagna questo panneggio che mostra gli arti sottostanti e modella la volumetria
del corpo sottostante. Coloro che portano le idriai, i tesorieri, gli apobates, coloro che saltano sui buoi
(compiono i giochi durante il festival). È il festival reale, o è la prima processione per Atena, o è una

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cristallizzazione dello svolgimento della parata festante? Tutto si conclude nella parte orientale sotto il
frontone e lì ci sono gli dei: una ha i capelli avvolti in un fazzoletto (sakòs), ha la spalla scoperta, è Afrodite, e
ha questo panneggio che modella il corpo, bagnato, che mostra le nudità sottostanti; vicino a lei c'è Ares, poi ci
sono Poseidon, Dioniso che si tiene un ginocchio; Latona; e questi dei assistono alla consegna del peplo che
prende il sacerdote di Atena per metterlo nel tesauros dove si conservano i beni votati alla dea. Anche il
bilanciamento della rappresentazione di questo fregio corrisponde alle metope: avremmo sempre due piani
diversi → gli dei assistono, ma sono invisibili, a una parata che i mortali compongono, e assistono anche alla
consegna del dono per Atena e loro stanno dove noi potremmo accedere per assistere alla presenza della dea:
è come se volessimo marcare il sorpasso di una soglia. Secondo Luigi Beschi il frontone ha un'interpretazione
politica. Siccome tutto il fregio funziona per gruppi di dieci e sottomultipli di quattro è il modo per
rappresentare l'organizzazione delle tribù, trittie e philìai di Atene, concentrando il prima della riforma di
Clistene nell'organizzazione delle tribù dalle quali discendono gli abitanti di Atene, quelle tribù che hanno gli
eroi eponimi di cui fanno parte i bronzi di Riace fidiani. A tutta questa organizzazione dello stato ateniese
guardano gli dei. Bordman, invece, aveva detto che per lui i cavalieri che sono nudi sono una prima
rappresentazione di eroes, i 192 (numero che ha calcolato sul fregio) giovani ateniesi caduti a Maratona e
sepolti nel tumulo; e dice che questi sono diventati divinità collettive della città di Atene e sono stati sublimati
in questa sezione di fregio che non ha nessun riscontro con la processione reale, ma vuole esaltare la meglio
gioventù ateniese morta in guerra e si vedono sul biglietto di presentazione per un devoto che si reca al
Partenone. Ci sono anche tori che vengono sacrificati ad Atena. Rappresentazione delle Panatenee che
avvenivano ogni quattro anni e cui partecipa tutta la città e forse è presentata in maniera da rappresentare
l'organizzazione sociale di Atene prima e dopo Clistene. Siccome il monumento ha avuto tutte queste
vicissitudini, aveva anche perso la sua identità e gliel'ha ridata Ciriaco di Ancona, che nel 1432 ne fa un piccolo
schizzo e disse che era il templum Minervis. Abbiamo informazioni su tutto il monumento dai disegni fatti negli
anni '70 e '80 del '600, realizzati da un disegnatore (oggi alla Biblioteca Nazionale Francese) che riproduce una
parte della decorazione del Partenone e per noi è di grande importanza per tutte le parti che sono andate
perdute e che riguardano il frontone occidentale.
Sul frontone orientale è rappresentata la nascita di Atena, che nasce armata dalla statua di Zeus, e alla
presenza delle 12 divinità olimpiche. Il gruppo centrale con Zeus, Atena ed Efesto è perduto; si mantengono i
gruppi orientali e occidentali del Partenone al British Museum che presentano Dioniso giovane, Demetra la
dea di Eleusi, sua figlia Kore moglie di Ade e Artemide che guardano la nascita di Atena. Sono lavorate a tutto
tondo. Dioniso giovane è su un masso e rilassato. La nascita doveva essere chiusa dall'indicazione dell'alba e
del tramonto con le teste dei cavalli dei carri di Selene e Elios → chiusura di tempo in base al principio poi
enunciato da Aristotele. In tal modo è anche indicato lo spazio: il kosmos; e l'azione è unica: nascita di Atena
alla presenza delle divinità olimpiche. Perché non c'è Eracle? Per Atene è un eroe superato; ora Atena sta con il

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proprio eroe che è Teseo. Sul frontone occidentale: Morosini (colui che guidò l'esercito della confederazione
europea contro i turchi nel '600) va sull'acropoli e organizza un sistema di carrucole e di impalcature per
smontare il gruppo di Poseidon ed Atena che fanno i doni alla città di Atene, ma quel sistema è franato e se lo
presero come bottino di guerra i comandanti dell'armata. Fuchs ha riconosciuto Poseidon. Il centro non era
occupato da niente in modo tale che Atena e Poseidon fossero pari: il centro è occupato dall'olivo. Divinità
locali: Pandroso e Cecrope, il primo dei re di Atene. Ai lati fiume Ilisso: indicatore del territorio dell'evento che
avviene in Attica.
Cella del Partenone: è un'innovazione di Fidia → anche il basamento della dea è figurato, la suola dei sandali
della dea, lo scudo è decorato all'esterno e all'interno, la dea tiene una nike nella mano destra e tutti questi
dettagli sono decorati con gli stessi oggetti dell'esterno: sandali con centauromachia, scudo con
amazzonomachia; azioni contestualizzate in base agli oggetti su cui sono rappresentate. La dea ha un elmo con
due pegasi e una sfinge al centro, perchè lei è signora su tutti gli animali, su tutto. Esiste una statuetta
proveniente da Pergamo (Attalidi): nella biblioteca di Pergamo, alta 3 m, una copia di età adrianea,
riproduzione dell'Atena Parthenons anche con il basamento, il cui soggetto rappresentava la creazione di
Pandora, alla presenza delle divinità olimpiche, alla quale Atena insieme ad Efesto dà vita. Pandora sposa
Epimedeo, il fratello di Prometeo. Gli dei punirono gli uomini con Pandora da cui nascono tutti gli uomini della
stirpe degli Ioni. Zeus di Olimpia: descrizione di Pausania. Nel basamento di Atena c'era la nascita di Afrodite
dal mare assistita da Eros (lo sappiamo da una moneta figurata); dopo sarà figlio di Afrodite, ma nella Teogonia
di Esiodo Eros è ingenerato e tiene tutti i legami, i “sympatheia” del mondo. Basamento figurato → invenzione
fidiaca, ma decorazione coerente e così si chiude tutto il sistema del tempio che in età periclea tutta la città di
Atene dedica alla sua divinità.
Il Partenone ci dà indicazioni sul sistema socioculturale che l'ha progettato e l'ha usato e grazie al suo
passaggio in età diverse siamo in grado di vedere gli usi che ha avuto nel tempo. È un unicum perchè il
Partenone è stato progettato e realizzato da Fidia → è una sua creazione e per quindici anni si riesce a educare
una generazione di artisti che dopo lavorerà solo in quel modo → infatti si parla di “linguaggio fidiaco”.
Guerra del Peloponneso: vedi cartina per la situazione di alleanze strategiche durante la guerra di Atene e
Sparta. Questa guerra porterà a una perdita di potere da parte di Atene soprattutto in relazione alle ex
fondazioni coloniali della Sicilia e della Magna Grecia (ultima fondazione: Turi). Nel 429 morì Pericle, il quale
terrà un discorso per i caduti del primo anno di guerra, che Tucidide ci riporta (epitaphios logos). Grande
produzione dei monumenti funerari in forma di stele in questo periodo in Attica e in Atene nei quali si
riconosce l'intera comunità.
Fonti: Tucidide e Plutarco (Biografia di Pericle) sul restauro e la costruzione ex novo delle Lunghe Mura che
dovevano unire Atene al Pireo. Sistemazione dell'acropoli che nel progetto pericleo non avrebbe dovuto
comprendere né l'Eretteo né il tempietto di Atena Nikè, ma l'ingresso monumentale al pianoro con i Propilei e

