100%(2)Il 100% ha trovato utile questo documento (2 voti)
832 visualizzazioni53 pagine
Bibliografia:
Fernard Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II Volume primo, Piccola Biblioteca Einaudi Storia, pp. 94-103, 656-661.
Fernard Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II Volume secondo, Piccola Biblioteca Einaudi Storia, pp. 920-927.
Materiale più approfondito ai link:
http://www.scribd.com/doc/10749648/Navi-e-Navigazione
http://www.scribd.com/doc/16928779/I-Popoli-Del-Mare
http://www.scribd.com/doc/10749577/La-Guerra-Nei-Mari
http://www.scribd.com/doc/10749582/La-Pirateria
Bibliografia:
Fernard Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II Volume primo, Piccola Biblioteca Einaudi Storia, pp. 94-103, 656-661.
Fernard Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II Volume secondo, Piccola Biblioteca Einaudi Storia, pp. 920-927.
Materiale più approfondito ai link:
http://www.scribd.com/doc/10749648/Navi-e-Navigazione
http://www.scribd.com/doc/16928779/I-Popoli-Del-Mare
http://www.scribd.com/doc/10749577/La-Guerra-Nei-Mari
http://www.scribd.com/doc/10749582/La-Pirateria
Copyright:
Attribution Non-Commercial (BY-NC)
Formati disponibili
Scarica in formato PPT, PDF, TXT o leggi online su Scribd
Bibliografia:
Fernard Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II Volume primo, Piccola Biblioteca Einaudi Storia, pp. 94-103, 656-661.
Fernard Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II Volume secondo, Piccola Biblioteca Einaudi Storia, pp. 920-927.
Materiale più approfondito ai link:
http://www.scribd.com/doc/10749648/Navi-e-Navigazione
http://www.scribd.com/doc/16928779/I-Popoli-Del-Mare
http://www.scribd.com/doc/10749577/La-Guerra-Nei-Mari
http://www.scribd.com/doc/10749582/La-Pirateria
Copyright:
Attribution Non-Commercial (BY-NC)
Formati disponibili
Scarica in formato PPT, PDF, TXT o leggi online su Scribd
LA PIRATERIA NAVI E NAVIGAZIONE IL RAPPORTO UOMO-MARE LA NAVIGAZIONE COSTIERA I PORTI LE 5 REGOLE SU STAZZE E CONGIUNTURE DELLE NAVI GROSSE STAZZE E SUCCESSI DEI PICCOLI TONNELLAGGI IL RAPPORTO UOMO-MARE
Il mare è sempre stato nella vita umana uno spazio
fondamentale e integrante, ma si è anche rivelato insidioso e pericoloso. Fu a causa di questi problemi che la navigazione nel XVI secolo era molto limitata, poiché erano colonizzati ed esplorati solo alcuni tratti limitati rispetto all’enormità del mare. “Beninteso, gli spazi marittimi debbono essere misurati alla scala degli uomini, altrimenti la loro storia non sarebbe affatto comprensibile, né pensabile.” Nel XVI secolo la gente vedeva il mare come un luogo sinistro e pericoloso, tanto che la paura della popolazione ha dato vita a leggende e proverbi che riguardavano le mostruose creature o i malanni che si potevano trovare nell’oscurità e nelle profondità marine. Cita infatti un popolare proverbio Greco: “Chi doppia il Capo Malia deve dimenticare la patria.” La Scandinavia in una cartina nautica del XVI secolo.
