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I Longobardi in Friuli

La Storia

I Longobardi, uomini dalla lunga barba, capelli biondi, e statura abbastanza


alta, abili guerrieri e soprattutto orafi erano una popolazione di origine
Scandinava, giunsero in Germania settentrionale in età imperiale,
successivamente si spostarono in Ungheria e da qui nel 568 alla volta dell'Italia.

I Longobardi si insediarono nelle zone più fertili, a difesa dei guadi, ponti,
strade, quindi vicino ai fiumi ed alle grandi vie di comunicazione. L'insediamento
longobardo costituì un grande cambiamento dal punto di vista sociale, politico
ed economico.

I Longobardi portarono nuovo vigore e sostituirono i Romani nella guida


politica e come proprietari terrieri, però, a differenza dei loro predecessori, i
nobili longobardi risiedevano nelle terre di loro proprietà. Riorganizzarono i loro
domini ripopolando il territorio con la costruzione di nuclei abitati legati alla
funzione di presidio delle strade ricostruite e rese più sicure.

Il re Alboino fece costruire a Forum Julii (l'attuale Cividale) una base militare
capace di resistere ad un eventuale attacco bizantino poiché riteneva
essenziale guardarsi le spalle per poter avanzare con sicurezza, nel nord
dell'Italia e per assicurarsi di avere libera la via della eventuale ritirata, che
venne affidato al nipote e scudiero Gisulfo I. Fin dalle sue origini il ducato del
Friuli ebbe un ruolo militare (quindi anche politico) di primo piano.

Tra i successori di Gisulfo I, Gisulfo II è noto per la sua valorosa resistenza


contro gli Avari, che si dice siano stati mandati dal re Agisulfo per bloccare il
tentativo di ribellione del duca. Agli inizi dell'VIII secolo il ducato passò a un
uomo infido e superbo: Ferdulfo che, desideroso di gloria facile, convinse degli
Slavi a invadere il ducato, la battaglia però fu vinta dagli Slavi, aiutati anche da
alcuni errori tattici dei difensori ed alla fine colui che desiderava la gloria fu
ucciso in battaglia. Fu molto breve anche il ducato del successore di Ferdulfo,
che presto venne accecato e deposto per un offesa al re.

Nel 776 alla dominazione longobarda si sostituì quella franca, che portò
molti cambiamenti dal punto di vista dell'organizzazione del territorio, della
società e dell'economia.
I Longobardi hanno lasciato molte tracce della loro presenza, sopratutto a
Cividale. All'interno del Duomo si trovano le più grandi testimonianze
longobarde e dell'alto medioevo: tra i reperti longobardi si può trovare un altare
in pietra chiamato anche altare di Ratchis, che venne donato da Ratchis (duca
del Friuli dal 773 al 74, in seguito eletto re dei longobardi).

Altare di Ratchis
Un'altra grande testimonianza è il Tempietto Longobardo, costruito intorno al
760, al cui interno ormai rimangono pochi degli affreschi originali, ma la cui
celebrità è dovuta alle 6 statue di sante scolpite sulla parete a ovest, quella dell'
ingresso originale, risalenti, insieme alle altre decorazioni di stucco, appena alla
metà del VIII secolo.

Interno del tempietto longobardo


Curiosità

“Allo stesso modo mosse dall'isola chiamata Scandinavia pure il popolo dei
Winnili, cioè dei Longobardi, che poi regnò felicemente in Italia, e che trae
origine dai popoli germanici. I popoli che la abitavano, moltiplicatisi al punto da
non potervi oramai vivere insieme, si divisero in tre parti e affidarono alla sorte
la scelta di quale di loro dovesse lasciare la patria e cercare nuove sedi. Il
gruppo così designato ad abbandonare la terra natale e ad andare in cerca di
paesi stranieri, si sceglie due capi, Ibor e Aio, che erano fratelli, nel pieno della
giovinezza e più di altri valorosi, e si mette in cammino, dicendo addio alla
propria gente ed alla patria, per trovare delle terre dove potere vivere e
stabilirsi. Era madre di questi capi Gambara, donna fra loro forte di ingegno e
provvida nel consiglio, sulla cui saggezza essi facevano grande affidamento per
le situazioni difficili.”

Una pagina della "Historia


Langobardorum" di Paolo Diacono
Così Paolo Diacono, storico longobardo, narra la saga delle origini del suo
popolo nel VIII secolo, cioè quando l'epopea del suo popolo si era appena
consumata e Carlo Magno, re dei Franchi, aveva appena conquistato l'Italia del
Nord. I Winnili, originario nome dei Longobardi, muovono dalla Scania intorno al
I secolo A.C: Occorre però sottolineare, come sostiene lo storico Jorg Jarnut e
contrariamente a quanto narrato da Diacono, come più che per ragioni
demografiche le ragioni della grande migrazione sarebbero da attribuire alla
voglia di avventura e bramosia di bottini, anche se è difficile fare supposizioni
vista la difficoltà a reperire fonti certe che possano avvalorare in modo definitivo
le origini del popolo dei Longobardi

Croce di Gisulfo

I Longobardi erano abili cacciatori ed allevatori, sulla presenza degli animali


fondavano la loro cultura alimentare e a loro si devono tutta una serie di
alimenti, nati dalla necessità di conservare per i lunghi spostamenti le carni
macellate: le conserve sotto sale (che essi importavano dalla saline di
Comacchio) da cui trae, molto probabilmente, origine il prosciutto; le lunghe
cotture che hanno dato origine ai nostri lessi, bolliti, stracotti, stufati e brasati...
Ma pur sempre di un popolo di conquistatori si trattava, con episodi
crudelissimi: la povera Rosmunda, figlia del re dei Gepidi, prima di essere
costretta a sposare Alboino, dovette bere vino usando come coppa il cranio del
padre ucciso; se ne ricordò quando colse l'opportunità di avvelenarlo e farlo
morire tra atroci tormenti,

La leggenda vuole che il nostro re fosse talvolta misericordioso: dopo


l'assedio e la capitolazione di Pavia, come vendetta, egli ordinò che tutti gli
abitanti fossero uccisi e che la città fosse distrutta; si incamminò a cavallo verso
le sue intenzioni ma, giunto fuori dalle mura, il cavallo si arrestò e non volle
proseguire.

Alboino stizzito ordinò ai cittadini di consegnare prigioniere dodici fanciulle, le


ragazze uscirono ed una di loro recava fra le mani un pane dolce a forma di
colomba; veduto il dolce il cavallo si mosse e condusse il re nella città. Il fatto
commosse (o forse spaventò) il sovrano che, deposti i suoi propositi, risparmiò
la città e ne fece la capitale del suo regno. A questo dolce simbolo di
riconciliazione si sovrappose la tradizione cristiana della Pasqua. Il resto è
ancora oggi noto.

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