Il poema
epico-cavalleresco
1. I cantari cavallereschi
UN GENERE DESTINATO A UN PUBBLICO POPOLARE
La persistenza Se i valori politico-religiosi dell’epica delle origini, espressi ad esempio nella Chanson
dei temi legati al ciclo de Roland, avevano già perso la loro efficacia nel passaggio dall’età feudale a quella
carolingio e bretone
comunale, il racconto delle avventure di cavalieri e paladini continuava a godere di una
grande fortuna presso gli ambienti popolari e incolti attraverso la recitazione dei can-
tari cavallereschi. Sono componimenti narrativi in versi (la versificazione prediletta è
basata sull’ottava, strofa di otto versi endecasillabi con rime ABABABCC), che trattano
la materia cavalleresca carolingia o bretone. Tali componimenti vengono recitati nelle
piazze da giullari, o da canterini girovaghi, e sono destinati a soddisfare le richieste di un
L’avventura pubblico ingenuo, avido di divertimento fantastico. In essi scompare l’austera solennità
e il meraviglioso epica dell’antica materia carolingia e si fa strada il gusto per la pura avventura fine a se
stessa, per il meraviglioso e l’esotico. Si assiste insomma ad una fusione tra personaggi
del ciclo carolingio (Carlo Magno, Orlando, Rinaldo, Gano di Maganza) e l’atmosfera
tipica del ciclo bretone (una fusione che era già in germe nella letteratura franco-veneta
I motivi dell’amore e nei romanzi in prosa di Andrea da Barberino). Vi acquista rilievo il motivo dell’amore,
e del comico ignoto alla primitiva epica carolingia, ma compare anche il comico: il giullare si prende
tanta familiarità con gli eroi della tradizione che finisce per trasformarli in chiave buf-
fonesca. Dovendo compiacere ed avvincere un pubblico non colto, gli autori ricorrono a
meccanismi narrativi elementari, basati su una serie ripetitiva e potenzialmente infinita
di avventure, su effetti di sorpresa, su iperboli straordinarie, intese a sbalordire e meravi-
gliare, specie negli scontri e nei duelli. Anche la metrica e lo stile sono rozzi e irregolari.
88 1 - L’età umanis ca
elevata. Non solo, ma spesso tali poeti, oltre a far propri personaggi, vicende, episodi
interi, si compiacciono anche di riprodurre certe movenze narrative, il dialogo con gli
ascoltatori, il riferimento a fonti fantasiose come il «libro di Turpino», il gusto delle
Il dialogo tra autore iperboli nelle battaglie e nei duelli. Si instaura così un gioco di ammicchi tra il poeta
e pubblico e il suo pubblico, poiché si divertono entrambi, ad un livello più sofisticato, a ripren-
dere tratti tipici di una narrativa diffusissima e popolarissima; come se oggi, tanto per
intendersi, uno scrittore di alto livello strizzasse l’occhio ai suoi lettori colti citando
personaggi e situazioni dei fumetti avventurosi o dei serials televisivi.
A1 Luigi Pulci
La vita Nato a Firenze nel 1432, Pulci ebbe un’educazione letteraria che compren-
deva la conoscenza del latino, ma non ai livelli raffinatissimi degli umanisti. La sua
famiglia era antica e nobile ma impoverita: pertanto Luigi conobbe in gioventù momenti
L’ingresso alla corte difficili. Intorno al 1461 cominciò a frequentare il palazzo dei Medici e si legò di inti-
medicea ma amicizia con Lorenzo de’ Medici, il futuro “signore”. Amato e ammirato per il suo
umore bizzarro e giocoso, per il suo gusto della deformazione burlesca, influenzò per un
certo periodo il clima della “brigata medicea”: ne è indizio la Nencia da Barberino del
Magnifico, a cui Pulci replicò con un’ulteriore parodia della letteratura pastorale e amo-
Il clima platonizzante rosa, la Beca da Dicomano. Ma verso il ’73-’74 il clima della cerchia medicea cominciò
a mutare per l’influenza che assunsero i filosofi “platonici” dell’Accademia (Ficino,
Pico della Mirandola, Landino) e si instaurò un atteggiamento pervaso di profonda pietà
La polemica religiosa. Pulci, con le sue posizioni estrose e le sue curiosità eterodosse in materia re-
con Ficino ligiosa e filosofica, si urtò con questi personaggi ed ebbe una dura polemica con Ficino
sull’immortalità dell’anima; di conseguenza, anche il Magnifico lo lasciò sempre più
ai margini. Nel 1476 si pose al servizio del capitano di ventura Roberto Sanseverino e
lasciò Firenze. Mentre lo accompagnava a Venezia, morì di febbri a Padova nel 1484; e
poiché era accusato di magia, empietà ed eresia, fu sepolto in terra sconsacrata.
La Beca da Dicomano Le opere minori e il Morgante Oltre alla già ricordata Beca da Dicomano, che ri-
e la Giostra calca la Nencia con toni di satira del villano più grossolani, e a componimenti giocosi e
burleschi, Pulci scrisse la Giostra, poemetto in ottave in onore di una vittoria riportata
nel 1469 da Lorenzo in un torneo.