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la costruzione del Partenone. Poi la costruzione alle pendici dell'acropoli e vicino all'agorà dell'Odeion, un
edificio per spettacoli, e, nell'ambito di un grande santuario nei dintorni di Atene, la ristrutturazione del
Telesterion ad Eleusi, edificio funzionale al culto di Demetra che sotto Pericle diventa un santuario panellenico,
anche se all'inizio era dedicato solo ad Atene e ai suoi cittadini.
Mylonas, grande scavatore di Eleusi, che scoprì l'anfora di Eleusi, ha scritto un libro sui culti a Demetra e sul
telesterion. Ma su questo edificio e sui culti a Demetra ha scritto anche questo autore americano, Clinton, che
si occupa di Eleusi. Edificio di culto: Telesterion, che nell'ambito della topografia del santuario si colloca e
sorge sempre nello stesso luogo e nel corso del tempo subisce degli accrescimenti pur mantenendo una zona,
quella dell'anaktoroon (il luogo più sacro), delle stesse dimensioni dell'edificio più antico risalente a Solone,
ampliato sotto Pisistrato, rivisto sotto Cimone e completamente nuovo con Pericle. L'architetto di questo sarà
Iktìnos, stesso architetto del Partenone. Il suo edificio in periodo romano sarà ampliato. Rimase in vita fino al
529 (fino a Giustiniano), ebbe molta vitalità anche in epoca romana. I primi iniziati romani furono l'oratore
Licinio Crasso, che non riuscì; e poi Silla, che invece ci riuscì; in seguito Cicerone e la nobilitas romana via via
diventa adepta di Demetra. Chi divenne adepto con estrema fatica e una cerimonia di purificazione in cui un
regulus si suicidò (tale Zamarco), fu Ottaviano Augusto. Culto legato ai cicli stagionali; Demetra sovrintende ai
ritmi delle stagioni, è la dea che donò per tramite dell'eroe Trittolemo le spighe del grano che rendette agli
uomini, che poterono passare da un periodo di barbarie a uno di civilizzazione grazie alla possibilità di
coltivarlo. Perché lo dette ad Eleusi? Perché vicino ad Eleusi in una pendice di roccia c'è il Plutonion, l'accesso
all'Ade. Demetra (cfr inno omerico), dopo che la figlia era stata rapita, Elios le disse che era stata rapita da Ade
e a quel punto è disperata e sotto mentite spoglie arriva ad Elusi e ad Eleusi si ferma fuori dal temenos, dove
c'è una fonte, e sotto l'aspetto di vecchia donna viene curata dalle figlie del re Cereo, una nutrice la fa
sorridere; viene invitata nella casa del re. Poi si rivela, ma non diede l'immortalità al figlio del re e dona a un re
locale spighe e semi di grano: è stata ben accolta ad Eleusi, si placa e così ripristina il ciclo della natura e
permette che la civiltà ritorni sulla terra. Nel telesterion si celebrano i culti delle cerimonie sacre in onore della
dea, si celebrano all'interno dell'edificio, che, esempio unico, ha una pianta quadrata; al centro ha
l'anaktonoon, il luogo più sacro, è in parte scavato nella roccia e ha dei filari di sedili all'interno, ha delle
aperture su tre lati per permettere ai devoti di entrare, però si chiudono tutte le porte, la copertura doveva
prevedere un opaion al centro: una sorta di abbaino lucernaio. I “mysthoi”, gli iniziandi (tre gradi di iniziazione
per essere olbios, felice), non si sa cosa facessero, perchè c'era (da Pausania) il divieto di logos, di parola, e
anche di eikon, di immagine, di riprodurre l'immagine di Demetra. Mito di ricerca che si conclude con un
ritrovamento → i gradi prevedevano da parte del mysthes una purificazione tramite un lungo cammino da
Atene ad Eleusi, poi un bagno rituale, entrare nel santuario, dedicare un animale; si può così entrare: una
parte dei riti ciclici sono solo dedicati alle donne, i Tesmophoria (Alcibiade accusato di empietà e ostracizzato
perchè aveva cercato di partecipare ai Tesmophoria vestito da donna); dopo di che ci sono “ta ierà”, le cose

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sacre che si tengono dentro una cesta mistica, “cista mistica” in latino, e si pensa che siano anche alcuni
connessi con la sfera sessuale e si maneggino oggetti fallici o uteri. Una volta che si è stati tutti dentro il
Telesterion, si era mysthes, e una volta che si era raggiunto questo status, veniva mantenuto per tutta la vita e
garantirà uno stato di beatitudine post mortem. A questi misteri possono partecipare uomini e donne ed è un
tipo di culto democratico, scardinante, infatti non tutte le poleis vogliono partecipare, non c'è distinzione di
ceto sociale, per cui anche uno schiavo può essere iniziato a Demetra (Clinton). Si era iniziati per sempre. Nel
mito i primi iniziati alla dea sono due divinità: Dioniso è il primo e poi Eracle, ma per lui c'è bisogno di un rito di
purificazione (infatti c'erano i grandi e i piccoli misteri, attraverso cui si passa se ci si deve purificare), perchè ha
compiuto un atto terribile di empietà, infatti preda del furore ha ucciso i figli avuti da Deianira e quando
rinsavisce è tremendo → delitto contro il proprio sangue; poi dopo essere stato purificato può essere un
adepto di Demetra. Anche Silla si sarebbe dovuto purificare perchè aveva messo al sacco Atene (88-84 a.C.),
ma si purifica a metà. Invece Ottaviano si deve purificare, perchè aveva compiuto il bellum civile e aveva ucciso
Marco Antonio, iniziato alla dea (per questo nel rito suicidio di Zamarco, che si purifica per lui; la purificazione
avviene anche per Alessandro Magno, perchè andato contro le altre poleis della Grecia). *Apollo e Marte
Ultore: divinità cui si votò Augusto. Ma culto di Demetra corrisponde nel mondo romano a una Demetra –
Cerere (divinità italica) i cui culti erano celebrati dalle donne dell'aristocrazia → divinità delle messi
(esaltazione di Augusto) che deve integrare, sottoponendosi a questo rituale di purificazione. Demetra: culto a
Cerere e demetriaco-eleusino.
Nel Telesterion è l'unico tempio in cui il culto si celebra all'interno dell'edificio e con cerimonie e riti
strettamente connessi alle celebrazioni di Demetra, ma nell'aspetto di diventare iniziati della dea. Durante il
festival demetriaco c'è una pace internazionale (anche durante la guerra del Peloponneso), come con le
Olimpiadi.
Grande rilievo con la triade eleusina matronale (alto 2,80 m e largo 1,60 m): è stato avvicinato
concettualmente ad una pala d'altare → la dea deve essere mostrata fuori dal santuario. Anni '20 del V secolo
a.C.. La signora matronale con lo scettro è Demetra, la signora più giovane è Kore, Persefone, sua figlia con la
fiaccola, uno degli elementi tipici del culto demetriaco che si svolge di notte per molte cerimonie; e il giovane
nudo è Trittolemo che riceve le spighe di grano dalla dea e ha le scarpe che sono tipiche di chi viaggia. Uno dei
primi esempi di composizione a tre figure. *Riti di purificazione nei piccoli misteri.
Pericle fa costruire:
-lunghe mura;
-Partenone e monumentalizzazione di tutta l'area;
-edificio di spettacolo: Odeion;
-edificio di un culto democratico, il Telesterion di Eleusi (30 km da Atene).
Santuario alle pendici della collina e una parte di gradinate sono scavate nella roccia. Fuori dal santuario c'è un

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pozzo da cui si può estrarre l'acqua sacra a Demetra. Si trova anche il Plutonion, uno dei molti ingressi all'Ade
prima di arrivare al Telesterion. Ingresso monumentale all'area sacra frutto di un intervento di età romana, e
sono i piccoli Propilei realizzati dagli Appi Claudi nel 54 a.C. e i grandi Propilei realizzati da Adriano. Questo
tempio è stato attivo dal protogeometrico, in età soloniana monumentalizzato, e dal tempo di Pericle viene
costruito il Telesterion, fino a Giustiniano.

Il primo capitello corinzio


Iktinos è un innovatore e così come ha innovato nella planimetria del Partenone (tempio che ha un modulo più
vicino a in edificio di ordine ionico (8 x 17 colonne), pseudodiptero e fregio), innova anche quando gli viene
commissionato di costruire nel centro dell'Arcadia, a Bassae. Divinità dell'Arcadia è Pan, divinità legata a un
mondo un po' selvaggio e montuoso. In questa zona che è impervia, un sito in cui la divinità che viene
venerata è Apollo, viene costruito un edificio in poros con le parti elevate rifinite in marmo, realizzato da
Iktinos che adotta il modulo che aveva presentato sul Partenone (6 x 15); all'esterno ordine dorico. È un
tempio che ha una lunghissima cella preceduta da un profondo pronaos e seguita da un profondo
opistodomos e ha una cella che al suo interno le pareti sono scandite da semicolonne di ordine ionico e
all'interno della cella corre una trabeazione con un fregio ionico. La parete di fondo della cella presentava una
quinta colonnata, e qui viene inserita ancora una quinta con colonne, ma la colonna al centro presenta il
primo capitello corinzio (siamo nel 430 a.C.), un capitello vegetalizzato con foglie di acanto. Ma il capitello in
questione non esiste più, è noto solo attraverso i disegni che Kockerell ne aveva fatto nel 1812 (lui scoprì il
luogo, ed è lo stesso che scoprì gli Egineti). Solo adesso possiamo avere i tre ordini architettonici così come ci
sono stati tramandati dalla trattatistica latina: ordine dorico, ionico e corinzio. Per vedere applicato l'ordine
corinzio bisogna aspettare il III secolo avanti. Capitello ionico con volute laterali e serie di ovuli separati da
dentelli tra le volute stesse, ma con una treccia sovrastante e sulla sommità del fusto della colonna abbiamo
un “antenion” = serie di palmette continue e spezzate legate da queste spirali sottostanti, c'è un elemento che
vegetalizza la colonna.

L'Eretteo
In questo fregio esterno, in questo stesso edificio, c'è la palmetta di vario tipo con le spirali in cui la foglia si era
allargata: siamo sull'acropoli di Atene, ma in un edificio che ha avuto un periodo di gestazione ventennale
(425-404), l'Eretteo, tempio che monumentalizza un'area che nel piano pericleo sarebbe dovuto restare vuota.
È un tempio che è una sorta di multi-formato di edifici perchè deve unire quote di livello diverso e poi perché è
dedicato a più divinità, almeno due: Atena e Poseidon, in un contesto che era la summa dei primi culti di
Atene, quelli che vedeva anche le due famiglie dei sacerdoti e le famiglie dei primi re che si contrapponevano
dell'Attica a favore o sfavore di Atena o Poseidon che si contendevano l'Attica e la città di Atene. Prevede un

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colpo di tridente di Poseidon, c'è una polla di acqua salmastra uscita dal tridente di Poseidon; culto di Atena
con la sua immagine xoanika di Atena Polias (cittadina); culto di Ute, uno dei primi sacerdoti di Poseidon;
tomba di Cecrope, primo re dell'Attica, divinità ctonia che era in parte era umano e in parte teriomorfo. Poi
area sacra destinata alla figlia di Cecrope, Pandrosio, il Pandroseion. Pandrosio fu la balia di colui che ha dato
origine agli Ioni e ai cittadini di Atene, Erittonio. Erittonio fu il primo grande re dell'Attica, prima di Teseo, e
secondo i dossografi da lui discendeva Teseo. Progetto di Kallikrates, che aveva lavorato con Iktinos al
Partenone. Capitello ionico fogliato nel limoscato e antenion vegetale all'esterno della cella. L'Eretteo è la
celebrazione di Erittonio-Eretteo, primo grande re dell'Attica unita sotto l'egida di Atena. Loggia delle Cariatidi:
sono peplophoroi, figure femminili munite di peplo che sostengono un'architettura e secondo una proposta si
attribuiscono ad Alcamenes, allievo di prima generazione di Fidia.

