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1. Introduzione.
2. Architettura greca, il sistema architravato e l’ordine architettonico.
3. L’Acropoli di Atene e il Partenone
4. Roma, l’ordine murale e il sistema voltato.
5. Il Pantheon. Seminario
6. Architettura paleocristiana, le basiliche
7. Le cupole bizantine, Santa Sofia
8. Età medievale: sopravvivenze e novità
9. Le cattedrali gotiche: sistemi arditi ed esposti
10. Seminario
11. Un progetto che spezza la Storia: la cupola di Santa Maria del Fiore
12. La rinascita delll’Antico nel 1400: Brunelleschi
13. Leon Battista Alberti/1
14. 14. Leon Battista Alberti /2
L’arte di costruire nel mondo antico: La Grecia
Partenone
Dedicato ad Atene vergine
Celebrato per la sua perfezione fin quando nel 1970 viene pubblicato un libro chiamato “Gli architetti del
Partenone” (VERA E PROPRIA BOMBA)
Guerre persiane caratterizzano la storia dei rapporti tra Grecia e Impero Persiano VIII e VI a.C.
Nel 490 a.C. i Greci sbaragliano i persiani dalla battaglia di Maratona
Per celebrare la vittoria si diede inizio alla costruzione del tempio., disposti tutti i primi elementi, piattaforma e
poi gradini in rocchi di marmo, nel 480 i Persiani invadono Atene e radono al suolo l’Acropoli tra cui il primo
Partenone chiamato: Partenone anteriore (di cui non sappiamo quasi niente).
Nel 468, respinti i persiani, Scimone (capo del governo, stratega), decide di ricostruire il Partenone, incarica lo
stesso architetto di Atena Nike, Callicrate.
L’architetto inizia a progettare e costruire arrivando a metà cantiere, il committente muore e viene succeduto
da Pericle, colui che mette a punto e realizza un nuovo sistema di governo, la democrazia.
Pericle decide di celebrare il passaggio politico attraverso l’ampliamento del progetto iniziale del Partenone.
Solleva dalla carica Callicrate e affida a Ictino affiancato da Fibia (scultore), considerandoli il “meglio” per
costruire il simbolo di quel periodo storico.
Ictino entra a cantiere aperto prendendo atto di restrizioni dovute al modulo già posato da Callicrate per
favorire l’ingresso centrato tra due colonne.
Il Partenone è dunque il risultato di una serie di compromessi fra esigenze diverse.
Queste trasformazioni furono calcolate con estrema abilità a partire da una misura imposta:
quella del diametro inferiore della colonna.
Statua crisoelefantina della Dea.
Aumento non imponente dell’edificio, numero dispari di colonne sul lato lungo.
Progetto Callicrate: Nel naos due fila di colonne
Progetto Ictino: colonne che configurano un diaframma atmosferico che incorniciano la statua della dea,
impedendo la vista dello sfondo.
Nello spazio dell’opistodomo Callicrate aveva già progettato uno spazio a 4 colonne.
I diametri della colonna cambiano in base agli spazi, per sottolineare lo slancio delle proporzioni viene
impiegato un ordine ionico;
All’interno i diametri sono più piccoli, andando verso l’esterno si aumenta di spessore.
Diametro piccolo colonna bassa
Nel naos l’ordine è dorico con due registri sovrapposti.
Decorazione scultorea ricca e raffinatissima.
L’opistodomo, separato da un muro continuo.
Per lo spazio degli atenei viene introdotto un ordine ionico, colonne più snelle e più alte.
Pianta rettangolare, muri ortogonali tra di loro.
Le misurate armonie di questa «musica visualizzata » dovevano essere colte dallo spettatore.
Le varietà della curvatura e le difformità nelle larghezze e nelle spaziature degli elementi
dell’ordine vanno riguardate tutte insieme come parti integranti di un’unica idea dominante.
Per comprendere questa idea bisogna però conoscere un concetto che si era andato evolvendo
nell'arte della scultura in marmo, intimamente connessa con l’architettura.
I muratori seguivano passo passo un procedimento identico a quello degli scultori.
Ictino applicava in tal modo all’architettura i metodi correnti fra gli scultori del suo tempo.
Dovremmo supporre una conoscenza da parte di Ictino delle teorie sulla scultura di Policleto,
autore di un trattato Il canone sulla teoria delle proporzioni basata sul corpo umano. Queste teorie
Ictino le applicò all’architettura, col convincimento che la struttura organica di un tempio sarebbe
rimasta senza vita, come una statua arcaica, se e quando non fosse stata animata; ciò si sarebbe
ottenuto temperandone la rigidità geometrica con minute deviazioni dalla uniformità schematica,
simili a quelle introdotte dallo scultore per rendere vive le sue statue.
Con il Partenone e i Propilei si introduce l’uso dello ionico all’interno dei templi dorici.
Mescolanza.
Secondo Pausania, Ictino sarebbe autore anche del TEMPIO DI APOLLO A BASSAE, nel
Peloponneso.
L’interno del tempio presenta una concezione completamente nuova: la disposizione di colonne
ioniche e corinzie che sostengono una trabeazione con fregio in marmo scolpito e cornice di
calcare, non ha alcun rapporto con le strutture esterne: il sistema ionico risulta dunque incastonato
come un ornamento indipendente. Si tratta poi di semicolonne appoggiate a setti trasversali che
delimitano lo spazio con una serie di piccole quinte sceniche. Al centro una colonna libera con
capitello corinzio: il primo esempio in assoluto nell’architettura greca
Edificio che associato ad un’idea porta con se un secondo significato.
