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ll Gruppo Operativo Incursori (GOI) è una delle due articolazioni del COMSUBIN, Comando

Subacquei ed Incursori, e costituisce la componente di Forze Speciali della Marina Militare. Il


GOI trae le sue origini dalla Decima Flottiglia Mas della Seconda Guerra Mondiale che, con le
sue azioni riuscì ad affondare o danneggiare gravemente naviglio da guerra avversario per
72.190 tonnellate e naviglio mercantile per 130.572 tonnellate.
Gli ampi margini di capacità, flessibilità e autonomia operativa e logistica fanno del GOI uno
strumento di grande efficacia nella gestione di situazioni critiche. Gli attuali scenari di
conflittualità internazionale e la continua minaccia terroristica richiedono l’intervento di
piccole unità non convenzionali, particolarmente addestrate ed equipaggiate. In questo
difficile contesto gli Incursori della Marina costituiscono uno strumento agile e flessibile,
particolarmente idoneo ad affrontare le sfide mutevoli ed ambigue del momento perché in
grado di proporre soluzioni concrete e di garantire all’autorità politica un ampia libertà
d’azione con un impegno limitato. La loro capacità di soddisfare requisiti politici, militari,
economici e psicologici, di operare anche in clandestinità o in condizioni di isolamento, in
unità tattiche di ridotta entità numerica, in contesti non permissivi o ostili, e capaci di
muoversi in qualunque ambiente, utilizzando tutti i mezzi, gli equipaggiamenti ed i sistemi
d’arma necessari all’assolvimento della missione, ne fanno un assetto strategico di primo
piano.
I compiti assegnati al GOI sono di norma di pertinenza del livello strategico, risultano spesso
assai delicati, tecnicamente difficili e politicamente sensibili. I compiti di istituto sono:

 attacco ad unità navale e mercantile in porto o alla fonda con l'impiego di diversi
sistemi d'arma a contatto e standoff;
 attacchi a installazioni portuali/costiere e ad infrastrutture civili e militari entro la
fascia dei 40 Km dalla costa;
 operazioni di controterrorismo navale per la liberazioni di ostaggi su unità passeggeri
o mercantili e su installazioni marittime;
 infiltrazione e permanenza in territorio ostile per missioni di tipo informativo e/o di
supporto al fuoco navale.
A tale scopo, il personale è interamente professionista e l'addestramento è molto duro,
selettivo ed approfondito, in modo da garantire elevati standard operativi. Di qui
discendono le peculiari capacità individuali degli operatori che devono essere in grado di
fornire le seguenti prestazioni:

 condotta di mezzi navali;


 assalto a unità navali in porto, alla fonda e in movimento;
 rilascio da elicotteri con varie tecniche;
 movimento a terra occulto notturno e diurno e superamento di pareti rocciose;
 fuoriuscita in immersione da sottomarino;
 aviolancio con paracadute ad apertura automatica e comandata;
 impiego delle armi, degli esplosivi e delle cariche speciali;
 capacità di permanenza occulta su territorio avversario;
 condotta di autoveicoli di vari tipi e prestazioni.
Il GOI del XXI secolo riveste un ruolo primario nel panorama delle Forze Armate Italiane Da
decenni il GOI è costantemente chiamato in ogni situazione di crisi a svolgere i compiti più
delicati e risolutivi di evidente valenza strategica, per rispondere in modo determinante a
problemi operativi urgenti e con pericolosi risvolti politici. Partendo dagli anni bellici con le
operazioni subacquee contro il naviglio nemico, passando agli anni di piombo con la lotta al
terrorismo nazionale ed internazionale con il sequestro dell’Achille Lauro negli ultimi anni i
compiti affidati al GOI hanno subito un ulteriore evoluzione che lo hanno posto come centro
di gravità nazionale allargando di fatto i suoi orizzonti operativi ed implementando la
capacità di proiezione globale. Dall’11 Settembre ad oggi il GOI è stato impegnato in
maniera sempre più preponderante anche nei principali teatri operativi terrestri, quali l’Iraq
e l’Afghanistan, e per il contrasto a fenomeni quali la pirateria in oceano indiano o la
monitorizzazione degli sviluppi di crisi regionali quali la primavera araba. Da segnalare,
soprattutto, le attività di Assistenza Militare a favore delle forze di sicurezza di altri paesi
attraverso attività addestrative e di intelligence
STORIA
I precursori degli odierni Incursori sono gli uomini della Regia Marina che nel corso della
prima guerra mondiale condussero ardite azioni, come quelle contro i porti di Trieste e
Pola, utilizzando mezzi speciali: il "Barchino Saltatore" e la "Torpedine Semovente"
Lo sviluppo dell'incursione subacquea nell'ambito della Marina risale però al 1935; è in
quell'anno infatti che due Ufficiali, Teseo Tesei ed Elios Toschi, iniziarono a mettere mano a
un progetto che nei loro intenti doveva servire a colmare la disparità di mezzi tra la Regia
Marina e la più potente forza navale dell'epoca, quella britannica. Il punto di partenza del
lavoro svolto fu il siluro , destinato a diventare un mezzo di incursione subacquea in grado di
trasportare due uomini oltre alla testa esplosiva sganciabile, che veniva fissata dai due
operatori alla chiglia della nave nemica.

