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Indice
Anonimo, Ritratto del condottiero
Biografia
Andrea Fortebraccio "Braccio da
Leggende sulla morte
Montone" (1368-1424), Perugia.
Carattere e personalità In alto a sinistra è riportato lo stemma
Ascendenza della sua famiglia: D'oro, al montone
Discendenza saliente reciso di nero, cornato
Note d'argento.
Bibliografia Conte di Montone
Voci correlate In carica 28 agosto 1414 –
Altri progetti 5 giugno 1424
Collegamenti esterni Predecessore Stato Pontificio
Successore Carlo Fortebracci
Nel 1404 Braccio tornò così al servizio di Alberico da Barbiano, conte di Braccio da Montone, litografia del 1850
Cunio, combattendo di nuovo a fianco di Lorenzo Attendolo, contro 1368 – 1424
Faenza e lo Stato Pontificio: questa seconda battaglia rimarrà ricordata Soprannome Braccio da Montone
come uno degli esempi della perizia nell'arte della guerra di Braccio. Nei
Nato a Perugia
pressi del fiume Reno, nella pianura padana, le truppe del conte di Cunio
Morto a L'Aquila
rimasero in minoranza di fronte al nemico, e Braccio, che componeva la
retroguardia, fece costruire tre ponti ad uso militare, per attraversare il Luogo di Chiesa di San
fiume e trincerarsi oltre le sponde, riuscendo così a resistere agli assalti sepoltura Francesco al Prato,
delle truppe papali. Per questa impresa Braccio si poté fregiare del titolo Perugia
di cavaliere e del diritto di inserire nel suo stemma le insegne del conte di Dati militari
Cunio. I primi successi del giovane condottiero finirono per suscitare Paese servito Repubblica di
invidie nella compagnia: qualcuno lo calunniò avvertendo Alberico che
Firenze
Braccio voleva ucciderlo per prenderne il posto, e così Braccio, avvertito
Stato Pontificio
dalla moglie del conte di Cunio, dovette fuggire dall'accampamento per
non essere a sua volta assassinato. Più tardi Alberico si pentì di questo suo Regno di Napoli
proposito e chiese a Braccio, vanamente, di tornare nella sua Regno d'Aragona
compagnia.[6] Forza armata Mercenari
Nel 1406 combatté con i fuoriusciti contro Perugia, e nel 1407 formò una Grado Condottiero
compagnia di ventura composta principalmente da esuli perugini, Battaglie Liberazione di
danneggiando e ricattando vari piccoli comuni del contado romagnolo e Roma (1409-1410)
dell'alta valle del Tevere per finanziarsi con queste scorrerie, ponendo la
Battaglia di
sua base presso Sansepolcro. In maggio gli abitanti di Arcevia gli
Sant'Egidio (1416)
offrirono la signoria della città, in cambio del suo aiuto contro il marchese
Guerra dell'Aquila
di Fermo Ludovico Migliorati, che stava assediando la città.[7] Il Montone
(1424)
accettò, occupò il monte Conero e devastò il territorio di Fano, dove si
impadronì di alcuni castelli. In seguito Braccio si rappacificò con il voci di militari presenti su Wikipedia
Migliorati e passò al servizio del Re del Regno di Napoli Ladislao
d'Angiò-Durazzo proprio presso Fermo. Ai suoi ordini vi erano ormai più
di 1200 cavalieri e 1000 fanti, cui dispensò complessivamente una paga di
14.000 fiorini. Devastò le terre dei Trinci di Foligno poiché si erano rifiutati di
vettovagliare le sue truppe. Nel 1408 Perugia si arrese al Re di Napoli Ladislao,
ma ottenne da questi una dichiarazione di belligeranza verso tutti i fuoriusciti
dalla città. Braccio ripiegò nelle Marche, ad Ancona, dichiarandosi a sua volta
nemico di Ladislao, e s'impossessò di Jesi.