Artisti della scuola fidiaca


Opera originale di Alcamenes è una dedica votiva che rappresenta Procne (moglie di Tereo, re della Megalide
che violò sua sorella Filomela, che per questo si era uccisa) con suo figlio Iti (che nel mito uccise), che gli si
appoggia alle gambe, anche questa figura è una peplophoros. Come mai è un dono votivo? L'ha spiegato
Eugenio la Rocca con attenzione alla politica del tempo e all'alleanza tra Atene e il territorio della Megalide.
Opera firmata da Alcamenes sulla base, cui vengono attribuite le Cariatidi per motivi di vicinanza stilistica della
figura femminile.
Dopo la morte di Pericle nel 429 viene monumentalizzata sull'acropoli un'area sacra multi-devozionale per
scelta del partito successore aristocratico, ed è un'area che ingloba più culti. Architettura mista dorica e ionica
e per quanto attiene alla parte della modanature architettoniche ha un inizio di forte vegetalizzazione, data
dall'anterion, fregio con palmette, che tornano nel capitello, e ha un'innovazione: un loggiato in cui le colonne
sono figure femminili, che non sono proprio un'innovazione, perchè le Cariatidi erano a Delfi nei due tesauroi.
Ma queste Cariatidi, rappresentate nel tipo della peplophoros, presentano una serie di problemi: un problema
attributivo (chi le ha fatto? si dice che sia Alcamenes), e anche un problema di interpretazione: chi sono?
Siamo sul lato nord. Queste sono posizionate sopra la tomba di Cecrope, vicino c'è il Pandroseion con l'olivo a
lei sacro. Le Cariatidi dovrebbero, secondo una possibile interpretazione, rappresentare le sorelle di Pandrosio,
le altre figlie di Cecrope, le quali, a differenza di Pandrosio, andarono contro un'indicazione di Atena, che aveva
dato in consegna alle figlie di Cecrope un bambino, Eretteo-Erittonio, con il divieto di guardarlo (era in una
cesta tutto coperto): egli era il bimbo nato dal seme di Efesto che, preso da violento amore per la sorella
Atena, rincorreva, e inseguendola perde il suo seme che cade su Ghè, la Terra, e da lei e da Efesto nasce
Erittonio. Ghè è una figura femminile, che non si fa vedere tutta, ma solo fino a mezza coscia, e lei consegna ad
Atena il bimbo. Il bimbo, (invenzione di Alcamenes) in un vaso attico a figure rosse del pittore di Kodros e
anche in un rilievo di età romana, è tutto umano e questo si trova sulla base che realizzò per un tempio di

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Atene. Invece, nella versione non messa in figura da Alcamenes, era nato mezzo bimbo e mezzo serpente,
quindi Atena aveva chiesto alle figlie di Cecrope di non guardarlo, ma tutte, tranne Pandrosio, lo guardarono,
quindi impazzirono e si buttarono dal lato nord dell'acropoli. Dopo di che Pandrosio divenne la balia di Eretteo-
Erittonio, divinità locale dell'Attica e di Atene, e anche Pandrosio divenne una divinità. Atena si prende questo
bambino, che è un bambino ibrido, e nel momento in cui lo prende lo fa diventare un polites, un cittadino nel
momento in cui lo affida alle figlie di un re → mito che trova fioritura nell'ultimo scorcio dell'Atene
democratica, perchè ricorda il buon cittadino, come lo si diventa. Tutto questo è la base figurata da Alcamenes
dell'edificio che è un tempio dedicato ad Efesto, l'Efestion, che sorge sulla collina che sovrasta l'agorà di Atene
(non sull'Acropoli, infatti lavora il metallo), anni '20 del V secolo; è un tempio dorico con la struttura interna
della cella che ricorda quella del Partenone, con una base di culto figurata che accoglieva due statue di divinità
realizzate da Alcamenes, Efesto ed Atena, e sulla base c'era la rappresentazione della nascita di Erittonio che
Ghè consegna ad Atena, poi ci sono le korai, Cecrope e Pandrosio.
L'altro grande allievo di Fidia, accanto ad Alcamenes, di cui abbiamo un'opera originale è Agoraclitos, il quale
lavora con il maestro fuori Atene, in un demo, a Ramnunte, demo che è lungo la costa per andare verso la
piana di Maratona. Sempre negli anni '20 del V secolo si innalza un tempio dedicato a Nemesis, Vendetta.
Vicino un demo c'è un tempio per Temis, Giustizia → si rendono fisiche delle concezioni o dei concetti astratti;
anche un altare ad Eleos, Pietà; poi si crea un sacello per Eirene, Pace → tutti concetti che rendono in forma di
divinità delle necessità di un periodo quale quello della guerra del Peloponneso (momento di crisi e delicato: ci
si combatte tra Greci). La Nemesi è realizzata da Agoraclitos a Ramnunte. Abbiamo il basamento originale. Il
merito di aver trovato elementi della scultura originale e di aver tentato sulla base delle repliche di età romana
di darle un'immagine (divinità che noi conosciamo dalla descrizione di Pausania), va a Despinis. Doveva avere
un ramoscello di alloro in una mano e una fiale, un piattello in un'altra decorato con teste di etiopi (cesellatori
e toreuti sono gli allievi di Fidia, come il maestro); sulla base doveva essere rappresentata la nascita di Elena la
quale viene fatta figlia di Nemesis e Zeus (viene cambiata la versione originaria della nascita di Elena →
periodo drammatico). Abbiamo un'altra opera di Agoraclitos: una che fa parte delle serie di steli, primi grandi
monumenti che hanno una destinazione funeraria.
L'altro allievo che esaspera le caratteristiche del maestro è Kallimakos. A Kallimakos per convenzione, sulla
base di raffronti con copie di età romana e sulla base di informazioni note dalle fonti, si attribuisce un fregio di
una balaustra che doveva circondare il piccolo tempio presente sull'acropoli di Atene, la cui costruzione è
iniziata insieme a quella dell'Eretteo (anni '20 del V secolo), un tempio ionico, pseudo periptero, molto piccolo,
presente sul pyrgos, cioè sul bastione dell'acropoli, sempre un altro elemento che nella politica di Pericle
avrebbe dovuto rimanere senza costruzioni, perchè era il punto dell'acropoli dal quale Egeo guardava
disperato l'arrivo da Creta di Teseo. In questo piccolo spazio sacro viene costruito il tempietto ionico di Atena
Nike. È anfiprostilo: con la stessa facciata anteriore e posteriore con le quattro colonne, il tutto foderato con

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una serie di lastre che formavano una balaustra continua con una figura di Nike. Questa figura, attribuita a
Kallimakos, enfatizza, esaspera il panneggio bagnato, caratteristica di Fidia, quella di fare una veste aderente al
corpo che faceva intravedere le parti sottostanti. Kallimakos evidenzia le zone sottostanti alla veste e aumenta
la ridondanza del panneggi nella ricaduta sulle gambe. Non sappiamo chi l'ha realizzata, solo in maniera
indiretta l'attribuiamo a Kallimakos, facendo fede su una serie di rilievi (attribuiti dalle fonti a Kallimakos) che
raffigurano una serie di menadi che avrebbero dovuto costituire il basamento della statua di Dioniso nel suo
santuario nel'Ilisso. Il basamento raffigura un racconto aggiuntivo che potenzia l'immagine soprastante ed è
eseguito da tutti gli allievi di Fidia. Copie di età romana soltanto su basi attribuzionistiche, per stile, vengono
attribuite a Kallimakos, colui che esaspera lo stile del maestro.
Se una generazione per quindici anni, e anche nel ventennio successivo, è occupata a lavorare in cantieri di
stato e soltanto con le steli funerarie richieste da privati trova commissioni esterne, rende omogeneo uno stile
e un linguaggio artistico di un periodo e se si va a studiare ad Atene si è obbligati ad imparare un certo modo
in cui comporre le scene figurate e in cui realizzare le immagini, sia in bronzo che in marmo, e bisogna essere
molto duttili nel lavorare bronzo, marmo, avorio e altri materiali. Scuola di tradizione policletea imperniata
intorno alla bottega del maestro e dei suoi figli.

