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Tesina 19 : LA RIFORMA DI GLUCK E CALZABIGI-TEORICI DEL MELODRAMMA-SATIRE E PARODIE IN ITALIA

E FUORI.

Christofer Willibald Gluck (1714 Erasbach-1787 Vienna) fu uno degli autori che vissero a cavallo tra il
Barocco e il Classicismo (un altro fu Ranieri de’ Calzabigi). A Gluck fu attribuita un’importate riforma :
quella dell’opera in musica.

Ma perché è stato necessario fare questa riforma ?

Tutto parte dal 1700. In quest’anno l’opera è dominata dall’Aria e dalla musica; la trama è molto articolata
e complessa e difficile da riassumere tanto che mentre c’erano i recitativi, poiché erano molto lunghi e a
volte noiosi la gente mangiava e faceva tutt’altro.

Un uomo di quel periodo iniziò a riflettere sulla storia dell’opera e di come si è evoluta nel corso del tempo.
Ricordiamo che l’opera è nata in Italia nel 1600 a Firenze nella “Camerata dei Bardi” con lo scopo di far
rivivere una storia in musica: da notare che agli inizi era il fatto raccontato che aveva il ruolo principale
mentre la musica era di contorno.

Alcuni autori iniziarono ad analizzare le opere del 1700 e iniziarono a pensare a come poterle migliorare
facendo ottenere ai recitativi l’importanza che avevano nelle opere del 1600: nel 1700 l’importanza dei
recitativi si era indebolita di molto, basti pensare alle opere di Handel in cui dava maggiore importanza alle
Arie.

Pietro Metastasio (uno dei più importati librettisti del 1700) disse che all’interno del melodramma
bisognava sistemare alcune cose. La stessa cosa la pensò Apostolo Zeno altro famoso librettista del tempo.
Questo diede origini alla RIFORMA DEL LIBRETTO.

Pietro Metastasio a modificare il libretto: si accorse che nei libretti del tempo erano stati inseriti elementi
comici (vedi il Sant’Alessio) e per questo disse che bisogna differenziare il genere serio da quello comico:
quindi un’opera deve essere o tutta seria o tutta comica: era necessario eliminare la “commistione dei
generi”, le trame secondarie e di conseguenza tutti i personaggi superflui che non facevano altro che
complicare la trama. Venne rivoluzionato anche il recitativo dal punto di vista linguistico: vennero sistemati
per bene, studiando i versi data dall’alternanza di settenari ed endecasillabi, scegliendo quei versi che
potevano andare bene e quali no, cercando le parole più adatte ecc.

DIFFERENZA TRA SATIRA E PARODIA.

La satira è un libro, un saggio o qualsiasi altra forma (anche orale) in cui si prendere in giro qualcuno.

La parodia è un’opera in musica che prende in giro un’altra opera in musica (come la Beggar’s opera di
Pepush).

Una delle satire più importanti è quella di Benedetto Marcello :” Il teatro alla moda” (Il titolo completo è: IL
TEATRO ALLA MODA - O SIA - METODO Sicuro, e facile per ben comporre, & esequire l'OPERE Italiane in
Musica all'uso moderno - Nel quale - Si danno Avvertimenti utili, e necessarij à Poeti, Compositori di Musica,
Musici dell'uno e dell'altro sesso, Impresarj, Suonatori, Ingegneri e Pittori di Scena, Parti buffe, Sarti, Paggi,
Comparse, Suggeritori, Copisti, Protettori e MADRI di Virtuose & altre Persone appartenenti al Teatro.)in cui
si prende in giro il teatro dei suoi tempi. Quest’opera è divisa in capitoli e in ogni capitolo prende un giro
una classe di lavoratori del teatro, dall’impresario allo strumentista, dal solista alla madre della cantante
ecc. E’ una satira poiché dice cose che in realtà non si dovrebbero fare. Quest’opera è stata scritta a
Venezia. Un altro autore fu Alessandro Marcello , l’autore del Concerto per Oboe.