L’avventura La lingua e lo s le Alla legge della mutevolezza e della varietà si adeguano anche
delle parole la lingua e lo stile, una sorta di calderone in cui ribollono gli ingredienti più vari, me-
scolati con lo stesso umore imprevedibile con cui si arruffano le trame avventurose e le
La mescolanza varie tonalità degli episodi. È cioè una lingua che viene forzata al di là dei codici con-
e la forzatura sueti del linguaggio letterario, e che si colloca quindi agli antipodi rispetto al canone
espressiva della lingua
classicistico della regolarità decorosa, del levigato unilinguismo, quale era stato fissato
dalla tradizione petrarchesca ed era stato ripreso da Poliziano. Il fondo è il toscano
parlato, dialettale, ricco di termini saporosi e di modi di dire vivacissimi e incisivi;
ma su di essi Pulci innesta una variegata ricerca linguistica, che attinge volentieri ai
gerghi malandrini e furbeschi (di cui lo scrittore compilò anche un vocabolario), e re-
90 1 - L’età umanis ca
cupera termini latini, o letterari, o scientifico-filosofici. Su tutto domina il gusto della
deformazione: la parola è assaporata proprio in quanto strana, disusata, abnorme, vio-
L’eredità di Pulci lentemente espressiva. Questo gusto della mescolanza linguistica, della deformazione
e della forzatura espressiva della parola, in concomitanza con la ricerca dell’eccesso,
della derisione beffarda e corrosiva, del provocatorio rovesciamento di ciò che è serio,
elevato e degno, attraverso l’insistenza sugli aspetti più materiali e plebei della realtà,
perdurerà nel secolo successivo, e troverà in Italia un grande interprete, Folengo, artefi-
ce del latino maccheronico ( Sez. 2, Percorso 4, A4, p. 225), e fuori d’Italia si esprimerà
nello straordinario capolavoro di Rabelais ( Sez. 2, Percorso 4, A6, p. 242), Gargantua
e Pantagruele.
Luigi Pulci
T1 L’autoritratto di Margutte dal Morgante, XVIII,
112-124; 128-142
Il gigante Morgante, l’eroe che dà il tolo al poema, dopo aver superato molte prove e mostrato
grande coraggio, incontra casualmente a un «crocicchio» il mezzo gigante (e furfante matricolato)
Margu e. Dopo un’autopresentazione di Margu e, personaggio che si colloca al di fuori di ogni tra-
dizionale schema cavalleresco, i due decidono di unire i loro des ni in un sodalizio che si rivelerà
fru uoso di straordinarie avventure.
› Metro: o ave di endecasillabi; schema delle rime ABABABCC.
1. in su ’n un crocicchio: ad un crocevia; la 6. tanto ... passo: finché costui giunse al sportato a designare un pupo saracino)»
reggente è «preposizione mul pla» (Con- crocicchio (passo). (Con ni).
ni), ripresa nel penul mo verso dell’o a- 7. guata: guarda a entamente. 10. anco: anche.
va. 8. alle piante: ai piedi. 11. quando ... giunto: quando fui cresciu-
2. di lungi: da lontano. 9. Margu e: «È stato mostrato da Vincen- to fino a mezza altezza (rispe o a quella di
3. per ispicchio: di traverso. zo Belli che margu e o margu o indica un gigante); Margu e, come si è de o, è
4. fosco: cupo, tetro. nei diale centrali qualcosa di bru o e un mezzo gigante.
5. Dè e del capo ... picchio: diede con spregevole, uno spaventapasseri e in par- 12. se e braccia: qua ro metri circa; un
l’estremità, la punta, del batacchio della colare un fantoccio da giostra (meno si- braccio era un’unità di misura lunga circa
campana (con cui Morgante era armato) curo che muova da “marabu o”, santone mezzo metro.
un colpo. musulmano – e quindi la sua tomba –, tra-
13. arò: avrò. 23. aspro ... mangurro: monete turche, ri- Analogamente Apollino è considerato un
14. allato: al fianco. Essendo un po’ più picco- spe vamente d’argento e di rame (di qui pazzo (il farne co, o ava 117, v. 1) e Trivi-
lo, Margu e sembra una di quelle fiasche e la preferenza di Margu e). Ma aspro indica gante rappresenta un convegno di demoni
che i viandan portano legate alla cintura. anche il vino, con un evidente gioco di parole. (la tregenda, o ava 117, v. 2).
15. meco ... accompagnato: con me ac- 24. e credo: a partire di qui si fa esplicita la pa- 28. come ... solle co: «cioè c’è chi l’ha e
compagnerai. rodia, empia e blasfema, del Credo cristiano, «e chi no» (Con ni). Ma si può anche pensare
16. io ... dovuto: tra erò lungo il cam- in particolare dell’Incarnazione e della Trinità» che la fede faccia ridere, come il solle co.
mino come si conviene. (Contini). I sublimi misteri della fede e i più alti 29. discrezion: capacità di comprendere,
17. Apollino: Apollo. Uno degli dèi in cui, se- valori spirituali vengono degradati e dissacrati; discernimento. Margu e ammicca a Mor-
condo una falsa opinione popolare, crede- ad essi si sostituisce la realtà “materiale-corpo- gante, come per dirgli: «penso che tu, per-
vano i musulmani. Con Maome o (Maco- rea” propria della tradizione carnevalesca. sona accorta e discreta, mi capisca».
me o, o ava 116, v. 7) e Trivigante (o ava 25. fegatello: pezze o di fegato di maia- 30. acciò ... spenda: affinché tu non spen-
117, v. 2) componeva una specie di trinità, le, involto in una rete e cucinato con erbe da inu lmente delle parole (per cercare di
opposta a quella cris ana. aroma che. conver rmi).
18. tosto: subito. 26. ghiacciuolo: recipiente usato per rac- 31. la mia ... traligna: la mia razza non de-
19. io ... l’azzurro: non credo in niente (cal- cogliere il ghiaccio, e quindi par colar- genera (Margu e non è meno miscreden-
co dal proverbio “non credere più al bian- mente capace. te dei suoi progenitori).
co che al nero”). 27. se Macome o ... biasima: la religione 32. da porvi vigna: su cui piantare una vigna,
20. o vuogli: oppure, o se preferisci. musulmana proibisce l’uso delle bevande perché por i fru della fede e delle buone
21. cervogia: birra. alcoliche e quindi, per Margu e, Maomet- opere. La metafora della vigna è tra a dal
22. mosto: il succo delle uve pigiate. to non è altro che un sogno o un fantasma. Vangelo, in cui Cristo è paragonato alla vite.