Il IV secolo
Dove si ritrova questa caratteristica? (Cfr pilastro della Nike di Paionos di fronte al tempio di Zeus ad Olimpia,
post fidiaca): figura femminile che plana e che ha una veste aderente al corpo e qui siamo ad Epidauro, in
Peloponneso, in un tempio che viene eretto per questa divinità, che non aveva un tempio prima, perchè essa
era originaria di Creta e in Grecia si confonde sempre con altra divinità salutifere. È uno dei rarissimi figli di
Apollo, Asclepio. Asclepio: grande culto dal IV secolo in città. Sarà un privato, Telemakos, a introdurre questo
culto e alle pendici dell'acropoli finanzia un recinto e poi un tempio a lui dedicato (primo sacerdote: Sofocle).
Nel Peloponneso si monumentalizza un'area dedicata ad Asclepio, divinità salutifera. A Epidauro lavora
Timoteos (acroteri più piccoli del vero: 1 m). Accentua i criteri del panneggio bagnato. Il centro del frontone
occidentale di Epidauro doveva essere occupato da un'Amazzonomachia con Pentesilea a cavallo, mentre
Iliupersis nel frontone orientale (perchè devono essere uniti). Quello che colpisce di Timoteos è l'attenzione a
costruire relazione marcata tra i personaggi coinvolti nell'azione. Vi è un problema: non si crede che lui in
persona li scalpellò, ma la sua scuola. Iscrizione che dice che lui realizzò tutto: i bozzetti? Gli schizzi? I modelli?
(non sappiamo bene) = progetto del maestro. A lui si attribuisce (originale) = figura femminile con serpentello:
divinità della salute Igea, rinvenuta nel santuario di Epidauro. Curva su se stessa con realizzazione scenografica
del panneggio e le fonti gli attribuiscono anche il gruppo di Leda con il cigno, di cui abbiamo una copia romana
(= Castore e Polluce, Elena e Clitemnestra; uno umano, uno semidivino). Soffitto cassettonato di edificio
circolare presenta vegetalizzazione dell'architettura. L'invenzione del capitello corinzio si deve a Callimakos:

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prese ispirazione da questa pianta che cresceva sulla tomba di una ragazza. Timoteos: IV secolo. In
Peloponneso, nella parte sud della regione della Corinzia, nel sito di Epidauro, nella grande area sacra che era
il santuario di Asclepio. Intorno agli anni '80 del IV secolo abbiamo strutture congrue con il periodo e anche
materiali originali prodotti da Timoteos, appartenente alla generazione post fidiaca, che aveva studiato come
scultore in Attica. In parte sono originali i materiali degli akroteri; poi lui aveva realizzato bozzetti, modelli in
terracotta, skemata in pelle, pergamenacei, o aveva lavorato in gesso? Ma sappiamo che era il progettista di
questo complesso e attribuiamo la restaurazioni delle parti marmoree a lui. Timoteos introduce delle linee
curve nello schema policleteo, cfr statuetta da Egea, nota dalle fonti, ma per noi copia di età romana. Si assiste
concettualmente a un cambiamento della percezione delle divinità nel corso del tempo: in qualche misura si
assiste a un abbassamento, a un avvicinamento della sfera divina a quella umana che sarà una cifra costante
dell'ellenismo (iniziale e finale). Cfr gruppo di Zeus con Zeus nella sua forma metamorfizzata di cigno e Leda è
seminuda nella parte superiore del suo corpo. Mito secondario nel bios di Zeus: rappresentazione di un amore
con una mortale → sono marcatori.
Skopas di Paros è un grande personaggio del IV secolo. Si forma a Paros, in Attica, lavora tra l'Attica e il
Peloponneso e poi ad Alicarnasso. Decorazione dei frontoni di un tempio ad Egea: intorno al 370 dopo che il
tempio fu distrutto da in incendio, narrano un mito locale (Meleagro) in un altro e nell'altro il mito di Telefo.
Concezione nuova di Skopas il quale crea quello che è un aspetto di maggiore pathos delle figure e come? Cfr
testa giovanile, zona perioculare che affossa l'occhio e di solito riesce anche a inclinare le palpebre verso il
basso. Opere originali sia di Timoteos che di Skopas che di Leukares e Bryaxis in Asia Minore → lotto di
materiali originali creati per la tomba monumentale di un satrapo della Caria, Mausolo. Dalle fonti sappiamo
che Mausolo (muore nel 351) della dinastia degli Ecatonnidi (dinastia che comandava la satrapia della Caria)
rifonda Alicarnasso (nel 494 fu inglobata dai Persiani), e sposta la capitale della satrapia da Mylasa ad
Alicarnasso, che rifonda (fonti anche romane, Vitruvio e Plinio, Strabone, Luciano), è una città che ha un proto
naturale e prevede al centro della terrazza mediana (sconvolgente per mondo greco e romano) pone la sua
sepoltura, al centro della città e la fa costruire mentre lui è ancora in vita: nel mondo greco e romano non ci si
può seppellire all'interno della città, ma lui lo fa collocandosi come ecista e dandosi un'aria divina. È una delle
sette meraviglie del mondo antico. Affidata come progetto ad un architetto greco, Pytheos, e vengono
chiamati a decorarlo Timoteos, Skopas, Leukares e Bryaxis (cario che ha studiato ad Atene). Prende dei
costumi che sono greci, ma lui rimane legato profondamente alla cultura persiana → concetto di ethnos per il
mondo antico. Questa sepoltura ci è nota dalle fonti e dagli scavi della scuola danese dell'università di Aalus
dalla fine degli anni '50 del '900, e hanno trovato un pezzo della copertura del tetto. Abbiamo la descrizione
del mausoleo da Vitruvio e Plinio che ci dicono che questa tomba monumentale doveva poggiare su un dado
di base quadrato, e su questo doveva poggiare uno pteroon, una serie di colonne, 9 e 11 per lato, sopra una
copertura a piramide (piramis) sormontata da una quadriga. Per ospitare pellegrini e per fare sacrifici. Cicerone

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ci ha detto che Mausolo ha dato un nome a una categoria di monumenti funerari, il mausoleo. Tutta fatta in
marmo, con marmi diversi, con una decorazione scultorea di teorie di personaggi della famiglia degli
Ecatonnidi e della corte di Mausolo, gruppi di cacce, leoni posizionati sul tetto e vi dovevano essere dei grandi
fregi scolpiti con amazzonomachia, centauromachia e corsa dei carri, la camera funeraria era sotterranea, lui
era cremato; del corredo ricchissimo è stato trovato poco: il mausoleo fu violato e il rito era l'incinerazione. Al
momento della morte di Mausolo non era terminato, lo concluse la moglie e sorellastra Artemisia che fece
continuare il mausoleo, il lavoro fu concluso da un'altra coppia di fratellastri Ada e Idrieo, che lo continuarono
fino a quando Alessandro conquistò l'Impero Persiano, quindi Ada per salvare la Caria adottò Alessandro
Magno, e lui adottato da le non toccò la Caria, ma salvaguardò la struttura politica e amministrativa e si prese il
compito di concludere il mausoleo di Mausolo. Questa tomba è un unicum e darà a sua volta esito a tombe
monumentali; ma di questa abbiamo pochissimo. Il mausoleo nel frattempo fu distrutto e riutilizzato in un
castello dei crociati ad Alicarnasso, dopo di che furono riprese le esplorazioni tra fine 700 e inizio 800 e i resti
rinvenuti nel castello crociato furono portati a Londra al British Museum dove è stato parzialmente ricostruito.
Le fonti ci dicono che il supervisore fu Pytheos, mentre la realizzazione fu attuata da questi quattro artisti e
sappiamo chi lavorò in ogni lato, ma pur avendo il materiale non riusciamo a rapportarlo a un lato in
particolare del monumento. Si può così ragionare solo sulla base di criteri stilisti fallaci. Lastra che rappresenta
l'Amazzonomachia sulla quale gli studiosi riconoscono Skopas: figura dell'amazzone che ha un glueto scoperto
e che trova riscontro in una copia romana di un'opera fatta da Skopas medesimo (sempre un'amazzone). Il
fregio è lungo circa 80 m, ma non siamo in grado di dire quale stava su quale lato. Figura di uno degli aurighi.
Scultura alta 3,20 m che rappresenta un personaggio vestito alla greca (abito lungo e imation, porta dei sandali
alla greca), ma la testa ha barba e capelli lunghi e anche delle fattezze che ci danno un'indicazione etnica del
fatto che questo non è greco, è un non greco vestito alla greca; per tanto tempo e per convenzione questa
scultura si ritiene del cosiddetto Mausolo: imponenza del personaggio che ha delle indicazioni tali da dire che
è un personaggio concreto, rientra e si distingue nelle sculture maggiori del vero, si veste alla greca ma non è
greco → se ne deduce che è Mausolo e si dice che sia opera di Bryaxis, l'artista più giovane. Questo è un
monumento originale, che è un caso di cronologia assoluta (373-351; poi fino al 249 con Artemisia; poi con
Ada e Alessandro Magno), inoltre sappiamo ipotizzare la forma del tempio, sculture recuperate da un tempio
in parte demolito e in parte usate per un'altra costruzione. È un lotto di materiali greci in Asia Minore, hanno
lavorato grandi maestri di cui abbiamo delle testimonianze reali, ma non siamo in grado di attribuire i singoli
pezzi ad uno specifico autore. Presenta uno stile del tempo, ma dare il nome allo scultore che ha realizzato i
singoli pezzi. Per queste sculture colossali viene usata una tecnica molto particolare: edificio alto 45 m, per cui
come erano posizionate a una trentina di metri? Di conseguenza cfr Mausolo: è cavo all'interno → queste
statue sono fatte con la tecnica del “piecing” = unire pezzi tra di loro che all'interno sono cavi, ed è molto
difficile prchè non bisogna fare vedere le giunture. È marmo importato eppure in Caria c'erano cave di marmo.

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Questa tecnica è usata per garantire una statica maggiore ai pezzi e all'edificio dove erano posizionate.
Cfr elemento votivo che può contenere un tripode e che si colloca nella via dei tripodi di Atene quella che
prevede i doni votivi dei coreghi (coloro che finanziavano gli spettacoli) e che porta al teatro di Dioniso che
sorge alle pendici sud orientali dell'acropoli di Atene.