Nel 1409 combatté dapprima a Città di Castello, quindi ad Arezzo a fianco dei
fiorentini e poi si diresse alla volta di Roma, assediando Castel Sant'Angelo, Il fiume Reno, luogo di una celebre
salvo ripiegare nelle Marche per l'arrivo dell'inverno. Nel 1410 Roma subì battaglia di Braccio
attacchi da parte di Luigi II d'Angiò-Valois e Ladislao d'Angiò-Durazzo e
diverse compagnie di ventura; tra queste pure quella di Fortebraccio, che, una
volta viste in ritirata le truppe napoletane, le inseguì e le sconfisse presso Sora, poi saccheggiata. In agosto i fiorentini gli
consegnarono 14.000 fiorini nel perugino, in settembre Spoleto gli commissionò scorrerie punitive nel territorio di Terni, in
novembre attaccò nuovamente Perugia assediandola da porta San Pietro, senza riuscire nell'intento. In questi anni di guerre,
concentrate per lo più nell'attuale regione Umbria, Braccio ebbe modo di perfezionare la sua tecnica militare, impostata sulla
rapidità della manovra e sulla velocità dei movimenti, e questa fu la caratteristica di una nuova scuola d'arme, che venne definita
braccesca.[8]
Braccio da Montone andò allora in aiuto della Regina di Napoli Giovanna II d'Angiò-Durazzo, scomunicata dal Papa, venendo
però esso stesso interdetto dai sacramenti. Controllando in poco tempo, grazie alla sua abilità militare, quasi tutti i territori
dell'Abruzzo e parteggiando per Alfonso V d'Aragona contro gli Angioini, conseguentemente ai suoi successi, nel febbraio 1424
fu nominato gran connestabile del Regno di Napoli, e feudatario di Capua e Foggia. Passato dalla parte degli Aragonesi, perse la
carica di gran connestabile del Regno (venendo rimpiazzato dallo Sforza, al soldo degli Angioini) e ricevette da Alfonso V
l'incarico di assediare L'Aquila con la promessa dell'ottenimento del governo di tale feudo, di importanza cruciale nel territorio
del Regno di Napoli.
In marcia verso lo scontro finale, presso Pescara morì lo Sforza; contemporaneamente Braccio da Montone cominciò l'assedio di
L'Aquila distruggendo i "99 Castelli Fondatori" e spezzando ogni tipo di collegamento. Ma la città, guidata dal suo governatore
Antonuccio Camponeschi, gli oppose una strenua e duratura resistenza che fece durare il conflitto più di un anno. Così la Regina
Giovanna II d'Angiò-Durazzo mandò in suo soccorso un folto esercito capitanato dal gran connestabile Jacopo Caldora, potente
ed esperto condottiero, ex allievo di Braccio, il quale affrontò il suo maestro presso la Piana di Bazzano, luogo in cui si era
stabilito quest'ultimo, in una battaglia che fu veramente feroce. L'esercito braccesco venne sconfitto. Braccio da Montone riportò
gravi ferite alla testa (in particolare al collo) per aver ricevuto un colpo di mazza ferrata, venne catturato ed imprigionato sul
posto e morì il 5 giugno 1424, data che pose fine alla guerra, guerra che decise il destino di gran parte della penisola italiana.
Essendo morto scomunicato, il Papa lo fece seppellire in terra sconsacrata, dove quivi rimase fino al 1432, quando, per iniziativa
di suo nipote Niccolò Fortebraccio, fu tumulato ed i suoi resti furono custoditi nella chiesa di San Francesco al Prato di
Perugia.[11]
Nella città di L'Aquila gli è stata dedicata la strada in cui sarebbe deceduto; è stato inoltre oggetto di interesse anche a Terni[12].
