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L’ETÀ D’ORO DELLA PIRATERIA

Bandini Giulia

Matricola: 0001100775

Anno Accademico 2022/2023


Pirati, corsari, bucanieri, tutti termini utilizzati per definire coloro che saccheggiavano e
depredavano le navi nei mari di tutto il mondo sin dai tempi dei romani; qui però ci
concentreremo sulla cosiddetta "Età d'oro della Pirateria", ossia le attività piratesche durante il
XVI e XVII secolo nelle coste del Nuovo Mondo. Prima di affrontare l'argomento, però,
bisogna distinguere i tre termini citati all'inizio di questo testo, ovvero pirata, corsaro e
bucaniere:

- Pirata: chi percorre il mare per assalire e depredare a proprio esclusivo beneficio navi
di qualunque nazionalità, il loro carico, le persone imbarcate, o anche le popolazioni
costiere, contro ogni norma di diritto nazionale e internazionale;

- Corsaro: capitano di bastimento che conduce


guerra di corsa. Questa espressione indica le
spedizioni marittime compiute durante un
conflitto da navi da guerra non solo statali, ma
anche di armatori privati, autorizzate dallo Stato
in guerra grazie a speciali lettere di corsa, con
lo scopo di assaltare e depredare le navi
nemiche, sia da guerra sia mercantili, al fine di
evitare al nemico ogni tipo di commercio. Il
fenomeno, cominciato nel XIII sec., ebbe il suo
apogeo nel XVI sec. con i c. al servizio di
Elisabetta I d'Inghilterra, come F. Drake, W.
Raleigh, e durò fino a metà del XIX secolo. Il
termine viene anche usato genericamente come
sinonimo di pirata, con riferimento particolare
ai pirati barbareschi;

- Bucaniere: [dal fr. boucanier, der. di boucan «strumento di pali per affumicare la carne
degli animali»; i b. praticavano nelle Antille l’allevamento di buoi semi-selvaggi, dai
quali vendevano la pelle e affumicavano la carne su una specie di graticola, detta
boucan] - Avventuriero pirata, di nazionalità europea; in particolare quelli che nel
XVII secolo esercitarono la guerra di corsa contro gli Spagnoli nel Mar Caribico,
spesso come alleati mercenari dell’Inghilterra.

Questi vocaboli oggi vengono utilizzati come sinonimi; anche se è interessante notare come
gli uomini che utilizzavano una tecnica di essiccamento della carne, verranno poi visti come
barbari, rozzi e selvaggi, e quindi pirati.
La maggior parte dei pirati erano marinai, tra il 1600 e il 1640 circa un 73% di loro si dichiarò
tale, mentre in un'indagine condotta sui pirati angloamericani nel 1720 (durante la grande
epoca della pirateria), la percentuale aumentò circa al 90. Molti pirati entravano in un
equipaggio dopo che la loro nave era stata catturata, quasi tutti erano navigatori esperti e
questo spiega l'abilità con cui compivano lunghe traversate in mare o sfuggivano spesso dalle
navi della Marina. I capitani pirati erano eletti a votazione dall’equipaggio e, per questo,
potevano essere sostituiti nel caso in cui avessero deluso le aspettative dei sottoposti;
dovevano essere audaci e decisi in azione, accorti e esperti nella navigazione e dovevano
avere un carisma necessario per tenere unita la ciurma. L’età media di un pirata all’inizio del
XVIII secolo era di ventisette anni, simile a quella di un marinaio della Royal Navy, infatti
occorreva essere in salute, avere resistenza, agilità, forza fisica e la capacità di adattarsi a
disagi estremi. I pirati del Nuovo Mondo provenivano da numerose nazioni, erano
principalmente francesi o inglesi, ma in generale le navi pirata avevano equipaggi
tendenzialmente multietnici: olandesi, inglesi, francesi, spagnoli, italiani, portoghesi, mulatti o
neri. Coloro che però terrorizzarono i Caraibi dal 1715 al 1725 provenivano da paesi di lingua
inglese (inglesi, nativi delle colonie americane, scozzesi).

IL LINGUAGGIO DEI PIRATI E IL LORO ASPETTO TIPICO

I pirati avevano un linguaggio tutto loro che alle altre persone poteva sembrare
incomprensibile, oggi conosciamo varie espressioni sentite nei film o lette nei romanzi come
Ahoy!, Per tutti i bucanieri!, Zoticone (di terra), Corpo di mille balene!, ma il loro linguaggio
era ben più complesso di ciò, era pieno di termini tecnici e poteva risultare incomprensibile a
un “uomo di terra” , come per esempio:

«Sollevate la fascia e mettete nella parte concava l’imbando delle


bugne (non troppo stretto), la deriva e il gratile di bordame, e il
corpo della vela; fate attenzione a non lasciarlo andare troppo
avanti e sotto, e a non lasciarlo penzolare a poppa. Poi tesate
l’imbando fin sopra il pennone, spianando la fascia e portandola
giù a poppa, e assicurate il gerlo dell’imbando attorno all’albero, e
la vela di mezzana, se ve n’è una, all’amante.»1

«Se la nave ha il vento in poppa, o come dicono, naviga fra due


vele, allora colui che la governa usa questi termini al timone:
tribordo, babordo, timone a mezza nave… Se si naviga contro
vento o con vento di bolina, allora dicono a distanza, oppure tieni
la distanza, devia sotto vento, non virare di bordo, tieni la nave,
tocca il vento, mantienila sottovento; tali espressioni significano
tutte in certo qual modo la medesima cosa, e servono a ordinare al
timoniere di tenere la nave stretta di bolina..»2

1
Passaggio tratto da The Seaman’s Manual - R.H. Dana
Bordame: Il lato inferiore di qualsiasi vela.
Bugna: Angolo delle vele, cui si annodano le scotte.
Deriva: Nelle costruzioni navali, piano longitudinale, fisso o mobile, che prolunga
inferiormente la chiglia di alcune imbarcazioni per contrastare l’azione di scarroccio.
Gerlo: Ciascuno dei pezzi di cavo sottile di cui si muniscono le vele per legarle quando si
chiudono.
Gratile: Il cavo di rinforzo cucito internamente all’orlo lungo tutto il bordo della vela.
Imbando: tratto allentato o libero di cavo.
Poppa: L’estremità posteriore di una imbarcazione, di una nave e, per estensione, anche di un
aeroplano e simili.
Virare di bordo: Fare dietrofront, cambiare direzione per non farsi vedere.
2
Passo ricavato dal libro scritto dall’ex pirata Sir Henry Mainwaring, citato in Seamanship in the Age
of Sailing Man-of-War 1600-1860 - John Harland, è una ricerca dettagliata della gestione navale e del
linguaggio usato dai marinai occidentali.
Oltre a un linguaggio particolare, i pirati, e più in
generale anche i marinai, erano individuabili per alcune
loro caratteristiche, ad esempio il loro volto era segnato
dal vento e dal sole che dovevano affrontare nelle loro
traversate nell'oceano, avevano molte cicatrici perché si
ferivano quando maneggiavano le vele o l'attrezzatura e
il loro passo dondolante era dovuto all'ondeggiamento
del ponte della nave sulle onde del mare. Ma ciò che li
distingueva di più come pirati era il loro abbigliamento:
contrariamente agli uomini di inizio XVII secolo,
indossavano giacche blu
corte, camicie a quadri,
pantaloni di tela lunghi o
brache larghe simili alle
culottes, gilet rossi e sciarpe o fazzoletti al collo. Molti pirati
vestivano varianti di questo abbinamento comode e pratiche,
mentre altri indossavano abiti più stravaganti che nella maggior
parte dei casi erano abiti e tessuti rubati dai vascelli. Molti storici
concordano sull’utilizzo di abiti elaborati perché in Europa l’uso di
confezionare abiti lussuosi per le classi elevate era delimitato dalla
legge. Contrariamente alle rappresentazioni del ventesimo secolo,
non era solito per i pirati indossare orecchini e non ci sono
documenti che testimonino che essi avessero tatuaggi.
Nel ventesimo secolo le rappresentazioni dei pirati con protesi di legno, bende sull’occhio e
accompagnati da pappagalli vennero esagerate, ma avevano un fondo di verità: portare protesi
era una sorta di simbolo di virilità in quanto faceva riconoscere i pirati veterani, coloro che
soffrivano di una disabilità permanente venivano spesso assistiti dal loro equipaggio; negli
equipaggi dei bucanieri erano previsti dei pagamenti per i feriti che avevano disabilità
permanenti, ma erano più un compenso rispetto a un servizio sociale effettivo. Mentre nella
Marina i marinai feriti venivano gettati a terra per mendicare o morire di fame, i pirati si
prendevano cura dei propri membri. Nella letteratura sono presenti due marinai con gambe di
legno: Long John Silver, personaggio de L’Isola del Tesoro di Stevenson, e il Capitano Achab
di Moby Dick di Melville; i due accolgono in maniera differente la protesi alla gamba: se il