L'arte greca da Prassitele all'ellenismo


Riverbero di queste programmazioni teatrali nei vasi a figure rosse la cui produzione si sposta nella penisola
italica, nell'area della Puglia, della Basilicata e della Campania: produzione apula, lucana e campana, cioè
produzione italiota e ci sono scene di pitture teatrali. La maggior parte di questi vasi proviene da contesti di
sepolcro: c'è impostazione scenica. Cratere con volute su cui ci sono maschere plastiche di medusa,
vegetalizzazione nel collo, scene con forte contenuto drammatico, dettagli indicati dai colori e presenza delle
rappresentazioni e degli attori con la maschera.
Eirene e Pluto di Cefisodoto, inizi IV secolo, è una copia romana: rappresentazione di una personificazione, di
Pace con Pluto, ricchezza realizzata quando fu stipulata la pace tra Sparta e Atene nel 371 a.C. (Pausania) e per
ricordare questo evento viene chiesto a Cefisodotos di realizzare un gruppo (lo è perchè uno non si capisce
senza l'altro); lei è il tipo della peplophoros, della cariatide, e inclina la testa e si volta verso Pluto → una delle
prime raffigurazioni di bambino (in questo caso di due tre anni), che è Plutos, e questa è un'innovazione di
Cefisodotos. Stava nell'agorà di Atene ed è nota da cinque copie romane. Cefisodotos è padre di Prassitele di
cui abbiamo copie d età romana: riproduce molto il mondo di Dioniso, satiri e sposta l'asse, il baricentro della
scultura e arrotonda sfuma tutte le superfici, lui accentua lo sfumato (fu compagno di Skopas). Lui rappresenta
le divinità sotto un aspetto adolescenziale, non adulto, e qui Apollo gioca con una lucertola. Nell'originale in
bronzo non si sa come fosse, ma comunque il baricentro del corpo di Apollo si è spostato. Lo sposta anche nel
satiro in riposo. Cefisodotos è stato un innovatore: statua di cui si apprezza uno spostamento laterale, un
bambinetto che questa figura maschile tiene in braccio, è un pezzo originale trovato nella cella del tempio di
Hera ad Olimpia. È Hermes. Mentre gli altri ritrovamenti nella cella erano allineati alla descrizione che
Pausania dava dell'edificio (sorta di tempio-museo), questo non c'era. Ma il problema è la scultura stessa,
perchè da alcuni critici è stato per la figura di Hermes giovane che tiene in braccio Dioniso piccolino (Dioniso
nato dalla coscia di Zeus): in periodo arcaico Dioniso è barbato, diventa giovane solo con Fidia, dopo si può
fare anche bimbo solo nell'ambito di questo processo che avvicina le divinità agli uomini. Il problema è che c'è
un puntello ma serve per reggere Dioniso; e poi un altro problema: questa scultura sul retro non è finita e poi
ci sono dei segno di uno strumento che nel IV secolo a.C. non poteva essere usato, perchè si trova alla fine del
III secolo. Così questo studioso ha detto che è un Hermes ma di un Prassitele di generazione successiva,
appartenente alla stessa famiglia. Scultori dall'età classica e tardo classica, una volta affermati, si passano il
mestiere di padre e in figlio e se lo trasmettono. Quindi o è una copia antica da un'opera di Prassitele il grande

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o è un'opera di un Prassitele che lavora tra fine del III e inizi del II, discendente di Prassitele. È una scultura
prassitelica che ha accolto lo schema compositivo della figura giovanile nuda, anche nel bambino, ma per la
decorazione è di generazione successiva.
Replica dell'Afrodite Cnidia di Prassitele: fu un grande innovatore dell'Afrodite. Fece una cosa tacciata di
blasfemia. Gli Ateniesi aveva commissionato una scultura di Afrodite Urania che avrebbe dovuto essere posta
alle pendici dell'acropoli, ma nel momento in cui realizzò un'Afrodite che fa il bagno gli ateniesi la rifiutarono e
andò a Cnido in uno pteroon, in un tempietto circolare all'interno di un guardino sacro e lei si mostra mentre si
sveste perchè sta andando al bagno ed è l'inizio del tipo dell'Afrodite Pudica, che si copre con le mani il pube e
il seno. È una divinità molto importante, regge i legami cosmici. Questa divinità di seconda generazione come
Atena hanno problemi di generazionalità (non hanno la mamma). Sfumato nella lavorazione del marmo.
Afrodite capitolina realizzata da Skopas, si copre anche lei. Fino all'Afrodite di Milo nuda nella parte superiore
del torso degli inizi del II secolo a.C.. Venere Medici, copia di età romana firmata nel basamento da Kleomenes
(inizi II secolo a.C.): è completamente nuda e si copre seno e pube. Prassitele: sposta il baricentro;
ammorbidisce le tensioni muscolari e il volto; statue di divinità principali o componenti di un tiaso (satiri) delle
quali abbassa le età e li coglie in momenti dilettevoli oppure nel momento in cui realizza la statua di Afrodite
compie un cambiamento: nudità della dea che si mostra, non di tipo erotico. Apollo Liceo: si porta un braccio
sulla fronte: gesto dell'aposkopein = guardare lontano, Prassitele è il primo che lo fa.
Pothos di Skopas: Skopas sposta ancora di più il baricentro e gli occhi sono infossati, e rappresenta la figura
umana come un ibrido: ha una acconciatura e il volto femminile, ma l'organo maschile. Pothos: desiderio
amoroso (complesso nell'antichità: imeros = passione).
Artista di corte, interprete di Alessandro Magno, Lisippo, eccelso bronzista, toreuta e sapeva anche lavorare
l'avorio. Ha vissuto per 90 anni, molto ricco e attivo con una bottega. Eros adolescente, né bimbo né adulto,
realizzato per il tempio di Tespie, mentre prende l'arco, quello che diventa il suo attributo. Eros diventa figlio di
Afrodite e assume sempre più questo aspetto da bambino e ha l'arco, perchè con l'arco e le frecce deve colpire
(rappresentazione di un concetto astratto).
Apoxyòmenos di Lisippo: segue lo schema policleteo. Rappresenta un giovane atleta che si deterge con uno
strigile (=strumento con il quale ci si detergeva dopo che ci si è lavati con una miscela e serviva a toglierla,
strumento soprattutto maschile ma anche femminile, più raramente), strumento in metallo, prestigioso e degli
atleti. Solo una replica romana a figura romana, poi replica della testa da Sidè nella Panfilia. Costruzione del
corpo: ponderazioni, muscolatura del dorso, spalle che riprendono il canone di Policleto. Di Policleto riprende
anche il tipo acconciatura: trecce, ma basse. Lisippo era di ascendenza policletea ma c'è un discrimen per
Aristotele: Polcileto rappresenta gli uomini come sono, mentre Lisippo come appaiono → sono tutti più snelli;
hanno il corpo più piccolo rispetto al resto del corpo; hanno il busto più lungo delle gambe. Scultura per sua
natura è tridimensionale ma questa è una scultura che sfonda lo spazio con il gesto del giovane che si pulisce

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con lo strigile → sfondamento della figura.
L'altro sfondamento che crea Lisippo: signore con la clava che è Eracle ed è appoggiato → è un Eracle in riposo.
La mano sfonda la spazio perchè devo girare per vedere cosa ha in mano. Ha i pomi delle Esperidi in mano, è
vecchio e stanco perchè ormai è alla fine del suo percorso, ma ciò che lui ha compiuto si capisce solo se si gira
dietro la scultura → si inventa la tridimensionalità e la capacità che hanno le strutture che vivono nello spazio
e che non immediatamente comprensibili se non si guardano pienamente.
Ritratto di Alessandro da originale di Lisippo → la nascita del ritratto fisiognomico. Lisippo lavora per un
dinasta, stette al servizio di Alessandro Magno, addirittura ne racconta la vita. Plinio dice che Alessandro aveva
emanato un editto per cui chi poteva ritrarre Alessandro Lisippo in scultura, Apelle in pittura, Pyrgoteles su
gemma. In Grecia ci sono solo rappresentazioni di categorie, ma se si ritrae significa che si rappresenta un
qualcuno riproducendo i tratti del suo volto → con Alessandro e con Lissippo inizia un ritratto descrittivo della
fisionomia del personaggio, ma anche recupera oltre alla fisionomia i lati della gnome, dell'ethos del
personaggio. È vero che prenderà i tratti di Alessandro Magno ma servirà per caratterizzare anche la sua
personalità. Rappresentazione dei capelli: sono rialzati sulla fronte, l'”anastolè”, che marca il suo status, ma c'è
anche su un erma. Lo rappresenta girato e con il viso in alto: Alessandro parla con il theos. È il ritratto che
rappresenta un personaggio di rango.
Ritratto di Socrate di Lisippo: Socrate morto da almeno quaranta anni quando realizza l'opera. Lisippo crea un
ritratto fisiognomico, ma di ricostruzione (lui è morto), ma poteva chiedere a coloro che l'avevano conosciuto,
come Platone, e poteva anche saperlo dalle opere delle descrizione di Platone. Ha il naso comuso, è anziano,
ha la barba lunga, sembra un satiro, perchè Socrate, come Sileno (pedagogo mitico), era un pedagogo, di
Platone, Platone sarà il pedagogo di Aristotele e Aristotele di Alessandro. È un ritratto fisiognomico.
Uno dei grandi scultori che lavorano al mausoleo di Alicarnasso Leukares. L'originale anche per questo scultore
sarebbe dato dalle lastre che decoravano il mausoleo con le ceneri. Tuttavia è difficile attribuirle. Amazzone
frontale cui si apre il clitonisco sulla gamba, composizione a gruppo piramidale, una serie di schemi che
potrebbero far sì che sia riconoscibile in quei personaggi la mano di uno scultore che ha lavorato ad Olimpia
per la decorazione di un edificio a pianta circolare che è stato votato nel santuario da un re di Macedonia,
Filippo II. É in una posizione di estrema rilevanza nella topografia del santuario, perchè si accede al santuario,
si costeggia lungo il tempio e si arriva al centro dell'area sacra dove troviamo un edificio di area circolare, una
tholos, dedicata da Filippo per sé e la sua famiglia → rimangono solo e fondazione e la possibilità (colo base
dei capitelli). Destinatario della capsa d'oro rinvenuta a Vergina (letta come dura), centro della Macedonia,
(anni '70 del '900) da Andromickos attribuita al re Filippo II. A Leukares si attribuisce anche un grippo di avorio
rinvenuto a Vergina, che ci presenta Dioniso (corona a corimbi = infiorescenze, frutti dell'edera) con un
personaggio femminile a fianco e con un piccolo satiro vicino → Filippo II con sua moglie, Olimpiade, e un
piccolo satiro presso di loro. Siamo in Macedonia: zona della parte orientale, la Tracia → in questo contesto il

