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Erodolo 181

rOVare un terreno fertile e non era difficile che trovassero alimento


tra i coloni ionici, presso i quali la sostanziale mitezza di Creso
anche
doveva
risultare e dal suo generale comportamento filellenico e dalle
hen diverse condizioni che si verificarono piú tardi, sotto il dominio
rersiano. Certo
la presenza di elementi cosí disparati nel logos di Creso
ne incrina affatto la sostanziale unità narrativa e poetica.
Il lettore
non
che
si abbandona al fascino della narrazione erodotea, senza analizzarne

i particolari, avverte la viva e commossa unità del tutto, dove elementi


favolistici e religiosi, storici e
significato paradigmatico.
morali, si fondono a dare alla storia il suo
Se passiamo
ora, dall'analisi complessiva del logos di Creso, a ripro
porci il problema del significato del dialogo di Solone e Creso e
del
ralore che ha la figura di Solone in
tutta la storia, troveremo le linee
della risposta già tracciate. L'Ateniese
rappresenta di fronte al potente
re orientale la saggezza
greca, la saggezza dell'umanità pensosa dinnanzi
agli inevitabili ed
inaspettati squilibri della condizione umana, la serena
capacità di valutare senza
sottintesi, ma con chiara mente indagatrice,
lincertezza inerente alla vita, l'atteggiamento quindi calmo e virile della
rassegnata e consapevole attesa del futuro, la coscienza del fondamentale
rapporto di dipendenza dell'uomo di fronte
alla divinità, donde deriva
per lui l'esigenza
di ispirare i suoi atti a discrezione e riflessione, senza
cadere nell'orgoglio e
nella presunzione, dato che l'azione divina nel
mondo, comunque
la si voglia giudicare sotto l'aspetto etico, produce
sempre l'effetto di
turbare e sconvolgere i disegni troppo lungimiranti e
le
ambizioni troppo alte, sia degli uomini comuni che dei regnanti. Tutto
questo èsaggezza delfica, è la saggezza del unöèv &yav, del
rvsbi dauTóv,
dell' &rrúa,
ápa ëra, che lo storico ripensa innalza nella sfera della
8' e
sa meditazione sul significato della
storia umana.
A. MasARACCHI4
(da Solone, La Nuova Italia
Firenze 1958, pp. 11-15)
la guerra
tra Greci e Persiani:
A BATTACLIA DI MARATONA (VI 110-117 1)

Quando fu al re Dario annunziato che Sardi era stata presa e


cendiata dagli Ateniesi e dagl'Joni, e che il capo della coalizione e
ordiore di questa trama era stato Aristagora
di Mileto, si dice che
da
ione,
la notizia-
non si
degli Joni, sicuro
sia preoccupato affutto,
che avrebbero
ma
costoro scontata la
che per prima cosa abbia
Hto adatato
chi fossero gli Ateniesi, e che poi, saputolo, abbia chiesto l'arco,
Da una freccia che avrebbe scagliato in alto verso
irando in aria, abbia esclamato: 'Concedimi, o Zeus, di vendicarmi il
cielo,

Aeniesi!', e che, dopo avere cosi esclamato, abbia dato ordine ad


le Servi, che sempre, quando il pranzo era apparecchiato, gli ripe
re volte: 'Ricordati, Signore, degli Ateniesi! '». Cosi narra Erodoto
t:rad.
rtaferne,
P. Sgroj): nel 490 a.C. la flotta persiana, al comando di Dati
attraversò TEgeo alla volta di Atene e procedetle alla
ISta di Nasso, delle Cicladi, di Caristo e, nell'Eubea, l'isola posta
182 on zai nóyo;

di fronte all'Attica, di Eretria. Dopo pochi giorni, anche per suggerimento


di Ippia, figlio đi Pisistrato, espulso da Atene e rifugiatosi presso
Dario, i Persiani sbarcarono nella baia antistante di Maratona, luogo ilre

che per molte ragioni sembrò ai capi persiani e ai fuorusciti ateniesi il


piu adatto per muovere rapidamente alla conquista della città nemica.
Gli Ateniesi mossero contro di loro e si accamparono sulle alture che
limitavano il luogo dello sbarco. La battaglia, che avvenne, con molta
probabilità, nell'agosto, si risolse in un completo insuccesso per. gli invasori
e in un glorioso trionfo per
l'aiuto dei mille Plateesi
gli Ateniesi,
accorsi poco
che, soli-
prima della
poiché esiguo fu
battaglia, mentre il
contingente spartano, che aveva ritardato la partenza per motivi religiosi,
giunse il giorno dopo la bat taglia - sconfissero un nemico superiore per
numero animato da fieri P positi di vendetta.
Rinviando alle note e alla lettura critica la valutazione politico-militare
dell'evento, qui si vuol metterne in rilievo il valore etico e paradigmatico.
Se la vittoria fu preparata dal genio militare di Milziade, che rivelò doti
di condottiero sagace e di stratega intelligente, essa fu resa possibile
soprattutto dall' dpeTh dei combattenti, dal «, valore» che superò la con.
dizione umana per entrare nella sfera dell'eroismo: la rappresentazione
di questo eroico agire balza viva e luminosa, nella sua schietta semplicità,
dalle pagine erodotee. Immenso fu il significato di quella vittoria per i
Greci: essa diede loro la coscienza della propria superiorità di uomini
liberi e della fragilità dell'impero persiano fondato sul dispotismo e sulla
schiavitú, sí che, quando dieci anni dopo i nemici si ripresentarono in
Grecia con piú fiere intenzioni e con forze piú massicce, essi li affrontarono
con la serena consapevolezza di chi si sente piú forte. In seguito l'eloquenza
epiditlica s'impadronirà dell'argomento e Maratona diventerà- non a
torto simbolo di libertà per i Greci dei tempi che seguirono e, poi
ancora, per tutti gli uomini: la « viriú greca e l'ira» dei maratonomachi
addita come esempio il Foscolo agli Italiani, perché si scuotano dal torpore
e liberino la patria oppressa dallo straniero.

I10 Taüra héywv ó Mihruáôns mpooxTäral rov Kalliuayov


110. IL cONSIGLIO DEGLI STRATEGHI di attaccar battaglia erano discor
DECIDE DI ATTACCAR BATTAGLIA. di. Milziade, favorevole alla batta-

o
glia, si era allora rivolto al pole
Tavra.. Tov K«^lluaxov: nel cap. marco, comandante supremo,
prec. E. ha narrato che i pareri Callimaco, illustrandogli le ragioni
dei dieci strateghi
-
ciascuno dei
quali comandava mille soldati del
che consigliavano di muovere all'of
fensiva *e riuscí con le sue parole
la propria tribú
-
sull'oppor tunità
a« trarlo dalla sua parte» (Tpo0
Dipende ora da te, Callimaco, che Atene sia asservita, o che tu la liberi
lasci per tutti tempi un ricordo quale neppure Armodio e Aristogitone.
i
Perché certo è questo il rischio più grave che, da quando essi esistono,
abbia minacciato gli Ateniesi, Se piegheranno sotto i Medi, saranno conse
gnati a ppia e
il
loro destino segnato: mentre, se questa Città vince, è in
grado di diventare la prima dell'Ellade. E adesso ti dirò perché siano queste
le prospettive, e come proprio tu sia l'arbitro della situazione.
pareri .di noi dieci strateghi sono discordi; gli uni vogliono attaccare.
Erodoto 183

