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i il
contendenti. Quasi tutto territorio della Sicilia era nelle mani dei Romani.
Ma Cartaginesi, oltre ad avere il_predominio sul mare, consevavano, in
Sicilia, il possesso di due città fortemente difese, Drepano e Lilibeo (le
attuali Trapani e Marsala); ed inoltre l'intelligente e valoroso comandante
dell'esercito cartaginese Amilcare Barca, dopo aver tenuti impegnati per
quasi tre anni dalla roccaforte dell'Eircte (l'attuale Monte Pellegrino?) grossi
Erice, a mezza costa del monte omonimo, nei pressi di Drepano, mentre il
santuario di Venere sulla cima e la zona bassa erano presidiati dai Romani.
Benché Amilcare conservasse le comunicazioni con Cartagine per mezzo del
porto di Drepano e i Romani avessero la superiorità delle forze terrestri, non
si giunse mai ad uno scontro decisivo e la guerra si trascinò per parecchi
anni esaurendo le risorse dei belligeranti. Fu chiaro allora che il conflitto si
i
sarebbe potuto risolvere solo sul mare. Ma lo stato romano non aveva
mezzi per allestire una nuova flotta: e soltanto la decisione dei cittadini più
abbienti di anticipare la spesa, con patto di rimborso in caso di esito
positivo, permise la costruzione di duecento quinqueremi; per le navi minori
e per gli equipaggi contribuirono certamente gli alleati italici, interessati,
ovviamente, al buon esito dell'operazione. ICartaginesi, dal canto loro,
avevano trascurato l'efficienza della flotta, sia perché impegnati nelle lotte
con i vicini in teraferma, sia perché illusi dalla loro superiorità sul mare.
Quando, verso il maggio del 242 a.C., la flotta romana, al comando del
console C. Lutazio Catulo e del pretore Q. Valerio Faltone, si presentò
davanti a Drepano e a Lilibeo per_bloccarne i porti, non vi trovarono navi
cartaginesi. A Lutazio non riuscì il tentativo di conquistare subito Drepano,
il
ma il blocco che, per sopraggiungere dela stagione invernale, si protrasse
fino alla primavera dellanno successivo, costrinse i Cartaginesi a racco-
gliere le ultime risorse ed a costruire una flotta, per tentare di rompere
l'assedio e portare ad Amnilcare rinforzi e rifomimenti. Questa flotta, al
comando di Annone, si ancorò presso l'isola Sacra (attuale Marèttimo) del
gruppo delle Egadi, con l'intento di aspettare il vento favorevole e navigare
verso le coste della Sicilia, sbarcare il materiale, imbarcare le truppe di
Amilcare e dar battaglia ai Romani. Ma Lutazio intuì il piano dei nemici e
fece ancorare la flotta presso Egussa (attuale Favignana) nello stesso gruppo
di isole.
Il 10 marzo del 241 a.C. le navi cartaginesi salparono spinte da un
forte vento di libeccio: la flotta romana si mosse subito contro, nonostante
il vento contrario. Lo scontro si risolse in una disfata totale dei Cartaginesi
e pose termine alla più che ventennale prima guerra punica.
Polibio giudica questa la più lunga, la più continua e la più impegna-
tiva di tutte le guerre e conclude: «Da ciò risulta _evidente quel che ho
affermato fin da principio, che i Romani non per fortuna, come pensano
alcuni dei Greci, né accidentalmente, bensì meritatamente e a buon diritto,
Polibio 347
iS.
le vele ed esortatisi a vicenda gen. asS. TapaoxevNS
(opag aŪtoÚg equivale ad &AANAous) EXOVONS con val. causale e la posi-
da nave a nave, si scontrarono (in zione attributiva di teQi ... YEVO
auvéßaihov nota l'azione durativa HEvy, trad.: «Poiché la situazione
dell'impf. [v. anche Herod. VI 111 degli uni e degli altri presentava
I n. a éTÁIdOVTo] e il valore aPpa-
rentemente intransitivo, essendo
sottinteso kautoúg) con
i
una disposizione diversa da quella
verificatasi nella battaglia navale
nemici di Drepano».- AgéTava (o AQÉ-
(Tois ÚtEvavtíous: agg. sostantivato, Tavov): la città, situata sulla costa
quelli schierati di tronte»)». Alla occidentale della Sicilia, trasse il
fine del cap. prec. P. aveva narrato nome dalla figura di «falce» (dgé-
che, nonostante il mare grosso e il Tavov)
del promontorio su cui sor
vento sfavorevole, il console ro- geva. Nel 250 a.C. il console Publio
mano, fidando sulla preparazione Claudio Pulcro aveva attaccato la
degli equipaggi, aveva schierato flotta cartaginese di fronte al porto
* Alle prime luci dell'alba egli si accorse che un vento gagliardo spirava
Tavorevole ai nemici, quindi gli sarebbe stato difficile navigare contro vento, in un
mare tempestoso, per cui in un primo tempo rimase incerto sul partito da prendere,
pol pensô che se avesse assalito subito anche con il mare in tempesta, avrebbe
Combattuto soltanto contro Annone e le sue forze navali; se invece indugiando in
attesa del buon tempo avesse permesso ai nemici di passare e di unirsi all'esercito
terra, e
avrebbe dovuto combattere contro navi agili scariche, ontro un esercito
di veterani, e più preoccupante ancora, contro l'audacia di Amilcare, che era il più
temibile condottiere dei suoi tempi.
