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Le origini del tempio greco si definiscono nel periodo VIII-VII sec. Detto medioevo ellenico. Prima di questo periodo
gli elementi tipici della trabeazione primitiva erano composti da strutture lignee, con scopi puramente funzionali:
I triglifi erano le protezioni delle testate delle travi del tetto
Le metope erano tavolette di chiusura posizionate nei vuoti tra i triglifi
Le regule sono le parti visibili degli elementi di raccordo tra le travi del tetto e l’architrave
Le gocce erano le teste dei chiodi per fissare i triglifi
I mutuli erano la parte sporgente dei travetti obliqui
La struttura del'edificio vero e proprio era per i Greci la casa del Dio (oikos), collocata nella cella (naos). Questa
ospitava la statua della divinità, e il sacerdote era l'unico ad averne accesso, mentre il culto si svolgeva su un altare
situato davanti al tempio ed all'interno del recinto sacro (temenos) in cui si situavano il tempio ed altri edifici ad esso
connessi. Il luogo sacro (santuario) poteva ad esempio ospitare una serie di costruzioni di uso pratico, come i "tesori"
(thesàuroi), che ospitavano i doni votivi – preziosi o anche di terracotta – offerti dalle città o da semplici cittadini e
portici (stoai). L'ingresso all'area sacra poteva essere protetto da propilei. Il tempio greco è sempre orientato est-
ovest, con l'ingresso aperto verso est. La disposizione delle colonne determina la classificazione dei tipi di pianta del
tempio greco, che ci è stata tramandata da Vitruvio:
tempio in antis: in cui le pareti dei lati lunghi della cella (naos) si prolungano in avanti fino a costituire le
cosiddette ante e delimitare lateralmente il pronao;
tempio in doppio antis: è un tempio in antis con l'opistodomo nella parte diametralmente opposta rispetto
al pronao;
tempio prostilo: di fronte al pronao è presente un colonnato antistante; in tal caso può mancare l'intero
pronao
tempio anfiprostilo: sia la fronte che il retro presentano il colonnato;
tempio periptero: un colonnato quadrangolare (peristasi) circonda tutti e quattro i lati della cella (naos);
tempio pseudoperiptero che ha una notevole diffusione in età ellenistica e quindi romana, caratterizzato da
una peristasi costituita da semicolonne o lesene addossate ai muri esterni della cella e da una fila aggiuntiva
di colonne ma solo sui lati corti. La cella poteva in tal modo essere realizzata con una maggiore ampiezza;
tempio diptero: il porticato quadrangolare
(peristasi) presenta, anche sui lati lunghi, una
doppia fila di colonne;
tempio pseudodiptero: caratterizzato da una
prima fila di semicolonne o lesene addossate
ai muri esterni della cella, da una fila
aggiuntiva di colonne su tutti e quattro i lati e
da una terza fila solo sul lato anteriore. la
peristasi quadrangolare nel mezzo è posta ad
una distanza doppia rispetto ai muri della
cella, ossia quando il tempio è circondato da
un colonnato dell'ampiezza di due
intercolumni;
tempio monoptero: quando il tempietto ha
una forma circolare ed è privo di cella;
tempio a tholos (o monoptero-periptero):
quando il tempietto circolare è provvisto di
cella.
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Tempio di Apollo a Thermos
Si trova entro un recinto (Temenos dal greco τέμενος: area sacra di pertinenza al tempio)
Il tempio è collocato in un angolo a sud-est, mentre il resto del Temenos è occupato da due Stoâi (Stoâ, ovvero un
porticato ligneo aperto che ospitava i pellegrini), si sviluppavano soprattutto in lunghezza ed erano molto estesi per
il grande afflusso di fedeli, questo è il primo esempio di Stoâ. Successivamente furono edificati in pietra. Il largo
spazio serviva per la deposizione dei doni da parte dei fedeli e, in altri casi, era il punto di convergenza delle
processioni. Fra il 630 e il 620 a.C. presentava due muri della cella molto lunghi, così come la peristasi. In questa fase
si individua il Tempio C. (quello descritto da Polibio). L'area fu scavata e venne scoperto un altro tempio, anteriore al
Tempio C, che venne chiamato Megaron B, perché la forma della pianta rimanda a quella del megaron a
terminazione arrotondata circondato da colonne. Venne successivamente scoperto un secondo strato che
presentava un'altra costruzione, detta Megaron A. Non è un tempio ma un megaron ampliato privo di colonne
perimetrali, del periodo miceneo.Solo quando la religione divenne antropomorfa vennero aggiunte le colonne
intorno al santuario, nell'VIII secolo a.C. La III fase è riferita al tempio ruotato rispetto al Megaron B con cella molto
allungata e peristasi costituita da colonne lignee, con caratteri molto arcaici, come l'eccessiva forma allungata del
tempio in disaccordo con la peristasi. L'altro problema è costituito dalla presenza di una fila di colonne centrali, a
causa della trave di carico (esigenza strutturale), e il numero dispari di colonne, con ingresso laterale e non assiale;
questa è però una situazione non funzionale in quanto la statua della divinità, posta sul fondo, non è
immediatamente visibile, nonostante venga leggermente spostata verso destra.
Esso è databile all'inizio del VI secolo a.C. ed è quindi il tempio dorico più
antico della Sicilia o quanto meno il primo corrispondente al modello che
si andava affermando in tutto il mondo ellenico di tempio periptero con
colonne di pietraIl tempio con una disposizione di 6 x 17 colonne di
proporzione piuttosto tozza. Rappresenta, nell'occidente greco, il
momento di passaggio tra il tempio a struttura lignea e quello
completamente lapideo, con fronte esastilo ed un colonnato continuo
lungo il perimetro che circonda il pronao e la cella divisa in tre navate con due colonnati interni, più snelli, posti a
sostegno di una copertura a struttura lignea di difficile ricostruzione. I resti permetto di ricostruire l'aspetto
originario del tempio che appartiene al periodo protodorico e presenta incertezze costruttive e stilistiche come
l'eccessiva vicinanza delle colonne poste sui lati, le variazioni dell'intercolumnio . La pioneristica costruzione fu un
modello per l'affermarsi del tempio dorico periptero in Sicilia, rappresentando una sorta di prototipo locale che
affiancava aspetti legati a modelli della madrepatria con altri peculiari che si affermeranno solo in Magna Grecia.
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Tempio di Era (detto Basilica di Paestum)
Tempio G di Selinunte
Il tempio di Artemide era un tempio ionico dedicato alla dea Artemide, situato nella città di Efeso. Creso decise di far
erigere il tempio in onore della dea della luna, protettrice degli animali che i Greci chiamavano Artemide e i Romani
Diana. La struttura principale del tempio era sorretta da almeno 120 colonne di marmo. Al centro del tempio, si
trovava la statua di Artemide. La piattaforma su cui era costruito era lunga 131 metri e larga 79. Nel 356 a.C. il
tempio fu raso al suolo da un incendio. Alcuni anni più tardi, Alessandro visitò Efeso e diede ordine che il tempio
fosse ricostruito sullo stesso luogo. Il tempio fatto erigere da Alessandro Magno, sopravvisse fino al III secolo a.C.
Con il passare del tempo, il porto di Efeso si insabbiò e la città perse importanza. Il tempio fu saccheggiato dai Goti
ed in seguito sommerso dalle inondazioni. Tutto quello che rimane oggi sono alcuni blocchi delle fondamenta e
un'unica colonna ricostruita.
L'Heraion di Samo è un grande tempio ionico dedicato ad Era e situato nella parte
meridionale dell'isola di Samo (Grecia). Molte delle diverse fasi costruttive
dell'Heraion sono state identificate anche grazie alla datazione dei materiali di
copertura ritrovati nei pressi dell'edificio. La costruzione che risale al periodo
tardo arcaico (VII-VI secolo a.C.) è stata determinante per la definizione dello stile
ionico, ma esistono tracce di un edificio più antico, risalente all'VIII secolo
(periodo geometrico) o precedente. Il primo edificio, o quello che è stato
identificato come risalente all'VIII secolo era chiamato hekatompedon , la cella
era divisa in due navate da un'unica fila centrale di colonne che reggevano la
copertura; sul fondo, leggermente decentrata, si trovava una base di pietra che
reggeva la statua di culto in legno. Nella seconda metà dell'VIII secolo a.C. i
costruttori di Samo aggiunsero una serie di colonne in legno su basi di pietra
intorno alla lunga stanza. Questo primo edificio venne ricostruito una prima
volta nel 670 a.C., probabilmente a seguito di una alluvione, e in questa
occasione la cella, circondata da un portico di 6x18 colonne, venne liberata dal
colonnato mediano per accrescere l'impatto visivo con la statua della dea sul fondo; una serie di pilastri,
probabilmente lignei, sosteneva il tetto, e altri erano disposti intorno alla cella a distanza uniforme. Verso il 640 a.C.
fu aggiunto un portico di oltre 60 m di lunghezza, diviso in tre navate da due serie parallele di pilastri di legno. Fra il
570 e il 560 a.C., il tempio venne spostato a occidente e ricostruito su di un'area dodici volte più estesa di quella del
precedente edificio. Gli artisti progettarono un edificio di proporzioni enormi: 104 colonne nel peristilio su due file, 8
colonne in fronte, 10 colonne su due file all'interno del pronao, 22 colonne, sempre su due file, all'interno della cella.
La grande profondità del pronao rimarrà una regola degli edifici della Ionia, ma altri sono gli elementi in questo
edificio che segneranno lo stile ionico nel suo formarsi: le colonne si ergevano non più direttamente dallo stilobate
bensì da una base modanata a sezioni orizzontali, inoltre le ante erano decorate con sfingi a rilievo e cornici vegetali
stilizzati.
La colonizzazione greca nell'Italia meridionale non fu un movimento organizzato quanto piuttosto una migrazione
verso lidi più ospitali. Gli insediamenti fondati non erano propaggini della madre patria, bensì nuove città autonome
con legami pressoché inesistenti con la città d'origine. L'urbanistica greca ha come principale oggetto un modello di
strutturazione urbana messo a punto nell'antica Grecia durante la sua complessa evoluzione culturale ed in
particolare nel V secolo a.C.; rappresenta una delle prime esperienze di pianificazione urbana e di applicazione di
uno schema planimetrico ortogonale esteso ad un'intera città ed ebbe molta importanza nella successiva evoluzione
dei modelli urbanistici. Più estensivamente l'urbanistica greca può essere considerata l'insieme delle trasformazioni
delle strutture urbane relative alla civiltà greca nelle sue varie fasi.