Babordo: Termine talvolta usato impropriamente in Italia per indicare il lato sinistro rispetto
alla poppa della nave. (Il termine appropriato è sinistra.)
Bolina: Nell’attrezzatura navale, ogni cavo che serve a tirare verso prora il lato verticale sopra
vento delle vele quadre, in modo che prendano il vento meglio possibile. Nella navigazione a
vela, la rotta di una nave che naviga stringendo al massimo possibile il vento.
Mezza Nave: La zona che si trova a metà della lunghezza della nave; “A mezza nave”:
l’andatura di un veliero quando riceve il vento da un lato in direzione perpendicolare alla
chiglia.
Sottovento: Dalla parte opposta a quella da cui soffia il vento.
Tribordo: Il lato della nave che si trova a destra di chi guarda verso prua. (Detto oggi anche
dritta.)
Vento: In marina, nome delle manovre fisse o correnti che servono a tenere orientata una
qualunque asta sporgente.
primo ci convive e non lo considera un grosso problema, il secondo vuole vendicarsi della
balena bianca responsabile della sua disabilità. L'accettazione della disabilità fisica tra i pirati
dell'età dell'oro è un simultaneo rifiuto dell’illusione dell’autonomia e dell’autogoverno, e un
riconoscimento dell’incompletezza individuale e della dipendenza dagli altri. Purtroppo questi
pirati con gambe di legno sono eccezioni e frutto dell’immaginazione poiché, quando era
richiesta un’operazione urgente e non era presente il chirurgo di bordo, il carpentiere o il
cuoco (dato che erano i più abili nell’utilizzo di coltelli o di seghe) procedevano con
l’amputazione dell’arto che si concludeva molto spesso con la morte. La benda sull’occhio
non serviva a coprire ferite, ma per abituare un occhio all’oscurità per poter ingaggiare
combattimenti anche in luoghi bui. I pappagalli e gli animali in generale, erano portati a casa
dai marinai dopo i loro viaggi nei tropici: i pappagalli erano i prediletti in quanto erano
colorati, potevano imparare a ripetere qualche semplice frase ed erano più semplici da
accudire, e nel caso in cui ci si fosse stufati di loro si potevano rivendere. Ma c’è chi non
sostiene questa teoria poiché i pappagalli sarebbero state bocche in più da sfamare e non
avrebbero avuto alcuna utilità a bordo, contrariamente ai gatti che servivano per cacciare i
topi; infatti non ci sarebbero testimonianze di pirati con pappagalli domestici. Però sono stati
rinvenuti degli annunci pubblicitari in cui venivano vendute coppie di pappagalli che potevano
parlare “diverse lingue”; quindi si confermerebbe la prima ipotesi.
I pirati erano soliti attaccare “armati fino ai denti” portando addosso numerose pistole, ciò non
serviva solo a spaventare il nemico, ma era anche una precauzione, nel caso in cui un’arma a
pietra focaia facesse cilecca a causa dell’umidità, se ne poteva utilizzare un’altra. Queste
descrizioni derivano da testimonianze di rapporti di arrembaggi, ad esempio il capitano
Barbanera o Bartholomew Roberts vengono descritti con pistole appese a delle fasce, nei
rapporti della Marina.
Un altro identificatore culturale era il cibo e/o il bere consumato dai pirati: ci sono molti libri
di cucina pirata, assomigliano a libri di cucina caraibici o malgasci, ma un piatto riconosciuto
come cucina pirata è il guazzabuglio:

Carne di ogni tipo, inclusa la tartaruga, l’anatra o il


piccione, era arrostita e tagliata in pezzi, e marinata in
vino speziato. Carne salata importata, aringhe, e
acciughe, venivano anche aggiunte. Quando sono pronte
per essere servite, le carni affumicate e salate vengono
unite a uova sode e qualsiasi verdura fresca o in
salamoia fosse disponibile, inclusi cuori di palma,
cavoli, mango, cipolle e olive. Il risultato viene
mescolato con olio, aceto, aglio, sale, pepe, semi di
senape e altri condimenti.3

Sebbene la ricetta sembri appetitosa, in mare non erano sempre disponibili tutti gli ingredienti,
per cui in tempi di scarsità si mangiavano dei crackers chiamati crackerhash: dei biscotti
frantumati e mescolati agli avanzi della settimana. Oltretutto i pirati non mostravano le buone
maniere a tavola, mangiavano in modo molto disordinato, strappandosi e afferrando i viveri
l’uno dall’altro; sembrava uno dei loro principali diversivi.

3
Ricetta tratta da Pirates! An A-Z Encyclopedia: Brigands, Buccaneers, and Privateers in Fact,
Fiction and Legend - Jan Rogoziński.
Ma come è dato dallo stereotipo, la maggior parte dei pirati e anche bucanieri era posta sul
bere, infatti a bordo creavano molte bevande alcoliche tra cui il Rumfustian, ottenuto
mescolando le uova, la birra, il gin, il vino Sherry, lo zucchero e le varie spezie e poi
distillando il tutto. Il Sir Cloudesley era ottenuto con brandy mescolato con un po' di birra,
spesso addolcito o speziato, con l'aggiunta di un tocco di succo di limone (senza il limone
viene chiamato flip) 4; il Mum, una birra forte a base di malti di frumento e avena e
aromatizzata con erbe aromatiche; e il Bumboo, una miscela di rum, acqua zucchero e noce
moscata.

LE IMBARCAZIONI PIRATA E IL JOLLY ROGER

Una nave pirata richiedeva tre caratteristiche: doveva essere veloce, affidabile e ben armata.
Un’imbarcazione rapida consentiva ai pirati di catturare la preda e fuggire velocemente. Per
tale ragione molti pirati delle Indie Occidentali utilizzavano sloop monoalbero costruiti nelle
Bermuda e in Giamaica, noti per essere veloci. I Corsari della Barberia5 utilizzavano delle
galee a remi, manovrati da schiavi. Erano imbarcazioni lunghe e strette, rinomate per la loro
rapidità, e le navi a vela in bonaccia erano in loro balia: i remi fungevano da motore e
consentivano loro di compiere rapide manovre e raggiungere velocemente la vittima. Quando
si alzava il vento, i corsari issavano un’ampia vela latina sull’unico albero a mezza nave. Le
galee erano dotate di uno o più cannoni di grandi dimensioni a prua e di armi girevoli lungo le

4
Bevanda alcolica chiamata così in memoria di Sir Cloudesley Shovell; un ammiraglio nato a Norfolk,
combatté nella guerra dei Nove Anni e nella Successione Spagnola, morì dopo che la sua nave
naufragò nelle Isole Scilly.
5
Corsari principalmente mussulmani, maghrebini e ottomani, ma anche cristiani europei rinnegati.
battagliole, ma la loro arma segreta erano i cento guerrieri che si lanciavano a bordo della
preda e ne stroncavano qualsiasi tentativo di opposizione.

Una nave pirata doveva anche essere affidabile, ovvero capace di superare le tempeste locali,
di compiere traversate e, in alcuni casi, di effettuare viaggi oceanici. Una delle caratteristiche
più sorprendenti delle navi pirata erano, per l’appunto, i lunghissimi spostamenti che
compivano in cerca di tesori. L'artiglieria, caratteristica “secondaria”, poteva essere aggiunta
in un secondo momento: venivano messi subito all'opera il carpentiere e il cannoniere, i pirati
rimuovevano le paratie o muri interni sottocoperta, predisposti per il carico, e creavano spazio
per azionare le armi, come su una nave da guerra.
Un altro fattore importante per una nave pirata erano le dimensioni: a parità di condizioni, una
nave grande era più rapida e più adatta a superare le tempeste rispetto a una piccola, e aveva
inoltre spazio per una maggiore quantità d’armi. Per i pirati, tuttavia, il vascello piccolo
presentava i suoi vantaggi: era più facile da tirare in secco e da inclinare per il carenaggio6.
Un’imbarcazione dotata di basso pescaggio7 poteva, inoltre, nascondersi fra i banchi di
sabbia, nelle insenature e negli estuari, dove le navi da guerra non riuscivano a entrare.
Un mercantile oceanico del diciottesimo secolo era fatto quasi interamente di legno, pieno di
cime incatramate, vele ammuffite, alberi e pezzi di ricambio, cime dell’ancora infangate,
gabbie per polli, amache, casse personali, ceste di legno d’ogni dimensione e numerosi barili
contenenti acqua, birra, carne di maiale salata e polvere da sparo. Per avere carne e latte
freschi durante i viaggi, in alcuni recinti sottocoperta venivano tenute vacche, capre, anatre,
oche e polli. Inoltre, numerosi marinai tenevano con loro animali domestici: cani e gatti erano
i più comuni, come pure pappagalli e scimmie.
Nonostante la maggior parte degli assalti fosse condotta da navi a vela, talora venivano
utilizzate anche imbarcazioni aperte. Quando la Royal Navy lanciava un attacco con le
barche, usava immancabilmente le scialuppe che teneva sul ponte; pirati e bucanieri delle
Indie Occidentali preferivano utilizzare quelle rubate ai pescatori locali. Esistevano due tipi di
tali imbarcazioni, entrambi ricavati da tronchi d’albero: la canoa più larga e pesante, detta in

