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RIASSUNTO-3-INTERMEZZI E OPERA BUFFA

L’opera di Genere Comico mantiene un proprio sviluppo nei confronti di quella Seria, tra i due
generi è possibile riscontrare una serie di influssi determinati dal fatto che spesso i compositori
delle musiche e dei libretti erano gli stessi, si identifica l’Opera Seria per un pubblico più
Aristocratico e l’Opera Buffa per il ceto Borghese popolare, perché era una parte della Nobiltà a
finanziare i Teatri minori dove si allestiva appunto l’Opera Buffa e la Corte cercava di proteggere la
produzione dell’Opera Buffa dall’Opera Seria, gli spettatori dell’uno o dell’altro genere erano
sempre gli stessi, di estrazione aristocratica.
Nella seconda metà del ‘700 invece l’Opera Comica si impone in tutti i teatri d’Italia e d’Europa e
si rivolge ad un pubblico molto più ampio di tutti i ceti sociali.
Gli argomenti sono di carattere giocoso legati alle problematiche sociali del tempo e risponde al
bisogno di evasione da parte della società più elevata dell’epoca che voleva avvicinarsi a una forma
di teatro più semplice e più genuina.
I personaggi si esprimo con un linguaggio spontaneo e semplice, sovente in dialetto, molto diverso
da quello utilizzato per un repertorio Serio; i personaggi sono fissati in delle maschere e costumi
convenzionali e che sono facilmente riconoscibili.
Il primo grande operista fra i compositore napoletani fu Francesco Provenzale, insegna al
Conservatorio di Santa Maria di Loreto, fu direttore di quello di Santa Maria della Pietà dei
Turchini; nella sua Opera “ Il schiavo di sua Moglie” del ‘71 i personaggi si esprimono in
Napoletano, I recitativi sono semplici, secchi, e le Arie accompagnate dal Basso Continuo.

All’origine dell’Opera Buffa contribuisce la riforma del libretto d’opera proposta dalla già citata
l’Accademia dell’Arcadia con le sue proposte a definirla tale.
Questa tradizione comica prende piede prima a Napoli poi dal 1730 investe tutta l’Italia e l’Europa.
Il successo fu tale da indurre alla costruzione di nuovi teatri a Napoli dedicati specificatamente
all’Opera Buffa, come il Teatro Nuovo e il Teatro Della Pace del 1724 finanziati entrambi dalla
nobiltà locale.
Nel corso del ‘700 si usano molti termini per definire genere Comico, tra i tanti a noi interessano gli
Intermezzi e la Commedia Musicale.
Gli Intermezzi sono opere brevi, con pochi episodi comici, cantata da due, tre al massimo quattro
personaggi e hanno la funzione di interludio tra gli Atti di un’Opera Seria; Una prima parte veniva
eseguita tra il 2° e il 3° Atto e la seconda parte tra il 3° e il 4° Atto, in pratica si aveva un Opera
dentro l’Opera.
La Commedia Musicale teneva tutta la durata, nel corso del suo svolgimento, da sola quindi con
episodi sia episodi seri che comici per lo svolgimento e il trattato e si distingue da quello serio
anche per il peso nell’economia dello spettacolo data dall’azione scenica che si svolge con un ritmo
teatrale rapido e vivace, gli interpreti sono meno virtuosi e capaci dal punto di vista vocale, non si
usavano mai i cantanti castrati, ma erano più adatti all’azione mimica, quindi usando meno
personaggi che erano anche meno celebri le spese per queste opere erano inferiori a quelle
dell’Opera Seria e i cantanti erano meno retribuiti, la scenografia era anch’essa ridotta come anche
l’organico orchestrale con gli archi e al massimo un paio di strumenti a fiato.
Grazie a questa economicità il teatro comico fin dall’inizio circolerà più intensamente, tanto che
alcuni Intermezzi rimangono nella storia dell’opera per molti decenni, anche perché nascono dei
piccoli gruppi itineranti, anche di sole due persone, che possono andare in piccoli teatri di poca
capienza e si diffondono più capillarmente e anche in forma autonoma non più come Intermezzo di
Opera Seria.