92 1 - L’età umanis ca
118 Questa fede è come l’uom se l’arreca33.
Vuoi tu veder che fede sia la mia?
che nato son d’una monaca greca
e d’un papasso34 in Bursia35, là in Turchia.
E nel principio sonar la ribeca36
mi dilettai, perch’avea fantasia
cantar di Troia e d’Ettore e d’Achille37,
non una volta già, ma mille e mille.
33. come ... l’arreca: «congenita» (Con - 40. sciarra: rissa, alterco. 47. la trama: l’elenco delle malefa e.
ni), come uno la riceve e la porta con sé (se 41. o di turco o di greco: eredita cioè dal 48. Mentre ch’io: quando io.
l’arreca) dalla nascita. padre e dalla madre. Secondo un diffuso 49. chiama: invita (termine tecnico del
34. papasso: sacerdote orientale di reli- luogo comune, i Turchi erano no per la gioco delle carte).
gione musulmana. loro violenza, i Greci per la loro fraudolenza. 50. al tu o: del tu o, completamente.
35. Bursia: Brussa (in turco Bursa), ci à 42. de’ mortali: di pecca mortali. 51. e’ pel’ già: anche, persino i peli.
sacra dei primi O omani. 43. la state ... verno: d’estate o d’inverno 52. pe’l primo: come primo (fra i tan pec-
36. ribeca: an co strumento a tre corde, (cioè non lo lasciano mai). ca commessi).
simile al violino. 44. e erno: in eterno. 53. o fiamma ... spuntone: diverse combi-
37. d’E ore e d’Achille: i protagonis del- 45. si potessi: che si potrebbero. nazioni nel gioco dei dadi.
l’Iliade, il modello dei poemi epici. 46. ho ... par ta: «conosco ogni parte 54. e va’ ... buccia: «e così via, perché sia-
38. m’increbbe: non mi piacque più. (francese par e) dall’a alla zeta» (Con ni) mo della stessa razza» (Con ni).
39. turcasso: faretra. di questa materia (del peccato).
[...]
55. E forse ... lodo?: «Ridondanza di termini 61. pillo o: verso il condimento (sull’arro- 69. sarà ... rue: sarò giunto alla fine (rue:
gergali o comunque violentemente espressi- sto che gira sullo spiedo). abbreviazione posta in fondo all’alfabeto).
vi: “Forse che la truffa (del baro) la disprezzo 62. com’io ... braccio: come muovo bene 70. io aro: nel senso di «amoreggiare» (Con-
o sto come un babbeo (bado) o non so im- il braccio. ni) contro natura, secondo una espressio-
brogliare (bertuccia è connesso solo verbal- 63. parte: cure (nel senso di “a enzioni”). ne gergale.
mente con berta) o non riesco nel raggiro 64. migliaccio: sanguinaccio. 71. da beffe: per scherzo.
(reso con sinonimi furbeschi)?”» (Con ni). 65. vuole: nel senso di deve. 72. capannucci ... gueffe: condanne al
56. frodo: frode, raggiro. 66. par ... sappi?: credi che non lo sappia? rogo e al carcere.
57. discrezione: «discernimento» (Ageno). 67. virtù cardinalesca: inizia qui una paro- 73. piùe: anche più, anche per cose peg-
58. a quante carte: quante sono le rice e dia delle qua ro virtù cardinali (prudenza, giori.
(nei fogli di un immaginario libro di cucina). gius zia, fortezza, temperanza). 74. dove ... coda: se non va in un modo,
59. morvido: morbido, tenero. 68. Ciò ... all’effe: quello che io dico non provo in un altro (è so nteso un doppio
60. non ... parola: non comme erei nes- arriva sino all’effe nell’elenco alfabe co senso osceno).
sun errore nel dir . delle mie qualità. 75. impronto: sfacciato, impudente.
94 1 - L’età umanis ca
non guardo76 più i parenti che gli strani77:
della vergogna, io n’ho preso partito78,
e torno, chi79 mi caccia, come i cani;
e dico ciò ch’io fo per ognun sette80,
e poi v’aggiungo mille novellette.
76. guardo: ho riguardo per. (Con ni), ossia le suore laiche che vivono scope (granate) incrociate dietro la schie-
77. gli strani: gli estranei. nel monastero. na.
78. n’ho ... par to: ne ho tra o vantag- 89. la gola ... dado: riprende, degradan- 94. pale : piedi di porco.
gio, facendoci l’abitudine. dola, una celebre espressione di un so- 95. sorde: che limano il metallo senza fare
79. chi: quando, se qualcuno. ne o dell’Angiolieri («Tre cose solamente rumore.
80. dico ... se e: quello che faccio, a paro- m’ènno in grado, / le quali posso non ben 96. succhi: succhielli (a rezzi per pra care
le lo mol plico per se e. ben fornire, / cioè la donna, la taverna e fori nel legno).
81. S’io ... pastura: nel senso, metaforico, ’l dado). 97. levane: leve.
di avere sfru ato delle donne. 90. acciò ... barle o: affinché si svuo 98. calce di feltrelli: calzature di feltro.
82. alla ventura: a casaccio. ben bene il barile o, per vuotare del tu o 99. fanno ... assorde: fanno sì, quando io
83. di poche ... fallirei: credo che mi sba- il sacco. cammino, che nessuno mi possa sen re
glierei di poco nel calcolo. 91. non ... aggiungo: non occorrono né (le eralmente, che ognuno sia reso come
84. s’io ... munister: se mi trovo in un mo- uncini né scale dove arrivo con la mano. sordo).
nastero. Ossia ruba tu e le volte che può. 100. puli : «ben fa » (Ageno).