Poliblo (trad. G. B. Cardona)
348
il il
verbo dláxelual indica
trovarsi in una certa condizione
m. di ÉxTiUNuu): «avevano elimi- di spirito o di corpo che viene spe
nato tutti i pesi, all'intuori di citicata dall'avverbio che l'accom-
quelli indispensabili per una bat- pagna; dúoyonotog (rad. xođouau
taglia navale»,
Tá Te tAngúuaTa
TLQEiXETO: «gli equipaggi bene
addestrati (ouY%ExQOTNLÉva: il
vale «ditticile ad usarsi» e quindi
«inutile, inservibile». Perciò l'e-
spressione qui significa «erano
verbo ouYxooTÉw , «batto insieme», praticamente inservibili» o «ina-
fa supporre un lungo periodo di datte» alla battaglia (tale è il si-
allenamento che mirava Soprat- gnificato frequente in P. di xívòv-
menti)aloffrivano
tutto sincronismo dei movi-
loro un rendi- vo).- TEAÉOG: ««del tutto», «com-
pletamente», áváoxNTa: «impre
mento eccellente (dLapéQu esprime parati». TTQos *auoòv éußeBAN-
lidea lla stinzione dagli altri LEVa:«imbarcati per la circo-
per superiorità)». ToÚgT ÉTuSá- stanza»; potremmo dire «raccogli-
Tag: è compl. ogg. di elzov; da étt- ticci».
-Tå ETißaTixá: agg. sostan-
Polibio 349
aveva
6).
sendo venuto tortunatamente e ancora da tgóç): Tàotoatóneda (è retto
costituito la il
campo che
base di par-
aiuto al momento necessario in tenza delle operazioni". TEgi tHv
conseguenza del _cambiamento» e EyíveTO: «si occupò della siste
quindi «tavoriti dal vento che ..
fort. mazione delle navi catturate e dei
e inasp. aveva mutato direzione ed prigionieri» (l'impf. indica il pro-
era venuto in loro aiuto nel mo- lungarsi dell'operazione
mento necessario». Se il vento tempo). -LEYáknv ovoav: l'espres- nel
avesse continuato a spirare da sione è appositiva di thv ... oixovo-
Ovest a est, come all'inizio dello uúav; trad. «problema difficile»; il
scontro, ora, invertita la rotta, le motivo della ditficoltà consisteva
navi in fuga
si
sarebbero trovate nel gran numero dei prigionieri,
in enorme difficoltà. comè detto subito dopo.- oU Yae
8.
Td
otoaTmyóg: il console C. Luta- Tòv «ívðvvov: «giacché i
zio Catulo.
-åTOTAEÚOag roòg tÒv prigionieri presi vivi nella batta-
Aaußauov: tornato a Lilibeo», glia erano non molto meno di die-
oggi Marsala, presso il promonto- cimila». -T@v uvoíwv: il gen. è
da tà Anpvévta. AEpdévTa
Cwyoia: Aaußávo twyot« (dat. di
2. XognyEiv oloí
t
Hoav:
«erano in grado di inviare riforni-
mezzo) wyoéw der.
da ÇwóS
«vivo» e dyoéw = aigéw «prendo».
menti alle truppe che stavano .in
Sicilia». XoONYEiv: dal signifi-
cato originario di «provvedere al-
62. FINE DELLA GUERRA E TRATTATO DI l'allestimento dei cori» nella tra-
PACE. gedia assunse quello più generico
di «fornire il necessario».
1.
gen.
Toootedoúons
.. tns itrns:
as. con val. temporale-cau-
év
2UxEAia: posizione attributiva. Le
sale, «essendo piombata loro ad- truppe cartaginesi erano ristrette
dosso inaspettatamente la scon nella città di Erice posta a metà
fitta». L'espressione, assai vigo- distanza tra la cima e i piedi del
rosa, sta a signiticare T'intensita monte, presidiati, l'una e gli altri,
dell'impressione ricevuta e il ti- dai Romani che rendevano difficili
more delle conseguenze. Taig i rifornimenti ai Cartaginesi, in
HEv
6Quais. ÈEnTóQOUv (impf. di quanto questi potevano accedere al
mare per una sola via e nel solo
EĘaToQé): lett. «per gli impulsi e
per le ambizioni (il valore dei da- porto di Drepano. Laccanimento
tivi oscilla tra lo strumentale e il
causale) erano ancora (0xuÝv: acc.
e
degli assedianti degli assediatiè
paragonato da P, che di tanto in
avverbiale) pronti a combattere, tanto mostra velleità letterarie, ad
ma erano in imbarazzo per le con un combattimento di galli: la si-
Siderazioni»; ma trad. «seguendo il militudine ha un'indubbia efficacia
loro impulso e la loro anmbizione rappresentativa".- xOaTOŮVTOV.