Lo schema planimetrico è costituito da strade principali (plateiai) e strade secondarie (stenopoi), che dividono lo
spazio in isolati quadrangolari regolari o, più spesso, in strigae molto allungate. Il controllo geometrico della
conformazione di una città fu utilizzato dai greci fin dal VII e VI secolo a.C., in occasione della ricostruzione o della
fondazione di una nuovo centro urbano. Si possono citare nuove città sulla costa ionica come Smirne (VII secolo),
nella Magna Grecia come Metaponto o in Sicilia come Megara Iblea (VI secolo), che si differenziano da altre colonie
per la regolarità degli isolati e per l'ortogonalità di alcuni assi viari. Assi ortogonali adattati alla natura orografica dei
luoghi si ritrovano in molte altre colonie come Siracusa, Taranto, Locri, Selinunte, Solunto, Poseidonia. In questo tipo
di impianto, mancando spesso un centro integrato nella griglia ortogonale, i singoli quartieri e isolati avevano tutti
un'importanza equivalente. Il centro simbolico e funzionale della città era invece quasi sempre in posizione
decentrata, tradizionalmente posizionato su alture (acropoli) e con una struttura urbanistica propria. Vediamo ora gli
sviluppi urbanistici delle colonie greche. Queste città sono caratterizzate sempre di più da una rigorosa zonizzazione,
per cui i quartieri residenziali si distinguono nettamente dalle aree in cui si svolgono funzioni civili e religiose.
A Metaponto la strada principale suddivide a sua volta l’area religiosa del santuario da quella civile dell’agorà.
L’impianto di questa città è caratterizzato da alcune grandi plateiai orientate SO-NE che si incrociano con altre
plateiai, orientate SE-NO. Gli spazi che risultano all’interno della griglia primaria vengono suddivisi dagli stenopoi in
lunghi isolati paralleli. Il santuario urbano di Metaponto comprende numerosi edifici; alcuni seguono un
orientamento religioso, altri si adeguano all’orientamento degli assi stradali.
L'Età Classica
Il tempio di Zeus ad Olimpia, nell'Elide, venne costruito in stile dorico tra il 470 e
il 456 a.C., si ritiene tradizionalmente su progetto dell'architetto Libone di Elide.
Il santuario di Zeus ad Olimpia era il più famoso santuario del mondo antico,
grazie alla presenza dei Giochi olimpici. Come tutti i santuari anche quello di
Olimpia si componeva di vari edifici: il Philippeion, una tholos del IV secolo a.C.
fatta erigere da Filippo il Macedone e terminata da Alessandro, uno stadio nel
quale a partire dal 776 a.C. si svolgevano ogni quattro anni i più importanti fra i giochi panellenici, accompagnati,
come avveniva a Delfi, da gare artistiche e letterarie, e l'importantissimo tempio di Era, la struttura più antica del
santuario in cui l'ordine dorico fa la sua prima comparsa in forme mature. Il tempio,
periptero esastilo, con 13 colonne sui lati lunghi, presenta un crepidoma rialzato di
tre metri dal piano con alti gradini e con rampa di accesso sulla fronte. L'interno ha
due colonne in antis sul pronao e sull'opistodomo e il vano della cella è tripartito da
due file di colonne doriche. Le correzioni ottiche sono presenti nelle colonne dei lati
lunghi, inclinate di circa 60 mm, ma assenti sulla fronte, eccezion fatta per le colonne
d'angolo che partecipano del sistema laterale. All'interno una scala immetteva ad una
galleria rialzata dalla quale era possibile ammirare la statua crisoelefantina di Zeus,
opera di Fidia posta nella cella tra i due colonnati.
L’acropoli di Atene
L’Acropoli di Atene, essendo la parte più elevata e più facilmente difendibile della città, risulta abitata fin da epoca
preistorica e fu anche sede di un palazzo fortificato miceneo. Successivamente, con la costruzione di grandi templi e
altari, venne trasformata in un’area sacra. L'acropoli di Atene si può considerare la più rappresentativa delle acropoli
greche. Purtroppo degli edifici che esistevano precedentemente all’invasione persiana del 480-479 a.C. nulla è
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rimasto perché furono incendiati e distrutti dalle armate del re Serse. Fino a noi sono giunti soltanto quelle statue e
quei frammenti di frontoni che gli Ateniesi, dopo la battaglia di Salamina, seppellirono con devozione negli
avvallamenti rocciosi del pianoro dell’Acropoli e che, per essere stati in tal modo riempiti, vengono collettivamente
detti «colmata persiana». Oggi tutte le statue e i frammenti recuperati sono conservati al Museo dell’Acropoli. Dopo
la vittoria ateniese si procedette anche alla ricostruzione degli edifici sacri sulla spianata dell’Acropoli. I più
importanti fra gli edifici dell’Acropoli furono realizzati durante il governo di Pericle (dal 443 al 429 a.C.): il Partenone
dal 447 al 438 a.C, i Propilèi tra il 437 e il 432 a.C., mentre il Tempietto di Athena Nike fu costruito tra il 430 e il 420
a.C. e l’Erettèo, iniziato nel 421 a.C., fu completato solo nel 404 a.C.
1. Propilei
2. Pinacoteca
3. Tempietto di Athena Nike
4. Basamento della statua di Athena
5. Partenone
6. Rovine del tempio di Athena Poliàs
7. Eretteo
8. Altare di Athena
9. Teatro di Dioniso
10. Odeion di Erode Attico
I Propilei
Alla fine della Via Sacra, i monumentali Propiléi (dal
greco pro, davanti e py´le, porta, letteralmente
«davanti alla porta») costruiti dall’architetto
ateniese Mnèsicle immettono all’Acropoli
circondata dalle mura difensive. I Propilei sono
formati da due vestiboli; quello orientale , che
guarda verso l’Acropoli, ha forma rettangolare;
quella occidentale , invece, rivolto verso la città, ha
forma pressoché quadrata ed è di dimensioni
maggiori, tanto che è diviso in tre navate da due file
di tre colonne ioniche (3). I due fronti hanno
ognuno sei colonne doriche (4 e 5). Le colonne ioniche, essendo di altezza maggiore di quelle doriche,
contribuiscono a ridurre il dislivello esistente fra l’accesso al vestibolo occidentale e quello coincidente con l’arrivo
all’area sacra del vestibolo orientale. Un tetto a capanna copriva i Propilei e, poiché il vestibolo orientale è a un
livello più alto di quello occidentale, il fronte occidentale si mostrava con l’effetto di un doppio frontone. Anche le
due ali che affiancano l’accesso verso la Via Sacra sono caratterizzate dalla presenza di colonne doriche. L’ala Nord
costituiva invece la Pinacotèca e accoglieva, anticamente, dipinti di soggetto mitologico. L’ala Sud, infine, che le era
simmetrica, non è stata completata per lasciare spazio all’accesso al Tempietto di Athena Nike. La guerra del
Peloponneso interruppe il completamento dell’edificio.
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L’Eretteo o Tempio di Atena Polias
Il Partenone
L'urbanistica ippodamea si presta ad assicurare un ruolo centrale all'agorà, indice di una preminenza delle funzioni
politiche, che avevano sede nella piazza. Il procedimento tecnico dell'urbanistica ippodamea si può dunque così
riassumere: 1) ripartizione primaria di un'area urbana di ampiezza inusitata in grandi figure geometriche; 2)
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ripartizione secondaria in lotti modulari, che indicano la stesura di una rete fitta di strade secondarie al servizio delle
aree private e degli isolati abitativi; 3) interesse per i problemi di orientamento e scelta privilegiata per un
orientamento a sud; 4) funzionalismo in senso proprio, cioè programmazione del ruolo che ciascuna funzione deve
avere e sua collocazione razionale sulla base dei ruoli e delle gerarchie assegnate dal programma, senza dubbio in
rapporto con precise esigenze politiche, sociali ed economiche. Nell'attività di Ippodamo di Mileto si può pertanto
vedere un tentativo di codificare e di razionalizzare l'assetto urbano, in linea con le tendenze culturali della società
greca del V sec. a.C., presenti in primo luogo, ma non solo, nell'architettura. L'applicazione dello schema ippodameo,
si presume applicato per la prima volta nella ricostruzione di Mileto, viene applicato anche ai piani urbanistici del
Pireo e di Rodi e quelli di Thurii.
La nuova Thurii programmata e concepita sulla base di uno schema di plateiai che delimitano ampie aree
rettangolari suddivise in isolati proporzionati da una fitta rete di stenopoi, sembrerebbe rifarsi ai principi urbanistici
che la ricerca archeologica ha permesso di rintracciare nella colonia panellenica
voluta da Pericle pochi anni prima.
Per quanto riguarda la città del Pireo, il cui piano è attribuito dalle fonti ad
Ippodamo di Mileto, è sicuro uno schema ortogonale. La città, voluta da
Temistocle ad accentuare la vocazione marinara degli Ateniesi, fu creata
come base per lo sviluppo della futura politica di Atene. Si ebbe in tal modo
una città marinara provvista di luoghi elevati atti alla difesa, fornita di tre
porti. La disposizione dei tre bacini sulla penisola, al centro dei quali si
trovava la città, determinava una suddivisione di zone distinte, nelle quali si
potessero svolgere gli interessi caratteristici del Pireo. Uno studio accurato
ci permette di comprendere come Ippodamo di Mileto aveva risolto i
problemi della suddivisione urbanistica : diversificando le aree urbane da
quelle di interesse militare, le aree commerciali da quelle destinate ai
pubblici edifici, e da quelle residenziali. Esaminando la pianta, possiamo
dire che al n. 1 corrispondevano le zone commerciali della città, al n. 2 le zone destinate ad edifici civili e all'agorà, al
n. 3 il porto militare di Zea. La zona civile, posta al centro della città, serviva quasi da cerniera con le altre aree : in
essa venivano a confluire gli interessi diversi del Pireo. La esatta ripartizione dello spazio destinato alle costruzioni
pubbliche e a quelle private (la ortogonalità dei quartieri non è che l'elemento piú appariscente), la possibilità di
adattare schemi ortogonali alla natura topografica del luogo, la precisazione dei valori da dare a ciascuna delle aree
sono gli elementi fondamentali della pianta del Pireo.
Telesterion di Eleusi
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Il IV secolo
Con Tegea e Nemea inizia il processo di decadimento che è contrassegnato da un atteggiamento manieristico in
quanto gli architetti di queste opere hanno d’innanzi esempi altissimi, però ci sono circa 50 anni di differenza e in
questo periodo si assiste a una sorta di imitazione di queste architetture considerate irraggiungibili dal punto di vista
degli esiti figurali, si tratta di citazioni piuttosto che di imitazioni senza capire le ragioni che hanno determinato
queste formule specifiche (si tratta di forme copiate prive della vitalità determinata dai contrasti).
Tra il 365-335 a.C. fu realizzata la tholos, la cui precisa funzione e il cui architetto
rimangono ipotetici. L’edificio è composto da una peristasi di 26 colonne doriche, e
racchiude una cella con 14 colonne corinzie, con una decorazione interna di tipo ionico
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attico memore dell’Eretteo. Fu trovato un capitello corinzio che doveva fungere da paradeigma esegui a modello per
gli altri scalpellini , ma avrà grande successo nei successivi sviluppi del corinzio. Si poteva accedere alle fondazioni a
labirinto con tre anelli concentrici comunicati con delle aperture non assiali, con una allusione al mondo dell’Ade e
sede dei serpenti sacri simboli dell’arte medica.