85. elle: le monache. 92. prome o: garan sco, te lo assi- 101. fuoco ... rende: allude probabilmen-
86. sei: «per dire che le trae fuori dal mo- curo. te ad una specie di lanterna cieca, che non
nastero tu e senza eccezione» (Ageno). 93. mitere ... granate: il condannato mes- lascia trapelare la luce. Altri intendono un
87. galante: galan , innamorate. so alla gogna aveva in testa una mitra (le lume che si accende solo quando Margut-
88. non vi ... fante: «non si so raggono mitere: copricapi porta dal papa e dalle te vi sputa sopra.
nemmeno le fantesche e le converse» più alte gerarchie ecclesias che) e due 102. a mia posta: a mio piacere.
103. io son ... paiuolo: sono più desidero- fiorito che veniva appeso, a maggio, alla 116. traggone ogni carta: tolgo (dal libro)
so io di depredare gli altari, che l’ufficiale porta o alla finestra della donna amata). una qualsiasi pagina.
giudiziario di confiscare un paiolo. 109. dove ... usato: nei pos che frequento. 117. raccordo ... rubrica: riordino l’indice
104. le Nunziate: le statue della Madonna 110. di nascoso: di nascosto. e i toli in ordine alfabe co (perché non ci
(con par colare riferimento all’Annunzia- 111. malandrino: brigante. si accorga della mancanza).
ta, la Vergine cui viene annunciato dall’an- 112. vi si sconta: si paga a caro prezzo. 118. scambiere’ : falsificherei.
gelo che sarà madre di Cristo). 113. Le virtù ... ci resta: rimangono le vir- 119. e non vedres come: e non te ne ac-
105. scopato: spazzolato, depredato. tù teologali (fede, speranza, carità). Cioè, corgeres .
106. stendere: nel senso di riporre, met- Margu e ora illustra le virtù teologali. 120. la coverta e ’l segno: la coper na e
tere via. 114. d’uno ... fio: di un x farò un y (con il segnalibro.
107. massaio: persona che cura con par - fio nel Medio Evo si indicava la le era y); 121. I sacramen falsi: le bestemmie.
colare a enzione le proprie cose. Margu e allude qui alle sue grandi abilità 122. fichi sampier: fichi fiori, che matura-
108. spiccar ... maio: staccare, rubare una come falsario. no per san Pietro.
cosa senza valore (il maio era il ramoscello 115. a sesta: con il compasso. 123. sciocca: senza sale.
96 1 - L’età umanis ca
né vo’ che tu credessi ch’io mi curi
contro a questo o colui: zara a chi tocca!124
ed ho commesso già scompiglio e scandolo125,
che mai non s’è poi ravvïato il bandolo126.
124. zara a chi tocca!: guai a chi tocca! 131. Vorrei ... guerra: vi è anche qui una 138. scoglio: pelle.
La zara era un gioco di tre dadi diffuso nel ripresa di un celebre sone o di Cecco An- 139. però ch’io: perché io.
Medio Evo; si diceva “zara” anche il pun- giolieri (S’i’ fosse fuoco, ardereï ’l mondo). 140. insin nell’uovo: prima ancora che
teggio più basso (di qui l’esclamazione). 132. orazïon: preghiere. nascessi (è forma proverbiale).
125. ho commesso ... scandolo: ho susci- 133. provàno: cocciuto, testardo. 141. Io ... capitolo: non ho raccontato
tato scompigli e disordini. 134. questo ... faccia: «ciò (il dimostra vo un lungo capitolo della mia vita (rela vo a
126. ravvïato il bandolo: rimessa a posto riprende quanto precede) è stato scri o tan altri pecca ).
la cosa. nella prima pagina del libro della mia vita, 142. in guazzabuglio: alla rinfusa.
127. le brighe ... contan : mi caccio sem- è mia qualità sin dalla nascita» (Ageno). 143. mescuglio: mescolanza.
pre nei guai; espressione proverbiale. 135. Tanto ... voglio: è de o ironicamen- 144. sciòrre: sciogliere.
128. ignun divario: nessuna differenza. te, in quanto deve cercare di nascondere il 145. faccenda: da fare, da raccontare.
129. in sul calendario: pron per bestem- volto, per non farsi riconoscere. 146. ignun: nessuno.
miarli. 136. schiancerìa: «asse da cucina» (Con ni).
130. fia: sarà. 137. ne o e mondo: pulito e puro.
98 1 - L’età umanis ca
La violazione Il compiacimento dell’irregolarità e del rovesciamento si manifesta natural-
delle norme mente a livello stilistico: anche qui si coglie il gusto di violare la norma, di
linguistiche forzare in forme violentemente espressive il linguaggio corrente e codificato.
Pulci porta alle estreme conseguenze lo sperimentalismo linguistico che con-
nota la letteratura volgare del Quattrocento, e si colloca agli antipodi rispetto
al raffinato intarsio classicheggiante di Poliziano.
ANALISI
2. Quale par colarità metrica si può notare negli ul mi due endecasillabi dell’o ava 116?
3. Rintraccia tu i vocaboli e le espressioni in cui si può notare una parodia del lessico sacro (formule di
preghiere, allusioni a dogmi della fede cris ana, riferimen a cariche ecclesias che, ecc.).
4. Quale figura retorica cara erizza l’o ava 133? Quale funzione espressiva svolge?
5. Il linguaggio di Margu e è ricco di iperboli. Individua le ricorrenze di questa figura nelle o ave 141-142
e spiega il rilievo che essa assume rispe o alla cara erizzazione del personaggio.