Nacque così il siluro a lenta corsa, meglio noto con il nomignolo di maiale
Contemporaneamente altri uomini lavorarono alla modifica di mezzi diversi, quali i
motoscafi lanciasiluri MAS e i barchini esplosivi.
Purtroppo la ricerca venne interrotta con la fine della guerra d'Etiopia, per riprendere solo
alla fine del 1939. Alla vigilia dello scoppio della II^ Guerra Mondiale la Marina decise di
riprendere gli studi per l'impiego operativo del maiale e dei barchini. Si ricostituiva così la I^
Flottiglia MAS che, il 15 marzo 1941, su proposta del C.F. Vittorio Moccagatta, assunse la
denominazione definitiva di X^ Flottiglia MAS. La prima azione bellica fu il tentativo di
attacco al porto di Alessandria d'Egitto nell'agosto del 1940, ma i primi mesi di attività degli
Assaltatori furono segnati dalla sfortuna. Andarono infatti perduti sei mezzi d'assalto, oltre a
due sommergibili e a un piroscafo utilizzati per l'avvicinamento allo scenario dell'azione.

In ottobre il sommergibile Scirè, un nome indissolubilmente legato alla storia dei mezzi
d'assalto, partì con obbiettivo Gibilterra; la fase iniziale della missione si svolse senza
inconvenienti, ma per problemi legati agli autorespiratori e alle attrezzature, anche questa
operazione non ebbe successo.- Andò meglio a sei barchini esplosivi, che il 25 marzo 1941
presero di mira diverse unità nemiche nella baia di Suda, affondando fra l'altro l'incrociatore
pesante York.

Nuova missione dello Scirè verso Gibilterra e nuovo fallimento dovuto a problemi tecnici dei
mezzi alla metà del maggio 1941: ma intanto si accumulava esperienza e si mettevano a
punto tecniche e materiali. Nuovo fallimento a fine luglio, quando gli assaltatori tentarono
di attaccare Malta. L'episodio, che avrebbe potuto segnare la fine dell'incursione subacquea,
divenne invece lo sprone per fare ancora meglio: nuove risorse furono assegnate ai reparti
d'assalto, mentre a quelli subacqueo e di superficie si affiancò il nuovo "Gruppo Gamma",
costituito da nuotatori d'assalto.

Il 20 settembre 1941 finalmente i maiali dello Scirè colsero un discreto successo a Gibilterra,
dove riuscirono a minare tre unità navali. Ma la pagina più nota delle azioni dei mezzi
d'assalto della X Flottiglia MAS nella seconda Guerra Mondiale è senza dubbio quella di
Alessandria d'Egitto del dicembre del 1941.

Toccò ancora allo Scirè del Comandante Borghese portare a destinazione i maiali. La notte
del 3 dicembre il sommergibile lasciò La Spezia per la missione G.A.3: dopo uno scalo a
Leros, in Egeo, per imbarcare gli uomini, il 14 dicembre il sommergibile si diresse verso la
costa egiziana per l'attacco previsto nella notte del 17. Ma una violenta mareggiata fece
ritardare l'azione di un giorno. La notte del 18, approfittando dell'arrivo di tre
cacciatorpediniere che obbligano i britannici ad aprire le ostruzioni retali, i tre SLC
penetrarono nella base per dirigersi verso i loro obiettivi. L'equipaggio De La Penne - Bianchi
puntò verso la corazzata Valiant.