007YEvouÉvTmg õt roü roeuápxou Tīs rvóyLns ènexúpwro


rvun uu
B&xEv. MeTà ôè oi

xTäTau).
oTparnroi Tav
8t.. cUu
TpoyEvoLuÉVms
parere
i Epepe orußáa

zione, nel passato, di uno stato sta


BáhAELv: « aggiuntosi
il del bile a uno stato. anterioré» (HUM-
polemarc0, fu deciso di attaccar BERT).- Met& (avv.).. Tpív ye 8h
battaglia
».-
rviINs (Een. ass.
Tp00YEvoLLÉVYS... TĪS
Con valore causale
temporale); alcuni intendono « ag
aùTou Tpuravnln éyéveco: « In segui-
to a ci0 gli strateghi, che avevano
aderito alla proposta di attaccar bat-
giuntosil voto 1nquanto, es- taglia (lett. « la cui opinione com-
sendo gli strateghi divisi in due portava l'attaccar b. »; Túv è pron.
gruppi
di cinque, il voto _di Calli- rel.; per Epepe cfr. lat. sententia fe
maco fu determinante. Ma a me
pare
preferibile l'interpretazione del
LeGRAND e del MYRES, perché stori-
rebat), quando giungeva
il turno
di comando di ciascuno di essi, lo
cedevano a Milziade; ma egli, pur
camente piu esatta e piu aderente accettando (dExóLLEVOG: att. deX-: psl-
al testo
il ppf. «
erodoteo -ÉxExúpuTO:
rende la brusca sostitu-
lòsi;
il part. ha valore concessivo),
non ingaggiò battaglia assolutamen-

gli altri no. Ma se non attacchiamo, io temo che grave contesa sorga a
scuotere l'alto morale degli Ateniesi, piegandoli a favore dei Medi. Se invece
attacchiamo prima che una parte degli Ateniesi
pensi a mal fare: ove gli Dei
avere
rimangano imparziali,
noi
siamo
scontro. Tutto ciò è dunque adesso
in grado di
tue mani e dipende da
nelle
i
sopravvento
te.
Se tu
nello
aderisci al mio parere, la
invece
patria è libera
e la
città prima dell'Ellade; se
la
scegli quello di chi sconsiglia la battaglia, subirem0 la sorte opposta
al quadro di
prosperità che ti ho tracçiato ».
Erodoto (trad. P. Sgroj)

* tratta dell'addizione di un voto a un gruppo di voti, ma di una


Non si
scelta tra due partiti: combattere o non combattere, come, al capitolo 136,
tpoayevouévou Toū 0huou esprime la scelta fatta dal popolo tra condannare
e
assolvere. Callimaco si decide dopo aver udito 'esposizione di Milziade;
nel 490, il
polemarco era ancora « il comandante di tutto l'esercito »; a lui
sOlo apparteneva
la decisione.
Ph.
E.
Legrand

Nel consiglio di guerra i


voti di tutti gli strateghi valevano quanto quello
del polemarco. Erodoto non dice che egli era legato alla maggioranza dei
O, né che c'era
parità di voti, oppure un voto formale per tutti dice
Soltanto che c'era una
diversità di opinioni e che l'opinione « peggiore»,
contraria
al piano di Milziade, stava prevalendo (évlxa). Noi, come Mil-
iade, dobbiamo ricordare che gli strategoi, al pari dei tribuni militum, erano
magistrati politici e militari
nello stesso tempo. Inattività ora significava indu-
o maggiore possibilità di tradimento in Atene. Spettava al polemarco la
sione e più presto veniva presa, meglio era. Egli con
senne 'opinione del suo capo
piena convinzione
di stato maggiore e una maggioranza dei
andanti lo appoggio, dichiarandosi disposto ciascuno a cedere a Milziade
proprio turno (TtpuTavnln) di comandante della giornata. In questa occa
e cruciale Erodoto si è presa particolare cura di _accertare la « causa»

a, lo ha dimostrato nelle parole di Milziade a Callimaco.


J.LMyres
184 oon xai kóyoç

os éxáorou aUrav éYivETo TtpuTavnin


AEUV,
tīs Hukpms,

te (oüTt xw = oött» Tl, dove


intensivo) prima che (le particelle
intensive ye e &h sottolineano l'in-
Tè giorni, cioè un decimo dell'anno,
dapprima; in seguito, la durata va
tenzione di Milziade) fosse giunto
il suoturno di comando » *.
affari*.
deferenza
TCLpEbLOogav:
verso colui che
forse per
con mag-
TpUTavnn TTS HLEPNS: « la pritania gior calore sostenevala necessità
(cioe il comando) della giornata », della battaglia o per fiducia verso
nella quale lo
stratego aveva l'ob l'uomo che aveva già fatto espe
bligo di eseguire gli ordini del po- rienza combattendo contro i Per
lemarco. termine tpuTaveia desi-
Il siani, quando nel 493, durante la
gnava propr. la presidenza che rivolta ionica, aveva dovuto Cherso-
abban
ognuna delle dieci sezioni, corri- donare il suo dominio nel
spondenti alle dieci tribú attiche neso e, tornato in patria, aveva
della Bulè, assumeva per un deter esortato i concittadini a prepararsi
minato periodo dell'anno (di 35-36 alla guerra contro la Persia. Plutar

*Milziade accettava dai colleghi questo segno di fiducia; ma non si


decideva ad attaccar battaglia. Le ragioni che si adducoono per giustificare
tale modo di agire sono varie. C'ė chi pensa a una forma, un po' eccessiva,
di superstizione; altri al desiderio di non privare dell'onore
il
collega, in caso
di ljeto successo, e di non attirarsi più grave la responsabilità del rovescio,
se le cose fossero andate male. Più probabile, invece, è che Milziade, otte-
nuta ormai la certezza che si sarebbe venuti alle mani, attendesse l'arrivo
dei rinforzi da Sparta: avuto, peró, sentore che i barbari, sbarcati soltanto
20.000 uomini, intendevano attaccare, a scopo dimostrativo, mentre tutto il
resto delle truppe si accingeva a doppiare il Sunio e. sorprendere Atene, si
decise a prevenire l'attacco proprio quel giorno che, per coincidenza fortuita,
era quelo del suo turno di comando.
L.Annibaletto

..
base del nuovo ordinamento Clistenepose la divisione dello Stato
**A
Le dieci tribů (ou.al) vennero designate coile
in dieci tribù territoriali, che sostituironoantiche tribù personali
nomi_dei più famosi eroi locali,
e furono,nell'ordine ufficiale: Eretteide, Egeide, Pandionide. Leontide, Aca
mantide, Eneide, Cecropide, lppotoontide, Eantide, Antiochide ...].nuovo
Con le

gano di governo creato da leClistene,


Aribu venne collegata anche costituzione e l'ordinamento del or
la Bulè dei Cinquecento,
per sorteg9gio 50 per ciascuna tribü, contribuendo
designati

demi,in proporzione della propria popolazione:


a
sicché
tale
a
numero isingoli
ragione si osser
vato (Beloch) che la Bule clistenica fornisce il primo esempio, nella stori,
di un'assemblea politica proporzionalmente rappresentativa. Essa era pertanto
divisa in dieci sezioni, corrispondenti alle dieci tribù e dette pritanie, di 50
pritani ciascuna: ogni pritania teneva la presidenza della Bulè, per una
ecimaparte dell anno (chiamata anch'essa pritania). redigeva il mpóypaua
Cossia fordine del giorno) per
le adunanze dei buleuti e del popolo in quel
periodo di tempo ed era presiedyta da un presidente dei pritani (ETtLOTans
uy TuTavt che mutava giornalmente e risiedeva nell'edificio ove pri i

tani tenevano le loro sessioni.


