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COSTRUISCI LA
Pubblicazione edita da
De Agostini Publishing S.p.A. n. 1
deagostini.com
La Soleil Royal, l’ammiraglia
della flotta del Re Sole
a chiglia di quella che sarebbe
▼
Busto di Luigi XIV
stata ricordata come una delle scolpito da Antoine
Coysevox, lo stesso
più maestose, potenti e decorate artista che realizzò
navi da guerra dell’età barocca fu le decorazioni
posata nel 1668 presso un cantiere navale della Soleil Royal.
di Brest, in Bretagna. La costruzione durò
circa due anni, sotto la sapiente direzione
di Laurent Hubac, uno tra i più esperti in-
gegneri navali di Luigi XIV.
Proprio in onore del grande sovrano bor-
bonico, passato alla storia come il Re So-
le, il nuovo vascello venne battezzato So-
leil Royal. La ricchezza delle sue decora-
zioni, in particolare intorno ai sabordi dei
cannoni e sullo specchio di poppa, al-
l’epoca fece scalpore: erano, infatti, state
realizzate da Antoine Coysevox, scultore
di corte di Luigi XIV e autore, tra l’altro,
degli ornamenti della reggia di Versailles.
▼ Vascelli francesi
in navigazione.
La Soleil Royal
fu realizzata per
servire come nave
ammiraglia di unità
di questo tipo.
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SCHEDA TECNICA
Nome: Soleil Royal
Classe: Vascello di primo rango
Varo: 1669
Completamento: 1670
Lunghezza: 61 metri
Larghezza: 15,6 metri
Pescaggio: 7,6 metri
Dislocamento: 1630 tonnellate
Armamento: 104-112 cannoni
Equipaggio: 1000-1200 uomini circa
▼
2
▼
Una stampa del XVII secolo
con il profilo della
Soleil Royal: la nave era
molto celebre anche
all’epoca per la sua
potenza e bellezza.
LE BATTAGLIE
DELLA SOLEIL ROYAL
Il 10 luglio 1690 l’ammiraglio Tourville con-
dusse la Soleil Royal e la squadra francese
alla grande vittoria di Bévéziers, che per-
mise alla Francia di prendere tempora-
neamente il controllo della Manica e gettò
Londra nel panico.
3
Due anni dopo, l’ammiraglia, con un arma-
mento ridotto a 104 bocche da fuoco, sal-
pò di nuovo alla testa di una flotta di 44 va- IL LEGGENDARIO
scelli diretta contro una forte squadra an- COMANDANTE DELLA
glo-olandese. Nonostante la netta inferiori-
tà numerica (il nemico disponeva di 84 SOLEIL ROYAL
unità di linea), Tourville ordinò dal ponte e imprese della Soleil
della Soleil Royal di accettare il combatti- L Royal furono compiute
al comando dell’ammira-
mento. Lo scontro che seguì, ricordato co-
me battaglia di Barfleur, infuriò per l’intera glio Tourville (a lato). Nato
giornata del 29 maggio e fu solo al calare da una famiglia di antica
nobiltà normanna, Anne-
della notte che i contendenti decisero di
Hilarion de Cotentin,
rompere il contatto. Gli anglo-olandesi eb-
conte di Tourville (1642-
bero la peggio, con due vascelli affondati e
1701), entrò in gioventù
parecchie navi gravemente danneggiate. nell’ordine dei cavalieri di
Malta e prestò servizio a bordo di una fregata mal-
tese che combatteva i pirati nel Mediterraneo. Tor-
nato in Francia, nel 1667 divenne ufficiale della
marina reale di Luigi XIV e in questa veste conti-
nuò a combattere nel Mediterraneo contro i pirati
e gli ottomani. Nel 1670 prese parte alla guerra
contro gli olandesi e si distinse in numerosi scon-
tri per il suo coraggio e le sue qualità marinare. Stu-
dioso di tattica navale, nel 1683 fu promosso
contrammiraglio e nel 1689 divenne vice ammi-
raglio della flotta del Levante. Nel giugno dello
stesso anno gli fu affidato il comando di tutte le
forze navali francesi impegnate nella guerra contro
gli inglesi nella Manica e nell’Atlantico. In questa
veste colse alcune esaltanti vittorie, come quelle
delle battaglie di Bévéziers (1690) e Barfleur
(1692). Nonostante i disastri di Cherbourg e La
Hougue, dove i francesi persero quindici vascelli,
Luigi XIV riconobbe l’eccezionale valore del suo
ammiraglio e lo elevò, nel 1693, alla dignità di
Maresciallo di Francia, dopo che Tourville si era
nuovamente reso protagonista di coraggiose im-
prese, infliggendo gravi perdite alle forze navali ne-
miche. Le enormi spese belliche sostenute avevano
▲ La battaglia In campo francese non si registrarono navi però minato le capacità finanziarie dello stato fran-
di La Hougue colate a picco, ma molte unità avevano su- cese, che non poté più permettersi di mantenere
del giugno 1692 in bito colpi gravissimi. Tra esse, la Soleil Ro- una grande flotta in mare. Tourville lasciò quindi il
una stampa d’epoca.