Anche in Europa si ha la loro diffusione anche perché avendo un costo di produzione molto basso
anche i biglietti per questi spettacoli costavano la metà di quelli dell’Opera Seria.
Molti teatri si specializzano in opere comiche come quelli di Napoli, Venezia e provincie.
Nell’Opera Seria tutto ruota attorno alle Star, agli evirati, nell’Opera Buffa dove i cantanti non sono
così importanti, sarà quindi l’attore ad avere un ruolo fondamentale, quindi la responsabilità del
compositore aumenta ed il pubblico si concentra di più sulle qualità musicali dell’Opera e sulla sua
costruzione anziché su quelle del cantante solista, quindi si seguono i duetti e l’insieme delle Arie
che tendono a realizzare un’aderenza più stretta con la musica, l’azione scenica è importante
assieme alla caratterizzazione psicologica dei personaggi in scena.
Tra gli intellettuali dell’epoca molti ammiravano la semplicità e la naturalezza di questo nuovo
genere, come abbiamo visto addirittura in Francia dove si contestava l’opera lirica francese da
intellettuali francesi che preferivano l’opera buffa napoletana.
Una prima produzione di Intermezzi con due personaggi Buffi tra un uomo e una donna avviene a
Venezia all’inizio del ‘700, i libretti di questi lavori vengono stampati separatamente rispetto al
testo dell’opera principale dell’Opera Seria che andava eseguita nel corso della stessa serata invece
gran parte delle musiche di questo periodo veneziano non sono arrivate fino a noi tra questi
abbiamo di Francesco Gasperini, lucchese, l’opera Melissa e Serpillo del 1707 e di Tommaso
Albinoni, veneziano, l’opera Pimpinone del 1708.
A Napoli il primo librettista comico in dialetto napoletano è La Cilla di Francesco Antonio Tullo e
compositore Antonio Faggioli, del 1707 c’è il libretto ma non la partitura.
Più tardi molti Intermezzi verranno eseguiti a Napoli sia in ambiti privati che nel teatro di San
Bartolomeo come diversivi agli Atti di un Opera Seria,di queste opere ci sono i libretti ma
pochissime partiture.
Dal 1720 al 1730 c’è il massimo sviluppo dell’Intermezzo con svolgimento in tre parti e una
struttura complessa ed elaborata rispetto ai precedenti.
Tra i compositori che si occupano di questo nuovo genere abbiamo gli stessi delle opere Serie, cioè
Leonardo Vinci, Leonardo Leo, Hasse e Pergolesi tutti della scuola napoletana.
Tra i librettisti abbiamo GennarAntonio Federico per La Serva Padrona e Antonio Palomba.
I libretti di questi Intermedi non hanno pregi particolari dal punto di vista letterario perché
congegnati solo per la funzione scenica, con intrecci semplici e l’azione verbale rapida e vivace, per
quella scenica l’azione si sviluppa su serie equivoche fra i personaggi con lieto fine.
Gli argomenti trattati sono ricavati dalla commedia dell’arte spesso per esempio con il servo scaltro
che raggira il padrone, o la donzella che tratta con l’amante e così via, in molti Intermezzi l’amore e
il matrimonio servono per elevarsi socialmente.
Uno dei personaggi maggiormente usati è quello della serva furba che raggira il padrone per poi
sposarlo.
La Serva Padrona è scritta da Pergolesi su libretto di GennarAntonio Federico per basso e
soprano e un terzo personaggio muto e complesso d'archi.
Va in scena per la prima volta al Teatro S. Bartolomeo di Napoli nel 1733, dopo l’opera andrà in
scena a Parigi e per colpa di quest’opera si avrà la Querelle de Buffon.
Fu rappresentata come Intermezzo tra gli atti dell’opera Seria Il Prigionier Superbo sempre di
Pergolesi libretto anonimo, è composta da recitativi e sette pezzi chiusi tra cui due duetti uno nella
prima parte e l’altro nella seconda e cinque Arie, questo lavoro si afferma come modello del genere
degli Intermezzi e avrà moltissime riprese in tutta Europa fino alla fine del ‘700 e era molto amata
dai francesi.