- Monumento all’avanguardia artistiche, si guarda verso il futuro basandosi sul passato.
- L’immagine del Partenone diventa ossessiva durante il rinascimento.
- Immagine coperta da un’aurea
New York Stock Exchange 1903
Palazzo del reich 1984
Neue Nationalgalerie 1960, ripresa di alcune tecniche di progettazione, simbolo opposto alla situazione sociale
del momento.
Radiatore della Rolls Royce.
Durante il 900 il rifacimento all’arte greca era evidente in ogni angolo dell’occidente.
Calandra della Rolls Royce riprende Nike di Samatraca (III sec. a.C.), statua alata, secondo il mito era una
divinità che annunciava la vittoria ai marinai.
Villa Savoye 1929 - schizzo Acropoli di Atene 1911
Prima di iniziare a progettare Le corbusier va ad Atene e studia i templi.
Chiaroscuro portato dalla luce, cerca il modulo della struttura prendendo le misure.
Il Tempio Greco è una parte viva di tutti i periodi creando un movimento continuo tra passato e futuro.
L’architettura romana
Basilica di Massenzio
Una delle ultime basiliche laiche, 312 terminata da Costantino, studiata da tutti gli architetti
3 navette, spazio principale
Nell’abside statua di Costantino, amplificazione dell’autorità
Volta a crociera, impostate su grandi colonne leggermente staccate dal muro ma agganciate ai setti per
scaricare
Volte a botte che reggono i muri
Nei LUOGHI SANTI, come la Palestina, i santuari invece non contenevano mai tombe, sorgevano
entro le mura e servivano come luoghi di riunione per le comunità. La diversità delle funzioni
comportava soluzioni differenti. Un edificio ottagonale, come quello che conclude la chiesa di
Betlemme, si può far agevolmente risalire ai grandi mausolei imperiali della tarda antichità, che
erano tutti a pianta centrale. Un esempio di questi mausolei imperiali è quello di Diocleziano a
Spalato (fine III secolo). Si tratta di un tipo di tempio-tomba destinato a commemorare
l’imperatore, detto heroon (ovvero eroe), che a sua volta richiama le tombe a tholos ipogee di età
micenea. Adotta dal Pantheon parecchie caratteristiche.
Questa tipologia viene adottata anche per sepolture importanti:
Mausoleo di Elena 326-330: antiche sepolture imperiali, pianta
centrale con nicchie laterali alternate.
Spazio centrale utilizzato per la sepoltura dei martiri
Santa Costanza 350: con una copertura in calcestruzzo tipo Pantheon.
Tornando ai luoghi Santi:
GERUSALEMME in Palestina la rotonda dell’Anastasis (336-350), venne costruita sul luogo del
Santo Sepolcro, l’edificio che copriva il sepolcro da cui Cristo era risorto e che fronteggiava,
all’estremità occidentale di un cortile poco profondo, circondato su tre lati da portici, l’abside della
basilica-martyrium di Costantino.
I contemporanei di Costantino devono aver considerato naturale adattare la pianta dei
mausolei imperiali alla commemorazione di Cristo, ponendo come analoghi Cristo e
l'Imperatore.
Per la propria sepoltura, Costantino sceglie un tipo diverso: la pianta a croce greca coperta da cupole.
Costantino viene sepolto al centro della chiesa che egli fa costruire dedicata agli Apostoli.
Dell'APOSTOLEION abbiamo una descrizione di Procopio del V secolo: la pianta era costituita da
una croce greca, all’incrocio dei bracci si trovava un padiglioncino fiancheggiato da dodici “sacre
stêlai”: il sarcofago dell’imperatore era circondato da cenotafi dedicati ai 12 apostoli.
L’edificio era dunque evidentemente mausoleo dell’imperatore e insieme martyrium dedicato agli apostoli, nel
segno della Croce ben evidente nella sua planimetria. Con la tomba al centro della struttura.
A Roma viene messo a punto il tipo canonico di basilica: nel 385 si inizia a costruire la
chiesa di SAN PAOLO SULLA VIA OSTIENSE. Di grandissime dimensioni, una sorta di replica
del San Pietro Vaticano. Gli elementi dei colonnati di San Paolo erano omogenei.
Nel 395 la divisione dell’impero in Impero romano d'oriente e Impero romano d'occidente finì per risolversi in
uno scisma.
Il 400 fu un secolo di scompigli che portarono alla caduta dell’impero romano d’occidente nel 476; rimane
l’impero romano d’oriente con capitale Costantinopoli (Bisanzio)
Tutta l’elaborazione di tipi architettonici adeguati a esprimere le necessità della Chiesa si conclusero alla fine
del IV secolo.
Con gli inizi del VI secolo l’Occidente latino diventa sempre più un mondo a sé, sia come realtà politiche, sia
per la vita intellettuale, artistica e religiosa.
L’architettura Carolingia
Il 476 sancisce l’inizio del medioevo, precisamente alto medioevo che va fino al 1492, ovvero l’anno della
scoperta dell’America.
Il medioevo non fu assolutamente un periodo buio, in questi mille anni si succedono tantissimi avvenimenti
importanti, il primo di questi, 50 anni dopo la caduta dell’impero, fu la salita al trono di Giustiniano, 527,
imperatore d’oriente per oltre 40 anni, in questo periodo tenta di unificare l’impero, affermando il suo diritto
ereditario su provincie occupate illegalmente da popoli barbari ed eretici; riesce a riportare il Mediterraneo
territorio di scambi, commerciali e culturali.