yal si trovò con l’equipaggio dimezzato e comando e si ritirò a Tolone, dove rimase fino alla
La scena raffigurata
mostra gli inglesi danni tali da essere a malapena in grado di morte, sopravvenuta il 23 maggio 1701.
a bordo di piccole navigare. L’ammiraglia di Tourville, insie-
imbarcazioni che me ai vascelli Triomphant e Admirable, fu
si avvicinano quindi costretta a riparare a Cherbourg,
ai vascelli francesi dove però venne sorpresa dalla flotta ingle- Lo scontro si concluse con un bilancio ca-
per appiccare il fuoco.
se lanciata al suo inseguimento. tastrofico per i francesi: oltre ai tre vascel-
Le potenti artiglierie della Soleil Royal re- li distrutti a Cherbourg, andarono perdute
spinsero tutti gli attacchi nemici fino a altre dodici unità arenatesi a La Hougue,
che, il 2 giugno, un brulotto (una piccola tutte incendiate dagli inglesi.
nave incendiaria) riuscì ad appiccare il Nel 1983, un team di sommozzatori ripor-
fuoco alla poppa dell’ammiraglia. tò in superficie alcuni resti che in seguito
Le fiamme raggiunsero in breve tempo la furono identificati come appartenenti alla
santabarbara e l’esplosione che ne seguì Soleil Royal, tra cui un grosso tratto di fa-
distrusse completamente la nave, con la sciame lungo circa sette metri. I reperti so-
perdita dell’intero equipaggio (sembra che no conservati presso il molo Carlo X del
vi sia stato un solo superstite). porto militare di Cherbourg.
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INTRODUZIONE Manuale di architettura navale SCHEDA 1
1
TAVOLA 1
DETTAGLI COSTRUTTIVI DI UN VASCELLO
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6
7
L’EVOLUZIONE
DI UNA DISCIPLINA
e leggi essenziali sull’equilibrio dei corpi immersi nei liquidi
L furono individuate già nel III secolo a.C. da Archimede, tut-
tavia solo in tempi relativamente recenti i criteri e le tecniche da
applicare nel progetto e nella costruzione delle navi ricevettero
una formulazione organica scritta.
La prima trattazione sistematica della quale si abbia notizia è la
Nautica mediterranea di Bartolomeo Crescenzio, del 1607; a
questa fecero seguito numerose altre opere, alcune proprio col ti-
tolo di Architettura navale.
Fino al XIX secolo si indicò con il termine di architettura na-
vale sia l’aspetto teorico sia quello costruttivo relativo alle im-
barcazioni, ad eccezione dell’apparato motore; oggi anche la
progettazione e la realizzazione delle strutture e delle altre parti
della nave vengono considerate a sé e costituiscono il settore
delle “costruzioni navali”. L’architettura navale odierna resta
quindi identificabile solo con la teoria della nave che ne comprende
la geometria, la statica e la dinamica.
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TAVOLA 2
Cantiere di costruzione su cui veniva impostata la nave verso la fine del XVIII secolo
in Francia (disegno originale tratto da uno studio di Jean Boudriot).
