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346 pon xai óyos

Polibio storico delle guerre puniche


LA BATTAGLIA DELLE EGADI. FINE DELLA PRIMA GUERRA
PUNICA (I 61-62)
La prima guerra punica durava ormai da più di venti anni. Le alterme
vicende delle battaglie e, per i Romani, l'avversità della natura
che aveva
causato l'affondamento di due flotte, avevano determinatonessunouna situazione
stagnante, che non lasciava prevedere sviluppi positivi per dei due

i il
contendenti. Quasi tutto territorio della Sicilia era nelle mani dei Romani.
Ma Cartaginesi, oltre ad avere il_predominio sul mare, consevavano, in
Sicilia, il possesso di due città fortemente difese, Drepano e Lilibeo (le
attuali Trapani e Marsala); ed inoltre l'intelligente e valoroso comandante
dell'esercito cartaginese Amilcare Barca, dopo aver tenuti impegnati per
quasi tre anni dalla roccaforte dell'Eircte (l'attuale Monte Pellegrino?) grossi
Erice, a mezza costa del monte omonimo, nei pressi di Drepano, mentre il
santuario di Venere sulla cima e la zona bassa erano presidiati dai Romani.
Benché Amilcare conservasse le comunicazioni con Cartagine per mezzo del
porto di Drepano e i Romani avessero la superiorità delle forze terrestri, non
si giunse mai ad uno scontro decisivo e la guerra si trascinò per parecchi
anni esaurendo le risorse dei belligeranti. Fu chiaro allora che il conflitto si

i
sarebbe potuto risolvere solo sul mare. Ma lo stato romano non aveva
mezzi per allestire una nuova flotta: e soltanto la decisione dei cittadini più
abbienti di anticipare la spesa, con patto di rimborso in caso di esito
positivo, permise la costruzione di duecento quinqueremi; per le navi minori
e per gli equipaggi contribuirono certamente gli alleati italici, interessati,
ovviamente, al buon esito dell'operazione. ICartaginesi, dal canto loro,
avevano trascurato l'efficienza della flotta, sia perché impegnati nelle lotte
con i vicini in teraferma, sia perché illusi dalla loro superiorità sul mare.
Quando, verso il maggio del 242 a.C., la flotta romana, al comando del
console C. Lutazio Catulo e del pretore Q. Valerio Faltone, si presentò
davanti a Drepano e a Lilibeo per_bloccarne i porti, non vi trovarono navi
cartaginesi. A Lutazio non riuscì il tentativo di conquistare subito Drepano,
il
ma il blocco che, per sopraggiungere dela stagione invernale, si protrasse
fino alla primavera dellanno successivo, costrinse i Cartaginesi a racco-
gliere le ultime risorse ed a costruire una flotta, per tentare di rompere
l'assedio e portare ad Amnilcare rinforzi e rifomimenti. Questa flotta, al
comando di Annone, si ancorò presso l'isola Sacra (attuale Marèttimo) del
gruppo delle Egadi, con l'intento di aspettare il vento favorevole e navigare
verso le coste della Sicilia, sbarcare il materiale, imbarcare le truppe di
Amilcare e dar battaglia ai Romani. Ma Lutazio intuì il piano dei nemici e
fece ancorare la flotta presso Egussa (attuale Favignana) nello stesso gruppo
di isole.
Il 10 marzo del 241 a.C. le navi cartaginesi salparono spinte da un
forte vento di libeccio: la flotta romana si mosse subito contro, nonostante
il vento contrario. Lo scontro si risolse in una disfata totale dei Cartaginesi
e pose termine alla più che ventennale prima guerra punica.
Polibio giudica questa la più lunga, la più continua e la più impegna-
tiva di tutte le guerre e conclude: «Da ciò risulta _evidente quel che ho
affermato fin da principio, che i Romani non per fortuna, come pensano
alcuni dei Greci, né accidentalmente, bensì meritatamente e a buon diritto,
Polibio 347

dopo aver fatta esperienza in tali e tante prove, concepirono audacemente il


disegno di conseguire l'egemonia assoluta sul mondo, e raggiunsero il loro
proposito» (I 63. 9).

