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Sofia Gotadoro 1 Sa

L’ARTE ROMANA

Si inizia a parlare di arte romana  dall’età imperiale, per il fatto che prima le opere di questo
popolo erano state importate o realizzate da artisti che si erano formati altrove. I romani infatti non si
erano mai interessati a questa disciplina, preferivano le questioni concrete, come la guerra, invece che
quelle astratte, come l’arte e la filosofia dei greci, ritenute per i deboli; questo dimostra come i loro oggetti
erano realizzati da materiali poveri e privi di ornamento.
Questo pensiero, poi, iniziò a cambiare quando Roma conquistò il Meridione e venne a contatto con l’arte
classica e l’ellenismo; anche se lo scetticismo verso questa attività non cessò fino alla fine dell’impero. Per
l’appunto l’arte romana si manifestò in forma anonima. L’arte romana, comunque, si differenzia da quella
greca e si avvicina di più a quella etrusca, basata sul principio di arco e volta. 
 L’arco è una struttura architettonica formata da conci e nel caso dell’arco a tutto sesto corrisponde a
una semicirconferenza. I pezzi di pietra vengono generalmente posizionati a secco tramite un sistema
di archi concentrici e la struttura veniva chiusa dal concio di chiave.   
 La volta è un sistema di copertura basata sul principio dell’arco. Ce ne sono di diversi tipi costruiti in
calcestruzzo: 
 Volta a botte (più semplice) è l’allungamento di un arco 
 Volta anulare costituita da due cerchi concentrici 
 Volta a crociera è l’intersezione di due volte a botte 
 Volta a padiglione è l’unione di alcune porzioni della volta a botte  
 La cupola è una superficie generata dalla rotazione di un semicerchio attorno al proprio asse 
Per creare queste strutture veniva usata la malta, descritta da Vitruvio come un composto di un legante, la
calce, uno o più aggregati, la sabbia, e l’acqua. Unendo alla malta della ghiaia si otteneva poi il calcestruzzo.

I paramenti murari (superfici dei muri) erano realizzati con diverse tecniche per ottenere un disegno:
 Opera incerta; pietre piccole e di diverse forme
 Opera reticolata; pietre a forma di piramide, immerse nel calcestruzzo, dove era visibile solo la base
 Opera listata; parallelepipedi di pietra accostati in filari orizzontali
 Opera di mattoni; realizzata, appunto con mattoni (se crudi “opera in laterizio”), molto comune
 Opera a spiga; mattoni inclinati rispetto il piano di 45° e tra loro di 90°, verso destra e poi verso
sinistra
 Opera mista; raggruppamento di vari tipi di muratura nella stessa opera

Proprio per la mentalità dei romani e la centralità dello stato nella società le opere con maggiore
importanza erano proprio quelle pubbliche, di carattere politico e militare. Per ognuna di queste era stata
creata una forma, dettata dalla funzione, su cui si basavano tutte le opere. Anche la struttura della città
seguiva un ordine preciso: quello a pianta quadrata divisa in 4 settori da due strade parallele
(centuriazione); utilizzato in poi in anche nelle colonie e in tutto il territorio romano. Tra l’architettura
dell’utile troviamo:
 Strade; che collegavano tutto il territorio italiano andando poi ad espandersi al di fuori, erano
larghe 3 metri, stratificate (ciottoli-sabbia e ghiaia-pavimentazione) e con una forma convessa in
modo da far defluire l’acqua. Tra le strade meglio conservate troviamo la Via Appia costruita nel
312 a.C.
 Ponti; una struttura ritenuta sacra, per la derivazione del nome pontefice, erano un comodo
collegamento soprattutto per la presenza di fiumi, come quello di legno sul Tevere. Nella variante in
muratura erano composti da pile (struttura verticale conficcata nel letto del fiume), arcate (con
conci di pietra a tutto sesto), spalle (strutture d’appoggio sulle sponde) e la carreggiata (strada
lastricata in pietra). Tra i ponti integri più importanti ricordiamo quello di Augusto e Tiberio a
Rimini, costruito tra 14-21 d.C. composto da 5 arcate, chiamato così in onore dei due imperatori.
 Acquedotti; costruiti 11 solo nel Lazio, provvedevano al’approvvigionamento idrico. Tra questi il più
spettacolare è quello Claudio (38-52 d.C.) che percorre circa 70 km, e cui archi sono in parte ancora
visibili oggi, come la Porta Maggiore inglobata nelle Mura Aureliàne.
 Terme; l’acqua delle città oltre per gli usi primari venivano convogliate nelle terme, che
contrariamente ad oggi erano grandi complessi di bagni pubblici. A Roma troviamo la grandiosa
struttura delle Terme di Traiano, progettate da Damasco, tra 104-109 d.C., sfruttando la residenza
utilizzata da Nerone. Era composta dalla piscina scoperta, una grande sala con piscine di acqua
fredda, un piccolo ambiente con acqua tiepida e da una sala con vasche d’acqua molto calda,
riscaldata da diversi focolari. Gli ambienti laterali invece erano adibiti a spogliatoi, palestre, saune o
stanze per massaggi. Tutte le zone delle terme erano rivestiti da mosaici e marmi pregiati.
 Fognature; la prima costruita nel I secolo d.C., raccoglieva le acque del Fòro Romano e le riversava
nel Tevere.
 Mura cittadine; le Mura Serviane, che per 10 km circondavano Roma sono i resti più importanti
dell’architettura romana di età regia. Mentre le Mura Aureliane, 270-275 d.C., meglio conservate
furono edificate sotto l’imperatore Aureliano.