INTRODUZIONE Manuale di architettura navale SCHEDA 2
I vascelli da guerra:
ranghi e classificazioni
▲ L’HMS Bellona, vascello inglese da 74 cannoni riprodotto in cantiere durante l’allestimento, opera del modellista
Carlo Galanti. Si possono intuire le dimensioni della nave reale osservando le proporzioni con i figurini delle maestranze.
epoca compresa tra la metà circa del XVII splendore, che possiamo far coincidere con la fine del
Tipologie di vascello
Con il termine “vascello” si definisce un preciso tipo
di veliero da guerra, conosciuto come “nave di linea”.
battimento, il vascello ha riscosso e riscuote ancora Questa espressione venne introdotta nel gergo mari-
oggi un grande successo tra i modellisti: alcuni tra i naro nel 1653, quando l’ammiragliato inglese, dietro
velieri più belli appartengono a questa categoria. sollecitazione di Oliver Cromwell, ordinò che le navi
Il Manuale ha quindi per oggetto proprio il vascello, da guerra dovessero combattere in linea (ovvero una
del quale sono analizzati componenti, sezioni e detta- lunga fila di navi allineate da prua a poppa), così da
gli costruttivi. Inoltre, vengono mostrate le principali sfruttare al massimo la potenza di fuoco delle artiglie-
evoluzioni di questa tipologia di nave, con particolare rie disposte lungo i fianchi. Le bordate così concen-
attenzione alle diverse soluzioni adottate nei cantieri trate potevano ottenere effetti devastanti. La scelta di
continentali e inglesi, rappresentative di due “scuole questa formazione di combattimento influì significa-
di pensiero” ben distinte. L’arco temporale preso in tivamente sulla progettazione e costruzione delle na-
esame permette di coprire l’intervallo che va dalla na- vi destinate ad affrontarsi in quel modo e che per que-
scita del vascello sino al momento del suo massimo sto vennero definite “di linea”.
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TAVOLA 3
CLASSIFICAZIONE DEI VASCELLI
1) Primo rango (da 91 a 120 cannoni 3) Terzo rango (da 51 a 80 cannoni su due ponti)
su tre ponti) 4) Quarto rango (50 cannoni su due ponti)
2) Secondo rango (da 81 a 90 cannoni 5) Quinto rango (40 cannoni su un solo ponte)
su tre ponti) 6) Sesto rango (24 cannoni su un solo ponte)
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INTRODUZIONE Manuale di architettura navale SCHEDA 2
Dal momento che i criteri in base ai quali venivano fuoco, erano caratterizzate dalla disposizione delle
realizzate le navi erano i medesimi (la totalità delle artiglierie su un solo ponte di batteria.
marine europee adottò la formazione di linea), tutti i Soltanto in Spagna la denominazione dei vascelli pre-
vascelli finirono per assomigliarsi tra loro quanto a li- vedeva alcune varianti. In particolare venivano chia-
nee generali. Tuttavia, esistevano rigide distinzioni mati “vascelli reali” quelli che montavano da 74 a 90
basate sul numero di cannoni che li armavano: da cannoni e “tre ponti” quelli che avevano da 91 a 120
questo ebbero origine specifiche classificazioni. cannoni. Fu anche costruito un unico esemplare di
“quattro ponti”, il Santisima Trinidad, che era arma-
Ordini e ranghi to con ben 140 bocche da fuoco.
Verso la fine del XVII secolo, i vascelli da guerra delle
grandi potenze navali erano suddivisi in sei categorie,
dette anche “ordini” o “ranghi”.
Le prime quattro categorie comprendevano navi ar-
mate con un numero di cannoni compreso tra 50 e
120, distribuiti su due o tre ponti, detti “ponti di bat-
teria”; questi vascelli erano concepiti in modo speci-
fico per combattere in linea e rappresentavano il nu-
cleo di maggior valore delle marine da guerra. Nella
quinta categoria erano classificate le fregate, vascelli
con un solo ponte di batteria che potevano operare in
formazioni di diverso tipo e con modalità autonome.
Alla sesta categoria erano assegnate le navi minori ma
con un numero di cannoni comunque superiore a 24.
I vascelli appartenenti alla prima categoria erano ge-
neralmente destinati agli ammiragli e ai comandanti
di squadra: montavano da 91 a 120 cannoni suddivisi
in tre ponti di batteria. Nella seconda categoria erano
classificate imbarcazioni comandate da alti ufficiali.