Oi 6t Koaqxmdóvio «atidóvteg tòv diáxhouv aùr@v r90- 61


aTéyovtag todş °Pwuatovs, xade^óuevoL Tos iotovs xai na-
gaxahéoavtes *atà vaüv opāg aùtovs ovvéBaAkov toig úre-
vavtíous. Tňs 8 naTégwv nagaonevNS THv èvavtíav ÈXoúons 2

oiúdeov h regi tà AQéTava yevouÉvn vavjuxig, nai tò TÉÀos

61. La VITTORIA DI C. LUTAZIO CA- tutta la flotta su una sola linea


TULO. con le prue rivolte al nemico*. Per
l'essenzialità, la chiarezza e la
1. Oi Se KagxnöóvLol ... toīs vtE- precisione con le quali descrive le
yavtíouç: «l Cartaginesi, vedendo operazioni militari, P. può essere
(xatiðóVTEŞ, pres. xadogáw: il paragonato a Tucidide.
verbo implica 1idea dell'osserva-
zione attenta) che i Romani ta-
2. Tis
In P. è ở' éxatéoov .. vavuazíq:
frequente luso di sostan-
gliavano loro la strada (lett. «oc- tivi, invece di verbi, nonché quello
cupavano anticipatamente la loro di espressioni sostantivate, caratte
rotta», TgOKaTÉxoVTag è part. pre- ristico dello stile della Kovn (cfr.
dicativo di xatuðóvTeg), ammainate n. a I 1 1); dopo aver notato il

iS.
le vele ed esortatisi a vicenda gen. asS. TapaoxevNS
(opag aŪtoÚg equivale ad &AANAous) EXOVONS con val. causale e la posi-
da nave a nave, si scontrarono (in zione attributiva di teQi ... YEVO
auvéßaihov nota l'azione durativa HEvy, trad.: «Poiché la situazione
dell'impf. [v. anche Herod. VI 111 degli uni e degli altri presentava
I n. a éTÁIdOVTo] e il valore aPpa-
rentemente intransitivo, essendo
sottinteso kautoúg) con
i
una disposizione diversa da quella
verificatasi nella battaglia navale
nemici di Drepano».- AgéTava (o AQÉ-
(Tois ÚtEvavtíous: agg. sostantivato, Tavov): la città, situata sulla costa
quelli schierati di tronte»)». Alla occidentale della Sicilia, trasse il
fine del cap. prec. P. aveva narrato nome dalla figura di «falce» (dgé-
che, nonostante il mare grosso e il Tavov)
del promontorio su cui sor
vento sfavorevole, il console ro- geva. Nel 250 a.C. il console Publio
mano, fidando sulla preparazione Claudio Pulcro aveva attaccato la
degli equipaggi, aveva schierato flotta cartaginese di fronte al porto

* Alle prime luci dell'alba egli si accorse che un vento gagliardo spirava
Tavorevole ai nemici, quindi gli sarebbe stato difficile navigare contro vento, in un
mare tempestoso, per cui in un primo tempo rimase incerto sul partito da prendere,
pol pensô che se avesse assalito subito anche con il mare in tempesta, avrebbe
Combattuto soltanto contro Annone e le sue forze navali; se invece indugiando in
attesa del buon tempo avesse permesso ai nemici di passare e di unirsi all'esercito
terra, e
avrebbe dovuto combattere contro navi agili scariche, ontro un esercito
di veterani, e più preoccupante ancora, contro l'audacia di Amilcare, che era il più
temibile condottiere dei suoi tempi.
Poliblo (trad. G. B. Cardona)
348

3 éxarégoug tis èvavtíov àtéBn. 'Pwuaiou uèv yào


uáxms eixórws
my Te vaumyíav ueteańpeoav *ai tà ßáon návta ywois tav
TQos THv vavuayíav Èrurnðeíov ègetédeivto, tá te TAngMuaTa
ovyxExgoTmLÉva duapégouoav aùtoiş tHv xoEíav nageiyeto,
toús T Èrißáras «oaT èxhoyiv čvògaş ànagaxwońtous èx tÔv
4 Tetx@v orgaTorÉðv eiyov. Ilegi öè toùs Kaoxndovíoug tà-
vavtía toÚtoLS Úrjexev ai uèv yào vjes yéLovOaL
Svoxonorws dlÉxeLvTO TQOs tòv «ívövvov, tà ðÈ TAnghuaTa
Tehéms mv &váoxnta uai ngdg «augdv èuBeßinuéva, Tà ở èstu-

di Drepano in condizioni di netta Batvw « salgo sulla nave»: sonoi


inferiorità (le navi cartaginesi
erano più veloci e meglio equipag-
giate e potevano manovrare con
milites classiarii, cioè
marina, imbarcati i
sulle
soldati di
combattere, diversi dunque dai
navi per
facilità essendo schierate dalla marinai veri e propri, Ta
parte del mare aperto, mentre ThnohuaTa.- «at éxnoyv ávðgaS
quelle romane
più pesanti e con
ciurme inesperte, sitrovavano
(appos. di tovs ÈTıßátaç)
TOTÉðWV: «che ... oToa
erano uomini scelti
strette tra il nemico la costa) ed
e (xaT Exaoyýv: « per scelta») intre-
era stato gravemente scontitto. pidi (iTaQaxwomtovs «che non si