1. Giubilterra: Gibilterra. 4. altra volta ... veduto: Rinaldo aveva in 9. però che: perché.
2. dove pose ... Calpe: dove Ercole pose i precedenza raggiunto le colonne d’Ercole, 10. forma di ruote: forma rotonda.
suoi segnali, le “colonne d’Ercole”, che gli e aveva lodato Ulisse «che per veder ne 11. grossa: rozza.
an chi iden ficavano con i mon Abila, in l’altro mondo gisse [andò]». 12. tal ... legni: tanto che Ercole potrebbe
Africa, e Calpe, in Spagna. 5. a quel ... proveduto: il fine a cui questo arrossire per la vergogna di aver posto quei
3. a dimostrar ... mondo: per dimostrare segno è servito. segni, perché le navi passeranno oltre.
che chi va oltre quei segnali erra, non per 6. fioco: debole. 13. puossi: si può.
la presenza di scogli o di ven contrari, ma 7. fa che ... sonne: fa sì che questo luogo 14. emisperio: emisfero.
perché il globo della Terra è curvo (cala), si chiama “le colonne d’Ercole”, e si dice 15. però che ... reprime: perché ogni cosa
tanto che non troverebbe il fondo e ca- che mol sono peri spingendosi al di là tende verso il centro della Terra per la for-
drebbe verso il basso. Erano leggende ef- di esse. za di gravità; di modo che non vi è perico-
fe vamente diffuse nel Medio Evo. 8. navicar si puote: si può navigare. lo di cadere nel vuoto.
16. laggiù: nell’altro emisfero. ché presa come punto di riferimento dai 23. vane cose: false divinità (il verbo sal-
17. imperio: organizzazione poli ca. navigan ). var indica ovviamente la salvezza eterna).
18. nol ... prime: gli uomini del passato, gli 21. però che ... comparte: dal momento 24. tentar: farmi domande.
an chi non conobbero queste cose. che il cielo mostra egualmente le sue co- 25. grosso: ignorante e rozzo.
19. s’aspe a: è a eso. stellazioni all’uno e all’altro emisfero.
20. segno: costellazione (de a segno per- 22. Iuppiter: il nome la no di Giove.
PESARE LE PAROLE
Segno (ottava 231, v. 1) targa); “indicare” (es. segnare a dito); nel calcio, “rea-
Come è specificato nelle note al passo, qui segno lizzare un punto” (es. la Juventus ha segnato al no-
vale alla latina “stella”, perché presa come punto di vantesimo). Composto con in- il verbo dà insegnare,
riferimento dai naviganti. La parola (dal latino sì- dal latino tardo insignàre, “imprimere un segno”:
gnum) ha nella lingua attuale moltissimi significati, quindi il valore originario della parola è “lasciare un
di cui ricordiamo solo i principali: “indizio palese segno, un’impronta sugli allievi”, cioè “formarli”, non
da cui si possono trarre conoscenze su qualcosa di solo trasmettere dati e conoscenze; composto con
latente” (es. quelle nuvole sono segno di pioggia); de- dà designare, “proporre una persona per un in-
“elemento che serve a distinguere” (es. segni di ri- carico” (es. il dittatore ha designato il figlio come suo
conoscimento); “atto che manifesta un modo di es- erede), oppure “indicare” (es. designare per nome e
sere o di fare” (es. dar segni di gioia; dare la mano cognome). Composto con in- dà insignire, “attribuire
in segno di amicizia); “espressione grafica assunta una distinzione con un titolo, un’onorificenza” (es.
a rappresentare un’entità, specialmente astratta” insignire qualcuno del titolo di cavaliere). Dal verbo
(es. segni alfabetici); nel linguaggio della semiotica, segnare derivano molte parole composte: segnalibro,
“unione di significante e significato”; “traccia la- segnaposto, segnapunti… L’avverbio segnatamente
sciata da un corpo su una superficie” (es. sulla sab- significa “specialmente, particolarmente”; segnatura
bia c’è il segno dei passi di qualcuno); “punto a cui si è un termine arcaico per “firma”, oggi non più usato,
mira con un’arma” (es. tiro a segno); “simbolo” (es. mentre l’equivalente è tutt’ora in uso nel francese e
la colomba è un segno di pace). nell’inglese signature. Dalla stessa radice di signum
Anche il verbo segnare assume diversi significati: (più propriamente dal latino tardo signale) viene poi
“rilevare con un segno” (es. segnare gli errori in un segnale, “segno convenzionale con cui si comunica
compito); “prendere nota” (es. segnare il numero di qualcosa” (es. segnali stradali).
26. Dunque ... amore?: dunque per que- la fede sia sicura. poi al contrario andarono in rovina.
sto aspe o il vostro Redentore sarebbe 29. la porta: del paradiso. 35. adorando i piane : le divinità pagane
stato par giano, e Adamo sarebbe stato 30. quel gran dì: il giorno del giudizio. sono intese come personificazioni degli
progenitore solo di voi cris ani, e Cristo 31. e chi ... acce ata: l’offerta della fede astri.
sarebbe stato crocifisso solo per amor vo- di chiunque sarà acce ata da Dio, purché 36. la gius zia ... ene: sai che la gius zia
stro? Intende dire che Adamo è progeni- fa a con cuore puro (olocausta, olocau- divina concede al buono il premio (remu-
tore di tu a quanta l’umanità, e che Cristo sto, indica il sacrificio alla divinità ed è qui nerazio, forma la na), al malvagio la pu-
si è sacrificato per salvare tu gli uomini, sinonimo di offerta). nizione: in modo che non deve disperare
anche quelli che vivono agli an podi. 32. Mentre: finché. di o enere misericordia chi osserva ret-
27. forse ... misericordia: forse un gior- 33. discerne ... umani: il cielo acce ava tamente la sua religione (qualunque essa
no, dopo un lungo errore, tu gli uomini anche il culto pagano dei Romani, perché sia, anche pagana); a Dio non importa
adoreranno concordemente il vero Dio, e era comunque una forma di religione, che quale religione si segua, purché si sia buo-
ciascuno troverà in lui misericordia (anche dis ngue gli uomini dalle bes e. ni e gius .
quelli che ora lo ignorano). 34. alcun ... rovinorno: (i Romani) per 37. la mente: il fa o di aver l’intelligenza,
28. Basta ... certa: per salvarsi basta che qualche tempo si innalzarono in potenza, di essere uomini.
38. Nota ... vista: osserva che vi sono 41. Tanto è ... legge: tanto è che chi os- ci si rifà ancora alla concezione tolemaica).