6
Tirare in secco: trascinare una nave o una barca sulla spiaggia, su uno scalo o su un bacino di
carenaggio;
Carenaggio: Operazione con la quale si porta una nave completamente o parzialmente in secco, per
liberare la carena da incrostazioni, vegetazioni, ossidazioni, ecc., ed eventualmente per eseguirvi altri
lavori di manutenzione o di riparazione.
7
Pescaggio: parte dell’imbarcazione che rimane immersa durante la navigazione.
spagnolo piragua8, che poteva ospitare fino a venticinque uomini ed era a remi o dotata di vela
singola. La versione più piccola era chiamata semplicemente canoa e trasportava cinque o sei
persone. L’attacco con barche aperte era la tattica preferita dai bucanieri verso la fine del
diciassettesimo secolo, Sir Henry Morgan utilizzò le canoe per il suo attacco a Portobello;
erano invece più rari gli attacchi con le barche.
A differenza della Royal Navy o della Compagnia delle Indie Orientali, i pirati non potevano
ordinare la costruzione di una nave, ma solo acquisire vascelli che incontravano sulle loro
rotte e che, soprattutto, erano in grado di sopraffare e catturare. Gran parte delle loro navi
erano prede, ovvero vascelli catturati con la forza. Dato che operavano al di fuori della legge,
i pirati non potevano far valutare e mettere in vendita i propri vascelli presso gli appositi
tribunali, come invece facevano d’abitudine i capitani corsari. Dopo avere saccheggiato una
nave, i pirati la bruciavano, oppure la mandavano alla deriva. Se però al capitano piaceva, la
teneva per sé oppure la impiegava come nave di conserva. Gran parte dei pirati rimasero
fedeli a una nave durante la loro quasi sempre breve carriera, ma alcuni tra i più abili
cambiarono diverse imbarcazioni. Da un esame dei documenti scritti riguardanti gli attacchi
di pirati avvenuti nei Caraibi e lungo la costa nordamericana tra il 1710 e il 1730,9 emerge che
il 55 percento degli assalti furono condotti con sloop, il 45 percento con vascelli, il 10
percento con brigantini10, il 5 percento con golette, il 3 percento con barche aperte e il 2
percento da snow11. Oggi il termine «sloop» indica una barca a vela con un’attrezzatura di
taglio e un albero, sul quale sono issate una vela maestra e una singola vela di trinchetto o
fiocco12. All’inizio del diciottesimo secolo il termine aveva un’accezione più ampia e si
riferiva a una gamma di imbarcazioni con diverse attrezzature. Nel 1711 la marina aveva in
dotazione sette sloop. Il progetto originale
della Nave di Sua Maestà Ferret del 1711 è
sopravvissuto fino ai giorni nostri: è il
primo disegno conosciuto di uno sloop
britannico. Il ponte armato presentava una
lunghezza di venti metri, mentre la chiglia
era lunga quindici; la larghezza interna al
fasciame misurava sei metri e dodici
centimetri, e la profondità della stiva era di
due metri e settantaquattro. La stazza era
indicata tra 113 e 117 tonnellate. Tale sloop
aveva otto fori nel fasciame per i remi e
dodici cannoni. L’incisione Sloop off Boston Light13 è la migliore testimonianza delle
attrezzature degli sloop presenti nelle acque americane.

8
Termine tradotto in italiano con «piroga».
9
Queste stime sono tratte da osservazioni su attacchi pirata compilate in giornali dell’epoca, rapporti
di governatori coloniali, documenti processuali e deposizioni di marinai assaliti da pirati.
10
Tipo di veliero, di modeste dimensioni, attrezzato con due alberi a vele quadre
11
Vascello simile al brigantino a due alberi, con vele quadre su entrambi, ma con la randa di mezzana
posta su un albero separato o albero della vela di cappa a poppa dell’albero maestro.
12
Trinchetto: albero verticale prodiero dei bastimenti con due o più alberi, è di solito costituito da tre
tronchi;
Fiocco: si intende la vela di forma triangolare posta a prua. Nelle imbarcazioni a vela moderne
impropriamente si indicano con questo nome le diverse vele che vengono usate a prua.
13
Incisione del 1729 ad opera di William Burgis.
Verso il 1700 gli attacchi frequenti ai mercantili dei Caraibi da parte di bucanieri e corsari
francesi determinarono una domanda di vascelli abbastanza veloci da sfuggire alla cattura. Per
cui i carpentieri giamaicani elaborarono uno sloop che acquisì una reputazione invidiabile
sotto il profilo dell’affidabilità e della rapidità. Lo sloop giamaicano era costruito in cedro
rosso e aveva un bordo libero basso e un albero vertiginosamente inclinato. Simile nelle linee
e nell’attrezzatura e altrettanto rinomato per la sua velocità era lo sloop delle Bermuda. Dalle
testimonianze esistenti non si può dedurre con sicurezza quale tipo di sloop usassero con più
frequenza i pirati, in particolare a causa del fatto che raramente vengono forniti dettagli in
ordine all’attrezzatura. Si sa, tuttavia, che i pirati necessitavano d’imbarcazioni rapide e ben
armate, perciò sembra ragionevole presumere che molti dei loro sloop somigliassero a quelli
costruiti nelle Bermuda o in Giamaica.
Oggi il termine «nave» è utilizzato per descrivere qualsiasi imbarcazione d’alto mare di
grandi dimensioni, ma ai tempi della navigazione a vela definiva esclusivamente un vascello
dotato di tre o più alberi con attrezzatura a vele quadre. Numerosi pirati, compresi molti dei
capitani più noti, usavano navi. Alcune di esse erano vascelli grandi e potenti da duecento o
più tonnellate, con trenta o quaranta cannoni. Nel diciottesimo secolo le dimensioni medie di
un mercantile proveniente da Londra variavano fra le centocinquanta e le duecento tonnellate,
i vascelli dei porti di provincia si aggiravano intorno alle cento tonnellate. Le navi pirata
erano perciò più grandi di molte delle loro prede. La differenza fondamentale fra le
imbarcazioni dei pirati e i mercantili era, tuttavia, rappresentata dal numero di cannoni e di
uomini dell’equipaggio. Una nave della marina di quinto rango con trentadue cannoni aveva,
per esempio, un effettivo di duecentoventi uomini; una di quarto rango, con quarantaquattro
cannoni, presentava un equipaggio di duecentocinquanta/duecentottanta uomini. Ciò spiega le
dimensioni delle ciurme pirata: non sarebbe stato saggio, da parte di un capitano, catturare
una nave con venti cannoni e aggiungerne altri dieci se non avesse avuto uomini sufficienti
per azionarli.

I pirati erano sempre in vantaggio quando puntavano un possibile bersaglio: potevano seguire
una nave per ore o per giorni, a distanza di sicurezza, e nel contempo valutarne le potenzialità
difensive. Se questa si rivelava bene armata, invertivano la rotta e cercavano una preda più
debole; quando, invece, appariva vulnerabile, potevano scegliere se attaccarla di sorpresa o
frontalmente. Il metodo più semplice per cogliere la vittima alla sprovvista era usare bandiere
false, espediente questo spesso adottato dalla marina in tempo di guerra, perché l’unico modo
per identificare la nazionalità di una nave in mare era la bandiera. I pirati avevano bandiere
proprie, rosse o nere, decorate con teschi o altri simboli, ma collezionavano anche una varietà
di altri vessilli. Quando desideravano nascondere la propria identità, issavano la bandiera di
una nazione. Per più di due secoli il vessillo nero, con un teschio bianco e due tibie incrociate,
è stato il simbolo dei pirati nel mondo occidentale. Ma il teschio e le tibie incrociate erano
solo uno dei numerosi simboli originariamente associati ai pirati. Nella grande epoca della
pirateria, all’inizio del XVIII secolo, le bandiere pirata recano una varietà di immagini, tra cui
cuori sanguinanti, palle di cannone infuocate, clessidre, spade, coltellacci e scheletri interi.
Fino alla metà del 1700 le bandiere rosse o «insanguinate» sono menzionate tanto spesso
quanto quelle nere. Il denominatore comune dei vessilli pirata era incutere terrore, come se i
pirati iniziassero l’assalto con una guerra psicologica. Le origini del Jolly Roger non sono del
tutto chiare, viene riportato per la prima volta da un ufficiale della marina che stava
inseguendo il capitano pirata francese Emanuel Wynn nelle Isole di Capo Verde nel 1700;
viene descritto come «un’insegna di zibellino con tibie incrociate, con un teschio e una
clessidra su uno sfondo nero». Ci sono due teorie più comuni riguardo all’origine del nome
Jolly Roger: la prima suggerisce che Jolly Roger sia una corruzione inglese del francese la
jolie rouge, che si riferiva alle bandiere rosse issate dagli equipaggi marittimi per annunciare
la battaglia; la seconda invece sostiene che Jolly Roger sia una variante di Old Roger, che era
un soprannome inglese per il diavolo. Qualunque sia l’origine del nome, era evidente che il
Jolly Roger donasse un senso di unità alle ciurme dei pirati, come una sorta di rifiuto
dell’organizzazione dello stato-nazione per creare una comunità come una sfida al suo
monopolio di violenza, piazzandosi al di fuori della sfera del governo e della giustizia.