ai. àTéßn: «anchee l'esito della


battaglia per gli uni per gli altri
risultò diverso».
3. vavmyiav ueTELANPEGOav (pres.
ritirano») provenienti dalle truppe
di tanteria».
di nv): «Perdt..
4. Iegi Úrnexev (sinonimo
i Cartaginesi era tutto
LETaaußáavw): «avevano cambiato il contrario di questo».- YéLOv-
il sistema di costruire le navi», gaL: noi diremmo «a pieno carico»;
prendendo come modello la nave è part. con val. causale. « Esse
di Annibale Rodio catturata men- erano piuttosto una flotta da tra-
tre il comandante cartaginese, nel sporto che non una flotta da
251, cercava di forzare il blocco guerra» (MOMMSEN).- dvoxoNOTOg
posto dai Romani al porto di Lili-
beo. Ta Baon.EğETÉÜdeLVto (ppf.
OLÉXELVTO:

il il
verbo dláxelual indica
trovarsi in una certa condizione
m. di ÉxTiUNuu): «avevano elimi- di spirito o di corpo che viene spe
nato tutti i pesi, all'intuori di citicata dall'avverbio che l'accom-
quelli indispensabili per una bat- pagna; dúoyonotog (rad. xođouau
taglia navale»,
Tá Te tAngúuaTa
TLQEiXETO: «gli equipaggi bene
addestrati (ouY%ExQOTNLÉva: il
vale «ditticile ad usarsi» e quindi
«inutile, inservibile». Perciò l'e-
spressione qui significa «erano
verbo ouYxooTÉw , «batto insieme», praticamente inservibili» o «ina-
fa supporre un lungo periodo di datte» alla battaglia (tale è il si-
allenamento che mirava Soprat- gnificato frequente in P. di xívòv-
menti)aloffrivano
tutto sincronismo dei movi-
loro un rendi- vo).- TEAÉOG: ««del tutto», «com-
pletamente», áváoxNTa: «impre
mento eccellente (dLapéQu esprime parati». TTQos *auoòv éußeBAN-
lidea lla stinzione dagli altri LEVa:«imbarcati per la circo-
per superiorità)». ToÚgT ÉTuSá- stanza»; potremmo dire «raccogli-
Tag: è compl. ogg. di elzov; da étt- ticci».
-Tå ETißaTixá: agg. sostan-
Polibio 349

BaTuzà veooúAAoya nai nowTÓTELQa túms xanonadeiag nai


TaVTog 8eLvoû: duà y*o Tò umðétoT &v ët Toùg °P»uaíovg 5

EATioaL tÝs danártns úvtiTOuHoaotau «atapgovńoavTES üAl-


yúgouv T@v vavTuxõv dvváuEwv. Touyagoûv äua tộ ovußakeīv 6
tñs iáxns ÈhaTtoúuevoL taxéws EkEíptNoav,
aTd roAAa uégnuev
xai revthxovta xÜT@v vaūg natÉðUOOv, éßöoum%oVta &'
eákwoav aÜtavögou. Tò dè Aoutòv Tantos ëTagáuevov toùs 7

tivato, con val. di nome collettivo si vuol mettere in risalto la durata


corrispondente a tovg ÉTLBáTaS del
$prec. veooúAAoya (sott. nv):
e non il rapporto temporale.
propri di uno storico «compe-
E
-
«arruolati di recente», erano cioe tente», quale riteneva di essere P.,
giovani soldati di leva e perciò fare un'analisi accurata delle con-
ainesperti» (towTÓITELQO: lett. « che dizioni tattiche o strategiche che
fa le prime prove») di disagi e pe- determinano un certo risultato.
ricoli. 6. ToLyagotv: «Perciò», esprime
yào tò ... ôuváuewv: I Car-
5. di& con vigore la conseguenza di
taginesi si erano illusi che i Ro- quanto è stato detto precedente-
mani avessero rinunciato alla loro
politica di predominio sul mare e
mente.
cora -åua
un
t@ ovußakeiv (an-
int. sostantivato).
perciò non avevano piu rinnovato ÉNEÍPÜNoav: «al primo scontro, es
lainf.flotta.- dlà.. Tò EATtÚoal
sostantivato): «Per l'aver spe-
sendo inferiori sotto molti aspetti
dell'operazione bellica, essi furono
rato» o, meglio, «Poiché avevano presto vinti»*. -vaūg: è nom.
sperato» O «creduto». uNOÉTTOT(E) plur. xaTÉdUGav: aor. atem. in-