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re è rappresentato assimilato ad una divinità: Filippo-Dioniso; Olimpiade-Ariadne. È in avorio e oro. Era la
decorazione del grande scudo di parata seppellito nella tomba e che dimostra la capacità di questo artista di
lavorare più materiali.
A Leukares attribuiamo opere calligrafiche nella descrizione dei particolari, che conosciamo da copie di età
romana.
Apollo del Belvedere: è un Apollo adulto, in nudità, fa il gesto che discende dall'APollo del frontone
occidentale del tempio di Zeus ad Olimpia, ma in parte è stata recepita, infatti non si presenta frontale, ma
deve compiere un gesto, è un Apollo arciere, una lezione che era stata portata all'estremo da Prassitele (suo
contemporaneo e si condizionano a vicenda): acconciatura pesante con un nodo sulla testa.
Similarità con Artemide arciere, l'Artemide di Versailles. Ma la testa è stata fatta in età moderna. Struttura:
compie un movimento, si sbilancia in avanti → modo di comporre che si può intravedere in opere originali
come le lastre del mausoleo di Alicarnasso.
Gruppi che continuano nel filone dell'abbassamento delle divinità allo stato di uomini. La composizione qui
prevede questo gruppo ascensionale, Zeus sotto forma di aquila, che ha rapito il fanciullo Ganimede che ha
delle forme piuttosto molli con uno sfinamento verso l'alto. È in marmo e ha una macchia scura, forse gruppo
originale in bronzo.
Demetra di Cnido. Testa colossale dal museo di Alicarnasso.
Bruaxis lavora ad Atene. Opera giovanile. Cavaliere presso il tripode firmata dall'artista.
Dedica dei Filarci: primi cavalieri. C'è la firma dell'artista.
In connessione Bruaxis con il cambiamento nel corso del IV secolo in Grecia. Macedonia: aveva come centro
più importante Pella e Aigai, la capitale del regno, e che è organizzata per quanto attiene strutture sacre
(templi), strutture di giochi e divertimenti per il pubblico, luoghi di incontro (stoai = piazza porticata), e
struttura a pianta rettangolare con un cortile aperto all'interno: palazzo reale. Sono costruzioni di grande
pregio che in parte ci sono rimaste e conservano la pavimentazione originale preziosissima: battuti, lastricati o
in un'area a nord ricchissima pavimentazione a mosaico realizzato con ciottoli che devono avere quasi tutti le
stesse dimensioni, levigate e policromi, bianchi e nere → per comporre tessiture geometriche nel pavimento.
Residenza palaziale del basileus che ha come elemento connotante questo cortile aperto all'interno, degli
ambienti che si aprono sul cortile e che sono degli ambienti di rappresentanza si più piani con facciate
monumentali. Troviamo applicati anche in un contesto di ambito italico a Pompei, in cui è stata individuata in
una grande residenza al centro della città una residenza enorme che occupa due isolati che ha delle scritte in
osco, la casa del fauno, e che doveva essere presente già dalla seconda metà del secondo secolo a.C. a Pompei,
doveva essere proprietà di una famiglia locale prestigiosa, una famiglia i cui membri secondo un'ipotesi
avevano un antenato osco al servizio di Alessancro Magno. Atrio, fauces (ambienti presso la porta), cubicula
(stanzette che si aprono sull'atrio interno), triclinio che permette di accedere a un'altra parte della casa,

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enorme cortile e porticato con colonne (peristilio) sul quale si apre il tablinum (stanza a pianta rettangolare),
nella quale si ospitavano gli ospiti più importanti della casa: è un ambiente su due pianti ma c'è un colonnato
superiore separato da una balaustra e le pitture sotto che ricorda la facciata di un palazzo macedone. Nel
tablinum come pavimento si trova un mosaico con la rappresentazione della battagli di Iis: battaglia tra Dario
III e Alessandro Magno (che vince). Silla rifondo Pompei come colonia sillana dopo la guerra sociale, e questa
casa che preesisteva cambiò di proprietario: arrivò un nuovo proprietario rispetto a quello osco. Nel 348 a.C.
Filippo II distrugge Olinto, città della Tessaglia, e tutti gli archeologi sono stati contenti perchè non è stata più
ricostruita e si può ritrovare la planimetria della città di Olinto con un impianto organizzato secondo una
tradizione ippodamea che prevede incroci per assi perpendicolari su strade organizzate in parallelo che danno
un modulo fisso per organizzare lo spazio abitativo per distinguere palazzi civili sacri. Strade principali: plateiai;
strade secondarie: pastaie.
Dalla Tessaglia (Derveni) ci viene delle informazioni su due sepolture, tomba A e tomba B, tombe a fossa,
scavate nel terreno foderate intorno con blocchi di tufo in cui c'è il rito dell'inumazione: defunto sepolto con il
suo corredo che è ricchissimo. Corredo di vasellame e di armi che accompagnava il defunto e di questo faceva
parte un cratere di bronzo dorato con intarsi di argento, alto 91 cm. Pezzo rilevante, depositato in questo
corredo e sono ceramiche di produzione italiota. Alcuni di questi grandi crateri a volute ci traducono in argilla
le forme di vasi di bronzo, di oro (pochissimi) o di argento. Nel vaso c'è una grande rappresentazione
dionisiaca: Dioniso seduto con Ariadne la sua compagna, il tralcio dell'edera lo ricorda, personaggio anziano
che è membro del suo tiaso armato, ed è il re Penteo, uno dei protagonisti della storia delle Baccanti di
Euripide. Qui troviamo una scena della follia di Penteo. Contiene un papiro. Ha delle parti a tutto tondo
applicate una volta finite. Conteneva un frustolo di papiro con una lunga composizione orfica. Problema del
culto salvifico e dell'orfismo legato alla figura di Dioniso. I culti orfici in questo periodo sono praticati
soprattutto nell'area interna dell'attuale Basilicata. Apparteneva ad Astion. A livello visivo si può costruire un
insieme di rappresentazioni che mostrano Filippo II come una divinità.
È Filippo II che pone le premesse perchè il figlio Alessandro potesse essere raffigurata già da Lisippo come e
non solo nell'aderenza a delle fattezze che potevano essere pertinenti a un ritratto fisionomico, ma anche con
l'aggiunta della fisiognomica → ciò porterà all'assimilazione piena di Alessandro alla divinità.

Età ellenistica (323-31 a.C.)


IV secolo: decadimento delle poleis, vivacità di un mondo greco prima periferico e di un mondo non greco
sulle coste dell'Asia Minore. Da una parte abbiamo un satrapo orientale e dall'altra la Macedonia con un re
che pone tutte le premesse per spostare il baricentro della politica e delle attività culturali. Nella sua corte
Olimpiade era una principessa epirota e Filippo chiama Aristotele come precettore di suo figlio. Così anche
Euripide morì in Macedonia. Fioritura di un interesse culturale e appropriazione della cultura (anche

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dell'immagine della divinità) ad opera di un basileus. A nord si può avere una situazione diversa che pone le
premesse per la presenza e l'affacciarsi di Alessandro non solo in Grecia ma anche nel bacino del
Mediterraneo. Alessandro scese più in giù rispetto a suo padre e distrusse Tebe. Dopo di che tenne sotto
scacco tutta la parte inferiore e si tenne sotto scacco Atene. Ma ad Alessandro interessò muoversi nella zona
del Mediterraneo orientale e nell'ambito della sua avanzata distruggere Dario III, l'ultimo dei grandi re persiani
e una volta distrutto Dario portò sotto il suo dominio tutti i territori dell'ex impero persiano. Ottima strategia di
guerra da parte di Alessandro e dei suoi etairoi: organizzazione in file in modo tale che ci si può difendere,
simile alla strategia romana. Usò molti mercenari e al servizio di Alessandro andarono anche mercenari italici,
che venivano soprattutto dalla zona del centro (la vera espansione romana inizia dal III secolo a.C.), i cosiddetti
“soldati di Marte”. Alessandro conquistò la parte orientale del bacino del Mediterraneo e attuò una politica di
integrazione con le popolazioni locali tanto che anche lui sposando Roxane, la figlia di Dario III, si stabilì a
Ctesifonte (ex capitale dell'Impero persiano). Si spinse fino all'Egitto che prese tanto che anche il territorio
degli ultimi faraoni fu inglobato da Alessandro che nell'inverno 332-331 sul delta del Nilo, vicino alla foce,
fonda Alessandria. Termine “ellenismo” da un errore del filologo Droysen alla fine del '800. Arte del Gandara:
arte in India influenzata dallo stile greco. Anche in Afghanistan ci sono tracce dei palazzi macedoni. Spedizione
in India: spedizione che seguiva il viaggio e il ritorno trionfale, la pompè, che un dio, Dioniso, aveva compiuto
in India (come anche Filippo II). Anche a madre di Alessandro disse che lui era figlio di Dioniso-Sardanapalo →
culto di Alessandro in vita e anche post mortem. Morì nel 323 e fino alla battaglia di Azio nel 31 a.C. periodo
ellenistico, della diffusione della cultura greca, in tutto il Mediterraneo, parte occidentale e orientale. Inizia
questa cultura mista: koinè. Questo è un momento che nell'ultimo quarto del IV secolo pone le premesse per
un linguaggio comune che solo nel corso del tempo si frazionerà in più centri che diventano dei centri
propositivi, culturali con proprie specificità e sono in parte in Macedonia, in parte nelle Cicladi (in particolare
Rodi) e in città di nuova formazione a partire da Alessandria, poi Antiochia, Pergamo, le quali saranno capitali
dei regni che alla morte di Alessandro Magno si contendettero Lisimaco, Cassandro e gli altri etairoi.
Rinvenimento dei primi anni del 2000: grande tumulo erroneamente attribuito a Roxane, ma in realtà è di
qualcuno di molto importante. Droros: corridoio che permetteva di entrare nella cella con decorazioni in
calcare e marmo policrome; sfingi guardiane dell'accesso che permettono di arrivare al secondo blocco di
segmento di corridoio; cariatidi che pongono dei dubbi sulla datazione: ma sono degli anni 20-10 del IV secolo.
Pavimento a pietruzze, un mosaico a ciottoli figurato con il tema del ratto di Proserpina da parte di Plutone,
fregi con leoni che abbrancano prede e grifi, che ci danno la ricchezza del monumento. Complesso eccezionale
inviolato.
Alessandria: è una città il cui impianto di fondazione degli anni '30 del IV secolo non esiste più e si recupera
con difficoltà, così come la ricchezza del suo porto (uno piccolo e uno grande), pochissimo si recupera dell'isola
di faro (una delle sette meraviglie). Distruzione ad opera dei Vandali e dei Musulmani. Impianto palaziale, la

