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L'incastellamento - evoluzione storica del fenomeno

La fine dell'Impero Romano

La fine dell'Impero romano comport gravi conseguenze per la Campania. In Irpinia, in


particolare, tra il V e il VI secolo, si assiste ad un decadimento delle citt, degli
insediamenti rurali frequentati in et romana e ad un progressivo decremento
demografico, le cui cause vanno ricercate non solo nella profonda crisi in cui
versavano le attivit commerciali, ma anche nelle ripercussioni dovute alle involuzioni
delle strutture civili del mondo romano, nonch nell'opera devastatrice della guerra
greco-gotica, i cui danni furono avvertiti su tutto il territorio fino alla caduta di Conza
nel 555. Citt come Abellinum ed Aeclanum scomparvero.

Abellinum, situata a tre chilometri dall'odierna Avellino, nell'area oggi denominata "La
Civita", a sinistra del fiume Sabato e sulla via Appia, fu abbandonata dagli abitanti,
che andarono a costruire nuovi insediamenti sparsi pi a nord, sulle colline: "Parco",
"Sant'Eramo" (attuale Dogana), "Terra" quest'ultima considerata zona di elezione sia
dai profughi di Abellinum, sia dai Longobardi, che si insediarono su questa altura e
costituirono il gastaldato di Avellino, tra la fine del VI e l'inizio del VII secolo. La collina,
ben protetta a nord, a sud e ad ovest, rimaneva priva di difesa sul lato est. Fu su
questo lato che i Longobardi, dopo aver dato assetto urbanistico al piccolo nucleo
abitato, costruirono il castello quale baluardo difensivo della citt.

Aeclanum, sita nella valle del Calore a sud-est di Benevento sulla via Appia, la "Regina
viarum", fu distrutta nel 622 dall'imperatore Costante II quando, volendo non solo far
fronte alla potenza longobarda, ma anche ristabilire la sua autorit nelle citt bizantine
dell'Italia meridionale, sbarc a Taranto ed invase i confini beneventani, arrecando seri
danni alle citt costruite dai Longobardi. L'abbandono delle terre favor, intanto, la
creazione di vasti spazi coperti da vegetazione selvaggia, e fu la premessa, tra il IX e il
X sec. di una delle attivit principali dei monaci benedettini: il dissodamento e la
messa a coltura dei terreni incolti. Inoltre, l'incertezza dei tempi e la paura di
incursioni di ogni sorta spinsero le popolazioni indigene alla difesa. La soluzione
migliore, allora, era quella di innalzare fortificazioni alla sommit di rilievi collinari e su
rocce a strapiombo.

I Longobardi

La conquista longobarda segna, comunque, la distruzione e lo spopolamento definitivo


di questi antichi centri (anche se per Abellinum gli scavi condotti negli ultimi dieci anni
dalla Soprintendenza archeologica di Avellino, Benevento e Salerno hanno dimostrato
la persistenza in situ, presumibilmente nel VII secolo, di gruppi sparuti di popolazione,
testimoniata dal ritrovamento di ceramica) ed il conseguente insediamento sulla
sommit delle colline vicine, ritenute pi sicure da eventuali attacchi esterni.

L'Irpinia, con la dominazione longobarda, fu inglobata nel ducato beneventano e divisa


in gastaldati, ossia distretti amministrativi, cui fu preposto un funzionario, il gastaldo,
al quale competevano funzioni amministrative, poteri giurisdizionali e organizzazione
militare.

Nella prima met del IX secolo, le lotte intestine tra Radelchi e Siconolfo per la
supremazia del territorio culminarono nella Divisio ducatus Beneventani, voluta
dall'imperatore Ludovico II. Nell'849 si infrangeva la secolare unit dello Stato
beneventano e si assisteva, di fatto, ad una nuova e pi frazionata spartizione di terre
da parte di una aristocrazia potenziata di numero e divisa in due gruppi, fautori dei
loro rispettivi capi.

In tal modo si formarono due principati: quello di Salerno, assegnato a Siconolfo, con
sbocchi sul mare e sulle pianure; quello di Benevento, assegnato a Radelchi,
delimitato alle regioni interne del Sannio, dell'Irpinia e del Molise.

Ci troviamo di fronte a due sistemi difensivi, costituiti da castra (spazi chiusi e


fortificati), che si arroccano sulle cime dei colli o in luoghi naturalmente protetti, atti al
controllo e alla difesa dei nuovi Stati. Le pi feroci incursioni furono quelle dei
Saraceni: nell'865 essi devastarono i territori di Nusco e di Montella e assediarono
Conza; nell'883-884 assalirono l'antica Abella, che si spopol e ricev, nel 937, il suo
colpo mortale dagli Ungari. Nel 911 i musulmani misero a sacco i territori tra Torella,
Sant'Angelo dei Lombardi, Frigento e Taurasi, puntando poi su Avellino. A seguito di
questi eventi, la posizione di confine e di passaggio, sia dell'Irpinia con la Puglia che
tra i principati di Benevento e di Salerno, port alla creazione di un fitto sistema
difensivo. Sorsero, cos, i castelli di Castelfranci, Nusco, Bagnoli, Cassano, Serpico,
Volturara, Monteforte, Montoro, Solofra, Montella, Serino, Forino: alcuni a guardia delle
zone interne lungo il crinale tra la valle del Sabato e del Calore, come Montemiletto,
Montefusco, Chiusano, Montaperto, San Barbato (Manocalzati), altri, come il
gastaldato di Conza, a guardia dell'Ofanto e della via che immetteva alla Piana del
Sele. A salvaguardia di quest'ultimo importante gastaldato, una serie di piccoli satelliti
(torri semaforiche e di avvistamento), quali Guardia dei Lombardi, Torella dei
Lombardi, Girifalco (Torella dei Lombardi), Baiano, Torremarella (Castelvetere),
Monticchio, castelli, come Castelvetere e Montemarano per il controllo del gastaldato

di Montella ed innumerevoli altre roccaforti con duplice compito: contenere la


pressione bizantina proveniente dall'Apulia, e controllare il gastaldato di Conza, quali
Ariano, Frigento, Rocca, Villamaina, Poppano, Sant'Angelo a Pesco, Paternopoli, San
Mango. Infine Monteforte e Avella, poste a guardia della pianura nolana e di quella
avellinese.