. úVTLTouNIaodau (all'inf. è da rife-


rire &v, che conferisce all'espres
sione il valore di un evento
ir
trans., «affondarono».
(aor. atem. di ákíoxouaı) -
éáAwoav
avtavòço
(neologismo ellenistico): «furono
reale): «che Romani (è il sogg. catturate con loro equipaggl»
1

dell'infinitiva dip. da £Artíoau) non «Le cifre delle perdite cartaginesi


avrebbero più conteso per la su- variano secondo gli autori. I Ro-
premazia sul mare». *atd- mani avevano perduto 12 navi se-
PeovngaVtEg denota un «dl- condo Eutropio e Orosio, 80 se
sprezzo» non di ordine morale ma condo Diodoro. In Zonara (VIII,
derivante da sottovalutazione delle 17) leggiamo che il vinto della bat
risorse del nemico.- AUY@OovV: taglia, Annone, fu messo in croce
«avevano trascurato»; l'impf. è al suo ritorno a Cartagine» (PE-
usato per esprimere l'anteriorità DECH).
nel passato, in quanto dell'azione tHv Teg&v
7. To de Aolndv
..

* L'esito non fu dubbio neppure per un momento. La flotta romana ben


costruita, ben equipaggiata ed egregiamente diretta dal valente pretore Publio
Valerio Falto in iuogo del console Catulo, ancora infermo per la ferita riportata
sotto Trapani, al primo scontro mise lo scompiglio nelle navi nemiche stracariche
scarsamente e male equipaggiate; cinquanta ne furono mandate a fondo, e con e
settanta catturate i vincitori entrarono nel porto di Lilibeo. L'ultimo storzo ratto aal
patrioti romani aveva portato il suo frutto: la vittoria e la pace.
Th. Mommsen
350

iotovs «ai natovg@oav avdig àtexúgeL toòg thv legàv


vijoov, EÜTuZ®S Xai TagaðógOS <EX>uETaSOANis aUtoig TQos
8 Tov déoVTa xaugòv Toū tveÚuaTOS ovvegyńoavtos. "O uev oûv
tov Pwaíov otoatnyòs atotAEÚoas TQog Tò Aúßaiov xai
T& orgaTÓTEda negi thv tÕV aiyuaúrwv thoíwv nai tov
owuáTwv oizovoíav éyívETO, LEyáanv ovoav où yào toli
vnoov: «ll resto della flotta, issate rio omonimo, chiamato anche
(ETOLOaLEvov: part. congiunto con Capo Boeo, il punto più occiden-
val. temporale; pres. ënaigw) le tale della Sicilia. pro-
«ll terzo
vele e avendo il vento in poppa montorio è rivolto verso l'Africa
(xaTovgOav part. aor. nom. n., stessa e sta opportunamente di
con val. causale, da «atovQów, che fronte ai promontori di Cartagine,
deriva da odgos«vento favore distante circa mille stadi. Guarda
vole», cr. lat. aura) si ritirò di verso sud-ovest e divide il mare
nuovo verso l'isola Sacra»,
-
eð- Libico da quello di
Sardegna» (I
TUX@. OUVEQYmoavtog: lett. «es-

inaspettatamente il vento in loro


42

aveva
6).
sendo venuto tortunatamente e ancora da tgóç): Tàotoatóneda (è retto
costituito la il
campo che
base di par-
aiuto al momento necessario in tenza delle operazioni". TEgi tHv
conseguenza del _cambiamento» e EyíveTO: «si occupò della siste
quindi «tavoriti dal vento che ..
fort. mazione delle navi catturate e dei
e inasp. aveva mutato direzione ed prigionieri» (l'impf. indica il pro-
era venuto in loro aiuto nel mo- lungarsi dell'operazione
mento necessario». Se il vento tempo). -LEYáknv ovoav: l'espres- nel
avesse continuato a spirare da sione è appositiva di thv ... oixovo-
Ovest a est, come all'inizio dello uúav; trad. «problema difficile»; il
scontro, ora, invertita la rotta, le motivo della ditficoltà consisteva
navi in fuga
si
sarebbero trovate nel gran numero dei prigionieri,
in enorme difficoltà. comè detto subito dopo.- oU Yae
8.
Td
otoaTmyóg: il console C. Luta- Tòv «ívðvvov: «giacché i
zio Catulo.
-åTOTAEÚOag roòg tÒv prigionieri presi vivi nella batta-
Aaußauov: tornato a Lilibeo», glia erano non molto meno di die-
oggi Marsala, presso il promonto- cimila». -T@v uvoíwv: il gen. è