(Parigi, Institut Tessin)
Una xilografia del XVI secolo rappresentante il serpente marino. LA NAVIGAZIONE COSTIERA Su spazi enormi il mare giaceva deserto e si animava soltanto lungo le coste che per qualsiasi navigatore erano il simbolo di speranza e sicurezza. Era verso la costa dove la nave si sarebbe avviata in caso di tempesta e nel caso fossero finite le provviste a bordo, inoltre svolgeva anche il compito di percorso tracciato. La nave perdeva di vista la costa solo eccezionalmente, quando era spinta al largo da un fortunale o quando seguiva rotte particolari, ne può essere un esempio “navigare per le isole”. “Nel Gennaio 1571 il galeone veneziano Foscarini e Panighetto, proveniente da Candia, si trova, al di là di Corfù, in mezzo alla nebbia ed è costretto ad avanzare alla cieca senza vedere la terra: ed ecco l’equipaggio in preda alla disperazione.” Il Mediterraneo è sempre stato protagonista dell’antica navigazione, poiché la costa è sempre in vista e, anche se è bassa, costituisce un riparo, contro i venti violenti pronti a scatenarsi, specialmente quelli provenienti da terra. Il continuo passaggio delle navi in vicinanza alle coste ha sviluppato il pedaggio deciso dai possessori di parte della costa, in cambio essi avrebbero offerto la loro protezione. Iniziarono dunque a svilupparsi commercialmente ed economicamente dei tratti di costa che erano ritenuti più sicuri da mercanti e viaggiatori e per questo erano più trafficati. Ma bastava un semplice agguato per troncare o impedire il viavai della navigazione costiera. I vascelli non navigavano in alto mare per ignoranze tecniche, poiché i marinai erano pratici nell’usare l’astrolabio: uno strumento utilizzato per consultare la posizione delle stelle rispetto alla nave, e già da molto tempo si servivano della bussola. Anzi questi strumenti spinsero, seppure lievemente, alcuni marinai a solcare le Colonne d’Ercole. “Navi mediterranee hanno raggiunto direttamente il Nuovo Mondo: così la Pèlerine di Marsiglia, che nel 1531 si spinse sino in Brasile e ne ritornò, per farsi poi catturare, a Màlaga, da navi portoghesi.” Una bussola a sospensione cardanica. Genova, Museo Navale di Pegli. Astrolabio nautico(1608). Firenze, Istituto e Museo di Storia della Scienza. I PORTI La ricca vita commerciale sulla costa ha dato origine a rifugi e zone di sosta in golfi e baie: i porti. Il porto vicino è un rifugio contro il corsaro che insegue e quando si è agli estremi si getta la nave sulla costa e l’equipaggio può salvarsi a terra. “Nel 1654 Tavernier sfuggiva a un corsaro nel golfo di Hyères. Ebbe la fortuna che si salvò anche la nave.” La maggior parte delle volte il porto è anche un mercato costiero dove si effettuano vendite e questa sua funzione ha originato il periplo: una serie di vendite, di acquisti, di scambi di piazza in piazza, disposti in un circuito, nell’arco di alcune settimane o di alcuni mesi il carico di una nave cambia sovente di natura. Gli scali sono altrettante occasioni per vendere, comperare, rivendere, scambiare, senza contare gli altri piaceri della terra ferma e senza parlare del rifornimento di viveri, d’acqua e anche di legna. Ogni tappa mercantile ha segnato la nascita di un villaggio, con regolarità, i porti sono a un giorno di mare gli uni dagli altri. “Capita talora che sulle coste del retroterra poco popolato, come quelle dell’Africa del Nord, dell’Egitto e della Tunisia, il porto esista, raduno di battelli e di pescatori con il suo indispensabile rifornimento d’acqua, senza che nelle vicinanze sia cresciuta la città terrestre.” Una ricostruzione di un porto pisano, che si apriva a Bocca d’Arno, protetto