Due strumenti utilizzati nell’impresa della riunione dell’impero:
Armi, esercito
Legge -> nuovo corpo di leggi, scritto in greco e il
latino, rivendica la legittimità del territorio
dell’impero, evidenzia le radici romane, sogno
irrealizzabile di far rivivere a Roma la sua gloria.
Costantinopoli diviene capitale dell’impero, viene considerata la nuova Roma.
Fino agli inizi del regno di Giustiniano la maggior parte delle chiese, in Oriente come in Occidente,
salvo qualche rara eccezione, era basata su un unico tipo di edificio: la basilica.
La situazione muta radicalmente con il VI secolo.
L’Occidente continuerà a considerare la basilica come l’unica forma appropriata di chiesa per tutto
il medioevo e oltre, tanto che i sistemi successivi romanici e gotici con i loro repertori di forme ne
lasceranno immutato il principio planimetrico.
D’altra parte l’architettura promossa da Giustiniano in Oriente rompe con la tradizione della
basilica e dunque con una certa tradizione romana. Volgendosi a edifici a pianta centrale coperti a
volta, gli architetti di Giustiniano riprendono concetti sviluppati dall’architettura tardo-imperiale
romana del III e IV secolo nelle aule dei palazzi, negli edifici funerari, nelle terme e nei giardini.
Un edificio a pianta centrale d’altra parte rappresentava l’ideale per le esigenze di un rituale in cui
la celebrazione della messa occupava il posto centrale, dal punto di vista liturgico e architettonico.
E’ una nuova architettura, che ha le sue radici in un’altra tradizione, quella della tardoantichità, l’architettura
bizantina comincia con Giustiniano.
532-537 d.C. impresa straordinaria, progettazione e costruzione della basilica di Santa Sofia.
Cuore della città di Istanbul, attaccata al palazzo imperiale, chiesa palatina in fronte all’ippodromo, presenti
ancora gli obelischi.
Costruita sulle macerie di una basilica precedente, monumento alla vittoria rispetto alla rivolta cittadina.
Materiali importati, sia dalle regioni vicine sia dalla costa atlantica della Francia.
Cantieri che tengono assieme piu’ territori grazie all’approvvigionamento dei materiali, centinaia di lavoratori
sun un unico cantiere.
Realizzata in 5 anni, con non poche difficoltà successive alla chiusura del cantiere, la cupola cadde dopo soli 20
anni.
L’autore non è un architetto bensì due mechanicoi: Antemio di Tralle e Isidoro di Mileto, esperti
nella statica e nella cinetica, si occupavano anche di matematica.
Ingresso tramite un quadriportico
Il SISTEMA STRUTTURALE è audace ma al tempo stesso semplice.
È un grande rettangolo di 71x77 metri.
Al suo interno 4 grandi pilastri s’innalzano agli angoli di un quadrato di 100 piedi bizantini di lato.
Impostati 4 grandi ordini, diversi a due a due; (Arcate tampone, arcate aperte).
Su questi si staccano 4 arconi, due liberi e due incorporati nei muri laterali della navata.
La cupola principale s’imposta su 4 PENNACCHI di forma leggermente irregolare, ed è una sorta di gigantesca
conchiglia sostenuta da 40 nervature collegate da 40 triangoli curvi.
All’esterno 40 brevi contrafforti incorniciano le finestre.
Contrafforti maggiori controbilanciano le spinte degli archi maggiori e della cupola, lavoro al quale
contribuiscono anche le due semicupole laterali. Catini absidali.
Questo nucleo centrale, dalla statica insicura, composto di pilastri, archi, cupole, semicupole e
catini (spazi accessori), costituisce il nucleo interno di un edificio a doppio involucro.
Altrettanto semplici sono i METODI COSTRUTTIVI adottati.
Solo gli 8 pilastri principali sono costruiti in grandi blocchi di pietra.
I muri in tutto il loro spessore, sono fatti di sottili mattoni affondati in letti di malta alti sino a
7 centimetri, attraversati da filari di pietra, collocati, chiaramente, alla base delle volte.
Mattoni disposti di taglio anzichè di faccia, con spessi letti di malta pozzolanica, formano delle
volte straordinariamente sottili e leggere. Esse si saldano ai muri in una massa elastica quasi
omogenea, ma non come in una muratura in calcestruzzo romana.
La concezione della struttura implica una nuova spazialità: spazi espansi, che si espandono e si
intrecciano, diaframmi visivi che smaterializzano lo spazio. Sequenze spaziali.
Anche i materiali contribuiscono a quest’effetto, lo spessore dei pilastri è negato o perlomeno
attenuato dalla policromia del marmo. Decorazione, capitelli, ordini.
La prima cupola era ricoperta di semplice mosaico d’oro, mentre la nuova cupola del 563
presentava una grande croce. Sotto la cupola s’incontravano l’imperatore e le gerarchie
ecclesiastiche. La cupola di Santa Sofia è il simbolo di questa interazione. Sistema di volte collaboranti,
espressione strutturale visibile dalla sezione trasversale.
Le finestre erano schermate da lastre di vetro colorato.