Gaio Lutazio, apparso improvvisamente sulle coste della Sicilia, poiché


tutta la flotta cartaginese si era ritirata in patria, occupò il porto di Trapani e le
rade vicino a Lilibeo.
Quindi si diede subito a costruire le opere intorno alla città di Trapani e a
preparare quanto bisognava per un assedio. Ma pur dedicandosi con tutte le sue
forze al blocco, nello stesso tempo.non tralasciava di pensare allarrivo della flotta
cartaginese, anzi, tenendo sempre presente che lo scopo essenziale di quella
spedizione era che soltanto nel mare il conflitto poteva essere risolto definitiva
mente, non permetteva che si perdesse tempo o si stesse in ozio; ma sottoponeva
gli equipaggi ad un cosi rigido quotidiano allenamento, come il suo piano richie
deva, e insisteva talmente nel curare anche la disciplina, che in breve tempo rese i
marinai esperti campioni pronti all'imminente cimento.
Poliblo (trad. G. B. Cardona)
Polibio 351

TOv ugíwv Ekelte oouátov tà nptévTa g»yoí« *at& tov


ívovvov.
O ot Kaexndóvuoi, TQooneooÚons avtois ànQoodoxńtog 62
ms irms, Tais uèv óouaiç nai taiç pihotuuíaug &xuinv ëtouou
toEueiv Hoav, Toig dÈ Aoyiouoig éëntógOUv. Oite yào yoon- 2
yev ëti Taiş ëv
tj ZunEliu ðvváueouv oioí t noav, xoatoúvTov
richiesto dal verbo AeíTw che ha il erano ancora disposti a combat-
valore intrans. di «essere inferiore tere, ma non sapevano su quali
ouáTwv:
..
a». gen. partitivo dip. mezzi contare» .

da tà Anpvévta. AEpdévTa
Cwyoia: Aaußávo twyot« (dat. di
2. XognyEiv oloí
t
Hoav:
«erano in grado di inviare riforni-
mezzo) wyoéw der.
da ÇwóS
«vivo» e dyoéw = aigéw «prendo».
menti alle truppe che stavano .in
Sicilia». XoONYEiv: dal signifi-
cato originario di «provvedere al-
62. FINE DELLA GUERRA E TRATTATO DI l'allestimento dei cori» nella tra-
PACE. gedia assunse quello più generico
di «fornire il necessario».
1.
gen.
Toootedoúons
.. tns itrns:
as. con val. temporale-cau-
év
2UxEAia: posizione attributiva. Le
sale, «essendo piombata loro ad- truppe cartaginesi erano ristrette
dosso inaspettatamente la scon nella città di Erice posta a metà
fitta». L'espressione, assai vigo- distanza tra la cima e i piedi del
rosa, sta a signiticare T'intensita monte, presidiati, l'una e gli altri,
dell'impressione ricevuta e il ti- dai Romani che rendevano difficili
more delle conseguenze. Taig i rifornimenti ai Cartaginesi, in
HEv
6Quais. ÈEnTóQOUv (impf. di quanto questi potevano accedere al
mare per una sola via e nel solo
EĘaToQé): lett. «per gli impulsi e
per le ambizioni (il valore dei da- porto di Drepano. Laccanimento
tivi oscilla tra lo strumentale e il
causale) erano ancora (0xuÝv: acc.
e
degli assedianti degli assediatiè
paragonato da P, che di tanto in
avverbiale) pronti a combattere, tanto mostra velleità letterarie, ad
ma erano in imbarazzo per le con un combattimento di galli: la si-
Siderazioni»; ma trad. «seguendo il militudine ha un'indubbia efficacia
loro impulso e la loro anmbizione rappresentativa".- xOaTOŮVTOV.

* Come infatti spesso questi animali, anche quando non hanno più la forza
muovere le ali, col cuore in gola gettano colpi alla cieca, finché buttandosi I'uno
diSull'altro quasi per
forza meccanica, si avvinghiano mortalmente ed alla fine l'uno
di essi cade morto, cosi i Romani e i Cartaginesi, già sfiniti per la diuturna lotta,
Con le forze paralizzate ed esauste dai tributi e dalle spese durate si a lungo,
erano divenuti quasi insensibili ai colpi che scambievolmente si davano.

Polibio (trad. G. B. Cardona)


352

tns tanáTns Tãv Úrevavtíwv: &toyvóvteş dè TaúTaş xai


TQodóTa TOÓTtOv Tuvà yevóuEvoL, Toíaus xeQoiv Toíoug Hye-
3 HóOv toAEuNoeLav ov« eixov. ALÓTEQ ÖGéwg dLatEupáuevot
rQog Tov Bág«av rétQEYav txeívy regi tov örov. O dè ai
4 Alav ènoínoev ëoyov îyeuóvos &yoatoù nai poovuov. Méxou
uev yoo èn
tõv «atà hóyov iv tis êAstis Èv toiş únoxeuÉvoLs,
ovSEv T@v nagaßókwv
j
ðeLv@v do«oúvtwv Eival tagékuTev,