da mura e torri. La nave più comune era la cocca che portava fino a 500 tonnellate. Le imbarcazioni più grandi potevano avere fino a tre ponti ma erano meno maneggevoli; spesso non attraccavano in porto, ma stazionavano in mare aperto e le merci venivano portate a terra da piccole imbarcazioni Il carico e lo scarico di una nave, una delle numerose attività commerciali che avevano luogo in un porto. (Dipinto cinquecentesco). LE 5 REGOLE SU STAZZE E CONGIUNTURE DELLE NAVI 1. “La navigazione, in Mediterraneo, non differisce assolutamente da quella dell’Oceano.” 2. “In Atlantico, come nel Mare Interno, i piccoli tonnellaggi hanno sempre una parte maggioritaria, schiacciante.” 3. “Bisogna rassegnarsi, una volta per tutte, a conoscere male le stazze del secolo XVI” 4. “Le testimonianze più numerose riguardano le navi grosse e grossissime.” 5. “Il problema, se si vogliono ottenere delle medie, o tendervi, e così scorgere i quadri d’insieme, sta nel situare esattamente queste grosse stazze.” Vantaggi e svantaggi dei grossi tonnellaggi: a)le stazze primato non hanno seguito una progressione continua; b)le grosse navi sono legate alle lunghe distanze in possesso degli stati, delle città e i dei ricchi armatori; c)i grossi cargos sono legati alle merci pesanti, voluminose, dal prezzo basso, esse permettono un buon mercato; d)prima delle innovazioni apportate dall’artiglieria navale, pure le grosse navi, sono molto esposte ai saccheggi da parte dei pirati, infatti hanno a bordo un equipaggio molto numeroso; e) i grossi tonnellaggi comunque non erano abbastanza per eliminare la concorrenza delle piccole imbarcazioni; f) capitava spesso che le grosse navi si aggiudicassero tutti i trasporti, poiché erano favorite e le decisioni erano prese in precedenza dagli amministratori del porto. Ma se questo non accadeva, una schiera di navi medie iniziavano a prendere il controllo sui traffici. GROSSE STAZZE E SUCCESSI DEI PICCOLI TONNELLAGGI
Nel XV secolo, il Mediterraneo ha vissuto un periodo di
prosperità delle grosse stazze. Questo fatto mette in risalto alcune città, come Genova, che era tra le prime nella corsa al tonnellaggio, dato che si era specializzata nei trasporti pesanti. In altre città, come a Venezia questo sviluppo arrivò in ritardo, poiché essa aveva un sistema basato sulle galere da mercato; esse occupano la categoria di navi leggere, dato che stazzano soltanto dalle 200 alle 250 tonnellate e venivano utilizzate per trasportare merci pregiate. Nel caso il carico fosse stato non molto pregiato e in grande quantità, come il cotone grezzo, i Veneziani possedevano delle grosse navi, le cocche, in grado di difendersi contro un attacco corsaro. “Nell’Agosto 1490, una nave catalana di 2800 botte (ossia 1400 tonnellate circa) dà la caccia alle galere di Barberia che si rifugiano nel porto di Siracusa.” Tra il XV e il XVI secolo ci fu tuttavia una diminuzione dei grossi velieri e un largo aumento delle stazze minori, poiché nel 1451 venne emanata a Venezia una delineazione senatoriale che segnalò che i viaggi di Siria e Catalogna potevano essere effettuati solo da piccoli battelli. In Mediterraneo si moltiplicarono inoltre le navi provenienti dall’Atlantico, trionfarono le sottili e leggere caravelle, anche se la differenza tra le due categorie è enorme. “Nel 1498, quattro navi caricano a Anversa 9000 quintali di merci; 28 caravelle solo 1150.” Le caravelle, viste come un segno di speranza, con la loro presenza, portarono un’enorme trasformazione nel Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico. Galera mercantile. A. Proda B. Sperone C. Coperta D. Stiva E. Fondo con zavorra F. Forcata G. Corsia H. Pavesata I. Schermo L. Banco M. Posticcio N. Vela latina O. Antenna P. Albero maestro R. Albero di mezzana S. Cucina T. Castello di poppa Q. Coffa di maestra Da un codice navale portoghese, il profilo e la pianta del ponte di un galeone oceanico. I POPOLI DEL MARE I MARI STRETTI DEL MEDITERRANEO HANNO DATO ORIGINE AL COSTUME TRADIZIONALE DEI POPOLI MARITTIMI I PORTOGHESI: GRANDI ESPLORATORI E SOLCATORI DEI MARI