Mausoleo di Alicarnasso
L’Ellenismo
Città, architettura e rappresentazione del potere: Dura Europos, Demetriade,
Cassope, Alessandria, Antiochia, e Pergamo.
Alessandria d’Egitto
Cassope
Demetriade
Pergamo
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resti monumentali. Il suo particolare assetto, infatti, la rende assolutamente unica e dal punto di vista artistico e
culturale essa si configura come vero e proprio centro propulsore della civiltà ellenistica. La particolarissima
disposizione geografica, lungo le ripide pendici di una collina che, in poco più di mezzo kilometro, supera un dislivello
di ben 250 metri, ha reso inapplicabili i parametri ippodamei che prevedevano un reticolo ortogonale di strade
lunghe e rettilinee. In questo caso, dunque, alla monumentalità delle larghe direttrici porticate viene a sostituirsi lo
scenografico sovrapporsi di slarghi e terrazzamenti, connessi tra loro da un pittoresco intrico di scalinate coperte,
gallerie e portici. Il tessuto viario, poi, risultava irregolarmente interrotto dall’improvviso innalzarsi di templi, teatri,
ginnasi, e altre costruzioni di interesse pubblico, religioso e culturale. L’acropoli era la parte più antica e rilevata della
città, si affaccia su essa e presenta una configurazione scenografica, con gli edifici posti in posizione prospettica posti
a quotre diverse per essere visibili da una unica prospettiva. Circondata da possenti mura, essa andò
progressivamente arricchendosi di significative emergenze architettoniche, variamente collocate in base alla
diseguale altezza della collina. Tra queste spiccano il teatro, la biblioteca, il Tempio di Athena e, soprattutto,
l’enorme complesso dell’Altare di Zeus Soter e Athena Nikephoros e il palazzo reale di Eumene. Altare di Zeus:
L'Altare di Zeus, a Pergamo è uno degli edifici più famosi e uno dei capolavori dell'arte ellenistica. Fu fatto edificare
da Eumene II in onore di Zeus Sotér e Atena Nikephòros (Zeus salvatore e Atena portatrice di vittoria). Sui
terrazzamenti dell'acropoli di Pergamo, l'altare si levava scenografico e imponente, con una struttura molto
originale. In pianta l'altare ha una forma quadrangolare, con la facciata, rivolta
alla vallata, mossa da una scalinata centrale, e da due avancorpi, creanti una
sorta di forma a "U". In alzato la struttura era rialzata di cinque gradini, dopo i
quali si alzava il basamento, alto circa 4 metri, lungo il quale si sviluppava il
"grande fregio" continuo con la Gigantomachia. Si accedeva al livello superiore
tramite la scalinata centrale, appunto, ed esso consisteva in un grande vano, alto
circa sei metri, circondato da un colonnato ionico continuo, che proseguiva
anche lungo gli avancorpi. All'interno del vano correva lungo tutte le pareti un
secondo colonnato, fatto a coppie di colonne unite da un'anima muraria. L'altare
vero e proprio si trovava al centro e su di esso si trovava il "piccolo fregio", con le
Storie di Telefo, figlio di Eracle e mitico fondatore della città. E’ un edificio che
porta molte innovazioni: le ali degli avancorpi, la peristasi che non definisce una cella, l’edificio è puramente
celebrativo e monumentale, i pilastri hanno una forma particolare (porzioni di colonne raccordate da un elemento
rettangolare).
Antiochia
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Le stoai come elemento costitutivo dell’urbanistica e dell’architettura:
agorà di Assos, agorà di Priene, Sostrato di Knidos.
Il polo urbano centrale, cioè l’agorà, è stato oggetto di attenzione da parte della cultura ellenistica, che proprio nella
progettazione di questo insieme ha forse ottenuto i risultati più significativi. Nei tessuti urbani tradizionali l’agorà
non si presentava con un impianto planimetrico di forma regolare. Ne è un esempio emblematico Atene. L’immagine
dell’agorà è molto più marcata tramite la presenza delle stoai: lunghi edifici coperti destinati a più funzioni.
Inizialmente molto semplici le stoai proprio perche luoghi molto frequentati vennero in seguito arricchite da
importanti opere pittoriche, scultoree, decorative.
Stoà di Atene
Stoà di Assos
Gli inteventi di regolazione delle aree centrali della città non sono
però attuati dappertutto, ne è un esempio la città di Assos con la sua
agorà, che presenta due stoai di differente larghezza disposte lungo
due assi convergenti che disegnano uno spazio irregolarmente
trapezoidale. I lati minori della piazza sono occupati da complessi
edilizi di varia natura molto irregolarmente distribuiti.
Agorà di Priene
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I grandi santuari
Il santuario realizzato nel 300 a.C. si articola su più livelli in modo che il tempio
possa avere un forte valore scenografico. Un diaframma colonnato è posizionato
in corrispondenza della scalinata da cui si accede all’aerea sacra , esso costituisce
una quinta architettonica sia per chi guarda verso il tempio sia per chi guarda
verso il mare. Si crea un rapporto biunivoco tra il santuario e il territorio
circostante, le terrazze sono ideate per affacciarsi sul mare e la cima è posizionata
sullo strapiombo. Alla quota più alta si colloca il tempio in modo che l’ambiente
l’architettura dialoghino tra loro, quindi il complesso deve essere visto come una
unica entità con l’ambiente e va osservato e pensato come una scena unica.
Lo pseudodiptero
Tempio di Artemis-Leukophriène a Magnesia
Il tempio, pseudodiptero ionico con cella divisa in tre navate da due file
di tre colonne ha una peristasi di 8x15 colonne. È molto importante la
ricerca di proporzioni slanciate e della leggerezza che si attua tramite
l'alleggerimento di trabeazione e frontoni. La pianta del tempio è
regolata secondo un modulo che è l'intercolunnio. L'intercolumno tra le
due colonne centrali dei lati brevi è leggermente più largo rispetto a
quello tra altre colonne; si ritiene che sia stato un intervento
dell'architetto (Ermogene di Priene), secondo un accorgimento tipico
dell'architettura templare greca, in particolare di una tradizione dell'Asia Minore, tendente a mettere in atto una
correzione ottica. Inoltre ciò comportava una soluzione particolare per quanto riguardava il frontone: infatti, per
alleggerire la modanatura centrale, presenta al centro una grande finestra, affiancata da due aperture minori in
corrispondenza delle interassi passanti tra la seconda e terza colonna (contando dai lati della facciata).
I motivi per cui si scelse precisamente questa zona è per l’orografia del territorio, la presenza del fiume e dell’isola
tiberina offrivano un posto perfetto per la difesa tramite confini naturali. Oltre alle motivazioni territoriali quella
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zona era un crocevia di strade mercantili, percorribili da nord a sud e trasversalmente, inoltre il tevere era navigabile
fino al quel tratto. Nonostante l’area fosse di natura paludosa i primi insediamenti hanno luogo proprio in questa
zona, da parte di diverso gruppi etnici: latini etruschi e fenici. l leggendario solco tracciato da Romolo aveva
probabilmente una funzione di pomerium e quindi di confine. Una diversa spiegazione dell'aggettivo "quadrata”
viene fornita dal fatto che quadrata potesse essere la divisione religiosa e etnica della città. L'avvento dei Tarquini
rese necessaria la costruzione di una struttura fortificata unitaria, prima con Tarquinio Prisco e poi con Servio Tullio,
il quale ampliò il pomerium e annesse alla città, i colli Quirinale, Viminale ed Esquilino. Fino ad allora la
configurazione orografica dei colli era sufficiente a provvedere, da sola, alle necessità della difesa, eventualmente
aiutata, dove si fosse rivelato necessario, dalla costruzione di tratti di mura o dallo scavo di un fossato e di un
terrapieno (agger) lungo circa 6 stadi, tra Porta Collina ed Esquilino. La recinzione con le mura fu il culmine di
un'intensa attività urbanistica, fondata sulla delimitazione territoriale della città in quattro parti (la "Roma
quadrata"). Sotto Tarquinio Prisco viene iniziata la costruzione sul Campidoglio del tempio dedicato alla triade
capitolina, Giove, Giunone e Minerva o Tempio di Giove Ottimo Massimo. Tra le opere più imponenti della Roma
arcaica ci fu la Cloaca Maxima che permise lo sviluppo della valle del Foro. Le mura serviane che furono costruite
sotto i Tarquini, sarebbero state iniziate da Tarquinio Prisco e completate, insieme con un ampio fossato, dal
successore Servio Tullio. Il Tabularium è un antico monumento che si trova sul Campidoglio, nel centro di Roma. La
sua caratteristica facciata ad archi domina tutto il Foro Romano. Esso sistemava definitivamente la zona dell'Asylum,
la depressione più o meno corrispondente all'attuale piazza del Campidoglio che faceva da sella tra i colli dell'Arx
(l'Aracoeli) e del Capitolium (dove sorgeva il tempio di Giove Capitolino, più o meno nella parte posteriore del
Palazzo dei Conservatori).
Il Tempio di Giove Ottimo Massimo o di Giove Capitolino, dedicato alla triade capitolina (Giove, Giunone e Minerva)
era il più grande monumento esistente sul Campidoglio. La sua fondazione sembra risalire all'ultimo quarto del VI
secolo a.C. ed essere opera del re Tarquinio Prisco. Le proporzioni dell'antico santuario, che occupava la sommità
meridionale del Campidoglio (Capitolium), erano rilevanti. Il tempio, orientato verso sud-est, era esastilo, periptero
su tre lati (sine postico, cioè senza colonne sul lato posteriore), e sorgeva su un podio, il cui accesso avveniva tramite
una scalinata tra due avancorpi. Probabilmente tre file di colonne tuscaniche precedevano la cella tripartita:
l'ambiente centrale era dedicato a Giove e quelli laterali, leggermente più piccoli, rispettivamente per Giunone e
Minerva.
A differenza di quello greco il tempio etrusco non è la dimora del dio, ma un luogo consacrato, di culto, preghiera e
di offerta. E’ caratterizzato da una pianta di larghezza poco inferiore alla lunghezza, con la metà anteriore occupata
dal portico colonnato e la metà posteriore costituita da tre celle, per tre diverse divinità, o da una sola cella
fiancheggiata da due alae o ambulacri aperti. Il tempio era accessibile non tramite un crepidoma perimetrale,
ma attraverso una scalinata frontale. L'area del tempio è divisa in due zone: una antecedente o pronao con
otto colonne disposte in due file da quattro, una posteriore costituita da tre celle uguali e coperte, ognuna
dedicata ad una particolare divinità. L’architettura religiosa etrusca, così come quella civile, ha lasciato poche
tracce a causa del fatto che i templi erano costruiti con materiali deperibili. Le informazioni che abbiamo su di essi ci
provengono dai testi di Vitruvio, che li classificava sotto un nuovo ordine, quello tuscanico. La colonna tuscanica,
sempre secondo la definizione vitruviana, aveva un capitello molto simile a quella dorica, era rastremata ma non
scanalata e presentava un basamento.