Queste navi disponevano di un numero di cannoni ▲ Riproduzione di sciabecco costruita dal modellista
Jean Pierre Stipton. A differenza dei grandi vascelli di linea
compreso tra 81 e 90 su tre ponti di batteria. Alla ter- che componevano le flotte da battaglia, queste navi
za categoria, generalmente la più numerosa in una erano molto agili e veloci.
flotta, appartenevano vascelli con a bordo da 51 a 80
cannoni disposti su due ponti di batteria. Le imbarcazioni minori dell’epoca
Le imbarcazioni classificate nella quarta categoria Naturalmente, oltre ai vascelli da guerra propriamen-
erano le meno armate tra quelle dello schieramento te detti, esisteva un gran numero di piccoli natanti,
in linea: avevano 50 cannoni su due ponti di batteria. delle fogge più diverse. Come abbiamo anticipato, il
Nel corso del XVIII secolo, le imbarcazioni a due pon- Manuale tratta esclusivamente i vascelli ma, per dare
ti con 50 cannoni furono sostituite con le fregate che un’idea di massima di quali unità navali solcassero i
pur disponendo di un identico numero di bocche da mari dal XVII secolo fino ai primi anni del XIX, la ta-
vola 4 offre una panoramica di alcune tra le più diffu-
se tipologie di navi a vela del tempo.
Le grandi battaglie “di linea” prevedevano un ingente
dispiegamento di forze e una complessa organizzazio-
ne che forzatamente costringeva le flotte coinvolte a
utilizzare le imbarcazioni minori, spesso non armate,
per scopi logistici. Molti tra i piccoli natanti venivano
usati per servizi postali e di collegamento, altri erano
impiegati come vedette o portaordini, senza dimenti-
care gli approvvigionamenti di viveri e munizioni o il
trasporto di truppe. Per tutte le attività descritte era-
no adottate imbarcazioni idonee al servizio e adatte
allo scopo: la scelta avveniva quindi in base alle doti
di velocità, manovrabilità o capienza.
Parecchie di queste piccole navi erano preferite an-
▲ Un esempio di vascello di primo rango:
si tratta dell’unità francese Le Sans Pareil, che dalle orde di pirati che infestavano il Mediterra-
opera del modellista José-Louis Tuset. neo; la più temibile tra queste era lo sciabecco.
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TAVOLA 4
1 2 3
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1) Pinaccia olandese (XVIII secolo) – 2) Postalino svedese (1690) – 3) Ucchero (XVIII secolo) – 4) Sciabecco algerino (XVIII secolo) –
5) Craiero svedese – 6) Nave svedese per Indie (1786) – 7) Snow (senale) svedese (1723) – 8) Brigantino a palo (1792) –
9) Clipper di Baltimora (1820) – 10) Caicco turco – 11) Sambuco arabo – 12) Tartana mediterranea
INTRODUZIONE Manuale di architettura navale SCHEDA 3
La trascrizione grafica
delle dimensioni e della forma
ino alla metà del XVII secolo il processo di più: le navi destinate al trasporto, infatti, divennero
▼ Interno di un leudo costruito secondo i metodi adottati nel XVII secolo. L’immagine evidenzia l’impostazione della struttura
di una tipologia di imbarcazione di piccole dimensioni. La foto è stata scattata in un cantiere dell’isola sarda de La Maddalena.
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TAVOLA 5
Rielaborazione di un disegno originale di Bushnell del 1664, uno tra i più antichi documenti di architettura navale giunti fino ai tempi nostri.
INTRODUZIONE Manuale di architettura navale SCHEDA 3
La rappresentazione grafica
delle dimensioni principali
Più la costruzione della nave diventava articolata, più
si rendeva necessario fornire alle maestranze indica-
zioni particolareggiate sulle dimensioni cui attenersi.
La tavola 6 presenta in dettaglio le misure essenziali
da comunicare ai cantieri.
1) Lunghezza fuori tutto: rappresenta la lunghezza
della nave dal punto estremo della poppa alla parte
anteriore della ruota di prua, escludendo lo spero-
ne (su alcuni disegni la lunghezza fuori tutto com-
prende invece anche lo sperone).
2) Lunghezza al galleggiamento: stabilisce l’ingombro ▲ Riproduzione de La Renommée fotografata a una mostra
di modellismo, dove appare evidente la complessa interazione
della nave sul piano dell’acqua. tra strutture interne e linee generali del vascello.