Le Parodie più importanti sono: “Beggar’s Opera”,” l’impresario teatrale”,” Prima la musica, poi le parole”
di Giovan Battista Casti (librettista) e Antonio Salieri (compositore), “Il maestro di cappella” di Cimarosa per
voce recitante e orchestra, “ Le convenienze e inconvenienze teatrali” di Donizetti.

DECADENZA ARTISTIA DEL MELODRAMMA.

Alcuni autori indicarono cosa c’era da modificare nell’opera (nel melodramma). Tra questi vi è Gluck. Il
manifesto di tale tendenza critica può essere considerato uno scritto del principe degli illuministi italiani,
Francesco Algarotti, pubblicato a Venezia nel 1755 (e poi riedito a Livorno, nel 1763), sotto il titolo di Saggio
sopra l'opera in musica. Le idee di Algarotti influenzarono, separatamente, sia il musicista Gluck sia il poeta
Calzabigi, il quale divenne uno dei prominenti sostenitori della necessità di trovare nuove strade per quella
che è stata poi definita, secondo Hutchings impropriamente, la riforma gluckiana. Altri autori furono
Tommaso Traetta(che scrisse Ippolito e Aricia) e Niccolò Jommelli (che scrisse).

L’obiettivo della riforma era quello di modificare l’opera in musica per riportarla alle idee dei fondatori.

C. W. Gluck visse tra il 1712 e il 1787 e fu colui che attuò questa riforma. Visse tra la fine del Barocco e
l’inizio del Classicismo e per questo motivo gli storici talvolta lo collocano nel Classicismo altre volte nel
Barocco. Nella storia della musica ci furono altri compositori che cercarono di riformare l’opera in musica:
tra di questi Wagner fu il più importante : la sua idea fu sempre incentrata a modificare l’opera in musica.
Non possiamo dire la stessa cosa di Gluck in quanto l’idea della riforma non è nata da Gluck in persona,
bensì da un'altra persona che chiese aiuto a Gluck per poterla attuare.

Quando Gluck esordisce come operista usa i libretti tradizionali del tempo, senza mostrare nessun tipo di
riforma. Scrisse molte opere di cui l più importante è: “ La demenza di Tito”, un’opera del suo primo
periodo, ovvero quello prima della riforma.

Nel secondo periodo si pone la scena di riforma. Si trasferisce a Vienna dove conosce un italiano: il conte
Giacomo Durazzo che era il sovraintendete dei teatri imperiali che aveva il compito di gestire le stagioni dei
teatri di Vienna. Il conte era un’amante della musica e fu lui a pensare di attuare questa riforma. Il conte
Durazzo conobbe un’altra persona con le sue stesse idee ovvero Ranieri dè Calzabigi che aveva già scritto
libretti in cui spiegava la necessità di effettuare questa riforma: a questo punto mancava solo il
compositore!

Gluck si associa a questa idea (quindi la riforma è stata attribuita in maniera imprecisa a lui tanto che
nell’aria della sua opera : “l’Orfeo”specifica che il merito di questa riforma va a Calzabigi).

Prima di scrivere opere riformate, scrissero un balletto “Il convitato di Pietra” che è la storia del Don
Giovanni in cui il librettista fu appunto Calzabigi e il compositore Gluck. Quest’opera è una PANTOMIMA
(Rappresentazione scenica muta, affidata esclusivamente all'azione gestuale, talvolta accompagnata da
musica o da voci fuori campo ).
OPERE DELLA RIFORMA.

Le opere della riforma sono 3, composte e rappresentate a Vienna. Le opere sono :

1) Orfeo ed Euridice (rappresentata a Vienna nel 1762)


2) Alceste(oppure Alcesti rappresentata a Vienna 1767)
3) Paride ed Elena (rappr. A Vienna nel 1770)

Da notare che l’opera Paride ed Elena non ebbe lo stesso successo delle altre.