Il complesso archeologico noto come "area sacra” comprende quattro templi, che rappresentano il complesso più
importante di edifici sacri d'età repubblicana media e tarda. La storia del complesso è molto complicata, con più
strati sovrapposti, per i quali sono però state riconosciute la fasi principali, tutte databili con relativa esattezza. I resti
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dei quattro templi sono designati con le lettere A, B, C e D (da quello più a nord a quello più a sud) in quanto non è
determinato con certezza a chi fossero dedicati. In ordine di antichità i templi sono:
Foro Boario
Il Foro Boario (latino: Forum Boarium o Bovarium) era un'area dell'antica Roma lungo la riva sinistra del fiume
Tevere, tra Campidoglio e Aventino. Quella zona era paludosa ed era stata
bonificata dall'azione della Cloaca Massima. Si trattava dell'area di mercato
(emporio) della città arcaica, collocata nel punto in cui confluivano i
percorsi che percorrevano la valle del Tevere e quelli tra Etruria e
Campania. Era frequentata da mercanti greci già all'epoca della fondazione
della città, alla metà dell'VIII secolo a.C. Esistevano nell'area diversi edifici
di culto: antichissimi santuari dell'Ara Massima di Ercole e della Fortuna e
della Mater Matuta, il tempio di Portuno e il tempio di Ercole Vincitore. Il
tempio di Ercole Vincitore è monoptero, di forma circolare, ed è costruito
in marmo. La cella cilindrica, aperta verso est, è decorata con un alto zoccolo, fini ortostrati e la parte superiore a
imitazione della muratura isodoma. Nel pavimento della cella si apre una favissa, un pozzo profondo a forma di
tholos. La parte centrale è circondata da venti colonne scanalate alte 10.6 metri con basi attiche e capitelli corinzi;
undici colonne e nove capitelli risalgono al restauro di epoca tiberiana e sono
riconoscibili perché in marmo apuano di Luni. Alcuni capitelli hanno perso la
parte superiore. Il tempio di Porturno si presenta di ordine ionico, tetrastilo
(con quattro colonne in facciata) e a pianta pseudoperiptera, ossia con
colonne libere anteriormente in corrispondenza del pronao e semicolonne in
prosecuzione addossate all'esterno del muro della cella. Le colonne del
pronao e quelle collocate agli angoli della cella sono in travertino, le altre in
tufo dell'Aniene. Probabilmente anticamente le parti in tufo erano intonacate
per ricreare visivamente l'effetto del marmo.
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romana fa fronte grazie al grande spessore delle murature. L'uso sistematico dell'arco e della volta permise ai
Romani di coprire spazi immensi. Le murature romane si classificano in base a due grandi categorie:
Le tecniche costruttive e i materiali impiegati
La resa visiva
La tecnica più antica è quella dell’opus quadratum, derivata dagli Etruschi, che consisteva nel sovrapporre a secco
grosse pietre squadrate, in file di uguale altezza. Era utilizzata per lo più nella costruzione di cinte murarle. Con
l'avvento del cemento, la cui forma più antica è quella delle concrezioni (un misto di pietrisco e malta), vediamo la
nascita dell'opus coementicium.La tecnica consisteva nella colata tra due paratie di pietra. L’opus reticulatum è un
paramento doppio fatto di piccole pietre di tufo di forma piramidale con base quadrangolare, visibile dall'esterno, al
cui interno si cola il cemento. La tecnica dell'opus incertum è uguale a quella del reticulatum. Unica differenza è che
le pietre visibili dall’esterno hanno una disposizione casuale. Dall’età augustea si afferma anche l'opus latericium,
tecnica che prevede l'uso esclusivo di mattoni cotti. Quando, nello stesso paramento murario, vengono utilizzate
tecniche diverse, abbiamo il cosiddetto opus mixtum.
La Porticus Aemilia
Santuario di Pietrabbondante
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Santuario della Fortuna Primigenea
Teatro di Pompeo
Il Teatro di Pompeo , oggi non più esistente, è stato il primo teatro di Roma
costruito in muratura. Si trovava nella zona del Campo Marzio, fu eretto per
volere del console Pompeo tra il 61, e fu per Roma una innovazione straordinaria:
la legge romana vietava infatti la costruzione di teatri in muratura, per mantenere
il carattere religioso che il teatro possedeva dalla tradizione greca; teatri
provvisori in legno venivano eretti soltanto in prossimità di luoghi di culto.
Pompeo, per portare al termine il suo progetto, costruì su un podio rialzato un
tempio dedicato a Venere vincitrice la cui gradinata di accesso era costituita
dall'intera cavea teatrale: in questo modo gli fu possibile aggirare il divieto del
Senato. Aveva un diametro esterno di circa 150 m e disponeva di innumerevoli
posti a sedere, nei quali gli spettatori si distribuivano entrando dalle numerose
arcate. La scena era decorata da tre ordini sovrapposti di colonne e il tutto era
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sormontato da una lunga tettoia sporgente per dirigere verso il pubblico i
suoni e le voci degli attori.
Foro di Cesare
Tabularium
Le strade costituiscono per i romani una strumento essenziale per la gestione territoriale poiche l’impero roman non
era ancora diventato una potenza marittima. Una fitta rete di strade era il sistema infrastrutturale dei romani, e le
strade si diramavano dalla citta’ (Flaminia, Cassia): a partire dal III sec a.c. la strade furono lastricate, ed il loro
percorso era organizzato con ponti, gallerie. Le strade più importanti erano formate da 3 livelli, per un’altezza
complessiva superiore ad 1m. Lo strato superiore era convesso, per far si che le acque piovane defluissero ai margini,
invece lo stato inferiore era costituito da un compatto basamento di pietre e ciottoli. I ponti sono caratterizzati da
un'apparente semplicità formale, cui fanno riscontro una grande solidità ed un utilizzo di tecniche costruttive
sperimentate e via via consolidate. le parti strutturali dei ponti erano in pietra o più raramente in laterizio, i
riempimenti erano in conglomerato cementizio. La pendenza del condotto negli acquedotti doveva essere constante
dalle sorgenti fino alla città; in corrispondenza di fiumi la struttura degli acquedotti era formata da una
sovrapposizione di vari ordini di arcate,che consentono di alleggerire la costruzione e dunque di elevare l'altezza del
condotto d'acqua. Lo schema urbanistico adottato dai Romani nella costruzione della città è caratterizzato
dall'incontro ortogonale delle strade, cardi (da nord a sud) e decumani (da est a ovest), che suddividono la città in
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isolati quadrangolari. Su questa struttura, ricavata dal "templum" etrusco” 1 e utilizzata costantemente nella
costruzione dei castra romani, si basano tre tipi di impianti urbanistici:
- secondo un primo schema la città è definita da una cinta muraria irregolare ed è suddivisa in isolati di forma
rettangolare, priva di un centro cittadino ben definito.
- in un secondo sistema, quello più frequente, la città è circondata da una cerchia di mura che segue un percorso
generalmente rettangolare ed è suddivisa in isolati di forma quadrata delimitati, da strade parallele a cardo e
decumano massimi, ovvero le vie principali, che si incontrano nel centro della città dove sorge il foro, fulcro della
città romana.
- un terzo tipo di impianto urbano segue uno schema in cui l'incrocio di cardo e decumano non è posto al centro ma
spostato verso uno dei lati, come accadeva negli accampamenti militari; anche in questo modello il foro è il fulcro
della città.
Rimini
Nella prima metà del III sec. a.C. con l’espansione del dominio romano a nord della penisola italica, vengono fondate
molte città nuove tra cui Rimini. La citta presenta una griglia ortogonale ma basata su una nuova concezione che si
distacca da quella greca di gerarchizzare le strade tramite gli stenopoi e le plateae, ma le sezioni delle strade sono
omogenee. Gli isolati sono quadrangolari piuttosto che allungati con un rapporto tra lato lungo e lato corto di 3 a 2.
Bologna
La struttura urbanistica di Bononia è composta da un cardine massimo (strada principale da nord a sud) che si
incrociava con il decumano massimo (strada principale da est a ovest. Il decumano massimo era il tratto della via
Emilia che attraversava la città di Bononia. Parallelamente alle due strade principali furono tracciati sette cardini e
nove decumani i quali, incrociandosi, formavano degli isolati rettangolari al cui interno si costruivano le abitazioni e
gli edifici pubblici. Il foro cittadino si trovava nell'area di incrocio dei due principali assi viari, probabilmente nei
pressi dell'attuale Palazzo Comunale, dove vi era anche una basilica.
Verona
Anche Verona ha una griglia a maglie quadrate fatta eccezione per lo spazio dominante de foro che occupava 4
isolati, con la presenza di edifici religiosi, la basilica, e edifici politici come il Capitolium. Vengono ripresi gli elementi
della città di Roma in modo da non creare una succursale ma la vera capitale dell’impero.
Basilica Aemilia
La basilica consiste in una grande aula divisa in 3
navate concentriche da colonne, sulla quale si
aprivano numerose botteghe. Affacciato verso il foro
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romano con un grande portico a due piani modificava lo spazio architettonico presente e riproponeva la chiave
scenica ellenistica. La basilica ha tre livelli interno ed è stata rivestita da un portico a due piani con arcate
inquadrate in un ordine dorico.
Basilica Giulia
La basilica Giulia (già basilica di Gaio e Lucio) è un'antica basilica civile romana,
eretta nel I secolo a.C., che fiancheggia la piazza del Foro Romano. Era circondata
sui quattro lati da una doppia fila di portici su pilastri in laterizio e travertino che
formavano cinque navate. Sappiamo che la navata che dava sulla piazza era alta
due piani, quindi quella centrale, per garantire l'illuminazione all'aula, doveva
essere alta tre per permettere l'apertura di finestre nel cleristorio. L'edificio era
aperto sul lato settentrionale verso la piazza, dove correva un ulteriore ala di
portico a pilastri, i quali erano arricchiti con delle semicolonne marmoree di ordine
dorico e con due piani di arcate; al centro di questo portico era situato l'ingresso
principale, posto sul lato lungo dell'edificio, caratteristica e peculiare disposizione
della basilica romana (opposta di quelle cristiane che avevano l'ingresso sul lato
corto).
Teatro Marcello
Il tempio della Concordia è situato all'estremità occidentale del Foro Romano, affiancato al
tempio di Vespasiano e Tito e col lato posteriore, al pari del tempio vicino, appoggiato sulla
sostruzione del Tabularium. È un precoce esempio di culto ad una personificazione e non ad
una divinità, che avrebbe avuto in seguito numerosi altri esempi. La cella del tempio, a
pianta trasversale, è quasi due volte più larga che profonda (45 per 24 metri), così è anche il
pronao che la precede, che doveva essere probabilmente formato da una gradinata e da sei
colonne corinzie sulla facciata. La presenza di due finestre sul lato lungo anteriore della
cella assicurava l'illuminazione della cella, di modo da consentire la fruizione delle opere ivi
conservate. Questo tempio rappresenta la congiunzione tra patrizi e plebei, infatti sui
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capitelli sono raffigurati due capricorni che tirano nella stessa direzione a rappresentare i patrizi e i plebei e la loro
forza la quale era alla base della potenza di Roma.