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reggia del re: pochissime tracce, doveva essere connesso al grande luogo di culto dedicato a Serapide e alla
grande biblioteca e al Museion. A Bruaxis, quando Tolomeo I è signore dell'Egitto, viene commissionata la
realizzazione della statua del tempio di Serapide: divinità nuova che rientra nel sincretismo che pervade il
periodo e include in sé i caratteri di Zeus, ma anche di Ade e di divinità locali della tradizione egiziana. Scultura
colossale (solo fonti, non lo abbiamo) in acrolito polimaterico, coloro bluastri (divinità ctonia); scultura che
porta in testa un cappello alto, un modio, che indica la ricchezza dei prodotti della terra dati dal Nilo; accanto a
sé avrebbe dovuto avere Cerbero (scultura su cui ci basiamo per ricostruire quella di Zeus). Intorno al 296
realizza la sua ultima opera, Seleuco I Nicator, signore della Siria e capostipite della dinastia dei Seleucidi (altro
esito dei diadochi di generazione più giovane al seguito di Alessandro). Fonda una nuova città, Antiochia, che
continuerà Antioco I, il suo successore. Diadema che percorre il viso, fattezze molto marcate in una replica che
viene dalla Villa dei papiri di Ercolano. La Villa dei papiri è una grandissima residenza di una famiglia romana,
Calpurni Pisoni o Appi Claudi, e la struttura di una sezione è analoga alla casa del fauno. Ha qualcosa che non si
troverà più, uno xistus ginnasio, porticato.
Statua molto maggiore del vero che si ritiene Mausolo e la signora accanto ha le chioccioline di periodo
severo: recupero antichizzante di un periodo vecchio per valorizzare questa signora e panneggio. Si dice che
questa sia Artemisia, tecnica a piecing, moglie di Mausolo.
Grazie ad Alessandro Magno tutte le tecniche greche si irradiano nel bacino del Mediterraneo e si attua così
una pluralità di centri → Macedonia: Antigonidi; Egitto: Tolomei (ultimo regno che regge fine al 31 con
Cleopatra VII); Siria: Seleucidi (forte fino alla battaglia di Magnesia); Pergami: Attalidi, fondata da un
personaggio che è eunuco Filetero, che tradì Lisimaco, e adotta Attalo I (figlio della sorella). Primo regno
ceduto a Roma: Pergamo con Attalo III che dopo la sua morte consegna il proprio regno a Roma.
Pergamo: pianta dell'acropoli. Uno dei centri più vitali del mondo ellenistico, mondo frazionato in tante aree
propulsive quanto a produzioni di arte figurative e sculture nel bacino del Mediterraneo e con una koinè di
linguaggio formale che va in parallelo con la koinè linguistica e con delle forti particolarità territoriali. Pergamo
è in Asia Minore in una zona prospiciente verso il mare, in una zona che era diventata stato autonomo dopo
una delle ultime battaglie tra epigoni e diadochi. Filetero si era guadagnato la possibilità di avere uno stato
tradendo il suo signore. Gli Attalidi sono coloro che renderanno grande Pergamo, una città che sorge e si
imposta su una situazione montuosa e che prevede un'organizzazione su più piani (non abbiamo le curve di
livello tra i vari edifici) e prevede un edificio di spettacolo connesso a una grande stoà con tempio su una
terrazza superiore che guarda verso sud e sovrasta l'agorà, grande recinzione che deve ospitare un altare,
sopra il santuario di Atena e l'installazione del palazzo che sovrastava l'organizzazione topografica della città.
Attallo III lascia per testamento il suo regno ai romani. In direzione dell'agorà vi sono impianti destinati a
ginnasi, ad attività sportive ricreative legate al santuario di Demetra e un'altra agorà. Sotto gli Attalidi Eumene I
e II Pergamo diventa un centro ricchissimo e fiorentissimo con una scuola di filosofi, retori, una ricca biblioteca

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che bilanciava la grande biblioteca che i Tolomei avevano voluto ad Alessandria. Altare: occupava un'intera
terrazza e con la fronte era rivolto verso ovest, in direzione del mare. Altare monumentale unicum, che fu
portato alla luce negli anni '80 del '800 ad opera di un archeologo tedesco (oggi al museo di Berlino). Altare
scenografico, dal punto di vista funzionale fu usato poco, è una grande struttura a U con due ali laterali che
comprendono una scalinata centrale con un piano di calpestio circondato su tre lati da un colonnato.
Monumentale, di ordine ionico, avrebbe dovuto sorgere a Pergamo dove oggi ci sono solo le fondazioni.
Disposizione scenografica dell'altare con i lati, in posizione intermedia rispetto al tempio di Atena. Doveva
essere completamente decorato nello zoccolo inferiore su tutti i lati (“grande fregio” dell'altare) e che avrebbe
dovuto avere al suo interno il cosiddetto “piccolo fregio” sotto le colonne del peristilio. La decorazione si
imposta su un dado di base e le lastre figurate sono alte più di 1m, monumentalità cospicua. Su questo grande
fregio è rappresentata una complicata scena: epoca II secolo a.C., tema della gigantomachia, tema allora
accantonato nella Grecia continentale. Composizione calibratissima, le lastre larga circa 80 cm e late circa 1,20
m, tutte giunte una all'altra (ci sono delle fibule ? sui lati in modo tale da potere inserire bene le lastre). È
costruita con una sequenza unitaria, complessa nel raccordo fra i personaggi, si inventano alcune iconografie,
le figure sono evidenziate nelle volumetrie, emergono quasi a tutto tondo dal piano di fondo in alcuni punti. I
visi sono molto espressivi, uso del trapano nei capelli e nelle pieghe. Dai primi del '900 modo peculiare di
rendere le figure a Pergamo: “barocco pergameno” → si applica una categoria dell'arte moderna a quella
antica. È rappresentata Atena con Zeus: lei ha l'egida, lo scudo e ha Nike che la incorona, e lei con nessuna
fatica tira i capelli ad Alcione: occhi infossati e altri elementi che seguono una modalità espressiva inventata da
Skopas; vicino c'è Ghè, rappresentata solo fino al seno. Divinità con vaso: Notte; Cibele con i capelli sciolti e
suoi leoni che partecipa alla lotta con i giganti; si inventa l'iconografia del gigante Anfipede con le gambe
serpentine. Toni concitati e patetici della rappresentazione. Ha dimensioni della metà dell'esterno e ha un
tema inventato qui come ciclo narrativo, incentrata intorno a un soggetto: Eracle in riposo con la leontè vicina
e che guarda una figura, emerge dal fondo nella volumetria, linea profonda che marca il profilo di una cerva
che allatta un bambino, Telefo (scoprì di essere greco), figlio di Eracle (ripreso da una pittura pompeiana).
Eracle seduce la figlia del re sacerdotessa del tempio di Atena, ma quando il padre si rese conto che era in
attesa la figlia gettò la figlia e il bambino in mare e questa finì in Misia: bambino accudito da una cerva o
bambino accolto dal re dei Misi di cui diviene poi re. I misi sono alleati dei troiani, ma il loro re scoperte le loro
origini non locali si rifiuta si partecipare alla battaglia e in questo periodo, inizi III secolo, vengono aggiunti
degli elementi alla biografia di Telefo: lui era già sposato con un'Amazzone che combatteva al suo fianco, ma
l'amazzone deve perdere, soprattutto quando scopre d essere greco. Siccome la uccidono dei Greci si deve
recare ad Argo dove chiede di essere accettato e colto, perchè ha scoperto di essere greco e figlio di Eracle.
Barbuti e con vesti che ricordano quelle dei Greci quelli al seguito di Telefo. Sulle pareti dell'ordine superiore
c'è un fregio ( a distanza di venti anni del basamento) incentrato sula biografia di un eroe, che non è uno dei