Con le dieci tribù rimasero collegate anche tutte le altre magistrature,
dovendo gli stesi nove arconti e il loro segretario appartenere, anno per
anno, ciascuno ad una delle dieci tribu.
G. Glannell
185
Erouo

Mikrudon napeôtôooai 6t 8cxóuEvos oüTi w ouußokihy


Huérco mplv ye 8n
aToO tpuTavntn èyéveco.

co
della
(Arist. 5) attribuisce
decisione ad Aristide
il*. merito lore finale): « Quando il turno di
comando (sogg sott. tpuTavnn)
giunse a lui allora soltanto (év8av
11. Lo scHIERAMENTO DEI GRECI A Ta 8n) gli Ateniesi si schierarono
MARATONA
*. (rhocovTo; l'impf., che troveremo
spessissimo e tradurremo per lo piú
1.
N dt
(= autem: segna
della narrazione)...
con il passato remoto, « ê costante
continuazione mente usato in ogni descrizione det
uaEOVTES (Part. fut. con va- tagliatae concreta, in opposizione

essi godeva del maggior prestigio certamente Miltiade: peròi


Traquanto
secondo,
a riputazionee influenza, era Aristide. L'appoggio ch'egli
diede allora al piano di battaglia di Miltiade ebbe un grande peso nel farlo
prevalere. Ogni generale deteneva a turno il comando supremo per un giorno;
quando passò a
suoi colleghi:
lui, Aristide lo cedette a Miltiade e diede una lezione ai
non ci si deve vergognare, sembrò dire, a ubbidire e asse-
condare saggi: anzi, è un atteggiamento onorevole e provvido. Inoltre am-
i

morbidi le gelosie che regnavano


nell'alto comando persuase tutti a ralle
grarsi che fosse adottata una sola opinione la migliore. La posizione di
Miltiade usci rafforzata. L'autorità rimase stabilmente in sue mani, perché in
seguito ciascuno degli altri capitani acconsenti volentieri a cedergli la sua
giornata di comando.
Plutarco (trad. C. Carena)

** La Maratona
topografia di cambiata poco col tempo. Tra l'alta
cresta del Pentelico e lo Stretto di Eubea un altopiano ondulato si apre
verso
sud su un'ampia insenatura, protetta ad est da una lunga punta roc-
ciosa, la Coda
del Cane (Cynos-oura). Questa ha arrestato la ghiaia traspor-
lata da sud, fino a
formare una costa piatta larga una o due miglia e lunga
quasi Cinque
miglia. Dietro la spiaggia, che arresta il drenaggio della collina,
entrambi limiti estremi sono paludosi,_
il« letto del finocchio» (Marathon
i

come
Crommyon « letto della cipolla », Sycion * letto del cetriolo »): ma la
parte centrale è stata
colmata dai depositi di un corso d'acqua che defluisce
verso .
al'altopiano ed ha scavato un letto di torrente (charadra ora duplice) attra-
suoi stessi depositi. La parte superiore di questo corso d'acqua rasenta
i

apropaggine settentrionale del Pentelico, verso la valle del Cefiso, percorsa


alla strada-nord verso Atene. Circa un miglio più lontano ad ovest una valle
upiccola si apre quasi dietro questa strada, e sullo spartiacque erano si-
u rantico villaggio e il santuario di Eracle (ora S._ Giorgio) dove si accam
Pano gli Ateniesi, tra lo sperone Aforismo del Pentelico e colle più
SCeso ma meno elevato di Kotroni. All'ingresso di questa valle si trova
gio di Vrana, e di fronte ad esso, a circa due miglia fuori nel plano
n al mare, è il tumulo cimiteriale (soros), senza dubbio sul luogo della
bigeEsso contiene sepolture alla rinfusa, con piccoli vasi presi da tombe
pIu antiche.
La strada-sud verso Atene, per Pallene, più familiare a Ippia 62) ascia
lanura tra la palude occidentale e l'erto pendio dell'Agrieliki (Argaliki), un
Sperone del Pentelico, e discende fino alla parte superiore dell'ilisSso,
J.LMyree
coon
186 xai hóyos

ol 'AGnvaiou auußaléovres' Too uèv Seēioū xépeos iyéero


moléuapPxOg Kalaiguaxos ô Y*p vóuoş TóTe elye oÜTw Toia
A&nvaioaL, Tov toréĻuapyov Exeuv xépoag Tò dEEióv. 'Hyeo
uévou 6& ToÚTou ëEedéxovto g
&puôpuéovTo ai puAal, izóuevau
&nAnaéwv Te^EUTaīou dè éThscovto, ExovTes Tò eihvuuov
xépas, IMAaTauées. 'Atò TaúTns Yáp apL tīg uáXng A8nvatuv
burias dvayóvTtv és Tas TavyrúpLs Tàs Év Tño TEVTETTnpiat

all'aoristo, tempo della cronologia l'oriente alla loro sinistra, mentre


pura» [HUMBERT]) per attaccar bat. i Romani si volgevano verso il nord:
Laglia nell'ordine seguente » (üde). buoní auspici erano considerati
TOU HÈv.. IAaTaLÉEG: al comando quelli provenienti dall'oriente. Ma
dell'ala (xEpEOG: att. xtpuG, lat. Cor- può essere anche che il termine
nu) destra era il polemarco Callima- sia un semplice eufemismo per
co, alla testa della sua tribú Eantide; pLoTEpóG o dxaLÓS.
seguivano le altre trib secondo il 2. 'Atò taúrns Tàp... xai IMatau
loro numero d'ordine, in _stretta EVGL:
è una parentesi nell'esposizio
successione; ultimi (TE^EUTaLOL) era- ne dello schieramento greco, che
no schierati, all'ala sinistra, Pla-
teesi, accorsi in aiuto degli Ate- i vuole spiegare perché in una delle
piú solenni ricorrenze religiose del-
niesi, per un debito di riconoscenza, la città s'invocasse in Atene la pro-
come E. narra nel cap. 108.- ó sperità anche per Platea. Il yáp
rp vóLoOG.. Képaç Tò dEĘLóv: « infatti fa presupporre il concetto che gli
questa era allora (tóTe, poiché al Ateniesi conservano eterna gratitu
tempo di E. le attribuzioni del po- dine ai Plateesi per il loro contri
lemarco erano abbastanza diverse) buto alla vittoria. Trad. «A partire
la consuetudine presso gli Ateniesi, da' questa battaglia, per essi (70,
che il polemarco occupasse l'ala cioè IIAaTaLEuau; è dat. di vantaggio,
destra», perché nella disposizione retto da xateÜXETaL), quando gli
tattica 1l compito piu importante Ateniesi offrdno (&vayóvTuv: nel
era generalmente affidato a tale re-
parto e quindi alpolemarco era
riservato l'onore di averne il co-
mando, onere che prima spettava
verboc'è l'idea del « portar su
verso l'acropoli; v. nota a pie di
pag. 187) sacrifici nelle solenni feste
che si celebrano (Tds... YvoĻuévag;
,
al re. Per l'espressione elXE ovtuw= part. attrib.) nelle ricorrenze quin
lett. « cosi stava » (l'avv. anticipa quennali, l'araldo ateniese innalza
a prop. inhnitiva), v. n. 86 6. la preghiera dicendo che buona for:
HyeoLÉvou dE ToÚTOU.. aAnnAÉwv: tuna tocchi insieme (dua Te) agli
«Questo era alla testa (dell'ala): Ateniesi ed ai Plateesi» (espressio
si susseguivano (EĘeöéxovro=-Eot
XovTO: psilòsi) secondo che erano
ne formulare, riportata forse da E.
letteralmente: il LEGRaND traduce hi-
numerate (non è chiaro se l'ordine YwV «sOno sue parole»).- TaVYypus
fu estratto a sorte ovvero se fu =TavnrúpLs (acc. plur. da *ravri
conservato quello dato alle tribu pLVS) propr. « riunioni di tutto il
da Clistene) le tribú, strette (Éxó-
con- e
popolo» (Traç ëyupus = àropd).
+ gen. esprime
il
LEVOLL:EXoLLaL
Tno tEvTETNplau : TEVTETmpis era il
une o.la
tatto contiguità immediata) «periodo di cinque anni» compren
le
nistra
alle altre ».
- Evóvuuov:
etimol. = «di buon augu-
»;
« si-
dente il primo e il quinto anno:
rio, per
àuguri
la consuetudine degli
greci di prendere gli auspici
le feste si svolgevano, percio, ogni
quattro anni e fra tutte, Brauronie
rivolti verso il sud e quindi, con Delie Eleusinie Eraclee Panatenai-
Erodolo
187

wvouEvas nareúyeTat å *ījpug å 'AtMvaīog äua te 'A®nvaiouot


Erov ylveadas
yov Tov'Adnvalwv
ta &yad& xal IMaraleū0. Tóre 6è radro- 3
Ev
rộ Mapab@vu èyéveto Toióvôe Tt'

che, le piú importanti erano


in onore di Atena Poliade
le ul-*. forze inferiori a quelle persiane do.
vevano coprire la stessa fronte di
combattimento, per non offrire al
time,
3. E
T6Te (formula con la quale
si ritorna allesposiZione dello schie nemico la possibilità di aggiramen-
ramento). TOLÓVOE TL: « Allora nella to, manovra che, invece, sueMilziade
disposizione degli Ateniesi (tacoo Voleva far sviluppare dalle trup-
UV TOVA®. è gen. ass.) a Mara- pe: perciò, rinforzate le ali, neces.
tona si verificö questa caratteristica sariamente risultö alleggerito il
particolare
oubvde) e »(TLe intensivo
cioè: i Greci con le
di
loro
centro **.- To otpatÓrEdov..
TtAhdet: il periodo inizia con
EppwTo
un ana-