Mausoleo di Augusto
Il Foro di Augusto
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Lo sviluppo dell’Ars Topiaria
Inizia a svilupparsi in questo periodo un nuovo tipo di arte basata sull’architettura privata dell’imperator. Da questo
punto di vista il regno di Tiberio è uno dei più prosperi e creativi dell’architettura romana. La villa imperiale di
Sperlonga e Villa Jovis a Capri diventano luoghi ideali per la messa in scena di un mondo mitico per ricreare alcuni
luoghi dell’epos e del mito.
La villa imperiale di Sperlonga era costituita da diversi edifici disposti su terrazze rivolte
verso il mare. Agli inizi del I secolo d.C. venne aggiunto un lungo portico a due navate e la
grotta naturale che sorgeva presso la villa fu inquadrata all'ingresso da un prospetto
architettonico e venne parzialmente trasformata con interventi in muratura e la
collocazione di sculture. La grotta comprende una vasta cavità principale, preceduta da
una ampia vasca rettangolare (peschiera) con acqua marina, al cui centro era stata
realizzata un'isola artificiale che ospitava la caenatio (sala da pranzo) estiva. La vasca
comunicava con una piscina circolare, posta all'interno della grotta, dove era stato
collocato il gruppo di Scilla.
Porta Maggiore
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monumentale dell'acquedotto stesso (come testimoniato dai canali visibili nella sezione dell'attico). È realizzata
interamente in opera quadrata di travertino con i blocchi in bugnato rustico (non finito) secondo lo stile dell'epoca. È
una grande unica struttura con due fornici, con finestre sui piloni, inserite in edicole con timpano e semicolonne di
ordine corinzio.
La dinastia Flavia
Il Templum Paciis
Domiziano
Domiziano pretende per se vivente il titolo di dominus ac deus. Arrivato al trono a causa della morte di suo fratello
Tito, è uno dei più formidabili costruttori della storia di Roma. Completò il Colosseo, costruì l’Arco di Tito e il palazzo
imperiale sul Palatino.
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Foro Tansitorio o Foro di Nerva
È situato tra il Foro di Augusto e il Foro della Pace e confinante a sud con il Foro di Cesare e
il Foro Romano. La pianta del Foro di Nerva fu condizionata dallo spazio disponibile tra i
complessi precedenti: la piazza ebbe una pianta stretta e allungata (120 x 45 m). Lo spazio
ristretto non permise la costruzione dei portici laterali: i muri perimetrali, in blocchi di
peperino rivestiti da lastre di marmo, furono invece decorati da un ordine di colonne
aggettanti, collocate cioè a brevissima distanza dal muro di fondo, che sorreggevano una
trabeazione sporgente. All'estremità la piazza era dominata, come di consuetudine, da un
tempio, dedicato a Minerva, una divinità particolarmente venerata da Domiziano. Il tempio
sporgeva sulla piazza con il solo pronao, mentre i lati della cella erano nascosti da due tratti
di muro: quello a sinistra del tempio, verso nord, mascherava la sporgenza dell'esedra del
Foro di Augusto, mentre in quello a destra, verso sud, era aperto un passaggio per una sala
trapezoidale coperta che occupava lo spazio a fianco del tempio, dalla quale si accedeva alla
"porticus absidata", un monumentale ingresso a pianta semicircolare creato alle spalle del
tempio per l'accesso dalla Suburra.
Arco di Tito
L'arco di Tito è un arco di trionfo con una sola arcata, posto sulle pendici settentrionali
del Palatino, nella parte occidentale del Foro di Roma. Capolavoro dell'arte romana, si
tratta del monumento-simbolo dell'epoca flavia, grazie alle sostanziali innovazioni sia in
campo architettonico-strutturale, sia in campo artistico-scultoreo. L'arco di Tito si
discosta dagli archi dell'epoca augustea per la mole più compatta e robusta, con un
distacco ormai netto dai modelli dell'architettura ellenistica. Qui compare il primo
esempio sicuramente datato nella città di Roma di capitello composito. L'arco è costruito
in opera quadrata di marmo, con uno zoccolo in travertino e un nucleo interno in
cementizio. Sulle due facciate il fornice è inquadrato da semicolonne con fusti scanalati e
capitelli compositi, che sorreggono una trabeazione, con fregio.
Terme di Traiano
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Foro di Traiano
I Mercati di Traiano
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Il Pantheon
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L’architettura Adrianea
A differenza degli altri imperatori Adriano ebbe un interesse personale e specifico per l’architettura, con una attività
progettuale che interesso tutta la durata del suo regno.
Tempio di Venere
Il tempio è un colossale diptero decastilo con triplice fila di colonne in facciata, il cui naos
era diviso in due celle quadrate comunicanti attraverso la parte di fondo. Costruito in opera
quadrata, fu profondamente modificato da Massenzio dopo essere stato danneggiato da un
incendio.
Dai Severi a Diocleziano: Foro Severiano a Leptis Magna, Arco di Settimio Severo, terme di Caracalla,
Ninfeo degli Orti Liciniani, Mura Aureliane e terme di Diocleziano, il Palazzo di Diocleziano a Spalato.
L’avvento di una nuova dinastia in saturata da Settimio Severo e i suoi interventi a Roma e a Leptis Magna (sua città
di origine) posso fare il punto sugli effetti di un secolo di ricerche architettoniche. Quello di Leptis magna è il primo
dei casi in cui si tenta di trasformare una città di provincia nella capitale dell’impero.
Leptis Magna
Terme di Caracalla
Con la crisi dell’impero e dei suoi confini si vede la necessità di costruire delle mura a causa delle innumerevoli
incursioni barbariche distruggendo il periodo di pace. Per questo Aureliano costruisce una cinta muraria (Mura
Aureliane) portando a termine una immane impresa costruttiva.
Diocleziano e la tetrarchia
Con Diocleziano viene frammentato il potere dell’impero attuando un decentramento delle sedi imperiali, dividendo
l’impero e il suo controllo in 4, creando la tetrarchia ( che pur mantenendo la forma unitaria dell’impero affidava il
governo a due Giovi e due Ercoli). Questo cambiamento politico incise fortemente sulla cultura architettonica:;
alcune città vennero potenziate ed elevate a rango di capitale, o interamente ricostruite.
Spalato
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Terme di Dioclaziano
Il modello sul quale venne disegnata la pianta era quello delle Terme di Traiano,
con le quali ha in comune l'esedra semicircolare e il calidarium rettangolare con
tre nicchie semicircolari (quello delle Terme di Caracalla è invece circolare). Il
complesso era orientato a sud-ovest affinché l'energia solare riscaldasse il
calidarium senza interessare il frigidarium. Al centro si trovava una grande
basilica, dove si incontravano i due assi di simmetria del complesso. Lungo l'asse
minore erano allineati i bagni (calidarium, tepidarium e frigidarium), mentre
sull'asse maggiore (nord-ovest/sud-est) si trovavano le palestre. La parte della
natatio presenta gli elementi decorativi delle pareti come le mensole che
sostenevano colonnine pensili elemento tipico dell'architettura dioclezianea
presente anche nel suo palazzo di Spalato.
1=Calidarium; 2=Tepidarium; 3=Frigidarium; 4=Natatio;
Arco di Costantino
L'arco è costruito in opera quadrata di marmo nei piloni, mentre l'attico, che ospita
uno spazio accessibile, è realizzato in muratura e in cementizio rivestita all'esterno
di blocchi marmorei. Sono stati utilizzati indifferentemente marmi bianchi di diverse
qualità, reimpiegati da monumenti più antichi, e sono stati riutilizzati anche buona
parte degli elementi architettonici e delle sculture della sua decorazione. La
struttura architettonica riprende molto da vicino quella dell'arco di Settimio Severo
nel Foro Romano, con i tre fornici inquadrati da colonne sporgenti su alti plinti;
anche alcuni temi decorativi, come le Vittorie dei pennacchi del fornice centrale,
sono ripresi dal medesimo modello. Sono stati utilizzati molti materiali di reimpiego.
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Architettura paleocristiana e bizantina
L’area prescelta fu quella del Vaticano, che ospitava una grande necropoli.
La basilica era preceduta da un atrio rettangolare porticato al quale si
accedeva tramite una scalinata con tre portali. La basilica come per quella
lateranense presenta 5 navate, al termine delle quali si estendeva un corpo
trasversale continuo : il transetto. Questo elemento, usato qui per la prima
volta, si sviluppa in larghezza fino al limite esterno del corpo delle navate e
sporgeva oltre questo tramite due esedre rettangolari schermate da una fila
di colonne. L’integrazione tra le due parti trova conferma nei rapporti
proporzionali della pianta dove la diagonale del transetto è lunga come la
lunghezza totale della chiesa.
È una basilica semplice ma imponente, nella quale è presenta un rinnovato interesse per gli ordini architettonici che
sostituiscono alla decorazione delle superfici con mosaici e marmi una decorazione tramite paraste in stucco che
inquadrano finestre con una serie di edicole.
Si compone di due navate con un abside materialmente diviso si crea uno spazio prospettico verso l’abside. L’interno
era riccamente decorato a differenza dell’esterno.
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Le origini dell’architettura cristiana: gli edifici ad impianto centrico
La varietà dei tipi planimetrici e tipologici è utilizzata per determinare le funzioni che vengono a configurarsi per
esigenze cultuali o simboliche. I battisteri utilizzano un impianto ottagonale.
A pianta circolare, si presenta con un doppio ambulacro realizzato tramite un giro di colonne
architravate e un altro di archi su colonne minori. L’ambulacro esterno era comunicante con 4
cappelle uguali, intervallate da cortili a cielo aperto creando quindi ambienti molto luminosi
contrastati da ambienti bui.
La basilica è a tre navate con corpo mediano rialzato e abside poligonale affiancata
da due cappelle absidate presenta una spazialità tipicamente romana. La facciata, è
preceduta da un originariamente era un quadriportico. All'interno della basilica le
pareti sono spoglie, eccetto la zona absidale, ricoperta da mosaici, risalenti a
epoche diverse, questi sono gli elementi che conferiscono il tocco orientale.
L’apparato iconografico partecipa alla smaterializzazione della massa muraria.
Si tratta di un edificio a tre navate con due diaframmi, attualmente privo di quadriportico e
preceduto da un portico o nartece con una terminazione absidata. Il mosaico dei
Sant’Apollinare Nuovo rappresentava gli ambienti del palazzo di Costantinopoli
dimostrando che questo complesso riprendeva le forme del’ palazzo imperiale e
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contribuisce alla smaterializzazione dell’involucro. Sopra al capitello viene inserito il pulvino per facilitare l’attacco
con l’arco.