I pilastri che reggono su la cupola vengono uniti a degli assi murari fino che arrivano fino alla cupola e creano
delle torri che lavorano come se fossero contrafforti-
Il sistema a doppio involucro presente in questa basilica è formato da un sistema statico incartato da un
sistema strutturale, entrambi i componenti hanno non hanno una funzione decorativa, possono essere
decorati ma non è quella la loro funzione.
Santa Sofia è un insieme tra Pantheon e basilica di Massensio, cambiando i materiali usati negli edifici, gli spazi
vengono diversi.
Nel 568, tre anni dopo la morte di Giustiniano, e 21 anni dopo la consacrazione di San Vitale a
Ravenna, i Longobardi conquistarono l’Italia, la grande epoca dell’architettura paleocristiana si
concluse.
I bizantini non riuscirono ad arginare l'invasione, ma mantennero il controllo di alcune aree della
penisola.
Nuovi assetti politici, modificabili e instabili.
Culture che si mischiano, orientali e occidentali con anche qualche dettaglio del nord Europa.
La minaccia più pericolosa per l'Impero proveniva però dall'Oriente: nel 626 i Persiani, dopo aver
conquistato l'Asia minore, assediarono Bisanzio. L'Impero non poté però resistere agli Arabi, che
dilagarono nel Medio Oriente e nell'Africa settentrionale. Nel 616 i Persiani invasero Alessandria.
L'Impero d'Oriente perdeva così buona parte dei suoi territori.
Persa ormai ogni ambizione di impero universale, si andava accentuando il carattere orientale
dell'Impero.
Il lungo periodo di crisi che seguì è quello che apre al cosiddetto alto medioevo.
Con la crisi delle istituzioni, vale a dire dei governi centrali, va in crisi un’idea di città e di territorio
collegati da strade efficienti e sicure.
Alle invasioni barbariche da Nord si aggiunge nel 711 quella degli arabi in Spagna.
Le invasioni infatti aprono un tempo lento nel quale andranno a consolidarsi nuove formazioni
politiche (che poi daranno luogo agli stati europei), il tono della civiltà cessa di essere urbano e va
man mano permeandosi di formule delle società primitive e dunque di abitudini rurali.
Con le invasioni, l’Occidente dell’Europa accoglieva, nei residuo della struttura imperiale, una
nuova condizione dell’uomo e nuove forme, che sembravano risalire al mondo delle civiltà primitive.
L’invasione araba dall’Africa e da Sud Europa, viene contrastata dai Franchi: Carlo Martello,
capostipite della dinastia Carolingia, li sconfigge nel 732 a Poitiers (Tours), in Francia. Suo figlio
sarà Carlo Magno, colui che sarà incoronato imperatore del Sacro Romano Impero dal papa a Roma,
nella basilica di San Pietro, nella notte di Natale dell’800. Il tentativo è di ripristinare l’Impero romano
sotto il segno della cristianità.
Insieme nasce il feudalesimo, una sorta di precipitato di origine romana (l’antico sistema province -
governatori), per la gestione e il controllo del territorio.
L’imperatore di questo nuovo impero si trovava in area occidentale, dove la capitale fu decentrata
rispetto a quello che era Roma un tempo, infatti venne trasferita ad Aquisgrana (Germania).
Il grande impero di Carlo Magno è legato sia alla massa di quelle tradizioni antichissime dei popoli
barbarici, che all'idea di Roma come impero universale.
Fin dall’inizio del Medioevo si pone dunque il problema: Oriente o Roma, che non è separabile
dall’altro: cultura mediterranea e cultura barbarica.
Chiaramente questo mescolarsi di culture produrrà sul lungo periodo aspetti interessanti, anche dal
punto di vista architettonico. Certi modelli viaggeranno inaspettatamente lontano.
La ricchezza sta nell’estrema varietà: l’arte fonde ai residui della civiltà antica i resti delle culture
barbariche e gli apporti dell’Oriente, nulla viene eliminato.
Flussi di popolazione che passano all’interno del territorio. Disturbo geopolitico.
Carattere rurale in cui l’importanza delle città inizia a venire a meno
(nome della rosa) monasteri che diventano cittadelle, grande spazio che accoglie una popolazione,
comunità chiusa in una anta muraria
in questi monasteri si salva la cultura classica grazie alle biblioteche e alle trascrizioni di manoscritti
L’arte Carolingia basandosi su quello che era l’impero romano d’occidente spingeva naturalmente a
rivolgersi agli esempi della Roma antica.
Carlo Magno, ammiratore, come molti nel medioevo e come ogni sovrano assoluto di qualsiasi
epoca, della romanità, intraprese anche una reviviscenza della classicità e diede un nuovo impulso
agli studi sia attraverso i monasteri, ove, negli scriptoria, si copiavano e si illustravano i manoscritti,
non soltanto quelli religiosi ma anche i classici dell’antica Roma.
Carlo magno vuole rivivere l’idea dell’antico tramite l’architettura.
Palazzo ad Aquisgrana composto da:
cappella Palatina,
basilica,
edifici in cui viene una riproposta di forme antiche
Guardando il palazzo, e in particolare la cappella Palatina, si è automaticamente trasportati a
riferimenti dell’età romanica presenti su tutto il territorio dell’impero, per esempio la basilica di San
Vitale a Ravenna, che a sua volta guardava al tempio di Minerva Medica.
La cappella Palatina presenta uno spazio centrale ottagonale perimetrato da un recinto a dodici lati,
esterno.
Generazione di forme architettoniche che trapassano i secoli e creano una tipologia di edificio che si
richiama a Roma.
