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SISTEMA PRODUTTIVO DEL TEATRO D’OPERA ITALIANO TRA IL ‘600 E ‘700

Il concetto di un vero e proprio repertorio operistico stabile costituito dalla ripresa delle stesse
opere per molte volte ed in teatri diversi senza alterazioni del testo poetico o della musica era un
fenomeno praticamente sconosciuto non solo in Italia ma in tutte le nazioni in cui venivano eseguite
opere italiane, praticamente in tutta L’Europa dell’epoca.
Un opera che riceveva un certo successo veniva ripresa al massimo 2 o 3 volte nella stessa stagione
ma mai ripetuta con la stessa musica nelle stagioni successive.
In quest’epoca era escluso che per un nuovo allestimento della stessa opera si usasse la stessa
partitura inalterata di un allestimento precedente ma era scontato che intervenisse lo stesso autore o
un altro che lavorava all’interno di un teatro, che poteva inserire musiche e testi differenti, si
tagliavano i recitativi, si spostavano addirittura interi atti e scene, si utilizzavano sinfonie di
apertura di altre opere , vi era una sorta di trapianto di singoli pezzi in contesti diversi ed era
appunto un procedimento che veniva utilizzato molto di frequente all’inizio del ‘700 non esistevano
quindi quelle che noi chiamiamo opere d’autore originali ecco perché infatti in questo periodo si usa
moltissimo la pratica del PASTICCIO cioè un opera che sotto un unico titolo riuniva una serie di
brani differenti di più musicisti e di testi di poeti diversi.
La partitura veniva creata per un allestimento specifico poi esauriva la sua funzione, qualche pezzo
di successo poteva essere ripreso in opere successive; essa diveniva di proprietà dell’impresario che
gestiva il teatro che poteva riutilizzarla anche in maniera parziale senza dare alcun compenso al
Compositore che era pagato solo alla consegna della partitura.
In Francia la situazione era molto diversa e i teatri funzionavano come in quelli moderni, le opere
già dal tempo di Luly rimanevano tale e quali e venivano stampate con tutto l’organico vocale e
strumentale uguali ed erano tutelate dallo stato, c’era già in sostanza il diritto di autore,
diversamente dall’Italia dove il compositore dal momento in cui consegnava la sua partitura
all’impresario non aveva più alcun diritto su di essa.
Vie era un altra figura legata ai teatri quella dei COPISTI, che potevano moltiplicare alcune copie
dei singoli pezzi dell’opera non completa.
Circolavano quindi solo le singole arie che ottenevano più successo che spesso venivano raccolte in
Antologie che potevano essere da collezione o per venir usate da singoli cantanti; troviamo copie di
queste in varie Biblioteche in Italia, Europa e addirittura in America, perché i turisti che passavano
per Venezia, Roma o Napoli o altre città turistiche le acquistavano e le portavano nei loro paesi.
Il fine era il guadagno economico ( Nel 1637 si paga per la prima volta il biglietto per assistere
ad uno spettacolo teatrale al S. Cassiano a Venezia ).
Nell’organizzazione teatrale vi erano diverse figure i compensi variavano a seconda del ruolo e del
peso che davano al successo dell’opera in primis i Cantanti Solisti che potevano assicurare il buon
esito dell’opera, poi i Librettisti, i Scenografi, i ballerini ecc. per ultimi i Compositori.
Infatti la differenza era molto grande tra Cantanti ( soprattutto se celebri ) e Compositori.
Per primo si affittava il teatro poi si cercavano i migliori Solisti Cantanti poi i scenografi e i
Librettisti in fine si cercava il Compositore che si doveva adattare alle capacità vocali dei cantanti
assunti nei singoli ruoli, ai librettisti e tutti gli altri; questo influenzava la realizzazione di queste
opere sopratutto quelle Serie.
Il teatro d’opera italiano del ‘700 è legato alle consuetudini economiche e sociali dei cittadini, in
questo periodo abbiamo una diffusione capillare dei teatri a Roma, Napoli e Venezia e quelli di
provincia, ogni uno aveva il suo teatro.
Nasce il Teatro all’Italiana con una pianta a forma di ferro di cavallo con palchi e platea, e verranno
poi costruiti così in tutta Europa in genere da validi architetti e scenografi italiani, la più importante
famiglia di architetti e scenografi fu quella dei Bibbiena originari dalla città di Bibbiena.
Visione della struttura del teatro di Bologna di F. Daverio. Ogni famiglia agiata si poteva affittare
un palco che diveniva il loro salotto e che addirittura decorava a proprio gusto come a Bologna,
teatro progettato dai Bibbiena.
Spesso i teatri vengono allestiti non solo in legno ma anche in muratura, per evitarne gli incendi, ed
erano posizionati nel cuore delle città.