La festa si svolgeva nel periodo diparecchi giorni con gare di musica


e di canto, di lotte e di corse, ed era premio un'anfora piena d'olio tratto
dai
sacri olivi della dea e che da cið pigliö il nome di anfora Panatenaica.
Ma il momento più importante di quella festa era la solenne processione
che accompagnava
offerto a Pallade. idono dei sacro peplo tessuto da vergini ateniesi e
Movendo dal sobborgo del Ceramico sfilava il corteo
attraverso la citta, poi su per
lei, al tempio
la ripida strada dell'acropoli, attraverso propi.
della dea, e vi partecipava tutta la cittadinanza: magistrati e i
sacerdoti, vecchi recanti rami d'olivo, squadre
di i opliti e di cavalieri, gli
efebi fiore di bellezza e di
forza, vergini portanti canestri cogli oggetti di
culto e vasi sacri, i meteci e le
loro donne, ossequienti al seguito dei loro
patroni cittadini, banditori e citaristi, delegati di colonie e rappresentanze

i
straniere e cittadinį divisi per comuni, eframmezzo le vittime incoronate
dalle dorate corna: 9lorioso spettacolo che Fidia eternò nel fregio marmoreo
corrente lungo tutto
in una il
muro esterno della cella del tempio e che celebrava
cerimonia sacra l'apoteosi della città
A. De Marchl

** All'entrata della pianura l'ala destra si tenne stretta alle erte pendici
dell'Aforismo e dell'Agrieliki. La sinistra, con i Plateesi, si dispiegð verso
letto del torrente con Kotroni alle spalle. La linea di battaglia cosl era
rivolta
Undicimila uomini, disposti per quattro- la formazione
verso sud-est.
coprirebbero 2750 yards, la distanza circa tra piedi dell'Agrieliki i
e
U6uale

torrente; cosicché non c'erano uomini da tenere in riserva, e ogni esten-


Sione o rafforzamento
delle ali, prestabilito o no, doveva avvenire a spese
0el
centro (VI 111).
Lo schieramento
a centro, gli
normale persiano soleva collocare la fanteria pesante
in ognuna delle due ali: al di là
arcieri ed altre truppe leggere
queste, la cavalleria, in terreno aperto. Poiché la sola parte della linea
aeniese che ebbe serie perdite fu il
centro, il soros certamente segna il luo
go dove
queste avvennero.
Con il punto d'incontro cosi fissato,
è
chiaro perché il torrente, benche
Emento caratteristico notevole, non sia menzionato. Non era affatto nel
npo di battaglia, ma lo limitava, e questo elemento naturale era anche
Orzato arborum tractu (Nep. 5. 3). Inoltre mise nell'impossibilità di agire
cavalleria che potesse essere ancora sulla spiaggia. Sotto molti aspetti
dHiona era una località adatta alla cavalleria (V102): ma ippia aveva
dlmenticato
la charadra.
J.L.Myres
188

To oTparóTre6ov šEtaoóuEvov Tộ Mnôtxö otpaTotéby, To udy


cavToT LÉsov èyiveto éti rhkis öAiyas, Taúrn iv &ote xai
112
ò
véorarov orparóneðov, Tò ôt xépas éxárepov Eppwro nkjdei.

Baūta ws &teidnsav oi "Atmvatol, SpóĻuy tevco és Tous Bap


Bapous' hoav &è otáôiol ov» ENkocoves Tò jueTaixuuov aùrav
2 oxr. Oi 6è Tépoat óp@vTes 8póLuy EtióvTas tapeaxEvd.
ovro s
6ekjuevol, uavtv Te toīo 'Atnvaiouai énépepov xal

coluto, poiché
vov resta senza
il nom. T.. EisovuE
verbo, seguito com'è
dell'azione, duratura in questo impf,
momentanea nell'aor. áteidrnTav) di
dalla specificazione To Ev auToU corsa (SpójuD: è dat. strumentale.
uÉTOv... Tò
&è iépas. Trad.: « lo schie Osserva giustamente il EGRAND che
ramento era pari a quello persia- l'espressione va intesa nel senso di
no: il centro di esso era costituito «pas accelerato »: i Greci non
di poche file (rdEig: cfr. S 2 Tavn- avrebbero potuto avere la forza di
rUpLs), e in questo punto (tavTn: coprire la distanza che li separava
avv. di luogo) lo schieramento era dal nemico « correndo ») contro i
molto debole, mentre invece en- barbari: lintervallo che li separava
(lett. « di
numero (deiali
trambe le erano forti per il essi »; LETalyuuov, da alyuh
agg.
soldati) ». LËrov:
sostantivato;= lat. media
acies. NarraPlutarco (Arist. 5): T.. =lancia » era propr. la distanza
tra le due fronti degli eserciti
trapposti) era (nTav è
con-
accordato
« Nella battaglia il punto
piú tar
tassato del fronte ateniese fu il
centro. Lí, davanti alle tribú Leon
con
di i
non
pred. anziché con il sogg)
meno di otto stadi ». Uno
stadio equivaleva a circa 180 me
tide e Antiochide, i barbari resi- tri: quindi l'intervallo era di un
stettero piú a lungo, lí Temistocle chilometro emezzo circa.
e Aristide presero posto, fianco
a
fianco, giacché l'uno apparteneva
a 2. Oi 8è Iépoau... oÜte Tokeuuá-ruv:
E. si compiace di interrompere per
alla Leontide, l'altro all'Antiochide; un momento la descrizione della
e si batterono fuminosamente » battaglia per rilevare l'impressione
(trad. C. Carena).- Eppwro: ppf. di stupore e di compatimento in
pass. con valore di impf. da pthvvujut. sieme destata nei Persiani dallin-
consueta tattica dei Greci. «I Per
siani li vedevano avanzare di corsa
112.
I GRECI MUOVONO ALL'AsSALTO.
e si disponevano a riceverli: con
1.
g ro (per questo dat. v.
ot
Prooem. n. a "EAno.. BapBápoiar).
vinti, nello scorgerne il numero
scarso, e come si affrettassero cae
6nTh: Quando essi ebbero com-
« corressero senza disporre né di
pletatolo schieramento (lett. « da valleria né di arcieri, che fossero
-
essi era stato... »; il ppf., da öa pazzi e destinati a morte certa
TúTGu, indica una situazione ormai (trad. Sgroj). éruóvTas (pres. éT
stabile) ed
i
sacrifici risultarono
favorevoli, allora gli Ateniesi, appe
na ricevettero l'ordine di attaccare
Eluu): part. pred. di dpwvTEG,
oEĘOLEVoL: part. fut. con valore n
nale, non sempre preceduto,
come
(lett.«furono
dTeLbngav, =
pass.
lasciati andare »;
o-
att.àp-lnuu), per psilòsi,
qui, da ds. - Lavlnv TE..
«attribuivano agli Ateniesi una
6AETpény:

èaor. di si slancia-
rono (tevTO:, nota il diverso aspetto
pazzia,, una pazzia (con la ripet
zione del sostantivo si può rendere
Erodolo
189

chredptny, dpāvres adrovs tóvTas öiyoug, xal roútoug


iLémeLYouévous oüte lrnou úrapxoúons opi oüte roĘeu-
dro. TaüTa uév vuv oi B&pßapou xateixatov 'A®nvaīot 6t 3
itsdre dlpbou mpooéuetēav
roīo. BaupBápoua., éuáyovro àžiws
byou. IIporoL uev y*p
EXVwv tévtuv T@v Hueig tôuEv
lidea suggerita dal nesso TE.. «al, all'attacco dei nemici di corsa (lett.