Lo spazio centrico è circondato da un deambulatorio, tutta la capella è accuratamente rivestita di
marmi colorati e venati.
Continua il sistema del rivestimento o della sovrapposizione, con la pittura o il mosaico. Le diverse
tecniche sono ancora indipendenti, non sono soggette al principio di una disposizione unica, definita
dall’architettura.
Durante questo periodo la chiesa ha un’importanza immensa, tanto che le maggiori edificazioni erano
realizzate per i grandi ordini monastici, in particolare i benedettini.
Le chiese benedettine come San Gallo richiamavano a schemi antichi ma con un’ottica
completamente diversa, concepite in base a programmi colossali e costruite per
accogliere un popolo di monaci: a doppia abside e a doppio transetto, sembrano essere costituite da
edifici indipendenti.
Cittadella, complesso di edifici, riemersione di alcuni motivi che sembrano casuali e fuori contesto ma
che in realtà hanno un significato e una funzione ben precisa.
Il documento della pianta di San Gallo (803). Pianta a due absidi contrapposte che deriva
direttamente dalla Basilica Ulpia, e la si ritrova nell’architettura cristiana dell’Africa del Nord, ma
anche a Fulda.
Della fine del IX secolo nella navata di Saint-Philibert de Grand-Lieu, è ancora l’architettura
carolingia che sostituisce il pilastro composito a quello cilindrico o quadrangolare : si tratta di una
combinazione di capitale importanza poichè il suo sviluppo continuo, durante due secoli, porterà
l’architettura dal sistema murario, in cui le forze sono passive, a quello funzionale, ove ogni
elemento specifico agisce in vista di una determinata funzione.
Ma una delle più importanti novità, destinata a modificare più profondamente il piano delle
composizioni delle masse, è trasmessa dall’arte carolingia a quella romanica: un corridoio che
prolunga le navate laterali attorno al santuario e sul quale si aprono cappelle laterali- l’ambulacro a
cappelle radiali. Cfr. la cattedrale di Clermont (946).
Il gotico si sviluppa nella zona dell’Ile-de-France, che si rivelò terreno fertile per nuovi esperimenti,
nella quale si passò da una forma arcaica, a una forma giovane e nuova che rapidamente le superò
tutte.
Il costolone ha il carattere di un accorgimento di cantiere, ma il principio è posto: alla volta
compatta si sostituisce la volta articolata.
Quanto ai fenomeni di assestamento e tensione: il costolone ha un coefficiente di assestamento
inferiore a quello delle vele; esso costituisce nel corpo della volta un elemento di tensione che
riceve una parte del carico e lo converte in spinta. Il fatto è che i materiali non sono gli stessi per
volta e nervature: queste ultime sono più resistenti, murate con maggiore perizia e implicano un
minor gioco.
Quanto al problema dei membri complementari, si giunge prestissimo alla soluzione dell’arco di
appoggio laterale a quella dell’arco rampante. Il compito dell’arco di appoggio non è solo di
assicurare in modo armonico l’incontro delle volte e dei muri laterali che le ricevono, ma di
alleggerire questi ultimi raccogliendo su di sè una parte del peso delle vele. Una volta acquisito
questo “scarico” il muro perde d’importanza, diviene un tramezzo. A cominciare da allora
accoglie le aperture che non compromettono più l’equilibrio.
L’arco rampante non era altrettanto inevitabilmente necessario. Si rese inevitabile con il crescere
in altezza delle navate e con l’ampiezza delle aperture.
L’intuizione geniale non fu tanto quella di lanciare l’arco rampante al di sopra dei tetti, dai quali era
ancora coperto (Durham), quanto di concepirlo nella forma di un arco.
L’arco rampante si alza con le navate, e vi si appoggia nei punti d’incontro delle spinte, o almeno
tenta d’individuare empiricamente questi punti, e raddoppia perciò le sue campate aeree e le
riunisce legandole con raggi paralleli. Per evitare ogni cedimento al di sotto del punto d’attacco una
colonnetta in controvena sostiene e regge il muro.
Le volte normanne erano eseguite in pietra. La ricchezza geologica dell’Ile-de-France rese possibile
la costruzione delle volte in conci o pietra da taglio, il che permetteva di ridurne peso e spessore di
più della metà.
Saint-Denis, prima cattedrale gotica ad essere realizzata, opera inaugurale di questo nuovo modo di
costruire con nuovi elementi.
Luogo più importante di Francia, sepoltura e proclamazione dei monarchi francesi
Rinnovamento che indica un abbattimento e una ricostruzione vecchia chiesa, compatta a 3 navate
con doppia abside, sistema carolingio.
Rinnovata nel 1136 due parti del cantiere che si chiudono al centro.
I modelli che Suger aveva in mente erano due: Santa Sofia a Costantinopoli, e il Tempio di
Salomone, quest’ultimo una sorta di prototipo ideale.
Coro circondato da un doppio deambulatorio, dal quale s’irradiano nove cappelle. È come se il
deambulatorio esterno si estendesse oltre le pareti che normalmente separano le cappelle tra loro.
Quanto rimane di esse non è altro che una serie di gusci leggermente arcuati, larghi ciascuno quanto
basta per contenere un altare. L’altezza della navata centrale doveva essere simile, se non identica a
quella del coro: l’idea era quella di trasformare st. Denis in una sorta di cosmo trasparente.
Pochi anni più tardi cominciano a sorgere nel regno di Francia vaste chiese di dimensioni
considerevoli.