Per quanto riguarda lì’architettura templare i romani hanno preso spunto dalla tradizione greca e etrusca;
dai greci hanno appreso:
 Circolare periptero  Periptero su alto podio
 Prostilo  Periptero su crepidoma
 Pseudoperiptero  Periptero senza pòsticum

A partire dal I secolo a.C. gli edifici di culto iniziarono a subire mutamenti, come l’aggiunta dell’abside al
lato apposto dell’ingresso, dove veniva posizionata la statua della divinità del tempio. Il più importante
esempio di questa architettura romana è sicuramente il Pantheon.
Per quanto riguarda le costruzioni onorarie, per celebrare qualche personaggio importante e le sue opere,
venivano costruiti archi di trionfo, colonne sormontate da una statua, monumenti equestri o addirittura
fontane; anche se l’arco era la struttura più utilizzata, come si vede, ad esempio, con l’arco di Augusto a
Rimini.
Diverse costruzioni furono edificate anche per lo svago e i giochi cruenti: il teatro romano, contrariamente
a quello greco, si basava su una struttura di pietra e calcestruzzo, con volti a botte e anulari si realizzava
l’esterno composto da più piani di archi poggianti su semicolonne trabeate, dove si susseguivano gli ordini
dorico, ionico e corinzio. La parte superiore era un porticato e i vari livelli erano divisi in settori detti cunei a
cui corrispondeva un’arcata esterna provvista di corridoi, mentre gli accessi laterali portavano all’orchestra,
dove vicino si trovava un ripiano sporgente, la tribuna. L’orchestra, la parte centrale, aveva una forma di
semicerchio per far spazio ai seggi dei magistrati e degli illustri; la scena era alta come la cavea e costituita
da un proscenio che si trova di fronte al pulpito (il luogo dove avveniva lo spettacolo), mentre dietro vi era il
fondale architettonico composto da tre ordini di colonne sovrapposte, due ali laterali e tre porte. Di questi
ricordiamo il Teatro di Marcello (13 a.C.), fatto costruire da Cesare per il nipote scomparso, perché il
particolare delle esedre divenne uno dei motivi tradizionali dei teatri, come lo schema degli ordini
sovrapposti divenuto comune negli anfiteatri. Mentre il Teatro di Orange, in Francia (27 a.C. – 14 d.C.), è
quello in migliori condizioni dell’Europa; con un’ampia e intatta cavea capace di ospitare 7000 persone,
ornato con tre ordini di colonne, edicole e statue; mentre la facciata curvilinea è costituita da arcate
sovrapposte e quella rettilinea è articolata su cinque registri.
L’anfiteatro, invece è una struttura circolare o ellittica, realizzata grazie all’impiego dell’arco a tutto sesto,
delle volte e del calcestruzzo, con il doppio della facciata curvilinea dei teatri, che si basa sulla continuità
della facciata curvilinea. Il maggior esempio è l’Anfiteatro Flavio a Roma (70-80 d.C.) o conosciuto anche
come Colosseo.

