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RIASSUNTO-5-RIFORMA DI GLUCK SULL’OPERA SERIA

Christoph Willibald GLUCK ( 1714-1787 ) compositore tedesco, compone Opere per la maggior
parte su libretti di Metastasio, si reca a Vienna, nel 1752 e alla corte imperiale incontra tre
personalità Italiane che collaborano con lui al fine di riformare l’Opera Italiana, tra questi abbiamo
il librettista Ranieri Dè Calzabigi, il ballerino Gasparo Angiolini e il Conte Giacomo Durazzo
che era Direttore degli spettacoli di Corte.
Con la loro abbiamo la rappresentazione di “Orfeo e Euridice” a Vienna con un quarto Italiano che
è il cantante evirato Gaetano Guadagni nella parte di Orfeo, in quest’Opera del 1762 ci sono tutti
gli elementi che riformano l’Opera Italiana, a livello teorico questi elementi li troviamo all’interno
nella prefazione dell’Opera “Alceste” redatta con la loro collaborazione e vengono elencate queste
proposte di riforma per mano di Gluck e la collaborazione di Calzabigi.
L’intento era di eliminare dall’Opera Italiana tutti i virtuosismi vocali dei cantanti ed eliminare il
più possibile il Da Capo della arie A B A senza ripetizione di A, considerata inutile ed elemento che
incideva sulla continuità a livello temporale per cercare di diminuire lo stacco dei pezzi chiusi tra
recitativi e Arie che doveva confluire nel modo più dolce possibile; poi veniva richiesta una
Sinfonia introduttiva che riassumesse tutti i caratteri dell’Opera, si auspicava un intervento più
corposo dell’orchestra e della strumentazione che aumentava l’espressività della musica eliminando
il recitativo secco a favore di quello accompagnato.
Propongono anche di aumentare i pezzi affidati ai cori e ai balli, alla danza quindi; in ultimo
secondo Gluck e Calzabigi, “la musica deve servire la parola” come in Monteverdi, si può
immaginare a uno stile vocale più inerente al parlato come nella Tragedie Lyrique Francese
lontana dai virtuosismi acrobatici dell’Opera italiana.
Queste opere della riforma rappresentate nel teatro di Corte di Vienna, oltre alle due citate abbiamo
anche “Paride e Elena” del 1770, con la prefazione di Alceste e rappresenta un vero e proprio
manifesto programmatico delle loro teorie.
Gluck si esprime anche in un giornale “Il Mercure de France” ed espone anche qui questi intenti
espressivi di natura illuministica e che spingono ad un maggior contatto tra Poesia e Musica.
Calzabigi fornisce a Gluck un testo indispensabile, lo dichiara lo stesso Gluck nel giornale del ‘73.
Calzabigi nato a Livorno nel 1714 , studia attirato dal pensiero degli illuministi Francesi, trasferito
a Vienna nel ‘61; dall’opera francese propone di conservare l'apparato scenografico e spettacolare
con cori numerosi e scene di danza eliminando l’elemento del sopranaturale ma usando azioni
puramente umane.
Secondo lui nei libretti bisognava eliminare i discorsi superflui e le inutili riempiture non necessari
alla musica, cerca quindi di realizzare delle vicende molto lineari eliminando le ripetizioni che
poteva nuocere alla semplicità del dramma.
Gluck, anche lui del 1714, era nato a Herasbach a sud di Norimberga, si forma scrivendo Drammi
seri basati su testi di Metastasio, dal ‘52 si stabili ‘ a Vienna con qualche viaggio in Italia e Parigi.
Questi due personaggi lavorano in perfetto accordo per restituire alla parola quel ruolo guida nel
rapporto tra musica e poesia e mirano a ricreare un Aurea Declamatoria che ritroviamo nell’Opera
Francese; rimangono I pezzi chiusi ma senza le Arie col Da Capo e le ripetizioni dei versi e delle
parole, inoltre secondo Gluck l’opera andava portata al più alto grado di perfezione non solo nella
sua scrittura ma anche nell’esecuzione dell’opera stessa, lui presenziava infatti a tutte le opere
prima dell’esecuzione dell’Opera infatti nella prefazione di Paride ed Elena, Gluck sottolineava
che il lavoro di perfezionamento con gli interpreti era fondamentale per la buona riuscita
dell’Opera, lui ne è l’anima, lui lavorava in stretto contatto con musicisti, ballerini e attori e
cantanti, questa volontà di assoggettare gli interpreti al compositore è simile a quella di Lully in
Francia.
Nell’Opera “Orfeo e Euridice” la partitura è scritta per il pubblico viennese, da un compositore
tedesco, su libretto di un poeta italiano, ispirato dagli ideali delle opere francesi e italiane.
Tra gli elementi che fanno riferimento all’Opera italiana abbiamo il fatto che il Libretto è scritto in
italiano quindi con protagonista castrato, Gaetano Guadagni e la presenza di tre soli personaggi;
tra gli elementi francesi abbiamo la scelta del soggetto mitologico poi l’ampia presenza di cori e
balletti e un orchestrazione molto raffinata .
A differenza del mito originale che finisce male in cui Orfeo si volta e rimane negli inferi, in questa
versione Orfeo si volta e Euridice rimane negli inferi ma poi arriva la figura allegorica di Amore
che fa ritornare Euridice e la riunisce ad Orfeo con un lieto fine.
Nel libretto Calzabigi abbiamo accesso ai pensieri di Euridice e diventa un personaggio che pensa
ed agisce, non è più passiva ma attiva, c’è la presenza di Amore e del coro che partecipa largamente
al dramma.
La vicenda è divisa in tre Atti, 1° la Morte di Euridice , 2° la discesa di Orfeo agli inferi e recupero
di Euridice, 3° seconda morte di Euridice e intervento di Amore che restituisce Euridice a Orfeo.
Nonostante il contenuto della trama il Tono dell’opera è contemplativo.
Nello stile del canto mancano le coloriture di tipo acrobatico l’estensione è abbastanza ridotta e con
una Vocalità sillabica per rendere evidenti e comprensibili gli stati d’animo dei personaggi.
I pezzi chiusi in particolare le Arie rappresentano varietà di soluzioni formali come nel 3° atto con
struttura e forma di un Rondò si sente A B A C A con Arie che girano in contrasto tra loro.
Uno degli elementi più importanti si trova all’inizio del 2° atto dove si sente le parti solistiche di
Orfeo incorniciate dai lamenti del coro che svolge la funzione di antagonista perché il coro recita
la parte delle furie infernali che si contrappongono ai brevi interventi di ORFEO ai lamenti
supplichevoli che cerca Euridice.

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