LA VITA A BORDO

La vita su un vascello pirata era simile a quella di un mercantile, in parte perché molte navi
pirata erano ex mercantili muniti di qualche cannone in più, in parte perché la maggior parte
dei pirati un tempo erano imbarcati su tali navi. I vascelli pirata disponevano solitamente di
equipaggi più numerosi, l’equipaggio tipico di un mercantile da cento tonnellate era composto
da dodici uomini, mentre una nave pirata di dimensioni simili ne aveva spesso più di ottanta,
per questo la vita a bordo era più semplice rispetto a quella su di un mercantile.
A differenza della Royal Navy, della marina mercantile e di ogni altra istituzione dei secoli
diciassettesimo e diciottesimo, le comunità pirata erano democrazie. Era la ciurma, non il
capitano, a decidere la destinazione di ogni viaggio, quali navi attaccare e quali villaggi
depredare.14 Il codice dell’equipaggio di Bartholomew Roberts fornisce un esempio della vita
e delle regole a bordo di una nave pirata15:

I. Ogni uomo ha diritto di voto nelle questioni in discussione; ha


egual diritto a provviste fresche o liquori forti, presi in qualsiasi
occasione, e può farne uso a piacimento, a meno che la carenza
renda necessario, per il bene di tutti, porre un limite.
II. Ogni uomo verrà chiamato equamente a turno, in base
all’elenco, a bordo delle prede poiché, (oltre alla propria quota) in
tali occasioni è consentito cambiare abiti: ma se froda la compagnia
per il valore di un dollaro in argento, gioielli o monete, sarà punito
14
Dettagli tratti da Tra i pirati dei Caraibi - Exquemelin, scrittore e storico francese che fu un pirata;
edizione pubblicata nel 1678.
15
Codice riportato in A General History of the Robberies and Murders of the Most Notorious Pyrates -
Charles Johnson.
con l’abbandono su un’isola deserta.16 Se la ruberia avviene tra
compagni, al colpevole saranno tagliate le orecchie e il naso, sarà
messo a terra, non in un luogo disabitato, ma in un posto in cui
incontrerà certamente difficoltà.
III. Nessuno deve giocare a carte o a dadi per soldi.
IV. Luci e candele devono essere spente alle otto di sera: se un
membro dell’equipaggio, dopo quell’ora ha ancora inclinazione a
bere, dovrà farlo sul ponte scoperto17;
V. I pezzi d’artiglieria, le pistole e i coltellacci devono esser tenuti
puliti e pronti all’uso.
VI. Nessun bambino e nessuna donna sono ammessi a bordo. Se un
uomo viene colto a sedurre un individuo dell’altro sesso, o lo porta
in mare, travestito da uomo, sarà ucciso;
VII. Il disertare la nave o la postazione in battaglia è punita con la
morte o con l’abbandono in luogo deserto.
VIII. A bordo non sono ammessi duelli, ma le dispute devono
essere terminate a terra, con la spada o la pistola.18
IX. Nessun uomo deve parlare di abbandonare tale stile di vita,
finché tutti non avranno 1000 sterline. Se a tal fine dovesse perdere
un braccio, o diventare storpio in servizio, riceverà 800 dollari
dalla cassa comune, o una somma adeguata per le ferite minori.
X. Il capitano e il quartiermastro devono ricevere due quote di un
bottino: il primo ufficiale, il nostromo e il cannoniere una quota e
mezzo, gli altri ufficiali una e un quarto.
XI. I musicisti devono riposare la domenica, ma negli altri sei
giorni e notti nessuno gode di favore speciale.

I pirati tenevano un consiglio a bordo della nave, nel quale decidevano dove recuperare le
provviste per il viaggio, la razione del capitano non era superiore a quella del più umile dei
marinai. Il capitano riceveva un compenso concordato per la nave, più una parte del carico,
solitamente pari a cinque o sei quote. Il salario del carpentiere che aveva riparato e attrezzato
la nave era solitamente di 100 o 150 pesos spagnoli, mentre il compenso del chirurgo
ammontava a 200 o 250 di tali monete.19 Parte del bottino veniva messa da parte quale
indennizzo per le ferite. 600 pesos spagnoli venivano assegnati per la perdita del braccio

16
Si trattava dell’usanza di lasciare a terra il colpevole su un’isola o un promontorio desolati , con una
pistola, qualche pallottola, una bottiglia d’acqua, e una di polvere da sparo, perché sopravvivesse o
morisse.
17
Roberts credeva che ciò avrebbe messo un freno ai loro vizi, poiché egli era astemio, ma alla lunga
s’accorse che tutti i suoi sforzi per por fine alle baldorie erano vani.
18
Il quartiermastro della nave, quando i pirati non giungono a una riconciliazione, pone i duellanti
schiena contro schiena, a una determinata distanza; alla parola d’ordine essi si girano e sparano
immediatamente (altrimenti l’arma viene loro tolta di mano). Se entrambi mancano il bersaglio, è la
volta dei coltellacci, e si dichiara vincitore chi ferisce per primo l’altro.
19
Una ciurma pirata, oltre al capitano, aveva come membri essenziali un nostromo, un carpentiere, un
cannoniere, un cuoco, un medico, un quartiermastro, un primo ufficiale e un ufficiale in seconda:
Nostromo: sottufficiale incaricato delle mansioni di carattere marinaresco;
Quartiermastro: l’ufficiale incaricato di chiamare gli uomini a fare il quarto e a eseguire determinate
manovre; oggi si chiama capoguardia ed è un sottufficiale;
destro; seguiva la perdita del braccio sinistro o della gamba destra con 500 dollari; la gamba
sinistra era valutata solo 400 dollari, mentre la perdita di un occhio o di un dito veniva
indennizzata con 100 dollari. Concordate tali somme, il resto del bottino veniva equamente
diviso, fatta eccezione per l’ufficiale in seconda che riceveva due quote. I ragazzi ricevevano
solo mezza quota. I bucanieri ritenevano che nessuno dovesse ricevere più del dovuto, e tutti
dovevano giurare solennemente che non avrebbero nascosto o tenuto per sé nulla di quanto
prelevato dalla nave catturata. Chiunque avesse infranto la regola sarebbe stato bandito dal
gruppo. Il capitano deteneva il potere assoluto in battaglia, ma in tutte le altre circostanze
doveva sottostare alla volontà della maggioranza dell’equipaggio.

I PIRATI PIÙ FAMOSI

EDWARD TEACH (THATCH) ALIAS BARBANERA (1680 c.a. - 1718):

Si sa molto poco sulle origini e sul vero nome di Barbanera, infatti esistono varie scritture del
cognome (come Teach, Thatch o Tatch), ma si sa che probabilmente nacque intorno al 1680 in
Giamaica o in Inghilterra, e che probabilmente si imbarcò su una nave corsara durante la
guerra di secessione spagnola. Alla fine del conflitto si trasferì a New Providence e nel 1716
si unì ad una ciurma pirata che depredava i Caraibi. Date le sue capacità, fu messo a comando
di uno degli sloop; ma dopo vari assalti proficui, alla fine del 1717 il capitano fu deposto
perché non voleva assaltare le navi con bandiera inglese, e Teach prese il suo posto e continuò
gli arrembaggi20, senza preoccuparsi della provenienza dei vascelli. A novembre del 1717,
catturò la nave francese Concorde che trasportava schiavi dall’Africa. Requisì la nave, diede
lo sloop più piccolo all’equipaggio francese, e arruolò una parte degli schiavi; poi rinominò la
nave Queen Anne’s Revenge che possedeva circa trecento uomini. Con quella nave, Barbanera
depredò numerose navi e ampliò il suo equipaggio costringendo vari marinai a unirsi a lui.
Era un esperto di guerra psicologica e costruì il suo personaggio allo scopo di incutere timore
alle sue prede e spingerle ad arrendersi senza combattere: ad esempio il suo Jolly Roger
raffigurava uno scheletro e un cuore sanguinante, e il suo aspetto fisico lo teneva avvolto nel
mistero.
«Il capitano Teach portava il soprannome di Barba-nera per quei
numerosi peli che, come una meteora orrenda, gli ricoprivano
l’intera faccia, e spaventava l’America più di qualsiasi cometa che

20
Arrembaggio: nella guerra navale, abbordaggio di una nave avversaria, con irruzione e
combattimento corpo a corpo sulla sua tolda.
fosse mai apparsa in quel luogo. La sua barba era nera, e lui la
lasciava crescere fino a lunghezze stravaganti; quanto alla
larghezza, gli arrivava fino agli occhi; egli soleva legarla con nastri,
in piccole code, alla maniera delle nostre parrucche Ramilies21, che
portava dietro le orecchie: durante l’azione portava una cinghia
sulle spalle con tre coppie di pistole, che penzolavano nelle fondine
come bandoliere; s’infilava micce accese sotto il cappello, che
sbucandogli dai lati della faccia, insieme allo sguardo
istintivamente feroce e selvaggio, gli conferivano un aspetto più
terribile di quanto non si attribuisca a una furia infernale.»22

A maggio del 1718, al porto di Charleston nella Carolina del Sud, bloccò il traffico marittimo
per cinque giorni e catturò diverse navi che stavano trasportando vari esponenti politici e
personaggi di spicco, che fece rinchiudere sottocoperta, e a cui chiese come ricatto dei
medicinali per la sua ciurma in cambio di lasciare loro liberi. Il tempo per procurare quanto
richiesto era di due giorni, ma dopo il terzo giorno non erano ancora arrivate la nave con le
provviste; però Barbanera venne informato del contrattempo che impedì alla nave di arrivare:
l’imbarcazione si era arenata, così Teach decise di concedere altri due giorni. Ancora una
volta non si vide nessuno così il pirata preparò la flotta per entrare nel porto, ma lì incontrò la
nave con i medicinali e, come da accordi, liberò i prigionieri. Durante il blocco del porto, gli
era giunta notizia che l’Inghilterra aveva inviato delle navi per contrastare i pirati nelle Indie
Occidentali, con l’opportunità di offrire il perdono a coloro che si sarebbero arresi alle
autorità entro il 5 settembre 1718, quindi sciolse il blocco e si diresse verso la Carolina del
Nord, ma la Queen Anne’s Revenge si incagliò e la nave fu quindi abbandonata. Teach ragionò
se chiedere perdono al governatore della Carolina del Nord, che riteneva essere un uomo
ragionevole, per cui mandò prima il suo secondo, Bonnet, il quale ricevette il perdono; ma
quando questi tornò per riferire la notizia al capitano, non lo trovò e quindi recuperò la sua
nave, che era stata spogliata di tutto da Barbanera, e decise di inseguirlo a Bath dove questi si
era recato. Teach ottenne il perdono reale, si stabilì a Bath, e posizionò la sua flotta nell’isola
vicina di Ocracoke, da dove si poteva controllare il traffico marino della Carolina del Nord e
del Sud. Nel mentre Bonnet fu trovato dalle autorità, processato e impiccato. Il governatore
della Carolina del Nord concesse a Barbanera di salpare per le Antille per diventare un
corsaro, ma questi tornò alla pirateria, con cautela per non destare sospetti. Però, il
governatore della Virginia aveva localizzato un ex-membro della Queen Anne’s Revenge, il
quale, condannato all’impiccagione, cedette informazioni su come rintracciare Barbanera per
ottenere la grazia. Nel novembre del 1718 iniziò così la caccia all’uomo: il capitano della
Royal Navy, Robert Maynard, mandò delle scialuppe in ricognizione per scoprire la posizione
di Teach sull’isola di Ocracoke, che lo individuarono nella parte centrale dell’isola. Dopo aver
bloccato gli ingressi per mare, per evitare un’eventuale fuga, Maynard si addentrò nell’isola
attraverso un canale e fece mettere i suoi uomini sottocoperta. La nave aprì il fuoco su quella
di Barbanera, il quale sembrava aver la meglio nella prima fase dello scontro, ma Maynard
sorprese i pirati nel momento dell’arrembaggio, perché fece uscire i suoi uomini dalla stiva.