Cambiamento tra prima e dopo è l’apparecchiamento murario, utilizzo di contrafforti
sistema di filtri tra interno ed esterno, ingresso per gradi, passaggio in gradazione luminosa (tanta –
poca – tanta / luce – scuro – luce)
3 navate, doppio deambulatorio
Pilastri che si scompongono in elementi con funzioni specifiche e differenti
Nervi e tendini esposti
Richiesta di aggiunta di colonne delle terme di Diocleziano a Roma, inutile strutturalmente solo un
collegamento con il passato
all’interno prevalenza di luce (Santa Sofia)
Introduzione dell’arte vetrata
mosaici di vetro colorati unite da piombo colato, eredità del mosaico.
Costolone rende possibile tutto quelle novità presenti
Volta a crociera divisa in sei vele, unghie
Si afferma il carattere scarnito dell’architettura gotica francese. Nel transetto due gallerie
sovrapposte, al livello del secondo e terzo piano di finestre che si equilibrano.
Soissons: la composizione del braccio meridionale concepita combinando il motivo di un emiciclo
con la disposizione propria di una navata. Rotonda annessa.
Laon, atrio, torri, cattedrale fortificata.
Notre-Dame Parigi, dimensioni colossali, pianta compatta.
L’età classica
La chiesa a quattro livelli scompare, sostituita da edifici le cui navate laterali sono decisamente
sviluppate in altezza. Al sistema delle cellule spaziali e dei registri sovrapposti si sotituisce una
combinazione di volumi non più interrotti da alcuna membratura.
Architettura traforata e percorsa da nervature, sottile nei procedimenti di equilibrio.
REIMS è cattedrale con funzione regale, sede della sacra unzione: viene realizzata una navata di
dieci campate con transetto contenuto.
Amiens: Vetrate immense e contrafforti che derivano direttamente da Chartres: svuotamento e
irrigidimento in funzione reciproca.
Profusione dei vuoti che tende a ridurre la costruzione a un sistema di archi e supporti rinforzati, a
vantaggio delle aperture. Le cappelle absidali sono per tutta la loro altezza aperte da immense
finestre sostenute da contrafforti in potente aggetto. Nel coro e nel transetto, il muro esterno del
triforio è traforato, tanto che, viste dal basso e di fronte, tali aperture sembrano continuare le
finestre superiori da cui sono separate solo da una stretta fascia di muro.
Sainte-Chapelle a Parigi: stupefacente gabbia di ferro e vetro iniziata da San Luigi per accogliere
una reliquia della Santa Spina. La massa murale, eliminata per far posto alle vetrate, si ritrova
nell’enormità dei contrafforti, come se i muri laterali fossero stati ribaltati per costruire un sostegno
perpendicolare.
L’architettura come organizzazione di forze ha infine sostituito l’architettura di materia pesante.
Fra le nervature dello scheletro strutturale ogni spazio è riservato alla luce: ovunque la vetrata possa
svuotare il muro e colorare la luce, il muro scompare.
Progressione regolare che sostituisce via via il peso e l’inerzia con lo slancio e l’azione, attraverso il
principio della tensione assoluta e dell’assottigliamento dei supporti.
Beauvais: proporzioni colossali, siamo al paradosso costruttivo. Per evitare di ingombrare la navata
laterale con una struttura muraria enorme, gli archi rampanti del coro di Beauvais a doppio ordine e
a doppio pilastro d’appoggio, pesano solo in parte sui pilastri della navata stessa; in parte invece il
loro pilastro centrale incombe su di essa, tenuto in equilibrio dal doppio sistema di archi che, da una
parte e dall’altra, vengono ad appoggiarglisi contro.
Proprio qui sta l’eleganza della soluzione: gli archi che hanno la funzione di raccogliere le spinte
delle volte costringono le spinte stesse a sostenere un equilibrio instabile. La struttura murale
traforata da grandi aperture si ritrova, moltiplicata, in quella foresta di elementi rampanti, archi e
pilastri d’appoggio che circonda il santuario.
All’interno ritroviamo il coro di Amiens, sensibilmente più slanciato, tanto che la sproporzione in
altezza lo fa sembrare stretto, con le lunghe vetrate simili a lame, il triforio trasparente, le nervature
ovunque tese.
Su queste forme pienamente intellegibili, poiché sono intellettualmente coordinate, l’Europa
lavora in diverse maniere, secondo le necessità degli ambienti, le tradizioni, le circostanze più o
meno favorevoli.
A Chartres, ad Amiens si raggiunge l’estremo della concezione gotica dell’edificio: la
verticalizzazione e la riduzione del sostegno al minimo, la struttura puntiforme fino
all’esagerazione. E più avanti andiamo più esagerata è la presentazione del muro come un
diaframma, quindi un’inondazione della luce che mette in rilievo l'estrema razionalità della
struttura.
Nel momento in cui l’attività dei cantieri francesi è interrotta o rallentata dalla guerra contro gli
inglesi, il linguaggio architettonico che essi hanno perfezionato attraverso generazioni è quello di
quasi tutta l’Europa.