3) Linea di galleggiamento (evidenziata sia nella vista
trasversale sia nella vista del piano). Già nel XVII secolo si usava dividere in due metà il
4) Lunghezza del baglio maestro: indica la larghezza disegno della sezione trasversale della nave (vedi ta-
massima interna della nave e rappresenta una di- vola 6, in alto a destra). Nella metà sinistra dell’im-
mensione utile per calcolare la stazza. magine viene tracciato il “lato addietro” della nave,
5) Larghezza massima: esprime il massimo ingombro che la definisce dalla metà fino alla poppa (“AD”); la
trasversale dello scafo, compreso il fasciame. metà destra del disegno, invece, evidenzia il “lato
Oltre alle dimensioni citate sopra, i progetti illustra- avanti” della nave, che la circoscrive dalla metà al-
vano anche i ponti, indicati con lettere nella tavola 6. l’estremità della prua (“AV”).
A) Ponte di batteria o, nel caso la nave preveda più
batterie, primo ponte di batteria: si tratta della mi- Altre linee di costruzione
sura presente più spesso, in quanto più importan- Qui sotto sono rappresentate altre indicazioni utili a
te, sui disegni per la costruzione delle navi da com- portare a termine il progetto costruttivo; si tratta di
battimento, a partire da quelle di legno fino ai pri- istruzioni che non si trovano riportate sulle tavole di
mi esemplari con scafo metallico. progetto risalenti al Seicento, ma che si ricavavano
B) Secondo ponte di batteria; se previsti, altri ponti dalle caratteristiche definite nelle norme di costru-
vengono indicati in sequenza come terzo ponte di zione emanate dagli ammiragliati, una sorta di equi-
batteria, e così via. valente degli odierni uffici tecnici.
C) Ponte di coperta: corrisponde alla lunghezza del Nel disegno I è posta in evidenza l’insellatura della na-
ponte della nave visibile dall’alto. ve, detta anche linea del cavallino (A), indispensabile
D) Ponte di corridoio ovvero, generalmente, il ponte per assicurare il drenaggio dell’acqua che invadeva il
interposto tra la stiva e il primo ponte di batteria: è ponte. Nel disegno II notiamo la linea del bolzone (B),
sempre presente sulle navi a più ponti, poiché l’ele- ossia la curvatura dei bagli che, oltre a rappresentare
vato pescaggio ne consente l’installazione. un’utile sistema di evacuazione dell’acqua, garantiva
Il ponte di coperta può anche essere sormontato da una maggior tenuta strutturale; nella stessa figura è
ulteriori strutture: il cassero (E), su cui talvolta pog- tracciata la freccia del bolzone (C), ovvero la distanza
gia il casseretto, e il castello (F). tra il punto più elevato della linea del bolzone rispet-
Altre dimensioni necessarie alla realizzazione della to al piano orizzontale tra le due estremità.
nave vengono indicate come “pp AD”, “perpendicolare
addietro”, e “pp AV”, “perpendicolare avanti”. Si trat-
ta di rette che intersecano la linea di galleggiamento
▼
A B
▼ Disegno I.
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TAVOLA 6
5
4
1
E
C F
B
A
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pp AD pp AV AD AV
2
1) Lunghezza fuori tutto. 2) Lunghezza al galleggiamento. 3) Linea di galleggiamento. 4) Lunghezza del baglio maestro. 5) Larghezza massima.
A) Ponte di batteria. B) Secondo ponte di batteria. C) Ponte di coperta. D) Ponte di corridoio. E) Cassero. F) Castello.
pp AD) Perpendicolare addietro. pp AV) Perpendicolare avanti. AD) Addietro. AV) Avanti.
INTRODUZIONE Manuale di architettura navale SCHEDA 4
▲ Sezione di fregata del XVIII secolo, con suddivisione interna degli spazi. Modello conservato presso il Museo navale di Imperia.
ur con differenze dovute alle dimensioni, alle i cannoni anche quando si trovava a pieno carico. Le
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TAVOLA 7
6 7
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4 5
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18
3
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16 16
19
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2
1
1) Chiglia. 2) Dritto di poppa. 3) Timone. 4) Lanterna. 5) Alloggio del comandante. 6) Ponte di comando. 7) Albero di mezzana. 8) Cassero.
9) Albero di maestra. 10) Ponte di batteria/Coperta. 11) Castello. 12) Albero di trinchetto. 13) Bompresso. 14) Polena. 15) Sperone.
16) Linea di galleggiamento. 17) Ruota di prua. 18) Argano. 19) Stiva.
TAVOLA 8
GALLEGGIAMENTO E SEZIONE TRASVERSALE
1 3
Sezione trasversale.