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principali: perchè un antenato mitico degli Attalidi, che discendono da Telefo, questo doveva legittimare il fatto
che loro erano greci. Loro greci lottano contro i locali: altare fatto quando hanno vinto i Galati. Telefo serve per
collegare il mito agli erga, attuali azioni politiche degli Attalidi che combattono contro popolazioni barbariche
che vinsero nel 240, anche altre volte e loro renderanno se stessi e le loro truppe pari a quelle degli dei che
hanno vinto scontrandosi con i più potenti che si trovavano di fronte (i giganti: fratellastri degli dei) → sapiente
uso di una regia comunicativa per raccontare episodi del mito ancorandoli al reale e dando loro un significato
nell'attualità del tempo. Grande donario pergameno, 220 a.C., posizionato nel santuario di Atena (qui Atena
Nikephòros), statua che sarebbe dovuta essere in bronzo e rappresentava un atto eroico dalla parte di chi ha
perso: il suicidio dopo che ha ucciso la moglie di un capo dei Galati. Descrizione etnica sia dell'uomo sia della
donna esplicitata attraverso l'abbigliamento, rendimento delle chiome, dei baffi; il Galata morente doveva far
parte dello stesso gruppo, era la guardia, la scorta del re che deve morire con il re (energheia ed enanteia si
intrecciano e danno un esito che ha grande impatto sul pubblico), rappresenta i nemici pur nel loro momento
massimo, ma nella sconfitta; maggior valore è dell'avversario maggiore è il mio; statua di Attalo I non c'era
nell'altare. Personaggio di grande rilievo: nudità eroica, torques, collana che si apre sul collo (i Galati sono i
Galli), gioiello che ha una sua tradizione nel Piceno e nell'ultima fase degli Etruschi e ci si chiede da dove
venga; è un elemento che è indicatore di status e connota ulteriormente l'etnia del personaggio; capelli con il
fango per rendersi più spaventosi (Tacito). Questo pezzo fu restaurato da Bernini giovane e sono pezzi che
sono copie di età romana e si discute di quel periodo: periodo traianeo per il marmo e significato in relazione
alle spedizioni daciche; oppure, essendo questi noti dalla metà del '600, provenienti dalla villa del cardinale
Ludovico Ludovisi, dove sorgeva questa villa nella zona di Roma occupava in antico dagli Orti di Cesare, passati
poi a Sallustio il quale li regalò a suo nipote (Sallustio Crispo), che però era il tenutario dei secreta imperatoris,
fu per questo dal potente tolto di mezzo. Stavano dove adesso è piazza Barberini, via Veneto. Villa Ludovisi
non esiste più, era una villa suburbana di cui rimane solo una piccola parte. Ipotesi di Filippo Guarelli: pensa
che fossero posizionati negli orti nella fase cesariana, e che siano copie volute da Cesare per ricordare le sue
vittorie in Gallia. Sono derivazioni da originali pergameni di Epigonos. È un gruppo a piramide, ad accentuata
verticalità, tipico delle costruzioni pergamene le quali privilegeranno dei miti che hanno un radicamento nel
territorio o che si rifanno alle imprese troiane, è il gruppo dello Scita che sta per scuoiare Marsia appeso.
Marsia appeso di cui abbiamo circa 60 repliche (due realizzazioni in marmo di diverso colore a seconda del
momento che si rappresentava), dell'arrotino una replica: Marsia appeso usato nei cortili delle case per dare
un'idea di imponenza (cfr lettere di Cicerone ad Attico su come arredare casa propria). Maggior parte di queste
repliche si concentra in periodo adrianeo quando c'è un uso di diversi marmi di colori intensi. Fine della gara
rappresentata. Attenzione a scandire le masse dell'anatomia con ricchezza di dettagli, il tipo di acconciatura
che compare nelle figure di alterità di provenienza, ciocche di capelli e intensità patetica nel volto. Ritroviamo
questa espressione nelle figure del personaggio che regge il compagno morto, sei copie (gruppo del Pasquino):

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Menelao che regge il corpo di Patroclo morto; B. Andrè ha guardato il piede che presenta una posizione
strana: si tratta del colpo del tendine, quindi è Achille retto da Odisseo, caduto in guerra. Tutti questi elementi
si trovano in un altro gruppo che è la versione pergamena di un episodio legato all'epos troiano: la battaglia tra
Achille e Pentesilea, come dice Properzio, scopre che è l'amazzone di cui si innamorerà, costruzione
piramidale, sguardo verso l'alto, patetico. Attalo I che ha le ciocche di capelli sopraelevati sulla fronte nella
tradizione dell'anastolè imposti da Alessandro Magno: occhi infossati, volto di ¾. A Pergamo si attribuiscono
dei mosaici e pittori di grandissimi qualità, tra cui Sosios, il quale avrebbe realizzato il quadro a noi noto solo
da tradizioni di età romana: emblema = riquadro posto al centro di una composizione più larga in verniculatum
(tesserine piccoline molte delle quali in pasta vitrea) provenienti dalla villa di Adriano e riproposizione da
Sosios di queste colombe che si abbeverano a un bacile.
Propilion portico di accesso per Atena Nikephòros, nell'architrave c'è l'iscrizione. Primo piano di ordine dorico
(metope, triglifi) e secondo piano di ordine ionico (fregio continuo). È presente una balaustra tra gli
intercolumni del secondo ordine decorata da una catasta di armi prese ai nemici, tutto è un trionfo di guerra
(180 a.C.): insistono sul concetto di essere vincitori; la catasta di armi si torva nel basamento della colonna di
Traiano dopo la vittoria sui Daci.
Scultura ellenistica: Achille e Pentesilea dal museo di Afrodisia (Caria); Artemide con la cerva (Ifigenia). Firmato
da Archelaos di Priene (Boville), al British Museum, rilievo tagliato e rilavorato in antico nella parte sommitale,
si data intorno al 140 a.C. per la presenza di alcune figure, le nove muse nell'iconografia canonica. Ci dà la
riprova; la scuola di Pergamo sosteneva che tutti i generi letterari derivavano da Omero; personaggio più
importante seduto in trono (sotto è scritto “Omero”), apoteosi di Omero incoronato da Cronos e il mondo, i
due ragazzini sono Iliade e Odissea, si trovano tutti i generi letterari, sotto le fattezze di due personaggi si
riconoscono Tolomeo con sua moglie, iconografia di sovrani tolomeici. Problema di allora: dove è nato Omero?
Viene fatta questa raffigurazione in onore del luogo ipotetico dove era nato. Zeus sovrintende tutto. Dedicante
antico del rilievo: poeta che aveva vinto in un certamen letterario.
Ci si inventa una nuova iconografia: Afrodite accovacciata che sta facendo il bagno e ha le forme pingui, ha an
che dei bozzi che sono i punti per prendere le misure per realizzare le copie. Afroditi che hanno linee sinuose
(venere di Milo). Delos, 100 a.C.: in generale si può abbassare di livello le divinità portandole a contatto con la
sfera umana: gruppo di Afrodite nel tipo della pudica, insinuata da un panisco, e Afrodite tiene in mano un
sandalo per allontanare Pan. Nike di Samotracia (tra Tracia, Chersoneso, costa, Asia Minore), forse dal grande
santuario, sulla prora di una nave: a quale vittoria allude? Al Louvre. Rappresentazione della vecchiaia:
rappresentazione alessandrina per la via della forma del vaso proprio delle produzioni greco egiziane,
alessandrine, e lei è una signora vecchia ma ubriaca. Lei ha una sorta di fazzoletto che le avvolge i capelli, ha
questa espressione particolare, vaso con foglie d'edera e coriambi; è la prima (= principale) sacerdotessa di
Dioniso preda dell'enthusiasmòs.

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Grandi gruppi recuperati da copie in antri, grotte naturali delle ville dei Romani: villa di Tiberio e Claudio.
Accecamento di Polifemo con più personaggi, rappresentazione sfalsata nei piani, nave di Scilla con Odisseo.
Firme di tre scultori (Polidoro, Chesandro, Rodi) i quali hanno realizzato queste sculture per Tiberio, o sono
forse copia di gruppi del santuario dell'isola di Rodi.
A loro si attribuisce anche il gruppo del Laocoonte, grande gruppo scenografico, noto da una sola copia in
gesso: è il sacerdote che a Troia aveva detto di non prendere il cavallo, ma il mare uccide lui e i suoi figli.
Trovato nel 1506. Forse il suo figlio a destra è l'unico che riesce a fuggire e a salvarsi, posizione piramidale.
Tradotti negli stilemi della scuola rodia ci sono tutti gli elementi che derivavano da ciò che pergamo si era
inventato tra III e II secolo a.C.. Fauno Barberini: scultura la cui composizione è databile intorno al 100, satiro
dorme perchè preda dell'enthusiasmòs. Ha i corimbi.
Il torso del Belvedere: forse è un Achille seduto e funziona in parallelo con uno dei bronzi originali tardo
ellenistici trovato a Roma, il pugilatore delle terme. Si discute poi se siamo tra Grecia o Roma per questi bronzo
originale trovato a Roma, il principe ellenistico, si discute se sia o uno degli ultimi dinasti ellenistici, o uno dei
primi consoli romani che abbia conquistato l'oriente e sia sia fatto raffigurare come un principe. Questa figura
non è quella che Plinio e i rinvenimenti a Delos ci visualizzano quelle che lui chiamava “Achillee”: statue
maschili in nudità (atletica o eroica) ma con una testa raffigurante un personaggio individuale. Il viso ha una
conformazione che lo apparenta ai dinasti, ma è un dinasta o un romano? Quando Flaminino nel 184
conquistò Ambracia, dopo le monete che furono battute per lui, si mostrò con un ritratto all'Alessandro, però
c'è un avvicinarsi alle modalità ellenizzanti di rappresentazione.

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