Perso il secondo a causa di un malore, De La Penne trascinò sul fondo il proprio mezzo fino a
posizionarlo sotto la carena della nave da battaglia prima di affiorare, essere catturato e
portato proprio sulla corazzata. Marceglia e Shergat attaccarono invece la corazzata Queen
Elizabeth, alla quale agganciarono la testata esplosiva del loro maiale, quindi raggiunsero
terra e riuscirono ad allontanarsi da Alessandria, per essere catturati il giorno successivo.
Martellotta e Marino, con il terzo SLC, costretti a navigare in superficie a causa di un malore
del primo, condussero il loro attacco alla petroliera Sagona. Dopo aver preso terra vennero
anch'essi catturati dagli egiziani. Quattro navi furono gravemente danneggiate nell'impresa:
oltre alle tre citate anche il cacciatorpediniere Jervis, ormeggiato a fianco della Sagona, fu
infatti vittima delle cariche posate dagli assaltatori italiani. Un secondo tentativo condotto
contro Alessandria nel maggio del 1942 non ebbe esito. Intanto i tedeschi richiesero l'invio
di un reparto di Incursori per bloccare i porti del Mar Nero, e cinque barchini siluranti e
altrettanti esplosivi con i loro equipaggi si avviarono verso la Crimea a bordo di autocarri.
Altri barchini partirono per il nord Africa, dove operarono lungo la costa in appoggio alle
operazioni terrestri. Intanto lo Scirè venne affondato davanti ad Haifa: trasportava alcuni
uomini Gamma, che dovevano attaccare il porto. A Gibilterra il ruolo dello Scirè venne
assunto dal piroscafo Olterra e da "Villa Carmela", basi segrete della X^ Flottiglia MAS in
territorio spagnolo, dal quale nuotatori e subacquei uscivano per attaccare le navi in rada,
riportando a più riprese notevoli successi, mentre nei porti turchi di Alessandretta e
Mersina, il tenete di Artiglieria di complemento Luigi Ferraro, arruolatosi nella X^ MAS, abile
nuotatore, riusciva, operando solitariamente, ad attaccare 4 piroscafi provocando la perdita
parziale o totale, di 24.000 tonnellate di naviglio mercantile nemico. L'andamento
sfavorevole del conflitto costrinse a ridurre progressivamente il numero delle missioni.
Anche per quella che ormai era nota come X Flottiglia MAS, l'8 settembre portò una
separazione: parte rimase legata al Regno del Sud con la denominazione "Mariassalto",
parte con la Repubblica Sociale che mantenne la denominazione X Flottiglia MAS. Nel
dopoguerra l'attività degli Assaltatori riprese sotto la copertura delle operazioni di bonifica e
sminamento dei porti. Poi, con il trasferimento semiclandestino dei pochi mezzi superstiti da
Venezia al Varignano, l'attività riprese sino a saldarsi con quella di oggi.
I MEZZI
Il parco equipaggiamenti, armi e mezzi, in dotazione, consiste in tutto ciò che è necessario
alla condotta di operazioni speciali nelle tre dimensioni: mare, terra, cielo, con ovvia
specializzazione nelle operazioni sul mare e dal mare.
Pertanto, oltre ai mezzi ruotati per la condotta di operazioni motorizzate terrestri od anfibie,
quali i VTLM, i Long Range Reconnaissance Patrol Vehicle o veicoli speciali leggeri,
l'attenzione del GOI è particolarmente rivolta ai battelli veloci d'assalto alcuni dei quali
concepiti, progettati e allestiti su specifiche del Reparto stesso o altri, anche aviolanciabili,
necessari alla condotta di operazioni speciali contro obiettivi in alto mare, quali Piattaforme
petrolifere Off Shore o Navi mercantili-passeggeri, così come per le infiltrazioni a terra e per
operare su obiettivi costieri.
L'armeria del GOI mette a disposizione degli operatori una vasta gamma di armi,
diversificate nei calibri, quali pistole, pistole mitragliatrici, fucili d'assalto in diverse
configurazioni di canna, fucili di precisione semi-automatici e bolt action, lanciagranate
manuali o semi-automatici, fucili cal. 12, razzi e missili.
Ogni arma può essere configurata con una vasta gamma di accessori quali: silenziatori,
ottiche fisse e variabili, mirini laser, visibili e invisibili, sistemi di puntamento a
intensificazione di luce e termici e ogni singolo operatore ha quindi la possibilità di
configurare il proprio armamento secondo le proprie specifiche necessità. Analoga
attenzione è posta all'equipaggiamento individuale ed al vestiario operativo, laddove tessuti
innovativi e materiali altamente tecnologici vengono combinati ed impiegati nelle migliori
dotazioni operative esistenti sul mercato, così come nei giubbotti antiproiettile sempre più
performanti piuttosto che in leggerissimi elmetti, integrati da sofisticati sistemi di visione
notturna e comunicazione.
Eguale attenzione viene posta nella scelta dell'equipaggiamento e delle attrezzature
subacquee alcune delle quali progettate e sviluppate all'interno di COMSUBIN stesso come il
moderno autorespiratore a circuito chiuso ad ossigeno (ARO) "Caimano" attualmente
adottato da tutti i Reparti di Forze Speciali nazionali.

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