1) Linea di galleggiamento 2
2) Linea superiore del ponte
3) Altezza del ponte 1
4) Mezzeria
5) Larghezza massima 3
6) Costola maestra
6
4
5
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TAVOLA 9
2 3 4
5
A-C) Cassero
A-B) Controcassero
D-E) Castello
E-F) Prua
F-G) Piattaforma della polena
Sinistra/Babordo
1) Linea di galleggiamento
2) Pescaggio massimo
3) Pescaggio intermedio
4) Pescaggio minimo
5) Linea di base
6) Linea della costola maestra
6 Dritta/Tribordo
INTRODUZIONE Manuale di architettura navale SCHEDA 5
▲ Riproduzione di un cantiere del XVIII secolo fotografato a una mostra di navimodellismo a Saint Malò. È ben evidente
l’articolazione delle numerose strutture richieste per la costruzione di una nave di linea.
P
dere, si procedeva allo scavo di una fossa larga tra i 10
ma alla scelta del terreno adatto dove impo- e 13 metri e lunga un sesto in più del vascello da co-
stare gli elementi costruttivi. Era questo lo struire. Sul fondo della fossa venivano posati ceppi di
scalo di costruzione propriamente detto, quercia, posti trasversalmente uno accanto all’altro;
mentre con il termine “cantiere” si identificavano gli su tali traverse venivano sistemate perpendicolar-
elementi di carpenteria necessari per sostenere la chi- mente altre assi dette “panconi”, in modo da creare
glia e, mano a mano che la costruzione procedeva, un solido piano su cui poggiare altri sostegni per il
l’intero volume del vascello. Per estensione, con il ter- cantiere. Vi erano poi le “taccate”, cataste di legno sa-
mine “cantiere” si indica l’insieme delle installazioni gomate in modo da poter seguire con precisione il
necessarie a una costruzione qualsiasi, anche in ambi- profilo della chiglia (vedi tavola 10). Se invece si va-
to diverso da quello navale. lutava che il terreno prescelto fosse sufficientemente
solido, si procedeva direttamente alla posa delle tac-
Lo scalo di costruzione cate che venivano livellate in modo da ottenere la
Il terreno prescelto per la messa in opera si trovava pendenza necessaria al varo della nave e da facilitare
sempre in prossimità dell’acqua e doveva essere com- il lavoro delle maestranze (vedi foto sopra).
patto e solido così da sostenere il peso dell’intera co- Preferibilmente lo scalo veniva orientato da nord a
struzione. Se si riteneva che la superficie potesse ce- sud, in modo che i fianchi del vascello venissero ir-
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TAVOLA 10
10
3
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1 2 4 6
4 VERSO IL MARE
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2
1
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9 8
1) Argano. 2) Fossa. 3) Ruota di prua. 4) Chiglia. 5) Dritto di poppa. 6) Taccata. 7) Pancone. 8) Traversa. 9) Profilo dello scafo. 10) Palo per ponteggio.
INTRODUZIONE Manuale di architettura navale SCHEDA 5
raggiati dal sole in maniera più uniforme possibile: tra 100 e 130 centimetri ed erano sagomati a cuneo,
questo accorgimento veniva adottato per evitare che i in modo da consentire variazioni di altezza a seconda
legnami messi in opera essiccassero in modo disomo- dell’area di sovrapposizione (vedi disegno III).
geneo provocando deformazioni dell’ossatura e, di Le travi alla base della taccata erano solidali tra loro
conseguenza, generassero un’asimmetria dei bordi ed erano tenute assieme da una sorta di grosse “graf-
dello scafo, il cosiddetto “sguerciamento”, che avreb- fette” metalliche, visibili nel disegno III pubblicato a
be pregiudicato la buona riuscita della costruzione. fondo pagina, oppure da assi disposte a “V” rovescia-
Esistevano anche scali costruiti in muratura (vedi ta- ta e rinforzate da traverse verticali. Questi elementi
vola 11) che resistevano meglio alle intemperie ma, di collegamento e rinforzo erano detti “guardia”.
per contro, avevano costi di realizzazione più elevati. L’altezza delle taccate era calcolata in maniera tale da
garantire che la chiglia avesse una pendenza di cin-
Il cantiere e le taccate que gradi e fosse posta a circa 60 centimetri dal fondo
Il terreno dello scalo aveva un andamento pianeg- della fossa o dalla base del terreno.