TOV UTEVaVtíwv: «poiché i nemici erano distinti per capacità tattica


erano padroni del mare».- úTO- uno, per sangue freddo e abilità

i
yvóvteg YEvóuEvOL: participi l'altro, di Amilcare P. loda l'auda-
hanno val. condizionale, «se aves
sero abbandonato queste truppe
cia e
il valore dimostrati nelle
operazioni militari in Sicilia e in
(sott. övváueLg) e fossero divenuti Africa, e l'intelligenza politica nel
in certo qual modo (tOÓTOV TUvá: porre fine ad una guerra ormai
T'acc. avverbiale attenua
ilcon-
cetto, perché la decisione di ab-
bandonarle avrebbe investito più
perduta (v. paragrafi ss.)*-Èné-
TOEYaV
.. TEQi Tãv őrwv «gli conte-
rirono pieni poteri»; lett. «si ri-
i
la sfera morale che quella mili- misero a lui per la situazione ge-
nerale».
O - xai
tare) traditori». -TToíaLS.. oÚx el- dÉ: «Ed egli».
xov: «non sapevano con quali sol- ALOV: «anche troppo», espressione,
dati (xegoív: « schiere», cfr. lat. in questo caso, di ammirazione e
manus) o con quali comandanti di lode. ÉToinoev.. P0ovíuou:

.
suo compito di coman
avrebbero combattutO».
dLaTELLYájLEvoL: in senso as-
«assolse
il
dante valoroso e saggi0»
soluto dLatéuTW signitica « invio
messi». Báonav: Amilcare
4. Méxou uÈv
éTeLon dé del in
$
correlazione con
seg.).. ëEileYEev:
Barca, il padre di Annibale, fu uno «Infatti, finché ci fu qualche ra-
dei più geniali comandanti carta- gionevole speranza (lett. «qualche
ginesi. Se i suoi predecessori in speranza tra quelle secondo ra-
Sicilia Xantippo e Aderbale si gione») nelle circostanze (e quindi

*Amilcare, chiamato Barak o Barca, cioe «il Baleno», un giovane ufficiale di


grandi speranze, prese nell'anno 507 (= 247) il supremo comando della sicilia. Nel
suo esercito, come in ogni esercito cartaginese, mancava una fanteria fidata e
agguerrita, e il governo avrebbe forse potuto trovare un rimedio, e ad ogni modo
avrebbe dovuto cercarlo, ma invece si contentava di studiare la cagione delle
Sconfitte e tutt'al più di fare crocifiggere generali che si lasciavano battere.
i

Amilcare decise di fare da sé. Egli sapeva bene che Suoi mercenari non
avevano maggiore simpatia per Cartagine che per Roma, e che non poteva aspet
tarsi dal suo governo coscritti fenici o libici, ma sapeva che aveva a mala pena la
facoltà di salvare la patria arruolando personalmente truppe, senza gravare alcuna
spesa sul pubblico erario. Ma egli aveva anche la coscienza di sé e conosceva gli
uomini. Non poteva dubitare della indifferenza dei soldati di ventura per Cartagine;
ma
il buon capitano, dove manca l'amor di patria, sa ispirare alla sua gente
l'affezione per la sua persona, e cosi fece il giovane generale.
Th. Mommsen
Polibio 353

àNA& Túoag tàş toù vLxav év tộ noÀeueīv êAtÚdas, el naí tig


nhos iyeuóvov, ëğiAEyEev: èTeLon de reqléotm tà nQáyuara, 5

nai tov «atd nóyov oủðev ËTU «aTEkeíneto noòs tò oúğeuv


Tovs ÚTOTaTTOLÉVoUg, Távu vouveyõg «ai noayuatunõş elgaş
ToiS TagoûoLv Únèo onovò@v xai diaaúoewg ëĘanÉoTeAe nQe-
oßevtús. Toù yào aùtoù vouuoTéov Ýyeuóvog elval tò öúva- 6

oda BAÉTELV Tóv te Toù vixčv, óuoíwg öè zai Tòv toû Aeíne-
oda naugóv. Toù öè AUtaTíov ngodóuuwg degauévou tà Taga- 7

«Sull'esito della guerra»), nessuna dette alle circostanze presenti».