Ascolto della prima Aria del recitativo con Uberto il padrone anziano e Serpina la serva appunto
che alla fine diventerà Padrona raggirando Uberto.
In questo periodo esistono libretti che descrivono con un certo realismo e comicità i protagonisti
dell’Opera Seria ad esempio elementi di ironia nei confronti dell’Opera Seria si trovano nel libretto
dell’impresario della Canarie ed è l’unico testo comico di Metastasio musicato da Domenico Sarro
in cui si prende in giro tutto quello che riguarda il meccanismo teatrale dell’Opera Seria.
Inoltre nel 1710 a Venezia viene pubblicato un testo satirico che diventerà celebre intitolato Il
Teatro alla Moda di Benedetto Marcello, Veneziano, è una sorta di libro satirico che contiene un
elenco di tutti quelli che sono considerati i difetti del mondo del melodramma e dell’Opera.
Per quanto riguarda la Commedia Musicale, anch’essa nata a Napoli nello stesso periodo in
contemporanea con la commedia in prosa non cantata dialettale, ci sono delle differenze con gli
Intermezzi per la complessità dell’impianto abbiamo dai 7 ai 9 personaggi, struttura si estende fino
ai 2 o 3 Atti e sono sono riscontrabili elementi del genere comico ma anche del genere serio.
Però, come l’Intermezzo, il senso della Commedia Musicale è quello di rappresentare gli aspetti
più giocosi e buffi della realtà quotidiana conservando un’ambientazione contemporanea, si nota un
colore però più sentimentale e malinconico dove agiscono personaggi sia seri che comici e che
agiscono con espressioni e linguaggi diversi e pluralità, infatti i personaggi seri , che appartengono
alla borghesia cittadina cantano con uno stile simile all’Opera Seria mentre i personaggi buffi sono
di estrazione popolare e si esibiscono con melodie semplici e orecchiabili e spesso con testi in
dialetto proprio questo insieme di personaggi seri e comici e anche con modalità di espressioni
differenti sentimentale, comico, tragico, tutto insieme andranno a costituire i tratti caratteristici del
teatro musicale comico della seconda parte del secolo.
Come esempio del genere della Commedia per Musica è da considerare sempre un opera di
Pergolesi e su libretto di Federico, Lo Frate ‘nnamorato del 1732, il libretto di quest’opera
racconta la vicenda di intrecci sentimentali e matrimoni che vengono progettati ma che non si
faranno, abbiamo tre candidate spose, Nina, Nena e Lucrezia tutte con un debole per Ascanio che
non sa chi scegliere ma poi scopre di essere fratello di Nina e di Nena e finisce per sposare
Lucrezia.
Ascolto di una parte del brano in Napoletano
Questo tipo di spettacolo ha molto successo a Napoli ma quando si diffonderà, nel 1730 nel centro
Italia e poi al nord si abbandonerà l’uso del dialetto Napoletano a favore dell’Italiano per la sua
comprensione e arriverà fino a Venezia nel 1740 circa, ma non in napoletano quindi.
Una tecnica dell’Opera Comica che contribuisce alla vitalità di questo genere di spettacolo è quella
del travestimento, dell’equivoco sull’identità del personaggio e la sua rivelazione finale, ci sono
frequenti travestimenti involontari dove gli stessi personaggi sulla scena non sanno chi sono fino
alla fine dell’opera oppure ci sono scambi deliberati di identità, tutti questi espedienti favoriscono
gli intrecci a base di equivoci e la buona riuscita degli intrighi e doppi sensi.