La struttura abitativa più comune, destinata ai ceti alti, era la domus. Appena vi si entrava si arrivava nel
vestibolo e poi un corto corridoio portava all’atrio centrale, dove si trovava il focolare, che era
superiormente aperto, così da poter raccogliere l’acqua piovana in una vasca. Attorno all’atrio si trovavano i
cubicoli (le stanze da letto), mentre oltre c’erano i locali di servizio e un tablino (luogo per i pranzi estivi);
ancora dopo si poteva trovare un giardino interno o un altro porticato, a cui attorno si aprivano le sale da
pranzo e altri ambienti domestici, come soggiorni o sale. Vitruvio nel suo sesto libro di architettura parla
della domus e la distingue in base al compluvium (tetto):
 Tuscanico; con le travi del tetto sostenute da delle travi
 Corinzio; con il tetto sostenuto da colonne che si trovano attorno alla vasca
 Tetrastilo; con 4 colonne che sostengono il tetto agli angoli della vasca
 Displuviato; con le falde del tetto inclinata verso l’esterno
 Testudinato; coperto da un tetto piramidale a 4 falde
Sempre nel libro vengono distinti anche i diversi tipi di oeci (sale per i ricevimenti) in base alle colonne:
 Tetrastili; con 4 colonne, usato come sala da pranzo
 Corinzi; con più colonne, generalmente su più file
 Egizi; quando sulla trabeazione delle colonne se ne trovava un secondo ordine

Le abitazione per la maggior parte della popolazione erano invece le insulae, che erano una sorta di edifici
in condominio che venivano affittati. Erano costruiti in muratura, con un piccolo cortile interno, le botteghe
e i magazzini ai piani inferiori e generalmente erano posizionate una di fianco all’altra.
Mentre nelle ville abitavano i grandi proprietari terrieri, che spesso avevano anche in città una domus, e la
usavano come seconda casa. Questa abitazione era strutturata per essere utile nel luogo in cui era costruita
quindi oltre alle sale, le stanze da letto e tutte quelle comodità che si trovavano in una casa, senza
dimenticare che grazie alla possibilità economica dei padroni c’erano spesso terme e templi privati, vi si
trovavano anche magazzini, granaglie e peschiere.
Al di sopra di tutte le residenze troviamo sicuramente i palazzi imperiali. Tra questi ricordiamo il più grande,
la Domus Aurea, costruita per Nerone tra 64 e 68 d.C. da Sevèro e Cèlere. Questa abitazione si estendeva
per 80 ettari nel centro di Roma e si contavano circa 150 ambienti, il cui centro era la grande Sala ottagona
(chiamata così per la forma che aveva) coperta da una cupola a padiglione e da 4 cubicoli a crociera o botte.
Era proprio in questo spazio dove avvenivano i ricevimenti con i banchetti di cui si hanno manoscritti che
raccontano di una stanza che, tramite un sistema idraulico, faceva un giro completo in 24 ore come la Terra
e al centro vi sedeva Nerone che stava a rappresentare il Sole.
Un altro imponente palazzo era la Domus Flavia, voluta da Domiziano e inaugurata nel 92 a.C. da Rabìrio,
che la progettò in 2 parti. Il lato settentrionale (chiamato Domus Flavia) aveva un ruolo politico, infatti
attorno al cortile porticato, composto da una fontana ottagonale, si trovavano la basilica per
l’amministrazione della giustizia, l’aula per le udienze e il vestibolo di questa; mentre di fronte era
posizionato il triclinio e un passaggio di questo portava alle 2 biblioteche. Invece gli appartamenti privati,
che si trovavano sul versante meridionale e che si affacciavano su 3 cortili, costituivano la Domus
Augustàna.