Basilica
Costruzione di spazi ufficiali (editto di Costantino
Tessalonica 10 anni dopo abolizione del paganesimo
No schema del tempo
spazi accoglienti
- Basilica di Massenzio
(caratteristiche pre cristianesimo)
San Pietro e Basilica lateranense archi su colonne, coperture lignee (inizio di allargamento della
struttura)
Basilica arciformi
- Santa Sofia (pantheon – basilica di Massenzio)
cupola su pennacchi
contenuta da due sistemi diversi lungo l’asse
1° sistema:
4 pilastri + 2
semi cupole
abside
esedra
volte collaboranti che ricevono e assorbono le forze
2° sistema:
Navata a due altezze
Pilastri agganciati ad altri pilastri (contrafforti) contengono le spinte
Pilastri in pietra
Volte in mattoni con tanta malta sistema elastico
Spazio interno che cambia, aperto e affluente.
Filippo Brunelleschi
Italia del 1400 signorie territoriali, cultura comune, presenza di zone antiche, evidenti linguaggi
diversi che coesistono nello stesso periodo.
Tempo nuovo in cui l’architettura torna ad essere un mezzo di trasmissione culturale.
Rinascimento età della messa in immagine dell’uomo
Rivoluzione potentissima inaugurata da un progetto atomico:
SANTO SPIRITO
Planimetria basilicale, pianta centrale, transetto
navata laterale che prosegue, gira e arriva alle contraffatte.
Campate quadrate voltate a vela
2 sistemi spaziali sistema puntiforme infilato all’interno di nicchie ogni compatte diventa una
coppetta semi circolare.
susseguirsi di sistema murario che contorna la chiesa
paraste e semi colonne
nicchie in facciata non visibile
Gabbia prospettiva perfetta
assoluta continuità di volumi su tutto il perimetro.
Pieno in asse, spazio a percorso senza fine. Sistema a incastro, intersezione di strutture diverse.
Ordine maggiore trilitico-ordine minore arcuato. Sistema architettonico puntiforme (archi e
colonne)- sistema murario delle nicchie (già sperimentato nella Sacrestia Vecchia). Continuità
muraria con all’interno una struttura puntiforme.
Il sistema dell’Ospedale e quello della Sacrestia assemblati insieme in un organismo molto
complesso.
Le nicchie sono spazio atmosferico, profondità plastica, membrature morbide, toroidi.
Modellazione dello spazio.
Architettura imperiale delle grandi terme romane, ma nulla è copiato alla lettera, Brunelleschi
coglie la logica del discorso antico e la continua. E così la lingua dell’architettura antica si
trasforma, è una lingua viva, non morta.
Cupola su pennacchi
semi colonne proiettate a parete, gioco di ombre e luci, e tridimensionalità
rende armonica e plastica la parete
Brunelleschi continua il ragionamento degli ordini architettonici sotto la cupola (2 soluzioni, due facce
e due paraste gigante verso nav. centrale, semi colonne addossate verso navate minori
Archi volte a vela
Facciata di tamponamento
Finestre leggermente curve, indicato la non ortogonalità delle pareti interne.
ROTONDA DEGLI ANGELI
Iniziata nel 1435-36. Ne rimangono poche tracce. È un oratorio camaldolese, è la prima opera
dell’Umanesimo italiano a pianta centrale, esplicita per la prima volta perfettamente lo spirito con cui
era stato costruito il Pantheon dell’età di Adriano e gli altri edifici centrici dell’antichità, ma anche San
Vitale a Ravenna, tempio cristiano e non pagano.
designato come un tempio, pianta ottagonale (due dimensioni, spessore completa, monte scavato da
nicchia e cappella interna, visibile esternamente, cantiere non terminato.
Pianta centrale commentata da cappelle: anche queste sono spazi perfettamente ripresi
dall’antichità. Due lati rettilinei e due absidi affacciate tra loro, spazi tipici delle aule termali
antiche. Anche lo scavo dentro la muratura richiama quel discorso spaziale e di modellazione del
muro che si era visto a Santo Spirito.
Alberti figura eccezionale nel panorama dell’architettura occidentale: è in primo luogo un umanista,
un intellettuale, letterato, filosofo, conosce il latino e il greco, eruditissimo in tutte le Litterae greche
e latine, a conoscenza dei dibattiti religiosi del tempo. L’unico trattato, l’unico grande pensiero
artistico del ‘400 cosciente, proprio a conoscenza dei fermenti filosofici a lui contemporanei e quello
di Leon Battista Alberti. Si tratta del De re aedificatoria, in latino, la cui prima stesura viene oferta dal
suo autore al papa Nicolò V nel 1452. Il trattato è scritto in latino, e la prima edizione a stampa è del
1485 (Alberti muore nel 1472), mentre la prima traduzione in volgare è del 1550. E’ subito chiaro che
non è un trattato per gli architetti ma per i committenti, ed è altrettanto chiara la volontà di emulare,
e superare, il trattato di Vitruvio, di cui accoglie la struttura in dieci libri e i principi di FIRMITAS,
UTILITAS E VENUSTAS, ma con una diversa concezione. Già nel Proemio enuncia un primo principio
che sarà alla base di tutta l’architettura moderna: la DISTINZIONE TRA L’ARCHITETTO E IL FABER.