.-
per il quale v. Prooem. n.) addi- «si servirono della corsa contro i
rittura rOvinosa EvTaS.. ETTEL nemici ». E. insiste su questa no
YouEvousg
participi di
pred. dpuvTEG. vità tattica, perché essa _presuppo
(lat. eosque): « e per ne, oltre che prestanza fisica, una
-giunta ». TTOU.. TOĘEULLÓTWV:
xal TovTOUS
gen. salda e sentita disciplina, sorretta
ass. con
valore concessivo; il_verbo da indomito spirito aggressivo. In
inapyt è, qui, sinonimo di eltul.
opu: dat.
di possesso.
essa
si rivelö,il inoltre,
di Milziade,
intelligenza
quale in tal modo
3. Taüta Lév vuv (particella in- raggiunse il duplice scopo di espor
tensiva, per cui la contrapposizior.e re il minor tempo possibile i suoi
tra questa frase ela seguente risulta soldati al tiro delle frecce nemiche
accentuata).. xATELXAgov: Cosi e di ottenere una piú vigorosa forza
dunque pensavano i barbari ». d'urto. Si aggiunga infine l'effetto
kôpóou TpooĚĻLEUĘIV
(pres. EirvUJat):
vennero a contatto, a ranghi ser della sorpresa sui Persiani. Gli sto-
rati, con.. ». àEug Aóyou:« in rici moderni ricostruiscono in ma
modo degno di elogio» *. --IIptiToL niera diversa la fase iniziale della
LE Yap.. T6 oüvoLua (= övoLua) To battaglia [v., per es., G. DE SANCTIS,
Mrotuv góßos áxovgaL:
« Primi fra Storia dei Greci, vol. II, Firenze
tutti i Greci che
(Tuv è pron. rel. 1942, pp. 20-21 **], ma il giudizio
attratto dal prec. genitivo)noi co- sull'abilità del comandante e sul
nosciamo (tojuev: att. tauev) mossero valore degli Ateniesi rimane immu-

*Non si poteva con meno parole ottenere un effetto maggiore; c'è in


questo elogio, che sembra scolpito nel bronzo, ben più verità e grandezza,
epicamente sentita, che non in tutti gli elogi, in prosa e in versi, che vennero
in seguito
in tutti i tempi e in tutte le lingue.
L Annibaletto

*A
Chiudevano a
Maratona gli Ateniesi si accamparono sopra una delle alture che
mezzogiorno la pianura, quella di Agrieliki, donde si sorveglia
le strade principali conducenti verso la città
ei
vano facilmente movimentu
dell'esercito e della squadra persiana,
Qui conveniva a Milziade e a' suol
colleghi temporeggiare aspettando si riteneva dovessero
gungere gli aiuti spartani che
alpiù presto; ma, se i Persiani si decidevano all'attacco, si era in
ouona
posizione tanto per respingerli quanto per contrattaccare.
due eserciti awersari si fronteggiarono, immobili,per gualche giorno.
G Ateniesi, insieme con quelli di Platea che erano venuti al loro soccorso
on tutte le forze, Persiani erano certo numerl
contavano un 10.000 opliti.
1

mente superiori, ma non di molto, altrimenti avrebbero potuto inviare per


parte delle truppe ad assalire la città sprovvista di difesa. Di caval
nare una
a 'arma migliore degli eserciti persiani, per la difficoltà del trasport
aritimi non erano forniti affatto o in misura estremamente esigua. Sicché
S avrebbero preferito di non attaccare gli avversari sulle alture dove
190 on zai Aóyoş

pon mokeutovs ëxoińravro, rpūToL 6& &véoxovTo èotnré


&

Te MnoLxhv dpôvres xai [roùs] ävõpas rauúTny èrtnuévoug


réwg ot Toīo. "EAAnoi xai Tò oövoua Tò Mhouv póßos
iv
&xovaat.
113 Maxouévv tv Tộ Mapab@vt Xpóvos èytvero rodo.

Kai To uev uésov Toĩ oTpatoTtÉôou Evixwv oi ßapßapor, rī

tato), per primi (efficacissima l'ana poßepol uèy losiv, 8stvol 8è páyny e
fora tpüToL uév... Tpurou dé) osarono il passaggio dei condottieri sui carri
sostenere la vista (&véoxovTo.. dpuv poßepd&v &uv tpoauðértai (ibid, 48).
TES, part. pred., « Sostennero di ve
dere ») dell'abbigliamento persiano - èuadrau: infinito con valore limi
tativo, corrispondente al cosiddetto
e di uomini che lo indossavano supino passivo latino.
(totnévous, = Ho8., part. pf. di
todéw: lett. « vestiti » di.; è costrui- 113. La vITTORIA ARRIDE AI GRECI
to con l'acc., come indutus in lati-
no); fino ad allora il solo (xai ha M ouévav (gen. ass. con il
forte valore intensivo) nome dei Sogg. sott.).. TOAAóG: « Mentre essi
Persiani era, a udirlo, motivo di combattevano a Maratona, passò
terrore per i Greci ». L'affermazio molto tempo» 0, meglio, « La bat
ne puo. apparire esagerata, a taglia a Maratona durò a lungo,
ma, non solo in senso relativo alla du-
parte il fatto che E. si riferisce
qui, evidentemente, ai Greci del- rata generalmente breve degli scon-
I'Europa e non a quelli d'Asia, abi- tri militari di allora, ma anche in
tuati a vedere
confini e
rappresenta
neiloro i Persiani ai loro
territori,
vividamente
il
senso
essa
di
senso assoluto: dal primo mattino
fino a mezzogiorno. Kai To gév
uÉTOv.. TE xal AataéEG: tutto si

.
Sgomento provato dai Greci di svolse secondo il geniale piano di
fronte al _pericolo persiano. Anche Milziade Al centro (To.. |pégov:
Eschilo (Pers. 27) dice i Persiani acc. di relazione), dovè erano schie

s'erano accampati,. Ma se il ritardo giovava agli Ateniesi che attendevano


gli aiuti spartani, era pericoloso anche più, appunto per questo, ai barbari.
Essi risolvettero pertanto di sferrare l'attacco contro la posizione nemica. Le
loro masse procedettero attraverso la pianura fin presso le pendici dell'Agrie
iki a 200 m. circa dal campo ateniese. Ma Milziade che quel giorno aveva
il comando o per sorte o perché glie lo avessero ceduto, fiduciosi nella sua
valentia,
i
colleghi, non volle attendere entro le trincee il nemico, e quando
s'avide della marcia persiana preparò i suoi al contrattacco.
G. De Sanctis