21
Parrucca così chiamata dopo una vittoria inglese nella guerra di secessione spagnola nel 1706;
consisteva in un un corto codino, o coda, legato vicino al cuoio capelluto e nella parte inferiore della
treccia.
22
Descrizione tratta da A General History of the Robberies and Murders of the Most Notorious
Pyrates di Charles Johnson.
Nella fase finale dello scontro, i rispettivi equipaggi combatterono sul ponte, dove Barbanera
venne ferito e ucciso dagli uomini della Marina; dopo la morte del capitano, i pirati
sopravvissuti vennero fatti prigionieri. La testa di Teach venne mozzata ed esposta sulla nave
di Maynard. Secondo Maynard, Barbanera cadde «con cinque pallottole in corpo e venti
spaventosi tagli in numerose parti del corpo». Non sorprende scoprire che, secondo la
leggenda locale, il corpo decapitato di Barbanera, gettato in mare, nuotò numerose volte
intorno allo sloop.

SIR HENRY MORGAN (1635 c.a. - 1688):

Proveniva da una famiglia rispettabile del Galles, si sa poco dei genitori, ma i suoi zii erano
soldati, così anch’egli divenne soldato. Si unì a una spedizione per conquistare Hispaniola23,
ma nonostante il numeroso esercito, la resistenza spagnola, le malattie tropicali e un comando
incompetente, fu costretto a ritirarsi. Così decisero di attaccare la Giamaica ed ebbero
successo: l’isola divenne un insediamento britannico e un’importante base operativa per la
Royal Navy e per i corsari. Condusse numerose spedizioni contro le colonie spagnole
dell’America Centrale e tornò in Giamaica con la fama di grande comandante militare. A
trentun anni divenne ammiraglio di un’associazione di corsari e di pirati che costituì il gruppo
di bucanieri. Nel 1668 salpò verso la Baia del Tora, a ovest di Portobello, con forti controllati
da pochi uomini. I bucanieri conquistarono la città in una notte, l’unica cosa che mancava
erano i forti. Morgan si mise a contrattare chiedendo un riscatto di 350.00 pesos e, dopo tre
settimane, arrivò una nave spagnola con i pesos; il bottino totale era circa 250.000 pesos. Fu
una delle operazioni di maggiore successo del XVII secolo. I bucanieri spesero
immediatamente e il denaro, così nel 1669 Morgan partì per Isla Vaca, nell’arcipelago delle
Antille, decidendo che la prima città da saccheggiare sarebbe stata Cartagena; purtroppo,
durante i festeggiamenti per la missione, i barili della nave contenenti polvere da sparo si
incendiarono, solo Morgan e altre nove persone si salvarono. Con la perdita di quasi duecento
uomini e della nave principale, la Oxford, Morgan decise di andare a Maracaibo, in Venezuela,
in quanto non era ben difesa. La notizia del loro arrivo giunse all’ammiraglio della flotta delle
Indie occidentali spagnole, il quale tese una trappola a Morgan e ai suoi uomini. Morgan capì
ciò che stava succedendo e utilizzò una serie di strategie: camuffò un mercantile cubano,
precedentemente catturato, da potente nave da guerra, riempì la nave di barili di polvere da
23
Isola delle Antille divisa tra Haiti a Ovest e la Repubblica Dominicana a Est.
sparo; con quella nave si diresse verso la più imponente imbarcazione spagnola e i bucanieri
accesero le micce facendola esplodere. Quando le negoziazioni fallirono per cercare di uscire
dal porto, decise di far credere agli spagnoli di star organizzando un attacco da terra e nel
cuore della notte si allontanò con le navi dal porto e tornò a Port Royal. Facendo rapporto
dell’impresa al governatore della Giamaica, Morgan apprese che le ostilità con la Spagna
dovevano terminare, la Giamaica non doveva arrecare danni alle navi o agli insediamenti
spagnoli; ma al contempo la regina di Spagna aveva autorizzato il governatore di Cartagena a
far guerra agli inglesi nelle Indie, e quindi il consiglio della Giamaica nel 1670 decise di
autorizzare Morgan a radunare una flotta e attaccare. Assieme a lui si unirono più di duemila
uomini e salparono nuovamente per Isla Vaca, un ulteriore consiglio decise che il bersaglio
finale sarebbe stato la città di Panama; così un’enorme flotta di bucanieri salpò per la fortezza
San Lorenzo alla foce del fiume Chagres. Dopo tre assalti, riuscirono ad espugnare la fortezza;
risalendo poi il fiume su imbarcazioni più piccole, i bucanieri arrivarono alla città di Panama,
le cui strade erano state riempite da truppe da presidente della Audiencia24. Morgan optò per
un attacco laterale per evitare ingenti perdite e per sfruttare la disorganizzata folla costituita
perlopiù da reclute; l’esercito si sparpagliò e i bucanieri partirono all’attacco o
all’inseguimento. Con quasi cinquecento vittime, solo quindici erano bucanieri. Ma Morgan e
i bucanieri trovarono la città quasi vuota e nel mentre il capitano di artiglieria aveva fatto
saltare in aria il deposito della città, bruciando molti edifici. Nel cercare il denaro da
un’abitazione all’altra, gli uomini di Morgan incendiarono gli edifici restanti e così distrussero
la città di Panama. Alla fine riuscirono a racimolare un bottino di quasi 35.000 euro, e per
questo si creò del malcontento tra gli uomini.
Dopo l’impresa di Panama, Morgan tornò in Giamaica e i bucanieri si dispersero, però le
autorità di Londra non avevano ben accolto le decisioni del governatore e del consiglio
dell’isola, per cui cambiarono il governatore per compiacere gli spagnoli. Nel 1672 Morgan fu
arrestato, già ammalato di febbre, ma non venne mai arrestato. Nel 1674 si scelse un nuovo
governatore della Giamaica assistito da Morgan in qualità di vicegovernatore, e fu nominato
cavaliere da re Carlo II, ma venne esonerato dalla carica nel 1683 per i suoi metodi troppo
brutali. Nel 1688, ormai gravemente ammalato e con la idropisia25, rifiutò le medicine e morì
poco dopo.

WILLIAM KIDD (1654 - 1701):