uomini dall’ignoranza o usa, profonda, serverà bene la propria religione potrebbe 45. dall’uno ... occaso: dall’uno all’altro
pigra, accidiosa o malvagia, che, poiché si anche salvarsi, come si legge degli an chi, emisfero (l’occaso è il punto dove il sole
rifiutano di capire qual è il bene (è il sen- che si trovano nel Limbo. Infa i gius tramonta).
so dell’espressione metaforica la porta al dell’an chità, anche senza aver conosciu- 46. il sommo ... rimaso: Dio non avrebbe
veder tenendo chiusa), hanno ricevuto to Cristo, poterono salvarsi, ed erano col- cura di far giungere il sole anche ad illu-
invano l’anima e l’intelligenza (vista è da loca nel Limbo. minare l’altro emisfero, se fosse rimasto
intendere nel senso intelle uale). 42. nulla ... cagione: nulla fece senza una pre- vuoto di abitan . La perifrasi sommo Gio-
39. però ... scusa: perciò questo po di cisa ragione (sogge o è il primo Padre, Dio). ve per designare Dio è di origine dantesca,
ignoranza non trova perdono in Cielo; cioè 43. sì che ... belle: sì che non creò disabi- Purgatorio, VI, v. 118.
chi non sa dis nguere il bene viene con- tato il mondo laggiù verso occidente, dove 47. l’angelica ... centro: poiché tu vuoi
dannato. tu vedi andare le stelle, i piane , le costel- sapere più addentro, sappi che Lucifero
40. Noluit intelligere: citazione dai Sal- lazioni e tante cose belle del cielo. (l’angelica natura, l’angelo ribelle che Dio
mi, XXXV, 4: «Non volle capire, per agire 44. tanta fa ca ... dura: sopporta invano precipitò nell’inferno) cadde giù dal cielo
bene». tanta fa ca (di girare intorno alla Terra: Pul- da quella parte, nell’altro emisfero.
ANALISI
3. In quale punto del testo si può osservare la figura della re cenza?
4. Il riferimento al passaggio delle colonne d’Ercole evoca il modello dell’Ulisse dantesco. In quali altri
aspe sembra di poter cogliere un’eco della Commedia?
5. Che rapporto vi è tra i contenu del discorso di Astaro e e la sua natura di diavolo? Da quale punto di vista
le sue teorie possono apparire “diaboliche”? È un punto di vista coincidente con quello del poeta, a tuo avviso?
6. Rintraccia tu i termini e le espressioni riconducibili alle aree seman che della conoscenza/intelligenza
e dell’ignoranza.
Opere in latino Le opere minori e gli Amorum libri Dotato di una buona educazione umanistica,
e in volgare Boiardo scrisse in latino opere a carattere encomiastico e, in volgare, una commedia, il
Il Canzoniere Timone. Ma soprattutto occorre ricordare il Canzoniere (o Amorum libri, come lo intitolò
Boiardo stesso, rifacendosi a Ovidio) che raccoglie le sue liriche in volgare ispirate
all’amore per Antonia Caprara, dama della corte reggiana di Sigismondo d’Este. L’opera
fu concepita fra il 1469 e il 1471 e ordinata entro il 1476, ed è composta di 180 testi
(per lo più sonetti e canzoni). È organizzata secondo una precisa architettura: il primo
libro canta le gioie dell’amore felice e corrisposto, il secondo le sofferenze per il tradi-
mento, il terzo, dopo un oscillare tra speranze, nostalgie, rimpianti, si chiude con il pen-
timento e la preghiera. L’opera ricalca evidentemente modelli letterari, in primo luogo
Petrarca, ma anche gli stilnovisti. Però gli smorti schemi della tradizione sono investiti
da una carica poetica esuberante e fresca, che fa del Canzoniere boiardesco un’opera
originale nell’ambito della lirica di imitazione petrarchesca fiorita nel corso del Quat-
trocento. È soprattutto il primo libro che appare come cosa nuova: vi si manifesta uno
slancio di intensa sensualità, che si estende a tutta la natura: l’amore diviene come un
fremito universale di vitalità, che anima tutte le cose ( Percorso 2, T5, p. 80). Anche il
linguaggio è lontano dalla rarefatta stilizzazione e dalla levigatezza di quello di Petrar-
ca, e nei suoi evidenti caratteri “padani” conserva qualcosa di spontaneo e immediato.
[...]
94. Naimo: Namo, vecchio e saggio cava- 97. Feraguto: cavaliere pagano. 102. Rainaldo: Rinaldo, paladino, cugino
liere cris ano. 98. di torla: di portarla via. di Orlando.
95. anci: anzi. 99. afrenò: frenò. 103. Malagise: Malagigi, mago cris ano,
96. Carlone: Carlo Magno. A prescindere 100. allo imperieri: all’imperatore. unico ad aver compreso che Angelica, con
dalle ragioni della rima, l’appella vo non è 101. Or ... se muta: saltella ora su un pie- un tranello, vuole dividere l’esercito cri-
privo di ironia. de, ora su un altro. s ano.