delle imprese che potevano sem- ÚTÈo TQEoßevTág «inviò amba-
brare (doxoúvtwv elval) temerarie o ..
sciatori per negoziare una tregua e
pericolose egli tralasciò,ma tutte un trattato di pace».
di vittoria (Toù vinav:
le possibilità «aLoóv: una consi-
derazione di ..P. che ribadisce la
6. Tov yào
inf. sostantivato, come il succes
sivo tộ TOÀELEĪV) nella lotta più di lode per il generale cartaginese.
qualsiasi altro comandante (lett. aùtov (= lat. eiusdem, da
unire.. a îyeuóvog, gen. poss. che
ToÙ
«se mai qualcun altro dei com.»)
egli sperimentò». esprime la pertinenza).. EÜVaL:
5. TELOn dë ... TOVS UTOTaTToAE- Bisogna ritenere (vouOTÉOV, Sott.
voug: «Ma quando la situazione sia dovere del medesimo
ÉOTi) che
mutò e non rimaneva (nota l'a- comandante», cioè un buon capo
zione nomentanea dell'aoristo e deve sempre saper valutare atten-
quella duratura dell'imperfetto) le circostanze e adeguare
tamente
piu alcuna possibilita ragionevole proprie decisioni.- Tò
ad esse le
(cr. sopra éx tÕV xata Aoyov) di ovvaoval.. XaLgov: «aver la capa-
salvare le truppe ai suoi ordini». cità di vedere il momentodel vin-
- Tnávw (dà il val. di superlativo cere enello stesso modo anche
agli avverbi che seguono) vouveXÒG quello del cedere»*.
(etim.: voūv-ěyw) xai noayuatUx@: 7. Toù dë
.. diayoapeloÖv: un'a-
«con grande intelligenza e reali- nalisi sintattica del complesso pe-
smo». ElĘag
(è preferibile, tra- riodo ci porta ad osservare che: 1)
ducendo, coordinare questo parti-
cipio a eĘatéoteAE notando ancora
una volta la diversa qualità dell'a-
TOU dE
val. . dEGaUEVOU e gen. ass. con
causale, ed è preferibile tra-
durlo con verbo di
modo finito
zione verbale) toiş tagoüoLv: «ce coordinato a auvéßn; 2) dià tò ov-

tu
*Amilcare, vedendo annientate dagli ultimi errori le sue fatiche di sette anni,
d'animo abbastanza grande per non sacrificare il suo onore militare e per non
abbandonare il suo popolo e suoi disegni. La Sicilia non poteva più essere tenuta
i

dal momento che i Romani erano padroni del mare; né Amilcare poteva sperare
che il governo cartaginese, il quale aveva tentato invano di ottenere un prestito in
Egitto per riempire le casse vuote, volesse tentare un'altra volta la fortuna per
vincere la flotta dei Romani. Egli rinunciò quindi all'isola.
Th. Mommsen

12
354

«ahovueva dià tò ovvetðÉva Toig opeTégOLS tQáyuaol teTQU-


uÉvoLg «ai uáuvovov non
tộ ToAéuqy, ovvéßn TÉÀog ETuveivau
8
T dapogi ToLoÚTwv tuv@v ovvimx@v diayoapetO@V «°Eni
ToiodE piaiav eivaL KagynðovíoLs «ai Pouaious, čav «ai to

vELOÉVaL è un inf. sostantivato con lo troviamo riferito in un testo più


val. causale; 3) tetovuÉvoLg e *úu- ampio, che prevede la cessione an-
vougLvSono participi predicativi che dele isole tra l'Ttalia e la Si-
dell'inf. ovvelðéval, il quale ri- cilia, la garanzia non solo, per Ge
chiede dopo di sé il dativo; 4) to rone, ma per, tutti gli alleati dei
tOAÉLY è dat. di causa; 5) l'uso di Romani e dei Cartaginesi, il di-
ovvéßn seguito dall'inf.
è perifrasi
cara a P. («accadde che...»), onde
qui ovvéBN.. ÉTLdEivaL = ÉTETHUN;
vieto per entrambi di imporre tri
buti, di costruire editici per conto
dello stato e di reclutare merce.
6 TOLoÚTOV. dayoapeiov (gen. nari nelle provincie non proprie, il
pl. del part. aor. p. temm.)_è un pagamento dell'indennità in dieci
gen. ass. con val. temporale. Trad.: anni, con acconto immediato di
autazi0 accolse volentieri le ri- mille talenti. Non si conosce la
chieste (cioè «la richiesta di pace») fonte del trattato _preliminare: il
Poiche era consapevole del fatto Pédech opina che P. abbia potuto
che anche lo stato romano (toig
TQáYuaOl, «il proprio stato») era
ormai logorato e stanco pera
. consultare un documento originale
conservato negli archivi degli edili
curuli. Dopo la fine della guerra
guerra, e fu posto termine alla Roma coniò una moneta di bronzo
contesa con la stesura di un trat- con impressa la figura di una prua
tato press'a poco in questi ter- di nave: era divenuta ormai una
mini».
nostante- ilTgoviLwg dEgauÉvov: no-
rifiuto opposto da
potenza navale.
8-9. 'Eti ToiodE: «Alle seguenti
Amilcare alla richiesta di conse- condizioni». piaiav: «amicizia»,
gnare le armi e i disertori (Diod. «pace». EÚvaL: «ci sia». Questo e
Sic. XXIV 13)*".
- TOÚTOV TiV@V:
T'espresione dimostra che il trat-
gli infiniti che seguono Sono dovuti
al fatto che il trattato è riportato