* Come infatti spesso questi animali, anche quando non hanno più la forza
muovere le ali, col cuore in gola gettano colpi alla cieca, finché buttandosi I'uno
diSull'altro quasi per
forza meccanica, si avvinghiano mortalmente ed alla fine l'uno
di essi cade morto, cosi i Romani e i Cartaginesi, già sfiniti per la diuturna lotta,
Con le forze paralizzate ed esauste dai tributi e dalle spese durate si a lungo,
erano divenuti quasi insensibili ai colpi che scambievolmente si davano.
i
yvóvteg YEvóuEvOL: participi l'altro, di Amilcare P. loda l'auda-
hanno val. condizionale, «se aves
sero abbandonato queste truppe
cia e
il valore dimostrati nelle
operazioni militari in Sicilia e in
(sott. övváueLg) e fossero divenuti Africa, e l'intelligenza politica nel
in certo qual modo (tOÓTOV TUvá: porre fine ad una guerra ormai
T'acc. avverbiale attenua
ilcon-
cetto, perché la decisione di ab-
bandonarle avrebbe investito più
perduta (v. paragrafi ss.)*-Èné-
TOEYaV
.. TEQi Tãv őrwv «gli conte-
rirono pieni poteri»; lett. «si ri-
i
la sfera morale che quella mili- misero a lui per la situazione ge-
nerale».
O - xai
tare) traditori». -TToíaLS.. oÚx el- dÉ: «Ed egli».
xov: «non sapevano con quali sol- ALOV: «anche troppo», espressione,
dati (xegoív: « schiere», cfr. lat. in questo caso, di ammirazione e
manus) o con quali comandanti di lode. ÉToinoev.. P0ovíuou:
.
suo compito di coman
avrebbero combattutO».
dLaTELLYájLEvoL: in senso as-
«assolse
il
dante valoroso e saggi0»
soluto dLatéuTW signitica « invio
messi». Báonav: Amilcare
4. Méxou uÈv
éTeLon dé del in
$
correlazione con
seg.).. ëEileYEev:
Barca, il padre di Annibale, fu uno «Infatti, finché ci fu qualche ra-
dei più geniali comandanti carta- gionevole speranza (lett. «qualche
ginesi. Se i suoi predecessori in speranza tra quelle secondo ra-
Sicilia Xantippo e Aderbale si gione») nelle circostanze (e quindi
Amilcare decise di fare da sé. Egli sapeva bene che Suoi mercenari non
avevano maggiore simpatia per Cartagine che per Roma, e che non poteva aspet
tarsi dal suo governo coscritti fenici o libici, ma sapeva che aveva a mala pena la
facoltà di salvare la patria arruolando personalmente truppe, senza gravare alcuna
spesa sul pubblico erario. Ma egli aveva anche la coscienza di sé e conosceva gli
uomini. Non poteva dubitare della indifferenza dei soldati di ventura per Cartagine;
ma
il buon capitano, dove manca l'amor di patria, sa ispirare alla sua gente
l'affezione per la sua persona, e cosi fece il giovane generale.
Th. Mommsen
Polibio 353
oda BAÉTELV Tóv te Toù vixčv, óuoíwg öè zai Tòv toû Aeíne-
oda naugóv. Toù öè AUtaTíov ngodóuuwg degauévou tà Taga- 7
tu
*Amilcare, vedendo annientate dagli ultimi errori le sue fatiche di sette anni,
d'animo abbastanza grande per non sacrificare il suo onore militare e per non
abbandonare il suo popolo e suoi disegni. La Sicilia non poteva più essere tenuta
i
dal momento che i Romani erano padroni del mare; né Amilcare poteva sperare
che il governo cartaginese, il quale aveva tentato invano di ottenere un prestito in
Egitto per riempire le casse vuote, volesse tentare un'altra volta la fortuna per
vincere la flotta dei Romani. Egli rinunciò quindi all'isola.
Th. Mommsen
12
354
.
tato non è riportato nella reda- in forma indiretta, dip. da diayoa
zione testuale; ed infatti in III 27 pELO@V.- Eav oUvòox): protasi
A Lutazio godeva l'animo della gloria di porre termine alla guerra; di porvi
termine nel modo più conforme agl'interessi romani, ottenendo ciò che non aveva
il
potuto Regolo quando da Tunisi dettava legge al nemico, pieno possesso della
Sicla. E poi che sul punto fondamentale, la cessione di Drepana e di Lilibeo,
Amilcare non faceva, come non poteva fare, difficoltà, Lutazio non mise innanzi,
circa rindennizzo di guerra, condizioni troppo gravose: sia per condurre cosi solle-
Citamente negoziati che il vanto della pace non toccasse al successore, sia per
i
G. De Sanctis
Polibio 355
*Linvitto duce d'una nazione vinta scese dai suoi monti lungamente difesi e
consegnò ai nuovi signori dell'isola le fortezze possedute senza interruzione dai
Fenici per quattrocento e più anni, e le cui mura avevano sostenuto vittoriosamente
tutti gli attacchi degli Elleni. L'Occidente era in pace (513 241).
Th. Mommsen