PESARE LE PAROLE
Sbigottito (ottava 33, v. 1) re di pensare, di ragionare, turbare le facoltà mentali,
È il participio passato del verbo sbigottire, che può indurre a perdersi d’animo”; sbalordire, da ex-, qui
essere transitivo, “intimorire, turbare profondamen- con valore intensivo, più balordo (di etimologia di-
te qualcuno” (es. le notizie del terremoto sbigottiro- scussa, forse dall’antico francese beslourd, composto
no l’intera nazione) oppure intransitivo, “turbarsi da bis- e lùridus, “pallido”), quindi “rendere sciocco,
profondamente, perdersi d’animo” (es. non sbigottì stolido, privo di senno”; disorientare, da dis + orien-
nemmeno davanti al pericolo di morte). L’etimolo- tare, “perdere la facoltà di individuare il punto di rife-
gia è incerta, forse dall’antico francese esbahir (oggi rimento dell’oriente”, quindi di prendere la direzione
s’ébahir), “sbalordire”, “stupire”, con la sovrapposi- giusta; confondere, da cum + fùndere, “versare”, cioè
zione di bagutta, “maschera”. “mescolare senza ordine né distinzione” e per trasla-
Sinonimi: sconcertare, dal prefisso s- (latino ex-) che to “turbare tanto da togliere la chiarezza del pensie-
indica la cancellazione di qualcosa + concerto (dal ro”. Si può vedere come perdere il controllo delle pro-
latino cum + certàre, “gareggiare”), quindi “alterare prie facoltà mentali e il dominio di sé venga indicato
il ‘concerto’, l’armonia delle facoltà dell’animo”; sgo- con una grande ricchezza di immagini, provenienti
mentare, dal latino parlato excommentàre (ex + com- dai campi più diversi: segno dell’importanza che ri-
mentàri, “meditare”, connesso con mèntem, “mente”, veste per l’uomo una simile esperienza negativa, che
sempre con il prefisso ex- negativo): quindi “impedi- suscita evidentemente apprensione e timore.
ANALISI
3. Quali cara eris che presenta la voce narrante? Interviene dire amente nel racconto della vicenda con
propri commen e considerazioni, oppure si limita a narrare i fa ?
4. Dopo aver le o l’Analisi del testo, analizza la stru ura del discorso di Angelica (o ave 24-28), individuan-
do le par in cui si ar cola.
5. Rintraccia nelle o ave 29-34 tu e le espressioni che denotano gli effe della passione amorosa. A quale
tradizione rimanda tale lessico?
6. Individua tu gli elemen fiabeschi che compaiono nella narrazione. A quale tradizione risalgono?
PESARE LE PAROLE
Soffrire (ottava 33, v. 1) con il pâté, termine francese che significa “pasticcio”,
Deriva dal latino colloquiale sufferìre, variante del di fegato d’oca o di altri tipi di carni); patetico, “ciò
più classico suffèrre, “sopportare, tollerare”, com- che desta tristezza e commozione”; passibile, “che
posto di sub-, “sotto”, e fèrre, “portare”. Nel testo di può subire qualcosa”, specie nel linguaggio giuridico
Boiardo conserva dunque il senso originario latino. (es. è passibile di ergastolo); pazienza, “virtù di chi sa
Nell’italiano attuale invece soffrire indica comune- tollerare con calma e serenamente avversità, dolori,
mente il “patire dolori fisici o morali”, e può essere situazioni irritanti e sgradevoli” o “di chi sa attendere
transitivo (es. soffrire le pene dell’inferno) oppure in- senza insofferenza e nervosismo”, o ancora “di chi sa
transitivo (es. nella sua vita ha molto sofferto). lavorare con precisione, meticolosità e senza fretta”;
Sinonimo è patire (dal latino pàti), che oltre a “soffri- paziente è infine chi viene sottoposto alle cure di un
re” ha anche i significati di “subire” (es. patire offese) medico.
o “sopportare, tollerare” (es. non posso patire la diso- Stessa origine ha il suffisso -patia che compare in
nestà; in questo senso ricorre qui all’ottava 51, v. 1). tanti termini medici (cardiopatia, “sofferenza di
Dalla stessa radice provengono passione, “sentimen- cuore”, osteopatia, “malattia delle ossa”) o in parole
to forte”, o in senso religioso “sofferenza fisica” (es. la riferite a sentimenti, emozioni: antipatia, “provare
Passione di Cristo). La provenienza da una radice che sentimenti contro qualcuno” (greco antì, “contro”),
significa “subire” ci fa vedere come la passione (amo- simpatia, letteralmente “sentire insieme con qual-
rosa, per il gioco d’azzardo, per lo sport…) sia una for- cuno” (greco sýn, “con” ), apatia, “non provare sen-
za che si impone a noi, che subiamo, e che quindi può timenti” (con il prefisso a- che in greco indica priva-
annullare la nostra volontà, tanto che non riusciamo zione), telepatia, “conoscenza dei processi mentali o
a controllarla. Dalla stessa radice derivano ancora dei sentimenti di un altro senza contatto fisico, da
passivo, “che è incapace di agire o subisce senza re- lontano” (prefisso tele-, in greco “lontano”).
agire”; compassione, “partecipazione ai dolori altrui” Sinonimo di sopportare è tollerare (dal latino tòllere),
(composto di cum- e pati, quindi “patire insieme”); da cui tolleranza, che vale “capacità di sopportare”
pathos, “intensa commozione” (che propriamente è (es. buona tolleranza ai farmaci), oppure “capacità
una parola greca, ma proveniente da una radice co- di accettare che un altro abbia un’idea (politica, re-
mune con il latino); patema (sempre dal greco), “sta- ligiosa ecc.) o un’inclinazione diversa dalla nostra”:
to d’ansia e di timore”, spesso nella locuzione patema virtù mai così altamente raccomandabile come nei
d’animo (che talora nel linguaggio di persone poco nostri tempi, in cui è diffusa l’intolleranza per tutto
colte diventa paté d’animo, con una buffa confusione ciò che è diverso (gli immigrati, gli omosessuali…).