una di queste riporta che mentre Braccio giaceva gravemente ferito nell'accampamento nemico come prigioniero,
il chirurgo sbagliò ad operare le medicazioni, poiché spinto bruscamente ed intenzionalmente da Francesco
Sforza, cosicché i bisturi si andarono a conficcare nella sua testa, nella quale aveva riportato le ferite,
determinandone la sua morte;
un'altra riporta che dopo alcuni giorni di prigionia Braccio venne condotto al cospetto di Jacopo Caldora, il quale
lo avrebbe ucciso, adirato per il suo mutismo;
un'altra ancora riporta che il condottiero venne raggiunto ed ucciso da un certo Andreasso Castelli, nobile, il
quale voleva vendicarsi poiché Braccio in passato gli aveva ucciso suo padre, tre suoi zii ed il suo nonno
paterno;
un'ultima riporta che Braccio, chiuso in se stesso e rifiutando ogni sorta di cibo e di medicamento, morì in cella
alcuni giorni dopo la sua cattura, a causa della gravità delle ferite riportate in battaglia.
Carattere e personalità
«Fù di natura crudele, e empia, e poco amico di S. Chiesa, che fè gettare vn pouero curriere dentro del
barbacane di Viterbo, il quale raccomandatosi à Dio, e inuocando l'aiuto di S. Antonio da Padoua, fù
liberato dalla morte; ma egli lo fè la seconda, e terza volta buttare in quel precipitio, e fù dal detto Santo
miracolosamente liberato per sua gran confusione, e dal popolo fù rimprouerata la sua crudeltà, volendo
contender col Santo. Fè da vn campanile buttar sei frati minori, li quali stauano cantando, e diceua li
dauano fastidio.»
(Camillo Tutini, Discorsi de' Sette Officii overo de' Sette Grandi del Regno di Napoli, volume 1, Roma,
1666, p. 131.)
«Braccio fù di uita empia, nemico d'ogni religgione, e si uantaua non hauer uisto 30 anni messa né ufficio
diuino, fù crudele, e lasciò memoria di infiniti esempij di crudeltà; ma nel mistier del'arme fù ualentissimo, e
di grande ingegno, se ben alfine per superbia si perdesse; fù fedele, à tutti quelli â cui seruì, e sarebbe
stato uno de maggior huomini che mai in Italia fosser nati, se questi enormi uitij non hauesse hauuti.»
(Giovanni Battista Carafa, Dell'historie del Regno di Napoli, volume 7, Napoli, 1572, p. 175.)
Ascendenza
Nonno paterno:
Padre: Guido Fortebracci
Oddo Fortebracci Nonna paterna:
?
Andrea Fortebraccio
Nonno materno:
Madre: ?
Giacoma Montemelini Nonna materna:
?
Discendenza
Braccio da Montone si sposò due volte:
Oddo (15 febbraio 1410 - Marradi, 1º febbraio 1425), condottiero, il quale sposò nel 1418 Elisabetta Trinci;
Innamorata, andata in sposa al condottiero Malatesta I Baglioni;
Camilla, andata in sposa al condottiero Francesco Piccinino;
Lucrezia;
Carlotta.
Note
1. ^ Il cognome del condottiero è riportato anche nella forma Fortebracci.
2. ^ Ariodante Fabretti, Biografie dei capitani venturieri dell'Umbria, scritte ed illustrate con documenti, Angiolo Fumi
Tipografo, Montepulciano, 1842, p. 111.
3. ^ M. V. Baruti Ceccopieri, Braccio da Montone e i Fortebracci, le compagnie di ventura nell'Italia del XV secolo,
Narni, 1993, p. 25.
4. ^ Giuseppe Milli, Andrea Fortebraccio conte di Montone, Città di Castello, 1979, p. 35.
5. ^ C. Brizzi, Il sogno del Principe. Braccio da Montone, Roma, 2006, p. 49-50.
6. ^ M. Rufini, Braccio da Montone, Roma, 2004, p. 64-65.
7. ^ N. Capponi, La battaglia di Anghiari, Milano, 2011, p. 31.