Molto diffusi erano anche i travestimenti di uomo in donna e viceversa, in questo contesto non si
adoperano cantanti gli evirati, le parti dei giovani erano affidati a cantanti donne; d’altra parte il
Teatro Comico esigeva un certo realismo rispetto all’Opera Seria e quindi la riconoscibilità dei
personaggi era molto più importante e questo contribuisce ad accentuare e differenziare i timbri
vocali rispetto all’Opera Seria che si basa sopratutto sul carattere asessuato delle voci dei cantati
castrati e sempre su registri acuti, mentre nell’Opera Comica ad esempio la voce di Soprano si
identifica con un preciso ruolo drammatico che è quello della donna giovane, l’innamorata, la
malinconica, la dispettosa, mentre la donna meno giovane che di solito fa la parte della Madre o
della Vecchia anziana si assegna un registro più grave quello di Contralto.
Il personaggio maschile principale è quello del Basso il vero e proprio cantante Buffo e su di lui fa
perno tutta la vicenda, può essere ad esempio l’anziano, il personaggio Avaro, o il Padrone deriso,
sopratutto in nel caso del Basso non vengono richieste grandi doti vocali ma di più capacità
mimiche molto espressive e spigliate.
Il Tenore invece ha la parte di mezzo carattere che si colloca a metà tra le parti serie e quelle buffe,
ad esempio l’Innamorato, il Nobile ecc.
Se non sono scritti in dialetto saranno in Italiano colloquiale molto diverso dal linguaggio forbito
dell’Opera Seria, con molti riferimenti realistici alla vita di tutti i giorni e spesso con un vocabolario
sgrammaticato ma che serve allo svolgimento della scena.
Visto che il peso dello spettacolo è dato dall’azione che si snoda con ritmo rapido e vivace la
musica deve tenere conto proprio dei cambiamenti del azione e del senso delle parole per
potenziarne i valori espressivi con una serie di espedienti tecnici per esempio con molte situazioni
contrastanti all’interno dei brani solistici, con cambi inaspettati della dinamica, i ritmi sono molto
rapidi, si possono trovare dei crescendo su accordi fermi o continue ripetizioni di progressioni di
accordi.
Ciò che differenzia profondamente il linguaggio musicale delle due Opere è la limitazione del
virtuosismo canoro e tutti quelli che sono i suoi cliscè nel campo virtuosistico, infatti nell’Opera
Comica si trova una vocalità di tipo sillabico con un evidente rilievo ritmico,
I compositori utilizzano tutta una serie di espedienti musicali finalizzati ad ottenere effetti comici,
per esempio con vocalizzi male accentrati, ripetizioni a catena di brevi motivi oppure pause
impreviste, inserimento di suoni che imitano i versi degli animali e cosi via.
Molto diverso è il rapporto tra il Recitativo e Aria rispetto all’Opera Seria, l’Aria nell’Opera
Comica non si pone come un semplice elemento lirico e riflessivo con una contemplazione statica
ma è parte integrante dell’azione e si inserisce nell’azione drammatica anche se è inserita dentro
una forma chiusa, non costituisce più uno stacco netto ma si collega all’azione c’è quindi una
continuità temporale e risulta abbastanza evidente sempre nella Serva padrona,
Nell’Opera Comica l’importanza maggiore è data all’azione scenica che rinforza lo sviluppo
scenico che poi si moltiplicano all’interno degli atti stessi con più personaggi che mimavano di più
l’azione scenica e coincidevano con i punti culminanti della scena.
Molto spesso in questi concertati vengono presentate situazioni sceniche complesse ed intricate
colme di equivoci con personaggi nascosti o che commentano a parte quello che succede sulla
scena; all’inizio del secolo questi pezzi sono alla fine degli Atti e sono abbastanza brevi E’ raro che
i personaggi cantino assieme ma piuttosto la linea vocale passa dall’uno all’altro.
Verso la metà del ‘700 questi pezzi vengono ampliati e si inizia ad usare una tecnica orchestrale
detta Orchestra Parlante che sarà una caratteristica della scrittura degli episodi per molto tempo
che consiste nel far suonare all’orchestra la linea melodica, il Tema principale è suonato
dall’orchestra mentre i personaggi cantano della frasi sparse ad intervalli irregolari, sarà quindi più
importante l’Orchestra e lo si vedrà più avanti sopratutto con Gioacchino Rossini.

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