La forma della sua pianta è molto articolata, caratterizzata dal tipo a doppio
involucro il nucleo più interno è ottagonale, con dei pilastri che sorreggono le arcate
su cui si imposta il tamburo e la cupola. L’ambiate centrale è unito all’ambulacro
mediante 7 esedre , mentre nell’ottavo lato si apre un presbiterio absidato affiancato
da due cappelle esterne rotonde. Un lungo nartece, non un asse con il presbiterio, si
staglia nella parte opposta dello stesso, offrendo al visitatore prospettive oblique. Il
nartece ha una pianta rettangolare con terminazione absidata. Il tamburo è forato da
8 finestre e 8 nicchie cieche. Non c’è nessuna relazione tra la forma esterna e quella
interna.
L’alto medioevo
Città e territorio tra tardo antico e alto medioevo: il declino della città occidentale;
ruralizzazione dei sistemi insediativi e contrazione delle strutture urbane; fenomeni di ‘consumo’ delle strutture
urbanistiche romane nell’occidente europeo; l’affermazione di nuovi modelli urbanistici nell’Europa continentale
e mediterranea.
L’Italia subisce nel 568 l’invasione longobarda, in questi anni il livello del suolo urbano cresce notevolmente per
accumulo di detriti e riporto di terreno vegetale, è un evidente indice di ruralizzazione del territorio. Anche la
riduzione delle aree urbane cinte dalle mura testimonia la la caratteristica delle città alto medievali colpite da un
forte decremento demografico (come a Roma e Bologna). L’occupazione longobarda però puntava a ridisegnare
l’assetto politico per creare un vero e proprio stato. Parallelamente questa azione politica, anche in campo
dell’architettura la committenza longobarda assunse un ruolo significativo.
Battistero di Lomello
Tra il settimo e l’ottavo secolo: architettura della Spagna visigotica e dell’Italia longobarda.
Lo sviluppo dell’attività edilizia nella penisola iberica risulta sostanzialmente unitaria sia per i tipi edilizi sia per i
sistemi statico-costruttivi adottati. Viene distinta in tre periodi: architettura visigotica, architettura asturiana e
architettura mozarabica.
L’architettura chiesastiche del regno visigotico adotta l’impianto basilicale romano-cristiano e l’impianto centrico.
Esempio dell’impianto basilicale è San Juan de Banos (San Giovanni Battista); mentre per gli edifici ad impianto
centrico San Pedro de la Nave.
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San Pedro de la Nave
Questo edificio è fonte di molte sperimentazioni, è a tre navate e nella parte in cui si inserisce il
transetto si genera il fulcro della chiesa che in alzato si riconosce perche è il più alto. Le
decorazioni sono funzionali e vengono definite biblia pauperum poiché illustravano gli
avvenimenti della bibbia che le persone povere non potevano leggere.
L’architettura carolingia
Il passaggio effettivo dall’forme paleocristiane e tardo antiche
ai monumenti dell’età carolingia non è ben identificabile, ma
sono stata identificate due correnti architettoniche come : il
modello paleocristiano con la basilica tre navate con arcate
su colonne con copertura lignea e senza transetto; il modello
medievale che conserva le caratteristiche di prima e aggiunge
un grande spessore dei muri, una riduzione della luce e delle
finestre. Si viene a creare un confronto tra Italia e Germania ,
in cui lo sviluppo dei caratteri di questa nuova architettura
sono fortemente influenzati dal potere imperiale. I
protagonisti sono Carlo Magno e Leone III, i quali istituiscono
una nuova alleanza poiché il rafforzamento di entrambi i
poteri può avvenire solo se essi si congiungono in una unione.
Per questo Carlo Magno viene incoronato dal papa la notte di
Natale del 800. Gli strumenti per la riorganizzazione del
potere sono le abbazie, che svolgo un ruolo anche culturale,
e diventano dei poli di potere temporale e spirituale. Vi è
inoltre una propensione artistica di riferimento all’antico
more romano, infatti Carlo Magno si inspira come idea di
stato a quello dell’impero romano (Sacro Romano Impero). Il
ruolo dei monasteri benedettini assume quindi anche un
valore culturale, vi erano le biblioteche e gli scriptoria ed
inoltre ospitavano i luoghi dell’amministrazione imperiale, ne
è un esempio la pergamena trovata nella abbazia di San Gallo.
Abbazia di Fulda
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Westwerk
Il Westwerk o anche detto “corpo occidentale” è una nuova forma strutturale che caratterizza le chiese dell’età
carolingia; consiste in un blocco di torri alte circa 3-4 piani che contrappone la sua volumetria al fulcro che si innalza
nella zona presbiteriale per manifestare la dualità del potere di chiesa e impero.
Abbazia di Corvey
Eretta da Carlo Magno, faceva parte del complesso del palazzo imperiale.
Si inspira alle forme di San Vitale a Ravenna, anch’essa cappella di
palazzo, ed in particolare le due hanno in comune la forma ottagonale,
con una ambulacro esterno circolare e doppia copertura, il diaframma
interno è costituito da 8 lati mentre quello esterno da 16. A differenza di
San Vitale pero la cappella presenta: una muratura molto robusta con
pilastri e muri molto spessi; uno sviluppo in altezza turriforme (4 piani);
punta ad avere una geometria reale senza effetti di immaterialità con uno spazio ben definito e volumi esatti proprio
come nelle forme dell’architettura romano-classica. Importante è la posizione del trono dell’imperatore: tra le
gallerie infatti dal trono era possibile ammirare il mosaico del cristo panthocrator e era posto in corrispondenza
visiva con l’abside. Questo significava che l’imperatore era l’intermediario tra la sfera celeste e quella terrestre
(cristo-imperatore-officiante). Da inizio all’architettura preromanica.
Torhalle di Lorsch
La rinascita del periodo ottoniano: San Michele ad Hildesheim, San Pantaleone e Santa Maria
in Kapitol a Colonia; San Ciriaco a Gernrode.
La forma architettonica delle grandi chiese ottoniane è fondata su una concezione geometrica dello spazio e si basa
sulla tipica impostazione a crociera regolare, la conformazione risulta sempre chiara e netta e la concezione statico-
costruttiva è semplice. Questo tipo di architettura si sviluppa parallelamente allo sviluppo dell’architettura romanica.
Westbau
In stile romanico ottoniano, questo imponente santuario si distingue per il suo piano bicefalo composto da due
transetti e due cori opposti. L'avancorpo occidentale (o " westbau ") include un'abside, 2 cappelle-tribune, una vasta
sala ( detta "sala imperiale"), un campanile ottagonale e 2 torrette d'angolo.
Basiliche dai cori contrapposti: le cattedrali di Spira, Worms e Magonza, il convento di S. Maria a
Laach.
Il grandi cattedrali renane, tra cui la cattedrale di Spira, di Magonza e di Worms e l’abbazia di Santa Maria a Laach,
mantengono la pianta a cori contrapposti con l’entrata posta lateralmente , con una conseguente accettazione della
visione frammentata e parziale dell’interno.
Cattedrale di Spira
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Cattedrale di Magonza
Cattedrale di Worms
L'esperienza francese
I centri di elaborazione dell’arte e dell’architettura romaica, sono molto numerosi e attivi soprattutto in Francia, che
appare la più ricca di sedi produttive.
Abbazia di Cluny II
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L’architettura romanica in Europa
Con radicale differenza rispetto ad altri periodi della storia dell'arte, il Romanico non nacque dalla crisi di uno stile
precedente. L'orizzonte in cui si collocò la sua affermazione era certo segnato da una crisi profonda, ma non
originata dall'esaurirsi e dal logoramento di una linea stilistica. Sono piuttosto le componenti storico-sociali di tale
situazione a risultare decisive: il disfacimento dell'impero carolingio e del suo effimero sistema di governo, con la
conseguente formazione della società feudale. A tale periodo, che precedette e preparò la comparsa del Romanico,
corrispose una fase critica in cui l'arte del costruire appariva nell'intera Europa drasticamente ridotta. La nascita del
nuovo stile si configurò quindi, in primo luogo, come un fenomeno di ripresa edilizia su larga scala. Tale ripresa si
verificò in un periodo sincronico, privilegiando quelle regioni che erano state toccate soltanto in un secondo tempo,
e talvolta in modo marginale, dal dominio carolingio, come la Catalogna, l'Italia lombarda, la Sassonia. Per la sua
stessa genesi, dunque, il R. fu un fenomeno tendente al particolarismo, alla policentricità, seguendo lo sviluppo e il
declino, talvolta rapidissimo, dei suoi centri diffusori.
Borgogna
La Borgogna è la sede di un grande centro di vita religiosa (cistercensi), che segna lo sviluppo di una effervescente
attività edilizia, della quale vengono fissate le regole generali di esecuzione e progettazione: l’architettura doveva
essere austera, con forme semplici, con il divieto di costruire torri campanarie, e di decorare gli interni con dipinti
ecc.. L’obbiettivo era quello di creare una navata coperta da una volta a botte a sesto acuto che conferisca un senso
di lunghezza scandito da pilastri e archi. Inoltre fondamentale è la presenza del chiostro.
Poitou
L’intera regione adotta il tipo di chiesa a sala, impostata su tre navate con pilastri a tutta
altezza,volte a botte sulla navata principale con anelli mentre nelle navate secondarie volte a
crociera, con una torre quadrata impostata sulla crociera. Ne è un esempio la cattedrale di
Notre-Dame-la-Grande con grandi arcate che segnano la struttura dei fianchi e la facciata
che inaugura il tipo a tre portali.
Perigord
Alvernia
Questa area presenta una produzione architettonica con caratteri molto precisi: il
modello a dotato è quello della chiesa su navate, con la navata principale coperta a
botte con matronei, coro con cappelle radiali, transetto con cappelle orientate. Vi è un
massiccio centrale nella zona mediana del transetto affiancata da una torre ottagonale.
La crociera è divisa dalle zone adiacenti tramite dei muri. Ne è un esempio Notre-Dame-
du-Port a Clermont- Ferrand.
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Provenza
Per quanto riguarda questa area il problema principale è quello di strutturare le facciate principali e i fronti di
ingresso, per questo si rifanno alle architetture romano-classiche degli antichi monumenti.
Normandia
In questa zona viene ripreso il tipo di basilica a tetto tradizionale senza troppe
modifiche. Notre-Dame a Jumièges in cui la navata regola la partitura generale
dell’interno sviluppato su tre piani, ed è cadenzata dall’alternarsi di due archi ed
una colonna con pilastri con semicolonne addossate, che si innalzano fino alla
quota del tetto. Sopra vi è la galleria segnata da trifore. Ha una copertura a
tetto e presenta un massiccio occidentale. Saint Trinité a Caen e Saint Etienne
a Caen mostrano entrambe delle volte esapertite costolonate la prima presenta
pilastri a tutta altezza articolata in modo organico, la seconda adotta una
partitura diversa della nave.