*La tattica di Milziade fu davvero originale (nova ars Nep.): poiché egl
solo fra capi greci aveva esperienza del modo di combattere persiano, una
rara combinazione di abilità ereditaria. Di questo, Aristagora aveva fatto una
caricatura a cleomene (V 49). In primo luogo, l'arte di cavalcare propria o
un popolo originariamente (e tuttora in
luogo, arco parte) nomade (
125): in secondo
potente degli stessi nomadi, ma ora maneggiato dalla fanternta
eggera inginocchiata in terreni cespugliosi, protetta e mascherata da ripan
di vimini; in terzo luogo, la massa compatta di lancieri, caratteristica dei lorO
Erodoto 191

avrol xai Z&xau èTeTáxato* xatà Toõro uev &h


TEpaaL Te
ylxv o Bápßarpou xai phgavTes čölwxov eg
Thv ueaóyaiav,
o8t xépag éxhrepov ëvixwv 'Atmvatot. te nai IIlaraiéeG.
NuxvTES dè Tò uêv tETpayLÉvov
Tv Sap$ápuv peÚyeLv čuv, 2

rate (éreráxaTo) le truppemigliori lontanandosi dal mare, ciò che_in-


dei nemici e cioè i Persiani stessi duce a credere che le fronti dei due
ei Saci, abili cavalieri e arcieri,
reclutati dai Persiani nella Scizia
eserciti in
quel momento fossero
parallele al litorale (LEGRAND).
»

orientale (odierne steppe dei Kir- Toot xĖPaG ÈNátepov: altro acc. di
ghisi), vincevano i barbari: ed era relazione, contrapposto a tò uèv
stato previsto, data l'inconsistenza LETOV.
dello schieramento greco; ma alle 2. Nux@vTEG 6... éne^außávovro
ali la
dei
vittoria fu
degli Ateniesi
Plateesi. Milziade aveva anche
e
Tuv vEUv: si
ca di Milziade.
conclude l'azione tatti-
Pur vincendo alle
previsto che dopo lo sfondamento ali, i Greci non si lanciarono all'in-
al centro
èhEavres: pres. pirvuuu; seguimento dei reparti barbari in
sott. To uÉTov) i Persiani inseguis-
sero gli Ateniesi verso ritirata (to TETPaLILÉVOv, part. so
interno (és stantivato, pres. Tpétw: « la parte
Th EGOYaLav).
T (avv. rel.): volta in fuga »), ma li lasciarono
là dove
.-xaT
(la particella sottolinea
ToUTo LEV
con vigore
dT)
(Ewv: att. slwv, impf. di čkw) fug
gire e congiunte entrambe le ali,
la situazione presente): « in questo ingaggiarono battaglia con quelli
settore dunque ». « Si
EOtuwxov:
diedero all'inseguimento Es, THv che avevano sfondato il loro cen-
Eg6YLEV:« questo significa ».- che tro, e vinsero gli Ateniesi » (tvlxav
fuggitivi e inseguitori correvano al- o "ABnvatou: è come un'eco della

vicini sedentari, Sumeri ed Con questi elementi il genio persiano


Elamiti.
aveva creato un
sistema di attacco invincibile fino ad allora: il
nemico prima
era stretto dalla
cavalleria sull'uno e sull'altro dei fianchi, e demoralizzato da
lunga distanza con uno
(VII 226); poi
sbarramento di frecce «
la falange degli «immortali»
che oscuravano
sole
dava il colpo di grazia. Che una
anteria pesante andasse all'assalto senza tale preparazione di cavalleria e di
i
arcieri sembrò ai Persiani « una pazzia e un vero e proprio suicidio » (VI 112).
Ma Milziade aveva
escogitato la contromossa. Contro la cavalleria eglidis-.
Seminò alberi tagliati,
lungo il suo fianco scoperto (arborumn tractu Nep. 5. 3),
imuovendo, nello stesso tempo, ogni ostacolo dalla sua fronte. L'altro fianco
era
protetto da un ripido pendio di collina (montium altitudine Nep. 5. 3).
ontro gli arcieri, gli Ateniesi in elmetto di bronzo, coraZza e schinieri erano
oTiCientemente protetti, anche stando in piedi, e invulnerabili se si accuc
ayano dietro il loro scudo di bronzo. Quando giungevano a tiro d'arco, si
inocchiavano, finché gli arcieri non avessero aggiustato il tiro; poi, ad un
rminato comando, balzavano in avanti, correndo velocemente, finche non
SSero di là dallo sbarramento; quindi si accucciavano di nuovo, ad un dato
gnale, finché gli arcieri non avessero effettuato il secondo lancio e le frec-
non raggiungessero; poi,
a
passo di carica, una volta ancora. In
sruitimo assalto perfino gli « jmmortali» cadevano- con turbante, brache
Tutto-travolti da un'ondata di carri armati umani.
J. L. Myres
192

Tola oè Tò uégov éngasi aùTūv auvayaróvTes Tà xépea


dyupórepa êuáxovro, nal tvtxwv 'AtnvaīoL. deÚYova ôt rolar
Iepono elrovro xónTovTEs, ès 8 éri thv 06hacoav úmuó
114 EvoL Tüp Te alrEov xai kne^außávovTo T@v vE@v. Kai roŪTo

clausola del s prec. tvlxwv 'A®nvatot della Erod roLxlkm di Atene il pit.
IAaTauéeg *). Dopo aver ri-
Te al a tore Panainos, fratello di Fidia e
solto loro favore la situazione
nel centro, i Greci si diedero all'in-
collaboratore di
Polignoto, rafigurò
la battaglia di Maratona. Della pit.
seguimento dei barbari messi in tura, distrutta dal tempo, rimane
fuga dalle ali e ne fecero strage la descrizione di Pausania (I 15 4)**.
(pEUYouaL è part. congiunto a Ilép
dat. retto da sltovto; x6TtT»=
no,caedo:
lat. « faccio a pezzi »), « fin-"
114.
DUTI ***.
ALCUNI NOMI DI ILLUSTRI CA-

ché (ts 8), giunti al mare,, cerca


vano del fuoco (per incendiare le
navi. Anche Ettore, giunto presso le
ToUTo èv...
formule correlative
ToŪTo d..
che
Tovro dt:
pongono in
navi greche, chiede fuoco. ll. XV rilievo di progressiva importanza
718 sgg.: Oigete TUp..« Foco, o nomi o fatti; nella traduzione la
Teucr, accorrete,
ecco
e
combattete;
il dí che di tutto il conto
prima si può omettere, la seconda
si può rendere cona inoltre », la
man ci mette /dí
adegua, il che Giove nelle
queste navi... » [trad.
terza con « infine »,
Tóvy: «TÓVOG -
EV ToUTG TO
in questa mischia »; il ter-
V. Monti]) e cercavano di impa mine «fatica », « trava-
dronirsi (ere^außávovto è impf. di glio», si riferisce soprattutto alla
conato; gli ultimi due impf. è bene parte culminante della battaglia. -
conservarli nella traduzione per oLageLpETaL: è uccisO». Una leg
rendere con maggiore evidenza li- genda, riferita da Plutarco, voleva
dea del prolungarsi e dell'insistere che Callimaco fosse stato colpito
dell'azione, ch'è propria della forma da tante frecce che, sorretto da
greca) delle navi » (il gen. è richie queste, non cadde a terra
sto dal verbo, il quale esprime un ma rimase a lungosubito
in piedi, nel.
contatto). In una parete laterale l'atteggiamento di combattere an

*Questa seconda volta sono ricordati solo i maggiori atefici della vit
toria:
iloro nome è in rilievo in fine di proposizione in una frase di sem-
plicità incisiva, che nella sua brevità risalta con straordinaria efficacia, dopo
le varie e lunghe digressioni che hanno ritardato la descrizione della bat
taglia C. Schick

**In basso gli Ateniesi e Persiani combattevano con egual valore: nel
i

i
centro nemici in fuga per le paludi, nello siondo le navi verso cui nemici
volevano precipitarsi, ma erano trucidati dai Greci. Vi spiccava, con Milziade,
Teseo, che pareva uscire dalla terra, con Pallade e con Eracle, altro dio
protettore. Vi era effigiato anche l'eroe Echetlo, il quale nella mischia appan
i
n veste di colono, e armato di vomere fece macello dei nemici e po
spari.
Pausania (trad. G. Castello)
narrare le battaglie, Erodoto non
**Nel
politico o sul loro svolgimento strategico e
si ferma solo sul loro significato
tattico; ma si interessa di
varn

destini umani di individui combattenti.