giante; per il varo delle imbarcazioni era però neces- Nel caso di scalo in muratura, la pendenza veniva
saria una pendenza di cinque gradi. La chiglia doveva conferita già in fase di costruzione dello scalo stesso e
essere quindi impostata secondo l’angolazione richie- l’altezza delle taccate era determinata soltanto dalla
sta e, per consentire ai carpentieri di lavorare como- comodità di lavoro dei carpentieri.
damente, doveva essere posta a una certa altezza dal La prima operazione di messa in opera del cantiere
fondo della fossa. La pendenza e la soprelevazione ne- era la posa della taccata destinata a sorreggere il drit-
cessarie si ottenevano con le taccate, il cui insieme to di poppa (ossia la struttura posta all’estremità po-
costituisce il cantiere di costruzione vero e proprio. steriore della chiglia); a seguire si disponevano tutte
Le taccate erano formate da cataste di legna disposte le altre taccate, distanziate di 190-230 centimetri.
a gradini; le travi avevano lunghezza variabile in base L’ultima, quella posizionata sotto l’estremità di prua
all’altezza della catasta stessa; i travetti superiori, a della chiglia, era talvolta formata da una catasta qua-
contatto con la chiglia, erano di lunghezza compresa drangolare di assi di legno disposte a strati incrociati.
▼ Disegno III.
Composizione e struttura di una taccata.
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20
TAVOLA 11
Raffigurazione di uno scalo di costruzione in muratura della fine del XVII secolo con un vascello in fase di realizzazione.
Istruzioni di montaggio SCHEDA 1
Un’ordinata, la falsachiglia di prua
e una sezione di coperta
A
3 4
2
5
1
1A Comincia a levigare la superficie
di tutti i pezzi che hai ricevuto
6 per eliminare le imperfezioni del legno
7 e ottenere un incollaggio migliore.
Passa la carta abrasiva delicatamente,
per non danneggiare i pezzi,
anche lungo i bordi.
1C Se l’incastro C
risulta perfetto,
separa i due elementi
e stendi un po’
di colla sui bordi
e le zone di contatto
sia dell’ordinata sia
della falsachiglia.
1B Prima di incollare la falsachiglia
all’ordinata, verifica che si inseriscano
perfettamente l’una nell’altra.
Appoggia l’ordinata nella seconda
scanalatura della falsachiglia; fatto questo
spingila a fondo verso il basso.
E
70
m
m
D
1D Verifica, impiegando
una squadretta,
che gli angoli formatisi
90° all’incrocio dei pezzi
siano retti.
Quindi tieni in
posizione l’ordinata
e la falsachiglia,
fintanto che la colla 1E Ora devi preparare i listelli
sia completamente per rivestire la coperta. Prendi
asciutta. un tagliabalsa e accorcia i listelli a 70 mm
di lunghezza, quindi riuniscili a dieci
o dodici e fermali tra le ganasce di due
morsetti. Usa una matita per annerire
i quattro bordi di ciascun segmento.
1
1
F 1G Appoggia i listelli G
sopra due strisce di
nastro adesivo, quindi
spalmali con un po’
di colla a presa rapida;
quando non appiccica
più puoi iniziare a
ricoprire il ponte. Incolla
i primi listelli posandoli
come mostra l’immagine.
Sistema le file seguenti
sfalsando la giunzione
tra ciascuna coppia
di listelli per ottenere
1F Procurati una spatolina per stendere uno
un effetto irregolare.
strato di colla a presa rapida sottile e omogeneo
sulla faccia della coperta che va rivestita (osserva
bene la foto per non sbagliare il verso del pezzo).
Se utilizzi questa tipologia di adesivo
fai riferimento ai consigli d’uso forniti dal
produttore, se invece non sei abbastanza pratico, H 1H Incolla gli altri
puoi adoperare anche la colla vinilica. Ricordati segmenti cercando
di spalmare l’adesivo solo sulla zona dove vanno di disporli sempre in
posizionati i listelli e non sul resto del pezzo. modo sfalsato. Man mano
che procedi premi bene
i pezzi contro la coperta:
adopera il manico
di un attrezzo in modo
da farli aderire bene
I alla superficie.
J K
2
Istruzioni di montaggio SCHEDA 2
Un’ordinata, la seconda sezione
della coperta di prua e due cannoni
A
4
3
2 1
D 2D Quindi accertati
che l’ordinata sia
perfettamente a filo
della falsachiglia
e non si formino
gradini nel punto
di intersezione
tra i due pezzi. mm
70
3
2
F I
2G Adotta le stesse G J
modalità illustrate
nelle pagine 1 e 2
per rivestire la prima
semicoperta e inizia
a incollare i nuovi
segmenti prendendo
a modello la foto a lato.