COSTANTINOPOLI HA IL DOMINIO SUL
MAR NERO I NORMANNI E I BRETONI NEL MEDITERRANEO GLI INGLESI: DAI PRIMI VELIERI ALLA PROSPERITA’ DEL 1511 I MARI STRETTI DEL MEDITERRANEO HANNO DATO ORIGINE AL COSTUME TRADIZIONALE DEI POPOLI MARITTIMI Il Mar Mediterraneo non è da considerarsi un unico mare poiché esso è una successione di litorali e stretti mari che comunicano tra loro attraverso stretti e porte. Ciascuna di queste parti particolari ha propri caratteri e usanze che, in alcuni casi, si sono tramandate fino ad oggi. “A Sfax, il Mare delle Sirti, con le sue maone dalle vele triangolari,[dove] le barche dei pescatori di spugne, i kamaki con l’equipaggio di uomini di Gerba e di Kerkenna, che praticano la pesca con la fiocina.” La vita marina del Mediterraneo è dunque principalmente sviluppata in queste sezioni di mare strette e poco profonde, che si presentano pressochè perfette per tracciare rotte per navi mercantili leggere e tracciati da seguire dai pescatori del luogo. I PORTOGHESI: GRANDI ESPLORATORI E SOLCATORI DEI MARI
L’arte della navigazione portoghese non deriva certamente
dalla loro posizione geografica poiché essi, trovandosi confinanti solo con l’Oceano Atlantico, non hanno avuto modo di svilupparsi commercialmente in modo ampio, la vicinanza dell’oceano procurava loro disguidi. I Portoghesi hanno saputo sviluppare complicate tecniche di navigazione in momenti critici, ma soprattutto si sono sviluppati nel campo della carpenteria navale. I Portoghesi in breve tempo controllarono i traffici commerciali di tutto il bacino orientale e le loro caravelle si svilupparono in “caravelle grosse”. Verso la metà del XVI il commercio portoghese è senza dubbio in declino, poiché molte navi da trasporto e molti marinai hanno offerto i loro servizi ad altri paesi, soprattutto agli Inglesi che compravano le caravelle portoghesi per trasformarle in navi corsare o in navi mercantili. “A Marsiglia, il 15 gennaio 1536, un mercante inglese acquista la propria nave dal portoghese Jean Ribere.” L’introduzione delle caravelle ha spinto alcuni marinai a navigare in alto mare nell’Atlantico che era una novità assoluta, comunque si sentirono più sicuri, soprattutto per la loro esperienza e per i loro straordinari velieri. Caravella portoghese. La carta rappresenta l’Europa e la costa africana. Con i primi viaggi dei portoghesi venne migliorando la conoscenza delle coste africane da Gibilterra al Capo Verde, al golfo di Guinea. COSTANTINOPOLI HA IL DOMINIO SUL MAR NERO
La zona che comprende il Mar Nero è sempre stata abitata da
popoli barbari che praticavano in modo rozzo la navigazione, soprattutto dandosi alla pirateria. Tra questi popoli spicca quello Bizantino, per la sua ricchezza e la sua magnificenza che comprendeva Costantinopoli, il fulcro del commercio del Mar Nero che controllava e accaparrava molti prodotti locali. “Per l’enorme città, il Mar Nero, facilmente raggiungibile, è la zona alimentatrice, senza la quale essa non potrebbe vivere.” Con la conquista turca di Costantinopoli avvenne un cambiamento radicale per quanto riguarda l’economia, si interruppero i contatti con i porti del Mediterraneo ma si rafforzarono i contatti con l’Oriente e seguì un rimaneggiamento delle strade terrestri verso il mare. I Turchi introdussero a Costantinopoli un cibo molto importante per l’alimentazione: il grano, dal 1453 la grande città e la zona del Mar Nero divennero i granai ufficiali dell’impero turco. Per il trasporto delle merci i Bizantini si servivano di velieri di forma rotondeggiante, con due grossi remi laterali e una vela triangolare latina. I NORMANNI E I BRETONI NEL MEDITERRANEO