P. Sgro
193
Erodolo

ady y Tour T róvy d ronéuapxos Kaiuazxos 8uapdelpe-


Ta, &vhp YEVoLLEVOS aYados, Tto EBave T@v otpaTmY@v
sengiketwg Gpaaikew ToŪTo 8e Kuvéyeupog EÜpopiuwvog
adaira ktiAaußavóĻuEvos T@v àprúaTwv veós, tHv xeTpa
imoxomeis TtEAÉxei TcÚTTEL, Toūto dè &NAoL 'AGnvalwv ToAlot
re nai óvoLLaTToi.

COrd. avhp.. &yadós * : « dopo dire la piana di Maratona / e il


essersi comportato da prode ». L'e- chiomato Medo che lo ha provato »
logio acquista un'intensità partico-
lare per la sua stessabrevità.
(trad. R. Cantarella). --Tuv &pnáa-
Twv: l'aplustre era un elemento co-
dmo &' OaVE= &TtÉBave 8t: tmesi. struttivo e decorativo (figura di di-
Ernaihetws BpaoÚAEW (nomi della vinità o di eroi; ovvero forme di
declinazione attica): « Stesilao, fi- alberi, specialmente palme) posto
glio di
Trasilao », uno dei coman sulla poppa delle
danti del settore centrale, costretto di Cinegiro fu un
navi.
atto Il tentativo
di estrema
ad
arretrare sotto l'urto nemico.
KuvEyELpoS.. TLTTTEL:
«qul -
cade Cine-
audacia, indizio dello slancio aggres
sivo da cui erano animati i com-
giro, figlio di Euforione, mentre
tentava di affefrare (cfr. sopra éte-
hauBdvovro) gli aplustri _di una na-
i
battenti ateniesi, quali, giunti sul.
la spiaggia, riuscirono (v. cap. seg.)
a impadronirsi di sette navi.
ve, con la mano recisa da un colpo vEóS: att. veths. THV XELpa: acc. di
di scure ».
Cinegiro è uno dei fratelli relazione. -xóTTTW.
CTEOOTTELS: Part. aor.
del tragediografo
Eschilo, che par- pass. di E terminata cosí
tecipò anch'egli
alla battaglia e che la descrizione della battaglia: i let-
soltanto la gloria di maratonomaco tori moderni potrebbero forse de
volle ricordare nell'epitafio da lui siderare maggiori e piú precisi ele-
stesso composto: « Questa tomba menti; ma è stato giustamente
osservato che questo era il modo
/
-
in Gela
frugifera racchiude le
Eschilo figlio di Eufo- di narrare rispondente allo spirito
rione: di
spoglie
il suo valore inclito può. e agli scopi dell'autore **.

Originariamente l'appellativo &yadós indicava 1'attitudine ad un fine de-


terminato e, sia nell'uso linguistico sia secondo il sentimento del popolo,
essere
poteva tanto designare
alle cose per il valore proprio dell'uomo, quanto
lui vantaggiose. Valore analogo aveva il sostantivo pET),
semanticamente connesso
attribuito
a &yadós. Nei tempi antichi r'&perh, l« ottimo
stato», poteva significare
presenza cose sia la personale capacità d'un individuo, Sia la
delle per lui vantaggiose, il possesso dei « beni esteriori, la
prosperità; o meglio
ancora, nel suo senso più pregnante, veniva attribuita
Colui che univa in
sé entrambe queste caratteristiche.
M. Pohlenz (trad. B. Proto)

** Erodoto non aveva bisogno di prender parte ad alcuna guerra per


apere di che si
trattava. Fra coloro che si trovò a frequentare vi dovevano
ssere molti che erano stati o che ancora erano sotto le armi, e da: cui po-
va ricevere ragguagli della
i
guerra cosi come la vedono soldati, senza trop
approfondimenti in fatto di piani di alti comandi e di tattica teorica In
la,resoconti che Erodoto fa delle battaglie avvenute durante le guerre
siane sono di solito più convincenti di molte loro moderne ricostruzioni.
9Conosceva campi di battaglia e gli uomini che vi avevano combattuto.
i
194 on xai hóyo;
115
ETà uèv 8h Tov ve@v' érexpá-rmgav Tpóry ToLoÚT
Anvato, Tīoi Aournot oi Bápßapol, ĘavaxpouaduEvoL

xal &vanaßóvres ëx Tīs vhoou ëv EduTtov

tà tg 'Eperping
dvopámoda, teplércAeov Eoúvuov, BouróuEvOL PôñvaL Toùus 'An.
vaioug &CLNóLEVOL ës Tò äoTU. Aitim öë ëoxe Ev "Adnvaiougi iz

115.La FLOTTA PERSIANA TENTA DI cheggiata prima dello sbarco a


sORPRENDERE ATENE INDIFESA. Maratona), doppiarono della /1l Sunio
(estremità meridionale peni-
"Ert& uèv 8n (la particella richia- sola attica, oggi Capo Colonne). vo
ma l'attenzione sul seguito - della lendo arrivare alla città (td come äoru
narrazione)... ès To äoTU: « In tal era, per antonomasia, Atene,
modo (TpÖT ToLOUTY, cioë nel mo Urbs fu Romna) prima deglipôávw, Ate
do tentato da Cinegiro) gli Ateniesi
si impadronirono di sette navi: con
niesi ».
èxóuEvoL - p8mva, inf. aor. di
costruito con il part. pred. giun-
ám

i barbari, remando al (lett. prevenire


le rimanenti « nel
lindietro (EĘavaxpouaáĻLEVOL è un gere »), come TUrxávu,aavbáa,
T AEYÓĻLEVOv molto espressivo) ecc. AiTtin d... Év TNo vnvai:
e, ripresi dall'isola (di. Egilia,
al- E. respinge fermamente l'accusa
l'ingresso della baia di Stira nel- mossa contro gli Alcmeonidi - an
l'Eubea, di fronte a Maratona) in tica e nobile famiglia ateniese cui
cui (Ev
T: pron. rel.) li avevano
lasciati (EAUTOV raoristo qui indica
appartennero Clistene, Pericle,
cibiadee- di aver fatto un
Al
segnale
l'anteriorità relativa ad un tempo con uno scudo ai Persiani per în
passato, per la quale noi usiamo per mare Atene
durli a raggiungere moderna
ilri trapassato prossimo) i prigionie-
presi ad Eretria (la città prin-
indifesa: la critica
o meno
gli dà,
piú
ne **.
esplicitamente, ragio
cipale dell'Eubea, incendiata e sac AiTín: nel senso di « ac
E sasebbe pedanteria il non voler credere alle sue relazioni principali, Ma ciò
che colpisce la sua immaginazione sono gli alti e bassi della guerra, gli
episodi imprevisti, cui si deve tanta parte dell'emozione e della gloriosa
esaltazione che in guerra si provano. Egli fa notare come a Maratona i
Greci, per la prima volta a quanto egli sappia, avanzano a passo di corsa
come la manovra di indebolire il centro attiri i Persiani e renda più facile
tagliat fuori parte delle loro forze dal resto; come Cinegiro, fratello di Eschilo,
abbia le mani tagliate da un colpo d'ascia mentre stava afferrando la prua
di una nave, e perda cosi la vita. C. M. Bowra (trad. A. E. Leva

*Perdapprima
lasciare l'ormeggio (EE), lenavi, la cui prua era rivolta verso terrea
facevano « marcia indietro» (-ava-), poi viravano di bordo; nel cor
so appunto di questa manovra Cinegiro si era aggrappato a una poppa.
Ph. E. Legrar
**Unita alla carenza di cavalleria, l'esiguità del numero delle navi ca
turate induce a credere che gli Ateniesi ebbero a che fare solo con u
frazione delle forze di Dati. Il grosso della flotta era dovuto partire print