L’architetto è colui che svolge un’attività intellettuale, non è il capomastro, non è il faber, non è colui
che lavora con le mani, non è l’esecutore, tanto che architetto può essere colui che solamente
progetta, ma che progetta tenenedo conto dell’intera gamma delle difficoltà connesse
all’architettura, in modo da poter guidare con il suo intelletto le schiere degli esecutori. Il problema è
che questo nuovo architetto domina completamente l’intero ciclo della produzione edilizia e quindi si
distingue nettamente dal capomastro gotico, sempre presente in cantiere e che decide per pratica e
per empiria. Ma l’architetto sta cominciando ad essere una metafora, non è un professionista, è una
metafora di buon governo. La struttura dei dieci libri: Nel I libro Alberti dà le definizioni
dell’architettura; Il II e III sono dedicati alla firmitas: quindi si sofferma sulla qualità dei materiali, su
dove vanno prese le calci, le pozzolane, in quali cave, con quali accorgimenti, in quale stagione, come
si fano le fondamenta. Tutta la parte materiale dell’architettura privilegiando la parte fondativa. Il IV
e V libro sono dedicati all’utilitas, quindi alle funzioni e a quello che nell’800 si chiamerò la tipologia:
vale a dire il tempio, la casa, la villa etc. I libri dal VI al IX sono dedicati alla venustas, alla teoria del
Bello, quindi alla decorazione e alle proporzioni Libro X: conclusioni. 2 Nel libro IX troviamo una
distinzione fondamentale tra pulchritudo e ornamenta: esiste un bello essenziale e un bello
aggiuntivo. La pulchritudo viene sintetizzata da Alberti come concinnitas universalium partium:
organizzazione armoniosa delle parti, è quella disposizione generale in un’opera artistica in cui nulla
si può aggiungere e nulla si può togliere. Questo significa che tutte le parti sono necessarie l’una
all’altra in maniera perfettamente calibrata, sia dal punto di vista armonico (delle proporzioni), sia dal
punto di vista formale e qualitativo. Concetto di ORDINE ARCHITETTONICO. In Vitruvio il tema non è
trattato a parte ma è all’interno della trattazione dei templi, quindi non esiste un ordine ionico per
Vitruvio, ma esiste un tempio ionico. Per Alberti c’è qualcosa di più: egli parla un pò degli ordini, ma
questi sono principalmente una “pulchritudo ausiliaria”, non sono la sostanza dell’architettura. Il
bello dell’architettura, quella concinnitas in cui nulla si può togliere o si può aggiungere è per Alberti
nella struttura dell’architettura, e quindi nel valore murario, continuo, nell’organismo come tale a cui
gli ordini si applicano come decorazione.
Esordio di Leon Barrista Alberti come architetto:
Tempio Malatestiano A Rimini
Committente Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini, condottiero e mercenario, ritratto
nell’affresco di Piero della Francesca all’interno del Tempio Malatestiano, il committente viene messo
sullo stesso piano di un condottiero bellico, volontà di trasformare la chiesa Medioevale già esistente
in un tempio contenente in futuro le spoglie e i sarcofagi della famiglia.
Corte non più medievale ma umanistica, al centro il principe condottiero.
Medaglia di fondazione di Matteo de’ Pasti, reca la data 1450, raffigura il progetto iniziale non
realizzato completamente. Interno che nulla a che vedere con il linguaggio albertiano, archi acuti,
pilastri tagliati, linguaggio di elementi affastellati tra loro.
Matteo de Pasti lavora all’interno “architetto e costruttore”, Agostino di Duccio scultore “lapicida”
(da iscrizione all’interno).
È un cantiere interrotto, a causa della morte di Sigismondo nel 1468. Alberti interviene accostandosi
all’edificio preesistente.
Cupola tipo Pantheon, dialettica di spazi diversi, confronto tra architettura all’antica della rotonda e
navata pseudo-gotica o proto-umanistica.
Riproduzione della rotonda dell’Anastasis di Gerusalemme: una grande rotonda con un corpo
longitudinale.
Edificio foderato in prospetti in pietra d’Istria bianchi, pelle che riveste l’edificio.
Prospetto principale:
3 arcate a tutto sesto che si impostano sulle imposte
portale centrale sfondato con decorazione colorata
impaginato da arco di trionfo
Prospetto laterale:
archi su pilastri (tipo acquedotto), ordine di pilastri nudi che reggono archi a sesto acuto senza
basi, elementi rialzati da una sorta di stilobate
Grandi paraste che lavorano come ordini inquadranti, sequenza come continuità di archi di
trionfo all’antica.
paraste, ordine gigante, alto più pioni.
Edificio come organismo
da fuori si capisce cosa c’è all’interno
Le colonne in facciata Alberti le chiama puchritudo addita, bellezza aggiunta. E’ una bellezza che
chiaramente non fa parte della struttura portante, è appagamento per l’occhio ma non proviene dalla
necessità costruttiva dell’opera stessa. Ma per Alberti deve avere un suo significato. Cantiere nella
prospettiva di Basinio da Parma: ci mostra il Tempio Malatestiano in costruzione. Si vede la classica
gru vitruviana controventata, chiamata antenna o stella. Facciata, decorazione. Nel fornice centrale,
diventa spazio, accentuato da uno sfondo prezioso, quasi medievale. Dunque da un lato severa
struttura, assoluta strutturalità (pilastri senza base, un’architettura che nasce da terra senza
mediazione, quasi un brutalismo), dall’altro la pulchritudo addita, di una ricchezza quasi eccessiva.
Nello stesso periodo in cui Alberti è impegnato nel cantiere di San Francesco a Rimini è
probabilmente impegnato nella progettazione ed esecuzione della facciata (della sola facciata e non
del palazzo) del Palazzo Di Giovanni Rucellai a Firenze.
Palazzi precedenti: palazzo di Cosimo de Medici, Michelozzo, simbolo del potere mediceo per
dimensioni e strategia insediativa (palazzo-piazza-San Lorenzo come cappella palatina).