I Normanni e i Bretoni, seppure i loro territori si trovino in
luoghi isolati e dal clima rigido, hanno dato prova di essere eccellenti navigatori. Essi arrivarono molto presto sulla costa atlantica di Spagna e Portogallo, fin dal 1466 ci fu un quartiere bretone a Sanlùcar de Barrameda. Inizialmente i nordici assumono un atteggiamento ostile poiché si danno solo alla pirateria senza sviluppare un commercio regolare. “Nel gennaio 1497, certe navi bertone si danno ad atti di pirateria intorno a Maiorca.” Nel 1509 velieri normanni vanno regolarmente a caricare in Mediterraneo gli allumi, minerali particolari utilizzati in ambito tessile, disponibili nelle zone estrattive laziali dello stato pontificio, per il cui carico si utilizzava il porto di Civitavecchia. I Normanni prolungarono la loro presenza in questa città che offriva molto lavoro ai marinai normanni e molti di loro fecero parte di lunghe escursioni commerciali: “Il 4 gennaio 1574 la nave Le Coq, capitano Le Prieur, con a bordo piombo, barili di aringhe, cuoi, stagno, alcuni carise e 20880 ceppi di legno del Brasile.” Nave normanna. GLI INGLESI: DAI PRIMI VELIERI ALLA PROSPERITA’ DEL 1511 I processi inglesi, per quanto riguarda il commercio e lo sviluppo sul mare, furono lenti. Inizialmente le navi da carico inglesi non traevano molta ricchezza dal commercio dato che trasportavano materie grezze come la lana. Solo con l’inizio del XVI iniziano a diffondersi le loro merci in grandi quantità: piombo, stagno, pesce secco, panni rustici. Gli Inglesi divennero in breve tempo più ricchi e grandi produttori, spesso essi potevano permettersi di caricare le loro merci su galeazze che noleggiavano da Veneziani, Spagnoli e Portoghesi. Avevano stabilito un punto d’incontro all’isola di Chio, all’altra estremità del mare, da dove gli inglesi vendevano la loro merce e potevano attingere a basso prezzo spezie, sete, pepe, cotone, tappeti, oli. In breve tempo l’isola divenne uno dei centri più attivi d’Oriente, l’unico problema per gli Inglesi era la lunghezza del viaggio. “John Williamson era ingaggiato come bottegaio a bordo del Matthew Gonson di Londra nel 1534. Il suo bastimento (300 tonnellate e 100 uomini a bordo) passava allora per un bastimento importante e viaggiò in compagnia del Holy Cross, uno short ship di 160 tonnellate. Ambedue ritornarono dal lungo viaggio in capo a un anno, con olio e vino in barili così malandati che bisognò travasarli prima dello sbarco. Ma la merce era eccellente, specialmente un certo malvasia rosso, di cui sino allora raramente si era visto l’eguale in Inghilterra. Inoltre, tappeti turchi, spezie, cotone…Il Holy Cross era stato talmente sballottato lungo il viaggio che fu lasciato in scalo, a marcire.” LA GUERRA NEI MARI
I MARI DIVENTANO CAMPI DI BATTAGLIA
CON GUERRE TRA SQUADRE NAVALI
I COSTI DELLA GUERRA