8. ^ M. Rufini, Quasi re. Le vicende di Fortebraccio capitano di ventura, Bologna, 2013, p. 70-71.
9. ^ Oderigi Lucarelli, Gubbio, memorie e guida storica, Cerboni editore, 1888, p. 95.
10. ^ A. Ascani, Montone, Città di Castello, 1965, p. 47-48.
11. ^ Giuseppe Milli, Andrea Fortebraccio conte di Montone, Città di Castello, 1979, p. 120.
12. ^ Ghostbusters a caccia del fantasma di Braccio Fortebraccio - Terni - Corriere dell'Umbria, Ghostbuster a caccia
del fantasma di Braccio Fortebraccio-Terni -Corriere dell'Umbria, in 03 agosto 2016.
13. ^ La battaglia dell'Aquila (http://www.arsbellica.it/pagine/battaglie_in_sintesi/L%27Aquila.html)
14. ^ Quando L'Aquila disse no a Fortebraccio: assedio e vittoria di una città testarda (https://www.abruzzoweb.it/cont
enuti/quando-l-aquila-disse-no-a-fortebraccio-assedio-e-vittoria-di-una-citta-testarda/552821-399/)
15. ^ Giovanni Vincenzo Giobbi Fortebracci da Montone, Lettera istorico-genealogica della Famiglia Fortebracci da
Montone all'illustrissimo e reverendissimo monsignor Giacomo Marchese Giandemaria, Bologna, 1689, p. 67-68-
84.
Bibliografia
A. Ascani, Montone, Città di Castello, 1965.
Ariodante Fabretti, Biografie dei capitani venturieri dell'Umbria, scritte ed illustrate con documenti, Angiolo Fumi
Tipografo, Montepulciano, 1842.
C. Brizzi, Il sogno del Principe. Braccio da Montone, Roma, 2006.
F. Pasquali, Braccio da Montone, G. B. Paravia & C., 1940.
Francesco Lomonaco, Vite de' famosi capitani d'Italia, volume 2, Milano, 1804.
Giovanni Antonio Campano, L'historie et vite di Braccio Fortebracci detto da Montone, et di Nicolò Piccinino
pervgini, Venezia, 1572.
Giovanni Vincenzo Giobbi Fortebracci da Montone, Lettera istorico-genealogica della Famiglia Fortebracci da
Montone all'illustrissimo e reverendissimo monsignor Giacomo Marchese Giandemaria, Bologna, 1689.
Giulio Roscio, Agostino Mascardi, Fabio Leonida, Ottavio Tronsarelli et al., Ritratti et elogii di capitani illvstri,
Roma, 1646.
Giuseppe Milli, Andrea Fortebraccio conte di Montone, Città di Castello, 1979.
M. Rufini, Braccio da Montone, Roma, 2004.
M. Rufini, Quasi re. Le vicende di Fortebraccio capitano di ventura, Bologna, 2013.
M. V. Baruti Ceccopieri, Braccio da Montone e i Fortebracci, le compagnie di ventura nell'Italia del XV secolo,
Narni, 1993.
Voci correlate
Oddo Fortebracci
Nicolina da Varano
Liberazione di Roma
Battaglia di Sant'Egidio
Strage dei Trinci
Guerra dell'Aquila
Montone
Via Fortebraccio
Altri progetti
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Collegamenti esterni
Condottieri di ventura - Braccio da Montone, su condottieridiventura.it.
Roberto Valentini, BRACCIO DA MONTONE (http://www.treccani.it/enciclopedia/braccio-da-montone_%28Enciclopedia
-Italiana%29/), Dizionario Biografico degli Italiani, 1930.
VIAF (EN) 47566172 (https://viaf.org/viaf/47566172) · ISNI (EN) 0000 0001 1193
451X (http://isni.org/isni/000000011193451X) · LCCN (EN) n85155350 (http://id.loc.g
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