Inghilterra
Si sviluppa in questa area una maturazione unitaria delle esperienze francesi con
l’unione dell’abilità costruttiva inglese, questo è rappresentato dalla cattedrale di
Durham viene realizzata la prima volta a crociera su costoloni sulle navate laterali del
coro. Nel coro specialmente le colte costolonate creano archi ad ogiva e diagonali a
sesto acuto dando un a prima impronta a quello che sarà poi il gotico. Le chiese inglesi
rispetto a quelle francesi sono di dimensioni molto maggiori con il corpo delle navate
molto allungato e il transetto molto sporgente .
Fossanova Casamari
Architetture dell’età romanica in Italia: L’area padana; Venezia; La Toscana: Pisa Firenze;
Roma; l’Italia del sud.
Un preciso carattere distingue la produzione architettonica in Italia, da quella degli altri paesi europei. Essa
costituisce una terra di confine, e ricopre un ruolo di filtro per la selezione di diverse influenze mediterranee. L’area
padana mediante rapporti di scambio continuo con l’Europa del nord costituisce parte integrante della cultura
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romanica; le regioni centrali rimaste periferiche non essendo a stretto contatto con gli influssi europei sviluppano
nuove correnti specialmente la Toscana; infine il mezzogiorno e la Sicilia sono aree estranee alla cultura romanica.
Area Padana
Sant’Abbondio di Como
La sua architettura si rifà molto a quella antica di Roma (more romano). La basilica è
composta da 5 navate con due tipi di pilastri di diverso spessore per la navata
principale e quelle laterali. Il coro termina con una parte absidata (influenze francesi)
e la copertura è composta da delle campate a crociera. La basilica è piuttosto corta e
presenta delle influenze germaniche nella presenza di capitelli cubici. Non c’è più la
presenza del transetto e vi è un ricordo del massiccio occidentale tramite le torri
campanarie. La facciata è a capanna decorata con elementi murari come paraste,
sorrette da colonne nella parte inferiore. La qualità plastica dell’involucro murario è
un elemento molto importante. Il portale è l’elemento più decorato ed è
fondamentale dal punto di vista funzionale e simbolico, esso rappresenta la porta
paradisi poiché il luogo a cui il fedele aveva accesso era glorificato dalla grazia divina,
e dal punto di vista funzionale le decorazioni hanno il ruolo di comunicazione per i
fedeli e il popolo illetterato.
Duomo di Parma
Duomo di Modena
Duomo di Piacenza
Venezia
San Marco a Venezia
La Toscana
A confronto con quella lombarda l’architettura romaica toscana si distingue nettamente per la concezione di ciò che
si costruisce e per le differenza di gusto e linguaggio adottati.
Pisa
L’arte cosiddetta pisana si differenzia ulteriormente da quella toscana.
Cattedrale di Pisa
Campanile di Pisa
Iniziati i lavori per la sua costruzione vengono interrotti da un cedimento del terreno, e
verranno ripresi solo in seguito. Le decorazioni esterne sono le stesse adottate anche
nel duomo , il basamento con archi ciechi e logge arcuate e traforate ne 6 piani
superiori, che conferiscono anche a questo edificio un effetto chiaroscurale notevole.
In corso d’opera venne attuata una modifica alla pendenza della torre per assicurarne
la stabilità.
Roma
Santa Maria in Trastevere
Presenta un misto tra il gusto romanico e influssi ottoniani. La navata è modulata da pilastri che si intervallano a
colonne con un pavimento a tarsie colorate.
Viene eliminato l’apparto decorativo. C’è una scansione ritmica della navata tramite l’alternanza tra pilastri e
colonne. Il pavimento è originale è viene definito cosmadin ed ha un’origine antica ed era molto sviluppato negli
edifici romani.
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L’Italia del sud
Duomo di Bari
Cattedrale di Bitonto
Catterdale di Trani
Cattedrale di Troia
Presenta delle caratteristiche diverse rispetto alla altre cattedrali di questa zona: dal
punto di vista architettonico, la facciata è divisa da un cornicione che distingue la parte
superiore, più leggera e dai tratti più lievi, dalla parte inferiore, compatta, ravvivata dalla
presenza di archi ciechi e semicolonne. La parte superiore della facciata è caratterizzata da
un tetto a doppio spiovente ed è sorretto da due ampi contrafforti. Ma ciò che caratterizza
la facciata e ne determina la peculiarità è il gioco di parti architettoniche e scultoree, che
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formano un'armonia particolare. Particolare interesse merita il rosone, unico nel suo genere, che colpisce
l'osservatore per la sua indiscussa bellezza. Nella parte bassa della facciata sono presenti gli archi ciechi all’interno
dei quali vi sono decorazioni circolari e quadrate.
Cattedrale di Cefalù
Cattedrale di Monreale
Cattedrale di Palermo
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Il Gotico
Origine e limiti del concetto di gotico: Definizioni, concezioni spaziali e sistemi strutturali
La trasformazione della chiesa romanica nella chiesa gotica prevede un sviluppo
in cui l’intera massa muraria della chiesa romanica si trasforma e si basa sul
definire una struttura che si liberi delle parti superflue e tende a conformarsi
come la raffigurazione del sistema statico necessario: “sistema scheletro”. La
nascita ufficiale dello stile viene identificata in architettura, con la costruzione del
coro dell'Abbazia di Saint-Denis a Parigi, consacrata nel 1144. Riedificata da Suger
è proprio il coro a presentare il primo grande esempio di gotico. I sostegni esili
per facilitare il passaggio dei fedeli e le volte a crociera costolonate a sesto
conferiscono la prima immagine del sistema scheletro. Dall'Île-de-France le novità
si diffusero con modi e tempi diversi in tutta Europa diversificandosi ed
adattandosi ad un grande numero di committenze e scopi diversi. Il termine
"gotico", propriamente "dei goti venne usato per la prima volta per indicare
questo stile artistico e architettonico come sinonimo di nordico, barbarico,
capriccioso, contrapposto alla ripresa del linguaggio classico greco-romano del
Rinascimento. La perdita della connotazione negativa del termine risale alla
seconda metà del Settecento quando si ebbe una rivalutazione di questo periodo
della storia dell'arte, che si tradusse anche in un vero e proprio revival (il
Neogotico), che attecchì gradualmente anche in Francia, in Italia e parte dei paesi
anglo-sassoni.
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Notre-Dame di Noyon
Notre-Dame di Laon
Notre-Dame di Souissons
La costruzione dell'intera nuova cattedrale inizia proprio dal transetto destro nel
1176. Viene alzato su quattro piani in stile gotico primitivo e terminante con
un'abside rotonda. Per le sue proporzioni e forme viene considerato un capolavoro
del Primo Gotico. In seguito si procede con la costruzione del vasto e luminoso coro,
cinto da deambulatorio dove si aprono cinque cappelle radiali. Si sviluppa la
conoscenza e potenza degli archi rampanti, queste agili strutture che davano un
forte sostegno ai pilastri laterali e quindi alle volte, così gli edifici salivano più in
altezza senza dover poggiare su massicce murature che, anzi, potevano dar spazio ad
ampie superfici vetrate. È diviso in tre navate da pilastri cilindrici, con transetto,
profondo coro a deambulatorio a cappelle radiali. Il triforio corre sopra le arcate
della navata e coro, ed è sormontato da grandi finestre gemine. Il transetto destro
termina ad emiciclo con deambulatorio e tribune, quello destro è chiuso da una
grandiosa parete traforata con vetrate. a facciata, ispirata a quella di Notre-Dame di
Parigi, ma la seconda torre non verrà mai costruita.
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Il gotico maturo
l’interesse dei costruttori verso gli archi rampanti, che erano un formidabile strumento tecnico-struttrale, è
testimoniato dal rapido sviluppo del suo utilizzo. Altrettanto significative sono le modifiche al vano della navata,
infatti grazie all’arco rampate è possibile accrescerne l’altezza senza ricorrere all’utilizzo di strutture nelle navate
laterali, con lo scopo di semplificare l’alzato interno.
Cattedrale di Bourges
Cattedrale di Chartres
La pianta si è dovuta
adeguare alle costruzioni
esistenti, per cui: il corpo
longitudinale fino al
transetto presenta 3
navate, composto da 7
campate tra cui le prime
incluse fra le due torri sono
visibilmente più piccole, il
coro ha 5 navate, composto
da 3 campate e un doppio ambulacro con cappelle. Per raccordare i due corpi fu previsto un coro a tre navate
formato da 7 campate di lunghezza, che termina in entrambi i lati con torri e un portico. Sono presenti massicci
contrafforti che trasferiscono all’esterno i pesi delle campate, suggerendo la presenza di un colossale apparato
strutturale. A Chartres inoltre sono stati utilizzati un tipo diverso di archi rampanti, che si adeguano alla nuova
dimensione.
Cattedrale di Reims
Cattedrale di Amiens
Cattedrale di Beauvais
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navate, che per le sue imponenti dimensioni formerebbe una chiesa già da solo; il vertiginoso coro cinto da
deambulatorio a cappelle radiali; e la prima campata del piedicroce.
Sainte-Chapelle a Parigi
L'edificio presenta una pianta rettangolare con abside poligonale e si
sviluppa su due livelli. In basso, a pianterreno, si apre la Cappella inferiore,
che era destinata al popolo; e sopra, s'innalza la Cappella superiore,
destinata alla famiglia reale. La facciata è orientata verso nord-ovest ed è
comune ad entrambe le cappelle. Particolarmente slanciata, presenta uno
sporgente avancorpo, in cui si aprono un portico sormontato da una
loggia[3], entrambi con un prospetto tripartito da archi a sesto
acuto poggianti su pilastri e coperti con volte a crociera. Nella
parte superiore della facciata si aprono il grande rosone gotico-
fiammeggiante e, nella cuspide triangolare, un rosone più
piccolo, affiancato da due guglie con base ottagonale. Le
fiancate della cappella sono caratterizzate dalla presenza delle
molteplici polifore su due livelli, alternate a contrafforti a pianta
rettangolare, ciascuno dei quali è sormontato da una guglia.
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Duomo di Colonia
L'Inghilterra aveva stretti contatti politici ed economici con la Normandia, attraverso queste vie arrivò nell'isola lo
stile romanico ed altrettanto avvenne con le novità gotiche sviluppate nell'Île-de-France. Nelle sue caratteristiche
estetiche il Gotico inglese riprende quello francese per la presenza di archi a sesto acuto e di nervature, ma le
proporzioni ricalcano maggiormente quelle romaniche con un minore sviluppo in altezza. La maggior parte delle
chiese non fu realizzata in un’unica soluzione in base ad un progetto unitario. Spesso furono costruite pezzo dopo
pezzo e secondo l’uso anglosassone che preferisce aggiungere nuovi elementi invece che distruggere una vecchia
costruzione carica di storia e densa di significati. Ecco, in sintesi, le caratteristiche peculiari sviluppate dal Gotico
inglese che lo differenziano dal Gotico continentale:
• transetto posizionato al centro della navata centrale piuttosto che nella zona terminale, o anche sviluppo
longitudinale del coro che eguaglia in alcuni casi la navata;
• mancanza (salvo rare eccezioni) del deambulatorio absidale e delle cappelle radiali;
• presenza di una sala capitolare ottagonale, staccata dalla chiesa, e coperta da una volta ad ombrello sostenuta da
un unico pilastro centrale.