I MARI DIVENTANO CAMPI DI BATTAGLIA CON GUERRE TRA SQUADRE NAVALI Nella storia dell’uomo non è certo da scartare la potente storia della guerra di diversa natura che viene costantemente chiamata in causa. Se pensiamo alla grande guerra nel Mediterraneo, non possiamo che pensare alle possenti galere, queste navi sono fondamentali ed efficaci per combattere tra le acque e soprattutto quando sono in grosse formazioni. Di fronte agli attacchi, le città si muniscono di protezioni, sfruttando l’arte nell’ingegno dei loro architetti, riparandosi dietro alle vaste mura e costruendo solide torri fortificate contro gli attacchi marittimi. L’avvento dell’artiglieria ha trasformato bruscamente le condizioni della guerra, inizialmente essa prese possesso dei ponti delle galere e delle galeazze, delle quali accrebbe notevolmente la potenza di fuoco. La produzione di materiali bellici che riguardavano l’artiglieria ha ulteriormente sviluppato il mercato dei metalli,come ferro e bronzo, ed è stata fonte di arricchimento per le città che si svilupparono soprattutto nella fabbricazione di cannoni e proiettili. Per soddisfare le armi d’artiglieria c’era anche bisogno della polvere da sparo, che costituiva la materia prima del processo, i principali fornitori di polvere furono i popoli nordici che ne trassero un enorme profitto. “Nel 1565 Malta fu salvata semplicemente perché l’anno prima il duca di Firenze aveva fatto consegnare ai Cavalieri duecento barili di polvere.” Scafo dell’ammiraglia francese (1670). I COSTI DELLA GUERRA
E’ importante partire dal presupposto che la guerra è spesa e la
maggior parte delle volte uno spreco. I suoi costi sono spesso abbastanza gravi da causare bancarotte, poiché nel XVI secolo non furono affatto redditizie. Le flotte divoravano crediti e rifornimenti, il mantenimento annuale di una galera costava quanto la sua costruzione e dal 1534 gli armamenti marittimi triplicarono di prezzo. “Nel 1571 si calcolava a Madrid che il mantenimento di una flotta alleata (quella di Venezia, del papa e della Spagna) forte di 200 galere, 100 navi tonde e 50000 soldati, sarebbe costato più di quattro milioni di ducati l’anno.” La guerra delle squadre navali, oltre a portare a enormi sprechi di denaro, determina una mobilitazione di uomini, soldati arruolati e galeotti incatenati a remare sulle galere che navigano per tragitti interminabili. La guerra, con le sue spese elevate, ha bisogno di essere finanziata attraverso le entrate che derivano dalle attività dell’uomo, la pace è dovuta solamente ai ritardati pagamenti, agli armamenti insufficienti e alla tempesta che invade il mare. LA PIRATERIA LA PIRATERIA SOSTITUISCE LA GUERRA NEI MARI
LA PIRATERIA LEGATA ALLE CITTA’
LA PIRATERIA SOSTITUISCE LA GUERRA NEI MARI La pirateria è una di quelle forme di guerra che sorge e si sviluppa finita la grande guerra tra i potenti stati marittimi, cosicchè nel mare non albergherà mai la pace. Nel Mediterraneo la guerra si sospese nel 1574, dopo questa data ci furono dei cambiamenti sociali, politici e iniziò ad instaurarsi, sempre maggiormente nel Mediterraneo, la pirateria. Dal 1574 al 1580 si accentuò più che mai, assumendo una forma di dominio nel Mediterraneo, questo portò a un cambiamento dovuto al fatto che le capitali della guerra non erano più città ricche e potenti, ma città che fino ad ora erano viste in secondo piano, nelle quali si instaurò la pirateria, come prima forma di lavoro e di arricchimento. Prima del XVII secolo i termini di pirateria e pirati non erano d’uso corrente. Nel XVI secolo si parla di corsa e di corsari. La corsa è la guerra lecita, resa possibile da un dichiarazione, con le sue leggi e le sue regole. “Se Drake parte verso il Nuovo Mondo senza alcuna commissione, ciò sembrerà un atto illegale a molti suoi compatrioti.” Il termine pirateria fu introdotto dagli spagnoli che la interpretavano come una corsa barbaresca in Mediterraneo, poiché la pirateria è una guerra camuffata e illecita contro i suoi traffici. Corsa e pirateria sono