4
Istruzioni di montaggio SCHEDA 3
Due ordinate dello scafo
e l’insegna di poppa
A
1 3
3D Risistema D
l’ordinata n. 1
nella scanalatura,
quindi verifica
con la squadretta
che all’incrocio
dei due elementi
3B Verifica che l’ordinata numero 1 si formi un angolo
vada perfettamente in battuta retto, come mostra
nella prima fessura della falsachiglia. la fotografia a lato.
Attendi che la colla
abbia fatto presa.
90°
C
3E Adesso recupera E
entrambe le sezioni
della coperta
che hai già rivestito.
Prendi il lisciatoio
e passalo leggermente
sul bordo di ciascuna.
5
3
F I
G
3I Posiziona nello spazio vuoto l’altra metà del ponte. Il bordo anteriore
dell’intera coperta deve toccare l’ordinata numero 1, mentre la zona
posteriore dei due pezzi dev’essere allineata il più precisamente possibile.
3J In questa immagine J
i pezzi montati finora
sono mostrati secondo
un’altra angolazione,
che può esserti d’aiuto
per controllare di aver
seguito correttamente
le nostre indicazioni.
Adesso sfila entrambe
le sezioni della coperta:
3G Terminata l’operazione descritta sopra, verranno utilizzate
passa un pezzo di carta abrasiva a grana fine in una futura sessione
anche sulla superficie delle due metà del ponte, di assemblaggio.
per rendere omogeneo lo spessore della copertura
e sfumare i segni di matita. Ricorda che la carta
va sempre passata nel verso delle fibre del legno.
6
Istruzioni di montaggio SCHEDA 4
La falsachiglia intermedia, due rinforzi
e il ponte inferiore di prua
A
1
B
1. Falsachiglia intermedia – 2. Rinforzi di giunzione della falsachiglia –
3. Ponte inferiore di prua
C 4C Blocca i due
elementi tra
le ganasce
di un morsetto
e aspetta
che la colla
si asciughi bene.
4B Capovolgi lo scafo e appoggialo
su una superficie piana, in modo
da poter lavorare sulla falsachiglia
senza l’ingombro delle ordinate.
Spalma dell’adesivo sulla superficie
intorno alla scanalatura di un rinforzo
e incollalo sulla sezione della falsachiglia
indicata dalla freccia nell’immagine.
D E
7
4
F H
90°
I 4I Infine recupera
il ponte inferiore di prua
e fai una prova:
appoggialo sulle ordinate
e controlla che alloggi
perfettamente in quello
spazio. Da ultimo spargi
il collante sulle superfici
4G Capovolgi di nuovo la struttura e stringi indicate dal tratteggio.
la parte superiore dei rinforzi (il lato dov’è
praticata la scanalatura) con altri due morsetti.
Toglili solo quando il collante è del tutto asciutto.
J K
8
Istruzioni di montaggio SCHEDA 5
Due ordinate
e due listelli di ramino
A
D 5D Adesso
recupera
l’ordinata n. 6
e inseriscila
nella fessura
successiva
praticata
nella falsachiglia,
come indica
le freccia rossa
5B Verifica che l’ordinata numero 5 nella fotografia.
si adatti perfettamente all’alloggiamento
predisposto. Cospargi di colla i bordi
della scanalatura sulla falsachiglia
e della fessura dell’ordinata e manda
quest’ultima in battuta sulla falsachiglia.
Lascia che la colla si asciughi.
5E Impiegherai E
adesso i due
listelli di ramino
C per costruire
i bagli, i supporti
su cui poggiano
i ponti della nave.
Posiziona il primo
listello all’interno
90° dell’ordinata n. 2,
come mostrato
nell’immagine.
Quindi marca
con una matita
il punto di taglio.
Poi col seghetto
5C Prendi una squadretta e controlla accorcia il listello,
che l’ordinata n. 5 e la falsachiglia a livello del segno.
formino tra loro un angolo di 90°.
9
5
F I
J 5J Ripeti le stesse
operazioni per
posizionare l’altra
metà della coperta.
Poi tieni bloccato
l’insieme dei pezzi,
fintanto che la colla
non abbia fatto presa.
H K
10