L'Orfeo fu il primo lavoro di Gluck a mettere in pratica le sue ambizioni di riforma dell' opera seria. Si è
molto discusso del ruolo reciproco di musicista e librettista nella genesi della riforma stessa e Ranieri de'
Calzabigi medesimo ebbe già modo di rilevare, a proposito della sua collaborazione con il compositore
tedesco, che, se Gluck era il creatore della musica, non l'aveva creata però dal nulla, ma sulla base della
materia prima che lui stesso gli aveva fornito, e che quindi li si doveva considerare compartecipi dell'onore
della creazione dell'opera nel suo complesso ]. Lo stesso Gluck, in una lettera al Mercure de France del 1775
non ebbe difficoltà a riconoscere una qualche posizione di primato del Calzabigi nella gestazione della
riforma: "Mi dovrei ancor più rimproverare se acconsentissi nel lasciarmi attribuire [l'iniziativa] del nuovo
genere d'opera italiana, il cui successo giustifica l'averla tentata; è al Sig. Calzabigi che va il merito principale
..."[. In effetti, secondo il racconto più tardi fatto, sempre sul Mercure de France (1784), dal poeta livornese,
il libretto dell'Orfeo era già pronto ed era già stato recitato al Conte Durazzo verso il 1761, prima che questi
coinvolgesse Gluck nell'impresa della composizione della nuova opera.

CARATTERI DELLA RIFORMA :

1) Librettista e compositore rivendicano la libertà di scrivere secondo la loro volontà e il loro desiderio
poiché prima e(dopo)nessuno era libero di fare quello che voleva poiché erano i cantanti a dettar
legge: essi chiedevano al compositore di scrivere un certo numero di arie, più erano famosi e più ne
volevano, gli dicevano la massima estensione sia acuta che grave; volevano eliminare anche la
censura del libretto.
2) La riforma riguarda solo l’opera seria italiana e si svolse solo per quest’opera.
3) Le opere della riforma hanno sempre un argomento Mitologico e tratto solo dalla mitologia greca.
Questa è una novità in quanto, Gluck e Calzabigi , volevano attingere da questa mitologia poiché i
personaggi greci sono portatori di valori morali come la fedeltà, la lealtà, onere, coraggio (non
interessavano i fatti storici). Anche Rameau e Lully usavano i personaggi della mitologia ma per lo
scopo di esaltare il loro re.
4) Distribuzione dell’opera in maniera ternaria: l’opera deve essere in 3 atti; ogni atto è formato da 3
movimenti e sono presenti una o due scene; ogni scena ha un’articolazione ternaria (ovvero solista-
coro-solista ad esempio). Se ad esempio consideriamo il POMO D’ORO di Antonio Cesti troviamo 5
atti e 67 cambi di scena, questo perché nel Barocco si puntava a stupire il pubblico; nel Classicismo,
invece, si tende alla semplicità e all’equilibrio. Si riducono il numero di scene (massimo 2 per atto
ma di solito è 1): riassumendo: 3 atti-3 movimenti-1 o 2 scende per atto.

Dento gli atti e quindi dentro la scena troviamo elementi tipici dell’opera francese (l’opera di riforma si
presenta come fusione dell’opera italiana con quella francese): si mantiene la sinfonia davanti l’opera
che è un unico movimento (allegro-adagio-allegro) e prima della riforma aveva il semplice ruolo di
richiamare le persone avvertendole che l’opera stava per iniziare ma non aveva legami con l’opera(la
prima sinfonia di questo tipo è quella di Claudio Monteverdi nell’Orfeo: ( lui la indica con il termine di
Toccata); Gluck e Calzabigi la mantengono ma decidono che essa deve servire a preparare lo stato
d’animo dello spettatore quindi si viene a creare un legame di atmosfera con l’opera (non è un legame
che riguarda il tema). L’orchestra usata da Gluck è ditipo Classico che è più estesa di quella Barocca (si
resta sbalorditi dall’organico).

Dopo la sinfonia, nell’opera italiana sono presenti i pezzi chiusi, presenti anche nell’opera riformata ma
Gluck abolisce i recitativi secchi per rendere l’opera più omogenea lasciando solo i recitativi
accompagnati e quindi è qui che scompare il clavicembalo. Userà strumenti che non sono usuali dome
l’Arpa nell’Orfeo che va a sostituire la Lira.