24
Il consiglio cittadino.
25
Termine, oggi sostituito da anasarca, usato per indicare la raccolta di liquido trasudatizio, di
composizione analoga al siero di sangue, nelle cavità sierose (peritoneo, pleure, pericardio) e nel
tessuto sottocutaneo.
William Kidd nacque in Scozia, era figlio di un ministro presbiteriano. Dal 1689 era un
corsaro dell’Inghilterra contro i francesi nelle Indie Occidentali e nel Nord America. Kidd
divenne un corsaro di successo al comando della nave Blessed William, difendendo le rotte
commerciali americane e inglesi con le Indie occidentali. Divenne poi un capitano di mare, la
sua prima nave fu l'Antigua. Emigrò a New York dove sposò una ricca vedova. Nel 1695,
assieme al governatore di Massachusetts Bay, Lord Bellomont, cercò di fare fortuna mediante
le spedizioni corsare; grazie alla guerra tra Inghilterra e Francia in quel periodo, ottenne
facilmente l’autorizzazione, e fu incaricato dal governo inglese di occuparsi di una spedizione
contro i pirati nell'Oceano Indiano. Nel 1696, Kidd partì da Plymouth e si fermò a New York
per imbarcare gli uomini precedentemente reclutati, e con un equipaggio di 152 uomini lasciò
New York a bordo della Adventure Galley, diretta verso l'Oceano Indiano. Purtroppo nel giro
di un mese, perse più di trenta uomini a causa di malattie tropicali; oltretutto Kidd non era
molto abile nel trovare i pirati. Nel 1697 attaccò senza successo delle navi che trasportavano
caffè Mocha dallo Yemen. Con la nave che imbarcava acqua, le provviste scarseggianti e un
equipaggio sempre più ribelle, Kidd sparò una cannonata a un piccolo mercantile, che aveva
una bandiera inglese. Mentre Kidd interrogava il comandante, il suo equipaggio torturò i suoi
uomini per sapere dove avessero nascosto i propri valori. La notizia del suo attacco iniziò a
circolare tra i porti indiani, così due navi da guerra portoghesi si avvicinarono alla Adventure
Galley, ma Kidd riuscì a colpire la più piccola delle due e a fuggire. Ad ottobre, scoppiò una
lite fra Kidd e il suo cannoniere, William Moore. Gli uomini si erano lamentati della
mancanza di prede e Kidd assalì Moore, che era sul ponte ad affilare uno scalpello. Kidd
prese un secchio dal cerchio di ferro e colpì il cannoniere in testa. Moore si accasciò sul ponte
e, nonostante gli sforzi del chirurgo di bordo, morì il giorno dopo. A gennaio del 1698 Kidd e
il suo equipaggio attaccarono e presero la nave armena Quedagh Merchant: il carico era di
seta, mussola, calicò, zucchero, oppio e ferro, e vendette la maggior parte dei prodotti per
circa 7.000 sterline. Decise di fare rotta verso il Madagascar, qui affondò la Adventure Galley
e utilizzò come imbarcazione la nave armena saccheggiata che rinominò Adventure Prize.
Sfortunatamente per Kidd, erano passati ormai due anni da quando aveva iniziato il suo
viaggio, e scoprì che il governo britannico lo aveva dichiarato un pirata. Kidd nell'aprile del
1699 finalmente arrivò ad Anguilla, nelle Indie Occidentali, ma dopo il fallito tentativo di
chiedere protezione al governatore dell’isola, salpò per Hispaniola e lì vendette l’Adventure
Prize assieme a ciò che rimaneva del carico. Salpò sulla Saint Antonio per New York a
cercare di persuadere il nuovo governatore Bellomont della sua innocenza, ma quest’ultimo lo
interrogò. Kidd fece un elenco dettagliato delle merci e del denaro acquisito dalle sue catture:
balle di seta, di mussolina e di calicò, tonnellate di zucchero e di ferro, cinquanta cannoni,
otto libbre d’argento e una borsa d’oro da quaranta libbre. Così Bellomont decise di mandarlo
in Inghilterra per essere processato, per essere scagionato da ogni coinvolgimento passato con
il pirata; lì, nel 1701, Kidd venne dichiarato colpevole dell’omicidio del suo artigliere e di
cinque accuse di pirateria. Divenne capro espiatorio di tutti gli atti di pirateria commessi da
una generazione di furfanti nell’Oceano Indiano; l’interesse per il processo aumentò quando si
sparse la voce che i saccheggi di Kidd avevano fruttato più di 400.000 sterline. Nonostante
fosse malato, Kidd scrisse una lettera a uno dei finanziatori della spedizione, in cui descrisse
in modo assolutamente parziale e fazioso le sue azioni nell’Oceano Indiano: sostenne di avere
preso solo due navi, entrambi battenti bandiera francese, e affermò che il suo equipaggio lo
aveva costretto a commettere atti di pirateria. Venne incarcerato per undici mesi nella prigione
di Newgate, prigione che ospitava i criminali londinesi in attesa di essere processati e
condannati a morte per impiccagione; ladruncoli e prostitute stavano gomito a gomito con
assassini e rapinatori. Dopo due anni di prigionia, il suo processo era fissato per il maggio del
1701 e gli vennero concesse due settimane per prepare la sua difesa, ma quando chiese che gli
fossero portare le sue lettere di corsa, queste erano misteriosamente scomparse: alcune prove
vennero soppresse dopo il processo, per cui si sospettò della mancanza di prove per giudicarlo
colpevole. Nel maggio del 1701 Kidd venne impiccato. Ciò che permette a William Kidd di
essere ricordato ancora oggi come uno tra i “pirati leggendari”, è la presenza del suo tesoro
che avrebbe seppellito da qualche parte nelle Indie Occidentali, infatti Kidd sarebbe stato
l’unico pirata ad aver sotterrato un tesoro e questa vicenda ispirò poi la fantasia di scrittori e
registi. L’unica cosa che si sa del tesoro, è che sarebbe stato di enorme valore: gran parte del
carico presente sull’Adventure Prize, Kidd lo convertì in oro; la notizia di questo suo gran
bottino giunse a Lord Bellomont, governatore di New York, di Massachusetts Bay e di New
Hampshire. Questi iniziò a cercare le persone in contatto con Kidd che avrebbero potuto
sapere del luogo del bottino e, tra minacce e ricatti, ottenne 2.353 once d’argento, 1.111 once
d’oro, 52 borse con dobloni d’argento e 41 balle di merci e svariati gioielli; per un valore
complessivo di 14.000 sterline, una somma discreta, ma non di certo paragonabile alle 40.000
sterline con cui Kidd aveva allettato Bellomont e solo una minuscola parte delle 400.000
sterline che correva voce il pirata avesse saccheggiato nell’Oceano Indiano. Bellomont cercò
di sapere da Kidd dove si trovasse il suo tesoro, ma questi rispose che solamente lui avrebbe
potuto trovarlo; ma l’Adventure Prize venne perquisita e poi bruciata. Bellomont spedì una
nave nelle Indie Occidentali per cercare il tesoro. Si crede che Kidd abbia seppellito parte del
suo tesoro a Gardiners Island a New York e che quella piccola somma venne ritrovata da
Bellomont. La leggenda dice che William Kidd nascose il suo tesoro a Oak Island in Nuova
Scozia in Canada26, che per vari secoli fu il luogo di ricerca del tesoro. Si crede che i membri
restanti dell’equipaggio di Kidd abbiano recuperato il tesoro per salvaguardarlo. Ma Oak
Island non è solamente il luogo della leggenda del tesoro di Kidd, si crede infatti che
sull’isola siano presenti i gioielli di Maria Antonietta, il Sacro Graal e l’Arca dell’Alleanza,
anche se negli scavi effettuati non è stato trovato nulla che potesse confermarne la presenza.

BARTHOLOMEW ROBERTS (1682 - 1722):

26
L’isola al giorno d’oggi è famosa per la profonda fossa causata dalla caccia al tesoro che risultò
infruttuosa
Nacque a Haverfordwest nella regione sudoccidentale del Galles, inizialmente si imbarcò su
un mercantile ed in seguito divenne comandante in seconda della Princess of London. Nel
1719 la Princess salpò per la costa occiedntale africana per prendere un carico di schiavi, per
poi dirigersi nelle Indie Occidentali; arrivando sulle coste della Guinea, ad Annobόn, la nave
venne catturata da pirati e il capitano venne ucciso. Roberts venne eletto capitano e riuscì a
trasmettere all’equipaggio le sue conoscenze da navigatore; era un uomo portato per il
comando e anche feroce. I suoi assalti erano rapidi e spietati, utilizzava senza scrupoli la
tortura e l’omicidio per raggiungere i suoi scopi. L’apice della sua carriera fu nel 1721,
quando comandava quattro vascelli, la sua ammiraglia27 era la Royal Fortune, e aveva 508
uomini sotto al suo comando. Durante la sua carriera si ritiene abbia catturato quattrocento
imbarcazioni, cifra questa che pare confermata dai rapporti dei governatori coloniali, dagli
articoli di giornale e dalle deposizioni delle sue vittime. Conosciuto anche come Black Bart,
fu un capitano pirata degno di nota, era considerato un uomo serio e disciplinato, dotato di un
carisma naturale e capace di prendere decisioni ardite. Il suo attacco più clamoroso avvenne
sulla costa brasiliana. Roberts stava navigando lungo la costa sudamericana, quando la sua
nave s’imbatté in una flotta di quarantadue mercantili al largo della baia di Los Todos Santos.
Il pirata si accostò a una delle imbarcazioni e minacciò di uccidere tutto l’equipaggio se
qualcuno avesse inviato segnali di richiesta d’aiuto. Il capitano, a cui era stato ordinato di
salire a bordo del vascello pirata, fu interrogato da Roberts, il quale apprese quale fosse il
vascello più ricco. Puntò a quello e prese il capitano come ostaggio e lo costrinse ad invitare il
capitano della nave a bordo; ma questi si insospettì e iniziò a prepararsi all’azione. Così
Roberts sparò immediatamente una bordata28, agganciò il vascello con i rampini e ordinò
l’assalto. Dopo la lotta la nave si arrese; nel mentre le altre imbarcazioni stavano sparando
colpi d’avvertimento per attirare l’attenzione di navi da guerra nelle vicinanze, ma quando
queste arrivarono Roberts aveva già terminato il saccheggio. Ottenne 90.000 moidores
d’oro29, una croce di diamanti per il re del Portogallo, vari gioielli di valore e un carico con
zucchero, pelli e tabacco. Nel 1721 Roberts si era diretto verso la costa africana al comando
della Royal Fortune. Proseguì finché non raggiunse il fiume Senegal, in un tratto della costa
africana controllato dai francesi. Là venne sfidato da due navi francesi che pattugliavano la
zona per impedire il commercio da parte di intrusi. Quando il pirata issò la bandiera nera e
puntò le armi, le navi si arresero senza combattere. La Royal Fortune gettò l’ancora nel fiume
Sierra Leone nel mese di giugno del 1721, e dalla stazione commerciale situata sulla sponda
del fiume, Bartholomew Roberts ebbe notizia che le navi della marina, Swallow e Weymouth,
erano passate di lì un mese prima, ma che non sarebbero tornate fino alla fine dell’anno. I
pirati credettero erroneamente di avere via libera, perciò, dopo avere carenato e riparato le
navi, fecero rotta a sud est lungo la costa, depredando tutte le navi in cui s’imbattevano.
Cambiarono la Royal Fortune con un’ottima fregata, la Onslow, Roberts l’adattò ai suoi scopi
e la ribattezzò Royal Fortune. Nel mentre, la Swallow fece rotta verso sud e, dopo tre
settimane di ricerca, localizzò i pirati, i tre vascelli di Roberts erano ancorati al riparo di Capo
Lopez. Soffiava un forte vento da sudest e, prima di riuscire ad avvicinarvisi, la nave da

