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Tale progetto continuò anche con il figlio di Carlo, Ferdinando IV, che, per
rinforzare l’Arsenale, volle un uomo all'altezza del compito e fu s cel to
John Francis Edward Acton .
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L'Acton, uomo ambizioso, accettò di buon grado l'invito del Borbone,
raggiungendo Napoli il 4 agosto del 1778 con il preciso incarico di
riorganizzare la Marina Militare napoletana. Con lui fu rinforzato e
ampliato Arsenale e Darsena e fu istituito un nuovo cantiere navale a
Castellammare.
Tale corso continuò anche con la conquista francese: con Murat l'intero
comparto cantieristico venne sottoposto ad ammodernamenti e
ingrandimenti al fine di rendere tale struttura simile a quelle francesi, ma
Napoli non si prestava a grandi ampliamenti per l'assenza di spazi idonei.
Ciò fu alla base della scelta strategica di impiegare il cantiere di
Castellammare per la produzione dei vascelli, mentre gli altri legni minori
sarebbero stati approntati in Arsenale.
Con il ritorno dei Borboni a Napoli fu ripreso il progetto di Domenico
Fontana, tra il 1826 e il 1836, sotto il regno di Ferdinando II di Borbone.
Dopo il 1850, nel porto militare venne ubicato un Bacino da Raddobbo,
struttura basilare per la manutenzione di una flotta.chiamato anche “Bacino
Ischitella”
Tale bacino si trova alla radice del molo ed è vincolato quale bene storico-
culturale. e da un eliporto, mai entrato in funzione, la cui costruzione è stata
realizzata dal Ministero della Protezione Civile in seguito al terremoto del
1980.
Fu indubbiamente un trionfo per il Regno delle Due Sicilie e la perfetta
riuscita della struttura ebbe una vasta eco presso le maggiori marinerie
europee. Con questa realizzazione, l'Arsenale di Napoli faceva un
grandioso passo in avanti anche se non potè mai essere paragonato ad
un arsenale militare inglese o francese. . Da quel momento il molo divenne
la sede della Real Marina del Regno delle Due Sicilie, dove venivano varate
le navi e dove si fondevano i cannoni e ancora, all'indomani dell'Unità
d'Italia, quello napoletano era il più moderno ed attrezzato Arsenale
Militare di cui il neonato Regno italico si potesse vantare. La radice del
molo è infatti, attualmente, caratterizzata dalla presenza del bacino di
carenaggio, detto “bacino di raddobbo” o, anche, “bacino Ischitella”,
vincolato quale bene storico-culturale. C’è anche un eliporto, mai entrato in
funzione, la cui costruzione è stata realizzata dal Ministero della Protezione
Civile in seguito al terremoto del 1980.
Alla fine del XIX secolo il molo fu l’ultima sponda familiare per gli
immigrati partenopei in partenza verso l’America. Quelli che partivano
avevano tra le mani un gomitolo di lana. Il capo del filo veniva lasciato
al parente rimasto in banchina. Allontanandosi il filo si spezzava e quel
gomitolo si sarebbe ricomposto solo all’ eventuale ritorno Sul molo è stata
istallata anche la settecentesca statua di san Gennaro che con il gesto
della mano sembrava salutare gli emigranti che nel dopoguerra partivano
per l’America a bordo delle navi.
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