Nell’opera italiana ci sono vari tipi di arie: semplici, doppia, con il da capo, rondò, tripartita, di sorbetto
ecc. Gluck e Calzabigi non useranno l’aria con il da capo poiché non volevano falsificare l’opera, quindi
in prevalenza si usa l’aria semplice. Gluck userà anche arie rondò e tripartita.

Nell’opera seria francese un ruolo importante era costituito dal coro (in quella italiana aveva un ruolo
secondario) : Gluck da importanza a questo coro. Ovviamente lo trasforma rendendoli adatti al gusto
italiano. Con Gluck i ballerini sono personaggi dell’opera che hanno un ruolo importante.

Ascolti : 2° atto dell’Orfeo: scena I “Il Ballo” : qui le creature dell’inferno ballano e muovendosi cercano
di respingere Orfeo che suonava la lira che cercava di addolcire in modo da poter passare per scendere
agli inferi.

Nell’aria di orfeo notiamo gli elementi Barocchi come le note ribattute che indicano il battere dei denti
per la paura di essere negli inferi, le discese cromatiche che indicano la discesa negli inferi, ci sono
piccole fioriture nelle arie.

Nella II scena (siamo nei campi elisi) è la scena in cui Euridice risale: troviamo il flauto che imita il suono
degli uccellini.

Nel III atto è presente l’aria di Orfeo “ che farò senza Euridice” che è un’aria Rondò: Gluck usa questo
tipi di aria per indicare l’incertezza di Orfeo sul da farsi: è spaesato e non sa cosa fare.

Nel terzo periodo della sua vita, Gluck lascia Vienna per andare a Parigi presso il conte Virulent (pronuncia
Virulè). Andò a Parigi poiché questo conte voleva risollevare l’opera francese e anche perché a Parigi c’era
Antonietta che era stata una sua alunna e quindi aveva un appoggio che gli ha permesso di avere successo.

Dopo Lully e Rameau la tragedy lirique era entrata in decadenza per cui era necessario rinnovare anche
l’opera francese. Gluck riceve dall’accademia di musica e danza l’incarico di scrivere un’opera (Ifegenia in
Taurdie), fu lo stesso conte che gli fornì il libretto.

L’Orfeo e l’Alceste vengono trasformati in tragedy liric semplicemente portando il numero di atti da 3 a 5 e
traduce il testo in francese ed ebbero molto successo.

Una fazione contraria a Gluck chiamò un compositore italiano Nicola Piccini. Mente Gluck scriveva
l’Armida che fu un capolavoro, Piccini compose il Roland il cui libretto era stato fatto da Lully. Nasce così
una Querelle: i due compositori vennero invitati a musicare la stessa opera ovvero “Ifigenia in
Tauride .Questa querelle si spense poiché i Gluckisti rimasero dell’idea che Gluck fosse il migliore e stessa
cosa per i Piccinisti.

Dopo quest’opera Gluck decide di rientrare definitivamente a Vienna (quarto periodo) e qui venne
nominato Compositore di Corte che era il massimo incarico che si poteva ottenere a quel tempo. Percepiva
uno stipendi molto alto che gli consentì di vivere nell’agio fino alla fine dei suoi giorni.

Dopo la sua morte , l’imperatore Francesco II (fratello di Antonietta), nomina come compositore di corte
Mozart a cui viene ridotto di molto lo stipendio poiché non aveva la stessa fama che ebbe Gluck in quel
periodo (questo imperatore gli chiese di comporre solo qualche contradanza e ballabili).

La riforma attuata in questo periodo non avrà molto successo tanto che dopo la morte di Gluck essa passa
inosservata : quello che invece avrà molto successo è la particolarità di scrivere musica in tonalità
particolari, tipo re minore, do minore, il fatto di usare orchestre con organici e strumenti particolari, accenti
forti sui movimenti deboli creando contrasti. Questo si vede già con Mozart, che fu un grande operista.
Nelle sue opere non da molta importanza al libretto ma alla Musica.

Solo l’allievo di Gluck, Antonio Salieri cercherà di restare fedele al maestro. Nonostante le idee di Gluck non
sono state accettate dai posteri, quello che avrà molto successo fu il modo di scrivere musica di Gluck che
influenzerà molti compositori successivi tra cui lo stesso Mozart.

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