spesso la stessa cosa, simili forme di crudeltà che si impongono a ciò che è lecito rubando merci e vendendo schiavi. Ad Algeri, capitale della pirateria, se i corsari falliscono un colpo si instaura la fame poiché la pirateria non bada né alle persone né alla nazionalità né alle credenze: è puro brigantaggio. Talvolta capita che chiunque per necessità e per ulteriore arricchimento si dia alla pirateria, pure un rispettabile principe. “Nel 1593 una nave francese, la Jehan Baptiste (proveniente probabilmente della Bretagna), con tutti i certificati e lasciapassare necessari del duca Mercoeur e dell’agente spagnolo di Nantes, don Juan del Anguila, è catturata dal principe Doria, le sue merci vendute e l’equipaggio messo alla catena.” La cattura di navi dirette o provenienti da Venezia dal 1592 al 1609. LA PIRATERIA LEGATA ALLE CITTA’ Pirateggiare significa pur sempre fare la guerra agli uomini, alle imbarcazioni, alle città e ai villaggi; dunque richiede mezzi appropriati e uomini disposti a correre pericoli. I grandi galeoni pirata hanno bisogno di un molo al quale attraccarsi, mentre non si trovano in mare aperto, dove ricevono l’opportuna manutenzione alla nave e i rifornimenti necessari. In città come Algeri la pirateria trovava protezione e rifornimento, una mano d’opera qualificata, fonditori, carpentieri, vele, remi, un attivo mercato dove vendere i bottini, uomini da assoldare come marinai, schiavi per remare e infine i piaceri della terra ferma, senza i quali la vita da corsaro non darebbe alcun profitto. “Ad Algeri, i reis, al ritorno di ogni crociata, tenevano corte bandita, nelle loro case cittadine o nelle ville del Sahel, dove c’erano i più bei giardini del mondo.” Algeri non fu un grande centro corsaro, senza diventare contemporaneamente un centro commerciale. Per equipaggiarsi, per nutrirsi, per rivendere la merce rubata, bisognava lasciare arrivare le carovane e le navi forestiere, queste navi erano protette da un’immunità stabilita dai potenti della città. Una città potente e indipendente era il luogo perfetto per dar vita a organizzazione pirata, Algeri ascoltava o non ascoltava gli ordini del sultano, a seconda che le convenisse o no. Esisteva una pirateria di grado inferiore, che considerava anche la più misera rapina come forma di arricchimento. Spesso si aggiravano tra le isole dei litorali insignificanti imbarcazioni che si impadronivano di un pescatore, predavano un granaio, rapivano un mietitore, rubavano sale dai magazzini. Queste minuscole ambizioni portarono questa categoria di pirati ad essere fortemente disprezzati dalla popolazione e talvolta non venivano considerati dei veri pirati dai corsari che saccheggiavano e si arricchivano con grosse prede. La vista, in lontananza, sulla costa di una torre di vedetta o la lontana presenza di un’imbarcazione di stazza elevata bastavano a mettere in fuga queste piccole imbarcazioni che traevano profitto, assaltando le galee e i pescherecci che si allontanavano un po’ troppo dalla costa. Nel 1560 la pirateria barbaresca infesta tutto il mare occidentale, ma più i pirati avevano successo nelle loro imprese, più diminuivano i bottini e i trasporti di preziosi attraverso il mare si fecero sempre meno frequenti. Questo spinse i pirati del Mediterraneo a solcare le acque dell’oceano attaccando i grossi mercantili che trasportavano merce dalle Americhe in Spagna, Portogallo e Inghilterra. Un galeone da attraversate atlantiche e una tipica galera pirata a confronto.
Supplemento Al N. 37 - MONETE E MEDAGLIE. Scritti Di Francesco - Roma 2004 A Cura Di Giuseppina Pisani Sartorio Vol - II - Dal Tardo Antico All'Età Moderna