Se, per un verso, estremamente difficile in molti casi individuare i tracciati


planimetrici originari, invece ancora possibile, dopo un attento esame dei luoghi,
ricostruirne la stratificazione storica.

Nel periodo longobardo il paesaggio irpino appare, dunque, costellato da una miriade
di piccoli centri fortificati, che gli fanno assumere un aspetto prevalentemente
militare, senza evidenziare una particolare disposizione planimetrica o una speciale
cura nell'esecuzione dei manufatti: le piante, irregolari, dovevano adattarsi alla
morfologia dei luoghi, gi naturalmente difesi, con murature incerte legate con malta
di scarsa consistenza.

I Normanni

L'opera di incastellamento continua, durante la dominazione normanna, con


l'apparizione del mastio (donjon) di forma quadrata o rettangolare, di altezza variabile
e con spessore dei muri, che diminuisce gradatamente verso l'alto. Verosimilmente
come gli esempi della Normandia, anche gli omologhi irpini erano articolati su pi
livelli, con aperture poste molto in alto per ragioni di sicurezza.

Riguardo al servizio di guardia dei castelli, da parte dei cavalieri normanni, si pu


attuare una classificazione delle difese normanne secondo due categorie: castelli
feudali e castelli regi, distinguendosi i primi in tre grandi gruppi, rurali, urbani e
costieri. I castelli posseduti dai milites, che li detenevano a titolo feudale,
rispondevano ad esigenze esclusivamente militari. I castelli urbani, invece, costruiti
dai Normanni fuori dalle vecchie cinte murarie, ( e tra questi il castello di Avellino,
edificato nel borgo a ridosso delle mura della citt presso la Porta Maggiore),
espletavano una duplice funzione: residenza abituale di un signore e amministrazione
dei feudi, imponendo tributi in cambio della pax nel territorio, su cui esercitava il suo
potere.

Nella legislazione normanna, prima (Assise di Ariano del 1140), e federiciana dopo
(Costituzioni melfitane del 1231), l'attenzione per la costruzione militare occupa un
posto rilevante e vi sono esplicite norme che ne regolano ogni aspetto.

Gli Svevi

La dominazione sveva apport notevoli mutamenti all'ordinamento militare. La stessa


manutenzione dei castelli esistenti divenne uno degli obiettivi primari e lo sar anche
in seguito, sia in epoca angioina, con Carlo d'Angi, che aragonese, con Ferdinando
d'Aragona. I castelli furono allora costruiti con schemi articolati su piante quadrate,
rettangolari o poligonali, muniti di torri in corrispondenza degli angoli e di cortine
merlate, che si elevavano su alti muri verticali. La direzione dei lavori e
l'amministrazione era affidata a persone di fiducia, nominate dallo stesso re: i
protomagistri o procuratores fabricae, che svolgevano la funzione tecnica di direttori
dei lavori, tanto da potersi considerare dei veri e propri architetti. Tra questi si
ricordano Pierre d'Angicourt e Jean de Toul, che lavorarono sotto gli Angioini, tra il
1268 e il 1281, partecipando ai lavori del castello di Monteforte, oppure, nel periodo
aragonese, Ferdinando di Ponte Landolfo, che lavor, nel 1492, sotto gli Aragonesi, per
l'ultimazione dei lavori del castello di Ariano. Oltre a questi personaggi erano presenti
sul cantiere lo iustitiar, per il controllo dei lavori, e il provisor, per le periodiche
ispezioni dei castelli.

Gli Angioini

La battaglia di Benevento, combattuta il 26 febbraio 1266, segn la fine del dominio


svevo e l'occupazione di tutto il Regno di Napoli da parte degli Angioini. I castelli
furono concessi ai cavalieri che avevano seguito Carlo d'Angi nella conquista e, sotto
l'influenza provenzale, subirono, molte modifiche, caratterizzate soprattutto
dall'inserimento in essi di alte torri rotonde poste agli angoli, su base tronco-conica. In
tal modo l'elemento circolare, tipologia gi presente nell'Italia del nord e nella Francia,
fece la sua apparizione e fu frequentemente usato anche nel Mezzogiorno d'Italia.

Gli Aragonesi

Con l'insediamento aragonese i castelli subirono molti rimaneggiamenti a causa di


necessit difensive mutate, in seguito all'utilizzo della polvere da sparo e all'uso di
armi da fuoco. L'incredibile efficacia di queste ultime port all'impiego di bassi e larghi
torrioni cilindrici scarpati e all'irrobustimento delle mura.

Con la decadenza del vicereame spagnolo e la fine della monarchia la funzione di


difesa dei castelli and progressivamente scemando. L'apertura di grandi pareti
finestrate ne la testimonianza pi evidente. Le strutture subirono modifiche

sostanziali: molti castelli si trasformarono in vere e proprie residenze signorili, mentre


le fortezze situate nei luoghi strategici o poco raggiungibili furono definitivamente
abbandonate; alcune furono demolite per il reimpiego di blocchi nelle nuove
costruzioni, mentre altre ancora sfidano la forza edace del tempo, l'incuria degli
uomini e le frequenti scosse dei terremoti.

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