27
La nave dov’è imbarcato, con l’ammiraglio, lo stato maggiore di una forza navale, anche quando
non ne sia l’unità più potente; anche la nave che batte l’insegna di un ammiraglio comandante di un
dipartimento marittimo. Per estens., nella marina mercantile, l’unità più potente di una compagnia di
navigazione.
28
Nel tiro delle artiglierie di una nave, il fuoco simultaneo di tutti i pezzi dello stesso fianco.
29
Moneta portoghese d’oro, equivale a 27 shillings nel diciottesimo secolo, ovvero un ventesimo di
pound; la somma rubata da Roberts era di circa 141.000 euro.
combattimento britannica fu costretta a poggiare verso nordovest per evitare un banco di
sabbia. I pirati, vedendo la nave virare, supposero che si fosse allarmata per la loro presenza.
Roberts ordinò alla nave conserva con trentadue cannoni, la Ranger, di salpare
all’inseguimento. Consapevole del fatto che i pirati non avessero riconosciuto la Swallow
quale nave da guerra britannica, il capitano Ogle rallentò deliberatamente l’andatura, per
consentire al vascello di raggiungerlo. I pirati erano a portata di moschetto e il capitano Ogle
ordinò al timoniere di accostare a dritta. La nave da guerra tagliò la strada alla Ranger, aprì i
portelli e puntò i cannoni inferiori; un’ora e mezzo dopo i primi colpi, i pirati si arresero.
Finite le riparazioni dei danni causati dai pirati, la Swallow e l’equipaggio si prepararono per
lo scontro finale. Mentre si avvicinavano scorsero la Royal Fortune e la Little Ranger, il
capitano Ogle issò una bandiera francese, il che disorientò i pirati. La Swallow si avvicinò e
sparò una bordata, che venne poi restituita dai pirati, Roberts si distanziò dalla marina, ma
venne raggiunto. Dopo uno scambio di colpi di cannone che portò la marina in vantaggio, i
pirati si arresero chiedendo di avere salva la vita; Roberts venne ucciso da una delle bordate
della Swallow, e il suo corpo venne gettato in mare. La nave britannica tornò a Capo Lopez
per scoprire che la Little Ranger era deserta e gran parte del suo carico era stato saccheggiato.
La marina recuperò le tre navi dei pirati ed entrò a Cape Coast Castle30, dove venne ben
accolta. Il giorno seguente i prigionieri vennero inviati a terra e rinchiusi nel castello. Il
processo che seguì divenne una pietra miliare nella guerra alla pirateria: cinquantadue uomini
furono impiccati e diciassette inviati nel carcere di Marshalsea.
Nonostante fosse più abile di entrambi, Roberts non conseguì mai la notorietà di Barbanera o
del Capitano Kidd.

SIR FRANCIS DRAKE (1539/1545 - 1596):

Proveniente da una famiglia di agricoltori e marinai, nonostante apparisse rozzo tra i


cortigiani, riuscì ad entrare nella corte della regina Elisabetta, la quale, nel 1570, gli concesse
lettere di corsa e finanziò le sue spedizioni contro le colonie spagnole. Tutti gli atti pirateschi
li compiva in nome della regina Elisabetta, infatti, era un grande patriota e per lui il suo
grande nemico era la Spagna. Accompagnò il cugino John Hawkins nei suoi viaggi in Africa e
nelle Indie occidentali dove, nonostante i falliti attacchi a Nombre de Dios e a Panama, Drake

30
Cape Coast Castle è uno dei "castelli degli schiavi" o grandi fortezze commerciali, costruite sulla
Costa d'Oro dell'Africa occidentale (oggi Ghana) dai commercianti europei.
non si arrese e decise di saccheggiare la città di Venta Cruces, l’impresa fu un successo e
divenne famoso. Nel 1577 salpò con la sua Golden Hind per fare il giro del mondo, dove,
dopo aver superato lo stretto di Magellano, compì una serie di razzie su insediamenti e unità
navali spagnole. Qui attaccò la tesoriera spagnola Cacafuego usando una tecnica molto
frequente tra i pirati: far passare la nave per un mercantile; la trappola ebbe successo e dopo
un breve scontro riuscì a catturare il capitano della Cacafuego e a impossessarsi della nave e
di tutti i suoi tesori. Si stimò che c’erano 13 casse di reali d’argento, 80 libbre d’oro, 26
tonnellate d’argento non coniato dal valore di 362.000 pesos, con un tesoro non registrato
stimato di almeno 400.000 pesos; il totale era 762.000 pesos.31 Il Golden Hind fu il secondo
vascello della storia a circumnavigare intorno al globo, dopo Magellano, il quale morì durante
la sua impresa, così Drake fu il primo comandante a navigare intorno al globo. Nel 1588 fu a
capo di una delle squadre che disperse la Invencible Armada. Morì di malattia.

ANNE BONNY (1702 - 1782) E MARY READ (1685 - 1721):

Anne Bonney nacque a Cork in Irlanda, era la figlia illegittima dell’avvocato William Cognac
e della sua governante; a causa dello scandalo questi si trasferì assieme alla figlia a Charleston
nella Carolina del Sud. Anne si fidanzò con un marinaio chiamato James Bonny, il quale
mirava alle ricchezze della famiglia Cognac, e per vendetta lei lo sposò e bruciò le piantagioni
della famiglia. Divenne poi l’amante del capitano John Rackam, conosciuto come Calico Jack.
Lui la incontrò a New Providence, la corteggiò e lei lo seguì, rimase incinta e restò a Cuba
finché non riprese le forze per salpare nuovamente sotto abiti maschili; a bordo incontrò Mary
Read, che si fingeva anch’ella un uomo.
Mary Read nacque in Inghilterra, il padre andò per mare e non fece più ritorno; era la
secondogenita, ma il fratello maggiore morì così la madre decise di travestirla da maschio per
farla passare per il primogenito. Mary e la madre andarono a Londra, dove lei crebbe come un
ragazzo, ma lei si stancò della sua “vita noiosa” e si imbarcò su una nave da guerra per le
Fiandre. Lì si arruolò nell’esercito e si innamorò di un soldato fiammingo, i due si sposarono
terminata la campagna, e aprirono una taverna; ma il marito morì e gli affari non andavano
bene, per cui Mary dovette cercare fortuna altrove. Si travestì nuovamente da uomo e si
imbarcò su una nave per le Indie Occidentali e, dopo qualche avventura con i pirati, si trovò a
bordo della nave di Jack Rackam.
La ciurma tornò a New Providence dove rubò la nave William, cos’ divennero ricercati; nel
1718 Calico Jack e dieci membri dell’equipaggio vennero processati per pirateria. Anche le

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Valore che equivale a circa 13.962.466 euro.
due donne vennero processate e accusate di pirateria, di essersi arruolate volontariamente nella
ciurma di Calico Jack e di aver attivamente preso parte agli assalti ai mercantili. Una volta
udita la sentenza, le due dissero di essere incinte e, dopo una visita per controllare che stessero
dicendo il vero, l’esecuzione venne rinviata, ma Mary si ammalò di febbre e morì poco dopo.
Nonostante Anne Bonny e Mary Read non avessero raggiunto la fama di Morgan, Kidd o
Barbanera, sono due figure molto interessanti perché sono le uniche donne pirata di cui si
conoscono le imprese e spesso vengono citate in saggi femministi. Le due non furono le
uniche donne a viaggiare per mare, ma la navigazione era sempre stata considerata un’attività
machile, in quanto si pensava fosse impossibile per le donne sostenere gli sforzi fisici delle
varie attività a bordo, e oltretutto c’era la credenza che le donne a bordo portassero sfortuna e
potessero causare gelosia tra gli uomini dell’equipaggio.

