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Arte romana


L'impero romano nella sua
massima espansione.

La storia di Roma è il racconto di una incredibile ascesa politica: in sette secoli il centro abitato da
pastori e agricoltori divenne il centro di un immenso impero.
In questo contesto l'arte assume, col tempo, una chiara funzione politica e sociale. Almeno fino all'età
imperiale è difficile identificare una vera e propria arte romana. Le opere d'arte che erano presenti in
città erano opere di importazione oppure erano state realizzate da artisti che si erano formati altrove. I
romani erano più interessati alle questioni concrete come quelle riguardanti l'annessione continua di
nuovi territori in seguito a incessanti guerre e la gestione e organizzazione della società.
Fu soprattutto l'eccezionale concentrazione in Roma delle immense ricchezze derivanti dalla spoliazione
dei templi e delle città dei popoli vinti che costrinse e abituò i Romani a un rapporto nuovo e continuo
con l'arte.
Nel 146 a.C. La conquista della Grecia
portò Roma a diretto contatto con la terra
che aveva visto nascere e propsperare l'arte
classica e, in seguito, l'arte ellenistica. Così i
Romani cominciarono ad apprezzare la
bellezza di queste opere, anche attraverso
la realizzazione di copie romane di staue
originali greche. Occorre tuttavia mettere in
luce che l'arte romana seguirà un suo
percorso che la porterà ad essere originale
e assolutamente autonoma da quella greca.
L'arte romana si manifesta infatti
1) nelle grandi opere pubbliche realizzate
per l'utilità comune dello Stato. Acquedotto di Segovia
2) nel ritratto, che trasmetteva alle Ritratto di patrizio romano
generazioni future realisticamente le
fattezze degli antenati Arco di trionfo
3) nei rilievi e nelle architetture onorarie di Traiano
( ad esempio gli archi di trionfo) che
celebravano un evento o un'importante
personalità.
Altra cosa importante da rilevare è che (a
differenza dell'arte greca che celebra i suoi
artisti), l'arte romana è anonima: a causa
del prevalere dell'interesse dello stato su
quello dei singoli cittadini difficilmente
viene infatti ricordato il nome di un artefice
di un manufatto artistico.
Le tecniche costruttive dei Romani

L'architettura romana (a differenza di quella greca che


basava le proprie tecniche costruttive sul principio
dell'architrave appoggiato su elementi verticali come le
colonne), basa i propri schemi costruttivi sul principio
dell'arco e della volta (sistema archivoltato).L'arco a
tutto sesto, già in uso presso gli etruschi, e le strutture
da questo derivate( la volta a botte e la cupola
semisferica) costituiscono la vera grande innovazione
architettonica che permette di creare un'architettura
curvilinea archivoltata, diversa da quella greca rettilinea
perchè architravata.
L'uso sistematico dell'arco e della volta permise ai
romani di coprire spazi immensi.
I romani furono aiutati anche dall'abilità nel servirsi di
nuove e potenti macchine da cantiere, quali ad esempio
la gru raffigurata qui accanto nel rilevo della Tomba
degli Haterii. Tale apparato, ingegnosamente azionato
da una grande ruota di legno messa in movimento dalla
forza di alcuni uomini che camminavano al suo interno,
consentiva di sollevare grandi pesi, facilitando
notevolmente la costruzione.
L'arco
L'arco è una struttura architettonica
composta da un insieme di elementi di
pietra sagomata detti conci. Quello situato
nella parte più elevata dell'arco è detto
concio di chiave. Il piano orizzontale da cui
si comincia a costruire l'arco prende il
nome di piano d'imposta, mentre le linee
che in basso e in alto delimitano l'arco sono
dette rispettivamente intradosso ed
estradosso. Si chiama freccia la linea
verticale tra il piano d'imposta e il punto
più alto dell'intradosso , mentre la luce o
corda è la distanza fra i sostegni o piedritti.
L'arco si comincia a costruire dai due
estremi del piano d'imposta, per tale
ragione finché non si mette in opera il
concio di chiave, che chiude staticamente
la struttura rendendola autoportante,
l'arco non può reggersi autonomamente. È
necessario che durante le varie fasi di
costruzione si ricorra ad una struttura
lignea in grado di sostenerlo: la centina
Esempio di centina
La copertura a volta

La volta deriva teoricamente da una ripetizione


di archi. La volta a botte, a configurazione
semicilindrica, è la più semplice ed usata tra le
coperture in muratura, impiegata soprattutto
per vani di forma rettangolare, ha
sostanzialmente la forma di una galleria che
poggia su due pareti.
La volta a crociera è il risultato dell'incrocio
ortogonale di due volte a botte. Utilizzata
prevalentemente in ambienti quadrati, poggia
su quattro pilstri d'angolo.
La cupola, deriva dalla rotazione di un arco
attorno al proprio asse centrale e viene
utilizzata per coprire spazi circolari o quadrati.
Si imposta su un muro di sostegno perimetrale
che ne costituisce la base.
La malta e il calcestruzzo

In epoca repubblicana i Romani edificarono


utilizzando tecniche etrusche e greche e sfruttando i
materiali locali con grande capacità costruttiva.
Sullo scorcio del II secolo a.C. la scoperta quasi
casuale delle caratteristiche di alcuni materiali
consente lo sviluppo della tecnica dell'opus
caementicium, il calcestruzzo romano. Alla base
della preparazione c'è la malta, che è una miscela di
calce e sabbia, cui viene mescolato pietrame
minuto. Spesso alla malta e all'acqua si aggiunge
della pozzolana, una pietra vulcanica che possiede
qualità aggreganti elevate: macinata e mischiata a
calce e acqua, produce un conglomerato capace di
solidificare rapidamente indurendosi come la pietra.
L'opus caementicium, il calcecstruzzo romano, facile
da ottenere, resistente, leggero e a basso costo, in
grado di assumere le forme più svariate, viene usato
in modo estensivo per innalzare muri e coperture
con diversi procedimenti. Il sistema di riempimento
a sacco è uno dei procedimenti più usati: il
calcestruzzo, gettato entro casseforme di legno o
tra due paramenti di pietra o mattoni, indurisce
prensdendo la forma desiderata e dando la Muratura a sacco
possibilità di ottenere murature molto resistenti e
di rapida esecuzione

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