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La pirateria

La pirateria sostituisce la guerra nei mari


La pirateria è una di quelle forme di guerra che sorge e si sviluppa, finita la grande guerra tra i
potenti stati marittimi, cosicchè nel mare non albergherà mai la pace.
Nel Mediterraneo la guerra si sospese nel 1574, dopo questa data ci furono dei cambiamenti sociali,
politici e iniziò ad instaurarsi, sempre maggiormente nel Mediterraneo, la pirateria. Questa forma di
brigantaggio si sviluppò come conseguenza della lotta tra i grandi stati, ma a sua volta era una
guerra inferiore, che si metteva in rilievo nei momenti di sosta della guerra ufficiale. Dal 1574 al
1580 si accentuò più che mai, assumendo una forma di dominio nel Mediterraneo, questo portò a un
cambiamento dovuto al fatto che le capitali della guerra non erano più città ricche e potenti, ma città
che fino ad ora erano viste in secondo piano, nelle quali si instaurò la pirateria, come prima forma di
lavoro e di arricchimento. Per esempio la grande Costantinopoli, considerata fino ad ora la capitale
per eccellenza della guerra, era superata per ricchezza tratta dalla guerra da Algeri che da ora
diventò la capitale della pirateria mediterranea.
Si può considerare la pirateria vecchia quanto la storia, poiché la sua data di nascita è molto
ambigua ed è sottoposta a continui cambiamenti, come per esempio se si considerano i termini di
pirateria e pirati che non sono d’uso corrente, almeno prima del XVII secolo. Nel XVI secolo si
parla di corsa e di corsari. La corsa è la guerra lecita, resa possibile da un dichiarazione, con le sue
leggi e le sue regole.
“Se Drake parte verso il Nuovo Mondo senza alcuna commissione, ciò sembrerà un atto illegale a
molti suoi compatrioti.”
Il termine pirateria fu introdotto dagli spagnoli che la interpretavano come una corsa barbaresca in
Mediterraneo, poiché la pirateria è una guerra camuffata e illecita contro i suoi traffici.
Corsa e pirateria sono spesso la stessa cosa, simili forme di crudeltà che si impongono a ciò che è
lecito rubando merci e vendendo schiavi.
Ad Algeri, capitale della pirateria, se i corsari falliscono un colpo si instaura la fame poiché la
pirateria non bada né alle persone né alla nazionalità né alle credenze: è puro brigantaggio.
Talvolta capita che chiunque per necessità e per ulteriore arricchimento si dia alla pirateria, pure un
rispettabile principe, se riesce a mantenere le sue azioni segrete, si impadronirà volentieri di un
ricco mercantile che naviga al largo della sua costa.
“Nel 1593 una nave francese, la Jehan Baptiste (proveniente probabilmente della Bretagna), con
tutti i certificati e lasciapassare necessari del duca Mercoeur e dell’agente spagnolo di Nantes, don
Juan del Anguila, è catturata dal principe Doria, le sue merci vendute e l’equipaggio messo alla
catena.”
La pirateria legata alle città
Pirateggiare significa pur sempre fare la guerra agli uomini, alle imbarcazioni, alle città e ai
villaggi; dunque richiede mezzi appropriati e uomini disposti a correre pericoli. I grandi galeoni
pirata hanno bisogno di un molo al quale attraccarsi, mentre non si trovano in mare aperto, dove
ricevono l’opportuna manutenzione alla nave e i rifornimenti necessari.
Si sono sviluppate, per soddisfare queste necessità, città che occupano i ruoli di covi sicuri per i
pirati, ne è un esempio la città africana di Algeri. Essa era una città nuova e completa, con il suo
molo, il faro e i solidi bastioni. Qui la pirateria trovava protezione e rifornimento, una mano d’opera
qualificata, fonditori, carpentieri, vele, remi, un attivo mercato dove vendere i bottini, uomini da
assoldare come marinai, schiavi per remare e infine i piaceri della terra ferma, senza i quali la vita
da corsaro non darebbe alcun profitto.
“Ad Algeri, i reis, al ritorno di ogni crociata, tenevano corte bandita, nelle loro case cittadine o
nelle ville del Sahel, dove c’erano i più bei giardini del mondo.”
Algeri non fu un grande centro corsaro, senza diventare contemporaneamente un centro
commerciale.
Per equipaggiarsi, per nutrirsi, per rivendere la merce rubata, bisognava lasciare arrivare le carovane
e le navi forestiere, queste navi erano protette da un’immunità stabilita dai potenti della città, se
qualsiasi nave pirata che risiedeva al porto avesse tentato di saccheggiarle, i cannoni dei bastioni
avrebbero iniziato ad aprire il fuoco. Una città potente e indipendente era il luogo perfetto per dar
vita a organizzazione pirata, Algeri ascoltava o non ascoltava gli ordini del sultano, a seconda che le
convenisse o no. Parlando di Algeri e della sua funzione è stata messa in primo piano la grande
pirateria, ma esisteva una pirateria di grado inferiore, che considerava anche la più misera rapina
come forma di arricchimento. Spesso si aggiravano tra le isole dei litorali insignificanti
imbarcazioni che si impadronivano di un pescatore, predavano un granaio, rapivano un mietitore,
rubavano sale dai magazzini. Queste minuscole ambizioni portarono questa categoria di pirati ad
essere fortemente disprezzati dalla popolazione e talvolta non venivano considerati dei veri pirati
dai corsari che saccheggiavano e si arricchivano con grosse prede, per esempio abbordando i grandi
galeoni da carico.
La vista, in lontananza, sulla costa di una torre di vedetta o la lontana presenza di un’imbarcazione
di stazza elevata bastavano a mettere in fuga queste piccole imbarcazioni che traevano profitto,
assaltando le galee e i pescherecci che si allontanavano un po’ troppo dalla costa.
Chi riuscì a scorgere o a trovare i resti di queste piccole imbarcazioni, ha parlato di loro come dei
brigantini mal equipaggiati con a bordo al massimo mezza dozzina di marinai, un quadrante di
marina detto bussolo, qualche arma d’artiglieria leggera per combattere a maggior distanza e
qualche alimento generale, come farina, olio e biscotti per non morire di fame. Se gli sciagurati
erano colti da una tempesta improvvisa, non andavano verso il porto ma verso una zona disabitata
della costa dove coprivano la barca con dei rami d’albero e si accendevano un fuoco per la notte.
L’artiglieria giunse ben presto a bordo delle galere e, seppure scomodamente, anche sulle navi
commerciali, essa comprende un numero di pezzi proporzionato alla stazza della nave. Anche sulle
coste i bastioni vengono arricchiti da cannoni e archibugi, poiché il corsaro è predatore di navi e
assaltatore di coste.
Nel 1560 la pirateria barbaresca infesta tutto il mare occidentale, ma più i pirati avevano successo
nelle loro imprese, più diminuivano i bottini e i trasporti di preziosi attraverso il mare si fecero
sempre meno frequenti. Questo spinse i pirati del Mediterraneo a solcare le acque dell’oceano
attaccando i grossi mercantili che trasportavano merce dalle Americhe in Spagna, Portogallo e
Inghilterra. Però questi galeoni avevano un enorme potenza di fuoco e un equipaggio molto
numeroso dunque i pirati occupavano spesso un gruppo di navi per assaltarne una, spartendosi
successivamente il bottino, o preferibilmente scorrazzavano per la costa occidentale dell’Africa,
dove era più alta la possibilità di successo, ma le merci erano meno pregiate.

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