I teatri servivano anche ad altro erano punti di ritrovo, per discutere, per scambiarsi visita da palco a
palco, per cenare e con salette private per vedere e giocare d’azzardo ecc. c’era un gran vocio e
chiasso tanto da udire a mala pena l’orchestra e i corridoi sembravano strade.
La concentrazione allo spettacolo avveniva solo con l’esibizione dei solisti, le vere stars dell’epoca,
e questa situazione incoraggia il virtuosismo canoro su cui si fonda l’opera seria del ‘700.
Quindi queste opere non erano concepite per essere ascoltate con grande attenzione e al buio come
succede oggi, infatti il teatro era tutto illuminato da candele ecco perché della pericolosità costante
di incendi. Con l’aumento di strutture teatrali, di teatri e con l’intensità delle stagioni operistiche
venivano prodotti sempre più opere e viene incentivato il sistema produttivo degli impresari che
controllava il mercato, la circolazione dei cantanti, dei compositori, ecc..
L’opera seria era il genere che produceva il maggior giro di capitali, perché richiedeva un gruppo di
cantanti di prestigio, quindi ai compositori conveniva dedicarsi alle opere serie meglio retribuite.
Per quanto riguarda il repertorio l’opera si basava sulla circolazione degli stessi testi presentati con
delle modifiche ma la musica cambiava ogni volta, i libretti a stampa erano di dominio pubblico in
particolare quelli di Pietro METASTASIO che maggiormente circolavano in Italia ed in Europa si
ascoltavano i suoi testi con musiche sempre nuove, tutti gli impresari se lo contendevano perchè
poco costosi in quanto già di dominio pubblico, solo rari casi abbiamo la ripresa della stessa
partitura con testi diversi.
Un po alla volta i musicisti tentano di conservare le loro partiture originali e le cose cambiarono.
I cantanti invece preferivano un determinato ruolo drammatico che fosse adatto alle loro
caratteristiche vocali, esempio Tiranno, Re, Regine ecc.
In questo periodo vi erano molti cantanti Evirati che potevano interpretare diversi ruoli ( uomini che
interpretavano ruoli di donna, non si puntava al verismo scenico) i più grandi interpreti cantavano
brani scritti su misura per loro e non accettavano altre, e anche questo spingeva a produrre opere
sempre nuove con parti su misura.
Intorno ai cantanti ruota la macchina del sistema operistico e sulle loro doti esecutive si basa il
successo dell’opera sia dal punto di vista letterario che da quello musicale con la loro
interpretazione della partitura e ne determinano il carattere operistico con la stilizzazione esasperata
delle arie solistiche che il pubblico ascoltava più attentamente.
I Cantanti si formavano al di fuori del contesto familiare ( non erano quasi mai figli d’arte ) prima
del ’800 i ragazzi tra gli 8 e i 10 anni venivano introdotti nelle cappelle ecclesiastiche o affidati a
maestri privati che ne gestivano la carriera almeno nei primi anni e avevano il diritto di rivendicarne
i guadagni e li ospitavano in casa loro, l’apprendistato durava circa 6 anni.
Chi era portato al canto gli si evitava la mutazione della voce e lo si evirava per mantenerne
inalterata la voce, pratica usata solo in Italia, per questo motivo nell’opera del‘700 abbiamo più
parti vocali acute.
Le voci maschili di Tenori e Bassi avevano parti minori e usate sopratutto poi nell’opera Buffa.
Con l’aumento di teatri ed opere si ha la necessità dell’avvio di scuole di musica.
Già nel ‘500 avevamo degli istituti caritatevoli chiamati conservatori, istituti di custodia, nella
seconda metà del ‘500 diventeranno scuole di formazione musicale professionale a pagamento,
diverranno famosi nel ‘700 i quattro conservatori di Napoli:
S. Maria di Loreto, Pietà dei Turchini, Poveri di Gesù Cristo e S. Onofrio a Porta Capuana,
studiavano ragazzi fino ai 18/20 anni e poi venivano assunti nei teatri e nelle chiese.
Gli ospedali veneziani invece erano riservati alle ragazze orfanelle femmine che si esibivano nelle
chiese o nelle case private patrizie al massimo qualche cantante virtuosa arrivava ad esibirsi in
qualche teatro ma non a Roma dove la chiesa ne vietava l’esibizione e utilizzavano solo castrati per
le voci femminili, a Napoli invece erano solo maschi e potevano poi esibirsi in tutti i teatri.
L’Operista, fino a fine ‘600 i compositori si dedicavano alla scrittura delle opere solo nei luoghi
dove vivevano, lavoravano nei luoghi di origine tranne per rari viaggi per commissioni importanti,
essi si dedicavano all’opera in età avanzata e raramente per questo tipo di repertorio, perché erano
occupati in servizi di corte o maestri e organisti in istituzioni religiose.