PESARE LE PAROLE
Scïenzia (ottava 42, v. 3) logia) e scienze matematiche, fisiche e naturali (ma-
Dal latino scìre, “sapere, conoscere”. In questo testo tematica, fisica, biologia…). Nella scuola la dizione
conserva il significato originario, “conoscenza, sa- scienze indica comunemente le scienze naturali (es.
pere”, in senso generico. Nella lingua attuale ha un l’insegnante di scienze). Lo scientismo è l’atteggia-
senso più ristretto e indica una conoscenza fondata mento che consiste nel subordinare alla scienza ogni
sul metodo rigoroso e l’esperienza, intesa a indivi- altra attività umana. Resta però in alcune locuzioni
duare le cause dei fenomeni e le leggi che li gover- dell’italiano moderno il senso originario di “cono-
nano, tipo di conoscenza nato in epoca moderna, scenza” (es. pozzo di scienza, avere la scienza infusa).
da Galileo, Newton ecc. Oggi si suole distinguere tra Permane anche nel sostantivo lo scibile, che designa
scienze umane (tra cui rientrano le scienze storiche, il complesso di ciò che si può conoscere (es. l’im-
filosofiche, filologiche, quelle politiche, psicologi- mensità dello scibile) e nell’avverbio scientemente,
che, l’economia, l’antropologia culturale, la socio- “in modo consapevole”.
ANALISI
4. Svolgi l’analisi metrica delle strofe: come si definiscono? Da quan e quali versi sono formate? Qual è lo
schema delle rime? Si tra a di uno schema fisso o variabile?
FACCIAMO IL PUNTO
1. Compila la seguente tabella per visualizzare le cara eris che dei poemi di Pulci e Boiardo.
I cantari cavallereschi. Nel passaggio dalla neschi, ora pate ci, ora fiabeschi. Il gusto della va-
civiltà feudale a quella comunale, i valori e co-reli- rietà e la ricerca dell’eccesso si rifle ono anche sulla
giosi dell’epica delle origini perdono la loro efficacia, lingua, che ha come base il toscano parlato, ricco di
mentre la narrazione delle avventure cavalleresche espressioni vivacissime e incisive, molte delle quali
con nua a godere di grande fortuna presso il pub- tra e dal lessico furfantesco, ma che include anche
blico popolare e incolto. Per soddisfare le richieste la nismi, vocaboli squisitamente le erari, termini
di svago e diver mento di tale pubblico nascono i scien fico-filosofici.
cantari, componimen narra vi in versi (per lo più
in o ave di endecasillabi) che fondono la materia Ma eo Maria Boiardo: l’Orlando innamora-
avventurosa propria del ciclo carolingio con quella to. L’a vità le eraria di Boiardo (1441-94) gravitò
amorosa e fiabesca del ciclo bretone e che ammet- intorno all’ambiente della corte estense, che il poe-
tono l’intrusione dell’elemento comico a raverso la ta, originario di Reggio Emilia, frequentò per tu a la
deformazione buffonesca degli eroi della tradizione. vita, pur risiedendo stabilmente a Ferrara solo per
Pur tra andosi di una produzione dalle forme roz- alcuni anni. Dopo aver composto opere encomias -
ze, des nata alla recitazione nelle piazze ci adine che in la no e in volgare, una commedia e un Can-
a opera di giullari, essa sarà tenuta presente dai zoniere (o Amorum libri) alla maniera petrarchesca,
successivi poe col – Luigi Pulci, Ma eo Maria Bo- Boiardo si dedicò alla composizione di un poema
iardo e Ludovico Ariosto – che nel Qua rocento e cavalleresco in o ave rimasto incompiuto, l’Orlando
nel Cinquecento daranno una veste le eraria alle innamorato, per sugges one dell’ambiente ferrare-
medesime vicende, indirizzandole però al pubblico se, dove era ancora vivo il culto dell’epica e delle vir-
colto delle cor signorili. tù in essa celebrate; la narrazione, che s’interrompe
al III libro, sarà poi ripresa dall’Orlando furioso di
Luigi Pulci: il Morgante. Amico di Lorenzo Ariosto. Sulla scia dei cantari, la materia carolingia è
il Magnifico, il fioren no Pulci (1432-84) fu lega- fusa con quella bretone, in quanto l’eroe principale
to per un lungo periodo alla corte medicea, sulla dell’epopea di Carlo Magno, Orlando, è rappresen-
quale esercitò una notevole influenza culturale; nel tato come vi ma dell’amore, uno degli ingredien
1476 fu tu avia costre o ad allontanarsene per il pici dei romanzi arturiani insieme con l’elemento
prevalere dei più austeri orientamen promossi fiabesco, anch’esso ampiamente sviluppato nel poe-
dall’Accademia platonica. La sua opera principale è ma. La nostalgia per il mondo della cavalleria e del-
il Morgante, un poema cavalleresco assai vicino ai la cortesia pervade l’opera, che mira a recuperare i
modi dei cantari, di cui riprende la forma metrica, la valori feudali ada andoli al nuovo contesto umani-
materia carolingia (tra a dal cantare Orlando) e so- s co-rinascimentale: la virtù è ora intesa come ca-
pra u o l’elemento comico, amplificato dal contat- pacità di affermare se stessi dominando la Fortuna;
to con la tradizione comico-parodica fioren na. Da l’e ca cavalleresca si apre all’esaltazione della cultu-
tale retroterra culturale scaturisce un’opera irrive- ra e al rispe o della personalità altrui e delle civiltà
rente, che svuota dall’interno i contenu dell’epica diverse dalla propria; l’amore s’intride di vitalismo
a raverso il rovesciamento parodico dei suoi valori edonis co. Una vitalità esuberante pervade anche
più auten ci, la deformazione caricaturale degli eroi la stru ura del poema, che presenta un proliferare
tradizionali e l’introduzione di nuovi personaggi ab- di avventure, incontri e situazioni narra ve che si
normi e gro eschi, come il gigante Morgante. Des - susseguono all’infinito. La lingua corrisponde grosso
nata alla recitazione nell’ambito della corte medicea modo al toscano le erario, mescolato tu avia con
ancor prima che alla le ura, l’opera manca di un elemen linguis ci picamente “padani” e libero
disegno organico e unitario e si cara erizza per la dalle codificazioni classicis che che prenderanno il
grande varietà dei toni, ora seri ed eroici, ora buffo- sopravvento nei primi decenni del Cinquecento.