Per quanto riguarda la pittura, i primi esempi romani furono quelli trionfali, destinati a celebrare le imprese
vittoriose dei condottieri, ma quelli che sono giunti a noi arrivano dai resti di Pompei e Ercolano dove si
sono ben conservati. Questa pittura parietale, realizzata sopra diversi strati di intonaco viene suddivisa in 4
stili:
 Primo stile; detto anche strutturale o a incrostazione, è un’imitazione delle lastre di marmo
realizzato modellando dello strucco e poi colorandolo, questa tecnica veniva utilizzata per le case
dei cittadini medi; si può notare questa tecnica decorativa applicata nella Casa di Sallustio a
Pompei.
 Secondo stile; detto anche in prospettiva o architettonico, simula la visione di archi, colonne ecc
che invece sono dipinte, ma molto simile e con le stesse proporzioni delle originali. Sullo sfondo di
questi ornamenti si lasciano intravedere paesaggi sempre disegnati come si può vedere nella villa di
Poppea a Oplontis dove questo affresco rappresenta delle colonne tuscaniche e corinzie, mentre in
secondo piano si trovano dei capitelli con teste femminili e dei fiori rampicanti che girano attorno le
colonne. Queste incorniciano un doppio porticato, sopra il portale si trova un tempietto monoptero
con la statua di una divinità femminile e fra le colonne possiamo osservare delle anfore, mentre dei
clipei sono appesi agli architravi e alla base si trovano dei candelabbri.
Anche nella villa dei Misteri a Pompei si possono osservare i resti meglio conservati di questo stile.
Anche se gli elementi architettonici sono pochi si possono comunque osservare numerose figure ad
altezza naturale nello svolgimento di un rito. I personaggi reali e mitologici sono disposti su uno
sfondo rosso contornati da un fregio, possiamo notare un giovane che sta leggendo e una fanciulla
con un vassoio per le offerte che si reca da delle donne, intanto Sileno suona la cetra a delle figure
mitologiche. Nella scena successiva si nota Sileno che offre da bere a un satiro durante le nozze di
Dioniso e Arianna, e nel frattempo una demone sta per colpire una giovane per un rito di iniziazione
sotto gli occhi di alcuni partecipanti. Si pensa che questo affresco rappresenti un rito di
preparazione alle nozze.
 Terzo stile; detto anche della parete reale o ornamentale, realizzano delle architetture
sproporzionate tra loro. Le pareti dietro sono dipinte a tinta unita con zone verdi e azzurre, dove vi
compaiono delle figure. Per questo stile troviamo il tablino della Casa di Marco Lucrezio Frontone a
Pompei, con le sue scene di giardini nella parete di destra, delle grandiosi ville in quelle centrali e in
quello superiore delle architetture.
Anche nella villa di Livia a Prima Porta, della moglie di Augusto, troviamo pareti dipinte a giardino.
L’affresco presenta nella parte inferiore una recinzione con delle aiuole mentre oltre si elevano
degli arbusti e delle piante fiorite immerse in altro verde che contrasta con l’azzurro del cielo dove
volano degli uccelli.
 Quarto stile; detto anche fantastico o illusionismo prospettico, utilizza in modo fantasioso la
prospettiva architettonica e gli elementi del terzo stile con abbondanti decorazioni. Uno degli
esempi più significanti è un frammento di un affresco ad Ercolano, composto da un insieme
complesso di architetture che si intravedono tra le logge rese visibili dalla diversa intensità di uno
stesso colore che ne indica la profondità. La parte in primo piano invece è evidenziato dall’uso del
rosso e del giallo e da un tendaggio verde-azzurro.
La casa dei Vettii a Pompei invece è l’esempio più riuscito di questo stile. Nella parte bassa i soggetti
mitologici prendono spunto dal terzo stile mentre l’ornamentazione architettonica è piena di
dettagli e il fatto di essere sovrapposte danno un’idea di molteplicità. Il colore sulle pareti viene
distribuito a macchia infatti le pennellate forniscono idea di quello che è rappresentato senza però
entrare troppo nei particolari.

Dopo che Roma viene a contatto con la Grecia assume nella sua cultura artistica anche le statue di questa.
Iniziarono così a diffondersi i valori ellenistici e molti artisti si trasferirono a Roma, intrecciando il pensiero
tradizionalista romano con quello più libero greco. Gli elementi emergenti di questa fusione sono il ritratto
e il rilievo storico-celebrativo.
Il ritratto è tra i generi artistici quello più tradizionale e caratteristico dei romani. Quando i greci
realizzavano opere con volti impersonali, i romani invece cercavano proprio il contrario, infatti tutte le
famiglie patrizie avevano nelle domus una maschera di cera dei propri defunti e in alcune ricorrenze
venivano anche fatte sfilate con queste. Fu proprio da queste maschere in cera che è nata la realizzazione
dei busti romani che ritraevano fino al collo, come la Statua di Barberini (I secolo a.C.), che raffigura un
patrizio che sta posando e tiene con se i busti di due suoi antenati. Si può percepire che i personaggi
raffigurati sono parenti perché grazie alla volontà dei romani di realizzare opere simili al reale possiamo
trovare dei tratti comuni tra i tre uomini. Anche nei ritratti di anziani (I secolo a.C.) dove si vedono un
patrizio ormai avanti con l’età e una figura femminile possiamo riconoscere le stesse caratteristiche di
rassomiglianza.