.
tato non è riportato nella reda- in forma indiretta, dip. da diayoa
zione testuale; ed infatti in III 27 pELO@V.- Eav oUvòox): protasi

A Lutazio godeva l'animo della gloria di porre termine alla guerra; di porvi
termine nel modo più conforme agl'interessi romani, ottenendo ciò che non aveva

il
potuto Regolo quando da Tunisi dettava legge al nemico, pieno possesso della
Sicla. E poi che sul punto fondamentale, la cessione di Drepana e di Lilibeo,
Amilcare non faceva, come non poteva fare, difficoltà, Lutazio non mise innanzi,
circa rindennizzo di guerra, condizioni troppo gravose: sia per condurre cosi solle-
Citamente negoziati che il vanto della pace non toccasse al successore, sia per
i

non inasprire di soverchio Cartaginesi e dar modo


ai due popoli
futuro relazioni amichevoli. Né gli sfuggiva che, chiedendo
di coltivare pel
troppo più di quanto
costasse un nuovo tentativo disperato per soccorrere Lilibeo, poteva indurre i
Cartaginesi a osarlo; rischio a cui non giovava commettere né la gloria propria
vantaggi da Roma conseguiti vincendo.
néi

G. De Sanctis
Polibio 355

8uo 'Pouatov ovvdoxj: èxxogeiv Zixelíaş únúong


T@v
Kagxnoovíous xal un TolEuEĪv "TéQvi unð ëTupÉQELV ötha
Evgaxooioiş undề TÕv Zvoaxootwv ovuuáyog ànodoüval 9

Kagyndovíovs 'P»juaíous xweiş aútg»v čTavtas Tovg alxjuahú-


TOUS &oyugíov xateveyxeiv Kaemõovíous 'Pouaíouş èv ëreov
eixoo oLoy{aLa nai dianóoLa Tákavta Eißoixá.»

dell'eventualità, «se anche


polo Romano lo approverà» (ovv- ilp0- tivamente alla ricchezza punica,
alle spese fatte dai Romani e ai
doxé0: lett. «sembro egualmente danni che Roma e gli alleati ave-
opportuno»). Tutti i trattati preli- vano sofferto per le devastazioni e
minari dovevan0 essere ratificati T'arresto del traftico; ma ragione-
dal popolo nei comitia centuriata. vole tenuto conto degl 'immensi
-EKYwOEiV: «vadano via da», «ab- vantaggi morali e materiali che
bandonino»; soggetto di questo in- recava la conclusione immediata
finito e degli altri che seguono è della pace col sicuro dominio di
Kagmdovíoug. Tégwvu: Gerone II Sicilia».
aveva stipulato nel 263 a.C. un
trattato di alleanza con Roma
della durata di 15 anni, in base al
da
Ma a Roma
iltrattato stipulato
C. Lutazio Catulo non venne ra-
tificato: «Quando questo trattato
quale fu riconosciuto re
di Sira-
cusa e delle città vicine. L'alleanza
fu trasmesso a Roma,
i ilpopolo
non approvò patti, ma inviò dieci
era stata rinnovata nel 248, in ispettori per tare un'inchiesta.
quanto Gerone si era dimostrato Questi, giunti sul posto, non cam-
un alleato prezioso durante le ope- biarono nessuna delle clausole sti-
razioni romane in Sicilia. -2uga- pulate ma aggravarono un poco le
Kooioug: «contro i Siracusani». condizioni imposte ai Cartaginesi.
úTTOdoÜvau: «restituiscano», Dimezzarono il termine fissato per
Xwgis MúTQwv: «senza riscatto».
áqyvgíov: «come indennità».
ilgiunsero
pagamento dell'indennità, ag-
mille talenti, imposero ai
KUTEVEYXeiv: «paghino».-TÚAavta Cartaginesi di abbandonare le isole
Evßoizá: il talento euboico valeva situate tra lItalia e la Sicilia. La
24.000 sesterzi, somma che è ditfi- guerra sorta tra i Romani e i Car-
cile quantiticare secondo la mo taginesi per il possesso della Sici-
neta di oggi, ma, come ritiene il lia ebbe dunque termine a queste
DE SANCTIS, «esigua certo compara- condizioni» (I 63 1-4).

*Linvitto duce d'una nazione vinta scese dai suoi monti lungamente difesi e
consegnò ai nuovi signori dell'isola le fortezze possedute senza interruzione dai
Fenici per quattrocento e più anni, e le cui mura avevano sostenuto vittoriosamente
tutti gli attacchi degli Elleni. L'Occidente era in pace (513 241).
Th. Mommsen

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