è
per tentare di sorprendere Atene. Ed appunto alla flotta che era sta
dato, da un punto del Pentelico, il segnale che Erodoto, per diminuirne
gravita, pone in un momento in cui non aveva più ragion d'essere.EA
prevenire l'arrivo della flotta al Falero, i vincitori di Maratona dovettero a
una marcia forzata; la retroguardia dei Persiani, che si fermò ad imbarcare
prigionieri lasciati ad Egilia, non si affrettava. Ph.-E. Legr=
Erodolo 195

Auewoéwv unxavíñs aùrovs Taöra éruvom@ījvai' Tovrous


ràp ovveeuévous Toiot Iléponot &vaðtëaL àotida koūoi nôn
y Thot vnuat. OvroL uèv 6h TEpuÉThEov Zovviov' 'A®nvatot 116
ot io modov slyov TáxLoTa ßohdsov èş Tò äotu, xai kp®ngáv

i
Toùs ßapBápoug nxetv, xai torparóte-
TE
&muxbuevOL Tpiv
evoavro niyuévou eĘ 'Hpaxleiov Toü év Mapadövu ev älhy
Hpaxeio Tộ év Kuvoa&.pyei. Oi Sè BépBapou Tfio vnuai
inepawpmBévres Oalhpou (Tovro ràp hv érivEtov Tóre T@v
ABnvaiov), Ütep ToÚToU &vaxwxEÚTavTEŞ TAs vÉas &nénleov
onisw ts Thv 'Agtnv.

cusa» o, meglio, di «responsabilità». rimasta famosa. E noto che tra le


-fuse».-(intrans.):
koxe « Corse », « si dif- gare che si svolgono nelle Olimpiadi
...
ÉTUvon8ījvat: « in se
guito a una macchinazione degli
moderne, è compresa, sotto il no
me, appunto, di « maratona », una
Alcmeonidi essi (i Persiani) avevano corsa podistica di Km. 42,192 (che
piano sarebbe, secondo calcoli moderni,
».-
ideato questo ToUTOUG
(gli Alcmeonidi). EV TNgL VnUgi (att. la distanza precisa tra il luogO del-
vavoi):«quelli, infatti, accordatisi la battaglia e Atene) istituita in
(vvbELEyOvs) con IPersiani avreb- ricordo del soldato che, secondo la
bero mostrato (ávadtĘau: att. -öelĘat; tradizione, volle prevenire i suoi
nel preverbo c'è l'idea del sollevare commilitoni nell'annunciare la vit-
in alto) uno scudo (ben levigato, toria e, appena giunto, spirò.
éßomdeovy: « corsero
era un ottimo mezzo di segnala in aiuto ».
zione, potendo riflettere i raggi del nai.. e xELV: espressione ridondan-
sole) ad essi quando erano già sulle
navi x
te: « prevennero nel giungere (cfr.
p&nval...áTLXÓĻLEVOL del cap. prec.)
prima che arrivassero i barbari ».
116. FULMINEO RITORNO DEGLI ATE- Basterà tradurre: «e giunsero in
NIESI IN DIFESA DELLA CITTA. tempo prima che. ». Nota la con-
giunzione tplv (lat. priusquam)
ev 8h: formula d'inizio
vata nel
già tro-
cap. prec., ma qui dn ha
costruita con l'infinito
è in acc. -
il sogg.
dopo la reggente af-
valore conclusivo.
-
os Ttoowv Elxov:
espressione idiomatica che lett. va-
fermativa.
TO.. T tv
nal kotpatoteðeúoav
Kuvog&pyEi: «e si ac
ee Come stavano quanto ai piedi»
gen. di limitazione) e che potrebbe
camparono, dopo essere giunti dal
Corrispondere alla nostra « Con (108 1: JABmvatoLa dE TETaYLEVOLOL
Quanta forza avevano nei piedi ». Ev TEuÉvet "Hpaxaéos, a occidente di
accompagnato dall'avverbio ha Maratona, su uno sperone del mon-
senso, già altrove rilevato, di te Agrieliki) in un altro santuario
Stare », « trovarsi », ecc. (V. 86 6
.TxLoTa: I »;
« a tutta velocitâ di Eracle, quello di Cinosarge (nei
sobborghi a sud-est di Atene, sulle
Tavv. è da alcuni
espunto, perche pendici del monte Licabetto): nien-
ma
considerato una glossa
entrata nel t'altro che una coincidenza,greco
esto. La distanza da Maratona ad interessante per lo storico
Alene era di circa 40
Km. Gli Ate che annetteva a simili circostanze
eSi, pur sfiniti dall'aspra battaglia grande importanza (v. nota a piè
3Ostenuta, la
coprirono in appena di pag 193). O 8 Bepßapo.
O ore, con una marcia che è ts Thv 'Adinv: « I barbari, giunti
196

117 Ev Taúrn Tī év Mapab@vt uáxn &nédavov Tav Bupßá.


puv xarà šEaxuaytaious nal Terpaxogioug ävðpas, 'A®nvatuy
6e éxaTov xal évevhxovta
xai öúo' Ererov uÈV auporépy
TOgOUTOL.

con le navi all'altezza (Ütepauspéo- « In questa battaglia di Maratona


propr. « Sono sollevato», perirono, dei barbari, circa seimi
nel linguaggio marinaresco assume laquattrocento uomini, degli Atenie
il significato di « giungo in vista, si centonovantadue: tanti ne cad
all'altezza di.. ») del Falero-que dero degli uni e degli _altri ». Non
era allora il porto ateniese
sto costruzione sembri sproporzionata la differenza
(la del Pireo, voluta da dei morti. L'abile contrattacco dei
Temistocle, cominciò proprio nel Greci, la manovra aggirante con la
490), dopo aver ormeggiato (anche conseguente fuga dei barbari, ľ'ar-
ávaxwxeVW appartiene al linguaggio mamento pesante degli opliti ate
marinaresco) le navi al largo di niesi, l'incapacità dei Persiani nel
esso (Utep TouTO: lett. « di là da combattimento ravvicinato sono
questo »), se ne tornarono indietro valide giustificazioni delle cifre for
verso TASia ». nite da E. In seguito la tradizione,
per eccesso di zelo patriottico, arri
117. LE PERDITE DEI GrECI E QUELLE verà a parlare di 200 o 300 mila
DEI PErsIANI. morti. Al numero dei morti ate
niesi bisogna, tuttavia, aggiungere*.
1. Ev Taúrn... &upotépwv TodoūTOL: quello dei Plateesi e degli schiavi

*Le perdite ateniesi furono minime: 192 combattenti. Assai più conside.
revoli le perdite persiane, per le quali non pare esagerata la cifra di 6000
uomini (agosto 490). Fu battaglia per se stessa e per suoi effetti memora
i
bile: la prima solenne affermazione di quella superiorità degli Europei su gli
Orientali che doveva costituire uno dei tratti più salienti della storia uni-
versale.
G. De Sanctis

L'esito della lotta stupi quasi 9li stessi vincitori. Essi avevano battuto
Medi sul camp0, in battaglia regolare; con l'aiuto degli dèi la lotta della
disperazione si era trasformata in una splendida vittoria. E Atene Il'aveva otte
nuta da sola, senza Sparta, le cui forze erano arrivate dopo la giornata
fatale Per, la prima volta polevano sentirsi come i campioni degli Elleni,
al pari del prostates delr'Ellade
H. Berve (trad. F. Codino)

Ottenuta la resa di Eretria non meno con le arm


LET
togli:
TUR A
Atene
la punizione di
che col tradimento (Erodoto, VI 101), Dati si
volse immediatamente all'ultimo compito assegna
e la riduzione dell'Attica a Stato vassallo del
Re, sotto la signoria di Ippia, principe accetto alla Corte persiana. Politi
camente. limpresa di Atene non si presentava molto diversa da quella
di Eretria. In Atene, Ippia poteva contare su validi e non scarsi fautori

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