LA FINE DELLA PIRATERIA

L’attività piratesca raggiunse il suo apice verso il 1720: da Boston a Barbados i rapporti della
Marina erano gli stessi, riportavano la preoccupazione per l’incremento dei pirati. È stato
stimato che il numero di pirati attivi in quel periodo nei Caraibi e nelle acque del Nord
America andava da mille a duemila unità. A un primo sguardo possono sembrare troppo
poche per poter causare allarme e minacciare il commercio delle colonie, ma bisogna
ricordare che le isole e le coste che costituivano i loro terreni di caccia erano scarsamente
popolate, oltre che molto vulnerabili ad attacchi di navi pesantemente armate. Le autorità
londinesi erano perfettamente consapevoli del problema della pirateria e avevano adottato
determinare misure per arrestarla e por fine ad alcuni dei peggiori abusi, ma le guerre in
Europa erano prioritarie rispetto alle razzie nelle colonie. Tuttavia, tra il 1700 e il 1720 furono
presi alcuni provvedimenti che si rivelarono molto efficaci. Uno degli aspetti più sorprendenti
della grande epoca della pirateria fu la rapidità con cui la minaccia pirata svanì. La questione
venne affrontata in più modi: introducendo una legislazione apposita, concedendo perdoni
nella speranza che molti abbandonassero la vita criminale; aumentando le pattuglie navali
nelle aree più colpite, istituendo ricompense per la loro cattura, autorizzando le navi corsare
ad attaccare e catturare quelle pirata, processando e condannando a morte i pirati arrestati.
Alcune di tali misure si rivelarono più efficaci di altre, ma l’effetto combinato eliminò la
pirateria quale grave piaga dei commerci nell’Atlantico e nei Caraibi. Fino al 1700 la
procedura legale riservata ai pirati catturati era stabilita da una legge parlamentare del 1536.
Il problema dei governatori coloniali era che i pirati arrestati dovevano essere condotti a
Londra per essere processati dal tribunale penale di Londra. L’impiccagione occasionale di un
gruppo di pirati sul Molo delle esecuzioni lungo il Tamigi era fonte d’intrattenimento per gli
abitanti, ma aveva un effetto irrilevante sulle navi pirata ancorate lungo la costa africana o
nelle Bahamas. Una svolta importante in tal senso si verificò con la legge per una
soppressione più efficace della pirateria, promulgata nel 1700, che consentì il ricorso alla pena
di morte e stabilì che chiunque fosse giudicato colpevole dovesse essere giustiziato vicino al
mare. I marinai che resistevano a un attacco pirata dovevano essere ricompensati con una
percentuale del carico che avevano contribuito a salvare. L’efficacia del provvedimento veniva
valutata in base all’effettivo abbandono della pirateria da parte dei criminali e alla
diminuzione delle aggressioni.
Nel 1717 fu emanato un proclama reale in cui si offrivano cento sterline per l’arresto di un
capo pirata, quaranta per un ufficiale pirata, trenta per un «ufficiale inferiore», e venti per un
pirata comune. Infine la Gran Bretagna dispose un numero maggiori di navi da guerra, e ciò
causò la battaglia fra la Royal Navy e i pirati che rappresenta uno degli episodi più
entusiasmanti della storia della pirateria. La Marina era in grado di inviare una flottiglia di
navi in ogni parte del mondo, cosa che spesso faceva. Ma doveva affrontare anche il problema
che le forze dell’ordine hanno da sempre quando devono contrastare ribelli ben armati,
guerriglieri o terroristi: sapere dove e quando sferreranno l’attacco successivo. Una soluzione
in tal senso fu, aumentare il numero delle navi da guerra e impartire ai comandanti l’ordine
prioritario di dare la caccia ai pirati. I pirati sarebbero stati sopraffatti da flottiglie tanto
potenti, e una delle ragioni per cui continuarono per anni a perpetrare omicidi e saccheggi fu
proprio il fatto che l’ammiragliato non mobilitò mai simili forze contro di loro: la sua politica
consisteva nell’inviare un guardaporto in alcune località strategiche e nel fornire navi da
guerra per proteggere convogli di mercantili che attraversavano l’Atlantico. Ma ormai erano
state gettate le basi per una serie di drammatici scontri con i fuorilegge del mare. Il primo di
questi fu l’azione di Ocracoke Inlet, che pose fine alle attività di Barbanera e dei suoi uomini e
rappresentò una grande vittoria per le autorità nella guerra di propaganda, anche se non ebbe
un effetto significativo sull’attività degli altri pirati; solo con la cattura dell’equipaggio di
Bartholomew Roberts (nel 1722) sulla costa occidentale africana, fu inferto un grande colpo
alla pirateria. Le battaglie che segnarono la sconfitta di Barbanera e di Roberts furono le
azioni più eclatanti intraprese dalla marina contro i pirati.
Per più di quattro secoli i pirati furono impiccati sul Molo delle esecuzioni, sulla sponda
settentrionale del Tamigi, come segni ammonitori o per scoraggiare gli equipaggi dei pirati.
Solitamente, dopo l’esecuzione pubblica, i cadaveri dei pirati più noti venivano esposti in
appositi luoghi lungo il fiume, dove potevano essere visti dagli equipaggi di tutte le navi in
entrata e in uscita dal porto, ad esempio il corpo di Capitan Kidd fu appeso lungo il tratto
inferiore del Tamigi. Anche nell’Altantico i marinai venivano impiccati e poi i cadaveri
venivano esposti, ma i corpi scelti per essere esposti a lungo termine dentro o fuori dal porto
erano pochi rispetto al numero totale di pirati giustiziati. Quasi cent’anni prima, nel 1617, gli
uomini erano incoraggiati a diventare pirati, poiché era usanza «che solo il capitano, il primo
ufficiale e qualcuno dei membri principali della compagnia viene messo a morte». La
situazione cambiò radicalmente all’inizio del diciottesimo secolo, quando su 27 processi
tenutisi tra il 1700 e il 1728, solo in 5 casi l’esecuzione riguardò unicamente le figure
principali dell’equipaggio. La caccia ai pirati intrapresa dalla Royal Navy e le conseguenti
impiccagioni di massa dei prigionieri, eliminò in maniera efficace gran parte dei capi e decimò
le fila dei loro seguaci. Ma non fu solo il numero di pirati giustiziati a contribuire al loro
declino. La risonanza dei processi e la natura pubblica delle esecuzioni fecero sì che i marinai
e le loro famiglie fossero pienamente consapevoli della punizione inflitta per gli atti di
pirateria. Le dichiarazioni di giudici, dei pubblici ministeri e dei membri del clero
sottolinearono la malvagità delle azioni dei pirati e il fatto che dovessero essere considerati
nemici dell’umanità. I processi, le impiccagioni e la pesante condanna della pirateria da parte
della Chiesa e dello Stato funsero da formidabile deterrente per chiunque fosse tentato di
unirsi ai pirati. Come già citato all’inizio del testo, la corona inglese si affidava anche ai
corsari per debellare la minaccia dei pirati, era soprattutto una manovra economica in quanto
ai corsari era concessa una parte del bottino delle navi che catturarono. Si può quindi dire che
la pirateria fu sradicata grazie a diversi fattori; anche se continua ad essere presente tutt’oggi
in zone come le coste del Sud America e dell’Africa.
I PIRATI NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO

Purtroppo i pirati non lasciarono resoconti scritti, per cui non si hanno molte testimonianze
dirette sul loro aspetto e sugli usi e costumi, per questo è inevitabile una romanticizzazione
dell’immagine del pirata creatasi nei secoli grazie alla letteratura e alla filmografia. L'Isola del
Tesoro ha avuto una grande importanza nel creare l'immaginario dei pirati, fu infatti Stevenson
a scrivere per primo la classica croce sulla mappa che indica la posizione del tesoro: fu un
espediente letterario che venne disegnato sulla mappa dell’isola nella copertina del libro.
Anche i celebri forzieri pieni d’oro sono un'invenzione letteraria, come scritto in precedenza, i
bottini dei pirati consistevano in vestiti e gioielli trovati nei vascelli derubati e, sebbene il
capitano Kidd avesse affermato di aver nascosto un tesoro, non è stato ancora ritrovato e
quindi non si ha conferma della sua esistenza. Se gli scrittori hanno in genere descritto vascelli
pirata relativamente piccoli, quali golette e brigantini, i registi hanno solitamente preferito
trialberi grandi e galeoni spagnoli, per ragioni di carattere pratico: una nave di grandi
dimensioni appariva più imponente sul grande schermo, inoltre, era necessario un certo spazio
per i duelli fra l’eroe e il cattivo, le acrobazie spettacolari fra il sartiame erano più eccitanti e
facili da mettere in scena su un’imbarcazione grande, e i ponti ampi rendevano possibile le
riprese di scene di gruppo, con centinaia di marinai e pirati. A Hollywood gli eroi bucanieri
salvavano donne bellissime dalle grinfie di individui pittoreschi e malvagi in località esotiche.
La vita di Francis Drake e di Henry Morgan, nonché la General History of the Pirates del
capitano Johnson fornivano materiale utile in tal senso, ma il realismo non costituì mai
l’obiettivo principale di tali opere. Se molti registi e produttori non si sono fermati davanti a
nulla per ricostruire con attenzione le navi pirata, inscenare battaglie navali, effettuare le
riprese in località adatte nelle Indie occidentali e altrove, non si può però non notare che pochi
film si sono attenuti ai fatti: gran parte di essi si sono basati su opere di fantasia o hanno
modificato con spavalda noncuranza la storia dei personaggi realmente esistiti. Non vi è nulla
di sbagliato in ciò, il pubblico desidera credere al mondo dei pirati così com’è stato dipinto
nelle storie d’avventura, nelle opere teatrali e nei film nel corso degli anni. Tutti amano i miti,
le mappe del tesoro, i forzieri sepolti, le passerelle protese sul mare, i capitani risoluti con i
coltellacci e gli orecchini, e i marinai con la gamba di legno e il pappagallo sulla spalla. Si
preferisce, dunque, dimenticare le torture barbare, le impiccagioni e le condizioni disperate di
uomini naufragati su coste ostili. I pirati, per il pubblico moderno, non smetteranno di essere
fuorilegge romantici che vivono lontano dalla civiltà su qualche spiaggia remota e assolata.

Fonti e bibliografia:
https://unireadinghistory.com/2022/08/02/pirate-legends-i-the-legend-of-captain-kidds-buried
-treasure-by-luke-walters/ : la leggenda sul tesoro di Kidd
https://www.geopop.it/chi-era-barbanera-la-vera-storia-del-pirata-che-domino-i-caraibi-alliniz
io-del-700/ : Biografia di Barbanera
Enciclopedia Treccani: definizione di terminologie specifiche,
Storia della Pirateria - David Cordingly,
Dizionario Enciclopedico Universale - Corriere della Sera,
Life Under the Jolly Roger - Gabriel Kuhn.

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