Con l’aumento dei teatri aumenta anche la richiesta di opere cosi che l’operista diventa itinerante.
Quando si allestiva un opera era necessaria la presenza in teatro dell’autore dalle prove fino alle
prime rappresentazioni dell’opera; per tenere alto il successo raggiunto e per guadagnare di più
l’operista scriveva un gran numero di opere utilizzando anche brani precedenti per ridurre i tempi,
fino a 4 opere all’anno; spesso dalla commissione dell’opera da parte dell’impresario passavano
poche settimane, e venivano scritte quindi di getto senza ripensamenti.
L’operista si informava comunque sulle caratteristiche vocali e teatrali dei cantanti scritturati per tali
opere e scriveva prima le parti soliste e poi le parti recitative; tutto il resto, i motivi orchestrali e le
invenzioni armoniche erano in funzione subordinata rispetto alle parti vocali.
L’apprendimento dei giovani compositori avveniva tramite l’esperienza pratica e diretta in teatro e
imparavano per imitazione dei modelli compositivi dominanti che avevano successo al tempo.
I programmi all’interno dei conservatori e delle scuole di musica si basavano su forme del passato
come il contrappunto, la fuga o esercizi sul basso cifrato e cosi via; nelle scuole mancava un
insegnamento legato alla musica teatrale, non c’erano ancora testi didattici sulla composizione
operistica fino a gran parte del ‘800; il compositore iniziava prima dei vent’anni iniziando ad
utilizzare frammenti di altre opere fino ad arrivare a dimostrare di essere bravo e capace nel suo
operato per poi arrivare a farsi commissionare qualche opera cercando sempre la protezione di una
persona influente e nota e l’appoggio di un compositore già conosciuto.
Le città più importanti del circuito teatrale nei primi anni del ‘700 erano comunque Napoli e
Venezia per numero e qualità di opere e la concorrenza era spietata, quindi molti giovani
compositori iniziavano in città minori di periferia o andavano all’estero dove gli stipendi erano
maggiori e poi ritornavo in patria dopo aver raggiunto una certa nomea..
Video di Adriano Bassi Enciclopedia infinita di D. Alighieri: ascoltare l’Orfeo di Monteverdi.
Fedeltà Amicizia Virtù al Sovrano dell’epoca.
Influenza della Accademia dell’Arcadia. Con semplificazione della trama, riduzione del numero
delle arie. Il compositore più importante legato all’arcadia fu METASTASIO, l’innovatore Gluck
con l’aria col da capo D.C. , si darà più importanza all’orchestra con l’avvento dell’Opera Buffa,
‘700 anni del cambiamento, ci sono 3 scuole Napoli, Roma, Venezia; i musicisti stranieri venivano
a studiare in Italia.
Prima del ‘700 nel dramma serio avevamo un insieme di scene tragiche, comiche e momenti di
danza con una sovrabbondanza di arie solistiche brevi da 30 a 50 arie in un opera,la maggior parte
con struttura tripartitica A B A col da capo e coda e accompagnate solo dal Basso Continuo.
Secondo i letterati l’opera in musica era qualcosa di assurdo e ibrido, perché era responsabile della
corruzione della poesia italiana, essi si erano associati nell’Accademia d’ Arcadia fondata a Roma
nel 1690 e che poi si diffonde in vari sedi in ogni parte d’Italia, fu la prima Accademia di carattere
nazionale e domina il gusto letterario per molto tempo; loro ricercavano la chiarezza e la
naturalezza del linguaggio poetico e auspicavano una riforma del teatro che doveva rifarsi ai
modelli di tragicità del teatro Antico.
Abbiamo su spinta degli ARCADICI una semplificazione della trama dell’opera e vengono
eliminate le scene dei personaggi buffi, uno degli arcadici chiamato Pier Jacopo Martello, fondò a
Bologna nel 1690 la sede Arcadica, lui definisce la diversa funzione dei recitativi e delle arie
all’interno dell’opera, infatti nel testo pubblicato dell’opera nel 1615 intitolato “Della commedia
antica e moderna” scrive che al recitativo compete tutto ciò che è racconto, quindi funzione
narrativa, mentre le Arie costituiscono una pausa contemplativa, sono quindi adatte per esprimere “
ciò che ha la mossa della passione”, quindi quello che sentono i personaggi; al testo dell’aria viene
data la funzione di esprimere un singolo affetto, sentimento intenso, dolore, gioia ecc.
Più tardi l’Aria verrà classificata in base alla situazione drammatica che rappresenta, di pazzia, del
sonno e altre e sarà definita a seconda del carattere stilistico ed espressivo Arie agitate, di
sentimento, e viene specificata la tecnica usata Arie di bravura, di agilità, Arie parlanti, ecc...

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