L’architettura gotica inglese si può suddividere in tre periodi che non trovano corrispondenza con le definizioni in uso
nell’Europa continentale.
Early English
Decorated
Perpendicular
Early English
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spaziale caratteristica del gotico inglese: aula, coro longitudinale, retrocoro (è uno spazio indipendente nel quale
domina la Lady Chapel o cappella della Madonna), transetto principale occidentale, transetto secondario orientale.
Il secondo periodo si sviluppa tra il 1240 e il 1330 circa. Il suo inizio coincide
col rifacimento dell’abbazia di Westminster che si ricollega stilisticamente
alla cattedrale di Reims e nella quale vengono realizzate coro e cappelle
radiali nel deambulatorio. Le chiese hanno un grande sviluppo longitudinale
con la presenza di due transetti, inoltre le volte hanno una soluzione
costruttiva molto originale che non fa leggere il soffitto come sequenza di
campate, ma come spazio unitario. All'interno, i pilastri sono contornati da
colonnine, mentre la massa muraria è piuttosto consistente; all'esterno le
facciate sono più basse e larghe rispetto a quelle francesi e le statue non
dominano l'architettura.
Il gotico perpendicolare si sviluppa tra il 1330 e il 1530 circa in modo abbastanza autonomo dalla Francia benchè
tragga origine dalle forme dello stile rayonnant e caratterizza fortemente il periodo tardogotico anglosassone. Fa
derivare il suo nome dall'accentuazione in senso verticale dell'apparato decorativo (guglie e pinnacoli). Inoltre
scompare la suddivisione in campate e si moltiplicano le nervature, senza l’originaria funzione strutturale, dando
luogo alle volte a ventaglio. A Westminster si realizza una volta a ventaglio combinata con chiavi di volta pendenti. In
Inghilterra il Gotico sopravvisse con continuità fino all’Illuminismo, divenendo neogotico nell’Ottocento in piena
rievocazione storicistica; quasi uno stile nazionale. Un chiaro esempio è il Palazzo di Westminster, (conosciuto anche
come Houses of Parliament).
L’architettura laica di Federico II: Castel del Monte, Castel Maniace a Siracusa, la porta di
Capua
Le regole del costruire cistercense dagli stilemi dell’architettura gotica, avevano assunto agli occhi dell’imperatore un
valore ascetico. Egli si avvalse sistematicamente dei consigli e dell’opera dei Cistercensi per la costruzione di alcuni
suoi castelli, in primis quel Castel del Monte.
Gli ordini mendicanti: francescani e domenicani
L'architettura cistercense fornì spunti significativi agli ordini mendicanti, come francescani, domenicani, e
agostiniani, nella cospicua fase di inurbamento dei relativi insediamenti che in Italia ha luogo fra la metà del
Duecento e la metà del secolo seguente. Fra le note distintive di questi ordini vi era infatti una certa enfasi sulla
decorosa povertà e semplicità degli edifici sacri e la necessità di avere ampie navate coperte con tetto a vista, in
modo tale che i fedeli potessero ascoltare le prediche e seguire i riti senza ingombri visivi, come invece avveniva
nelle cattedrali di assetto basilicale.
La facciata non tradisce minimamente lo stile architettonico usato per l'interno, che è il gotico.
L'interno della basilica è a tre navate scandite da possenti pilastri con transetto e profonda abside.
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Santa del Fiore Firenze
Duomo di Siena
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coro. Tutta la struttura interna è dominata dalla bicromia bianca e nera, riferimento ai colori dello stemma di Siena,
creando un ricercato effetto chiaroscurale.
Duomo di Orvieto
Duomo di Firenze
Duomo di Milano
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L’architettura civile nell’Italia comunale: Palazzo pubblico a Siena, Palazzo Vecchio a
Firenze
La rinascita politica ed economica a cui si assiste nel corso del 1200 viene riflessa anche nelle città. In questo
periodo, infatti, molti centri subirono trasformazioni secondo modelli progettuali e contemporaneamente furono
fondate diverse nuove città. Quasi tutti i centri italiani, ma anche europei, furono ristrutturati ed ampliati e furono
costruite nuove cinte murarie, nuove piazze, centri civici e religiosi. Con lo sviluppo dell'autonomia Comunale nacque
anche l'esigenza di edifici e palazzi architettonicamente rappresentativi e urbanisticamente dominanti, posti nella
piazza nel centro della città. Accanto all'edilizia sacra, con la rinascita comunale, a partire dalla seconda metà del
'200 troviamo numerosi esempi di architettura civile. Oltre alle cattedrali gotiche in Italia sorgono in questo periodo i
palazzi comunali, che hanno caratteristiche e nomi differenti a seconda delle località e della situazione storica. Tra le
abitazioni private si distinguono le case-torri e i palazzi. Le case-torri sono le tipiche abitazioni borghesi medievali,
che si diffondono già dal IX secolo e continuano ad essere costruite fino al XIII. Molte di esse sono ancora visibili in
numerose città, come a Bologna, Lucca, San Geminiano, Orvieto, ecc. La maggior parte di esse sono di stile romanico,
ma ne esistono parecchie anche in stile gotico. I palazzi del periodo tra '200 e '300 che possiamo vedere in tenti
centri italiani, possono essere palazzi privati, abitazioni (più moderne rispetto alle case-torri) delle famiglie più
facoltose, o pubblici, cioè con funzioni politiche essendo sede del governo della città comunale. La tipologia delle
piazze religiose fu estesa anche a quelle civili e la visione angolare rientrava nei primi tentativi di controllare
prospetticamente la visibilità dei uno spazio vuoto che permettesse di distaccarli dal tessuto urbano e quindi di
evidenziarli. La piazza venne sempre più considerata come uno spazio architettonicamente definito e come simbolo
della ricchezza e della qualità della città. Il nuovo modello di piazza é riscontrabile nella Piazza della Signoria a
Firenze. A questo modello se ne aggiunse un altro che vedeva l'edificio isolato all'interno della piazza e dunque
visibile da ogni lato, questa tipologia trovava formulazioni nuove e rigorose nell'Italia centrale.
La facciata è composta di quattro ordini nel corpo centrale e tre ordini nelle due ali
laterali. Nell'ordine inferiore si aprono una serie di arcate, alcune inquadrano i portali e le
altre inquadrano grandi finestroni. In corrispondenza all'ingresso della torre troviamo una
struttura a edicola. L'ampia facciata del palazzo riflette i vari periodi di costruzione: fino al
primo ordine di trifore fu usata la pietra, poi il laterizio. Le finestre, nel tipico stile senese
hanno tre archetti gotici affiancati appoggiati su colonnine. Il corpo centrale è rialzato di
un piano rispetto alle due ali laterali. Sulla sommità si presenta un coronamento merlato
di tipo guelfo, cioè senza l'estremità a coda di rondine, con due cellette campanarie
sommitali. Al centro della facciata un grande disco presenta il trigramma di Cristo.
In questo periodo che va dalla metà del Trecento alla metà del Quattrocento, spesso si usano terminologie diverse
per indicare l’ultima fase stilistica del gotico. "Tardo gotico", "gotico internazionale" o "gotico fiorito" sono i tre
termini più utilizzati per indicare questo periodo. Il primo termine è di facile comprensione. Anche il secondo si
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comprende facilmente dalla circostanza che il gotico, in questo secolo, è davvero uno stile che egemonizza tutta la
scena europea. Con il termine "gotico fiorito", usato spesso in architettura, si vuole denotare in particolare la
tendenza a moltiplicare le nervature che definivano le membrature architettoniche che sorreggevano una volta, fino
a creare un arabesco che ha solo valenze decorative e non certo strutturali.
L’arte tardo gotica è un’arte che si diffonde soprattutto nelle corti europee: è l’età dei castelli, che non hanno più
solo funzioni militari sul territorio, ma assumono sempre più l’aspetto di grandi e lussuose residenze nobiliari. In
queste corti l’arte ha un pubblico essenzialmente laico. In effetti, dopo la scomparsa dell’impero romano e dell’arte
classica, è questo il primo vero periodo artistico "laico" dell’arte europea, laico non tanto per i contenuti, ma
soprattutto per il pubblico al quale si rivolge.
Il tardo gotico in Italia trova, come centri più vitali, quelli collocati in area settentrionale, soprattutto nel periodo
della seconda metà del Trecento. In quest’area si trovano le città che hanno, in questo momento, la maggiore
floridezza economica e culturale, quali Bologna, Venezia, o le grandi corti quali Milano con i Visconti o Verona con i
Della Scala. Il resto dell’Italia, nella seconda metà del Trecento, non vive invece una situazione favorevole all’arte. In
Toscana gli effetti della peste nera hanno prodotto una crisi che perdurerà per buona parte del periodo. Roma vive
un periodo di abbandono, per effetto del trasferimento della sede papale ad Avignone. A Napoli e nell’Italia
meridionale la situazione di grande incertezza politica, dovuta alla travagliata fine della dinastia angioina, pure
produsse effetti negativi sul piano dell’arte, che iniziò anche qui a rinascere solo intorno alla metà del XV secolo con
l’affermarsi della dinastia aragonese.
La scomparsa del tardo gotico in Italia ha avuto date molto differenziate. Avvenne prima in Toscana, perché qui si
affermò, prima che altrove, la nuova arte rinascimentale. E la maggior distanza da Firenze, il baricentro dal quale si
irradia la nuova arte, determina anche la maggiore durata dell’arte tardo gotica. In sostanza, in molte aree italiane,
soprattutto quelle più periferiche, l’arte tardo gotica a volte sopravvive anche fino alla fine del XV secolo, per essere
infine sostituita dall’arte rinascimentale che, nel corso del XVI secolo diverrà lo stile artistico dell’intera Europa.
Premesso quindi che in Italia, anche il gotico internazionale, rimane uno stile diverso dal resto dell’Europa, anche gli
artisti del periodo partecipano di quel clima che porta poi alla nascita del rinascimento. In particolare anche in essi si
ritrova, spesso, il gusto per l’osservazione del reale e la conseguente ricerca del naturalismo: anche se ciò si applica
più ai dettagli e ai particolari, che non alla visione complessiva d’insieme. Anche in questi artisti, poi, si ritrova il
confronto con la cultura classica, che rimane una costante di tutta l’arte italiana dal Duecento in poi. Caso a parte
sono alcuni artisti, con le loro opere che hanno caratteristiche così "classiche", forse, sarebbe più giusto definirli dei
proto-rinascimentali. Ciò, quindi, a specificare che il periodo è soprattutto di transizione, e come spesso succede in
questi casi, la notevole eterogeneità stilistica non consente di poter semplificare eccessivamente l’arte del tempo in
un’unica formula valida per tutti. Questa ambiguità stilistica, con compresenza di elementi non autentici sia tardo
gotici sia rinascimentali, si ritrova del resto in moltissimi artisti del Quattrocento italiano, anche in quelli che la
tradizione definisce come del tutto rinascimentali.
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