Se il ritratto era una forma d’arte usata solo dai patrizi, la plebe, il resto della popolazione, aveva comunque
le proprio tradizioni artistiche: l’arte plebea, dalla quale nascerà poi quella medievale. Da una lastra di
Amiternum, Corteo Funebre (I secolo a.C.) possiamo vedere quali sono le caratteristiche dell’arte plebea.
L’immagine rappresenta un funerale di un ricco, steso su un feretro e trasportato da 8 portantini, con
davanti i musici e dietro i familiari. Le proporzioni non sono rispettate e alcune figure sembrano più lontane
anche se sono tutte sullo stesso piano. Mentre i musici e altri personaggi sono su due livelli diversi quando
nella realtà sarebbero stati di fianco.
Anche nel Fregio dell’Arco di Augusto a Susa dove viene rappresentata una processione sacrificale le figure
non hanno le giuste misure, infatti gli animali sono molti più grandi degli uomini: questo è stato fatto
proprio per far cadere l’attenzione sul vero significato dell’opera ovvero il sacrificio. L’arte plebea, dunque,
è simbolica.

Un'altra tipologia dell’arte romana è il rilievo storico o celebrativo, per ricordare appunto le imprese di
qualche personaggio famoso. Fra i più importanti troviamo l’Ara Pacis (13-9 a.C.), anticamente collocata nel
Campo Marzio, insieme all’obelisco di Psammètico costituivano un orologio solare. Il giorno del
compleanno dell’imperatore Augusto l’ombra riprodotta dall’ago arrivava all’inteno della mensa sacrificale
dell’Ara. Realizzata in marmo attorno a questo altare è costruito un recinto quadrato con pochi elementi
architettonici. Molti sono però gli elementi decorativi come il fregio che introduce dei festoni con diversi
frutti, dei nastri a cui sono appoggiati dei teschi di animale e delle patère. La mensa ha sui lati delle volute e
delle raffigurazioni sacrificali. L’esterno è molto più complicato rispetto il resto anche se queste due parti
sono in relazione per la presenza di motivi vegetali. I portali sono affiancati da rilievi che raccontano la
storia di Roma (Lupercaàle - Enea - la Terra Madre - la Dea Roma). Nel fregio storico si può anche vedere la
famiglia imperiale perché volevano rappresentare eventi e fatti fuori dal tempo. Mentre lungo i lati Sud e
Nord si vede il corteo del giorno dell’inaugurazione con Augusto, Agrippa, Gaio Cesare, la moglie, i figli e le
mogli dei figli con i bambini.
La Colonna Traiana, eretta tra 110 e 113 d.C. nel Foro Traiano, celebra le campagne dell’imperatore Traiano
in Tracia. Questa grandiosa struttura, di ordine tuscanico, è composta da 17 rocchi di marmo più il capitello
che la fanno arrivare a 30 metri di altezza, mentre se aggiungiamo anche il piedistallo e il supporto della
statua si alza ancora di 10 metri. Il piedistallo ha un fregio con le armi e le armature dei nemici e dei festoni
con 4 aquile sui lati, sul lato Sud-orientale di questo si arriva a una scala a chiocciola che porta fino alla cima
della colonna, dove si incontrano anche tre stanze e dove in una di queste erano conservate le ceneri di
Traiano e della moglie. La struttura è fasciata da un nastro raffigurante la storia delle due guerra in Dacia e
man mano che si sale si indica il passare del tempo, il bassorilievo infatti parte col la traversata del Danubio,
continua con l’imbarco ad Ancona e l’attraversamento dell’Adriatico, le due campagne sono poi separate
dalla Vittoria Alata e termina con il suicidio del Re dei Daci.

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