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Castello Aragonese di Le Castella

Risale all’età angioina, con la massiccia torre cilindrica, cresciuta per successive aggregazioni struttive fino
all’epoca vicereale. L’originario impianto castellare risale alla seconda metà del 1200. La sua fondazione
rientrava nella politica di rafforzamento del litorale attuato dagli Angioini al momento dell’acquisizione del regno
meridionale, e serviva alla protezione del golfo di Capo Rizzuto. Dopo la battaglia di Benevento (1266 sconfitta
definitiva di Manfredi e fine della dominazione sveva), una catena di fortilizi, nuovi o ricostruiti, era stata imposta
al Meridione. La rivolta dei Vespri Siciliani del 1282 portò Carlo d’Angiò a intensificare la costruzione di rocche e
a ristrutturare i vecchi castelli, nella previsione del conflitto con gli Aragonesi. 
Alla fine del 1400 la fortezza passò agli aragonesi. 
Nel 1496 il re Federico d’Aragona la consegna al conte Andrea Carafa che tra il 1510 ed il 1526 fa edificare
possenti bastioni quadrangolari speronati al fine di aumentare la capacità difensiva del castello. 
La torre cilindrica è di chiara derivazione angioina e ne testimonia l’impianto originario che dovrebbe risalire al
XIV secolo ed è caratterizzata da una splendida scala a chiocciola in pietra che ne collega i tre piani. 
Per circa quarant’anni, le difese di Le Castella costituirono un inespugnabile baluardo a guardia della costa. 
Nel 1536, però, il castello dovette subire l’assalto e il saccheggio da parte del corsaro algerino Khai-ad-din,
il «Barbarossa». Nella circostanza, venne catturato Giovanni Dionigi Galeni di Isola che, prigioniero dei
musulmani passò a potentissimo comandante della flotta ottomana e, col nome turco di Uccilaì, divenne
governatore di Algeri, Tripoli e Tunisi. 
Alla metà del 1500 la fortezza fu nuovamente attaccata e depredata, ad opera del pirata turco Dragut. 
Fra XVI e XVII secolo, il litorale sud italico si era munito di un’ininterrotta serie di torri d’avvistamento e castelli
marittimi, proprio per fronteggiare le incursioni musulmane, fra cui il fortilizio di Le Castella. La paura dei Turchi
era sempre presente, e il tragico massacro perpetrato da Achmet Pascià, detto lo “Sdentato”, a Otranto nel
1480, non aveva fatto altro che alimentare il terrore suscitato dai figli di Allah. Venuta meno la minaccia turca, il
forte di Le Castella perse progressivamente l’importanza strategica e militare. 
La fortezza di Le Castella è ciò che rimane di una vasta area che doveva costituire un vero e proprio villaggio
dotato di cinta muraria. Le ultime indagini archeologiche hanno evidenziato la presenza nei fondali adiacenti il
castello aragonese di blocchi architettonici di epoca ellenistica, dove l’area di Le Castella doveva essere più
allungata verso il mare. La fortezza non ospitò mai la nobiltà del luogo, ma servì sempre da ricovero per i soldati
impegnati contro gli attacchi provenienti dal mare dagli invasori di turno. Gli scavi archeologici hanno evidenziato
differenti stratificazioni storiche e architettoniche con sovrapposizione di diverse fasi edilizie. Sul lato est della
fortezza è emerso un muro lungo quaranta metri fatto a blocchi di calcare e piccoli riquadri in pietra disposti a
scacchiera, simile per tecnica edilizia al muro ellenistico di Velia. La fortezza di Le Castella si colloca oggi in un
contesto ambientale di elevato pregio naturalistico, circondato dalla Riserva Marina di Capo Rizzuto, istituita nel
1991. In una delle stanze della fortezza è possibile osservare i fondali dell’Area Marina Protetta in tempo reale
grazie a delle telecamere subacquee posizionate a 10 metri di profondità. L’intera zona di Capo Rizzuto si
posiziona al centro della bellissima Costa dei Saraceni, interessata da una frequentazione turistica tra le più
elevate della Calabria, sia per il valore paesaggistico ed ambientale delle coste, sia per la ricchezza di risorse
culturali ed archeologiche.

Il borgo delle Castella è un luogo davvero attraente. Costruito su un isolotto a


un centinaio di metri dalla costa e collegato da un istmo sabbioso alla
terraferma, mescola sapientemente storia e natura. Localizzato sulla punta
orientale del golfo di Squillace, controlla l’insenatura di Capo Rizzuto e un
tratto importante del Mar Jonio crotonese. Il presidio del Castello è la prova che
la zona è stata da sempre soggetta a conquiste, saccheggi, assedi e battaglie:
greci, turchi, saraceni, pirati dei mari e spagnoli si sono storicamente contesi
questo lembo di terra ionica come punto strategico da conquistare. E poi c’è la
natura. L’area marina antistante e i 42 km di costa sono protetti dalla Riserva
naturale di Capo Rizzuto che tutela il susseguirsi d’insenature, promontori,
spiagge, scogliere, calette, memorie archeologiche e fondali marini. Le attività
marine regolamentate proposte ai turisti comprendono le immersioni subacquee,
le escursioni sui battelli a fondo trasparente e in barca a vela, la pesca turistica e
l’aquarium.

Il Castello

1100 - prima fortificazione medievale ( torrione). Idrisi, geografo di Ruggero II,


la ricorda come tappa consueta nei percorsi marittimi della costa ionica.

1290 - il borgo è assediato per 8 giorni dal mare da Ruggero di Lauria,


strappato agli Angioini e conquistato al demanio regio degli Aragonesi. La
trasformazione della torre in castello e le 30 galere ancorate nel porticciolo
diventano l’arma strategica della guerra di pirateria che gli aragonesi
continuarono nei confronti della flotta angioina.

Fine 1400 - gli Aragonesi vendono la proprietà ai Carafa, cui si devono le


trasformazioni cinquecentesche del castello. Ma le continue incursioni turche
costrinsero Le Castella a un declino irreversibile che culminerà alla fine del
‘700 con l’abbandono del sito.

La torre

La torre è l’elemento di continuità tra le diverse trasformazioni operate nei


secoli. Alla base c’è un’ampia cavità che fungeva da cisterna per la raccolta
dell’acqua piovana. I tre piani, riscaldati da camini, sono collegati da una stretta
e caratteristica scala a chiocciola interamente ricavata nella grossa parete
perimetrale. La sommità è un importante osservatorio panoramico su tutto il
promontorio.

La chiesa

La chiesetta del vecchio borgo cinquecentesco aveva pianta rettangolare, con


un’unica navata terminante nell’abside e nella cupoletta. Oggi ne restano
l’abside con le modanature in pietra, i resti di un pavimento mosaicato con la
data del 1535 e alcune tombe circostanti.

Il borgo antico

Sopravvivono i resti del borgo antico, un minuscolo abitato composto da


botteghe artigiane e aree di mercato dove la popolazione si riuniva per lo
scambio delle merci.

Il pirata Uccialì

Le Castella ha dedicato una sua piazza al concittadino Giovanni Dionigi Galeni,


più noto come Uccialì (Uluç Alì), corsaro e ammiraglio ottomano che
imperversò in tutto il Mediterraneo e partecipò alla battaglia di Lepanto. Era
stato rapito giovanissimo dai pirati saraceni durante un assalto alle Castella e
aveva fatto poi fortuna fino a diventare una figura leggendaria nella tradizione
popolare.

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